Poetessa, scrittrice e traduttrice spagnola Pilar Adón . I suoi testi si trovano inclusi in diverse antologie poetiche e la sua opera è considerata letteratura pura; inoltre ha tradotto autori come Henry James e Joan Lindsay.
Chi si prenderà cura di me quando sarò vecchia?
Chi mi aspetterà, felice di vedermi?
Capelli annodati. Senza pettinature notturne.
Pettini e specchi d’argento.
Sola sulla mia poltrona. Stufa della stanchezza e delle prediche.
Senza figli che mi facciano il bagno,
che mi cucinino arrosto con purè,
che mi portino maglioni taglie forti,
che mi lavino i piedi e le ascelle
quando ci saranno oramai pochi motivi per esistere.
Sconfitta dai ragionamenti
riguardo la raccolta di ciò che è stato seminato.
Celebrazioni, compleanni e feste
in prospettiva di una solitudine rotonda.
Chi verrà a trovarmi
nei fine settimana?
Se non sono una madre.
Se vivo senza riconoscere la devozione, l’ausilio.
La tenerezza. Le visite agli amici in lutto.
Tra scuse, documenti e libri,
lontana dal sentimento originale.
Scappando dalla prima chiamata.
Senza sapere che cos’è il donarsi.
La pietà. La delicatezza
dei bambini fotocopia. La loro mente dolce e semplice
come pezzi di mela cotta. Come sacchetti
di orsetti Haribo.Chi mi abbraccerà quando sarò vecchia?
E sia, sola. E non ci sia nessuno che voglia parlare con me.
E le tende prendano fuoco
e le fiamme salgano al soffitto. E nessuno
possa avvicinarsi
al telefono. Per chiamare i vigili
del fuoco.
Pilar Adón
Pilar Adón Poetessa, scrittrice e traduttrice spagnola. I suoi testi si trovano inclusi in diverse antologie poetiche e la sua opera è considerata letteratura pura; inoltre ha tradotto autori come Henry James e Joan Lindsay.
Pilar parla dell’oscurità dei misteri quotidiani, si presenta come una forza, i suoi versi sono lucidi, pieni di immagini infantili, ma osservati con la lente delle macerie: “L’odore delle margherite non porterà primavera”. Solitudine, un mondo in arrivo, ricerche del tempo, viaggi verso l’interiore per trovare ciò che non si vede: “Credere. Credere nelle braccia aperte e in una parola.”Questo resta al lettore, la possibilità di credere in un paesaggio che parla, un percorso verso un luogo segreto.
Descrizione del libro di Federico Fellini e Tullio Pinelli-Alcuni anni fa, da un baule dimenticato, uscì fuori come per magia il trattamento di Napoli-New York, scritto da Federico Fellini e Tullio Pinelli nel 1948 e divenuto da allora invisibile. Il miracolo si è ripetuto quando il premio Oscar Gabriele Salvatores ha deciso di trarne un film, aggiungendo alla vicenda dei piccoli Carmine e Celestina, imbarcati clandestinamente per New York per ritrovare la sorella di lei, una ulteriore colorazione fantastica. Il volume rende conto della strana e per certi versi unica storia di questo film, dal rocambolesco ritrovamento alla realizzazione su grande schermo. Il testo del trattamento originale di Fellini e Pinelli rivela già molti tratti tipici dell’immaginario felliniano che poi si svilupperà negli anni della maturità.
Gli Autori
Federico Fellini (1920-1993) ha realizzato alcuni tra i più noti e amati film mondiali (I vitelloni, 1953; La strada, 1954; Le notti di Cabiria, 1957; La dolce vita, 1960; 8 ½, 1963; Amarcord, 1973; Il Casanova di Federico Fellini, 1976; La voce della luna, 1990). È stato il regista italiano più premiato, avendo vinto tra l’altro cinque premi Oscar. È stato anche sceneggiatore per Rossellini, Lattuada, Germi e altri registi.
Tullio Pinelli (1908-2009) è stato drammaturgo (La pulce d’oro, I padri etruschi, Il giardino delle sfingi), autore di libretti d’opera, e soprattutto sceneggiatore. Ha scritto alcune centinaia di copioni e ha firmato molti tra i più bei film di Fellini (I vitelloni, La strada, La dolce vita, 8 ½), Germi (In nome della legge, Il cammino della speranza), Lattuada, Cavani, Monicelli (Amici miei, ll Marchese del grillo, Speriamo che sia femmina).
Giuseppe Tomassetti- Appello per la conservazione delle Torri della Campagna Romana-
FIUMICINO-Torre di Maccarese nota come Torre Primavera
A proposito delle Torri della Campagna Romana il Tomassetti scrisse:”…pensi il lettore , contemplandole ora così poeticamente desolate, quasi giganti feriti ed impietriti sul posto , a ricostruire la Storia con l’immaginazione , e figurarsi le feste, gli armamenti, le battaglie, tutto ciò che formò la vita agiata della Campagna Romana nel Medioevo; ed egli dovrà convenire con me che esse esercitano grande seduzione nella nostra mente. Pensino pertanto i proprietari dell’Agro Romano a conservare gelosamente questi ruderi dell’Arte e della Poesia; ne impediscano ai pecorari ed ai contadini la continua malversazione; pensi il Governo a farne compilare l’esatto elenco ed a farne regolare consegna ai proprietari, come dei Monumenti Antichi, sia perché hanno aspetto pittoresco , sia perché appartengono alla Storia; e col tempo la posterità dimanderà conto alla presente generazione del non aver arrestato e posto fine ai guasti dovuti all’ignoranza dei nostri predecessori.”
FIUMICINO-Torre di Maccarese nota come Torre PrimaveraROMA- Municipio XIII- Castel di Guido, Torre della BottacciaROMA- Municipio XIII- Castel di Guido, Torre della BottacciaTorre Perla di Palidoro sarà il museo Salvo d’AcquistoTorre Perla di Palidoro sarà il museo Salvo d’AcquistoRoma-Torretta TROILIRoma-Torretta TROILIRoma -Torretta di Porta Pertusa-Fotoreportage di Franco LeggeriFranco Leggeri-Fotoreportage-ROMA -Torre AureliaTORRE DI BACCELLIROMA-Torre di AcquafreddaROMA-Torre di AcquafreddaTorre segnaletica “LA SELCE”Torre di Maccarese- conosciuta anche con il nome di Torre PrimaveraFIUMICINO-Torre in Pietra-Torre di PagliaccettoFIUMICINO-Torre in Pietra-Torre di PagliaccettoTorre della Bottaccia disegno ricavato dal Catasto Alessandrino del sec. XVIICastel di Guido-La TORRE DELLA BOTTACCIAil CASTELLO DI TORRE IN PIETRATorre della BOTTACCIATorre della BOTTACCIATorre della BOTTACCIATorre della BOTTACCIATorre della BOTTACCIA
Brenda Tharp e Jed Manwaring -La meravigliosa fotografia di tutti i giorni-
APOGEO editori
Brenda Tharp e Jed Manwaring -La meravigliosa fotografia di tutti i giorni-
Descrizione del libro di Brenda Tharp e Jed Manwaring -I fotografi sono sempre pronti a viaggiare per catturare una luce perfetta, paesaggi mozzafiato, natura selvaggia, personalità nuove e originali. Eppure, per realizzare grandi scatti, l’esotico “a tutti i costi” non è necessario. Immagini meravigliose sono ovunque, in attesa che qualcuno le scopra.
Questo libro insegna a guardare oltre la semplice apparenza dell’ordinarietà per trovare l’inaspettato ovunque si nasconda, in una strada di città, in un parco di periferia, nel giardino davanti a casa. Gli autori incoraggiano a prendersi il tempo che serve, allargare lo sguardo e alzare la macchina fotografica per catturare un’immagine speciale con un movimento semplice.
Attraverso spiegazioni ed esercizi i lettori imparano quello che è necessario sapere sulla composizione, la luce e il colore, mentre immagini di esempio realizzate con reflex a obiettivo singolo, fotocamere compatte, iPhone, dimostrano che sono l’occhio del fotografo e la visione creativa, non la macchina, a dare vita a una grande immagine.
Gli autori
Brenda Tharp è specializzata in fotografia di viaggio, naturalistica e outdoor. Le sue immagini sono state pubblicate su importanti riviste tra cui Outdoor Photographer, Audubon, Discovery, Forbes, Sierra e Sunset. Tiene corsi e workshop in molte scuole e istituzioni degli Stati Uniti. (Credit immagine: Wendy Kaveney.)
Jed Manwaring è un fotografo professionista le cui immagini sono state pubblicate da importanti riviste del settore. Tiene workshop insieme a Brenda Tharp.
Introduzione
Ifotografi sono un gruppo di viaggiatori, che visitano i luoghi per catturare la luce, il paesaggio, la fauna selvatica e le persone. Molti fotografi percorro- no lunghe distanze per scattare fotografie, alla ricerca di luoghi esotici. Ma è indispensabile andare lontano per trovare elementi interessanti da fotografare? Qualcuno risponderebbe con un forte “Sì!” e, per alcuni tipi di fotografia (ani- mali selvatici, culture uniche e così via), potrebbe anche avere ragione. Tuttavia, le immagini meravigliose si nascondono praticamente ovunque, se sai dove e come guardare. Siamo pronti a scommettere che potrai realizzare splendide fo- tografie vicino alla tua residenza, dovunque essa sia.
Sono disponibili molti libri sulle basi della fotografia e della tecnica digita- le, ma pochi spiegano come utilizzare il cuore insieme alla mente per produrre fotografie eccezionali. Grazie alle fotocamere digitali, tutti oggi sono in grado di padroneggiare le tecniche di base, ma le immagini realizzate avranno un qualche significato? Fotografare non significa solamente impostare l’apertura e la veloci- tà dell’otturatore per poi premere il pulsante di scatto: significa capire che cosa stai cercando di esprimere con la fotografia e quando devi effettivamente premere il pulsante di scatto. A tal fine, serve una visione creativa che nasce dall’osservare aprendo il cuore e la mente. Mentre lavoravamo a questo libro abbiamo aperto un biscotto della fortuna cinese. La previsione all’interno non avrebbe potuto essere più adatta; diceva: “Vediamo con il cuore e non con gli occhi”. Che fosse un segno?
Indice
Introduzione IX CAPITOLO 1
Trovare una visione nuova 1 CAPITOLO 2
Il momento della percezione 15 CAPITOLO 3
Scoprire le immagini nei luoghi vicini 25 CAPITOLO 4
Ampliare il processo creativo 35 CAPITOLO 5
Catturare i momenti quotidiani 59 CAPITOLO 6
Trovare il proprio punto di vista 71 CAPITOLO 7
Creare composizioni forti 85 CAPITOLO 8
Esplorare la luce attorno a noi 99 CAPITOLO 9
Fotografare all’aurora e al crepuscolo 119 CAPITOLO 10
Fotografare la notte 131
Risorse: app e software 142 Ringraziamenti 145 Indice analitico 146
“Lessico famigliare” è il libro di Natalia Ginzburg che ha avuto maggiori e più duraturi riflessi nella critica e nei lettori. La chiave di questo romanzo è delineata già nel titolo. Famigliare, perché racconta la storia di una famiglia ebraica e antifascista, i Levi, a Torino tra gli anni Trenta e i Cinquanta del Novecento. E Lessico perché le strade della memoria passano attraverso il ricordo di frasi, modi di dire, espressioni gergali. Scrive la Ginzburg: “Noi siamo cinque fratelli. Abitiamo in città diverse, alcuni di noi stanno all’estero: e non ci scriviamo spesso. Quando c’incontriamo, possiamo essere, l’uno con l’altro, indifferenti, o distratti. Ma basta, fra noi, una parola. Basta una parola, una frase, una di quelle frasi antiche, sentite e ripetute infinite volte, nel tempo della nostra infanzia. Ci basta dire ‘Non siamo venuti a Bergamo per fare campagna’ o ‘De cosa spussa l’acido cloridrico’, per ritrovare a un tratto i nostri antichi rapporti, e la nostra infanzia e giovinezza, legata indissolubilmente a quelle frasi, a quelle parole”.
Natalia Ginzburg (Italian:[nataˈliːa ˈɡintsburɡ], German:[ˈɡɪntsbʊʁk]; néeLevi; 14 July 1916 – 7 October 1991) was an Italian author whose work explored family relationships, politics during and after the Fascist years and World War II, and philosophy. She wrote novels, short stories and essays, for which she received the Strega Prize and Bagutta Prize. Most of her works were also translated into English and published in the United Kingdom and the United States.
Born as Natalia Levi in Palermo, Sicily, in 1916, she spent most of her youth in Turin with her family, as her father in 1919 took a position with the University of Turin. Her father, Giuseppe Levi, a renowned Italian histologist, was born into a Jewish Italian family, and her mother, Lidia Tanzi (the sister of Drusilla Tanzi), was Catholic.[1][2] Her parents were secular and raised Natalia, her sister Paola (who would marry Adriano Olivetti) and her three brothers as atheists.[3] Their home was a centre of cultural life, as her parents invited intellectuals, activists and industrialists. At the age of 17 in 1933, Natalia published her first story, “I bambini”, in the magazine Solaria.
In 1938, she married Leone Ginzburg, and they had three children together, Carlo, Andrea, and Alessandra.[4] Their son Carlo Ginzburg became a historian.
Although Natalia Ginzburg was able to live relatively free of harassment during World War II, her husband Leone was sent into internal exile because of his anti-Fascist activities, assigned from 1941 to 1943 to Pizzoli, a village in Abruzzo. She and their children lived most of the time with him.[5]
Opponents of the Fascist regime, she and her husband secretly went to Rome and edited an anti-Fascist newspaper, until Leone Ginzburg was arrested. He died in incarceration in 1944 after suffering severe torture.[5]
In 1950, Ginzburg married again, to Gabriele Baldini, a scholar of English literature. They lived in Rome. He died in 1969.
Career
After her marriage, she used the name “Natalia Ginzburg” (occasionally spelt “Ginzberg“) in most subsequent publications. Her first novel was published under the pseudonym “Alessandra Tornimparte” in 1942, during Fascist Italy‘s most anti-Semitic period, when Jews were banned from publishing.
Ginzburg spent much of the 1940s working for the publisher Einaudi in Turin in addition to her creative writing. They published some of the leading figures of postwar Italy, including Carlo Levi, Primo Levi, Cesare Pavese and Italo Calvino. Ginzburg’s second novel was published in 1947.
The experiences that she and her husband had during the war altered her perception of her identification as a Jew. She thought deeply about the questions aroused by the war and the Holocaust, dealing with them in fiction and essays. She became supportive of Catholicism, arousing controversy among her circle, because she believed that Christ was a persecuted Jew.[5] She opposed the removal of crucifixes in public buildings but her purported conversion to Catholicism is controversial and most sources still consider her an “atheist Jewess.”[6]
Beginning in 1950, when Ginzburg married again and moved to Rome, she entered the most prolific period of her literary career. During the next 20 years, she published most of the works for which she is best known. She and Baldini were deeply involved in the cultural life of the city.
Gramsci Antonio Jr.– La storia di una famiglia rivoluzionaria.
Antonio Gramsci e gli Schucht tra la Russia e l’Italia.
ANTONIO GRAMSCI
Introduzione di Raul Mordenti-Non si può non concordare con Antonio Gramsci jr. quando afferma a proposito del suo libro: «Man mano che il lavoro procedeva, ho capito che la storia della famiglia Schucht era interessante di per sé», cioè non solo come fonte per aspetti poco illuminati della vicenda biografica del massimo pensatore politico del Novecento italiano, suo nonno Antonio Gramsci.Questo giudizio dell’Autore sarà condiviso da qualsiasi lettore di questo libro, che è davvero più romanzesco di qualsiasi romanzo nel narrarci una storia familiare, cioè un concerto di tante storie personali intrecciate vitalmente fra loro sullo sfondo del «mondo grande e terribile, e complicato», (per usare le parole che il nonno del nostro Autore scrisse più volte a sua moglie).
Dall’introduzione di Raul Mordenti
[…] Man mano che il lavoro procedeva, ho capito che la storia della famiglia Schucht era interessante di per sé. È la storia di quella parte dell’intelligencija russa di estrazione nobiliare che in nome della Rivoluzione rifiutò il proprio ceto di appartenenza e, prendendo le distanze dai «preconcetti» di classe, tentò di inserirsi nel nuovo sistema di valori. Ci sono stati casi simili nella storia russa, ma quasi tutti con esiti tragici. In questo senso, la storia della famiglia Schucht, sopravvissuta felicemente alle varie terribili fasi dell’epoca sovietica, costituisce un esempio unico. […]
Nonostante il libro tratti la storia della famiglia Schucht, al centro della narrazione, anche se a volte non manifestamente, c’è sempre la figura di mio nonno, Antonio Gramsci. Sono fermamente convinto che lo studio della sua opera e della sua vita, come del resto di altri grandi classici del marxismo, non è affatto anacronistico, anzi, penso che sia molto attuale e necessario proprio ora, quando sembra che i pilastri della civiltà occidentale stiano per crollare e quando dobbiamo ricevere risposte alle domande essenziali: chi siamo, in quale direzione ci muoviamo e per quali ideali viviamo.
(Dalla prefazione dell’autore)
Antonio Gramsci jr., è nato a Mosca nel 1965 da Giuliano, secondogenito di Antonio Gramsci, e Zinaida Brykova. Laureato in biologia, ha insegnato Morfologia, sistematica e ecologia delle piante presso l’Università pedagogica di Mosca. Ha ricevuto anche una formazione musicale: inizialmente dal padre – noto musicista e pedagogo, uno dei primi promotori della musica antica in Unione Sovietica – successivamente ai corsi di musica antica nell’istituto mu- sicale «Carta Melone» e percussioni etniche. Insegna alla scuola italiana a Mosca e partecipa a varie attività musicali suonando gli strumenti antichi a fiato e percussioni etniche in varie formazioni di Mosca: «Volkonsky consort», «La Campanella», «La Spiritata», «Al-Mental» e altri. Dirige la scuola di percussioni etniche, «UniverDrums» presso l’Università Statale di Mosca e presso il laboratorio di musica elettronico-acustica del Conservatorio di Mosca, effettua ricerche sugli aspetti matematici del ritmo.
In collaborazione con la Fondazione Istituto Gramsci ha effettuato ricerche sulla storia del Pci negli anni Venti e sulla famiglia del nonno. Nell’Archivio del Comintern e in quello della famiglia Schucht ha rinvenuto molti documenti importanti che hanno contribuito a colmare lacune sia nella storia del Pci, sia nella biografia di Antonio Gramsci.
Nel 2007-2008 ha collaborato a l’Unità. Ha scritto La Russia di mio nonno. L’album familiare degli Schucht, pubblicata dall’Unità nel 2008 e nel 2010 è uscito presso Il Riformista il libro I miei nonni nella rivoluzione. Gli Schucht e Gramsci.
Editori Riuniti -Roma
La storia di una famiglia rivoluzionaria. Antonio Gramsci e gli Schucht tra la Russia e l’Italia
Autore: Gramsci Antonio Jr.
ISBN13: 9788864731278
Anno pubblicazione: 2014
€18.90 €19.90
Antonio Gramsci nacque ad Ales il 22 gennaio 1891 da Francesco Gramsci (1860-1937), i cui avi erano di origine arbëreshë, e da Giuseppina Marcias (1861-1932), di lontana ascendenza ispanica. I due si conobbero a Ghilarza, si sposarono nel 1883 e dopo un anno nacque il primogenito Gennaro; poi la famiglia si trasferì ad Ales dove Giuseppina Marcias diede alla luce Grazietta (1887-1962), Emma (1889-1920) e Antonio. Nell’autunno del 1891 il padre divenne responsabile dell’Ufficio del Registro di Sòrgono e i Gramsci traslocarono nel paese che era centro amministrativo della Barbagia Mandrolisai;[3] qui nacquero altri tre figli: Mario (1893-1945), Teresina (1895-1976) e Carlo (1897-1968).[4] Infine la famiglia rientrò a Ghilarza nel 1898 e lì fissò la dimora definitiva.[5]
Il piccolo Antonio aveva solo diciotto mesi quando sulla sua schiena si manifestarono i segnali del morbo di Pott, una tubercolosi ossea che causa il cedimento della spina dorsale e la comparsa della gobba. Ma la famiglia scelse di rifugiarsi nella superstizione, rifiutando di affidarsi alla medicina che, con una diagnosi tempestiva e un intervento chirurgico, avrebbe evitato che gli effetti della malattia provocassero danni permanenti allo scheletro e a tutto l’organismo.[6] All’età di quattro anni, Antonio per tre giorni di seguito soffrì di emorragie associate a convulsioni; secondo i medici tali avvisaglie avrebbero portato a un esito fatale, tanto che vennero comperati una piccola cassa da morto e un abito per la sepoltura.[7]
ROMA- Apre al pubblico il sito archeologico scoperto sulla via Cassia
Roma, sulla Via Cassia nuovo sito archeologico-Un nuovo tassello si aggiunge al ricco patrimonio archeologico di Roma. La Soprintendenza, in collaborazione con Eos Arc, inaugura un percorso di visita all’interno di un complesso archeologico di straordinario interesse, scoperto lungo la via Cassia tra il 2020 e il 2022, nel territorio dell’antica città di Veio, cuore dell’Etruria meridionale.
Roma-Via Cassia km 11,700-Nuovo sito archeologico
L’iniziativa, rivolta a tutti gli appassionati di storia e archeologia, si inserisce in un più ampio progetto di valorizzazione del territorio e di promozione della cultura. Il sito è stato organizzato per permettere una fruizione continua, con un percorso pedonale che si snoda tra una tomba a camera etrusca, un’antica strada lastricata e una rete di gallerie idriche ipogee. “La Soprintendenza non si occupa solo del centro storico e dei grandi complessi,” spiega Daniela Porro Soprintendente speciale di Roma, “ma tutela anche le scoperte archeologiche in zone decentrate, mantenendo vivo il legame con la comunità.” Questa iniziativa valorizza così l’identità storica del territorio e restituisce alla cittadinanza una parte significativa della propria storia.
Roma-Via Cassia km 11,700-Nuovo sito archeologico
La collina della Via Cassia era abitata sin dal VII secolo a.C., come dimostrano i ritrovamenti di una ricca tomba etrusca con oltre 60 vasi cerimoniali, che riflettono il legame di questa zona con la potente città etrusca di Veio. L’area divenne poi parte del suburbio romano, e nei primi secoli dell’Impero fu costruita una strada basolata, che ancora oggi testimonia l’importanza strategica del sito. In epoca tardo repubblicana, la collina ospitava un grande complesso produttivo, i cui resti rivelano un’articolazione planimetrica dettagliata con torchi e canalette. Con il tempo, la struttura si ampliò fino a diventare una villa rustica in epoca imperiale, fulcro dell’economia agricola romana. Uno degli elementi più affascinanti del sito è il complesso sistema idrico, composto da gallerie ipogee e una cisterna per alimentare un impianto termale. Questo sistema, ancora leggibile grazie alle tracce dei canali, testimonia l’ingegneria romana dedicata al benessere e alla memoria degli abitanti. Il sito include anche nuclei di sepolture lungo la strada basolata, per lo più tombe a cappuccina e un piccolo edificio trasformato nel II secolo d.C. in sepolcro, con loculi che tagliano il pavimento originario. Durante la visita, i partecipanti potranno usufruire di un video che documenta lo scavo archeologico, i ritrovamenti e i lavori di valorizzazione. Pannelli informativi, collocati lungo il percorso, illustrano la storia del sito, dalla fase etrusca alla presenza romana, con uno sguardo alla fiorente attività produttiva dell’epoca imperiale.
IV edizione della rassegna-Cinque monologhi con tema centrale la violenza sulle donne
Roma-Al Teatro Di Documenti, in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, dal 19 al 25 novembre, in scena la rassegna “Amori Rubati“, ideata da Federica Di Martino e organizzata da Effimera S.r.l, e giunta alla sua IV edizione.
Ogni sera un incontro e lo spettacolo “Marina” di Dacia Maraini.
Amori Rubati, nata nel 2021, ha dato vita a uno spettacolo composito e modulabile, costituito da cinque monologhi tratti dal romanzo L’amore rubato di Dacia Maraini e adattati dalla stessa autrice, con tema centrale la violenza sulle donne.
Roma-Al Teatro Di Documenti Amori Rubati –
Per questa IV edizione in scena “Marina”, diretto e interpretato da Lorenza Sorino, tratto dal racconto Marina è caduta per le scale.
La pièce è preceduta ogni sera, alle ore 19, al Teatro Di Documenti, da un incontro con protagoniste impegnate nella lotta contro la violenza sulle donne.
Programma
Martedì 19 – Letture da “Amore Senza Lividi”. Conversazione con l’Avv. Manuela Palombi e con l’Associazione Forti Guerriere. Modera la giornalista Paola Marinozzi.
Mercoledì 20 – Estratti da “Il Nuovo Codice Rosso”. Conversazione con il PM Francesco Menditto. Modera l’Avv. Francesca Romana Baldacci.
Giovedì 21 – Letture da “Il futuro mi aspetta”. Conversazione con l’autrice Lucia Annibali, modera la giornalista Michela Tamburrino. Interverrà la criminologa Gabriella Salvatore dell’associazione Salvamamme.
Venerdì 22 – Letture da “Era una brava ragazza”. Conversazione con gli autori Emanuele Corne e Leandro Malgesini. Modera l’Avv. Paola Malfatti Letta.
Sabato 23 – Letture da “Magnifico e tremendo stava l’amore”. Conversazione con l’autrice Maria Grazia Calandrone. Modera la giornalista Donatella Cataldi.
Domenica 24 – Letture da “Rinasco per te”. Conversazione con l’autrice Valentina Belvisi e Roberta Beolchi, presidente dell’associazione Edela. Modera la giornalista Emilia Costantini.
Lunedì 25 – Conversazione con l’On. Laura Boldrini. Modera il giornalista Eugenio Murrali.
A seguire alle ore 20 “Marina”.
Ogni storia ha un punto di vista, che è quello da dove la si guarda. In “Marina”, adattato per la scena dalla stessa Dacia Maraini, lo sguardo da cui partiamo è quello di chi la violenza l’ha subita. Il modo in cui guardiamo gli avvenimenti è determinante, perché non solo ne delinea la nostra opinione al riguardo, ma anche l’identità di ciò che viene guardato. Perché è così che succede, ognuno di noi chiarisce a sé stesso la propria identità perché sono gli altri che ce la rimandano, è la comunità con cui entriamo in relazione che ci definisce.
Cosa accadrebbe se per effetto dei sentimenti, o più precisamente nella nostra storia, per effetto dell’amore, le nostre relazioni con gli altri finissero per diminuire sempre più riducendosi ad una sola unica persona? E se quella persona coincidesse con il nostro partner, ovvero colui o colei in cui poniamo la nostra massima fiducia e ascolto? Per Marina accade così, lei definisce sé stessa attraverso l’unico sguardo che finirà per osservarla, quello del suo amore, e che agirà su di lei come in una sorta di addestramento animale.
In concomitanza con lo spettacolo “Marina” al Teatro Di Documenti, vanno in scena al Teatro India le due pièce “Anna” e “Angela”, tratte anch’esse da “L’amore rubato” di Dacia Maraini.
Informazioni, orari e prezzi
Tessera teatro: 3 euro
Costo incontri: 2 euro
Spettacolo “Marina”: 10 euro
L’incasso delle serate sarà devoluto all’Associazione Forti Guerriere
Napoli Grande Signora, un progetto fotografico di Augusto De Luca
Una Napoli vista con un altro occhio, particolari che non sempre andresti a focalizzare, una carrellata di foto che fanno parte di un libro fotografico edito da Gangemi Editore nel 1997 intitolato per l’appunto “Napoli Grande Signora”.
Questo mio progetto fotografico rappresenta non solo un omaggio alla bellezza della mia città, ma anche una profonda esplorazione del suo spirito, è un viaggio visivo attraverso una città sospesa nel tempo, rappresentata senza la presenza umana, solo attraverso le sue architetture, i suoi spazi e i giochi di luce che la attraversano.
Napoli di Augusto-De Luca
Sono nato a Napoli, dove ho vissuto stabilmente fino a qualche anno fa. L’allontanamento mi ha fatto scoprire il grande segreto di questa città che, con i suoi abitanti, rappresenta un unicum straordinario. È lo scontro del FUOCO del Vesuvio con L’ACQUA del Golfo che governa le funzioni vitali di tutto l’universo partenopeo. Così nascono stimoli creativi e grandi passioni. Ed ecco venir fuori cento, mille Napoli. La Napoli di opere magiche quotidiane legate alle emozioni, alle angosce, alle paure di timbro infantile. La Napoli del mistero che ha per effetto di dare a ciascun accadimento, per quanto familiare e riconoscibile, un carattere di mai veduto e di coltivare, in tale spiazzamento, la più profonda e singolare delle seduzioni.
Napoli di Augusto-De Luca
Come dice un mio vecchio e caro amico, con un pizzico di amara ironia mista ad orgoglio: «Napoli è creatura inespugnabile e ruffiana, sempre in trance e sempre sveglia, divisa in eterno tra ambulanti e deambulanti, in una sorte di frenetico disordine cellulare, consumando le sue malattie alla vista di tutti e tanto chiassosamente da lambire il silenzio assoluto.»
Napoli di Augusto-De Luca
Napoli è un enigma che si offre fatalmente alla chiave onirica. Città surreale per eccellenza, con un santo che, nel surreale, brucia una particolare dedizione a quel popolo alchemico di cui è protettore. Il miracolo di San Gennaro, non è un miracolo qualsiasi, è un evento unico al mondo, un prodigio che si ripete ogni anno perché non vadano a vuoto le invocazioni più perentorie e più fantasiose d’una massa di fedeli che dialoga a modo suo col trascendente. A differenza di altre città, ogni elemento fondante è separato dal contesto urbano ed è incorniciato dall’ampio e luminoso golfo. Golfo e Vesuvio, insomma, fanno da sfondo placentare al Maschio Angioino, al Castel dell’Ovo, al Castel Sant’Elmo, al Palazzo Reale.
Napoli di Augusto-De Luca
La particolare luce ed il particolare azzurro del cielo, contaminato solo da piccole e nitide nuvolette magrittiane, rendono l’atmosfera assolutamente surreale e gli stessi abitanti con il loro linguaggio icastico (a faccia toia è calamita e paccher – la faccia tua è calamita di schiaffi; a panza toia è fodero e curtiello – la pancia tua è fodero di coltello) mi ricordano le rappresentazioni di due artisti del ‘500 che io considero i precursori del surrealismo: Pieter Brueghel il vecchio e Hieronimus Bosh. Verità e finzione, realtà e immaginazione, sempre tutto esageratamente, eccessivo, contraddittorio, ma, sotto la Napoli del contrasto, della bella cartolina e del buio e tetro vicolo, è la città dal grande passato che mi incanta.
Napoli di Augusto-De Luca
Quando sono a Napoli mi piace passeggiare alle 6 del mattino per via dei Tribunali. In questa strettissima via c’è un antico palazzo con un portico alto e nero sotto il quale, dopo aver chiuso gli occhi, aiutato da un particolare odore presente solo nei vicoli di Napoli, viaggio a ritroso nel tempo. È una sensazione meravigliosa rivedere immaginandoli quei posti popolati da personaggi con lunghe parrucche bianche, merletti e mantelli, “sentire” gli zoccoli dei cavalli e le ruote dei carri sul selciato sconnesso. È così che entro in sintonia con l’anima della città. La Napoli che era tappa obbligatoria per gli uomini di cultura di tutta Europa. La Napoli che ha ispirato e influenzato artisti di ogni genere e che è ancora presente attorno a me…la Napoli Grande Signora.
BIOGRAFIA: Augusto De Luca, (Napoli, 1 luglio 1955) è un fotografo e performer. Ha ritratto molti personaggi celebri.
Studi classici, laureato in giurisprudenza. È diventato fotografo professionista nella metà degli anni ’70. Si è dedicato alla fotografia tradizionale e alla sperimentazione utilizzando diversi materiali fotografici. Il suo stile è caratterizzato da un’attenzione particolare per le inquadrature e per le minime unità espressive dell’oggetto inquadrato. Immagini di netto realismo sono affiancate da altre nelle quali forme e segni correlandosi ricordano la lezione della metafisica. È conosciuto a livello internazionale, ha esposto in molte gallerie italiane ed estere. Le sue fotografie compaiono in collezioni pubbliche e private come quelle della International Polaroid Collection (USA), della Biblioteca Nazionale di Parigi, dell’Archivio Fotografico Comunale di Roma, della Galleria Nazionale delle Arti Estetiche della Cina (Pechino), del Museo de la Photographie di Charleroi (Belgio).
delucaaugusto8855(@)gmail.com
Roma, al Teatro de’ Servi va in scena V’Angelo – Il Vangelo secondo le donne-
Approda a Roma, al Teatro de’ Servi,dal 26 novembre al 1 dicembre,V’ANGELO- IL VANGELO SECONDO LE DONNE, spettacolo diretto da Simone Toni.
I Vangeli ci raccontano quanto siano stati importanti gli incontri di Gesù con le donne, a partire dal rapporto con la madre, passando per la samaritana, la cananea fino all’importante incontro con Maria Maddalena, l’apostola degli apostoli. Non solo Gesù ne è affascinato ma pare apprendere da loro, facendosi condizionare modificando le sue scelte. Agli uomini insegna, dalle donne impara?
Quasi abbeverandosi alla fonte della natura femminile generatrice di vita.
Quali sarebbero le donne che un redivivo Messia oggi sceglierebbe? Una manager in carriera bellissima ma anche intelligentissima?
Una madre che sa fare la spesa con 30 euro a settimana? Una pazza idealista che crede che l’essere umano può essere felice solo se lo sono anche gli altri?
Le parole, in teatro, sono il fondamento dello spettacolo. Perché non immaginare parole leggere come gli angeli? La commedia dunque ci sembra il genere più adatto per approcciare i testi biblici. Pur mantenendo la sua funzione etica e catartica, propria del teatro, la commedia porta in scena il mondo problematico, ingarbugliato ed enigmatico ma con una prospettiva verso il futuro, ci apre alla speranza. La risata rilassa lo spettatore e lo apre a mondi nuovi.
Informazioni, orari e prezzi
INFORMAZIONI GENERALI
Teatro de’ Servi
Via del Mortaro, 22 | 00187 Roma
Per informazioni e biglietti:
tel. 06.6795130 | info@teatroservi.it
Orari spettacoli:
da martedì a sabato ore 21
domenica ore 17.30
Biglietti: 25 euro
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