Descrizione-La Poesia di Cristina Annino-Questa agile ma sorprendente raccolta di Cristina Annino comparve nella collettanea Nuovi poeti italiani 3 a cura di Walter Siti nel 1984. Mai apparsa di seguito in un volume a sé stante, viene qui riproposta nella sua versione originale. Anche in quest’opera, intitolata L’udito cronico, il canto della compianta autrice toscana si contraddistingue per la sua forza impersonale, eversiva, tinta di un sarcasmo pungente, mai banale. Nella lunga e originale traiettoria compiuta, Annino è difatti sempre rimasta fedele al proprio “fare poesia”, in senso per davvero materico, e in questa silloge ancora una volta la sua scrittura si fonda su una commistione di interessi sia visivi (fu anche originale pittrice) che lirico-musicali, divenendo così un preciso cesello meta-realistico, un patchwork del linguaggio in continua tensione. Si può dunque parlare di poesia pseudo-dadaista, come anche di poesia civile, di un civile però votato al suono, dove il tono affabulatorio e la messa in scena di un irriverente teatrino ritmico-verbale danno vita a una poesia di elementi che giocano in maniera quasi distopica sul tavolo dell’esistenza, in cui l’io (spesso declinato provocatoriamente al maschile) è un automa perennemente in bilico tra evoluzione e disfacimento. Un canto elettrico che sorprende per la sua luminosità prosodica coinvolgendo direttamente il lettore nell’attenzione del mondo tramite l’enunciazione dell’avvenimento, che non è mai qui mera meta-cronaca, bensì concatenazione di possibili realtà, configurazione astrale e terrestre di significato e mistero.
Biografia dell’autore-Cristina Annino (pseudonimo di Cristina Fratini, 1941-2022), è stata scrittrice e poetessa. Dopo gli studi in Lettere Moderne a Firenze dove si laureò con una tesi sulle prose di César Vallejo ha frequentato, sempre a Firenze, il Caffè Paszkowski dove entrò in contatto con il Gruppo ’70, fondato nel 1963 da Eugenio Miccini e Lamberto Pignotti. Esordì nel 1969, pubblicando, con le edizioni Téchne, Non me lo dire, non posso crederci. Nel 1989 si trasferì a Roma e iniziò a dipingere, tenendo mostre collettive e personali in Italia e all’estero. Tra le altre sue raccolte poetiche si segnalano Ritratto di un amico paziente (Gabrieli, 1977), Il cane dei miracoli (Bastogi, 1980), Madrid (Corpo 10, 1987 – ex aequo Premio Pozzale Luigi Russo; poi Stampa 2009, 2017), Casa d’aquila (Levante, 2008), Magnificat (Puntoacapo, 2010 – premio Lorenzo Montano), Chanson turca (LietoColle, 2012), Anatomie in fuga (Donzelli, 2016), Le perle di Loch Ness (Arcipelago Itaca, 2019) e il postumo Avatar (Avagliano, 2022). È stata anche autrice di due romanzi: Boiter (Forum/Quinta generazione, 1979) e Connivenza amorosa (Greco&Greco, 2017).
Roma-Il restauro delle sculture del Vittoriano il Monumento a Vittorio Emanuele II
Roma-agosto 2024 – Nell’ambito del grande progetto di restauro delle sculture del Vittoriano promosso dal VIVE, diretto da Edith Gabrielli, vengono restituiti a cittadini e turisti il pennone di sinistra ideato da Gaetano Vannicola e la Vittoria alata di Edoardo Rubino. Torna così nuovamente a splendere, in tutta la sua magnificenza, la finitura dorata degli elementi in bronzo, prevista nel progetto di Giuseppe Sacconi, l’architetto del monumento.
Roma-Monumento a Vittorio Emanuele II.
Diretto da Edith Gabrielli ed eseguito da Susanna Sarmati, il progetto di restauro –realizzato grazie al contributo di Bvlgari – è volto a garantire la conservazione e a restituire la piena leggibilità delle sculture sul prospetto principale del celebre monumento dedicato a Vittorio Emanuele II, primo re d’Italia, realizzate agli inizi del Novecento da alcuni dei più importanti artisti del panorama nazionale.
Il disallestimento del ponteggio del pennone di sinistra impegnerà l’intera settimana e si concluderà con lo svelamento della Vittoria alata dello scultore torinese Edoardo Rubino: la bandiera italiana potrà così tornare a sventolare sul monumento.
Il pennone presenta una base a campana ornata da festoni e alla sommità un’aquila romana, l’una e l’altra in bronzo dorato; anche la Vittoria alata che si libra sulla prua di una nave romana, poco al di sotto, è ugualmente in bronzo dorato, in calibrato accordo con il bianco del Botticino, caratteristico del Vittoriano.
“Nel progetto dell’architetto Giuseppe Sacconi il Vittoriano s’imponeva allo sguardo per l’equilibrio cromatico fra il candore del Botticino e la finitura dorata delle sculture e degli ornamenti in bronzo. Parlano chiaro in tal senso la documentazione esistente, compreso un disegno del febbraio 1888, e le analisi condotte direttamente sulle opere. Tuttavia, il degrado causato dagli anni, dall’inquinamento e dagli agenti atmosferici aveva ormai occultato alla vista questa finitura. Nel pieno rispetto dei principi metodologici del restauro italiano, abbiamo deciso di reintegrare l’immagine a suo tempo concepita da Sacconi, restituendo piena leggibilità alla doratura originale. Oggi tutti possono vedere i primi risultati di questo lavoro nel pennone di sinistra. Fra qualche settimana, entro ottobre, concluderemo il restauro del secondo pennone e dei due gruppi monumentali de Il Pensiero e de L’Azione, rispettivamente di Giulio Monteverde e di Francesco Jerace. Invito tutti ad approfittare in questo periodo delle visite guidate gratuite che, nello spirito del “cantiere aperto”, consentono di salire sui ponteggi e di osservare i restauratori al lavoro. In questi mesi lo hanno fatto in parecchi, inclusa Carla, una gentile e dinamica signora di 78 anni”, afferma Edith Gabrielli, Direttrice del VIVE-Vittoriano e Palazzo Venezia.
Roma-Monumento a Vittorio Emanuele II.
Il restauro ha evidenziato che le finiture in oro risultavano coperte a causa del processo di ossidazione del bronzo, in particolare su angoli e sottosquadri, e di ridipinture in tinta giallo limone che erano state applicate nel corso del tempo. È stato così possibile far riaffiorare la finitura dorata occultata dai depositi di ossidazione e dai precedenti interventi.
Ad effettuare il lavoro una équipe di esperti restauratori, fra le eccellenze italiane del settore che, grazie alla modalità del cantiere “aperto” – realizzato con un sistema di ponteggi trasparenti – può essere ammirata da cittadini e turisti durante tutte le fasi di lavoro.
Proseguono i lavori di restauro sulla fontana Mare Adriatico di Emilio Quadrelli, sulle sculture in bronzo dorato raffiguranti Il Pensiero di Giulio Monteverde e L’Azione di Francesco Jerace. Dalla prossima settimana sarà allestito il ponteggio sul pennone di destra con la Vittoria alata di Edoardo De Albertis. Il termine dell’intero intervento è previsto per la fine di ottobre.
Per scoprirne da vicino le tecniche e conoscere i problemi di conservazione delle sculture e le soluzioni adottate, il VIVE – Vittoriano e Palazzo Venezia ha promosso fin dall’avvio dei lavori una serie di visite guidate in cui è possibile salire sui ponteggi e verificare il procedere dell’intervento. Un’iniziativa che ha riscosso un grande successo da parte del pubblico e che prevede un prossimo appuntamento il 12 settembre 2024 alle ore 10.00, in linea con il continuo e proficuo dialogo che l’Istituto persegue da sempre con la propria comunità.
Le visite al cantiere di restauro sono gratuite e riservate ad un massimo di 15 persone a turno previa prenotazione inviando richiesta a: vi-ve.edu@cultura.gov.it
Chiara Migliucci, l’Autrice è nata a Napoli nel 1998,è una studentessa universitaria alla facoltà di chimica presso la Federico II. Si è avvicinata alla poesia intorno ai vent’anni. Ha pubblicato una sua Poesia sulla rivista cartacea “Mosse di Seppia” poiché tra i vincitori del concorso poetico “Caffè vol. VI”, sulla rivista “MomentiDiVersi” edita dall’associazione Poesie Metropolitane in occasione di un concorso letterario; è membro della stessa associazione e da un anno fa anche parte della redazione della rivista autogestita, per cui scrive sporadicamente. Ha preso parte alla rubrica social “Anteprima Poetica” redatta da Achille Pignatelli, edita dalla casa editrice “Homo Scrivens”. Ha pubblicato nell’ultimo periodo poesie sulla rivista cartacea Ellin Selae, la rivista Kairos, e una sua poesia è stata anche pubblicata sul giornale La Repubblica di Napoli (in data 10 agosto 2024). Nel 2024 ha formato con un ristretto gruppo di amici, un circolo letterario dal nome “La Penna di Calliope”, il cui obiettivo è unire gli abitanti di Napoli e provincia nel nome della poesia, organizzando eventi dal vivo. Grazie “La Gazzetta Letteraria”, ha preso parte ad una mostra in cui sono stati esposti al pubblico dei suoi testi.
Chiara Migliucci
Per te era pronta la regia del vento il soffio dei polmoni che comanda le vele, le sere di Luglio e un’elegia d’amore.
Volevano tenessi per scettro la circoscrizione dello spaziotempo, ma t’hanno trovato scevro d’anima spogliato d’ogni lacrima sul ciglio del cuore.
Ti hanno dato in dono un distico di dolore e di rimpianti, e io non districo cataclismi dai prismi dove ti scomponi ti perdi e non ti perdoni dall’essere spettro.
Ti confessi all’ombra degli squarci del destino questo guardarci ci è nemico, è antico il rumore di vele che porti nel petto sognando il mare aperto vuoto di miseria.
Ti hanno donato musei d’anime sacrificali una giostra di miracoli finiti per luci artificiali, è crudele questa vita, prega istinti ai tabernacoli, e obbliga i vinti a rivivere i propri ostacoli;
è una Babele di incroci che non sanno capirsi ma io ti sento tra le mille voci e vivrò anche un po’ per i tuoi occhi vivi di stenti.
Marechiaro
Madonna veglia dallo strapiombo piange sul fruscio caldo dello scafo prega lì, dove àncora, e giace la baia di sabbia e tombe – massi tra le onde –
Madonna veglia sul sole genuflesso a sua volta al peso del giorno che fu e che sarà: si inchina all’ora sacra del vespro.
Scogli come corpi ansimanti a galla cercano àncore di carità nel mare che cede alla sovranità della roccia.
Le acacie vegliano su di una Madonna di pietra rigogliose ricordano al cielo che solo tremando si è vivi, e Madonna è rigorosa di gelo e di sabbia
Ti avverto nelle vertebre nel riverbero delle parole che saltano le corse, le corde vocali pur di arrivare a te, mia musa a sibilare feroci e sicure parole che a dire io inciampo che forse capirai domani tremando.
Dalle ringhiere del costato sbandiero libertà dal tuo respiro.
Sei poesia ora e nient’altro; forse in vita mia sono stata solo conseguenza.
Solo conseguenza sequenza di tempo che vive si esprime reprime le primule.
L’Altrove è un Blog di poesia contemporanea italiana e straniera
“La poesia non cerca seguaci, cerca amanti”. (Federico García Lorca)
Con questo presupposto, L’Altrove intende ripercorrere insieme a voi la storia della poesia fino ai giorni nostri.
Si propone, inoltre, di restituire alla poesia quel ruolo di supremazia che ultimamente ha perso e, allo stesso tempo, di farla conoscere ad un pubblico sempre più vasto.
Troverete, infatti, qui tutto quello che riguarda la poesia: eventi, poesie scelte, appuntamenti di reading, interviste ai poeti, concorsi di poesia, uno spazio dedicato ai giovani autori e tanto altro.
Noi de L’Altrove crediamo che la poesia possa ancora portare chi legge a sperimentare nuove emozioni. Per questo ci auguriamo che possiate riscoprirvi amanti e non semplici seguaci di una così grande arte.
Dalila e Daniela, le fondatrici.
Per informazioni: laltrovepoet@outlook.it
WWW.ABCVOX.INFO
WWW.ABCVOX.INFO è il libro ebook online, un sito web della SABINA- Romana e Reatina-via Aurelia, della via Boccea e della Campagna Romana. Non è un giornale o rivista, ma solo un ebook in evoluzione continua tra Storia, Archeologia, Animali, Arti Visive, Letteratura , Poesia- Fotografia e Campagna Romana e Reatina.
Il nostro motore è la passione vera verso questa parte di Roma e della SABINA Reatina e Romana , questo specifico territorio. C’è un’infinità da lavorare, sempre ricordando che partiamo da sottozero e non da un podio illuminato; la passione non basta. La passione vera e profonda e instancabile è già qualcosa, ma deve essere supportata e confermata da genio e conoscenza, essendo tutti e tre gli elementi necessari assieme. C’è un’infinità da lavorare: ABC DEA SABINA è un titolo ambizioso e tale nostra ambizione va sicuramente colmata di contenuti, altrimenti diverrebbe banale presunzione. Il nostro progetto è infinito. Non vogliamo raggiungere un obiettivo preordinato, preso il quale il nostro lavoro sarebbe concluso. Ogni mèta toccata sarà la ripartenza per la successiva, senza mai esaurita la carica propulsiva nella vanagloria. Il progetto ABC DEA SABINAè appassionato. L’unica tassa di partecipazione al progetto è la PASSIONE vera e profonda e instancabile. C’è da dire, in chiusura, che tutti gli scritti, pubblicati su ABC DEA SABINA, dovranno essere, almeno provare, perfetti come dei testi sui quali scrivere musica. E che musica! Musica piena di PASSIONE. E che la Sinfonia di ABC DEA SABINA abbia inizio.
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In occasione dei 110 anni dalla nascita di Robert Capa (22 ottobre 1913) rendiamo omaggio al grande fotografo ungherese con una mostra personale che ripercorre i principali reportage di guerra e di viaggio che Capa realizzò durante vent’anni di carriera, anni che coincisero con i momenti cruciali della storia del Novecento.
Realizzata grazie alla collaborazione con l’agenzia Magnum Photos, la mostra riunisce un eccezionale corpus di fotografie: oltre 80 stampe originali, alcune delle quali mai esposte prima in una mostra italiana, accompagnate da una rara intervista rilasciata dal fotoreporter a una radio americana nel 1947 e da alcuni documenti d’epoca provenienti dalla collezione di Magnum.
Attraverso sette sezioni e con un percorso diacronico vengono raccontati i più importanti reportage in bianco e nero realizzati da Robert Capa, dagli esordi a Berlino e Parigi (1932-1936) alla guerra civile spagnola (1936-1939); dall’invasione giapponese in Cina (1938) alla seconda guerra mondiale (1941-1945); dal reportage di viaggio in Unione Sovietica (1947) a quello sulla nascita di Israele (1948-1950), fino all’ultimo incarico come fotografo di guerra in Indocina (1954).
Nei suoi vent’anni di carriera ha raccontato la storia restando sempre fedele al suo celebre aforisma: “se le tue foto non sono abbastanza buone, vuol dire che non eri abbastanza vicino”.
L’azione – con tutta la sua dinamicità e forza propulsiva – spicca tra gli scatti come un fil rouge, che si dipana anche nei ritratti presenti in mostra, volutamente pochi e scelti per ricordare al pubblico i volti della Storia – come quello di Trockij ardente oratore – o della sua storia personale, come quello di Picasso, fotografato nel suo studio di Parigi dove era rimasto anche durante l’occupazione, e dell’amico Steinbeck con cui intraprese il viaggio oltre la cortina di ferro, nel ’47.
Vincenzo USSANI “Storia della letteratura latina nell’età repubblicana e augustea”-
Vallardi Editore-Milano 1933
-Articolo scritto da Gennaro PERROTTA per la Rivista PEGASO N°6 del 1933–
Breve Biografia del Professor Vincenzo USSANI–Filologo classico (Napoli 1870 – Roma 1952). Fu prof. di letteratura latina nelle univ. di Messina, Palermo, Padova, Pisa e Roma. Accademico d’Italia e socio nazionale dei Lincei (1938-46). Collaborò alla preparazione del dizionario latino dell’Alto Medioevo e alla Bibliografia internazionale delle scienze storiche (1930 segg.). Fra le sue opere: Sul valore storico del poema lucaneo (1903); Storia della letteratura latina (1929); edizione critica della trad. latina della Guerra giudaica di Giuseppe Flavio, tramandata sotto il nome di Egesippo (1932).
Roma UniversitàVincenzo USSANI “Storia della letteratura latina nell’età repubblicana e augustea”-Vincenzo USSANI “Storia della letteratura latina nell’età repubblicana e augustea”-Vincenzo USSANI “Storia della letteratura latina nell’età repubblicana e augustea”-Roma Università LA SAPIENZAVincenzo USSANI “Storia della letteratura latina nell’età repubblicana e augustea”-Roma Università LA SAPIENZA
Breve Biografia del Professor Vincenzo USSANI-Filologo classico (Napoli 1870 – Roma 1952). Fu prof. di letteratura latina nelle univ. di Messina, Palermo, Padova, Pisa e Roma. Accademico d’Italia e socio nazionale dei Lincei (1938-46). Collaborò alla preparazione del dizionario latino dell’Alto Medioevo e alla Bibliografia internazionale delle scienze storiche (1930 segg.). Fra le sue opere: Sul valore storico del poema lucaneo (1903); Storia della letteratura latina (1929); edizione critica della trad. latina della Guerra giudaica di Giuseppe Flavio, tramandata sotto il nome di Egesippo (1932).
POESIA CURDA in ricordo di Asia Ramazan Antar, eroina curda morta a 20 anni per difendere la Siria dall’Isis.
Pubblichiamo questa Poesia per onorare una giovane guerrigliera curda ,di 20anni, morta in combattimento. Questa è la poesia che Asia Ramazan Antar ha inviato, come testamento e lettera di addio alla madre . La poesia si conclude con queste parole :” Se non torno, la mia anima sarà parola …per tutti i poeti.” Noi, Poeti della Sabina, vogliamo testimoniare la memoria della giovane guerrigliera e onorare il messaggio che ha inviato a tutti i Poeti del mondo. La Poesia e gli Eroi non hanno confini.Giovane Asia Ramazan Antar riposa serena nel paradiso degli Eroi e canta le tue poesie alle stelle e alla luna quando si accendono la sera .
POESIA CURDA in ricordo di Asia Ramazan Antar, eroina curda morta a 20 anni per difendere la Siria dall’Isis.
Descrizione- Tano D’Amico-Sous les remparts de Jérusalem-Démonisés, différents, expatriés ou enfermés dans des pansde terre meurtrie, les Palestiniens sont apparus au regard des Occidentaux dans le tumulte des évènements, dans un contextede lutte, de résistance active, sinon de véritable guerre. Cemouvement frénétique et effrayant, en revanche, se calme dansles photographies de Tano d’Amico. Elles cueillent l’existence quotidienne de ces hommes, de ces femmes et ces enfants. Tandis que gronde l’Histoire avec sa violence, ses menaces etses dangers, les moments de vie saisis par les clichés de Tanonous apparaissent comme suspendus dans l’instant d’un soupir, et ceci néanmoins pour toujours. Alors que ces hommes, deces femmes et ces enfants sont peut-être morts aujourd’hui. Accompagnées de poésies des plus grands auteurs palestiniens, les photos proposées dans ce livre nous racontent le quotidien, labeauté et la douleur d’un peuple. Une douleur qui est restée troplongtemps ignorée, atrocement accrue chaque jour à présent.
Tano D’Amico Sous les remparts de Jérusalem – Éditions Mimésis
Note de l’éditeur
La cicatrice qui unit les siècles
de Tano D’Amico
En nous la mort et la beauté
de Salma al-Khadra al-Giayyusi
Le plus bel amour de Mahmud Darwish
Sur la cyme d’un œillet
de Yousef Al-Mahmoud
Les enfants de Jérusalem
de Raymonda Hawa Tawil Pour notre patrie de Mahmud Darwish Sur cette terre de Mahmud Darwish
INDICE
42
50 p. 54 p. 60
74 p. 79
La petite fille appelée Versetti
de Tano D’Amico
Plus rien à perdre de Najwan Darwish
S’agit-il donc d’haïr ? de Rashid Huysan
A propos d’un homme
de Mahmud Darwish
Un autre jour viendra
de Mahmud Darwish
Liste des images
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Piazza Don Mapelli 75
Sesto San Giovanni – Italie
Tel.: +39 02 24861657 / 24416383
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Paolo Pietrangeli, Paolo Pietrangeli, è stato un grande cantautore
E un grande cantautore ci lascia, vola via Paolo Pietrangeli, tu che sei stato sempre accanto a chi lotta per i diritti umani e civili.
Noi quelli che abbiamo manifestato: per i diritti degli operai, per il diritto allo studio, per l’Università per tutti, noi quelli che lottato contro la guerra e per la pace, oggi piangiamo te Paolo.
Due canzoni nel cuore di noi sessantottini, che hanno fatto parte della nostra vita, dei nostri cortei, che ci accompagneranno per tutta la vita : Valle Giulia, e soprattutto Contessa.
Valle Giulia, ricordate il ritornello della canzone? Non siam scappati più, non siam scappati più, ci riporta e ricorda lo scontro avvenuto tra studenti e polizia nella facoltà di Architettura in via Valle Giulia a Roma.
Gli studenti di sinistra avevano occupato l’Università.
E Contessa? Che diventa una canzone popolare, cantata nei cortei degli operai e dagli studenti che marciavano insieme per i diritti civili.
Paolo che non ha mai abbandonato la sinistra, nel 2001 si candida con Rifondazione Comunista ma non viene eletto, dirige insieme a Wilma Labate e Roberto Giannarelli, il documentario Genova Per Noi, dedicato alle giornate del G8 a Genova.
Si candida nel 2018 con Potere al Popolo ma ancora una volta non viene eletto.
Ci mancherai Paolo Pietrangeli, ci mancherà la tua coerenza, ci mancherà la tua musica, ci mancherà il tuo essere di sinistra, ci mancherai per i tuoi ideali, per la lotta insieme ai più deboli.
Noi che oggi saremo ancora più soli e che guardiamo con sgomento ciò che sta accadendo oggi.Ti ricordiamo con la tua canzone più celebre CONTESSA:
Ad Avellaneda, il padre lavorava come cuentenik, mestiere tipico ebreo: vendita porta a porta, a volte di gioielli, a volte di elettrodomestici[1].
L’infanzia fu complicata dagli echi della seconda guerra mondiale, soprattutto per il massacro di Rivne, di cui parte dei suoi parenti lontani rimase vittima. Ebbe inolte diversi problemi di salute, come asma, acne e tendenza ad aumentare di peso; questi fattori influenzarono la sua autopercezione fisica e la sua autostima, e, congiuntamente alle pressanti aspettative ”borghesi” dei suoi genitori, sono ritenute il punto di partenza dei suoi tormenti e dei suoi disturbi degli anni a seguire[2].
Nel 1954, dopo molti dubbi, entrò nella facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Buenos Aires, cambiando spesso indirizzo (dapprima Filosofia, poi Giornalismo poi Lettere). In seguito, si dedicò anche alla pittura col surrealista Juan Batlle Planas, per poi abbandonare definitivamente l’accademia e dedicarsi a pieno alla scrittura. Un incontro che la segnò in questo periodo fu con Juan Jacobo Bajarlia, detentore della cattedra di Lettere moderne, che fu un punto di riferimento e un aiuto per le prime pubblicazioni, sia per le correzioni delle bozze sia perché la introdusse personalmente ad editori (Antonio Cuadrado) e poeti (Oliverio Girondo).
I suoi primi maestri furono dunque esponenti del surrealismo, sebbene tra le sue letture e i suoi primi scritti figuri una fascinazione notevole per l’esistenzialismo e la psicoanalisi. Legge con fervore Sartre, Faulkner, Joyce ma anche Mallarmé, Artaud, Kierkegaard, incontrando in essi non solo temi e ispirazione ma anche “tracce della sua stessa identità”[2]. Ebbe diverse sessioni di psicoanalisi con León Ostrov (a cui poi dedicò la poesia “El despertar”) attraverso cui riuscì sia a lenire i suoi problemi sia ad innovare la sua poetica, unendovi l’esplorazione dell’inconscio e della soggettività[2].
Nel 1962 conobbe la poetessa italiana Cristina Campo, per cui provò una profonda attrazione e con cui scambiò per alcuni anni poesie e lettere. Dagli scritti emerge una la pulsione erotica di Alejandra che avvolge la “casta” Cristina, la quale ne resta sopraffatta ma distante[3]. Nonostante l’apparente inconciliabilità tra loro, le due donne accomunate dall’amore per il mistero della poesia[3] mantennero questa relazione epistolare forse fino all’ultima lettera mai spedita della poetessa argentina datata 1970, in cui accetta parzialmente la distanza e la divergenza tra i loro mondi. A Cristina Campo Alejandra Pizarnik dedicò la poesia Anelli di cenere.
Tornata a Buenos Aires scrisse alcuni dei lavori più conosciuti ed apprezzati, come I lavori e le notti, Estrazione della pietra della pazzia e L’inferno musicale.
I suoi diari personali, per molti anni tenuti nascosti da lei e successivamente dai suoi eredi testamentari, lasciano intendere la bisessualità o l’omosessualità della scrittrice.
Nel 1967 il padre morì di infarto; questo avvenimento viene descritto nei suoi diari come una “Morte interminabile, oblio del linguaggio e perdita di immagini. Come mi piacerebbe stare lontano dalla follia e la morte (…) La morte di mio padre rese la mia morte più reale” e segna l’inizio di un progressivo incupimento dei suoi scritti. In alcune lettere successive dichiara apertamente di provare una fatica nel riuscire a dire per davvero ciò che vorrebbe dire, di percepire una “abissale distanza tra desiderio e atto”. Sembra quasi che il linguaggio poetico che prima era stato il suo nutrimento ed il suo vestito si stesse dissolvendo, perdendo “la materica consistenza in grado di renderla corpo, vita, donna”[4].
Successivamente, andò ad abitare con la sua compagna fotografa, Martha Isabel Moia, mentre il suo stile di vita divenne decisamente più irregolare, acuendosi la sua dipendenza da farmaci.
Nel 1969 esce La contessa crudele (o sanguinaria), testo in prosa. Lo stesso anno va a New York per ricevere la borsa di studi Guggenheim,[5] e ne viene frastornata, percependo a pieno la “ferocia insostenibile” della città. Dopo due anni vince anche la borsa di studio Fulbright.
Compie un ritorno in Francia cercando un approdo verso ciò che credeva rimasto del suo precedente periodo parigino. Disillusa fa ritorno in Argentina, iniziando un processo di chiusura e disgregazione che culminerà in due tentativi di suicidio e un internamento in clinica psichiatrica.
Muore a 36 anni, il 25 settembre 1972, dopo aver ingerito cinquanta pastiglie di seconal, mentre era in permesso dalla clinica.
Sul suo letto di morte i suoi ultimi versi “non voglio andare / nulla più / che fino al fondo”
Dopo la sua morte, lo scrittore argentino Julio Cortázar le dedicò la poesia Aquí Alejandra.
Fu sepolta nel cimitero ebreo di La Tablada, ad est di Buenos Aires; ogni due o tre mesi scompare la sua foto dalla tomba[1].
La notte
Della notte so poco
ma di me la notte sembra sapere,
e più ancora, mi assiste come se mi amasse,
mi ammanta di stelle la coscienza.
Forse la notte è la vita e il sole la morte.
Forse la notte è nulla
e nulla le nostre congetture
e nulla gli esseri che la vivono.
Forse le parole sono l’unica cosa che esiste
nel vuoto enorme dei secoli
che ci graffiano l’anima coi ricordi.
Ma la notte conosce la miseria
che succhia il sangue e le idee.
Scaglia l’odio, la notte, sui nostri sguardi
che sa pieni di interessi, di incontri mancati.
Ma accade che la notte, ne senta il pianto nelle ossa.
Delira la sua lacrima immensa
e grida che qualcosa è partito per sempre.
Un giorno torneremo a esistere.
Flora Alejandra Pizarnik
Poesia
Tu scegli il luogo della ferita
dove dicemmo il nostro silenzio.
Tu fai della mia vita
questa cerimonia troppo pura.
Anelli di cenere
a Cristina Campo
Stanno le mie voci al canto
perché non cantino loro,
i grigiamente imbavagliati nell’alba,
i camuffati da uccello desolato nella pioggia.
C’è, nell’attesa,
una voce di lillà che si spezza.
E c’è, quando si fa giorno,
una scissione del sole in piccoli soli neri.
E quando è notte, sempre,
una tribù di parole mutilate
cerca asilo nella mia gola,
perché non cantino loro,
i funesti, i padroni del silenzio.
Flora Alejandra Pizarnik
Presenza
la tua voce
in questo non potersene uscire le cose
dal mio sguardo
mi spossessano
fanno di me un vascello in un fiume di pietre
se non è la tua voce
pioggia sola nel mio silenzio di febbri
tu mi liberi gli occhi
e per favore
parlami
sempre.
Gli occhi aperti
Qualcuno misura singhiozzando
l’estensione dell’alba.
Qualcuno pugnala il cuscino
in cerca del suo impossibile
spazio di quiete.
Flora Alejandra Pizarnik
Questa notte, in questo mondo
a Martha Isabel Moya
questa notte in questo mondo
le parole del sogno dell’infanzia della morte
non è mai questo che si vuol dire
la lingua materna castra
la lingua è un organo di conoscenza
del fallimento di ogni poesia
castrata dalla sua stessa lingua
che è l’organo della ri-creazione
del ri-conoscimento
ma non della resurrezione
di qualcosa in forma di negazione
del mio orizzonte di maldoror col suo cane
e niente è promessa
tra il dicibile
che equivale a mentire
(tutto ciò che si può dire è menzogna)
il resto è silenzio
solo che il silenzio non esiste
no
le parole
non fanno l’amore
fanno l’assenza
se dico acqua berrò?
se dico pane mangerò?
questa notte in questo mondo
straordinario il silenzio di questa notte
con l’anima succede che non si vede
con la mente succede che non si vede
con lo spirito succede che non si vede
da dove viene questa cospirazione d’invisibilità?
nessuna parola è visibile
ombre
spazi viscosi dove si occulta
la pietra della follia
neri corridoi
li ho percorsi tutti
oh fermati un altro po’ tra di noi!
la mia persona è ferita
la mia prima persona singolare
scrivo come chi alza un coltello nel buio
scrivo come dico
la sincerità assoluta sarebbe sempre
l’impossibile
oh fermati un altro po’ tra di noi!
lo sfacelo delle parole
che sloggiano il palazzo del linguaggio
la conoscenza tra le gambe
che cosa hai fatto del dono del sesso?
oh miei morti
li ho mangiati mi sono strozzata
non ne posso più di non poterne più
parole camuffate
tutto scivola
verso la nera liquefazione
e il cane di maldoror
questa notte in questo mondo
dove tutto è possibile
tranne
la poesia
parlo
sapendo che non si tratta di ciò
sempre non si tratta di ciò
oh aiutami a scrivere la poesia più prescindibile
quella che non serva nemmeno
a essere inservibile
aiutami a scrivere parole
in questa notte in questo mondo
Flora Alejandra Pizarnik
***
La poesia che non dico,
quella che non merito.
Paura di essere due
sulla via dello specchio:
qualcuno che dorme in me
mi mangia e mi beve.
***
no, la verità non è la musica
io, triste attesa di una parola
qual è il nome che cerco
e che cosa cerco?
non il nome della deità
non il nome dei nomi
ma i nomi precisi e preziosi
dei miei desideri nascosti
qualcosa in me mi punisce
da tutte le mie vite:
– Ti abbiamo dato tutto il necessario perché comprendessi
e hai preferito l’attesa,
come se tutto ti annunciasse la poesia
(quella che non scriverai mai perché è un giardino inaccessibile
sono solo venuta a vedere il giardino –)
BIOGRAFIA
Flora Alejandra Pizarnik
-FONTE- Rivista «Avamposto»
Le Poesie sono pubblicate dalla Rivista di Poesia «Avamposto»è uno spazio di ricerca, articolato in rubriche di approfondimento, che si propone di realizzare un dialogo vivo rivolto allo studio della poesia attraverso un approccio multidisciplinare, nella consapevolezza che una pluralità di prospettive sia maggiormente capace di restituirne la valenza, senza mai sfociare in atteggiamenti statici e gerarchizzanti. Ma «Avamposto» è anche un luogo di riflessione sulla crisi del linguaggio. L’obiettivo è interrogarne le ragioni, opponendo alla tirannia dell’immediatezza – e alla sciatteria con la quale viene spesso liquidata l’esperienza del verso – un’etica dello scavo e dello sforzo (nella parola, per la parola). Tramite l’esaltazione della lentezza e del diritto alla diversità, la rivista intende suggerire un’alternativa al ritmo fagocitante e all’omologazione culturale (e linguistica) del presente, promuovendo la scoperta di autori dimenticati o ritenuti, forse a torto, marginali, provando a rileggere poeti noti (talvolta prigionieri di luoghi comuni) e a vedere cosa si muove al di là della frontiera del già detto, per accogliere voci nuove con la curiosità e l’amore che questo tempo non riesce più a esprimere.
Contatti
Via Lupardini 4, 89121 Reggio Calabria (c/o Sergio Bertolino)
“Accanto ai tanti avvenimenti che ha vissuto per lo più da protagonista, Carla mostra ferma e autonoma capacità di giudizio e cattura il lettore con la freschezza del suo periodare. Fin dalle prime pagine. Esperienze di vita è davvero un libro bello e altamente educativo. Ci sono dei passaggi illuminanti perché non solo costituiscono il felice spaccato di un’epoca e dei suoi mutamenti, ma pure sintetizzano le qualità di una donna coerente e coraggiosa”
Breve biografia di Carla Calcatelli, nata a Corinaldo, nel dopoguerra è una militante politica del Partito Socialista, poi parte per Torino dove diventa una sindacalista che nella Cgil lotta per migliorare l’ambiente di lavoro e per i diritti delle donne.
VENTURA EDIZIONI Via A. da Brescia 15/a – 60019 -Senigallia (An) – Tel: + 3358444132 – Email: info@venturaedizioni.it
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