Il Novecento di Maria Luisa Berneri e Giovanna Caleffi
Editore Biblion
DESCRIZIONE del libri di Giorgio Sacchetti- Eretiche- Giovanna Caleffi (1897-1962) e Maria Luisa Berneri (1918-1949), sono principalmente conosciute come “moglie di” e “ figlia di” Camillo Berneri, noto intellettuale antifascista e militante anarchico assassinato dai comunisti staliniani durante la guerra civile in Spagna. Le figure e l’opera di queste due donne, il loro tragico percorso umano nell’Europa dei totalitarismi, la loro comune sensibilità politica e culturale, cosmopolita e transnazionale, ci propongono un’inconsueta, profonda visuale femminile e anarchica nel cuore del Novecento. Tra gli anni Trenta e Sessanta, prima con la giovane Maria Luisa esule in Francia e a Londra, poi – dopo la sua prematura scomparsa – nel secondo dopoguerra con la madre Giovanna, redattrice della rivista “Volontà” in Italia, si prospetta una sorprendente linea di continuità di pensiero e di critica antiautoritaria all’esistente di grande spessore, anticonvenzionale. Esuli, perseguitate, eretiche, vittime e testimoni in apparenza fragili della violenza e della disumanità dispiegate dalla grande Storia, ci lasciano, in continuità fra di loro e in una sequenza innaturale figlia-madre, uno sguardo sensibile e un anelito libertario sullo scenario sofferente della modernità, inseguendo ideali di felicità possibile e un riscatto alla “viltà delle moltitudini”.
Emily Dickinson-Poesie -Esistenzialista nel regno della “Possibilità”-
Nota e traduzioni a cura di Sarah Talita Silvestri-Rivista Atelier
EMILY DICKINSON
Rivista Atelier-Nota e traduzioni a cura di Sarah Talita Silvestri- Emily Dickinson-Esistenzialista nel regno della “Possibilità”, cresciuta in un ambiente calvinista, la poetessa di Amherst non decise una vita di solitudine, una vita di reclusione imposta per le delusioni della vita, la sua fu una scelta coerente, una selezione di spazi, circoscritti eppure immensi, e di interlocutori, una cernita fedele alla sua stessa essenza, che la traiettò lontana dai salotti letterari e da una vita mondana. Quando Emily Dickinson morì, il 15 maggio del 1886, nessuno sapeva che fosse una poetessa, a eccezione di una ristretta cerchia di familiari e amici. Soltanto dieci delle sue poesie erano state pubblicate mentre era in vita, tutte anonime e senza il suo consenso. Al suo funerale la maggior parte di coloro che la piangevano conoscevano di lei quella sua straordinaria capacità di coltivare fiori nella serra, che il padre Edward Dickinson le aveva costruito. Già all’età di 12 anni Emily era poietes e proprio tra gelsomini, narcisi, oleandri, gardenie e fragranti ossalidi, matura il seme della sua natura poetica. Era letteralmente un’artefice, sapeva fare tutto: un segnalibro, delle pantofole per il padre, faceva il pane, sapeva disegnare, i suoi temi a scuola erano conosciuti da tutti, suonava il pianoforte, amava improvvisare e sin da bambina in lei crebbe quella fascinazione per la catalogazione, la volontà di contribuire in un certo senso ad un ordine cosmico, di formulare un linguaggio simbolico che potesse competere in bellezza e varietà con la parola stessa. Potente come la marea e così difficile da delineare come donna impetuosa e sconfinata: Il mio bozzolo è stretto, mi chiamano i colori, / e sto cercando l’aria. /Già un’oscura capacità d’ali / mi fa sprezzare l’abito che indosso. La devozione, la passione, la gioia, la malinconia, la morte e la redenzione, il desiderio e la vacuità del successo, l’estasi e la scienza, tutto in lei si riversa e ogni sua ricerca verso il vero voga nel bacino dell’incertezza, oscilla tra gli estremi, stringendoli entrambi, accogliendoli dentro la sua immortalità.
Bibliografia
EMILY DICKINSON, Herbarium, Elliot 2006.
EMILY DICKINSON, Silenzi, a cura di B. Lanati, Feltrinelli 2018.
Emily Dickinson
Senza esitare recitai la mia sentenza,
esaminai attentamente
nella sua ultima postilla
se avessi commesso errori.
Il giorno, il come del disonore
e allora quel sacro formulario
“Dio abbia misericordia” dell’Anima
fu il responso della Giuria.
Ho reso impudente la mia anima – coi suoi eccessi –
perché infine non fosse Agonia inattesa,
ma conoscendo la Morte
si accogliessero l’un l’altra come placidi amici
che senza un gesto si salutano e vanno avanti
e così risolvere per sempre la questione.
(412)
I read my sentence—steadily—
Reviewed it with my eyes,
To see that I made no mistake
In its extremest clause—
The Date, and manner, of the shame—
And then the Pious Form
That “God have mercy” on the Soul
The Jury voted Him—
I made my soul familiar—with her extremity—
That at the last, it should not be a novel Agony—
But she, and Death, acquainted—
Meet tranquilly, as friends—
Salute, and pass, without a Hint—
And there, the Matter ends—
(412)
*
La fama è così bramata
da coloro che mai hanno raggiunto il successo.
Per capire l’ambrosia
è necessario il dolente bisogno.
Neppure uno della livida armata
che oggi ha afferrato il vessillo
può definire tanto bene
cosa sia Vittoria
come colui che vinto – morente –
sente erompere
limpide e agonizzanti
le remote melodie del trionfo.
(67)
***
Success is counted sweetest
By those who ne’er succeed.
To comprehend a nectar
Requires sorest need.
Not one of all the purple Host
Who took the Flag today
Can tell the definition
So clear of victory
As he defeated – dying –
On whose forbidden ear
The distant strains of triumph
Burst agonized and clear!
(67)
*
Accordava le sue sublimi parole come lamine –
luccicanti splendevano –
e ciascuna denudava un nervo
o si mostravano licenziose con le ossa –
Lei mai aveva pensato di far del male –
Quella – non è una questione di acciaio –
un volgare sberleffo della carne –
che a malapena le creature reggono –
Desiderare è umano – mai discreto –
Una lastra sugli occhi
vetusta consuetudine il morire –
schiudersi appena – per scomparire.
(479)
She dealt her pretty words like Blades—
How glittering they shone—
And every One unbared a Nerve
Or wantoned with a Bone—
She never deemed—she hurt—
That—is not Steel’s Affair—
A vulgar grimace in the Flesh—
How ill the Creatures bear—
To Ache is human—not polite—
The Film upon the eye
Mortality’s old Custom—
Just locking up—to Die.
(479)
*
Esiste una certa inclinazione della luce,
pomeriggi invernali –
che schiaccia come macigno
sinfonico di cattedrali –
Dolore del cielo, concedici –
di non trovare infamia,
solo il divario interiore
dove abita il senso –
Nessuno può insegnarla, qualunque
sia l’afflizione che suggella
un tormento imperiale
infuso dall’aria –
Quando giunge, la vista ascolta –
le ombre – smettono di respirare –
quando va via è come la lontananza
dentro gli occhi dei morti –
(258)
***
There’s a certain Slant of light,
Winter Afternoons,
That oppresses, like the Heft
Of Cathedral Tunes.
Heavenly Hurt, it gives us –
We can find no scar,
But internal difference
Where the Meanings are.
None may teach it Any –
‘Tis the Seal Despair –
An imperial affliction
Sent us of the Air –
When it comes, the Landscape listens –
Shadows – hold their breath –
When it goes, ‘tis like the Distance
On the look of Death.
(258)
Fonte foto in evidenza: Emily Dickinson nel dagherrotipo ripreso fra il 1846 e il 1847, restaurato nel XXI secolo. La fotografia fu scattata al College di Mount Holyoke nel cui archivio è stata ritrovata, ed è una delle due immagini fotografiche autenticate e di certa identificazione. (da Wikipedia)
Emily Elizabeth Dickinson
Rivista Atelier
La rivista «Atelier» ha periodicità trimestrale (marzo, giugno, settembre, dicembre) e si occupa di letteratura contemporanea. Ha due redazioni: una che lavora per la rivista cartacea trimestrale e una che cura il sito Online e i suoi contenuti. Il nome (in origine “laboratorio dove si lavora il legno”) allude a un luogo di confronto e impegno operativo, aperto alla realtà. Si è distinta in questi anni, conquistandosi un posto preminente fra i periodici militanti, per il rigore critico e l’accurato scandaglio delle voci contemporanee. In particolare, si è resa levatrice di una generazione di poeti (si veda, per esempio, la pubblicazione dell’antologia L’Opera comune, la prima antologia dedicata ai poeti nati negli anni Settanta, cui hanno fatto seguito molte pubblicazioni analoghe). Si ricordano anche diversi numeri monografici: un Omaggio alla poesia contemporanea con i poeti italiani delle ultime generazioni (n. 10), gli atti di un convegno che ha radunato “la generazione dei nati negli anni Settanta” (La responsabilità della poesia, n. 24), un omaggio alla poesia europea con testi di poeti giovani e interventi di autori già affermati (Giovane poesia europea, n. 30), un’antologia di racconti di scrittori italiani emergenti (Racconti italiani, n. 38), un numero dedicato al tema “Poesia e conoscenza” (Che ne sanno i poeti?, n. 50).
Direttore generale e responsabile: Giuliano Ladolfi Coordinatore delle redazioni: Luca Ariano
Redazione Online
Direttore: Giovanni Ibello Caporedattrice: Valentina Furlotti Redazione: Giovanna Rosadini, Gisella Blanco, Sarah Talita Silvestri, Massimo D’Arcangelo, Piero Toto, Emanuele Canzaniello, Giovanni Di Benedetto, Silvia Patrizio, Mattia Tarantino. Collaboratori ed ex collaboratori: Michele Bordoni, Gerardo Masuccio, Antonio Fiori, Matteo Pupillo, Giulio Maffii, Daniele Costantini, Francesca Coppola, Mario Famularo, Paola Mancinelli, Lucrezia Lombardo.
Redazione Cartaceo
Direttore: Giovanna Rosadini Redazione: Mario Famularo, Giulio Greco, Alessio Zanichelli, Giuseppe Carracchia, Carlo Ragliani, Eleonora Rimolo.
Poetessa e scrittrice cinese Yin Xiaoyuan -“Pulcinella di mare”-
Traduzione e cura di Gabriella Sica-Rivista Atelier-.
Pulcinella di mare –“Holtasóley”. È così che gli islandesi chiamano i fiori d’avena di montagna che sbocciano ai tuoi piedi palmati proprio in questo momento. Il tuo colore arancione corallo fu creato dopo l’ultima glaciazione, per questo si dice che riesci a udire la circolazione di ghiaccio e sale tra la corrente del Nord Atlantico e la corrente della Groenlandia orientale quando si spezza contro una stalattite sul fondo del mare
Sei indaffarata a raccogliere aria fresca sopra le scogliere: lupini, timo islandese “Blóðberg” e ranuncoli di cristalli di ghiaccio. I venti precipitavano qui dentro come vortici di petali. Provocati dai fulmini di regioni d’alta quota.
I tuoni che rotolano verso Vatnajökull o Kleifarvatn suonano finendo. Anche la peluria sulla tua pancia te lo dice:
Il Circolo Polare Artico era inghirlandato di piccole pozze di luce giallo limone, da Ofotfjord a Svolvær a Aurlandsfjord e alle Lofoten
La fauna e la flora prosperano nella Sua mite grazia: stercorari artici, gabbiani dalla coda nera e lepri artiche che lasciano in eredità misteriose tane tra loro collegate ai loro discendenti
Le isole Westman sono come un fungo degli alberi: strati di colori sfumati. Ti allontani dalla costa e i riflessi delle tue piume impermeabili diventano una tentazione per le anguille di sabbia su un fondale marino
Sarebbe un appuntamento che infrange la barriera in molte dimensioni: le anime che vivono in silenzio e solitudine sul fondo dell’oceano non sanno come il tuo becco fluorescente che brilla sotto la luce ultravioletta pettina i loro sottili fantasmi, quasi invisibili agli occhi umani
200 piedi sott’acqua. Battito d’ali 400 volte al minuto. Dall’alto ti tuffi nella profondità più oscura: come un imbuto di onde sonore. Sembra che non capiscano tutto questo: come un clown dalla faccia tinta di oshiroi con coccarde gialle rugose agli angoli della bocca sta sfondando la superficie dell’acqua morta, troppo veloce per percepirne lo scopo
Non c’è niente come il sensuale contatto visivo nei poster di “Forma dell’acqua”. L’intruso rimane qui solo 20 secondi sotto l’alta pressione dell’acqua, lasciando una traccia il cui punto di partenza viene presto cancellato mentre il punto finale continua ad allungarsi
I tuoi compagni affondano nella sabbia come rossetti ruotanti, che rifiutano di prodigare i loro colori.
Pendono su entrambi i lati del becco una specie di piccole nappe: fili di luci colorate. I pesci d’acqua fredda con rastrelli branchiali e spine dorsali diventano lisci come la seta quando escono dall’acqua. L’oceano diventa un calice
quando lo strato di fluido fluorescente sul suo fondo viene aspirato, il livello dell’acqua scende. Ma ora c’è una nuova pellicola trasparente all’orizzonte: come stami o antenne di insetti galleggianti
Tutto ciò che c’è tra il cielo e la terra scorre in una clessidra, che viene capovolta a intervalli prestabiliti, quando la luce sconfigge l’estasi
la ghiandola lacrimale sanguina nella cavità nasale. Così è il sale, come una rosa recisa risucchiata nell’oceano di fiori, lasciando solo increspature concentriche nell’aria.
*
[28] Fratercula Arctica 大西洋角嘴海雀
(Atlantic Puffin)
“Holtasóley”. That is what the Icelanders call the mountain avens flowers blooming by your webbed feet this very moment. Your coral orange color was created during the Last Deglaciation, so it is said you can hear the circulation of ice and salt between North Atlantic Drift and East Greenland Current snapping on a brinicle on the sea floor
You are busy collecting cool air over the cliffs: lupins, Icelandic thymes “Blóðberg” and crystal glacier buttercups. The winds fell into here like whirlpools of petals. Lightning of high altitude regions has activated them
Thunder rolling towards Vatnajökull or Kleifarvatn sound sleepy. Even the fuzz on your belly can tell it:
The Arctic Circle was garlanded with small pools of lemon yellow light, from Ofotfjord to Svolvær to Aurlandsfjord to Lofoten
All fauna and flora are thriving in His balmy grace here: Arctic skuas, black-tailed gulls and polar rabbits who leave mysterious chained holes as a heritage to their descendants
Westman Islands are like crab-of-the-woods: layers of gradient colors. You take off from the coast and the reflections of your waterproof feathers become a temptation to the sand eels standing on a seabed
That would be a rendezvous that shatters barriers between dimensions: souls living in silence and solitude at the bottom of the ocean do not know: how your fluorescent beak that glows under UV light combs through their slender ghosts—which are almost invisible to human eyes
200 feet underwater. Wings flapping 400 times per minute. You are diving to the darkest depth from on high: like a funnel of sound waves. They do not seem to understand all this: how an oshiroi-faced clown with yellow wrinkled rosettes on the corners of his mouth is breaking through the surface of dead water, too swift for you to perceive its purpose
There is nothing like the amorous eye contact in “The Shape of Water” posters. The intruder stays only 20s here under high water pressure–leaving a track whose starting point is soon erased while the ending point kept stretching
Your companions sink into the sand like lipsticks twisted back, refusing to lavish their colors
They hang on both sides of your beak like tassels: strings of colored lights. Cold-water fishes with gill rakers and spines become as smooth as silk when coming out of water. The ocean becomes a goblet
when the layer of fluorescent fluid on its bottom is suctioned, the water level falls. But there is a new transparent film on its horizon now: like floating stamens or antennae
Everything between heaven and earth flows in a sandglass, which is turned upside-down at set intervals, and when light defeats ecstasy
the lacrimal gland bleeds into the nasal cavity. So is salt, like a cut rose drawn back into the ocean of flowers, leaving only concentric ripples out in the air.
Yin Xiaoyuan (“殷晓媛” in cinese), poetessa e scrittrice cinese
Yin Xiaoyuan (“殷晓媛” in cinese), poetessa e scrittrice, è fondatrice di una Scuola Enciclopedica di Poesia (2007), è membro di un’Associazione degli Scrittori in Cina, di un’Associazione dei Traduttori della Cina e di un Istituto di Poesia. Ha pubblicato undici libri tra cui cinque raccolte di poesia: Ephemeral Memories (Dazhong literature & art Publishing, 2010), Beyond the Tzolk’in (China Federation of Literary and Art Publishing House, 2013), Avant-garde Trilogy (Tuanjie Publishing House, 2015), Agent d’ensemencement des nuages (Encyclopedic Poetry School’10th Anniversary Series) e Cloud Seeding Agent (Pinyon Publishing USA, 2023). La poesia Pulcinella di mare è la n. 28 da The Ornithological Atlas e “Fratercula arctica” è il nome scientifico dell’uccello secondo la classificazione di Linneo riportata anche da Wikipedia. In traduzione italiana Yin Xiaoyuan ha pubblicato su alcune riviste, tra cui “Poesia. Nuova serie”, n. 11 e “larecherche.it”.
Gabriella Sica – Premio Strega Poesia
Gabriella Sica, originaria della Tuscia, vive a Roma. Ha ideato e diretto “Prato Pagano” (1979-1987). Ha pubblicato libri in versi da La famosa vita (1986) ai recenti Tu io e Montale a cena (2019), Poesie d’aria (2022) e, in via di pubblicazione, La fabouleuse vie (2024). Ha pubblicato anche libri in prosa da Sia datocredito all’invisibile. Prose e saggi (2000) a Cara Europa che ci guardi. 1915-2015 (2015). Sono visibili sulla piattaforma RaiPlay sei docufilm realizzati sui poeti del Novecento. Ha tradotto poesie di Saffo, Archia, Virgilio, Emily Dickinson, John Keats, Costantin Kavafis, Patrick Kavanagh.
Rivista Atelier
La rivista «Atelier» ha periodicità trimestrale (marzo, giugno, settembre, dicembre) e si occupa di letteratura contemporanea. Ha due redazioni: una che lavora per la rivista cartacea trimestrale e una che cura il sito Online e i suoi contenuti. Il nome (in origine “laboratorio dove si lavora il legno”) allude a un luogo di confronto e impegno operativo, aperto alla realtà. Si è distinta in questi anni, conquistandosi un posto preminente fra i periodici militanti, per il rigore critico e l’accurato scandaglio delle voci contemporanee. In particolare, si è resa levatrice di una generazione di poeti (si veda, per esempio, la pubblicazione dell’antologia L’Opera comune, la prima antologia dedicata ai poeti nati negli anni Settanta, cui hanno fatto seguito molte pubblicazioni analoghe). Si ricordano anche diversi numeri monografici: un Omaggio alla poesia contemporanea con i poeti italiani delle ultime generazioni (n. 10), gli atti di un convegno che ha radunato “la generazione dei nati negli anni Settanta” (La responsabilità della poesia, n. 24), un omaggio alla poesia europea con testi di poeti giovani e interventi di autori già affermati (Giovane poesia europea, n. 30), un’antologia di racconti di scrittori italiani emergenti (Racconti italiani, n. 38), un numero dedicato al tema “Poesia e conoscenza” (Che ne sanno i poeti?, n. 50).
Direttore generale e responsabile: Giuliano Ladolfi Coordinatore delle redazioni: Luca Ariano
Redazione Online
Direttore: Giovanni Ibello Caporedattrice: Valentina Furlotti Redazione: Giovanna Rosadini, Gisella Blanco, Sarah Talita Silvestri, Massimo D’Arcangelo, Piero Toto, Emanuele Canzaniello, Giovanni Di Benedetto, Silvia Patrizio, Mattia Tarantino. Collaboratori ed ex collaboratori: Michele Bordoni, Gerardo Masuccio, Antonio Fiori, Matteo Pupillo, Giulio Maffii, Daniele Costantini, Francesca Coppola, Mario Famularo, Paola Mancinelli, Lucrezia Lombardo.
Redazione Cartaceo
Direttore: Giovanna Rosadini Redazione: Mario Famularo, Giulio Greco, Alessio Zanichelli, Giuseppe Carracchia, Carlo Ragliani, Eleonora Rimolo.
Roma-Concerto di Natale a San Paolo entro le Mura-Mozart, Mendelssohn e Haendel-
Roma-Prenota subito i tuoi biglietti per il nostro Concerto di Natale a Roma! Vivete la magia del Natale e lasciatevi emozionare dai canti e dalle melodie tradizionali di W. A. Mozart, F. Mendelssohn e G. F. Haendel, interpretati dalle superbe voci del soprano Giulia Presti e del tenore Emil Alekperov.
Inizio concerto ore 20:30. Fine ore 22:00.
Indirizzo: Chiesa di San Paolo entro le Mura – Via Nazionale 16 /A, Roma 00187.
Come arrivare: Metro: Linea A Repubblica – Linea B Termini
Bus: Linee 40, 60, 64, 70, 170
Opera e Lirica vi invita a partecipare, come da tradizione, al concerto di Natale a Roma! Lasciatevi trasportare dalle voci del soprano Giulia Presti e del tenore Emil Alekperov. Le loro voci coinvolgenti daranno vita a un magico repertorio con brani della tradizione natalizia e melodie di W. A. Mozart, F. Mendelssohn e G. F. Haendel. Il pubblico sarà accompagnato in un viaggio musicale per riscoprire il calore e la spiritualità di questa festività.
Tra i brani in programma, non potranno mancare i grandi classici come “Silent Night”, “Adeste Fideles”, “Tu scendi dalle stelle” e “Jingle Bells”. È l’occasione perfetta per trascorrere una serata all’insegna della tradizione.
San Paolo entro le Mura è una chiesa anglicana del IXX secolo situata nel centro di Roma e da sempre ospita concerti di musica classica, grazie alla sua raffinata acustica. Costruita nel 1873, è stata la prima chiesa romana non cattolica sorta nel centro di Roma. L’atmosfera diventa incredibilmente magica di notte, quando la luce della luna che attraversa i rosoni e le candele lungo la navata illuminano l’ambiente in un religioso silenzio. Sarà impossibile non abbandonarsi alla bellezza delle canzoni della tradizione natalizia che risuonano in questo luogo così suggestivo.
Concerto di Natale 2024-soprano Giulia Presti – tenore Emil Alekperov
ARTISTI
Primo Violino: Elvin Dhimitri
Soprano: Giulia Presti
Tenore: Emil Alekperov
Ensemble di Opera e Lirica
PRIMA PARTE
WOLFANG AMADEUS MOZART – Eine Kleine Nachtmusik
Adeste Fideles – musica tradizionale
ALFONSO MARIA DE’ LIGUORI – Tu scendi dalle stelle
Noel – musica tradizionale
PACHELBEL – Canone
ALFONSO MARIA DE’ LIGUORI – Fermarono i cieli
ADOLPHE ADAM – Minuit Chrétien
GIULIO CACCINI – Ave Maria
GEORG FRIEDRICH HÄNDEL – Water Music
FRANÇOIS CUPERIN – In Notte Placida
FELIX MENDELSSOHN – Hark The Herald Angels Sing
SECONDA PARTE
JOHANN STRAUSS – Sul Bel Danubio Blu
FRANZ XAVER GRUBER – Silent Night
IRVING BERLIN – White Christmas
JOHN LENNON – War Is Over
JULE STYNE – Let It Snow
ARCANGELO CORELLI – Pastorale
Angeli Delle Campagne – musica tradizionale
JAMES LORD PIERPONT – Jingle Bells
JOHANN STRAUSS – Radetzky March
Informazioni, orari e prezzi
INFO UTILI:
Concerto di Natale a San Paolo entro le Mura
19 dicembre 2024
-La tirannia della bellezza nella Roma dei Borgia-
Casa Editrice Bompiani
Una biografia di Giulia Farnese storica sorprendente come un romanzo: la vita piena di intrighi e colpi di scena della nobildonna che al pari di Lucrezia Borgia segnò un’epoca. Una biografia storica sorprendente come un romanzo: la vita piena di intrighi e colpi di scena della nobildonna che al pari di Lucrezia Borgia segnò un’epoca. I libri di storia riservano uno spazio residuale alle figure femminili soprattutto dell’antichità e dell’epoca moderna. Giulia Farnese, nata a Capodimonte nel 1475 e morta nel 1524 a Roma, meglio nota come Giulia la Bella, è una delle rare eccezioni. E a buon diritto: non solo la sua avvenenza catturò l’attenzione di papa Alessandro VI ma grazie allo stretto rapporto con la curia papale si spalancarono davanti alla famiglia Farnese le strade del potere. In meno di cinquant’anni con una serie di coraggiose scelte di vita, fortunati incontri e giochi di palazzo rese il nome dei Farnese un riferimento imprescindibile per i secoli successivi in una Roma dominata dai Borgia e da numerose casate in lotta per ricchezza e onore.
Casa Editrice Bompiani
La casa editrice Bompiani, fondata da Valentino Bompiani nel 1929, si è presentata fin da subito al pubblico con un forte progetto di apertura alle esperienze narrative non solo italiane.Ne è testimone l’antologia Americana curata nel 1941 da Elio Vittorini, che ha rappresentato uno spartiacque per la nostra cultura e un modello di esplorazione delle ricerche espressive d’oltreoceano. Questo progetto ha continuato a caratterizzare l’evoluzione della casa editrice nei decenni a venire. L’attenzione, a tutt’oggi, si concentra sulla narrativa e saggistica, sia italiana che straniera, in particolare con le collane: “Letteraria italiana” e “Letteraria straniera” per la narrativa; e “Saggi Bompiani”, “Bompiani Overlook”, “PasSaggi”, per la saggistica. Le collane “Classici Bompiani”, “Classici della Letteratura europea” e “Il pensiero occidentale” sono volti alla valorizzazione di autori e opere imprescindibili del nostro patrimonio letterario. I “Tascabili Bompiani” custodiscono il patrimonio letterario della casa editrice, patrimonio che viene arricchito e rinnovato continuamente. Bompiani pubblica anche la rivista letteraria Panta (il cui nome è stato scelto da Alberto Moravia) – fondata da Pier Vittorio Tondelli, Alain Elkann, Elisabetta Rasy ed Elisabetta Sgarbi – che costituisce un’officina narrativa in cui sono cresciute e crescono alcune tra le nuove voci del panorama letterario. Fra gli autori del catalogo ricordiamo, tra gli altri, Umberto Eco (che con Bompiani ha pubblicato anche il notissimo Il nome della Rosa), Paulo Coelho, John R. R. Tolkien, Susanna Tamaro, Andrea De Carlo.
Anselmo Pagani- Margherita Hack-La “Signora delle stelle”
Margherita Hack-La “Signora delle stelle” non poteva che vedere la luce in via delle Cento Stelle, a Firenze, città del Sommo Poeta che, per sottolineare come le tenebre infernali fossero ormai soltanto un brutto ricordo, tirò un sospiro di sollievo tanto profondo, che pare persino di udirlo, quando finalmente uscì “a riveder le stelle”.
Tuttavia, il filo che legò Margherita Hack, nata il 12 giugno del 1922, agli astri celesti non si ridusse ad un semplice gioco di parole, ma si concretizzò in un connubio destinato a durare per tutta la vita di questa donna che della libertà e della laicità fece i pilastri sui quali poggiare il suo incessante impegno per la promozione dei diritti civili, la tutela dell’ambiente e la cura degli animali.
Figlia di padre protestante e madre cattolica, fu instradata dai genitori, entrambi insoddisfatti delle religioni tradizionali, verso lo studio della teosofia, dottrina filosofico-religiosa che combina la conoscenza mistica con l’indagine scientifica, predicando il rispetto di tutti gli esseri viventi.
Diplomatasi al liceo classico nel 1940, nella sua città natale frequentò i corsi di fisica laureandosi nel 1945 con una tesi sulle Cefeidi, un particolare tipo di stelle da lei lungamente studiate presso l’Osservatorio di Arcetri, dove Margherita ebbe modo di respirare la stessa aria che fu di Galileo, la cui eredità avrebbe enormemente influenzato il suo lavoro.
Sposatasi con Aldo De Rosa, al quale sarebbe rimasta legata per oltre settant’anni, nel 1951 si trasferì a Milano, presso la cui Università vinse un concorso come assistente, iniziando a lavorare all’Osservatorio di Merate, dove a quei tempi si trovava il secondo più grande telescopio d’Italia.
Grazie ai suoi oltre 250 scritti d’astrofisica e radioastronomia, oltre che alle sempre più frequenti collaborazioni con le principali Università del mondo, la Hack a poco a poco si guadagnò una fama planetaria e nel 1964 divenne la prima donna in Italia a dirigere un Osservatorio: quello di Trieste.
I suoi studi sono a tutt’oggi considerati una pietra miliare non solo per la misurazione della distanza degli infiniti spazi interstellari, ma anche per lo sviluppo dell’astronomia a raggi ultravioletti, grazie ai quali è possibile osservare fenomeni altrimenti invisibili quali la nascita e la morte delle stelle.
Oltreché validissima scienziata, Margherita fu anche una grande sportiva che in gioventù giocò a pallacanestro ed eccelse in atletica leggera (specialmente nel salto in alto e in lungo), mentre per tutta la vita sarebbe rimasta un’accesissima tifosa della Fiorentina.
Strenua paladina dei diritti civili, quando ancora di queste tematiche si discuteva sottovoce, si espose in diverse occasioni a chiare lettere in favore dell’eutanasia e dei diritti delle persone omosessuali, affermando fra l’altro che: “E’ un grande segno d’ignoranza discriminare i diversi e non capire che siamo tutti uguali. Il Parlamento dovrebbe avere la capacità di far rispettare la Costituzione, che di per sé garantisce la piena uguaglianza”.
Lo scorso anno, in occasione del centenario della nascita, il Comune di Milano le ha dedicato una statua bronzea che la raffigura in un atto a lei caro, quello di mimare l’osservazione delle stelle con un cannocchiale.
Margherita Hack, scienziata, donna libera e pioniera di tante battaglie non violente ci ha lasciati dieci anni or sono, il 29 giugno del 2013, ma la sua eredità ancora ci accompagna, indicandoci il cammino verso la piena promozione dei diritti civili che, dopo tutto, rimane quello illuminato dalle stelle.
RENT- IL MUSICAL di Jonathan Larson-Regia: Eric Paterniani
Roma- Teatro Lo SpazioGiovani artisti che lottano contro il rampante rincaro degli affitti, mentre una malattia invisibile minaccia la vita di tante, troppe persone. uno spettacolo immortale, Jonathan Larson scrive questa opera rock struggente e dalle musiche indimenticabili, ravvivando lo spirito de la Bohème. La regia è di Eric Paterniani e le traduzioni di questa nuova versione italiana sono a cura di Tiziana De Amicis. L’opera è composta da oltre 40 brani, tra cui alcuni che hanno fatto la storia del Musical moderno come Seasons of Love. La direzione musicale è affidata a Mirko Basile, mentre la direzione corale e coreografica ad Irene Egidi.
RENT- IL MUSICAL di Jonathan Larson –
Giovani artisti che lottano contro il rampante rincaro degli affitti, mentre una malattia invisibile minaccia la vita di tante, troppe persone. Se suona familiare è perché RENT è uno spettacolo immortale. Jonathan Larson scrive questa opera rock toccante e dalle musiche indimenticabili ravvivando lo spirito de La Bohème.
I due coinquilini Roger e Mark vengono sfrattati la vigilia di Natale: non sanno che la serie di coincidenze che capiteranno quella notte, tra incontri fortuiti, attivismo politico e colpi di fulmine, li porterà a vivere un anno in cui capiranno che la vita va vissuta immediatamente e a pieno.
Una New York dell’inizio degli anni ‘90 ci mostra senza pudore l’intolleranza verso le persone che hanno contratto l’AIDS, la tossicodipendenza ed i senzatetto, ma anche la fratellanza, l’amore e la speranza che possono germogliare tra il cemento di questa città.
Per il centenario della morte di Puccini, che ha ispirato Larson nella creazione di RENT, vincitore del premio Pulitzer, Romeway Company riporta a Roma il musical di Broadway che ha rivoluzionato il modo di andare a teatro rendendosi accessibile a tutte le fasce popolari, portando un’ondata di rock in un intreccio di storie universali, con cui è impossibile non identificarsi.
RENT- IL MUSICAL di Jonathan Larson –
RENT- IL MUSICAL di Jonathan Larson –
RENT
IL MUSICAL
di Jonathan Larson
Regia: Eric Paterniani
RENT- IL MUSICAL di Jonathan Larson –
con Giovanni Alaimo, Mirko Basile, Jacopo Bargnesi Hassan, Tiziana De Amicis, Matteo Di Pinto, Harris Donninelli, Irene Egidi, Beatrice Melessim Esmel, Sara Ferretti, Edoardo Messina, Veronica Nolte, Eric Paterniani, Maria Vittoria Piconi, Lucia Tarabella, Valerio Saverino, Andrea Stocchino, Beatrice Zorzan
Libretto, Musica e Testi – Jonathan Larson
Direzione Musicale – Mirko Basile
Direzione Corale e Coreografica – Irene Egidi
Traduzioni – Tiziana De Amicis, Mirko Basile, Irene Egidi e Eric Paterniani
Aiuto Regia – Veronica Nolte
Arrangiamenti Musicali – Steve Skinner
Supervisione Musicale e Arrangiamenti Aggiuntivi – Tim Weil
Museo di Fotografia Contemporanea e l’Archivio Basilico-La Mostra
Gabriele Basilico. Roma-
Roma-L a Mostra Gabriele Basilico-La Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura, in collaborazione con il Museo Nazionale Romano – Palazzo Altemps, il MUFOCO – Museo di Fotografia Contemporanea e l’Archivio Basilico, presenta Gabriele Basilico. Roma. La mostra restituisce, in occasione dell’ottantesimo anniversario dalla nascita del grande maestro della fotografia italiana, un inedito spaccato della sua ricerca visiva. L’esposizione apre al pubblico da giovedì 12 dicembre 2024 a domenica 23 febbraio 2025 nelle sale di Palazzo Altemps a Roma. Curata da Matteo Balduzzi e Giovanna Calvenzi, la mostra presenta per la prima volta al pubblico un itinerario che attraversa le principali ricerche realizzate da Gabriele Basilico su Roma, città profondamente amata e intensamente frequentata dal fotografo milanese. Una selezione di oltre cinquanta opere in un percorso narrativo pensato appositamente per dialogare con gli spazi di Palazzo Altemps, le cui sale stabiliscono una relazione diretta con i soggetti delle fotografie in mostra. Filo conduttore dell’esposizione è il legame tra Gabriele Basilico e la Città Eterna, costruito grazie a venti incarichi professionali ricevuti dal fotografo tra il 1985 e il 2011 e alle numerose campagne fotografiche che ne sono scaturite.
MNR Palazzo Altemps
dal 12.12.2024 al 23.02.2025
dal martedì alla domenica, dalle ore 9.30 alle ore 19.00,
ultimo ingresso ore 18.00
Museo Nazionale Romano
Via di Sant’Apollinare, 8 – 00186 Roma
tel. 06.684851
fax 06.6897091
C.F. 97902780580
Il Museo Nazionale Romano fu istituito il 7 marzo del 1889.
La creazione di un “Museo delle Antichità nella Capitale del Regno” fu un’esigenza avvertita non appena Roma divenne la Capitale d’Italia nel 1870. Con l’espansione urbanistica volta ad adeguare la città al suo nuovo ruolo di capitale, si rinvennero numerose opere, spesso di eccezionale valore artistico; si confermava così la necessità di realizzare un museo in cui esporre e raccontare la grandezza del passato celebrando l’ambizione di un Paese finalmente unito.
La scelta cadde sulle Terme di Diocleziano e su parte del chiostro michelangiolesco, già utilizzato come deposito dei materiali archeologici rinvenuti nel corso della costruzione del vicino Ministero delle Finanze. Nel Museo confluirono inoltre numerosi altri materiali provenienti da raccolte preesistenti, come il Museo Kircheriano, e dalle acquisizioni di sculture e collezioni di rilievo appartenute a nobili famiglie romane, tra cui la celebre Collezione Ludovisi. Al momento della sua istituzione, il Museo dispose di una minima parte degli ambienti Terme, occupate dalle più varie istituzioni e attività, dall’ Ospizio Margherita di Savoia per i poveri ciechi, negli spazi appartenuti alla Certosa, al celebre Caffè Concerto Al Diocleziano nell’Aula V. La scelta del Comitato Esecutivo per le Feste commemorative del 1911 in Roma di ospitare nelle Terme di Diocleziano la Grande Mostra Archeologica per le celebrazioni dei 50 anni dell’Unità di Italia rappresentò un’importante occasione per liberare l’intero complesso e riportarlo alla sua dimensione originaria di monumento archeologico.
Un nuovo capitolo della storia del Museo si aprì agli inizi degli anni Ottanta del secolo scorso. Grazie alla Legge speciale per le antichità di Roma del 1981 furono acquistati Palazzo Altemps, Palazzo Massimo e l’intero isolato della Crypta Balbi, mentre le Terme di Diocleziano furono interessate da importanti lavori di restauro. Il Museo fu quindi riorganizzato in quattro sedi, ognuna con la propria specificità: Palazzo Altemps, aristocratica dimora cinquecentesca, fu dedicato alle collezioni storiche e al racconto del collezionismo mentre a Palazzo Massimo furono esposti i capolavori della produzione artistica romana rinvenuti nella città di Roma e del suo territorio. Le Terme di Diocleziano, con i suoi monumentali spazi, accolsero il Museo della Comunicazione Scritta dei Romani e il Museo di Protostoria dei Popoli Latini. A seguito di una sistematica ricerca archeologica, fu allestita la sede della Crypta Balbi e la relativa area archeologica. A Palazzo Massimo fu inoltre trasferito alla fine degli anni Novanta il Medagliere del Museo Nazionale Romano, istituito alla fine dell’Ottocento per raccogliere i materiali numismatici provenienti dal territorio di Roma e del Lazio, e giunto a contare oggi nelle proprie collezioni oltre mezzo milione di pezzi. L’organizzazione in quattro sedi è stata mantenuta anche con il DM del 23 gennaio 2016, che ha reso il Museo Nazionale Romano uno degli istituti di rilevante interesse nazionale, dotato di autonomia speciale.
Gian Piero Stefanoni -Ante editoriale: “La co-stanza del cielo”
Rivista L’Altrove
Gian Piero Stefanoni
L’AUTORE–Gian Piero Stefanoni, nato a Roma nel 1967 dove si è laureato in Lettere moderne, ha esordito nel 1999 con In suo corpo vivo (Arlem edizioni, premio “Thionville” sezione poesia in lingua italiana e “V.M Rippo” del comune di Spoleto per l’opera prima) a cui (oltre ad alcuni in digitale) a cui tra cartaceo ed ebook sono seguiti una decina di titoli. Suoi testi oltre che essere stati pubblicati in antologie e riviste del settore sono stati tradotti e pubblicati in Francia, Spagna, Malta, Grecia, Cile, Venezuela, Argentina oltre che in diversi dialetti e lingue minoritarie d’Italia. Sulla sua poesia, su cui è uscita nel 2023 la lettura di Francesco Di Ciaccia Di novembre (alveo) e la poetica dell’aderenza (Stampa Eliografica Correggio, col supporto nominativo dell’Archivio dei Cappuccini Lombardi) ama ricordare i riconoscimenti più lontani, il “Via di Ripetta” e “Dario Bellezza” nel 1997 e l’ultimo nella sezione poesia religiosa di “Arte in versi” nel 2021, tutti per l’inedito.
Già collaboratore con “Pietraserena” e “Viaggiando in autostrada” è stato redattore della rivista di letteratura multiculturale “Caffè” e, per la poesia, della rivista teatrale “Tempi moderni”. Dal 2013 sempre per la poesia è recensore di poesia per “LaRecherche.it” (per i cui ebook è uscito nel 2017 il lavoro sulla poesia in dialetto della provincia di Chieti La terra che snida ai perdoni) e dal 2014 giurato del Premio “Il giardino di Babuk- Proust en Italie”. Nel 2024, infine, per la Ideostampa di Colli al Metauro è uscito un breve studio sulla poesia italiana a cavallo tra novecento e nuovo millennio, All’altezza degli occhi e il ricordo Lettere da Malta, Oliver Friggieri e me. Collabora con il blog di Nazario Pardini “Alla volta di Leucade”.
TUTTI GLI ADDOMESTICABILI MONDI
Tutti gli addomesticabili mondi e gli ordini eternamente riferibili ma sotto qualcuno ha parcheggiato di nuovo di fronte all’uscita – e il mare non ha confini non accettando più di bussare.
Così, nel sonno, sei ancora tu l’intruso, l’occhio lungo la spina di pesce, la notte senza riflessi nel giorno che cede alla sete.
TU CREDI
Tu credi ma il vento in te non può riposare né adagiarsi la nuvola o l’albero finalmente alla sua maturata infanzia dare respiro nel piccolo nido.
Tu credi ma non riesce a passare – basso allo sguardo – il sole, l’oriente.
DEL CUORE
Ha le ossa fragili, le cartilagini a tempo, nel busto il silenzio della frana.
Ma non cede nel suo quieto vigore, nell’azione di forza da cui ascende il cielo contemplato dalla ruga, il grasso d’anima sola.
Perché un inizio questo Dio di pietra, un inizio questa visione del tutto che lentamente nella separazione ci consuma.
SACRAMENTO
Il fiore non ha lastre, non ha nebbia, chiaro l’odore nel riflesso composito della radice.
Sciolta alla trasparenza della terra, la luce nella forma dello stelo.
CAMMINANTI
Non teme chi non ha vita ma sposta l’altare – alza il numero nell’ammonizione adesso visibile dei ricoveri e delle piazze fasciate.
Non è pensabile in noi ciò che allo specchio riappare non più dell’altro ma nella carne, nelle case, il provvisorio scontornando l’abisso.
Non è pensabile – e non si fermano nel sottomondo stabili e labili – nel sottomondo nel mondo che di noi non ha veste.
Nota biografica di Gian Piero Stefanoni
Nato a Roma nel 1967, laureato in Lettere moderne, ha esordito nel 1999 con la raccolta In suo corpo vivo (Arlem edizioni, Roma- prefazione di Mariella Bettarini) vincendo nello stesso anno, per la sezione poesia in lingua italiana, il premio internazionale di Thionville (Francia) e nel 2001, per l’opera prima, il “Vincenzo Maria Rippo” del Comune di Spoleto. Son seguiti in cartaceo e in ebook una decina di titoli, l’ultimo dei quali è Lunamajella (Cofine Edizioni, Roma , 2019).
Gian Piero Stefanoni
Presente in volumi antologici, suoi testi sono apparsi su diversi periodici specializzati e sono stati tradotti e pubblicati in greco, maltese, turco e spagnolo (Argentina, Venezuela, Cile e Spagna) oltre che in Francia e in Italia nel dialetto di aree romagnole, abruzzesi e sarde.
Già collaboratore con “Pietraserena” e “Viaggiando in autostrada” è stato redattore della rivista di letteratura multiculturale “Caffè” e, per la poesia, della rivista teatrale “Tempi moderni”. Dal 2013 sempre per la poesia è recensore di poesia per LaRecherche.it e dal 2014 giurato del Premio “Il giardino di Babuk- Proust en Italie”.
Tra i riconoscimenti ama ricordare i più lontani, i premi “Via di Ripetta” e “Dario Bellezza” entrambi nel 1997 per l’inedito e l’ultimo, sempre per l’inedito, nella sezione poesia religiosa di “Arte in versi” nel 2021.
Elenco delle opere di Gian Piero Stefanoni in questo blog:
Il Dolore della Casa. Compianti dal Covid.
IL DOLORE DELLA CASA compianti dal Covid – Poiché tutto si compie in un altrove sconosciuto. Francoise Dolto per Vito, medico e uomo buono INTRODUZIONE Raccolgo nella brevità e nel ricordo di questi
Roma- Al Teatro Argentina va in scena Giorgio Albertazzi:”Un perdente di successo”
Roma-Al Teatro Argentina lunedì 16 dicembre 2024 va in scena Giorgio Albertazzi-“Un perdente di successo”-con Mariangela D’Abbraccio e Laura Marinoni & guest e le musiche dal vivo di Gianluca Casadei (fisarmonica), Massimiliano Gagliardi (pianoforte) e Dario Piccioni (contrabbasso) adattamento Mariangela D’Abbraccioprogetto ideato e curato da Pia Tolomei di Lippa
Giorgio Albertazzi
Lo spettacolo
Dopo un tour che ha toccato Napoli, Genova, Padova e Milano, il 16 dicembre giunge al Teatro Argentina un evento speciale per omaggiare uno dei più grandi artisti ed interpreti del teatro italiano: Giorgio Albertazzi.
Dalla volontà di Pia Tolomei di Lippa, moglie di Albertazzi e con l’entusiastica adesione di grandi attrici vicine a Giorgio in varie fasi della sua lunga e feconda carriera, è nato questo progetto dal titolo Un perdente di successo che, dopo il debutto alla Pergola di Firenze (in occasione dei cento anni dalla nascita del Maestro), si propone nell’autunno 2024 in un circuito scelto tra i principali teatri italiani.
L’infanzia, l’adolescenza, la famiglia, gli studi, la guerra, gli amori, i personaggi di Albertazzi emergono con leggerezza nello spettacolo che attinge non solo ai ricordi, ma anche alla produzione letteraria, in particolare quella presente proprio nel libro da cui il tributo prende il titolo e il cui adattamento per la scena è stato curato da Mariangela d’Abbraccio.
In scena due attrici tra le più amate del teatro italiano: Mariangela D’Abbraccio e Laura Marinoni, a lungo vicine al Maestro. A loro si aggiungeranno ospiti a sorpresa, capaci di portare ulteriori elementi di vivacità e spettacolo.
Il cast è inoltre impreziosito da un trio musicale d’eccezione che condurrà le interpreti tra canzone d’autore, omaggi alla tradizione napoletana e divagazioni latino-americane: Gianluca Casadei (fisarmonica), Massimiliano Gagliardi (pianoforte) e Dario Piccioni (contrabbasso).
Giorgio Albertazzi: un grande interprete che ha saputo ottenere tutto, ma non ha saputo (e voluto) conservare nulla: un perdente per distrazione, ma di grandissimo successo, come ha voluto definirsi ha regalato una serie di poesie mai banali, piene di sentimento e, nel contempo, leggerezza.
Questo spettacolo speciale – dice Pia Tolomei – «è un tributo senza narcisismi. Va in scena una parte del racconto della sua vita…».
allestimento scenico Francesco Tavassi-
organizzazione Nidodiragno produzioni/coop CMC
con il sostegno del MIC nell’ambito de progetti speciali 2024
Info e orari
ore 19.00
durata 90 minuti senza intervallo
biglietti € 10,00
Teatro Argentina
Il Teatro Argentina si trova a Largo di Torre Argentina, 52, 000186 Roma.
Per informazioni Tel. 06 684000311/314
la biglietteria è aperta con i seguenti orari lunedì – sabato dalle ore 11.00 alle ore 19.00 e la domenica tre ore prima dell’inizio dello spettacolo. In assenza di spettacolo la domenica la biglietteria resterà chiusa.
Si ricorda che, in presenza di spettacolo, la biglietteria è sempre aperta e che, a partire da un’ora prima della replica, sarà attiva esclusivamente per la recita del giorno.
Si avvisa il gentile pubblico che I biglietti vanno ritirati entro un’ora prima dall’inizio dello spettacolo (salvo indicazioni diverse dell’Ufficio Promozione): scaduto il termine il sistema annulla automaticamente la prenotazione.
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