-A cura di Roberto Calasso- ADELPHI EDIZIONI- Milano
Risvolto-Bruce Chatwin fotografo-«Lo zio Robin, suonatore di fagotto, sosteneva che in anglosassone chette-wynde voleva dire sentiero tortuoso». A questi «sentieri tortuosi», che paiono inscritti nel nome e nel destino di Bruce Chatwin e che lo hanno condotto in una perenne irrequietezza nei luoghi più disparati, dalla Mauritania ai deserti australiani, è dedicata la prima mostra al mondo che fornisca un quadro vasto e articolato della sua opera di fotografo. Mostra molto attesa, da quando la pubblicazione dell’Occhio assoluto ha rivelato l’esistenza di un’attività sino allora ipotizzabile solo sulla base delle foto che accompagnano In Patagonia (foto, peraltro, di cui Rebecca West ebbe a dire che erano talmente belle da rendere superfluo il testo). Di fatto Chatwin nei suoi viaggi ha sempre usato la macchina fotografica come una sorta di taccuino visivo, in parallelo ai celebri quaderni di tela cerata che sempre lo accompagnavano e che sono il vero laboratorio della sua opera letteraria. Si sono così accumulate centinaia di fotografie – in gran parte ignote e ora messe a disposizione da Elizabeth Chatwin –, che Roberto Calasso, cui si deve anche il saggio introduttivo al catalogo, ha scelto e organizzato in sezioni, creando un contrappunto fra di esse e l’opera letteraria, l’ultima a tutt’oggi in cui si sia incarnato il «mito del viaggio».
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Torri piezometriche-Serbatori Idrici della Campagna Romana-Franco Leggeri Fotoreportage-Le prime torri piezometriche si fanno risalire all’Impero Romano, poiché la loro funzione, oltre ad avere un serbatoio come riserva per l’accumulo di acqua, è quella di, naturalmente, compensare la rete idrica in particolar modo lavorando per vasi comunicanti, proprio per ottenere una maggiore pressione nelle condutture rispetto alla pressione nella rete urbana dell’acquedotto.Negli schemi acquedottistici, spesso sono necessarie le torri piezometriche: in pratica sono delle vere e proprie “torri” composte da un serbatoio sollevato da terra grazie a tralicci, i quali possono essere in metallo o, molto più spesso, in muratura.Dal libro:Fotografie per raccontare Roma e la sua Campagna Romana di Franco Leggeri.Foto Gallery dei Serbatori Idrici della Campagna Romana- Nord-Ovest–Castel di Guido-Residenza Aurelia di Castel di Guido- Borgo di Testa di Lepre- Serbatorio di Cecanibbio-
Il termine “Campagna” deriva dalla provincia di “Campania” istituita nel tardo impero in sostituzione della preesistente Regio I. Una paretimologia la fa derivare invece dal latinocampus (volgare “campagna” nel senso di area rurale). Va notato che “Campagna Romana” non è sinonimo di “Agro Romano“ – espressione, quest’ultima, utilizzata per indicare l’area di Campagna Romana nel distretto municipale di Roma.
Storia
Secondo Carocci e Vendittelli la struttura fondiaria e produttiva della Campagna Romana risale al tardo medioevo e si è conservata senza soluzione di continuo fino alla riforma agraria a metà del XX secolo.
Le invasioni barbariche, la guerra greco-gotica e la definitiva caduta dell’Impero romano d’Occidente favorirono il generale spopolamento delle campagne, compresa quella romana, e i grandi latifondi imperiali passarono nelle mani della Chiesa, che aveva ereditato le funzioni assistenziali e di governo già assolte dai funzionari imperiali, e le esercitava nei limiti del possibile.
A partire dall’VIII secolo le aziende agricole (villae rusticae) di epoca imperiale si trasformarono – dove sopravvissero – in domuscultae, entità residenziali e produttive autosufficienti e fortificate, dipendenti da una diocesi – o una chiesa, o un’abbazia – che deteneva la proprietà delle terre e le assegnava in enfiteusi ai contadini residenti. Questi spesso ne erano gli originali proprietari, ed avevano conferito la proprietà dei fondi alla Chiesa in cambio di un piccolo canone di affitto e dell’esenzione dalle tasse. Queste comunità godevano di completa autonomia, che implicava anche il diritto ad armarsi per autodifesa (da dove la costruzione di torri e torrette), e in alcuni casi giunsero anche a battere moneta.
Già dal X secolo, tuttavia, la feudalizzazione costrinse i contadini ad aggregarsi attorno ai castelli dei baroni ai quali veniva man mano attribuito il possesso – a vario titolo – di molte proprietà ecclesiastiche, e la coltivazione della pianura impaludata e malarica fu abbandonata, col tempo, quasi completamente. Là dove si continuava a coltivare, questi nuovi latifondi ormai deserti, nei quali sorgevano sparsi casali fortificati, furono destinati a colture estensive di cereali e a pascolo per l’allevamento di bestiame grande e piccolo. Il loro scarso panorama umano era costituito da pastori, bovari e cavallari, braccianti al tempo delle mietiture, briganti.
L’abbandono delle terre giunse a tal punto che con la conseguente scomparsa degli insediamenti urbani nel territorio circostante Roma attorno alle vie Appia e Latina, l’ex Latium Vetus, venne ripartito in “casali”, tenute agricole di centinaia di ettari dedicato all’allevamento di bestiame, soprattutto ovini, e alla coltivazione di cereali, a cui erano addetti lavoratori salariati spesso stagionali. Questi latifondi in età rinascimentale e moderna divennero proprietà delle famiglie legate al papato. A seguito dello spopolamento delle terre pianeggianti ritornate a pascolo, si aggravò il grave problema dell’impaludamento e della malaria.
Nel XVII secolo, dopo la redazione del Catasto Alessandrino[1], furono concessi ai contadini, ai piccoli proprietari e agli abitanti dei borghi l’uso civico dei terreni spopolati e abbandonati ed esenzioni fiscali (mentre venivano aggravate le imposizioni sui proprietari noncuranti), allo scopo di stimolare il ripopolamento di quelle campagne.
Nel XVIII e nel XIX secolo il paesaggio della Campagna romana, rappresentato da vaste aree pressoché disabitate dove spesso era possibile imbattersi nelle vestigia di imponenti costruzioni romane in rovina, divenne un luogo comune, un simbolo della tramontata grandezza di Roma, insieme con l’immagine del quotidiano pittoresco rappresentato dai briganti, dai pastori e dai popolani di Bartolomeo Pinelli e dei pittori europei del Grand Tour.
Note
^ Il Catasto Alessandrino è un corpus di 426 mappe acquerellate voluto nel 1660 dal Presidente delle strade, regnante Alessandro VII, che dimostra lo stato delle proprietà fuori dalle Mura aureliane, organizzato secondo le direttrici delle strade consolari. Lo scopo era di assoggettare a contribuzione fiscale i proprietari dei terreni serviti dalle strade fuori le mura, per assicurarne la manutenzione. Il risultato, per noi moderni, è una rappresentazione fedelissima, minuziosa e pittoricamente assai interessante, della situazione dell’Agro romano al momento della sua stesura. Nelle piante vengono riportati anche costruzioni, monumenti, acque ecc., successivamente modificati e/o scomparsi, nonché informazioni sulle tenute. I documenti, conservati presso l’Archivio di Stato di Roma, sono stati digitalizzati e sono accessibili in rete, dietro autenticazione.
Serbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio di CECANIBBIOSerbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio di CECANIBBIOSerbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio di CECANIBBIOSerbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio di CECANIBBIOSerbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio di CECANIBBIOSerbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio di CECANIBBIOSerbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio di CECANIBBIOSerbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio della TORRE della RESIDENZA AURELIA di Castel di GuidoSerbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio della TORRE della RESIDENZA AURELIA di Castel di GuidoSerbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio della TORRE della RESIDENZA AURELIA di Castel di GuidoSerbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio della TORRE della RESIDENZA AURELIA di Casteldi GuidoSerbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio della TORRE della RESIDENZA AURELIA di Castel di GuidoSerbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio della TORRE della RESIDENZA AURELIA di Castel di GuidoSerbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio della TORRE della RESIDENZA AURELIA di Castel di GuidoSerbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio della TORRE della RESIDENZA AURELIA di Castel di GuidoSerbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio della TORRE della RESIDENZA AURELIA di Castel di GuidoSerbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio tipo ENTE MAREMMA- 1956 Sito in Via di Castel di Guido-Serbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio di via Alberto CAMETTISerbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio di via Alberto CAMETTISerbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio di via Alberto CAMETTISerbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio di via Alberto CAMETTISerbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio di via Alberto CAMETTISerbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio METALLICO di via di TRAGLIATASerbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio METALLICO di via di TRAGLIATASerbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio METALLICO di via BRACCIANESESerbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio METALLICO di via BRACCIANESESerbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio dei TERZI-TRAGLIATELLASerbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio dei TERZI-TRAGLIATELLASerbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio di CASTEL CAMPANILESerbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio di CASTEL CAMPANILESerbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio di CASTEL CAMPANILESerbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio di CASTEL CAMPANILESerbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio Borgo di Testa di LepreSerbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio Borgo di Testa di LepreSerbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio Borgo di Testa di Lepre
Serbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio Borgo di Testa di LepreSerbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio di Castel di GuidoSerbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio di Castel di GuidoSerbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio di Castel di GuidoSerbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio di Castel di GuidoSerbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio di Castel di GuidoSerbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio di Castel di GuidoSerbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio di Castel di GuidoSerbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio Borgo di Testa di Lepre- Via OccioniSerbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio METALLICO di CASTEL CAMPANILESerbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio METALLICO di CASTEL CAMPANILESerbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio Borgo di Testa di LepreSerbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio Borgo di Testa di LepreSerbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio Borgo di Testa di LepreSERBATOIO IDRICO VIA SODINI -loc. Le Pulcette- Castel di GuidoSERBATOIO IDRICO VIA SODINI -loc. Le Pulcette- Castel di GuidoSERBATOIO IDRICO VIA SODINI -loc. Le Pulcette- Castel di GuidoSerbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio di CECANIBBIOSerbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio Borgo di Testa di LepreSERBATOIO IDRICO VIA SODINI -loc. Le Pulcette- Castel di GuidoSerbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio Borgo di Testa di LepreSerbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio della TORRE della RESIDENZA AURELIA di Castel di GuidoSerbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio della TORRE della RESIDENZA AURELIA di Castel di GuidoSerbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio Borgo di Testa di LepreSerbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio della TORRE della RESIDENZA AURELIA di Castel di GuidoSerbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio della TORRE della RESIDENZA AURELIA di Castel di GuidoSerbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio della TORRE della RESIDENZA AURELIA di Castel di GuidoSerbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio Borgo di Testa di LepreSerbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio della TORRE della RESIDENZA AURELIA di Castel di GuidoSerbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio della TORRE della RESIDENZA AURELIA di Castel di GuidoSerbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio della TORRE della RESIDENZA AURELIA di Castel di GuidoSerbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio della TORRE della RESIDENZA AURELIA di Castel di GuidoSerbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio di Castel di GuidoSerbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio di Castel di GuidoSerbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio di CECANIBBIOSerbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio della TORRE della RESIDENZA AURELIA di Castel di GuidoSerbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio di CECANIBBIOSerbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio di CECANIBBIOSerbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio Borgo di Testa di LepreSerbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio Borgo di Testa di LepreSerbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio Borgo di Testa di LepreSerbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio Borgo di Testa di Lepre- Via OccioniSerbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio zona TragliataSerbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio Borgo di Testa di Lepre- Via OccioniSerbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio di Castel di GuidoSerbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio di Castel di GuidoSerbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio di Castel di GuidoSerbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio di Castel di GuidoSerbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio di Castel di GuidoSerbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio di CECANIBBIOSerbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio di via Alberto CAMETTISerbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio di via Alberto CAMETTIBorgo TESTA di LEPRE via Alberto CAMETTIBorgo TESTA di LEPRE via Alberto CAMETTISerbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio di via Alberto CAMETTIBorgo TESTA di LEPRE via Alberto CAMETTI incrocio con via di TragliataSerbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio di via Alberto CAMETTISerbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio di CASTEL CAMPANILESerbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio METALLICO di CASTEL CAMPANILESerbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio METALLICO di CASTEL CAMPANILESerbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio di CASTEL CAMPANILESerbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio dei TERZI-TRAGLIATELLASerbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio METALLICO di via BRACCIANESESerbatoi idrici della Campagna Romana- Serbatoio METALLICO di via di TRAGLIATASERBATOIO IDRICO VIA SODINI -loc. Le Pulcette- Castel di Guido
Franco Leggeri-Fotoreportage dalla Campagna Romana-Preparazione del terreno per la semina del GRANO
La semina del granonella Campagna Romana avviene in autunno, ma la preparazione del terreno comincia un po’ tempo prima.Il primo passo è quello dell’aratura del campo dove vengono smossi piccoli canali di terra chiamati solchi. In seguito, utilizzando l’erpice il terreno viene spianato e le zolle di terra formatesi con l’aratura vengono sminuzzate e frantumate.L’operazione di semina viene fatta con la seminatrice, con la quale l’agricoltore depone i semi nei solchi precedentemente preparati, ricoprendoli poi con altra terra. Arrivato a maturazione, il grano viene raccolto con l’ausilio della mietitrebbia, il cui compito è quello di dividere i chicchi dagli steli della pianta, che vengono eliminati.
CAMPAGNA ROMANA -11 ottobre 2022-Fotoreportage di Franco Leggeri
Avvicendamento del frumento
A partire dai primi anni dopo la seconda guerra mondiale la tecnica di coltivazione del frumento ha subito profonde trasformazioni grazie all’avanzamento della ricerca scientifica. Il miglioramento genetico, l’utilizzo di fertilizzanti (diserbanti, insetticidi e fungicidi) e il miglioramento dei mezzi agricoli hanno consentito lo sviluppo di varietà più produttive. Ma la sfida non si ferma, l’obbiettivo è quello di migliorare e trovare metodi di coltivazione e protezione delle piante, nell’ottica del risparmio energetico e della riduzione dell’impatto ambientale, non trascurando gli aspetti qualitativi e di salubrità dei prodotti.
Gli aspetti agronomici fondamentali che regolano la coltivazione del frumento, riguardano l’avvicendamento, la preparazione del terreno di semina, l’uso dei fertilizzanti per la difesa dai parassiti e dalle infestanti.
Gli antichi egizi furono tra i primi a capire che seminare sempre la stessa coltura con il tempo avrebbe provocato una “stanchezza del terreno”. Nel corso della storia si comprese che la rotazione delle culture fosse fondamentale per una resa ottimale della terra. Nell’Inghilterra della metà del ‘700 individuarono in modo scientifico come la rotazione quadriennale di determinate culture come rapa-orzo-trifoglio pratense-frumento) aumentassero il rapporto produttivo del frumento grazie all’azoto organico rilasciato nel terreno dal trifoglio pratense, specie appartenente alla famiglia delle leguminose.
Con l’avvicendamento del frumento, così come di qualsiasi altra specie erbacea, generalmente si ottengono produzioni maggiori e di migliore qualità.
Relativamente alla scelta delle colture da impiantare prima del grano, anche in Italia sono stati condotti numerosi esperimenti i cui risultati hanno consentito di definire da “rinnovo” la barbabietola da zucchero, la patata, il tabacco, il mais, il pomodoro e il girasole e “miglioratrici” il favino, l’erba medica, la fava, il pisello e la veccia. Il frumento ha mostrato la sua attitudine a sfruttare la fertilità che le leguminose lasciano nel suolo e la capacità che tale famiglia di piante ha nell’ostacolare la nascita e la crescita delle infestanti, anche se l’uso di concimi e le lavorazioni del terreno sono fondamentali.
Per quanto riguarda l’avvicendamento del grano con altri cereali, le esperienze condotte su mais e sorgo hanno evidenziato un effetto abbastanza favorevole sulla produttività del frumento, ma non della stessa entità raggiungibile con la semina di una coltura non cerealicola. Anche se il ringrano provoca effetti depressivi sulle rese di granella, nelle nostre regioni meridionali e insulari, spesso viene riseminato perché altre colture non trovano condizioni ambientali ed economiche tali da consentirne una conveniente coltivazione.
Nelle zone aride o semi-aride, risulta utile la tradizionale strategia di far precedere il frumento dal maggese.
Dopo il maggese, infatti, il cereale trova il terreno con una carica inferiore d’infestanti, una migliore disponibilità di elementi nutritivi derivanti dalla mineralizzazione della sostanza organica e una maggiore riserva di acqua, condizione che, nei climi aridi e semi-aridi, è adatta a rendere produttiva la coltivazione del grano nell’anno successivo.
Per quanto riguarda le problematiche legate all’avvicendamento, le specie da seminare prima del frumento devono essere selezionate anche in funzione dell’epoca di raccolta, poiché questa può limitare il tempo necessario per la preparazione del letto di semina del frumento. Infatti, nelle zone caratterizzate da un clima con frequenti piogge a fine estate o inizio autunno e in presenza di terreni argillosi, le colture estive con raccolta a fine stagione come il tabacco, il mais, il sorgo da granella, il riso e il girasole, possono rendere difficile la preparazione del terreno per la semina del frumento, a causa del compattamento del suolo bagnato in seguito al passaggio delle macchine di trebbiatura.
Lavorazione del terreno
Per poter procedere alla semina del frumento generalmente il terreno deve essere sottoposto a opportune lavorazioni, ma da circa ventanni però, è possibile eseguire anche la semina su “sodo”, cioè senza lavorare il terreno, grazie all’utilizzo della seminatrice. Le lavorazioni del terreno servono, essenzialmente, a fare in modo che il seme venga accolto e messo in condizioni innanzitutto di germogliare bene, quindi di fuoriuscire dal suolo e permettere l’ottimale sviluppo della piantina. Una volta che il terreno ospita al meglio il seme, deve essere anche abbastanza poroso da trattenere l’acqua e nello stesso tempo consentitire un’ottimale presenza e circolazione di gas quali ossigeno e anidride carbonica. La lavorazione del terreno varia per tipo, epoca e profondità, in base a diversi fattori, che possono essere la coltura precedente, le condizioni pedologiche e climatiche, generalmente si uniformano in base agli obiettivi economici e la qualità della granella. Ad ogni modo la scelta della lavorazione del terreno e della profondità, varia sempre in base alle necessità, che di solito coincidono con l’interramento dei fertilizzanti, dei residui colturali e con gli eventuali miglioramenti delle condizioni del terreno lasciate dalle colture precedenti.
Le lavorazioni si distinguono essenzialmente in principali e secondarie. L’aratura è la lavorazione principale e la più diffusa ancora oggi, di solito avviene in estate a una profondità di 20 e 25 cm in Italia settentrionale e centrale, mentre nel meridione oscilla tra 25 e 30 cm. In alcuni comprensori, allo scopo di correggere la struttura del terreno per favorire la regimazione idrica e l’aerazione del suolo, viene effettuata la lavorazione a due strati; in altre parole, si realizza prima una ripuntatura profonda 50-60 cm, utilizzando un ripuntatore, successivamente si ara a 25-30 cm. Le due operazioni possono essere eseguite contemporaneamente qualora si disponga di un araripuntatore. All’aratura seguono lavorazioni complementari come la frangizzollatura, l’erpicatura e la fresatura, che sono praticate con lo scopo di ottenere un letto di semina non zolloso, ben livellato, in cui il seme possa trovare le condizioni ottimali per germogliare e crescere al meglio. In alcune zone, si preferisce praticare arare in modo superficiale, a una profondità tra 10 e 15 cm, creando uno strato minimo adatto comunque alla nascita delle cariossidi e alla crescita delle piantine.
La semina su terreno sodo, accennata in precedenza, è molto diffusa grazie all’uso delle seminatrici che hanno dato buoni risultati in terreni non lavorati, specialmente in quelli dove era stata fatta una buona lavorazione per la coltura precedente. Questo sistema è adatto alle semine su terreni difficili, anche per colture raccolte tra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno, anche in condizioni di piogge frequenti. Questa semina è sicuramente più economica, perché non è eseguita nessuna lavorazione precedente del terreno, ma non è sempre consigliabile, sopratutto nel caso sia stato seminato precedentemente mais o sorgo. Infatti per il frumento seminato potrebbe rischiare una trasmissione di fusariosi, responsabili della contaminazione da micotossine nella granella. Inoltre, nel caso si scelga la semina su terreno non lavorato, è necessario predisporre la “pulizia del letto di semina” eliminando le piante infestanti nate dopo la raccolta della coltura precedente, con un trattamento diserbante.
CAMPAGNA ROMANA -11 ottobre 2022-Fotoreportage di Franco Leggeri
-Fotoreportage di Franco Leggeri-Campagna Romana
-Preparazione del terreno per la semina del GRANO per uso Zootecnico-
CAMPAGNA ROMANA -11 ottobre 2022-Fotoreportage di Franco Leggeri
CAMPAGNA ROMANA -11 ottobre 2022–Fotoreportage di Franco Leggeri– Preparazione del terreno per la semina del GRANO per uso Zootecnico- Lavorazione eseguita con un Trattore FIAT 140 sei cilindri che traina un erpice a disco frangizolle –
CAMPAGNA ROMANA -11 ottobre 2022-Fotoreportage di Franco LeggeriCAMPAGNA ROMANA -11 ottobre 2022-Fotoreportage di Franco LeggeriCAMPAGNA ROMANA -11 ottobre 2022-Fotoreportage di Franco LeggeriCAMPAGNA ROMANA -11 ottobre 2022-Fotoreportage di Franco LeggeriCAMPAGNA ROMANA -11 ottobre 2022-Fotoreportage di Franco LeggeriCAMPAGNA ROMANA -11 ottobre 2022-Fotoreportage di Franco LeggeriOLYMPUS DIGITAL CAMERACAMPAGNA ROMANA -11 ottobre 2022-Fotoreportage di Franco LeggeriCAMPAGNA ROMANA -11 ottobre 2022-Fotoreportage di Franco LeggeriCAMPAGNA ROMANA -11 ottobre 2022-Fotoreportage di Franco LeggeriCAMPAGNA ROMANA -11 ottobre 2022-Fotoreportage di Franco LeggeriCAMPAGNA ROMANA -11 ottobre 2022-Fotoreportage di Franco LeggeriCAMPAGNA ROMANA -11 ottobre 2022-Fotoreportage di Franco LeggeriCAMPAGNA ROMANA -11 ottobre 2022-Fotoreportage di Franco LeggeriCAMPAGNA ROMANA -11 ottobre 2022-Fotoreportage di Franco LeggeriCAMPAGNA ROMANA -11 ottobre 2022-Fotoreportage di Franco LeggeriCAMPAGNA ROMANA -11 ottobre 2022-Fotoreportage di Franco Leggeri
ROMA- Next Museum-Monet e gli Impressionisti – Digital Experience-
Roma-Next Exhibition, leader internazionale nella ideazione, produzione e realizzazione di mostre, prosegue il suo operato a Roma presso il centralissimo Next Museum, lo spazio multimediale, immersivo e tecnologico dove la cultura gioca con la tecnologia.
La location di Corso d’Italia 37/D – che ha ospitato a cavallo tra il 2023 e il 2024 la mostra di successo Van Gogh Experience – riaprirà i battenti, dopo ulteriori ammodernamenti e migliorie strutturali, in data venerdì 6 settembre, con “Monet e gli Impressionisti – Digital Experience“. La mostra celebra i 150 anni dalla prima mostra degli impressionisti, realizzata nella primavera del 1874 nello studio parigino del fotografo Nadar.
ROMA- Next Museum-Monet
Gli oltre milleduecento metri quadri di esposizione sono suddivisi in diverse aree che seguono una narrazione semplice, adatta a tutta la famiglia, perseguendo sempre l’obiettivo dell’edutainment, ossia educare intrattenendo.
Nella curatela si analizzano in primis gli spunti che portarono a una tecnica diversa, considerata come la novità più dirompente nel processo di evoluzione della pittura. Il dipingere en plein air per esprimere la volontà precisa di rappresentare la luce naturale, per cogliere la bellezza pura dei contrasti tra luci e ombre, con colori forti, vividi, reali. Si spiega al visitatore – con un allestimento supportato da monitor che esaltano i movimenti dei quadri più celebri – la corrente dell’Impressionismo che imprime sulla tela gli effetti di luce che colpiscono l’occhio ancor prima che il cervello.
Una tavolozza di sfumature che cambia a seconda delle stagioni, tematica intorno alla quale si dipana il file rouge dell’esposizione.
Nella ricerca dell’attimo luminoso, i maggiori esponenti dell’Impressionismo ritraggono il progredire delle stagioni dipingendo terra, mare, fiumi, scogliere, alberi, fiori, prati, che mutano a seconda del periodo dell’anno. Dettagli vivi sempre diversi, proprio come quelle ninfee che Monet dipinge oltre duecento volte guardando lo stesso stagno, a riprova di quanto possa essere bella e mutevole la stessa cosa ogni giorno.
Ogni stagione vede un colore predominante che gli Impressionisti colgono assieme al movimento. Per cui l’immagine perde definizione, i contorni sono imprecisi e mutevoli e l’immagine è fuggevole. Uno stile pittorico che si sposa perfettamente con la moderna tecnica delvideomapping, protagonista del salone centrale della location. Pareti e pavimento prendono vita, immergendo il visitatore a 360 gradi in un viaggio lungo un anno nelle opere paesaggistiche più significative degli Impressionisti, cullati dalla musica classica de “Le Quattro Stagioni” di Vivaldi.
La Primavera viene identificata da colori delicati ma vivaci, come le “virgole” di colore che rappresentano i tanti fiori sbocciati ne “Il sentiero nell’erba alta” di Renoir che ritrae la natura che rinasce anche in “Primavera a Chatou“.
L’Estate è caratterizzata dai colori brillanti, caldi e abbaglianti o dai freddi, ma vividi, celesti e verdi. Così come dalle ombre nette come quelle dei “Covoni al sole, effetto di mattino” di Monet che ritrae anche una delle opere più iconiche dell’Impressionismo, “I papaveri“.
L’Autunno si contraddistingue per i toni rossastri, gli arancioni, le terre e i verdi spenti, come nelle opere di Pissarro “Hide Park – Londra” o “Autunno Pioppi – Eragny“.
L’Inverno infine, dalla gamma cromatica fredda che si mescola con la presenza abbagliante del bianco, come in “Effetto neve a Louveciennes” di Sisley.
A dare inizio al mapping la scomposizione di “Impressione levar del Sole“, l’opera di Monet che ha dato il nome alla corrente dell’Impressionismo.
Il mapping, della durata di circa venti minuti, può essere ammirato in piedi o sulle sedute presenti in sala, col visitatore che diventa parte dell’esperienza, nonché protagonista del quadro virtuale impressionista.
Il percorso continua con la sala didattica, con percorsi educativi studiati soprattutto per le scuole primarie e secondarie. E con l’opportunità unica di scattarsi un selfie come nel giardino di Giverny, sulla riproduzione del ponte sulle ninfee di Monet.
ROMA- Next Museum
In questa mostra Next Exhibition introduce a Roma anche l’utilizzo dell’intelligenza artificiale, in collaborazione con la start-up internazionale MORGHY.AI.
In una prima sala vengono analizzate le opere di Renoir e Degas. Renoir, più di ogni altro impressionista, è riconoscibile per l’attenzione alle figure nel contesto paesaggistico. Degas è al contrario il ribelle tra gli impressionisti, non essendo interessato alla pittura en plein air, ma piuttosto a tecniche di derivazione giapponese come il taglio obliquo che utilizza ampiamente nella raffigurazione delle ballerine.
L’intelligenza artificiale trasforma in fotografie reali i quadri di Renoir e di Degas, producendo l’esatta visione dei due artisti nel momento in cui sono intenti nell’atto pittorico.
Partendo da dipinti come Bal au moulin de la Galette di Renoir e L’Etoile di Degas, MORGHY.AI ha trasformato personaggi e paesaggi in scatti contemporanei. Naturalmente l’ha fatto sfruttando quella che è il suo bagaglio di sapere, il database di immagini reali con cui è stata allenata (pre-trained), che è fatto di soggetti e oggetti di oggi. L’AI ha inserito in queste elaborazioni errori e imperfezioni ancora tipici di questi sistemi – ad esempio nelle mani e negli occhi – e ha fatto sparire o comparire oggetti che nel dipinto erano troppo vaghi per essere compresi dall’AI. La scelta curatoriale è stata quella di non correggere questi elementi, ma esporre le immagini esattamente come generate da MORGHY.AI, per dare dignità artistica all’atto creativo digitale.
A seguire viene affrontata una domanda curiosa: “Come sarebbe Roma, oggi, dipinta da Monet e dai suoi colleghi?”. L’intelligenza artificiale rielabora le immagini di alcuni landscapes iconici della città che ospita l’esposizione, mostrando con un gioco di schermi come verrebbero dipinti quei paesaggi secondo i canoni della corrente dell’Impressionismo.
Incluso nel biglietto di ingresso anche l’esperienza speciale di realtà virtuale – fiore all’occhiello dell’esposizione. Indossato l’oculus VR, il visitatore può muoversi, camminare e agire, come se si trovasse nel giardino di Giverny: oltrepassato il ponte sulle ninfee, sullo sfondo la casa di Monet e poi l’artista, intento a dipingere nel suo studio. Un’esperienza attiva in quanto in movimento e interattiva, dal momento che il pubblico può interagire con alcuni elementi del video.
“Un ulteriore salto in avanti nell’utilizzo della tecnologia nel mondo della cultura” – afferma la direzione di Next Exhibition – “Vogliamo che il mondo di Next Exhibition sia in continua evoluzione, per proporre sempre al nostro pubblico contenuti sempre nuovi. Le parole d’ordine al Next Museum sono accoglienza e ascolto: di nuove idee, spunti e suggestioni. Da elaborare e far crescere coinvolgendo attivamente il tessuto sociale locale. Uno sguardo internazionale permeato però, sempre e comunque, dello stile del Made in Italy.”
GIORNI E ORARI DI APERTURA
La mostra è aperta nei seguenti orari:
Lunedì: chiuso
Martedì: 10 – 18
Mercoledì: 10 – 18
Giovedì: 10 – 18
Venerdì: 10 – 18
Sabato: 10 – 20
Domenica: 10 – 18
Festivi: 10 – 20
Ultimo ingresso consentito in mostra un’ora prima dell’orario di chiusura.
I social della mostra:
FB/ nextmuseum
IG/ next.museum www.nextmuseum.net
PREZZI E MODALITA’ ACQUISTO BIGLIETTI
Dal martedì al venerdì:
· intero: 15,70 euro on-line; 14,50 euro box office
· ridotto*: 13,70 euro on-line; 12,50 euro box office
Sabato, domenica e festivi:
· intero: 17,70 euro on-line; 16,50 euro box office
· ridotto*: 15,70 euro on-line; 14,50 euro box office
* Il ridotto normale è valido per:
– under 12 anni (i bambini al di sotto dei 4 anni entrano gratuitamente)
– over 65 anni
– studenti universitari under 26 anni
– cral e partner convenzionati con la mostra
– possessori di Tessera Fai
– visitatori delle altre mostre organizzate in Italia da Next Exhibition
Ridotto gruppi (minimo 15 persone, massimo 30 persone): 11,70 euro on-line; 10,50 euro box office
Ridotto scuole (minimo 15 persone): 9,70 euro on-line; 8,50 euro box office
Biglietto open (per visitare la mostra in un giorno di apertura, senza decidere la data precisa al momento dell’acquisto; ideale nel caso si regali il biglietto per la mostra): 19,70 euro on-line; 18,50 euro box office.
La prevendita biglietti è attiva con l’Official Ticketing Partner Ticket One sul sito www.ticketone.it o chiamando il numero 892.101.
Vendita biglietti anche presso il botteghino della location Next Museum nei giorni ed orari di regolare apertura della mostra.
Per la prenotazione di gruppi e scuole è possibile inviare una email a gruppiescuole@tosc.it o chiamare il numero 02/33020033.
Per maggiori informazioni è possibile scrivere all’indirizzo e-mail: roma@nextmuseum.net o chiamare il numero 338/6443574.
ROMA-Municipio XIII- Sito Archeologico MASSA GALLESINA
Fotoreportage di Franco Leggeri
MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE lavori anno 2009
Roma- 29 giugno 2018-Municipio XIII-MASSIMINA-MASSA GALLESINA-CASAL SELCE-
Fotoreportage di Franco Leggeri
PREMESSA-L’area fu oggetto di lavori d’indagini archeologiche preventive nel 2009, quando si era ipotizzato che in questa zona dovesse essere edificato lo Stadio della Roma.
Le foto allegate sono relative ai lavori del 2009 e alla situazione di oggi marzo 2017.Tutte le foto sono di Franco Leggeri.
Associazione CORNELIA ANTIQUA- Siete appassionati della Storia poco raccontata, quella da riscoprire e vi piace l’ Avventura ,oppure siete affascinati dalla bellezza della Campagna Romana ? Allora unisciti a noi. Ecco cosa facciamo: Produciamo Documentari e Fotoreportage, organizziamo viaggi ,escursioni domenicali e tantissime altre iniziative culturali.Tutti sono benvenuti nella nostra Associazione, non ha importanza l’età, noi vi aspettiamo !Per informazioni – e.mail.: cornelia.antiqua257@gmail.com– Cell-3930705272–
Breve e sintetica storia del sito Archeologico MASSA GALLESINA a cura di Franco Leggeri.
Il territorio in esame è conformato come un vasto altopiano dalla superficie ondulata e in leggera pendenza , in cui i fossi e i torrenti hanno inciso i depositi sedimentari e vulcanici. Tutto il sistema idrografico fa capo al RIO GALERIA che scorre nell’omonima valle. I principali affluenti del Rio Galeria sono il Fosso della Questione in riva sinistra e dal Fosso della Selce in riva destra.
MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE Foto lavori anno 2009Foto Sito Archeologico marzo 2017 –MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE –
A)-L’insediamento storico area MASSA GALLESINA-
Tutte le foto sono di Franco Leggeri.
Dal punto di vista archeologico l’area in esame presenta siti databili dalla preistoria fino all’età medievale. La presenza umana è attestata già dal Paleolitico. Tutta l’area fu colonizzata dagli Etruschi che controllavano il corso d’acqua chiamato Careia ( da cui deriva il nome Rio Galeria), in epoca romana la zona , attraversata dalla via Cornelia, fu scarsamente popolata.
In età medievale successivamente alla crisi che travolse l’assetto territoriale tardoantico fra il V e VII secolo, seguì una fase di rinascita e riorganizzazione databile fra l’VIII e X secolo nella creazione delle domuscultae papali. In questa zona, infatti, nell’VIII secolo Papa Adriano realizzo la sua domusculta, una grande masseria per rifornire di frumento la Città di Roma; successivamente ; il sito fu trasformato da Papa Gregorio VII che vi fece costruire un Castello adibito a Villa e Fortilizio, oggi perduto. Fu soprattutto il dinamismo economico dei secoli XII-XIII ad incrementare la nascita di numerose aziende agricole (denominate casalia), tra le quali il Nibby ricorda la tenuta di Massa Gallesina, confinante con le tenute di Selce e Maglianella.
MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE lavori anno 2009Foto Sito Archeologico marzo 2017 –MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE –
Massa Gallesina è una tenuta fuori delle porte San Pancrazio e Cavaleggeri a sinistra della via Aurelia , la quale appartiene a San Rocco e al principe Massimi, e va unita coll’altro fondo detto Pedica Maglianella. Comprende rubbia 147 (1)e confina con le tenute di Pedica Maglianella Sant’Ambrogio, Fontignano, Casale della Morte, Massimilla, Castel di Guido, Casal Selce e Maglianella. La tenuta è divisa nei quarti di Pedica Maglianella, Casale, Ara e Monte Rotondo. Il suo nome attuale è di origine incerta, ma forse una parte di essa , se non tutta, fu compresa nei feudi denominati nel secolo VIII Gratiniano, Rosario, Canneolo e Casale Mimilliarolo esistenti , secondo Cencio Camerario, presso la via Aurelia a 5 miglia distante da Roma, circostanza che col sito della tenuta di Massa Gallesina si accorda.
(1)una rubbia equivale a 18884 mq, ovvero quasi due ettari.
C) CATASTO ANNONARIO –Roma 1783- Agrimensori: PIETRO PAOLO e ANGELO QUALEATI,LUIGI CLERICI,GIOVANNI MEDIANTE,DOMENICO CAPPELLETTI e FILIPPO PEROTTI.
Area Archeologica-MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE.
Nel Catasto annonario pubblicato in Roma nel 1803 dal titolo MEMORIE, LEGGI, ED OSSERVAZIONI SULLE CAMPAGNE E SULL’ANNONA DI ROMA (Parte Prima)
Autore -Nicola Maria Nicolaj.
Le tenute di MASSIMILLA, MASSA GALLESINA e PEDICA MAGLIANELLA. Per queste tenute come anche per le altre appresso, passa la celebre via Aurelia . Di questa via fa menzione Cicerone nell’Orazione contro Catilina, il quale per questa strada partì da Roma per congiungersi in Toscana con Manlio. Cicerone additava questa strada agli altri congiurati, perché sortissero dall’agitata Città. “ Unum etiam nunc concedam:exeant, procifiscatur, ne patiantur desiderio sui Catilinam misere tabascere. Demonstrabo ier; Aurelia via profectur est:si accelerare volent, ad vesperam consequetur.” Furono anche nella via Aurelia gli ORTI di GALBA (Lorium) , ove fu anche sepolto questo Imperatore. Dei vari tratti e diramazioni della via Aurelia o piuttosto delle molte strade , quale più, quale meno antica, chiamate con questo nome , si possono vedere gli antiquarj. Non men celebre è la via Aurelia pe’ i Cimiteri de’ SS.Martiri. Presso questa strada si enuncia quella de’ SS. Processo e Martiniano i quali in occasione del martirio de’ SS. Apostoli Pietro e Paolo, convertiti e condotti al supplizio nella via Aurelia, accompagnati e scortati dalle illustre femmina Lucina, furono poi in una possessione di lei sepolti. Ma il loro Cimitero si confonde forse con quello di Sant’Agata. Più vicino a Roma si ammira tuttora il Cimitero di San Calepodio, ove fu sepolto San Calisto Papa, San Pancrazio e poi anche il Pontefice San Giulio e per questo una parte di Cimitero si trova anche nominato di San giulio. Grande è la sua ampiezza sotto diverse Tenute e Vigne; è scavato molti piedi sotto terra nel tufo con moltissimi giri larghi , ed alti quanto un uomo vi possa comodamente camminare . Da ogni parte vi sono sepolture . Vi sono alcuni cunicoli , in uno dei quali sorge una vena di limpidissima acqua, la quale nei tempi delle persecuzioni ai Cristiani che quivi stavano nascosti e vi facevano le loro orazioni, veglie ed altre sacre funzioni, doveva servire non tanto per bere , quanto per uso del Battesimo: onde ancora oggi quest’acqua si ha in gran devozione. Sopra questo Cimitero è la Chiesa di San Pancrazio edificata da San Simmaco Papa, e parte anche della Villa Pamphilj la quale Villa è inclusa la Tenuta.
MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE Foto lavori anno 2009
D) MASSA GALESINA-PEDICA MAGLIANELLA- Di pertinenza della Veneranda Chiesa di San Rocco e del Signor Marchese Massimi delle Colonne. Queste due tenute anche se una volta fra di loro erano separate e distinte formano ora un solo Corpo ed una sola Tenuta confinante con le Tenute della Pedica Maglianella del Venerando Monastero di Sant’Ambrogio, di Fontignano, di Casal della Morte, di Massimilla, di Castel di guido, della Selce dei SS. Domenico e Sisto e della Maglianella del Venerabile Capitolo di Sant’Angelo in Pescheria.
E) Tenuta e CASAL di SELCE-Il Casale prende il nome dall’originario proprietario Andre de Silice, che nel 1227 lo vendette alla Basilica di San Pietro. Successivamente , il CASALE SILICIS fu affidato e ceduto più volte. Attualmente si compone di una serie di piccoli fabbricati , notevolmente rimodernati, che non recano tracce visibili di costruzioni medievali. In un disegno de Catasto Alessandrino il Casale Silicis è rafficurato come composto da due piccoli edifici fiancheggiati da altrettante torrette , una delle quali aveva tre piani. Casal Selce costituiva, quasi certamente, una delle vedette preposte alla sorveglianza del Castello di MALAGROTTA.
Le foto allegate sono relative ai lavori del 2009 e alla situazione di oggi marzo 2017.Tutte le foto sono di Franco Leggeri.
MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE Foto lavori anno 2009MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE Foto lavori anno 2009MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE Foto lavori anno 2009MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE Foto lavori anno 2009MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE Foto lavori anno 2009MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE Foto lavori anno 2009MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE Foto lavori anno 2009MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE Foto lavori anno 2009MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE Foto lavori anno 2009MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE Foto lavori anno 2009Foto Sito Archeologico marzo 2017 –MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE –Foto Sito Archeologico marzo 2017 –MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE –Foto Sito Archeologico marzo 2017 –MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE –Foto Sito Archeologico marzo 2017 –MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE –Foto Sito Archeologico marzo 2017 –MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE –Foto Sito Archeologico marzo 2017 –MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE –Foto Sito Archeologico marzo 2017 –MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE –Foto Sito Archeologico marzo 2017 –MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE –Foto Sito Archeologico marzo 2017 –MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE –Foto Sito Archeologico marzo 2017 –MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE –Foto Sito Archeologico marzo 2017 –MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE –Foto Sito Archeologico marzo 2017 –MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE –Foto Sito Archeologico marzo 2017 –MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE –Foto Sito Archeologico marzo 2017 –MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE –Foto Sito Archeologico marzo 2017 –MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE –Foto Sito Archeologico marzo 2017 –MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE –Foto Sito Archeologico marzo 2017 –MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE –Foto Sito Archeologico marzo 2017 –MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE –Foto Sito Archeologico marzo 2017 –MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE –Foto Sito Archeologico marzo 2017 –MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE –Foto Sito Archeologico marzo 2017 –MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE –Foto Sito Archeologico marzo 2017 –MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE –Foto Sito Archeologico marzo 2017 –MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE –Foto Sito Archeologico marzo 2017 –MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE –Foto Sito Archeologico marzo 2017 –MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE –Foto Sito Archeologico marzo 2017 –MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE –Associazione CORNELIA ANTIQUA- Siete appassionati della Storia poco raccontata, quella da riscoprire e vi piace l’ Avventura ,oppure siete affascinati dalla bellezza della Campagna Romana ? Allora unisciti a noi. Ecco cosa facciamo: Produciamo Documentari e Fotoreportage, organizziamo viaggi ,escursioni domenicali e tantissime altre iniziative culturali.Tutti sono benvenuti nella nostra Associazione, non ha importanza l’età, noi vi aspettiamo !Per informazioni – e.mail.: cornelia.antiqua257@gmail.com– Cell-3930705272–
Roma- Municipio XIII, Quartiere Casalotti-Le Catacombe della via Boccea-
Franco Leggeri Fotoreportage –
Il Vescovo della Diocesi di Porto e Santa Rufina, recentemente scomparso, ha riportato al culto dei fedeli e all’attenzione degli archeologi le Catacombe dei Santi martiri MARIO, MARTA, AUDIFAX e ABACUC- Il 19 gennaio 1994 ,festa di San Mario, il Mons. Diego BONA guidò una processione di circa 500 fedeli verso le Catacombe ripristinando così un’antica tradizione popolare che si era persa nel corso degli anni. Nei pressi delle Catacombe vi è una piccola chiesetta dedicata a San Mario e Marta, eretta nel 1700 e restaurata nel 1871. In questa chiesetta ,nel 1909, il giovane sacerdote Don Giuseppe RONCALLI, futuro papa Giovanni XXIII- il Papa Buono, venne a celebrare la messa in memoria del fratello Mario. Papa Giovanni XXIII amava la via Boccea e la Campagna Romana durante le sue escursioni egli si deliziava nel gustare “ la buona ricotta di Boccea” che Gli veniva offerta dai pastori romani. A ricordo della presenza in questi luoghi di Papa Giovanni è stata posta in essere, nel 2004, una epigrafe marmorea nella chiesetta di Santa Maria sita all’interno del Castello della Porcareccia nel quartiere Casalotti.
Mons. Diego BONA- Vescovo della Diocesi di Porto e Santa RufinaCastello della Porcareccia-Epigrafe Papa Giovanni XXIII
Santi MARIO, MARTA, AUDIFAX e ABACUC.
Breve Storia dei Santi MARIO, MARTA, AUDIFAX e ABACUC.
Ultimo santuario della via Cornelia era quello dei martiri MARIO, MARTA, AUDIFAX e ABACUC. Nel Martirologio Geronimiano sono ricordati il 16 e 20 gennaio. Sembrerebbe che il vero dies natalis fosse il 20 gennaio, in cui sono stati commemorati nel Sacramentario Gelasiano antico ( Saccr.Gel.,p.131; nel Gelasiano di S.Gallo invece sono anticipati al giorno 19 e vi mancano ABACUC e AUDIFAX (Gel. S. Gallo, p.20) .Di questi Martiri non si hanno notizie sicure.Secondo la passio (Acta SS. Gennaio, II, Parigi, 1863, pp. 578-583.) Mario e Marta erano nobili persiani; al tempo di Claudio il Gotico vennero a Roma , insieme con i figli Abacuc e Audifax per venerare i sepolcri degli Apostoli e aiutare i carcerati per la Fede.Arrestati a loro volta furono condannati dal prefetto Musciano e condotti sulla “ via Cornelia miliaro tertio decimo ad Nymphas Catabassi”: Mario, Abacuc e Audifax furono “decollati sub arenario” e i loro corpi bruciati; Marta invece “in Nympha necata est”. La Matrona Felicita raccolse i resti dei primi tre, Mario,Abacuc e Audifax, ed il corpo di Marta dal pozzo in cui era stato gettato, e li seppellì “ sub die tertio decimo Kalendas febraurium” (B.SS.VIII, p.165. Dall’indicazione topografica “ ad Nymphas” è nata la fantomatica martire Ninfa-cf.B.SS.,IX,p.1009).
I corpi dei Martiri sarebbero stati trasferiti da Papa Pasquale I nella Basilica di S. Prassede ( Lib. Pont.II, p. 64.).
Franco Leggeri Fotoreportage-Foto Gallery e Articolo sono di Franco Leggeri-
Le Catacambe della via BocceaLe Catacambe della via BocceaLe Catacambe della via BocceaLe Catacambe della via BocceaCampagna Romana -Fontanile delle CATACOMBE DI BOCCEAFontanile della Campagna Romana -Fontanile delle CATACOMBE DI BOCCEALe Catacambe della via BocceaLe Catacambe della via BocceaLe Catacambe della via BocceaLe Catacambe della via BocceaLe Catacambe della via BocceaLe Catacambe della via BocceaLe Catacambe della via BocceaLe Catacambe della via BocceaLe Catacambe della via BocceaSanti MARIO, MARTA, AUDIFAX e ABACUC.Monsignor Diego Natale Bona
Fotoreportage Campagna Romana in forma di Poesia-La Storia Secondo Carocci e Vendittelli la struttura fondiaria e produttiva della Campagna Romana risale al tardo medioevo e si è conservata senza soluzione di continuo fino alla riforma agraria a metà del XX secolo.Le invasioni barbariche, la guerra greco-gotica e la definitiva caduta dell’Impero romano d’Occidente favorirono il generale spopolamento delle campagne, compresa quella romana, e i grandi latifondi imperiali passarono nelle mani della Chiesa, che aveva ereditato le funzioni assistenziali e di governo già assolte dai funzionari imperiali, e le esercitava nei limiti del possibile.A partire dall’VIII secolo le aziende agricole (villae rusticae) di epoca imperiale si trasformarono – dove sopravvissero – in domuscultae, entità residenziali e produttive autosufficienti e fortificate, dipendenti da una diocesi – o una chiesa, o un’abbazia – che deteneva la proprietà delle terre e le assegnava in enfiteusi ai contadini residenti. Questi spesso ne erano gli originali proprietari, ed avevano conferito la proprietà dei fondi alla Chiesa in cambio di un piccolo canone di affitto e dell’esenzione dalle tasse. Queste comunità godevano di completa autonomia, che implicava anche il diritto ad armarsi per autodifesa (da dove la costruzione di torri e torrette), e in alcuni casi giunsero anche a battere moneta.Già dal X secolo, tuttavia, la feudalizzazione costrinse i contadini ad aggregarsi attorno ai castelli dei baroni ai quali veniva man mano attribuito il possesso – a vario titolo – di molte proprietà ecclesiastiche, e la coltivazione della pianura impaludata e malarica fu abbandonata, col tempo, quasi completamente. Là dove si continuava a coltivare, questi nuovi latifondi ormai deserti, nei quali sorgevano sparsi casali fortificati, furono destinati a colture estensive di cereali e a pascolo per l’allevamento di bestiame grande e piccolo. Il loro scarso panorama umano era costituito da pastori, bovari e cavallari, braccianti al tempo delle mietiture, briganti.L’abbandono delle terre giunse a tal punto che con la conseguente scomparsa degli insediamenti urbani nel territorio circostante Roma attorno alle vie Appia e Latina, l’ex Latium Vetus, venne ripartito in “casali”, tenute agricole di centinaia di ettari dedicato all’allevamento di bestiame, soprattutto ovini, e alla coltivazione di cereali, a cui erano addetti lavoratori salariati spesso stagionali. Questi latifondi in età rinascimentale e moderna divennero proprietà delle famiglie legate al papato. A seguito dello spopolamento delle terre pianeggianti ritornate a pascolo, si aggravò il grave problema dell’impaludamento e della malaria.Nel XVII secolo, dopo la redazione del Catasto Alessandrino[1], furono concessi ai contadini, ai piccoli proprietari e agli abitanti dei borghi l’uso civico dei terreni spopolati e abbandonati ed esenzioni fiscali (mentre venivano aggravate le imposizioni sui proprietari noncuranti), allo scopo di stimolare il ripopolamento di quelle campagne.
Il paesaggio-Nel XVIII e nel XIX secolo il paesaggio della Campagna romana, rappresentato da vaste aree pressoché disabitate dove spesso era possibile imbattersi nelle vestigia di imponenti costruzioni romane in rovina, divenne un luogo comune, un simbolo della tramontata grandezza di Roma, insieme con l’immagine del quotidiano pittoresco rappresentato dai briganti, dai pastori e dai popolani di Bartolomeo Pinelli e dei pittori europei del Grand Tour.
le Poesie sono di:Ada Negri,Antonia Pozzi, Rocco Scodellaro,Lalla Romano,Ernest Hemingway,Sara Teasdale,Eugenio Montale,Umberto Saba.
Ada Negri – Estate
«Nei mesi estivi il solleone
rende i muri così abbaglianti
che a fissarli vien sonno:
tende gialle e rosse
si abbassano sui negozi;
il nastro di cielo
che s’allunga fra due strisce
parallele di tetti
è una lamina di metallo rovente.
Dolce è non far niente,
accucciati sulle pietre roventi,
respirando il caldo.»
Franco Leggeri Fotoreportage Campagna Romana luglio 2023
ANTONIA POZZI- ODORE DI FIENO
Chissà da dove esala
quest’odore di fieno:
ha la pesantezza di un’ala
che giunga da troppo lontano.
Si affloscia, si lascia piombare
su me, con abbandono insano,
come l’alito di una creatura
che non sappia più continuare.
Tutte le lagrime di questo ignoto interrotto cammino
tremolano nella mia anima impura,
come il tintinnio roco di quel grillo,
in giardino,
che rode la solitudine oscura.
Milano, I giugno 1929
ANTONIA POZZI
Franco Leggeri Fotoreportage Campagna Romana luglio 2023
Rocco Scodellaro-RESEDA, ODORE RITROVATO E PERSO
*
Avevi tutti gli odori dei giardini
seppelliti nei fossi attorno le case;
tu sei, reseda selvaggia, che mi nutri
l’amore che cerco, che mi fa sperare.
E come l’onda non la puoi fermare,
non puoi chiudere la bocca ai germogli,
non serrare le persiane a questo sole,
io ti guardo e mi bevo il tuo sorriso,
amica del caso, scoperta del cuore
che deve colmare la sua sera.
(Rimini, maggio 1948)
Franco Leggeri Fotoreportage Campagna Romana luglio 2023
Lalla Romano-L’Estate
Già impallidivano i grani. Ferma era la mente rappresa sotto l’inverno. Dei papaveri fatui già era acceso il delirio.
Franco Leggeri Fotoreportage Campagna Romana luglio 2023
Ernest Hemingway-L’INESPRIMIBILE
*
Quando in giugno svolazzavano moscerini
intorno al lampione
all’angolo
gettando ombre guizzanti sulla strada;
Quando tu passeggiavi a piedi nudi
in una calda e buia sera di giugno
con l’erba che ti bagnava i piedi di rugiada;
Quando sentivi strimpellare un banjo
sulla veranda della casa di fronte,
e dal parco ti giungeva il profumo dei lillà
c’era qualcosa che lottava, in te,
che non riuscivi a mettere in parole…
Eri viva poesia, nel buio, là!
Oak Park, 1917
Franco Leggeri Fotoreportage Campagna Romana luglio 2023
Sara Teasdale-NOTTE DI GIUGNO
*
Oh Terra, quanto sei cara stanotte,
Come posso dormire mentre intorno
Aleggia odore di pioggia e lontano
La voce dell’oceano parla alla spiaggia.
Terra, mi hai dato tutto quel che ho,
Ti amo, ti amo, oh che cosa ho
Io che possa darti in cambio — se non
Il mio corpo dopo che sarò morta?
Franco Leggeri Fotoreportage Campagna Romana luglio 2023
Eugenio Montale-Meriggiare pallido e assorto
Meriggiare pallido e assorto
presso un rovente muro d’orto,
ascoltare tra i pruni e gli sterpi
schiocchi di merli, frusci di serpi.
Nelle crepe del suolo o su la veccia
spiar le file di rosse formiche
ch’ora si rompono ed ora s’intrecciano
a sommo di minuscole biche.
Osservare tra frondi il palpitare
lontano di scaglie di mare
m entre si levano tremuli scricchi
di cicale dai calvi picchi.
E andando nel sole che abbaglia
sentire con triste meraviglia
com’è tutta la vita e il suo travaglio
in questo seguitare una muraglia
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.
Umberto Saba – Meriggio d’estate
Silenzio! Hanno chiuso le verdi
persiane delle case.
Non vogliono essere invase.
Troppe le fiamme
della tua gloria, o sole!
Bisbigliano appena
gli uccelli, poi tacciono, vinti
dal sonno. Sembrano estinti
gli uomini, tanto è ora pace
e silenzio… Quand’ecco da tutti
gli alberi un suono s’accorda,
un sibilo lungo che assorda,
che solo è così: le cicale.
Franco Leggeri Fotoreportage Campagna Romana luglio 2023Franco Leggeri Fotoreportage Campagna Romana luglio 2023Franco Leggeri Fotoreportage Campagna Romana luglio 2023Franco Leggeri Fotoreportage Campagna Romana luglio 2023Franco Leggeri Fotoreportage Campagna Romana luglio 2023Franco Leggeri Fotoreportage Campagna Romana luglio 2023Franco Leggeri Fotoreportage Campagna Romana luglio 2023Franco Leggeri Fotoreportage Campagna Romana luglio 2023Franco Leggeri Fotoreportage Campagna Romana luglio 2023Franco Leggeri Fotoreportage Campagna Romana luglio 2023Franco Leggeri Fotoreportage Campagna Romana luglio 2023Franco Leggeri Fotoreportage Campagna Romana luglio 2023Franco Leggeri Fotoreportage Campagna Romana luglio 2023Franco Leggeri Fotoreportage Campagna Romana luglio 2023Franco Leggeri Fotoreportage Campagna Romana luglio 2023
Franco Leggeri Fotoreportage Campagna Romana luglio 2023Franco Leggeri Fotoreportage Campagna Romana luglio 2023Franco Leggeri Fotoreportage Campagna Romana luglio 2023Franco Leggeri Fotoreportage Campagna Romana luglio 2023Franco Leggeri Fotoreportage Campagna Romana luglio 2023Franco Leggeri Fotoreportage Campagna Romana luglio 2023Franco Leggeri Fotoreportage Campagna Romana luglio 2023Franco Leggeri Fotoreportage Campagna Romana luglio 2023Franco Leggeri Fotoreportage Campagna Romana luglio 2023Franco Leggeri Fotoreportage Campagna Romana luglio 2023Franco Leggeri Fotoreportage Campagna Romana luglio 2023Franco Leggeri Fotoreportage Campagna Romana luglio 2023Franco Leggeri Fotoreportage Campagna Romana luglio 2023Franco Leggeri Fotoreportage Campagna Romana luglio 2023Franco Leggeri Fotoreportage Campagna Romana luglio 2023Franco Leggeri Fotoreportage Campagna Romana luglio 2023Franco Leggeri Fotoreportage Campagna Romana luglio 2023Franco Leggeri Fotoreportage Campagna Romana luglio 2023
ROMA Municipio XIII–Castel di Guido – 9 settembre 2022-Articolo e Fotoreportage di Franco Leggeri-Le prime notizie del ponte sull’Arrone si hanno già in un documento dell’XI secolo dove viene citato un “Pons de Arrone”, mentre in una bolla papale del 1019 è citato un “pons marmoreus qui est super Arronem”; si ha notizia del rinvenimento, nelle vicinanze, di una lapide la quale testimonia che un certo “Dorus Latro” aveva restaurato le sponde del fiume, come si legge nella scheda 35 del Quilici .
CASTEL di GUIDO-Bivio di FREGENE-via Aurelia- PONTE ROMANO SUL FIUME ARRONE.Foto B/N anni 1960-
Bibl.: La via Aurelia, scheda 35 ; Quilici, scheda 315; Brunetti Nardi, op.cit.,II,pag.64.
-Notizie Storiche del Fiume ARRONE-
Fiume della Comarca, il quale ha origine dal lago di Bracciano, essendo l’emissario naturale, e si scarica nel mare presso Maccarese. Esce dal lago a settentrione della Terra dell’Anguillara : passa sotto il ponte la Trave serve di limite ai tenimenti di Camoscie e Quarto s.Saba : traversa la via Claudia dopo la Osteria Nuova verso il XIV. Miglio da Roma: scorre sotto il Castello di Galera in un letto molto profondo, servendo di confine al tenimento di questo nome ed a quello di Centrone: traversa quelli di Monte Mario, e Buccèa: passa fra quelli di Testa di Lepre , Torrimpietra, Castel di Guido, e finalmente entra in quello di Maccarese, dove dopo aver servito allo irrigamento de’ campi entra in mare. Il ponte a due archi, sotto il quale attraversa la via Aurelia dopo Castel di Guido è antico e di massi quadrilateri. Quantunque negli scrittori greci e latini non si faccia menzione di questo fiume , null’altro il suo nome risente la origine etrusca, derivando probabilmente dalla stessa radice di ARUNS. Col nome di ARRONE viene ricordato l’anno 1053 in una bolla di Leone IX, nella quale fra i confini dei fondi Camelianum ,Olibula , Angellum, Pinum, Camaranum, Lauretum ec. Si pone così: a quarto (latere)rivum qui vocatur Arrone positum in territorio Galeriae . Veggasi il Bullarium Vaticanum T.L.
Si può vedere(foto allegate) il vecchio ponte dell’Arrone , ormai in disuso , il quale conserva il suo selciato originale .Nel parapetto si trova incorporato un blasone nobiliare medievale in marmo, mentre sono ancora visibili le vecchie paratie metalliche , vera archeologia industriale, le quali servivano per regolare il flusso dell’acqua destinata all’irrigazione della campagna circostante.
Lungo la strada che conduce a Fregene , sulla sinistra ,si vede il laghetto di “Mezzaluna” ed è proprio qui che Guido, Duca di Spoleto, condusse alla vittoria, contro i Saraceni nell856 d.C., le “milizie di Campagna” come le definì lo storico Prudenzio da Troyes.
-CURIOSITA’-
I volontari della Protezione Civile di Castel di Guido ,Capitanata dal Fondatore Attilio ZANIN, durante un lavoro di bonifica del canale di gronda dell’Aurelia che sversa le acque meteoriche nell’Arrone al Bivio di Fregene, hanno effettuato un lavoro di recupero molto interessante cioè quello di riportare alla “luce” le vecchie “CASEMATTE”. Queste strutture in c.a. furono costruite durante l’ultimo conflitto al fine di difendere Roma da possibili attacchi e neutralizzare l’avanzata di colonne motorizzate lungo la via Aurelia. Nota di colore sulla “CASAMATTA “. In una di queste strutture vi ha prestato servizio di guardia il musicista romano ARMANDO TROVAJOLI autore ,tra le altre melodie. della rivista musicale RUGANTINO .
Associazione CORNELIA ANTIQUA-Siete appassionati della Storia poco raccontata, quella da riscoprire e vi piace l’ Avventura ,oppure siete affascinati dalla bellezza della Campagna Romana ? Allora unisciti a noi. Ecco cosa facciamo: Produciamo Documentari e Fotoreportage, organizziamo viaggi ,escursioni domenicali e tantissime altre iniziative culturali.Tutti sono benvenuti nella nostra Associazione, non ha importanza l’età, noi vi aspettiamo !Per informazioni – e.mail.: cornelia.antiqua257@gmail.com– Cell-3930705272–
Articolo e Fotoreportage di Franco Leggeri-per Ass.ne CORNELIA ANTIQUA
CASTEL di GUIDO-Bivio di FREGENE-via Aurelia- PONTE ROMANO SUL FIUME ARRONE.-FOTO DI FRANCO LEGGERI
CASTEL di GUIDO-Bivio di FREGENE-via Aurelia- PONTE ROMANO SUL FIUME ARRONE.-FOTO DI FRANCO LEGGERICASTEL di GUIDO-Bivio di FREGENE-via Aurelia- PONTE ROMANO SUL FIUME ARRONE.-FOTO DI FRANCO LEGGERICASTEL di GUIDO-Bivio di FREGENE-via Aurelia- PONTE ROMANO SUL FIUME ARRONE.-FOTO DI FRANCO LEGGERICASTEL di GUIDO-Bivio di FREGENE-via Aurelia- PONTE ROMANO SUL FIUME ARRONE.-FOTO DI FRANCO LEGGERICASTEL di GUIDO-Bivio di FREGENE-via Aurelia- PONTE ROMANO SUL FIUME ARRONE.-FOTO DI FRANCO LEGGERICASTEL di GUIDO-Bivio di FREGENE-via Aurelia- PONTE ROMANO SUL FIUME ARRONE.-FOTO DI FRANCO LEGGERICASTEL di GUIDO-Bivio di FREGENE-via Aurelia- PONTE ROMANO SUL FIUME ARRONE.-FOTO DI FRANCO LEGGERICASTEL di GUIDO-Bivio di FREGENE-via Aurelia- PONTE ROMANO SUL FIUME ARRONE.-FOTO DI FRANCO LEGGERICASTEL di GUIDO-Bivio di FREGENE-via Aurelia- PONTE ROMANO SUL FIUME ARRONE.-FOTO DI FRANCO LEGGERICASTEL di GUIDO-PONTE ROMANO SUL FIUME ARRONE.-FOTO DI FRANCO LEGGERIAssociazione CORNELIA ANTIQUA- Siete appassionati della Storia poco raccontata, quella da riscoprire e vi piace l’ Avventura ,oppure siete affascinati dalla bellezza della Campagna Romana ? Allora unisciti a noi. Ecco cosa facciamo: Produciamo Documentari e Fotoreportage, organizziamo viaggi ,escursioni domenicali e tantissime altre iniziative culturali.Tutti sono benvenuti nella nostra Associazione, non ha importanza l’età, noi vi aspettiamo !Per informazioni – e.mail.:cornelia.antiqua257@gmail.com– Cell-3930705272–Roma via Aurelia Bivio di Fregene vecchie “CASEMATTE”-Foto di Franco LeggeriRoma via Aurelia Bivio di Fregene vecchie “CASEMATTE”-Foto di Franco LeggeriRoma via Aurelia Bivio di Fregene vecchie “CASEMATTE”-Foto di Franco LeggeriRoma via Aurelia Bivio di Fregene vecchie “CASEMATTE”-Foto di Franco LeggeriAssociazione CORNELIA ANTIQUA– Siete appassionati della Storia poco raccontata, quella da riscoprire e vi piace l’ Avventura ,oppure siete affascinati dalla bellezza della Campagna Romana ? Allora unisciti a noi. Ecco cosa facciamo: Produciamo Documentari e Fotoreportage, organizziamo viaggi ,escursioni domenicali e tantissime altre iniziative culturali.Tutti sono benvenuti nella nostra Associazione, non ha importanza l’età, noi vi aspettiamo !Per informazioni – e.mail.: cornelia.antiqua257@gmail.com– Cell-3930705272–
DESCRIZIONE –TORRETTA TROILI– Nota di Roberto Castracane-Fotoreportage di Franco Leggeri-Al punto di congiunzione delle Vie Aurelie, Vecchia e Nuova, un centinaio di metri sulla destra(spalle a piazza Irnerio) si trova Via dei Faggella dove è situata la Torretta TROILI che prende il nome degli ultimi proprietari che hanno posto sul fronte dell’edificio il loro stemma marchionale. La Torretta , a basa quadrata, misura 5 metri per lato ed è alta 8 metri. La struttura muraria è tipica del Medioevo. L’edificio è stato realizzato con materiali di recupero, laterizi, sfridi di marmo, scaglie di selce, il tutto tenuto insieme da una abbondante malta. Lo spessore del muro della Torretta è di circa un metro, quindi, non particolarmente eccezionale. Nella parte superiore la struttura è di uno spessore inferiore al metro. La Torretta si affacciava , ora è circondata da alti edifici, sul Fosso di Val Canuta e in ottima posizione , a suo tempo, per poter sorvegliare il territorio e gli eventuali eserciti che si avvicinavano a Roma protetti dalla Campagna e per evitare di essere avvistati se avessero utilizzato la Via Aurelia. La Torretta fu utilizzata come punto Trigonometrico dall’Istituto Geografico Militare(IGM), ora Punto Fiduciario. Il luogo su cui sorge la Torretta è noto con l’appellativo “CONNEOLUS” ed è ricordato tra i possedimenti della Chiesa romana sin dai tempi di Papa Onorio I (625-638) . La successiva trasformazione del nome in “CANUTOLI” , testimoniata in documenti del secolo XI, ci fa meglio intendere la derivazione originaria del termine , oggi VALCANNUTA, dalla presenza nella zona di numerosi canneti.Il “fundus “ appartenne , sin dal XIII secolo alla Basilica di San Pietro. In seguito fu venduto alla Famiglia Santacroce.La Torretta, anche se oggi è stata trasformata in abitazione, è abbastanza ben conservata nella sua struttura originale.
Con la locuzione Campagna romana si indica la vasta pianura del Lazio, ondulata e intersecata da fossi o marrane, della provincia di Roma, che si estende nel territorio circostante l’intera area della città di Roma fino ad Anzio con il piano collinare prossimo, comprendente parte dell’Agro romano, fino al confine con l’Agro Pontino. Storia
Secondo Carocci e Vendittelli la struttura fondiaria e produttiva della Campagna Romana risale al tardo medioevo e si è conservata senza soluzione di continuo fino alla riforma agraria a metà del XX secolo.
Le invasioni barbariche, la guerra greco-gotica e la definitiva caduta dell’Impero romano d’Occidente favorirono il generale spopolamento delle campagne, compresa quella romana, e i grandi latifondi imperiali passarono nelle mani della Chiesa, che aveva ereditato le funzioni assistenziali e di governo già assolte dai funzionari imperiali, e le esercitava nei limiti del possibile.
A partire dall’VIII secolo le aziende agricole (villae rusticae) di epoca imperiale si trasformarono – dove sopravvissero – in domuscultae, entità residenziali e produttive autosufficienti e fortificate, dipendenti da una diocesi – o una chiesa, o un’abbazia – che deteneva la proprietà delle terre e le assegnava in enfiteusi ai contadini residenti. Questi spesso ne erano gli originali proprietari, ed avevano conferito la proprietà dei fondi alla Chiesa in cambio di un piccolo canone di affitto e dell’esenzione dalle tasse. Queste comunità godevano di completa autonomia, che implicava anche il diritto ad armarsi per autodifesa (da dove la costruzione di torri e torrette), e in alcuni casi giunsero anche a battere moneta.
Già dal X secolo, tuttavia, la feudalizzazione costrinse i contadini ad aggregarsi attorno ai castelli dei baroni ai quali veniva man mano attribuito il possesso – a vario titolo – di molte proprietà ecclesiastiche, e la coltivazione della pianura impaludata e malarica fu abbandonata, col tempo, quasi completamente. Là dove si continuava a coltivare, questi nuovi latifondi ormai deserti, nei quali sorgevano sparsi casali fortificati, furono destinati a colture estensive di cereali e a pascolo per l’allevamento di bestiame grande e piccolo. Il loro scarso panorama umano era costituito da pastori, bovari e cavallari, braccianti al tempo delle mietiture, briganti.
L’abbandono delle terre giunse a tal punto che con la conseguente scomparsa degli insediamenti urbani nel territorio circostante Roma attorno alle vie Appia e Latina, l’ex Latium Vetus, venne ripartito in “casali”, tenute agricole di centinaia di ettari dedicato all’allevamento di bestiame, soprattutto ovini, e alla coltivazione di cereali, a cui erano addetti lavoratori salariati spesso stagionali. Questi latifondi in età rinascimentale e moderna divennero proprietà delle famiglie legate al papato. A seguito dello spopolamento delle terre pianeggianti ritornate a pascolo, si aggravò il grave problema dell’impaludamento e della malaria.
Nel XVII secolo, dopo la redazione del Catasto Alessandrino[1], furono concessi ai contadini, ai piccoli proprietari e agli abitanti dei borghi l’uso civico dei terreni spopolati e abbandonati ed esenzioni fiscali (mentre venivano aggravate le imposizioni sui proprietari noncuranti), allo scopo di stimolare il ripopolamento di quelle campagne.
-Ricerche Bibliografiche di Franco Leggeri per l’Associazione CORNELIA ANTIQUA-
Fotoreportage di Franco Leggeri per l’Associazione CORNELIA ANTIQUA-
Roma-Torretta TROILIAssociazione CORNELIA ANTIQUA-Siete appassionati della Storia poco raccontata, quella da riscoprire e vi piace l’ Avventura ,oppure siete affascinati dalla bellezza della Campagna Romana ? Allora unisciti a noi. Ecco cosa facciamo: Produciamo Documentari e Fotoreportage, organizziamo viaggi ,escursioni domenicali e tantissime altre iniziative culturali.Tutti sono benvenuti nella nostra Associazione, non ha importanza l’età, noi vi aspettiamo !Per informazioni – e.mail.: cornelia.antiqua257@gmail.com– Cell-3930705272–Roma-Torretta TROILIAssociazione CORNELIA ANTIQUA- Siete appassionati della Storia poco raccontata, quella da riscoprire e vi piace l’ Avventura ,oppure siete affascinati dalla bellezza della Campagna Romana ? Allora unisciti a noi. Ecco cosa facciamo: Produciamo Documentari e Fotoreportage, organizziamo viaggi ,escursioni domenicali e tantissime altre iniziative culturali. Tutti sono benvenuti nella nostra Associazione, non ha importanza l’età, noi vi aspettiamo ! Per informazioni – e.mail.: cornelia.antiqua257@gmail.com- Cell-3930705272-Roma-Torretta TROILIRoma-Torretta TROILIRoma-Torretta TROILIRoma-Torretta TROILIRoma-Torretta TROILIRoma-Torretta TROILIRoma-Torretta TROILIRoma-Torretta TROILIRoma-Torretta TROILIRoma-Torretta TROILIRoma-Torretta TROILIRoma-Torretta TROILI
Roma Gianicolo-Monumento ad Anita Garibaldi–Fotoreportage di Franco Leggeri–Anita Garibaldi si spegne la sera del 4 agosto 1849: non aveva ancora 28 anni. Al Gianicolo a Roma , un bel monumento dove si trova la tomba di Anita ,illustra, con fervore patriottico, il momento più tragico della rivoluzione italiana del 1849.Una statua equestre in bronzo raffigura l’eroina dei due mondi in uno degli episodi più celebri della sua vita: la cattura nell’accampamento di Sao Luis. Qui sono custodite le sue spoglie, riesumate dalla sua tomba di Nizza e trasportate in Italia nel 1932.
Roma Gianicolo-Monumento ad Anita Garibaldi
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Roma Gianicolo-Monumento ad Anita GaribaldiRoma Gianicolo-Monumento ad Anita Garibaldi
Roma Gianicolo-Monumento ad Anita GaribaldiRoma Gianicolo-Monumento ad Anita GaribaldiRoma Gianicolo-Monumento ad Anita GaribaldiRoma Gianicolo-Monumento ad Anita Garibaldi-
ANITA GARIBALDI –Breve biografia
(30 agosto 1821- 4 agosto 1849)
Ana Maria De Jesus Ribeiro nasce il 30 agosto 1821 nello Stato di Santa Caterina nell’estremo sud del Brasile. È la terzogenita di dieci figli di una famiglia contadina povera e, proprio per emanciparsi da una condizione di estrema indigenza, a soli 14 anni va in moglie a Manuel Giuseppe Durante de Aguiera, calzolaio: una convivenza, secondo i biografi, destinata a durare poco tempo.
Ana, detta Anita, conosce Garibaldi quando lei ha 18 anni e lui, già oltre la trentina, è impegnato a guidare le truppe farroupillas, ‘straccione’, e repubblicane del Rio Grande del sud in lotta per la propria indipendenza dall’Impero brasiliano. Così il generale racconta l’incontro: “Entrammo, e la prima persona che si affacciò al mio sguardo era quella il cui aspetto mi aveva fatto sbarcare. Era Anita! La salutai finalmente, e le dissi: ‘Tu devi essere mia!’ Parlavo poco il portoghese, ed articolai le proterve parole in italiano. Comunque io fui magnetico nella mia insolenza. Avevo stretto un nodo, sancita una sentenza, che solo la morte poteva infrangere. Io avevo incontrato un tesoro proibito, ma un tesoro di gran prezzo”. Il 16 settembre 1840 nasce Menotti Domingo, mentre il matrimonio tra i due sarà celebrato nella chiesa di San Francesco a Montevideo, il 26 marzo 1842. Sempre nella capitale uruguaiana, nel 1843 viene al mondo Rosita, che morirà ad appena due anni. Nel 1845 vede la luce Teresita e nel 1847 Ricciotti. Nel 1848 Anita e i figli seguono Garibaldi in Italia, intenzionato a battersi nella Prima guerra d’indipendenza. La famiglia si sistema a Nizza, ma Anita non sopporta a lungo la separazione dal marito e lo raggiunge a Roma nel febbraio 1849 per partecipare all’eroica vicenda della Repubblica romana. In aprile riparte per Nizza per rivedere i figli e nel mese di giugno rientra fortunosamente in città nonostante l’assedio francese. Intanto, mentre la situazione di Roma si fa sempre più disperata, procede la sua quinta maternità. Uscita da Roma a cavallo, il 2 luglio 1849, insieme al marito e a circa 4000 combattenti della Repubblica Romana, Anita partecipa al disperato tentativo di Garibaldi di raggiungere Venezia, ultimo baluardo della resistenza italiana ed europea al ricostituito potere austriaco. Con l’incoraggiamento di reazionari e moderati ben quattro eserciti, per un totale di 65mila uomini in armi, danno la caccia alla colonna garibaldina che fame, diserzioni e agguati contribuiscono progressivamente a decimare. Anita sta male: alle sofferenze della gravidanza si aggiungono le fatiche della fuga, gli strapazzi e una febbre malarica probabilmente contratta dalla giovane donna nella campagna romana in uno dei suoi pericolosi rientri a Roma. Prima Todi, poi la Repubblica di San Marino, quindi Cesenatico accolgono generosamente i superstiti garibaldini. Qui Garibaldi e le 162 camicie rosse superstiti requisiscono sei bragozzi da pesca e tentano di raggiungere Venezia. L’audace iniziativa non riesce. Intercettate le imbarcazioni dalla marina austriaca, Garibaldi e Anita, ormai allo stremo, si ritrovano in fuga nella paludi di Comacchio aiutati solo da pochi amici fidati trai quali il celebre Colonnello Leggeri.
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