Johann Wolfgang Goethe,Viaggio in Italia :”In questi giorni fui a Tivoli, dove ammirai una delle somme visioni offerte dalla natura. Quelle cascate, unitamente alle rovine e a tutto il complesso del paesaggio, sono tra le cose la cui conoscenza ci fa interiormente, profondamente più ricchi… La cascata che precipita nella vicinanze, seguendo un intricato percorso, produce gli effetti più mirabili […]”
Fotoreportage di Paolo Genovesi- Città di FOLIGNO (PG)
Paolo Genovesi- Fotoreportage -Città di FOLIGNO (PG)-
Foligno (Fulginia, Fulginium o Fulginiae in latino, Fuligno’’in folignate) è un comune italiano di 56 918 abitanti in provincia di Perugia, in Umbria. Terza città della regione, si trova al centro della Valle Umbra. È attraversata dal fiume Topino.
Fotoreportage di Paolo Genovesi- Città di FOLIGNO (PG)Fotoreportage di Paolo Genovesi- Città di FOLIGNO (PG)Fotoreportage di Paolo Genovesi- Città di FOLIGNO (PG)Fotoreportage di Paolo Genovesi- Città di FOLIGNO (PG)Fotoreportage di Paolo Genovesi- Città di FOLIGNO (PG)Fotoreportage di Paolo Genovesi- Città di FOLIGNO (PG)Fotoreportage di Paolo Genovesi- Città di FOLIGNO (PG)Fotoreportage di Paolo Genovesi- Città di FOLIGNO (PG)Fotoreportage di Paolo Genovesi- Città di FOLIGNO (PG)Fotoreportage di Paolo Genovesi- Città di FOLIGNO (PG)Fotoreportage di Paolo Genovesi- Città di FOLIGNO (PG)Fotoreportage di Paolo Genovesi- Città di FOLIGNO (PG)Fotoreportage di Paolo Genovesi- Città di FOLIGNO (PG)Fotoreportage di Paolo Genovesi- Città di FOLIGNO (PG)Fotoreportage di Paolo Genovesi- Città di FOLIGNO (PG)Fotoreportage di Paolo Genovesi- Città di FOLIGNO (PG)Fotoreportage di Paolo Genovesi- Città di FOLIGNO (PG)Fotoreportage di Paolo Genovesi- Città di FOLIGNO (PG)Fotoreportage di Paolo Genovesi- Città di FOLIGNO (PG)Fotoreportage di Paolo Genovesi- Città di FOLIGNO (PG)Fotoreportage di Paolo Genovesi- Città di FOLIGNO (PG)Fotoreportage di Paolo Genovesi- Città di FOLIGNO (PG)Fotoreportage di Paolo Genovesi- Città di FOLIGNO (PG)Fotoreportage di Paolo Genovesi- Città di FOLIGNO (PG)Fotoreportage di Paolo Genovesi- Città di FOLIGNO (PG)Fotoreportage di Paolo Genovesi- Città di FOLIGNO (PG)Fotoreportage di Paolo Genovesi- Città di FOLIGNO (PG)Fotoreportage di Paolo Genovesi- Città di FOLIGNO (PG)
C’è ancora domani, bisogna agire oggi- il film di Paola Cortellesi-
Il risveglio, uno sbadiglio e un “bello” schiaffo in faccia. Lei è Delia (Paola Cortellesi), lui Ivano (Valerio Mastandrea), i due protagonisti di C’è ancora domani, il primo lavoro dietro alla macchina da presa da Paola Cortellesi. Un film che ha riempito le sale (anche un giovedì sera, a Barge, cinema di provincia, Provincia di Cuneo, la coda era lunga e non tutto il pubblico è riuscito a entrare… buon segno) e che inizia con una scena di violenza gratuita e insensata. Comune e “normale” per l’epoca. Una Roma in bianco e nero, una Roma che esce a pezzi dalla Seconda Guerra mondiale; sta per iniziare il boom ma l’eco della borsa nera, le ferite del conflitto nella città e nelle anime delle persone sono ancora presenti e ben rappresentate da Cortellesi. Al centro una storia, che in realtà è soltanto uno dei mille esempi che potevano essere molto attuali in quell’Italia, e che ancora oggi rimangono purtroppo oggetto della cronaca nera e del dibattito politico.
La trama è chiara fin da subito, dalla prima scena. Quello che segue è un ritratto dell’Italia di quegli anni, fatta di uomini che lavorano, che hanno il completo e totale controllo sulla vita di moglie, figli e figlie; di povertà e di grandi sogni. C’è la figura centrale della figlia di Delia, Marcella, che vede le profonde ingiustizie subite quotidianamente dalla madre, che la spingono a ribellarsi, ma che poi rischia di ricadere lei stessa in quello che stava vivendo Delia.
C’è anche però un affresco sulla solidarietà che oggi rischia di perdersi, soprattutto nelle grandi città. Il cortile circondato dai palazzi è il luogo centrale della vita, dove ci si può rifugiare e dove si può trovare aiuto e sostegno, dove passa la vita, dove non si hanno segreti. C’è il mercato rionale dove Delia incontra la sua amica, a cui confida i segreti più intimi e dove trova riparo; c’è la presenza dei soldati americani, con i quali c’è una totale incomunicabilità dovuta alle lingue diverse, ma c’è anche comprensione e sostegno.
«Un film che tutti dovrebbero vedere, un film che dovrebbe essere proiettato in ogni scuola». Queste alcune delle frasi più significative che stanno circolando sul web, riguardo a C’è ancora domani. Non si può non essere d’accordo, anche perché il tema centrale attorno a cui si svolge il plot del film è quello su cui è necessario un importante e profondo intervento culturale, che ha mille rivoli e mille implicazioni e prevede una crescita collettiva. Passi avanti ne sono stati fatti, oggettivamente, ma la strada è ancora lunga. Nel film la violenza, escluso il primo schiaffo, è rappresentata con una scelta particolare: viene sempre celata, o meglio trasformata in una danza. Una scelta stilistica che forse ottiene ancora di più l’effetto voluto. Sta succedendo quella cosa, non la vediamo, ma tutti sappiamo.
Il secondo elemento portante è quello che sorprende alla fine della pellicola: chi non ha ancora visto il film potrebbe interrompere qui la lettura dell’articolo, per non rovinarsi la sorpresa… «Adesso l’ammazza»; «Ora fugge con il grande amore della sua vita». Questo è ciò che si potrebbe aspettare con le ultime sequenze… e invece Cortellesi fa una scelta, politica in tutti i sensi, diversa. Il suo percorso di emancipazione infatti inizia con un atto simbolico, quello del voto. Per la prima volta infatti, il 2 giugno 1946, le donne votano: in massa, l’89% delle aventi diritto. Una rivoluzione silenziosa, resa possibile da quello che c’è stato negli anni immediatamente precedenti. Questo sacrosanto diritto infatti è figlio dell’antifascismo, della guerra di Liberazione, dei partigiani e delle partigiane, che hanno accelerato un processo che non aveva mai trovato un terreno così fertile da poter attecchire in modo definitivo.
Articolo di Samuele Revel-30 novembre 2023
Foto da My Movies-Fonte Riforma / L’Eco delle Valli Valdesi-Agenzia stampa NEV – Notizie evangeliche
Marco SCATTAGLINI –Fotografo- “La Sapienza delle Rocce”
Marco SCATTAGLINI –Fotografo-
“La Sapienza delle Rocce”
Marco SCATTAGLINI :”Questo progetto esplora la bellezza e armonia degli ambienti naturali, dal mare alle montagne, dalle forre ai boschi. Il titolo prende spunto da una frase di San Bernardo da Chiaravalle: “troverai più nei boschi che nei libri. Gli alberi e le rocce ti insegneranno cose che nessun maestro ti dirà”. In effetti credo davvero che la Natura – a cominciare dall’elemento che meno sembra capace di interagire, cioè le rocce – possa farsi capire da noi, se soltanto ci mettiamo in ascolto.Il relativo libro, pubblicato da Officine Imago è disponibile esclusivamente per gli iscritti al Corso di fotografia in Bianco e Nero che tengo online”.
Marco SCATTAGLINI –Fotografo- “La Sapienza delle Rocce”Marco SCATTAGLINI –Fotografo- “La Sapienza delle Rocce”Marco SCATTAGLINI –Fotografo- “La Sapienza delle Rocce”Marco SCATTAGLINI –Fotografo- “La Sapienza delle Rocce”Marco SCATTAGLINI –Fotografo- “La Sapienza delle Rocce”Marco SCATTAGLINI –Fotografo- “La Sapienza delle Rocce”Marco SCATTAGLINI –Fotografo- “La Sapienza delle Rocce”Marco SCATTAGLINI –Fotografo- “La Sapienza delle Rocce”Marco SCATTAGLINI –Fotografo- “La Sapienza delle Rocce”Marco SCATTAGLINI –Fotografo- “La Sapienza delle Rocce”Marco SCATTAGLINI –Fotografo- “La Sapienza delle Rocce”Marco SCATTAGLINI –Fotografo- “La Sapienza delle Rocce”Marco SCATTAGLINI –Fotografo- “La Sapienza delle Rocce”Marco SCATTAGLINI –Fotografo- “La Sapienza delle Rocce”Marco SCATTAGLINI –Fotografo- “La Sapienza delle Rocce”Marco SCATTAGLINI –Fotografo- “La Sapienza delle Rocce”Marco SCATTAGLINI –Fotografo- “La Sapienza delle Rocce”Marco SCATTAGLINI –Fotografo- “La Sapienza delle Rocce”Marco SCATTAGLINI –Fotografo- “La Sapienza delle Rocce”Marco SCATTAGLINI –Fotografo- “La Sapienza delle Rocce”Marco SCATTAGLINI –Fotografo- “La Sapienza delle Rocce”Marco SCATTAGLINI –Fotografo- “La Sapienza delle Rocce”Marco SCATTAGLINI –Fotografo- “La Sapienza delle Rocce”Marco SCATTAGLINI –Fotografo- “La Sapienza delle Rocce”Marco SCATTAGLINI –Fotografo- “La Sapienza delle Rocce”Marco SCATTAGLINI –Fotografo- “La Sapienza delle Rocce”
Paolo Genovesi- Fotoreportage performance artistica Macro Asilo di Roma
Paolo Genovesi-Fotoreportage in 91 foto Esplorazioni performance artistica presso il Macro Asilo di Roma —
Esplorazioni performance artistica presso il Macro Asilo di Roma: Alla ricerca dell’equilibrio tra corpo, mente e anima. Una performance artistica con Ivano Petrucci, Giada Lo Russo e Violetta Carpino Lilithpresso il Macro Asilo di Roma.
Una rappresentazione dinamica e interessante che ha espresso, nel suo svolgimento, il percorso della ricerca di equilibrio tra i vari aggregati (corpo mente e anima per dirla in termini buddhisti) che costituiscono la persona, esprimendo simbolicamente le alterne vicende del cammino, fatte di esaltazioni e cadute, di esperienze che colorano il vissuto di ciascuno…
Paolo Genovesi- performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- Fotoreportage performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- Fotoreportage performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- Fotoreportage performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- Fotoreportage performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- Fotoreportage performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- Fotoreportage performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- Fotoreportage performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- Fotoreportage performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- Fotoreportage performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- Fotoreportage performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- Fotoreportage performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- Fotoreportage performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- Fotoreportage performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- Fotoreportage performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- Fotoreportage performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- Fotoreportage performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- Fotoreportage performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- Fotoreportage performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- Fotoreportage performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- Fotoreportage performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- Fotoreportage performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- Fotoreportage performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- Fotoreportage performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- Fotoreportage performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- Fotoreportage performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- Fotoreportage performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- Fotoreportage performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- Fotoreportage performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- Fotoreportage performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- Fotoreportage performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- Fotoreportage performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- Fotoreportage performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- Fotoreportage performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- Fotoreportage performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- Fotoreportage performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- Fotoreportage performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- Fotoreportage performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- Fotoreportage performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- Fotoreportage performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- Fotoreportage performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- Fotoreportage performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- Fotoreportage performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- Fotoreportage performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- Fotoreportage performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- Fotoreportage performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- Fotoreportage performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- Fotoreportage performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- Fotoreportage performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- Fotoreportage performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- Fotoreportage performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- Fotoreportage performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- Fotoreportage performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- Fotoreportage performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- Fotoreportage performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- Fotoreportage performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- Fotoreportage performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- Fotoreportage performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- Fotoreportage performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- Fotoreportage performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- Fotoreportage performance artistica Macro Asilo di Roma
Paolo Genovesi- Fotoreportage performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- Fotoreportage performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- Fotoreportage performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- Fotoreportage performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- Fotoreportage performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- Fotoreportage performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- Fotoreportage performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- Fotoreportage performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- Fotoreportage performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- Fotoreportage performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- Fotoreportage performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- Fotoreportage performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- Fotoreportage performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- Fotoreportage performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- Fotoreportage performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- Fotoreportage performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- Fotoreportage performance artistica Macro Asilo di RomaPaolo Genovesi- Fotoreportage performance artistica Macro Asilo di Roma
-Comirias De Albroit e le Foto del settembre del 1928 –
Comirias De Albroit la critica alle foto di Eva Barret, Carlo Maselli di Torino, Helders di Vancuver, N.Y. Summona Vitrginia Wates, Erich Augenendt di Dortemud, Vernon di Londra,Francesco Agosti di Torino, P Dubreuil di Lilla ,pubblicate sulla Rivista :
“IL CORRIERE FOTOGRAFICO” numero di settembre 1928
Rivista “IL CORRIERE FOTOGRAFICO” numero settembre 1928-Un ritratto :<s.a.r. il Principe Maurizio d’Assia> di Eva Barret- Il giudizio critico di Comirias De Albroit:”Nel ritratto del Principino l’Artista romana afferma sempre meglio quel senso squisito di composizione e di tecnica fotografica che fanno del suo Studio il ritrovo più aristocratico dei Roma. Forse in questa sua opera recente l’artefizio dell’illuminazione ha falsato od almeno esagerato alquanto i particolari del viso; ma sta pur sempre l’encomino per la naturalezza della posa, la sobrietà degli accessori, il rilievo e la modellatura delle parti”.
Rivista “IL CORRIERE FOTOGRAFICO” numero settembre 1928-:” Nel Dubreuil la fotografia è semplicemente un mezzo per la riproduzione delle più svariate fantastiche composizioni: genere di arte quasi ignorata da noi, ma diffusa in Francia sull’esempio della scuola americana”.
Rivista “IL CORRIERE FOTOGRAFICO” numero settembre 1928-:“Il Colosseo di H.Y.Summons ci presenta uno squisito saggio di fotografia documentaria nobilitata dall’arte nonchè l’amore grande che gli stranieri nutrono per le cose nostre”.
Rivista “IL CORRIERE FOTOGRAFICO” numero settembre 1928-:“Passando ai Paesaggi notiamo l’arte sapiente del nostro Francesco Agosti che in questo sui<Cespuglio fiorito> ove le masse sono così saggiamente distribuite da dare leggerezza alla composizione , che altrimenti sarebbe riuscita pesante”.
Rivista “IL CORRIERE FOTOGRAFICO” numero settembre 1928-:“ Helders < La prateria in fiamme> in questa fotografia si notano le giuste proporsioni, l’equilibrio delle parti, il tangibile susseguirsi di piani nella fosca scena qui riprodotta”.
Rivista “IL CORRIERE FOTOGRAFICO” numero settembre 1928-“<I Dadi> di Erich Angenendt. In primo piano e in piena luce i piccoli cubi dalle facce nimerate con primitivi caratteri, poscia in discret penombra la mano che dovrà agitarli e la coppa che servirà a coprirli. In fondo il buio denso, compatto: il mistero della sorte”.
Rivista “IL CORRIERE FOTOGRAFICO” numero settembre 1928- :“Il Tramonto di Carlo Masuelli- Il giudizio critico di Comirias De Albroit:<Alto e solenne , che forse avrebbe ancora avvantaggiato nelle linea decorativa con una minore uniformità degli alberi all’orizzonte”.
Biblioteca DEA SABINA- Rivista “IL CORRIERE FOTOGRAFICO” Foto del settembre del 1928
Un’eredità permanente L’estesa opera omnia di Helmut Newton Abbracciando un periodo di più di cinquant’anni e coprendo una quantità di ambiti impareggiabile, la fotografia del visionario Helmut Newton (1920–2004) ha raggiunto milioni di persone grazie alla pubblicazione su riviste del calibro di Vogue e Elle. La sua opera ha trasceso i generi, portando eleganza, stile e voyerismo nella fotografia di moda e nel ritratto, configurandosi in un corpus che resta inimitabile e insuperato. La padronanza dell’arte della fotografia di moda raggiunta all’inizio della sua carriera, ha fatto sì che, nei suoi scatti, Newton andasse regolarmente oltre la pratica comune, sfumando i confini fra realtà e illusione e spesso infondendo in essi una vena di surrealismo o la suspense di un film di Alfred Hitchcock. Un’estetica pulita pervade ogni ambito del suo lavoro, in particolare la fotografia di moda, di nudo e i ritratti. Le donne occupano una posizione centrale e fra i suoi soggetti figurano Catherine Deneuve, Liz Taylor, e Charlotte Rampling. Superando gli approcci narrativi tradizionali, la fotografia di moda di Newton è permeata non solo da un’eleganza sfarzosa e una sottile seduzione, ma anche da riferimenti culturali e un sorprendente senso dell’umorismo. Negli anni ’90 Newton ha pubblicato le sue fotografie nelle edizioni tedesca, americana, italiana, francese e russa di Vogue, scattandole prevalentemente a Monte Caldo e nei dintorni, dove si era trasferito nel 1981. Era solito trasformare locali, come il suo garage, in veri e propri palcoscenici teatrali dai particolari fortemente contrastanti o decisamente minimalisti, e in queste ambientazioni insoliti ritraeva spesso le vite eccentriche di personaggi ricchi e belli in scatti traboccanti di erotismo ed eleganza. Usava, e allo stesso tempo metteva in discussione, cliché visivi, talvolta con autoironia o una certa dose di parodia, ma sempre mostrando empatia. Coniugava con estrema sobrietà nudità e moda, trasformando così il suo lavoro in una testimonianza e un’analisi dei cambiamenti nel ruolo della donna nella società occidentale. Helmut Newton. Legacy, pensato per accompagnare la mostra internazionale itinerante dei lavori di Helmut Newton, presenta le opere principali di uno dei corpus più pubblicati della storia della fotografia, unitamente a svariate immagini riscoperte di recente. Questo volume celebra l’intramontabile influenza sulla fotografia moderna e l’arte visiva di Helmut Newton, prolifico creatore di immagini e autentico visionario. “Sono un voyeur professionista.” — Helmut Newton Il fotografo: Helmut Newton (1920–2004) è stato uno dei fotografi più influenti di tutti i tempi. Raggiunse la fama internazionale negli anni ’70, quando lavorava principalmente per l’edizione francese di Vogue, dove si fece apprezzare per le ambientazioni controverse delle sue fotografie. La sua abilità più originale consisteva nel far sembrare spontanei e dinamici scatti che erano in realtà accuratamente pianificati. Fra i numerosi titoli e riconoscimenti che ottenne spicca quello di Commandeur de l’Ordre des Arts et des Lettres. Il curatore e autore: Matthias Harder ha studiato storia dell’arte, archeologia classica e filosofia a Kiel e Berlino. È un membro della German Society of Photography e membro del comitato consultivo dello European Month of Photography. Curatore capo della Helmut Newton Foundation di Berlino dal 2004 e suo direttore dal 2019, ha scritto numerosi contributi per svariati libri e cataloghi di mostre. L’autore: Philippe Garner è un esperto di fotografia del XX secolo, design e arte decorativa. Ha scritto numerosi saggi e libri, spaziando dagli studi delle vite del designer Émile Gallé e dei fotografi Cecil Beaton e John Cowan, al volume Sixties Design pubblicato da TASCHEN. Ex dirigente di Christie’s, ha curato anche alcune mostre per musei di Londra, Parigi e Tokyo. HELMUT NEWTON. LEGACY sarà in mostra alla Helmut Newton Foundation, Jebensstraße 2, 10623 Berlino dal 31 ottobre 2021 al 22 maggio 2022
-Articolo di Cinzia Dal Maso-Foto di Franco Leggeri-Associazione Cornelia Antiqua
ROMA- GIANICOLO-MONUMENTO A CICERUACCHIO
ROMA- GIANICOLO-“La memoria di lui vivrà eterna quanto il tempo. Roma, l’Italia, lo venereranno quale Martire; e siamo certi che quando sul Campidoglio sventolerà il tricolore vessillo e saranno infugati dal Vaticano i tristi corvi, Roma, decretando onore di epigrafi e di monumenti ai suoi Martiri, inciderà i nomi loro sulla pietra, e in cima a que’ nomi sarà quello di Angelo Brunetti detto Ciceruacchio”. Così Felice Venosta, nel 1863, concludeva il suo libro dedicato all’eroe trasteverino, fucilato insieme con i suoi figli a Ca’ Tiepolo, la notte tra il 10 e l’11 agosto 1849, durante la lunga marcia di Garibaldi in direzione di Venezia, dopo la caduta della Repubblica Romana.
Bisognò aspettare il centenario della nascita di Garibaldi, il 1892, perché un comitato popolare, di cui era presidente Salvatore Barzilai e di cui facevano parte Luigi Cesana, direttore de “Il Messaggero”, e lo scultore Ferrari, inoltrasse la richiesta di un monumento all’eroe. Fu aperta una sottoscrizione e distribuito un foglio nel quale era scritto che il monumento avrebbe dovuto “glorificare l’anima popolare, espressa dall’eroismo di Ciceruacchio, il quale, dopo aver diffuso le idee liberali in mezzo al popolo romano, cadde vittima della doppiezza politica di Pio IX”.
L’esecuzione dell’opera in bronzo fu affidata allo scultore siciliano Ettore Ximenes, che ne aveva già presentato il progetto con notevole successo all’esposizione di Torino del 1880. La solenne inaugurazione del monumento, collocato sul lungotevere Arnaldo da Brescia, presso il ponte Margherita, avvenne il pomeriggio del 3 novembre 1907. Appena cadde il telo che copriva il gruppo scultoreo, la folla rimase con il fiato sospeso a contemplare la figura imponente e fiera di Angelo Brunetti, che, guardando in faccia il nemico, si scopriva il petto, indicando di mirare al cuore. Ai suoi piedi il figlio Lorenzo, in ginocchio e bendato, con la bocca spalancata in un grido. Dal monumento fu escluso l’altro figlio, Luigi, con un atto giudicato da Aldo Lombardi “antistorico ed inumano”. Ma Luigi Brunetti era un personaggio scomodo: su di lui gravava il sospetto di essere stato l’esecutore materiale dell’assassinio di Pellegrino Rossi, ministro dell’Interno del governo pontificio, accoltellato il 15 novembre del 1848 nel palazzo della Cancelleria.
Nel 1959, in occasione dell’apertura del sottovia del lungotevere Arnaldo da Brescia, il monumento fu spostato di non molto, sul lungotevere in Augusta, dove però i rami di due platani ne ostacolavano la visibilità e il passaggio continuo delle macchine ne compromettevano la conservazione. Ora sembra aver trovato una sede degna e definitiva. La scorsa settimana, in occasione delle celebrazioni per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia, è stato trasferito nel parco del Gianicolo, luogo simbolo del Risorgimento romano, poco prima del cancello che dà su Porta San Pancrazio.
Articolo di Cinzia Dal Maso-Foto di Franco Leggeri.
ROMA- GIANICOLO-MONUMENTO A CICERUACCHIOROMA- GIANICOLO-MONUMENTO A CICERUACCHIOAssociazione CORNELIA ANTIQUA– Siete appassionati della Storia poco raccontata, quella da riscoprire e vi piace l’ Avventura ,oppure siete affascinati dalla bellezza della Campagna Romana ? Allora unisciti a noi. Ecco cosa facciamo: Produciamo Documentari e Fotoreportage, organizziamo viaggi ,escursioni domenicali e tantissime altre iniziative culturali.Tutti sono benvenuti nella nostra Associazione, non ha importanza l’età, noi vi aspettiamo !Per informazioni – e.mail.: cornelia.antiqua257@gmail.com– Cell-3930705272–ROMA- GIANICOLO-MONUMENTO A CICERUACCHIOROMA- GIANICOLO-MONUMENTO A CICERUACCHIOROMA- GIANICOLO-MONUMENTO A CICERUACCHIOROMA- GIANICOLO-MONUMENTO A CICERUACCHIOROMA- GIANICOLO-MONUMENTO A CICERUACCHIOROMA- GIANICOLO-MONUMENTO A CICERUACCHIOROMA- GIANICOLO-MONUMENTO A CICERUACCHIOROMA- GIANICOLO-MONUMENTO A CICERUACCHIOROMA- GIANICOLO-MONUMENTO A CICERUACCHIOAssociazione CORNELIA ANTIQUA-Siete appassionati della Storia poco raccontata, quella da riscoprire e vi piace l’ Avventura ,oppure siete affascinati dalla bellezza della Campagna Romana ? Allora unisciti a noi. Ecco cosa facciamo: Produciamo Documentari e Fotoreportage, organizziamo viaggi ,escursioni domenicali e tantissime altre iniziative culturali.Tutti sono benvenuti nella nostra Associazione, non ha importanza l’età, noi vi aspettiamo !Per informazioni – e.mail.: cornelia.antiqua257@gmail.com– Cell-3930705272–ROMA- GIANICOLO-MONUMENTO A CICERUACCHIO
Come è nata la fotografia e come si è sviluppata negli anni-by Antonio PINZA
Ormai scattare una fotografia è un gesto naturale, quotidiano. Basta estrarre dalla propria tasca o borsa lo smartphone ed immortalare un momento in pochi click. Caricando le foto su appositi portali, poi, si possono addirittura creare oggetti personalizzati e quadri su tela. Tuttavia, non è sempre stato così semplice. La fotografia, infatti, ha attraversato diverse fasi nel corso dei secoli.
Dalla prima foto alla dagherrotipia
Il 19 agosto del 1839 è ufficialmente la data di nascita della fotografia. In questa giornata, infatti, la prima macchina fotografica fu presentata in Francia all’accademia delle scienze e delle arti visive. Tuttavia, la prima fotografia in assoluto, venne scattata ben 13 anni prima, da Joseph Nicéphore Niépce. L’uomo, infatti, fu il primo a catturare un’immagine ed anche a fissarla su un supporto (in questo caso una lastra di stagno di 20×25 cm, che ancora oggi è intatta). Nel 1829, Niépce, iniziò un sodalizio con Louis Daguerre al fine di sviluppare questa sua invenzione, ma morì quattro anni dopo, lasciando Daguerre a lavorare a questa innovazione, da cui nacque la dagherrotipia. Con questo termine, si intende una camera oscura dotata di un dorso rimovibile, che conteneva una piastra di rame argentata, sottoposta ad un trattamento con vapori di iodio. Dopo la presentazione della dagherrotipia in Francia, la fotografia si diffuse a macchia d’olio in tutto il mondo, e sempre più persone facoltose preferirono la fotografia alla realizzazione di quadri su tela. Tuttavia, la stampa sulle lastre risultava essere molto costosa, ed i trattamenti allo iodio e l’utilizzo del mercurio la rendevano dannosa per la salute.
Le tecniche successive
Mentre nel 1840 iniziarono ad aprire diversi studi fotografici, l’inglese William Henry Fox Talbot sviluppò un diverso tipo di stampa, ovvero la calotipia, che prevedeva l’utilizzo della carta invece delle lastre. Tuttavia, anche questa tecnica presentava dei limiti, ed anche in questo caso era impossibile ottenere delle copie delle fotografie. Fu proprio per questo, che alcuni anni dopo (precisamente nel 1851), Frederick Scott Archer sviluppò la procedura del “collodio umido”, che consentiva di riprodurre il negativo nel numero di copie desiderate. Nel 1871, questo sistema venne poi sostituito dalle lastre in gelatina secca, più economiche rispetto al collodio umido. Nel 1875, con la produzione industriale di questo tipo di lastre, finalmente la fotografia divenne alla portata di tutti.
Le fotocamere con rullino
Le lastre vennero definitivamente abbandonate alla fine dell’800, grazie alla diffusione del rullino e, di conseguenza, delle fotocamere a rullino. Fu George Eastman, inventore della compagnia Kodak, a sviluppare la prima macchina fotografica con il rullino, nel 1884. Questo modello, la Kodak nr.1, conteneva 100 fogli arrotolati, e si diffuse rapidamente sul mercato. Un’ulteriore innovazione che contribuì ancora di più a diffondere la tecnica della fotografia, fu l’incapsulatura del rullino. Si trattò di un’innovazione che permise ai fotografi di scattare anche in mobilità. Infatti, i fotografi, potevano in questo modo cambiare il rullino senza dover necessariamente recarsi nel loro studio. Oggigiorno, invece, è possibile stampare le proprie foto e creare dei veri e propri quadri su tela da appendere in casa o in ufficio. Tutto quello che occorre fare è scegliere una foto scattata ad alta risoluzione, scegliere la grandezza della stampa e il gioco è fatto.
La fotografia digitale
Facendo un balzo in avanti di diversi anni, e sorpassando alcune ere come quella delle polaroid, è possibile giungere alla fotografia attuale, ovvero quella digitale. È nel 1975 che un ingegnere americano, ovvero Russell A-Kirsch, progettò il primo scanner digitale. Fu questa tecnologia a porre le basi per lo sviluppo per la fotografia digitale. Nello stesso anno, Steve Sasson realizzò per la compagnia Kodak quella che ora viene considerata la prima antenata delle macchine digitali. Tuttavia, questo prototipo non incontrò il successo sperato, e solo nel 1981 la Sony presentò quella che venne definita la prima macchina digitale, alla quale seguirono diversi modelli e sperimentazioni. Fu poi l’azienda Dycam a presentare alla fiera del computer, nel 1991, una macchina fotografica dalle prestazioni non ottimali, ma con la possibilità di trasportare direttamente sul pc gli scatti.
Articolo di Antonio Pinza-Quando avevo 3 anni volevo fare l’astronauta, oggi ho le idee molto meno chiare, ma d’altronde chi ha detto che bisogna avere un piano preciso? Nella vita ho “fatto” svariati lavori, praticato sport, viaggiato, letto e mangiato di tutto. Mentre continuo a perdermi nei meandri della mia esistenza scrivo su Vanilla Magazine.
L’immaginario collettivo inquadra l’autunno come la stagione della decadenza, dopo i calori portati dall’estate. Per altri, invece, si tratta di un periodo di rinascita. I raccolti e le vendemmie, propri della stagione, rappresentano invece una preparazione in vista dell’inverno.
Questo sito usa i cookie per migliorare la tua esperienza. Chiudendo questo banner o comunque proseguendo la navigazione nel sito acconsenti all'uso dei cookie. Accetto/AcceptCookie Policy
This website uses cookies to improve your experience. We'll assume you're ok with this, but you can opt-out if you wish.Accetto/AcceptCookie Policy
Privacy & Cookies Policy
Privacy Overview
This website uses cookies to improve your experience while you navigate through the website. Out of these, the cookies that are categorized as necessary are stored on your browser as they are essential for the working of basic functionalities of the website. We also use third-party cookies that help us analyze and understand how you use this website. These cookies will be stored in your browser only with your consent. You also have the option to opt-out of these cookies. But opting out of some of these cookies may affect your browsing experience.
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
Any cookies that may not be particularly necessary for the website to function and is used specifically to collect user personal data via analytics, ads, other embedded contents are termed as non-necessary cookies. It is mandatory to procure user consent prior to running these cookies on your website.