Roma al Teatro Olimpico va in scena “Sapore di mare “- Il Musical-
Roma – Il Teatro Olimpico ospita l’emozionante e originale Musical Sapore di Sale tratto dall’indimenticabile film del 1983 dei fratelli Vanzina, nella produzione adattata da Enrico Vanzina e Fausto Brizzi.
Al ritmo di una suggestiva e irresistibile colonna sonora con i brani più iconici della musica italiana ‒ tra cui Il cielo in una stanza, Una rotonda sul mare, Nessuno mi può giudicare, Nel blu, dipinto di blu, Quando quando quando, Non son degno di te ‒ lo spettacolo racconta le storie di alcuni giovani e delle loro famiglie durante l’estate del 1964 sullo sfondo della splendida Versilia: tra giochi in spiaggia, flirt, risate spensierate e falò sotto il cielo stellato, si intrecciano vite e nascono amori, amicizie, promesse e speranze, fino alla fine dell’estate, quando una sola promessa resisterà al tempo, dimostrando che certe emozioni e certi amori non conoscono fine.
in scena, un cast straordinario – come Paolo Ruffini (Cecco il fotografo), Fatima Trotta (Marina Pinardi), Edoardo Piacente e Lorenzo Tognocchi (Fratelli Carraro), Paky Vicenti (Paolo Pinardi), Luca Quarquioni (Gianni), Anna Foria (Selvaggia), Giulia Carra (Adriana Balestra) e Marta Melchiorre (Susan Hunt) – diretto da Maurizio Colombi, con gli splendidi costumi, accessori, acconciature e make-up dell’Atelier Creativo firmato Diego Dalla Palma, che darà vita al look di ogni personaggio dello spettacolo.
Prodotto da Alveare Produzioni insieme a Savà Produzioni Creative e Gli Ipocriti Melina Balsamo.
Il Teatro Olimpico di Roma, attivo come Cine-Teatro Olimpico dal 1936 e come Teatro Olimpico dal 1981, è uno dei più importanti teatri storici di Roma. È locato in Piazza Gentile da Fabriano sul lungotevere Flaminio, all’altezza del ponte della Musica. Wikipedia
Biografia di Alda Costa nacque a Ferrara il 26 gennaio 1876 da Vincenzo e Caterina Zaballi. Diplomatasi – come la madre – maestra elementare, iniziò ad insegnare nel 1895 e nel settembre 1899 ottenne il ruolo di maestra comunale a Ferrara. Attratta dalle idee socialiste riformiste, iniziò la sua attività politica e sindacale all’interno del Psi promuovendo, nel 1905, la nascita della Federazione provinciale dei circoli socialisti ferraresi.
Costa Alda (1876-1944)-Maestra elementare
Nel 1907 entrò nella Federazione di Ferrara del Partito socialista italiano e collaborò al giornale socialista-riformista locale “Pensiero socialista”. La collaborazione con le principali testate di partito fu un elemento fondamentale della biografia di Alda, consapevole dell’importanza della stampa come strumento di riflessione e educazione alla politica. Nel 1913 fu tra i fondatori di “Bandiera socialista”, che divenne il giornale ufficiale sindacale e politico del socialismo riformista ferrarese. Da quell’anno Alda divenne collaboratrice di Gaetano Zirardini (nuovo segretario comunale) nel lavoro di direzione della Camera del Lavoro e della Federazione socialista locale.
Neutralista convinta, allo scoppio del primo conflitto mondiale diede vita ad una intensa propaganda antimilitarista organizzando dimostrazioni pacifiste delle donne nella provincia ferrarese.
Nel novembre del 1916 il Congresso socialista regionale del partito svoltosi a Bologna, la nominò responsabile della propaganda per la pace e dell’organizzazione femminile. Durante i lavori del Congresso, Alda intervenne a sostegno della scuola laica indispensabile strumento per formare le coscienze dei giovani e dei lavoratori. Inoltre svolse un ruolo attivo nelle agitazioni contro la guerra svoltesi nel Ferrarese a partire dal gennaio 1917. Questa sua decisa presa di posizione indusse la polizia a schedarla come “sovversiva pericolosa”. Gli attacchi contro la Costa si intensificarono quando il 26 gennaio 1917 si rifiutò di condurre i suoi allievi alla proiezione di un film di propaganda sulla presa di Gorizia. Nei numerosi articoli di giornale che uscirono sulla stampa locale contro di lei, accanto agli attacchi per la sua fede politica e le scelte antimilitariste, non si risparmiavano nemmeno le critiche alle sue scelte di vita privata, che la dipingevano come “una signorina stagionata”. A questi attacchi Alda rispose riaffermando la sua idea di educazione che doveva essere “fattrice” di pace e di sentimenti di umanità.
Nel 1917 entrò negli esecutivi della Federazione del Partito socialista italiano e della Camera del Lavoro di Ferrara.
Nel primo dopoguerra si scontrò da un lato con le donne rivoluzionarie e massimaliste del partito e dall’altro con il movimento squadrista fascista. Quando i maggiori dirigenti socialisti furono costretti all’esilio, Alda continuò, anche in forma clandestina, il suo impegno politico, sociale e di insegnante.
Nel 1925 rifiutò di sottoporsi, come maestra elementare, all’obbligo di salutare romanamente. Tale scelta ebbe come conseguenza la perquisizione della sua abitazione e, il 17 marzo 1926, prima la sospensione dall’insegnamento e poi il licenziamento.
Nell’autunno dello stesso anno Alda si trasferì a Milano dove venne arrestata e assegnata al confino per 5 anni, periodo che trascorse tra le isole Tremiti e la Basilicata (a Corleto Perticara in provincia di Potenza). Rientrata a Ferrara dopo un accorciamento della pena a soli 2 anni, non le fu comunque permesso di riprendere l’insegnamento e quindi fu costretta a chiedere il prepensionamento e a vivere dando lezioni private.
Durante la seconda guerra mondiale riprese i contatti con gli antifascisti della provincia, scelta che le costò nuovamente l’arresto nel 1942 e la condanna a un mese di reclusione e di torture per ottenere dettagli della lotta antifascista. Dopo il 25 luglio partecipò agli incontri che avrebbero condotto alla nascita del Cln ferrarese. Arrestata il 15 novembre del 1943, in seguito all’uccisione di un federale fascista, fu condotta nelle carceri di Copparo.
Morì di leucemia il 30 aprile 1944 e le fu negato anche il funerale per timore di manifestazioni e tumulti.
FONTI E BIBLIOGRAFIA
Fonti archivistiche
Archivio di Stato di Ferrara.
Archivio Storico Comunale di Ferrara.
Fonti iconografiche
Immagine del profilo: Marco Cazzola, Alda Costa. Scritti e discorsi (1905-1921), Ferrara, Spazio libri Editore, 1992.
Bibliografia
Antonella Cagnolati, La professionalità, la politica: Alda Costa, in Maternità militanti. Impegno sociale tra educazione ed emancipazione, a cura di Antonella Cagnolati, Roma, Aracne, 2010, pp. 115-129.
Marco Cazzola, Alda Costa. Scritti e discorsi (1905-1921), Ferrara, Spazio libri Editore, 1992.
La Maestra. Da Alda alla Clelia di Giorgio Bassani, a cura di Anna Quarzi, Ferrara, 2G Editrice, 2004.
Il movimento operaio italiano: dizionario biografico, 1853-1943, a cura di Franco Andreucci, Tommaso Detti, Roma, Editori riuniti, 1975, ad nomen.
La Fondazione Argentina Bonetti Altobelli è in via Marconi 69, 40122 Bologna. Per informazioni scrivere all’indirizzo mail info@fondazionealtobelli.it.
Costa Alda (1876-1944)-Maestra elementare
COSTA, Alda
Nacque a Ferrara il 26 genn. 1876 da Vincenzo e Caterina Zaballi. Conseguito il diploma di maestra elementare, svolse a partire dal 1895 una serie di supplenze in varie frazioni del Ferrarese (Marrara, Boara, Fondo Reno, Quacchio, Spinazzino), e partecipò al concorso magistrale del 20 marzo 1897 (una prova scritta, una lezione e un esperimento di pratica nei lavori femminili di cucito), risultando idonea.
Il Consiglio comunale di Ferrara la nominò insegnante elementare il 2 giugno 1899 con decorrenza 1º sett. 1899 e stipendio iniziale di mille lire. La miseria e la letterale denutrizione delle sue prime scolaresche furono sofferte e sentite dalla C. come un ostacolo all’apprendimento da rimuovere non soltanto con l’impegno professionale più rigoroso – che in lei non venne mai meno -, ma anche e soprattutto con l’azione sindacale e politica in favore delle classi diseredate.
Emblematico di questo suo modo di vivere l’esperienza scolastica può essere considerato il seguente passo, tratto da un articolo da lei pubblicato sul Pensiero socialista del 24 febbr. 1906: “Impartite … delle utili cognizioni, ci si ripete. Oh, non sapete dunque che le loro deboli menti di denutriti non riescono ad afferrare le più semplici fra le cognizioni! Che irrisione per voi poveri bimbi l’istruzione pubblica, gratuita, obbligatoria. Che irrisione e che crudeltà! Presentarvi un libro quando negli occhi, nel viso, in tutto il vostro misero corpicciolo non avete che un grido: “ho fame””.
Questo linguaggio deamicisiano spiega bene come l’inizio della carriera scolastica della C. abbia coinciso con la sua adesione alle idee socialiste (riformiste) e alla federazione ferrarese dei Partito socialista italiano. Nell’anibito di questa, la C. si dedicò con particolare impegno alla propaganda tra le donne, alla fondazione di circoli femminili socialisti nelle campagne e alla continuazione dell’attività femminista-classista svolta a Ferrara nel 1901-1902, prima della sua forzata emigrazione, dalla concittadina Rina Melli con il periodico Eva. Nel novembre 1905, quando i sindacalisti rivoluzionari conquistarono la maggioranza nella federazione socialista ferrarese, la C., quale delegata del circolo femminile di Portoverrara, aderì alla scissionista federazione provinciale riformista dei circoli socialisti e collaborò, come si e visto, al Pensiero socialista, suo organo ufficiale fino al riassorbimento della scissione (novembre 1906).
Ma la statura politica e culturale della gracile ed ascetica maestra ferrarese, forse superiore a quella di qualsiasi altro dirigente socialista della provincia, ebbe modo di manifestarsi appieno soltanto a partire dal momento (novembre 1913) in cui i riformistì riconquistarono la maggioranza nel movimento sindacale e pofitico del socialismo ferrarese. Allora la C. divenne la principale animatrice della Bandiera socialista, nuovo organo sindacale e politico del socialismo ferrarese da lei fondato in collaborazione con l’avvocato Francesco Baraldi, con lo studente universitario Fabio Petrucci e con un impiegato postale, e della ricostruzione del partito e della Camera del lavoro. Quando (1914) la direzione politica e sindacale del movimento fu assunta da Gaetano Zirardini, all’uopo fatto venire da Ravenna dai riformisti ferraresi, la C. ne divenne la principale collaboratrice, inaugurando un’amicizia che continuerà anche negli anni della dittatura fascista.
Particolarmente preziosa fu l’attività politica, sindacale, giornalistica, organizzativa della C. durante la guerra mondiale, che sottrasse al partito gran parte dei quadri maschili, e che l’animosa dirigente socialista ferrarese avversò in tutte le circostanze, fino al rifiuto di accompagnare i suoi scolari alle manifestazioni patriottiche: un rifiuto che essa teorizzò sulle colonne della Bandiera socialista in nome di una scuola umana e universale.
Membro, per tutta la durata del conflitto, degli esecutivi della federazione socialista e della Camera del lavoro, il 26 nov. 1916 la C. fu nominata, dal congresso regionale socialista di Bologna, responsabile, per la provincia di Ferrara, della propaganda per la pace e dell’organizzazione femminile del partito: due compiti il cui simultaneo assolvimento fu all’origine delle dimostrazioni pacifiste delle donne dei Copparese, dell’Argentano, del Bondenese e del Codigorese. Al congresso provinciale straordinario socialista del 23 sett. 1917 la C. presentò, insieme a Zirardini, l’ordine del giorno conclusivo contro la guerra e per l’unità proletaria internazionale. Il dopoguerra la vide disincantata e critica osservatrice delle facili illusioni rivoluzionarie e dell’ondata di massimalismo che dilagarono anche nella gracile federazione socialista ferrarese (1.458 tesserati nel 1919). La C. si assunse allora, ma senza successo, il compito di mettere in guardia i militanti contro il dominante ottimismo rivoluzionario della maggioranza, cui sfuggiva la reale natura del partito.
Lettrice attenta dell’Ordine nuovo, il 31 luglio 1920 osservò sulla Scintilla, organo della federazione ferrarese, in materia di preparazione della rivoluzione: “L’unico tentativo, quello di Torino per la costituzione dei consigli di fabbrica, ha naufragato fra l’indifferenza dei più e lo scetticismo della stessa direzione del partito”.
Di contro alla defezione di molti, tra i quali non pochi ex assertori della violenza rivoluzionaria, la C. restò impavida al suo posto di dirigente socialista dinanzi allo scatenarsi dello squadrismo fascista che non le risparmiò molestie ed umiliazioni. e in preparazione del XVIII congresso nazionale del partito (Milano, 10-15 ott. 1921) si schierò, coerente con il proprio dinamico ed attivo riformismo, con la frazione unitaria di C. Alessandri ed E. Musatti. Ormai costretti all’esilio in altre province i maggiori dirigenti del socialismo ferrarese, compreso Zirardini, la C. continuò la lotta contro il fascismo anche dopo la marcia su Roma, e lavorò, dopo la scissione dell’ottobre 1922, per entrambi i partiti socialisti, carteggiando con gli esuli in Italia e all’estero, organizzando riunioni clandestine e adoperandosi in favore dei detenuti politici.
Richiamata dai superiori nel dicembre 1925 perché si rifiutava di salutare romanamente, difese il suo comportamento scrivendo tra l’altro al sindaco di Ferrara: “Nessuno potrebbe credere alla sincerità di quell’atto, ed io ritengo, per l’altissima stima che ho dei miei superiori, che essi giudicherebbero l’atto ipocrita e me meritevole di disistima”.
La C. attirò nuovamente su di sé l’attenzione delle autorità con il contegno insofferente da lei tenuto durante la cerimonia del giuramento: subì allora una perquisizione domiciliare che ne rivelò la stretta collaborazione con il Partito socialista italiano, a seguito della quale fu sospesa dall’insegnamento (17 marzo), licenziata (7 agosto) e inviata al confino per cinque anni, successivamente ridotti a due (novembre 1926-novembre 1928). Trascorso alle Tremiti e in Basilicata il biennio di confino, la C., benché ripristinata nei suoi diritti dal Consiglio di Stato, dovette chiedere il pensionamento anticipato (1932) e chiudersi nella solitudine della sua casetta alla periferia di Ferrara.
Durante la seconda guerra mondiale, avendo intensificato i contatti con alcuni vecchi compagni, fu arrestata e tenuta in carcere per un mese. Dopo il 25 luglio 1943 partecipò, come rappresentante socialista, ad una serie di incontri interpartitici, che le costarono un nuovo arresto il 15 nov. 1943, a seguito dell’uccisione del federale repubblichino ferrarese Ghisellini. Trasferita dalle carceri di Ferrara a quelle di Copparo (provincia di Ferrara), morì di leucemia nell’ospedale di Copparo il 28 apr. 1944.
Il 15 maggio successivo l’edizione bolognese dell’Avanti! le dedicò un commosso articolo intitolato Un grave lutto del proletariato ferrarese, nelquale era scritto tra l’altro: “La consorteria agraria e fascista esulterà soddisfatta per la scomparsa della sua più implacabile accusatrice”.
Per la ricostruzione del profilo biografico sono rilevanti i seguenti contributi della C.: Un attimo di bontà, in Il Pensiero socialista (Ferrara), 21 ott. 1905; In iscuola (dal vero), ibid., 11 nov. 1905; La fata bianca (a proposito di beneficenza borghese), ibid., 30 dic. 1905; In casa vostra, ibid., 3 febbr. 1906; Refezione teatro e scheda, ibid., 24 febbr. 1906; Per essi, ibid., 3 marzo 1906; Quel giorno egli odiò, ibid., 31 marzo 1906; Né la culla né la tomba, ibid., 14apr. 1906; Dal vero. Figure dolorose, ibid., 14 luglio 1906; Relaz. politica della Federazione socialista provinciale, in La Bandiera socialista (Ferrara), 7 marzo 1915; Rinunce, mai, ibid., 4 giugno 1916; Nota–bene, ibid., 25 giugno e 9 luglio 1916; Verso il congresso socialista, 13 sett. 1919; Domando la parola, in La Scintilla (Ferrara), 24 luglio 1920, Attenti al timone, ibid., 31 luglio 1920; Per chiarire le idee, ibid., 7 ag. 1920; Lavoratori, salvate dal ciclone devastatore la fede e la coscienza socialista (in collab. con L. Morelli), 23 apr. 1921.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. centr. dello Stato, Casell. polit. centr., ad nomen;Ibid., Minist. dell’Int., Direz. gen. Pubbl. Sicur., Divis. Affari gen. e ris., 1917, busta 19; G. Bardellini, Social. ferrarese. Note sulle prime lotte oper. e dall’avvento del fascismo fino ai giorni nostri, Bologna 1963, pp. 21-29; A. Roveri, Dal sindacalismo rivoluzionario al fascismo. Capitalismo agrario e socialismo nel Ferrarese (1870–1920), Firenze 1972, pp. 186, 299, 309, 313, 328; P. R. Corner, Il fascismo a Ferrara 1915–1925, Bari 1974, pp. 112 s., 118, 286; A. Roveri, Le origini del fascismo a Ferrara 1918–1921, Milano 1974, pp. 43 ss., 72 ss., 89; J. Busoni, Nel tempo del fascismo, Roma 1975, pp. 107, 109, 111 s., 114, 116, 127 s., 158 s. e passim;A. Roveri, C. A., in Il Movim. operaio italiano. Dizionario biogr. 1853–1943, II, Roma 1976, pp. 106-109; G. Inzerillo, La maestra A. C., “vedetta sovversiva“. Una “storia“ ferrarese, in I Problemi della pedagogia, XXII (1976), pp. 1131-36; Id., A. C. e la fascistizzazione della scuola a Ferrara, ms. conservato presso l’Arch. dell’Istituto di storia contemporanea del movim. operaio e contad. di Ferrara.Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani –
Barbara Colapietro, è intellettuale e scrittrice – proprio in quest’ordine – da molti anni, partendo dall’età della ragione.
Nata a Fano, ha conseguito nel tempo – frequentazioni scolastiche comprese ed a prescindere – una notevole cultura dal taglio prettamente umanistico – musicale.
Probabilmente proprio la musica, l’armonia han inciso sulla sua cifra stilistica, non solo poetica, ma pure critica e recensoria.
Questa è la sua terza pubblicazione, pubblicata da Bertoni editore nel 2018, ed il titolo da lei scelto, è quanto mai significativo – ma, forse, ancor più, significante: “Semplicemente, la mia storia“, quella di certo a lei più cara.
E’ per davvero la sua storia, la storia della sua vita, quella che comprende ‘les petites et grand choses de sa vie’, vissuta dunque pienamente, tra mille esperienze, anche lavorative, diverse, ad esser stata, in qualche modo sublimata fino a farla divenire, in sintesi ciò che lei vuole narrare al mondo di sé, per comunicare, tra lo spirituale ed il cosmico, con le persone a cui più tiene.
Divisa in tre parti, la silloge poetica: APOCALISSE DEL CUORE, un percorso di ricerca e purificazione, di rinascita, di riscatto, anche per/con gli altri; GOCCE DI LUCE, il disvelamento di sé, il ritrovarsi, il trovare l’Amore:
“ (…) Il battito del tuo cuore/all’unisono col mio/è il pulsare della Vita. La libertà di esser Uno” ed ancora: “Sei la rugiada di fuoco/nella notte riarsa/della mia Libertà/di fiamma/che torna in cielo”.
La spiritualità – il suo vivere per un certo tempo ad Assisi – è il ‘fil rouge’ di questa parte…(perché) QUESTO E’ L’AMORE.
IL COLORE DEL VENTO è il titolo della terza parte.
L’impalpabilità, la rarefazione dell’approdo, della sudata e riconquistata libertà del riconoscimento della ‘maturità’ del vivere, vivere la Vita, l’Amore.
“Ripeness is all / Maturità è tutto”, diceva William Shakespeare e così è per Barbara:
“(…) Nelle mie corde/la musica della libertà di essere/acqua vento fuoco./Nelle mie corde/il tuo Amore”.
Ed a conferma di questa conquista piace citare un pensiero dell’Autrice rispetto al suo libro: “ (…) Due differenti voci testimoniano ogni visione descritta: la prima è quella della Giustizia che trafigge con la spada della Verità chi gioca con la Memoria Storica; la seconda è quella della Giustizia che equilibra, porta pace ed armonia con dolcezza e determinazione. La spada ed il fiore”.
Fonte- NoiDonne
Barbara Colapietro, la Poetessa di Fano:”La spiritualità che si fonde con la Poesia
Barbara Colapietro al Deruta-Festival-2020-
Ogni poeta incontra la poesia nel momento che solo lui conosce.
Come chi incontra un vecchio o un nuovo amico o comunque un confidente per aprire ogni lato oscuro della propria intimità e trovare così con l’altro il giusto dosaggio tra patema d’animo e gioia nel dare e nel ricevere con le buone azioni. Nel rendersi parte attiva di una comunità e di una collettività dotata di diritti umani e civili.
Barbara Colapietro al Deruta-Festival-2020-Con questi presupposti andiamo a parlare della poetessa Barbara Colapietro.
Barbara incontra la poesia nel 1994, aveva poco meno di trent’anni. Ma questo potrebbe dire tanto, come tanto poco. A quest’età c’è chi ancora si sente figlio e chi un individuo autonomo e libero, oppure un uomo, ma in questo caso una donna con tante responsabilità date dalla quotidianità, dalla famiglia e dal lavoro. Sicuramente andremo a parlare di una donna che sente senza dubbio il peso delle tante avversità e delle malattie che colpiscono il mondo: il nostro pianeta e il genere umano.
Con la poesia, la nostra autrice ritrova la sua anima e le sue radici, questo ci dice.
Barbara Colapietro nasce il 6 marzo 1967 a Fano (PU). Dopo il diploma magistrale e quello in flauto, al Conservatorio “Arrigo Boito” di Parma, lavora per dieci anni (1997-2007) come segretaria di redazione al giornale “Lo Specchio della città” di Pesaro, diretto da Alberto Angelucci. Nel 1996, l’incontro con l’editore milanese Otmaro Maestrini le permette di mettersi in gioco nei primi concorsi, pubblicando su varie antologie. Nel 1997 esce il suo primo libro “…e il mio cuore ha ripreso a cantare”, Otma Edizioni, e questo è l’anno di importanti riconoscimenti in concorsi letterari: seconda classificata al Concorso Letterario “Ermanno Minardi” organizzato dal Lions Club Parma; terza classificata al Premio Tuscolorum di Poesia, di Olevano sul Tusciano (SA) e ottava classificata al Premio “Cesare Pavese – 1998” organizzato a Chiusa Pesio (CN). La seconda pubblicazione si annovera al 2005 “Scintille di sole”, Otma edizioni, che apre un nuovo capitolo alla poetica dove l’alchimia del cuore riflette il pianto di Madre Terra e apre lo sguardo alla consapevolezza dei propri limiti, attraverso l’amore incondizionato per l’anima.
Attivista volontaria del WWF dal 1994, per cui la sua attenzione all’ambiente influenza molto le fonti d’ispirazione per la sua poetica.
Poi notiamo uno stacco di 13 anni, in cui per varie esigenze viaggia tra Marche e Umbria, ma dove lo stato emotivo sarà sempre produttivo a livello letterario.
Trova così la sua meta spirituale, Assisi. Il suo orientamento religioso legato all’ordine franscescano la coinvolge profondamente in un periodo difficile della vita, dove riesce ad acquisire tante risposte alla sua ricerca spirituale e in alcune liriche troviamo questo suo avvicinamento alla teoria di San Francesco, in cui la povertà e la purezza di cuore sono i principi fondamentali per vivere in grazia con Dio.
Fu così che arriviamo al momento dell’incontro con il gruppo Facebook “Scrivere a Pesaro” di Paolo Pagnini e alla collaborazione con Bruno Mohorovich, poeta e curatore editoriale che farà nascere l’autobiografia in versi “Semplicemente, la mia storia”, della Bertoni Editore nel 2018, dove il linguaggio diventa grido, femminile e maschile, spada e fiore. Nel 2019 riporta un discreto successo alla gara poetica “Ver Sacrum” organizzata dall’associazione culturale “Euterpe” di Jesi e continua la sua segnalazione con partecipazioni a diversi concorsi.
Nel 2021 esce la quarta pubblicazione ” Tra le sbarre incandescenti” (illustrato con acquerelli essenziali e vividi da Mara Pianosi), Bertoni editore, dove il percorso si sposta dal fuoco della ricerca di verità spirituale nella storia dell’uomo, alla luce dell’anima che restituisce la serenità quotidiana, liberata dalle maglie della rete virtuale che la pandemia ha reso esageratamente protagonista.
Tratta da “Tra le sbarre incandescenti” riporto qui la poesia dal titolo:
Libertà
Un foglio bianco
sporcato d’inchiostro
urla la sua storia.
Lo scrittore lo riempie
di emozioni decapitate
dal boia con la scimitarra
sempre all’opera.
L’oscurità
tra le sbarre incandescenti
si dissolve nel giallo
della terra illuminata.
Finalmente luce!
Concludo con il pensiero dell’autrice.
Il mio rapporto con la scrittura in versi liberi è istintivo e appassionato, terapeutico, collegato alle emozioni più profonde e sferzanti e anche a quelle più alte e sublimi. Il pensiero mi cattura e finché non lo lascio fluire su un foglio di carta non mi sento in pace. Dal 1994 non ho mai smesso di scrivere poesie in versi liberi, racconti di fantasia a tema educativo e in tempi più recenti, pensieri on line sparsi tra profili social e il mio blog.
Grazie Barbara Colapietro per aver divulgato con delicato trasporto una poesia non priva di spessore tematico.
Storia della filosofia occidentale e dei suoi rapporti con le vicende politiche e sociali dall’antichità a oggi –
AUTORE -Bertrand Russell
Descrizione-La “Storia della filosofia occidentale” di Bertrand Russell Vero è proprio capolavoro di sintesi e di chiarezza espositiva, si offre come un quadro completo dello sviluppo del pensiero filosofico, all’interno del quale i singoli pensatori sono collocati nel loro contesto storico e sociale a dimostrare che l’opera di un filosofo non sorge mai isolata, bensì riflette ed elabora le idee e i sentimenti che sono comuni alla società di cui fa parte. L’opera di Russell, priva di difficoltà terminologiche e di disquisizioni tecniche, rappresenta uno dei migliori e più conosciuti esempi di divulgazione filosofica.
Bertrand Arthur William Russell
Breve biografia di Bertrand Arthur William Russellnacque il 18 maggio 1872 a Ravenscroft (Galles). A causa della morte precoce dei suoi genitori venne allevato dalla nonna, scozzese e presbiteriana, sostenitrice dei diritti degli Irlandesi e contraria alla politica imperialista inglese in Africa. Ricevette la prima educazione da precettori privati agnostici, imparando perfettamente il francese e il tedesco, appassionandosi fin da subito, grazie alla ricca biblioteca del nonno, alla storia e soprattutto alla geometria di Euclide. Attraverso il pensiero del grande matematico dell’antichità, il piccolo Russell scoprì la bellezza e il rigore di quella disciplina, troppo spesso vista a torto come un’arida astrazione. La sua fanciullezza, tuttavia, non fu del tutto felice, almeno fino ai diciotto anni, quando entrò al Trinity College di Cambridge, posto magico che gli svelò “un mondo nuovo” e dove godette di “un periodo di infinita letizia”.
Fu, per un breve periodo, hegeliano e seguì la filosofia di Bradley, ma intorno al 1898 sotto l’influenza di G. E. Moore si liberò dell’idealismo e rientrò nell’empirismo, dottrina tradizionale della filosofia inglese. Molti e importanti sono i suoi contributi a questa concezione empirica e realista del pensiero, tra cui rimangono a imperitura memoria: “I problemi della filosofia” (1912), “La conoscenza del mondo esterno” (1914), “Misticismo e logica” (1918), “L’analisi della mente” (1921) e “L’analisi della materia” (1927).
Nel 1918, per aver scritto un articolo a favore del pacifismo, dovette scontare sei mesi di carcere dove scrisse la sua “Introduzione alla filosofia matematica”. Dopo la guerra fu in Russia e in Cina; dal 1938 visse e insegnò negli Stati Uniti. Nel 1940, a causa dello scandalo che le sue teorie etiche e sociali avevano suscitato, fu privato dell’incarico al City College di New York. Nel 1944 tornò a vivere in Inghilterra e ad insegnare al Trinity College dove completò una delle sue opere fondamentali: “La conoscenza umana, suo ambito e suoi limiti”. Nel 1950 Bertrand Russell ricevette il premio Nobel per la letteratura.
Spese gli ultimi anni della sua vita nella difesa dei suoi ideali etico-politici. Con grande coerenza e pagando di persona, fu sempre in prima linea contro ogni forma di sopruso. Si schierò contro le ingiustizie del capitalismo ma anche contro l’oppressione del bolscevismo, così come combattè sia l’antisemitismo che l’orrida applicazione dei crimini nazisti.
Pacifista convinto dal tempo del primo conflitto mondiale fino alla guerra del Vietnam, si batté negli anni ’50 insieme ad Albert Einstein contro gli armamenti atomici.
Strenuo difensore dei diritti umani e tenace sostenitore delle libertà dell’individuo fu ispiratore del cosiddetto Tribunale Russell istituito per denunciare le persecuzioni ideologiche e distintosi nella lotta per smascherare i crimini di guerra contro il Vietnam.
Bertrand Russell morì in Galles, nella notte di lunedì 2 febbraio 1970 presso la sua villa.
La Vaccheria di Roma-L’esposizione Arte e impegno sociale: l’8 marzo inaugura Glass Ceiling-
Roma-La mostra GLASS CEILING nello lo spazio espositivo La Vaccheria inaugurerà l’8 marzo 2025 alle ore 17:00 (fino al 12 aprile 2025) in occasione della Giornata Internazionale per i diritti delle donne e in coincidenza con la pubblicazione del Glass Ceiling index 2025. A cura di Wind Mill nello lo spazio espositivo La Vaccheria (situato nella zona Eur di Roma) sarà così possibile assistere ad una esposizione d’arte, performance e talk.
In occasione della Giornata Internazionale per i diritti delle donne, si inugura la mostra GLASS CEILING in coincidenza con la pubblicazione del Glass Ceiling index 2025. Il settimanale The Economist ha creato il Glass-Ceiling Index nel 2013, indicatore del soffitto
di cristallo in 29 paesi. Questo viene aggiornato annualmente elaborando i dati provenienti da varie organizzazioni, inclusa la Commissione europea.
Il progetto espositivo Glass Ceiling, vuole porre l’accento su questo tema poco conosciuto attraverso il lavoro di 35 artiste invitate le quali con le loro opere intendono promuovere una maggiore consapevolezza nelle donne circa le loro opportunità nella società in ambito
lavorativo e non.
Le 35 artiste del Women Visual Artists Database, progetto della no profit Wind Mill di Roma, sono tutte residenti sul territorio, ma hanno una origine internazionale che dà alla mostra un respiro multiculturale:
Il progetto si è ispirato anche alla ricerca dell’artista Lucia Sapienza sul tema “Una stanza tutta per sé” di Virginia Woolf.
Esiste un Glass Ceiling, metafora coniata nel 1978 da Marilyn Loden, anche nel mondo dell’arte. L’esigenza per le artiste e le donne, diventa quindi non solo avere una “stanza” ma far diventare il soffitto di cristallo il pavimento sul quale camminare.
La manifestazione avrà al suo interno eventi di grande interesse come l’Art Action Ecce Domina Glass Ceiling, che si svolgerà proprio in occasione dell’inaugurazione della mostra e alla quale parteciperanno le artiste:
Carolyn Angus, Evelyne Baly, Marina Buening, Fabiola Cenci, Petra de Goude,
Anita Guerra, Emanuela Lena, Roberta Maola, Camelia Mirescu,
Daniela Monaci, Mahshid Mussavi, Giulia Ripandelli, Anna Maria Rocchi,
Lucia Sapienza, Cinzia Tellarini.
Progetto DECLINAZIONE FEMMINILE/MASCHILE per il Women Visual Artists Database, Ecce Domina e Ecce Dominus performance che di volta in volta puntano l’accento su temi specifici.Il 16 Marzo alle ore 16,30 si terrà il Reading di Poesia dal titolo DONNE IN AZIONE E PAROLE #25, a cura di Patrizia Chianese, organizzato con Roma Centro Mostre, con la partecipazione
di:
Lucianna Argentino, Antonella Carfora, Enza Cigliano, Laura Colombo,
Rossana Coratella, Stefania Di Lino, Laura VdB Facchini, Raffaella Lanzetta,
Maria Teresa Laudenzi, Carolina Lombardi, Camelia Mirescu, Rossella Seller,
Maria Grazia Savino.
Il 21 Marzo alle ore 17,00 si terrà l’incontro con la scrittrice Tea Ranno, autrice di “Avevo un Fuoco dentro”, e l’artista australiana Viginia Ryan con le sue opere, moderatrice Laura VdB Facchini per parlare su “storia di un dolore che non si può dire”.
Ci saranno performance, talk, conferenze, in date ancora da definire, per concludere con il inissage e una performance gioiosa ed ironica dal titolo Stella tra le stelle di Francesca di Ciaula, il 12 aprile.
La mostra e gli eventi, action ect. saranno documentati da una pubblicazione in edizione digitale, scaricabile gratuitamente dal sito www.windmillart.it
Il Glass-Ceiling Index
Il settimanale The Economist ha introdotto nel 2013 il Glass-Ceiling Index, un indicatore che misura la presenza del cosiddetto “soffitto di cristallo” in 29 paesi. Questo indice viene aggiornato annualmente sulla base di dati provenienti da diverse fonti, tra cui la Commissione Europea. A partire da questa tematica ancora poco conosciuta, quindi, nasce il progetto espositivo Glass Ceiling, che intende sensibilizzare il pubblico attraverso le opere di 35 artiste.
Le loro creazioni mirano a stimolare una maggiore consapevolezza sulle opportunità delle donne nella società, sia in ambito lavorativo che in altri contesti. Le 35 artiste partecipanti fanno parte del Women Visual Artists Database, un’iniziativa della no-profit Wind Mill di Roma. Pur risiedendo tutte in Italia, le loro origini internazionali conferiscono alla mostra una prospettiva multiculturale, arricchendone il significato e il valore artistico.
Qui la lista delle artiste: Minou Amirsoleimani, Carolyn Angus, Evelyne Baly, Marina Buening, Priscilla Burke, Emanuela Camacci, Fabiola Cenci, Karmen Corak, Kristien De Neve, Francesca di Ciaula, Marilù Eustachio, Stefania Fabrizi, Stella Gallas, Anita Guerra, Fariba Karimi, Giusy Lauriola, Emanuela Lena, Carolina Lombardi, Adele Lotito, Roberta Maola, Camelia Mirescu, Patrizia Molinari, Daniela Monaci, Mahshid Mussavi, Elly Nagaoka, Gianna Parisse, Daniela Perego, Claudia Quintieri, Giulia Ripandelli, Paola Romoli Venturi, Lucia Sapienza, Silvia Stucky, Olga Teksheva Cinzia Tellarini, Laura Vdb Facchini.
Il Glass Ceiling nel mondo dell’arte
Il progetto trae ispirazione anche dalla ricerca dell’artista Lucia Sapienza sul tema Una stanza tutta per sé di Virginia Woolf. Nel mondo dell’arte esiste il Glass Ceiling, termine coniato nel 1978 da Marilyn Loden, che rappresenta le barriere invisibili che limitano le opportunità delle donne. Per le artiste e le donne, dunque, la sfida non è solo quella di avere una “stanza”, ma di trasformare il soffitto di cristallo nel pavimento su cui camminare, abbattendo ogni ostacolo.
All’interno della manifestazione sono così previsti eventi di grande rilievo, tra cui l’Art Action Ecce Domina Glass Ceiling, che si terrà in occasione dell’inaugurazione della mostra e vedrà la partecipazione delle segeuenti artiste: Carolyn Angus, Evelyne Baly, Marina Buening, Fabiola Cenci, Petra de Goede, Anita Guerra, Emanuela Lena, Roberta Maola, Camelia Mirescu, Daniela Monaci, Mahshid Mussavi, Giulia Ripandelli, Anna Maria Rocchi, Lucia Sapienza, Cinzia Tellarini.
Alcuni eventi della mostra
Il progetto DECLINAZIONE FEMMINILE/MASCHILE per il Women Visual Artists Database comprende le performance Ecce Domina ed Ecce Dominus, ciascuna focalizzata su temi specifici che mettono in luce diverse prospettive di genere. Tra gli eventi in programma, il 16 marzo alle ore 16:30 si terrà il Reading di Poesia intitolato DONNE IN AZIONE E PAROLE #25, a cura di Patrizia Chianese, in collaborazione con Roma Centro Mostre, con la partecipazione di Lucianna Argentino, Antonella Carfora, Enza Cigliano, Laura Colombo, Rossana Coratella, Stefania Di Lino, Laura VdB Facchini, Raffaella Lanzetta, Maria Teresa Laudenzi, Carolina Lombardi, Camelia Mirescu, Rossella Seller e Maria Grazia Savino.
Il 21 marzo alle ore 17:00 si terrà invece un incontro con la scrittrice Tea Ranno, autrice di Avevo un fuoco dentro, e l’artista australiana Virginia Ryan, che presenterà le sue opere. La conversazione, moderata da Laura VdB Facchini, affronterà il tema “storia di un dolore che non si può dire”. Nel corso della manifestazione si susseguiranno performance, talk e conferenze, le cui date saranno comunicate prossimamente. L’evento si concluderà il 12 aprile con il finissage e una performance gioiosa e ironica intitolata Stella tra le stelle, a cura di Francesca Di Ciaula.
La mostra e tutti gli eventi, comprese le azioni performative, saranno documentati in una pubblicazione digitale, scaricabile gratuitamente dal sito www.windmillart.it.
Roma- FONDAZIONE BETA-Art for Women Today –dall’08/03/2025 al 22/03/2025
Roma-Negli spazi della Fondazione Beta, sabato 8 marzo 2025 il gruppo internazionale di artiste Art for Women Today presenta una collezione di stampe d’arte limited edition, realizzata per sostenere i progetti dell’Associazione Pianoterra a favore di famiglie vulnerabili.
In mostra per tre settimane anche le opere originali delle artiste, che in grande maggioranza saranno presenti all’evento inaugurale, giungendo da diversi paesi.
Opera dell’Artista Elena Belobragina
Art for Women Today è un progetto collettivo tutto al femminile, nato dall’esigenza di lasciare una traccia, una testimonianza artistica volta a descrivere la donna nel momento storico contemporaneo.
Art for Women Today è un gruppo internazionale di artiste convocate da Caterina Arciprete e dalla Galleri Artsight di Stoccolma, per generare quello che di fatto è al tempo stesso un processo artistico divulgativo e un atto di affermazione individuale e di genere.
Art for Women Today dà forma alla narrazione visiva di una esperienza vissuta, della condizione intima che, consciamente o inconsciamente, prende il suo spazio in ogni donna, influenzata da eventi personali e sociali affrontati a contatto con il suo specifico circostante. Una fotografia sincera – e a volte impietosa – sul nostro tempo, che ogni artista svilupperà rispondendo alle sue istanze individuali e culturali.
Dare vita, attraverso la personale cifra stilistica, a una serie di interventi artistici per descrivere la condizione della donna, dare una voce all’emotività, l’empatia e l’introspezione femminile dei nostri tempi: questa è la missione di ogni componente del gruppo.
Le artiste che compongono il gruppo Art for Women Today sono Caterina Arciprete, Elena Belobragina, Isabelle De Boulloche, Linda Kunik, Gisela Quinteros, Virgina Maria Romero, Gaya Shantaram, Yemisi Wilson, Sylvie Wozniak.
Il progetto ha anche, sin dalla sua genesi, un fine sociale: sostenere le attività dell’Associazione Pianoterra ETS, nata a Napoli nel 2008 e attiva oggi anche a Roma e a Castel Volturno con l’obiettivo di stare accanto a famiglie che vivono in condizioni di estrema vulnerabilità, in cui sono presenti bambini e bambine molto piccoli. Pianoterra lavora in particolare con le madri per accompagnarle in un percorso di empowerment e garantire ai bambini pari opportunità di crescere sani e sereni, nonostante condizioni di partenza svantaggiate.
Il sostegno di Art for Women Today all’Associazione Pianoterra è concreto e diretto: le stampe d’artista, raccolte in eleganti cofanetti in edizione limitata, saranno in vendita e il ricavato andrà interamente a Pianoterra. Le artiste del collettivo saranno inoltre coinvolte in percorsi laboratoriali con le donne e i bambini che frequentano gli spazi dell’associazione, per rendere concreto e continuativo un obiettivo: essere al fianco di tutte le donne, attraverso l’arte.
La mostra Art for Women Today, che nella Galleri Artsight di Stoccolma ha trovato una sua prima casa, nella sua tappa romana ha il patrocinio dell’Ambasciata di Svezia in Italia.
Sabato 22 marzo, a chiusura dell’evento, sarà possibile partecipare al laboratorio creativo “Io sono onda”, a cura di Caterina Arciprete. Il laboratorio si svolgerà dalle 10.00 alle 12.30 nei locali dedicati alla mostra. È aperto a tutti e tutte con un contributo di 20 €. Il laboratorio si attiverà con un minimo di 6 iscritti.
La Fondazione BETA ETS (ex Fondazione Pianoterra) nasce a Roma nel dicembre 2013 per contrastare la povertà e la diseguaglianza sociale attraverso la promozione di progetti che utilizzino la cultura (l’istruzione, la formazione, l’arte, l’espressione di sé) come strumento di emancipazione e sviluppo delle potenzialità individuali di persone che vivono in contesti difficili e marginali.
La privazione non lascia spazio all’immaginazione, alla progettazione, solo all’imminente, alimentando un circolo vizioso che porta all’immobilità e alla rassegnazione. La Fondazione Beta vuole spezzare questo circolo vizioso a favore di una spirale virtuosa che alimenti la resilienza e la creatività. La cultura, la musica, la letteratura e tutte le forme d’arte agiscono infatti nell’individuo come moltiplicatori di energie e di forze costruttive che possono migliorare la realtà circostante.
L’idea di creare una Fondazione Pianoterra è il risultato dell’esperienza di lavoro dell’Associazione Pianoterra, da cui il nuovo ente ha preso il nome in segno di continuità, con l’obiettivo di ampliarne il campo di azione. Dopo dieci anni in cui i due enti hanno camminato insieme, nel comune intento di offrire sostegno e opportunità a persone e comunità vulnerabili, nel 2024 la Fondazione cambia nome e diventa Fondazione Beta. Si inaugura così una nuova fase della sua attività, che continuerà a essere ispirata da un approccio dal basso e dal desiderio di costruire, assieme alle persone e alle comunità, degli spazi di opportunità, crescita e cambiamento.
Roma 07 marzo 2025-Articolo di Mirella Manocchio-Storia e attualità della Giornata della donna: purtroppo molto rimane ancora da fare.Ma davvero vogliamo vedere ancora una volta fiorai colmi di mazzi di mimose pronti per essere comprati o regalati? Ma davvero vogliamo assistere a comitive di sole ragazze o donne che affollano ristoranti e locali da ballo? Ma davvero noi donne vogliamo i nostri cellulari e le chat di gruppo zeppe di messaggi e meme augurali? Personalmente dico: “no grazie!”
La pastora Mirella Manocchio è presidente della Federazione donne evangeliche in Italia
Non credo che abbia ancora senso festeggiare o celebrare la Giornata internazionale della Donna se si crede che regalare un mazzo di mimose o inviare un messaggio augurale possa racchiudere il senso del rispetto e dell’amore che tutte le donne meritano. E nemmeno se si pensa che questa sorta di libera uscita una tantum possa sostituire la dovuta libertà che la donna deve avere nell’intessere relazioni, nel dipanare i propri interessi personali, nel crescere e trovare soddisfazione a livello lavorativo e familiare, insomma nel vivere la propria vita. Troppo velocemente si sono dimenticate le motivazioni e gli accadimenti che hanno dato origine all’istituzione di questa “Festa”, sebbene sia stata ufficialmente istituita abbastanza di recente dalle Nazioni Unite quale Giornata internazionale: nel 1975.
La pastora Mirella Manocchio è presidente della Federazione donne evangeliche in Italia
La vulgata collega l’origine a un incendio accaduto nel 1908 nell’industria tessile Cotton di New York in cui varie operaie rimasero uccise. In realtà tale incendio non è chiaramente documentato; in ogni caso i fatti che hanno portato all’istituzione della Festa della donna sono legati alla rivendicazione dei diritti, tra i quali il diritto di voto. A esempio, durante il VII Congresso della II Internazionale socialista, svoltosi a Stoccarda nel 1907, furono in discussione la questione femminile e il diritto di voto alle donne. In seguito i partiti socialisti si impegnarono a lottare con le donne per riuscire ad introdurre il suffragio universale. In questa partita avevano giocato un ruolo importante già dal 1800, e continuarono ad averlo anche a inizio ‘900, tante donne evangeliche (a esempio Elisabeth Candy Stanton, Lucrezia Mott, Frances E. Willard) che si impegnarono anche per i pieni diritti delle donne in ambito ecclesiastico. La prima Giornata internazionale dedicata alla rivendicazione dei diritti delle donne ebbe vita nel 1910, ma solo successivamente durante la Seconda conferenza internazionale delle donne comuniste, nel 1921, fu stabilito che l’8 marzo fosse la Giornata internazionale dell’operaia.
La pastora Mirella Manocchio è presidente della Federazione donne evangeliche in Italia
In Italia la celebrazione fu istituita dopo il settembre 1944 dalla neonata Unione Donne italiane (Udi) e si svolse il successivo 8 marzo nelle zone liberate dell’Italia. Anche nel nostro paese la celebrazione si legò alla questione del diritto di voto e ai diritti delle donne in generale: in particolare questo avvenne negli anni ’60-70 quando le manifestazioni avevano al centro l’abolizione del cosiddetto “delitto d’onore”, la parità nel diritto di famiglia, il divorzio e l’aborto. Le donne evangeliche erano impegnate in queste battaglie e le conducevano non solo in piazza l’8 marzo, ma pure nelle proprie case e nelle chiese, come ricorda Doriana Giudici – sindacalista e presidente della Fdei dal 1989 al 1998 – nel volume Le ragazze che volevano cambiare il mondo.
Far memoria di questo vissuto non è archeologia sociologica o teologica, ma è la necessità di ricentrarci nelle nostre radici per guardare con consapevolezza quanto ancora vi è da fare – tanto – in merito a una reale parità di diritti, quanto di tali diritti viene quotidianamente messo in discussione, anche in Europa e negli Stati Uniti, e quale radicale cambio di struttura mentale e sociale è da operare. La riflessione di studiose e teologhe che puntano ad avere una prospettiva e una modalità intersezionale alle questioni sul piatto ci può aiutare e interrogare, ma sarebbe tragico se ci lasciasse indifferenti. Come non ci possono lasciare indifferenti gli accadimenti di abusi e discriminazioni emersi di recente in ambiti accademici protestanti e ai vertici di alcune chiese evangeliche perché ci sbattono in faccia – se ce ne fosse stato bisogno – che nessuna realtà ecclesiastica è immune da una tragica e tossica commistione tra “ruolo di potere e violenza”, seppur variamente declinata.
Lasciamo sugli alberi le mimose, ma in questo 8 marzo di un mondo squassato da molteplici conflitti e da chi, come Trump e la sua amministrazione, mette a serio rischio il diritto internazionale e le strutture istituzionali che faticosamente se ne fanno garanti, facciamoci ancora interpellare dalla Parola che ci dice che per grazia di Dio portiamo nel nostro corpo i segni anticipatori della resurrezione di Gesù Cristo, impegniamoci ancora – donne e uomini insieme – a costruire relazioni umane giuste e rispettose, improntate all’amore nella libertà, senza sopraffazioni e ruoli di genere precostituiti e condizionanti.
La pastora Mirella Manocchio è presidente della Federazione donne evangeliche in Italia
La pastora Mirella Manocchio è la nuova presidente della Federazione donne evangeliche in Italia con la pastora battista Gabriela Lio, presidente uscente.
Roma (NEV), 27 marzo 2023 – La pastora metodista Mirella Manocchio è la nuova presidente della Federazione delle donne evangeliche in Italia (FDEI). Manocchio prende il testimone dalla pastora battista Gabriela Lio, presidente uscente.
L’elezione è avvenuta in seno al XIII Congresso FDEI conclusosi ieri a Firenze. A breve, un approfondimento e l’intervista NEV a Mirella Manocchio.
Mirella Manocchio è pastora della chiesa metodista di via XX Settembre a Roma. Laureata in Scienze politiche e in teologia. Già presidente dell’Opera per le chiese evangeliche metodiste in Italia (OPCEMI), fra i suoi incarichi c’è anche quello di coordinatrice della Commissione battista, metodista, valdese (BMV) per il culto e la liturgia e membro della Commissione (metodista e valdese) “famiglie, matrimonio, coppie, genitorialità”.
Nata nel 1976 da un Congresso interdenominazionale dei movimenti femminili delle chiese battiste, metodiste e valdesi, la Federazione delle donne evangeliche in Italia (FDEI) è un movimento di donne impegnate a “testimoniare la liberazione di Cristo per ogni creatura umana, con particolare riferimento alla condizione femminile nella chiesa e nella società” (Statuto, art. 2). La FDEI è basata sul volontariato e si propone di portare nelle chiese la riflessione sul ruolo della donna e di incoraggiare la partecipazione delle donne evangeliche alla vita della chiesa e della società.
Nel 1998 la FDEI ha deciso di allargarsi ad altre organizzazioni femminili di area evangelica (luterane, avventiste, dell’Esercito della Salvezza e della Chiesa riformata ticinese). L’organo di collegamento tra i gruppi della FDEI è il “Notiziario”, pubblicato ogni tre mesi come inserto del settimanale evangelico “Riforma”. La FDEI produce anche i “Quaderni”, dove sono pubblicati gli atti dei convegni nazionali e regionali e dei campi studi estivi. In occasione del passaggio dal secondo al terzo millennio, la FDEI ha redatto il “Manifesto delle donne protestanti”, un documento per il dialogo fra donne e uomini. Nel 2000 ha inaugurato l’Archivio delle donne presso l’archivio del Centro culturale di Torre Pellice (Torino).
Da alcuni anni la FDEI pubblica il quaderno dei “16 giorni per combattere la violenza”, letture, riflessioni, dati e proposte di azione per ogni giorno dal 25 novembre, Giornata mondiale contro la discriminazione delle donne al 10 dicembre, Giornata per i Diritti umani.
Ritanna Armeni-“A Roma non ci sono le montagne” -Edizioni Ponte alle Grazie-
Descrizione del libro di Ritanna Armeni-“A Roma non ci sono montagna”- Il romanzo di via Rasella: lotta, amore e libertà-Uno spazzino gioviale che spinge il suo carretto. Una ragazza semplice ma elegante, con la borsa della spesa e un impermeabile sul braccio. Un giovane uomo, l’aria assorta, la cartella di pelle, forse un professore. Una Mercedes, scura e silenziosa come l’ufficiale tedesco seduto sul sedile posteriore. Una compagnia di soldati che marcia cantando. Perché nel 1944 le compagnie naziste cantano sempre quando attraversano Roma. In quei pochi metri, in quei secondi di trepidazione e attesa passa la Storia. E le storie dei singoli individui che formano i Gruppi di azione patriottica, fondati qualche mese prima contro l’occupante tedesco. Per lo più ragazzi borghesi, spesso universitari, che si tramutano in Banditen, capaci di sparare e di sparire, di colpire il nemico ogni giorno, senza dargli tregua. In quel breve – e infinito – pomeriggio di primavera, dove passato e presente si intrecciano, c’è chi si prepara e chi viene sorpreso, chi muore e chi sopravvive, chi scappa e chi ritorna. E c’è anche chi, sui corpi dei 33 tedeschi uccisi, firma la condanna a morte di 335 italiani. Ritanna Armeni, con l’intelligenza di chi vuole comprendere, e ricordare, conduce i lettori in via Rasella e mette in scena uno degli episodi più emblematici della Resistenza romana.
Ritanna Armeni-“A Roma non ci sono le montagne”
Biografia di Ritanna Armeni . Ha pubblicato Di questo amore non si deve sapere (2015), vincitore del Premio Comisso; Una donna può tutto (2018); Mara. Una donna del Novecento (2020), vincitore del Premio Minerva; Per strada è la felicità (2021); Il secondo piano (2023), tutti usciti per Ponte alle Grazie.
Ponte alle Grazie è un marchio Adriano Salani Editore s.r.l. a socio unico.
Roma al Teatro Sala Umberto va in scena la commedia “L’uomo dei sogni”-
Roma al Teatro Sala Umberto va in scena una commedia divertente e surreale che sfida l’incubo della vita reale. Giovanni, conosciuto nel mondo dei fumetti come Joe Black, è un disegnatore di grande talento ed esperienza. La sua vita, però, è stata sconvolta da un evento che lo ha fatto precipitare in un abisso così profondo da spingerlo a ritirarsi dal mondo, cercando rifugio nella solitudine della sua casa-studio, lontano dalle persone e dagli impegni di lavoro. La commedia prende vita nell’oscurità della notte, trasformando la sua casa in un teatro di sogni inquietanti e visioni surreali.
Teatro Sala Umberto commedia “L’uomo dei sogni”
Ogni notte, la sua casa si anima di incubi che sembrano reali: gli eroi che aveva scartato dai suoi fumetti, gli amici e i familiari della vita quotidiana lo tormentano incessantemente, creando un vortice di illusioni e realtà.
Il ritorno di sua figlia dalla Nuova Zelanda segna un punto di svolta: Viola, una montatrice emergente nel mondo del cinema internazionale, cerca di sostenere il padre ma porta con sé una notizia che lo scuote ulteriormente.
Come evolverà il rapporto tra padre e figlia in questo momento di tormento e scoperta? Riuscirà Joe Black a emergere dal baratro della depressione e a fare pace con i suoi demoni interiori? Ma soprattutto, il pubblico saprà distinguere tra la realtà e il frutto delle visioni di Joe, scena dopo scena?
Questa commedia trascina lo spettatore nel mondo onirico del protagonista, a sentire la sua angoscia, ma anche a ridere dei suoi incontri bizzarri e a riflettere sulla sottile linea che separa i sogni dalla realtà.
NOTE DELL’AUTORE
Ci sono persone che non ricordano i sogni, altre che vivono notti piene di visioni intense, e poi ci sono coloro che sono intrappolati in un tormento chiamato parasonnia. Immaginate di chiudere gli occhi e, poco dopo, di vedere figure minacciose nella vostra stanza, di sentire voci che vi parlano, di assistere a scene di violenza così realistiche da farvi svegliare urlando o alzarvi di scatto.
Questo è il tormento quotidiano di Giovanni, un disegnatore di fumetti che si trova in uno dei momenti più bui della sua vita.
Nonostante le visite mediche e le cure, il nostro protagonista non trova sollievo: ogni notte, il suo cervello lo catapulta in una battaglia contro personaggi che, con sarcasmo e cinismo, cercano di scuoterlo dalla sua apatia. Questi personaggi mutano sembianze, cambiano voce, si travestono, ma l’obiettivo rimane immutato: risvegliare Giovanni dall’incubo della sua vita reale, fatto di rassegnazione e di rinuncia a vivere, la peggiore delle condanne che un uomo possa autoimporsi.
“L’uomo dei sogni” è più di una commedia surreale: è una dedica appassionata al mondo del teatro e, soprattutto, al suo pubblico. Gli attori, con generosità, si muovono sul palco, parlano, si commuovono, cercando di smuovere qualcosa dentro di noi. Se la rappresentazione ci colpisce, applaudiamo con calore, e il nostro inconscio lavora per noi, in silenzio. Ogni sera, con l’apertura e la chiusura del sipario, gli attori rivivono la stessa storia, sperando di aver offerto un servizio importante alla comunità, sia che abbiano raccontato una tragedia, un dramma o una commedia.
Come autore e regista di questa commedia, il mio sogno è il medesimo: regalare, insieme a una compagnia di attori formidabili, sensibili e affiatati, un viaggio speciale. Un viaggio in cui ogni spettatore possa sorprendersi, divertirsi, riflettere e, soprattutto, sognare. Perché, in fondo, il teatro è questo: un luogo dove la realtà e l’immaginazione si fondono, dove gli incubi possono essere sconfitti e i sogni possono diventare possibili. Giampiero Rappa
Informazioni, orari e prezzi
SALA UMBERTO
Via della Mercede, 50, 00187 Roma – prenotazioni@salaumberto.com
mart. 4 marzo h 20.30
merc. 5 marzo h 20.30
giov. 6 marzo h 20.30
ven. 7 marzo h 21
sab. 8 marzo h 21
dom. 9 marzo h 17
mart. 11 marzo h 20.30
merc. 12 marzo h 20.30
giov. 13 marzo h 20.30
ven. 14 marzo h 21
sab. 15 marzo h 21
dom. 16 marzo h 17
Giorgio Girardet-Come canne al vento-Editore Claudiana
Descrizione del libro di Giorgio Girardet-Come canne al vento-Fatto prigioniero dopo l’8 settembre e deportato nei lager della Germania nazista per il rifiuto di continuare la guerra a fianco dei tedeschi e dei repubblichini di Salò, il giovane sottotenente valdese Giorgio Girardet tiene fortunosamente un diario, ritrovato quasi integro dalla figlia. Qui se ne propone la parte che va dal marzo 1944 al gennaio 1945 quando, nel campo di Sandbostel – lo stesso di Alessandro Natta, Giovannino Guareschi, Gianrico Tedeschi e tanti altri –, fu il pastore di una piccola rappresentanza evangelica e dove, sorretto da una grande fede e da una forte volontà di reazione, moltiplicherà le occasioni per incontri, gruppi di studio e stabilirà i primi rapporti “ecumenici” con alcuni dei cattolici più aperti presenti nel lager. In quei mesi getterà le basi per la sua lunga vita professionale di pastore, giornalista e studioso, sempre innovatore e sempre aperto al futuro. Al di là del valore di testimonianza storica, queste pagine, attraverso le lenti di una prospettiva certamente parziale, ci permettono di scoprire come alcuni protagonisti di una generazione ora rimpianta abbiano saputo in condizioni drammatiche confrontarsi e gettare le basi culturali e morali per la ricostruzione del Paese.
Giorgio Girardet-Come canne al vento
Indice testuale
Prefazione. Pensiero teologico e fede alla prova di Bruno Rostagno Introduzione di Hilda Girardet
1. Gli Internati Militari Italiani
2. L’antefatto: la resistenza a Lero
3. Silenzi e omissioni
4. Famiglia e formazione
5. Foto e parole: le tracce
6. Quali e quanti lager?
7. A Sandbostel: attività e personaggi
8. Tre sorprese Avvertenza
Parte prima. Lager di Sandbostel
Parte seconda
Parte terza. Studi, conferenze, interventi pubblici nel Lager
Postfazione. Che il mio spirito sia alto o basso, Signore, sii tu con me… di Mirella Abate
Giorgio Girardet-Pastore valdese e giornalista,ha diretto il Centro ecumenico di Agape (To), ha fondato e diretto il settimanale “Nuovi Tempi” e diretto l’Agenzia di Stampa NEV, ed è stato docente di Teologia pratica presso la Facoltà valdese di Teologia di Roma. Autore di numerose pubblicazioni, si ricorda la trilogia Cristiani perché, Bibbia perché, Protestanti perché, editi da Claudiana.
Hilda Girardet-Laureata in Pedagogia, è stata segretaria di redazione, docente elementare, ricercatrice ed esperta di Psicologia dell’Educazione presso l’Università La Sapienza di Roma. Specializzata nella didattica della storia, è autrice di alcune pubblicazioni sull’insegnamento della storia nella scuola di base.
Editore Claudiana S.r.l.
Via S. Pio V, 15 – 10125 Torino
Tel. 011.668.98.04
mail:info@claudiana.it
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