Franco Leggeri Fotoreportage- ROMA Municipio XI-Malagrotta- Scavi Archeologici
Malagrotta- anno 2008-Scavi Archeologici a ridosso della discarica più grande d’Europa
Franco Leggeri Fotoreportage-Roma-Municipio XI-Scavi Archeologici-Lungo la Via di Malagrotta, subito a ridosso della più grande discarica d’Europa, stanno venendo alla luce le antichissime vestigia di una necropoli. Questi nuovi scavi sono poco distanti da quelli di via Castel Malnome-Piana del Sole dove sono venute alla luce oltre 300 sepolture. La prima menzione di “Molarupta” è dell’anno 995, si trova negli annali Camaldolesi che citano una permuta al Monastero di S.Gregorio del fondo Notula da parte di Costanza e negli anni 1014 e 1067 risulta come “casale” come scrive il Nibby.
Mentre il Tomassetti scrive che il nome Molarupta, poi Molarotta e Malagrotta, deriverebbe da una mola sul fiume Galeria sono ancora visibili i resti. Ma il nome di Malagrotta, secondo una leggenda medioevale deriva dalla tana , mala grotta, di un terribile drago che terrorizzava queste terre, il drago fu sconfitto da un Anguillara.. Questa leggenda ha ispirato lo scultore Mauro Martoriati che ha realizzato una scultura, tra il surreale e il metafisico, alta più di tre metri e pesante 10 quintali utilizzando ferro riciclato ; la scultura è stata collocata nei giardini comunali di Anguillara. Ancora una volta ci si trova di fronte al dilemma di chi vuole portare alla luce i tesori nascosti di questa Valle Galeria e chi, invece, vuole seppellire la valle con i rifiuti. Tutta l’area intorno è piena di siti archeologici che testimoniano i periodi che vanno dal Neolitico al Medioevo.
Il toponimo della zona deriverebbe dal latinoMola Rupta (“mola rotta”), nome originato della mola presente sul vicino rio Galeria che si ruppe, tramandando così ai posteri l’attuale toponimo.[1] La prima menzione di Mola Rupta risale al 955, in merito alla cessione di una parte della tenuta da parte di una certa Costanza nobildonna romana; nel 1242 in una bolla di papa Innocenzo IV è menzionato un castrum Molaruptae, dove erano presenti due chiese, Santa Maria e Sant’Apollinare; nel 1299papa Bonifacio VIII confermò il casale come possesso dei monaci benedettini di San Gregorio al Celio in Roma. Nel XIX secolo Malagrotta faceva parte della tenuta di Castel di Guido, di proprietà dei principi Borghese, ed ospitava un casale, un granaio, una chiesa ed un fontanile.[2]
Una leggenda popolare vuole che il toponimo tragga invece origine da una grotta nella quale abitava un minaccioso drago, contro il quale il Papa indisse una crociata a cui parteciparono i principali baroniromani: questa storia fiabesca è stata narrata dal poeta romanesco Augusto Sindici nel sonetto Malagrotta[3] dell’opera XIV leggende della campagna romana:
«Quanno so a Malagrotta, a la salita,
er Drago, prima che je se avvicini
er grosso de la squadra inferocita,
vola a l’assarto su li più vicini.»
(Augusto Sindici, XIV leggende della Campagna Romana – Malagrotta, Roma 1902.)
La località è nota per la presenza della ex discarica omonima, ormai da alcuni anni chiusa e in gestione “post mortem”, che per molti anni ha accolto i rifiuti solidi urbani di Roma e di parte della sua provincia.
La discarica secondo alcuni era la più grande d’Europa[4]: estesa su 240 ettari, accoglieva tra le 4 500 e le 5 000 tonnellate di rifiuti ogni giorno, e produceva 330 tonnellate di fanghi e scarti di discarica ogni anno. A Malagrotta, che è di proprietà dell’imprenditore Manlio Cerroni di Pisoniano[5], arrivavano anche i rifiuti urbani prodotti nello Stato di Città del Vaticano e parte dei rifiuti speciali degli aeroporti di Ciampino e Fiumicino.
Malagrotta- anno 2008-Scavi Archeologici a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- anno 2008-Scavi Archeologici a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- anno 2008-Scavi Archeologici a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- anno 2008-Scavi Archeologici a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- anno 2008-Scavi Archeologici a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- anno 2008-Scavi Archeologici a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- anno 2008-Scavi Archeologici a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- anno 2008-Scavi Archeologici a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- anno 2008-Scavi Archeologici a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- anno 2008-Scavi Archeologici a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- Roma Municipio XI- Foto 16 febbraio 2017-Scavi Archeologici abbandonati a ridosso della discarica più grande 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Sterminato asilo di morte: adunata solenne di tutti gli Eroi del Carso!
Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA- 3 ARMATA –Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA- 3 ARMATA –Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-
Foto poesia di Alessandra FINITI “Novembre in SABINA”
Alessandra Finiti:”Ho fotografato molte volte questa splendida proprietà in Sabina ma mai a novembre. Abbiamo trovato una giornata bella e luminosa, ci siamo sentite telefonicamente quando ero ancora a Roma e nel giro di un’ora ero in questo paradiso. E’ la casa vacanze di Giulia Landor @In Sabina, un luogo speciale curato in ogni particolare ma nello stesso tempo autentico, una cornice perfetta per fotografare la natura e tanti dettagli .E’ lei ,Giulia, che mi ha accompagnato in ogni angolo proprio nell’ora in cui c’era la luce ideale .I suoi pioppi favolosi, visti da lontano, creano delle isole di colore nelle verdissime vallate sabine e per questo ringrazio Giulia perchè valorizzando la sua proprietà con la cura del verde ha contribuito a rendere ancora più bella questa parte di Sabina”.
Alessandra FINITI “Novembre in SABINA”Alessandra FINITI “Novembre in SABINA”Alessandra FINITI “Novembre in SABINA”Alessandra FINITI “Novembre in SABINA”Alessandra FINITI “Novembre in SABINA”Alessandra FINITI “Novembre in SABINA”Alessandra FINITI “Novembre in SABINA”Alessandra FINITI “Novembre in SABINA”Alessandra FINITI “Novembre in SABINA”Alessandra FINITI “Novembre in SABINA”Alessandra FINITI “Novembre in SABINA”Alessandra FINITI “Novembre in SABINA”Alessandra FINITI “Novembre in SABINA”Alessandra FINITI “Novembre in SABINA”
Il libro di Ludovico Quaroni, l’architetto che fotografava Roma
By Angela Madesani
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Ludovico Quaroni
È stato uno dei protagonisti della ricostruzione postbellica, uno dei più noti docenti della facoltà di Architettura della Capitale, Ludovico Quaroni (Roma, 1911-1987), al quale Humboldt Books dedica un volumetto delizioso, Roma 1968. Il libro contiene le immagini che Ludovico e il nipote Livio hanno dedicato a Roma, ma, a differenza di quanto ci si potrebbe aspettare, non ci troviamo di fronte a un libro di immagini di architettura, piuttosto a una serie di fotografie di documentazione della città, dove accanto agli edifici ci sono le persone, anch’esse protagoniste delle immagini. Quella del grande architetto è una lettura libera, che ha un precedente nel bel volume pubblicato da Laterza nel 1969, Immagine di Roma. LE FOTOGRAFIE ROMANE DI LUDOVICO QUARONI
Ludovico Quaroni
Il libro è accompagnato da un prezioso testo di un allievo di Quaroni, Francesco Pecoraro, introdotto da una frase dell’architetto che ci fa comprendere il senso di tale lavoro: “Vogliamo che si sviluppi una critica delle città, accanto alla critica letteraria, alla critica delle arti plastiche, del cinematografo e della musica”. Le sue non sono delle semplici immagini, ma un autentico strumento di lavoro: “Per lui fotografare Roma” ‒ spiega Pecoraro ‒ “significava coglierne qui e là, con un solo scatto, la complessità e la manomissione, la contraddizione e la sovrapposizione degli elementi che la compongono (che la componevano negli anni Sessanta), il lascito, le ferite indelebili, le effrazioni, le profanazioni, le distruzioni, su cui, se davvero ce ne importasse qualcosa, piangeremmo”. In quelle foto sono poste accanto tante città diverse, quella dei poveri, della piccola borghesia, degli accattoni. Una città complessa, che potrebbe somigliare, per certi punti di vista, a quella che Pasolini ci ha raccontato in Mamma Roma, uno dei suoi capolavori cinematografici.
Ludovico Quaroni
ROMA VISTA DA QUARONI
Ci troviamo proprio, secondo il pensiero di Quaroni, di fronte a un continuum, di case, cose, persone, alberi, fiume. Non c’è soluzione di continuità. Uno spazio particolare hanno le automobili spesso presenti, simbolo di conquista negli Anni del boom. La sua è un’indagine di matrice sociale di notevole importanza, che ci aiuta a comprendere la situazione romana di quel periodo, assai diversa da quella milanese. I casermoni popolari sono accanto ai campi e alle baraccopoli nella prima periferia della città, in un insieme in cui è la tristezza a dominare.
Chiude il libro un bel testo di Ludovico Quaroni accompagnato dai provini annotati a mano dall’architetto, che ci fanno comprendere la sua metodologia lavorativa.
‒ Angela Madesani
Ludovico Quaroni – Roma 1968
Humboldt Books, Milano 2021
Pagg. 112, € 20
ISBN 9788899385873 www.humboldtbooks.com
Ludovico QuaroniLudovico QuaroniLudovico QuaroniLudovico QuaroniLudovico QuaroniLudovico QuaroniLudovico QuaroniLudovico Quaroni
“……..Gli alberi perdono le foglie al primo alitare del vento, si forma uno strato di foglie gialle con dentro mischiati tanti altri colori.C’è una luce diversa nell’autunno. C’è una tregua, un bisogno di avvolgersi nei colori della foresta……”
La fotografia di Paolo Genovesi ,in bianco e nero, offre chiarezza di forma, intensità di carattere e azione fuori dal tempo
Paolo Genovesi-Foto di street a Roma
Paolo Genovesi-Foto di street a Roma
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ALESSANDRA FINITI Fotoreportage “Autunno in Sabina” in trenta foto
(F.L.):“……Ecco l’autunno con la sua metamorfosi, le onde verdi in colline serene e i borghi con i rigoletti danzanti dai camini mentre i sentieri sono ricoperti di foglie lasciate libere dagli alberi e i cespugli spinosi ci regalano bacche rosse pronte per il Natale…...”
ALESSANDRA FINITI Fotoreportage “Autunno in Sabina”ALESSANDRA FINITI Fotoreportage “Autunno in Sabina”ALESSANDRA FINITI Fotoreportage “Autunno in Sabina”ALESSANDRA FINITI Fotoreportage “Autunno in Sabina”ALESSANDRA FINITI Fotoreportage “Autunno in Sabina”ALESSANDRA FINITI Fotoreportage “Autunno in Sabina”ALESSANDRA FINITI Fotoreportage “Autunno in Sabina”ALESSANDRA FINITI Fotoreportage “Autunno in Sabina”ALESSANDRA FINITI Fotoreportage “Autunno in Sabina”ALESSANDRA FINITI Fotoreportage “Autunno in Sabina”ALESSANDRA FINITI Fotoreportage “Autunno in Sabina”ALESSANDRA FINITI Fotoreportage “Autunno in Sabina”ALESSANDRA FINITI Fotoreportage “Autunno in Sabina”ALESSANDRA FINITI Fotoreportage “Autunno in Sabina”ALESSANDRA FINITI Fotoreportage “Autunno in Sabina”ALESSANDRA FINITI Fotoreportage “Autunno in Sabina”
Una guida essenziale per realizzare scatti perfetti.
Angelo De Sole-Traduttore-Editore -White Star
DESCRIZIONE
Un’esaustiva opera di consultazione che tratta ogni aspetto della fotografia, dallo scatto alla resa finale, scritto da Tracy Hallett, Robert Harrington, Ross Hoddinott, Andy Stanfield, David Talor , Steve Watkins.
Chris Gatcum-Manuale completo di fotografiaChris Gatcum-Manuale completo di fotografiaChris Gatcum-Manuale completo di fotografiaChris Gatcum-Manuale completo di fotografiaChris Gatcum-Manuale completo di fotografiaChris Gatcum-Manuale completo di fotografia
Fotogiornalista, corrispondente di guerra, modella e musa surrealista, Lee Miller è stata una delle più grandi fotografe del Ventesimo secolo, tra fotogiornalismo, moda, ritratti e pubblicità. Questo libro, pubblicato contemporaneamente all’uscita di un importante film sulla sua vita, raccoglie 100 dei suoi migliori lavori. Anthony Penrose è un fotografo britannico, figlio di Sir Roland Penrose e Lee Miller, e dirige il Lee Miller Archive e la Penrose Collection, con sede nella casa di famiglia, Farley Farm House. La sua biografia Le molte vite di Lee Miller è stata pubblicata in Italia da Contrasto. Kate Winslet, che interpreta Lee Miller nel film, prefaziona il libro.
Lee Miller. FotografieLee Miller. FotografieLee Miller. FotografieLee Miller. FotografieLee Miller. Fotografie
For more than half a century, Annie Leibovitz has been taking culture-defining photographs. Her portraits of politicians, performers, athletes, businesspeople, and royalty make up a gallery of our time, imprinted on our collective consciousness by both the singularity of their subjects and Leibovitz’s inimitable style.
The catalogue to an installation at the LUMA Foundation in Arles, France, Annie Leibovitz: The Early Years, 1970–1983 returns to Leibovitz’s origins. It begins with a moment of artistic revelation: the spontaneous shot that made Leibovitz think she could transition from painting to photography as her area of study at the San Francisco Art Institute. The meticulously and personally curated collection, including contact sheets and Polaroids, provides a vivid document both of Leibovitz’s development as a young artist and of a pivotal era.
Leibovitz’s reportage-like photo stories for Rolling Stone, which she began working for when she was still a student, record such heady political, cultural, and counter-cultural developments as the Vietnam War protests, the launch of Apollo 17, the presidential campaign of 1972, Richard Nixon’s resignation in 1974, and the Rolling Stones on tour in 1975. Then, as now, Leibovitz won the trust of the prominent and famous, and the book’s pages are animated by many familiar faces, among them Muhammad Ali, Mick Jagger, Keith Richards, Ken Kesey, Patti Smith, Bruce Springsteen, Joan Didion, and Debbie Harry, as well as John Lennon and Yoko Ono, captured in their now iconic embrace just hours before Lennon was assassinated.
Throughout the book, the portraits and reportage are linked to images of cars, driving, and even a series on California highway patrolmen. In many ways, it’s a celebration of life on the road―the frenetic rhythms, the chance encounters, the meditative opportunities. And with its rich archival aspects, it is also a tribute to an earlier time and a young photographer enmeshed in a culture that was itself in transition.
Annie Leibovitz-The early years 1970 – 1983-Annie Leibovitz-The early years 1970 – 1983-Annie Leibovitz-The early years 1970 – 1983-Annie Leibovitz-The early years 1970 – 1983-Annie Leibovitz-The early years 1970 – 1983-Annie Leibovitz-The early years 1970 – 1983-
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