Sinossi del libro di Maurizio Serra-Monaco 1938: una data entrata nell’immaginario collettivo come sinonimo della capitolazione delle democrazie europee di fronte al totalitarismo nazista. Sperando di salvare la pace, Gran Bretagna e Francia, con la mediazione di Mussolini, cedettero a Hitler i Sudeti, non accorgendosi di compiere il passo decisivo verso l’abisso della Seconda guerra mondiale. L’unico a comprendere la vera natura dell’accordo fu Churchill, che dichiarò: «Hanno scelto il disonore per evitare la guerra, avranno il disonore e la guerra». L’invasione russa dell’Ucraina ha riportato di estrema attualità la Conferenza di Monaco, anche se il racconto e l’interpretazione seguono l’onda dell’emozione e dimenticano il reale contesto storico. Maurizio Serra, al termine di una lunga indagine negli archivi di tutt’Europa, ci restituisce la storia autentica dell’evento che ha cambiato il mondo, chiarendo, alla luce di nuovi documenti, il ruolo di Mussolini, che a quel tempo non era ancora appiattito sulle posizioni del Terzo Reich. Consapevole delle debolezze del suo esercito e che le ambizioni naziste non corrispondessero agli interessi italiani, il duce voleva evitare il conflitto, sondare le reazioni delle democrazie e, al tempo stesso, concedere spazio al progetto tedesco enunciato, che Hitler però smentirà entrando a Praga nel marzo 1939. Interessante notare come si mossero Roosevelt e Stalin, assenti alla conferenza: Monaco stava anche preparando il futuro patto tedesco-sovietico per la spartizione della Polonia. Una storia ricca di aneddoti e rivelazioni, a partire dalle origini, il 1918, e fino alle catastrofiche conseguenze. Serra tratteggia, con la maestria che lo contraddistingue, i ritratti dei quattro attori principali (Hitler, Mussolini, Chamberlain, Daladier) e dei protagonisti dietro le quinte.
Maurizio Serra-Scacco alla pace-
«In questo “libro evento”, lo storico e accademico Maurizio Serra ci restituisce magistralmente il momento in cui le democrazie capitolarono davanti al nazismo». Le Point
«Il grande libro che mancava su questo evento emblematico». Le Figaro
«Un saggio storico di ampio respiro sulla conferenza di Monaco, con cui l’autore aggiunge un nuovo importante capitolo ai suoi numerosi e apprezzati studi storiografici». Worldpress
L’Autore- Maurizio Serra (Londra, 1955) diplomatico e scrittore. Tra le sue opere Malaparte vite e leggende (Marsilio 2012), Antivita di Italo Svevo (Aragno 2017) e L’Imaginifico. Vita di Gabriele D’Annunzio (Neri Pozza 2019), la cui edizione francese ha ottenuto il Prix Chateaubriand (2018) e il Prix de l’Académie des Littératures (2019). Nel 2018, Serra ha ricevuto il Prix de la Fondation Prince Pierre de Monaco per l’insieme della sua opera.
NERI POZZA EDITORE
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Anna Maria Carpi, di famiglia tosco-emiliano-irlandese, vive a Milano. Ha insegnato letteratura tedesca all’Università di Macerata Marche e a Ca’Foscari a Venezia. E’ autrice di saggi, racconti e romanzi (fra cui Vita di Kleist, Mondadori 2005, Rowohlt 2011, e Uomini ultimo atto, 2016) e traduttrice della lirica tedesca (Nietzsche, Rilke, Benn, Bernhard, Gruenbein e a.), premio Ministero dei beni culturali (2011) e Città di S.Elpidio (2015), premio Carducci (2015). Nella poesia esordisce con A morte Talleyrand (1993, premio Pisa 1993), cui seguono Compagni corpi (2004, 22005), E tu fra i due chi sei(2007), L’asso nella neve (2011, 2 edizioni), Quando avrò tempo (2013) e L’animato porto (2016). Da Hanser (Monaco 2015) è uscita l’antologia con testo a fronte Entweder bist du unsterblich e da Marcosymarcos, Milano 2016, il complessivo E io che ancora parlo. Sue poesie sono apparse su “Oktjabr’ (Mosca,1998), “Akzente“(Monaco 2001 e 2011), e di recente su “Ulisse”, “Nuovi argomenti”, “Le parole e le cose”.
STORNI nell’aria,
migrano questi figli dell’autunno,
una mano gigante li ha lanciati
su in cielo. Sbandano, ritornano,
nel loro giubilo d’essere nessuno,
i bimbi del creato.
Tutti via, poi il gioco ricomincia,
il gioco in alto, al freddo, senza tempo.
Non c’è gioco per noi, noi giù nel tempo
per le vie del quartiere.
Foglie, una cosa sola, solo qualche fruscio,
un giacere comune, ultimi battiti,
poi una terrea quiete.
LAGHI E LAGHI
LAGHI E LAGHI senza l’altra sponda,
boschi d’inverno fragili schiomati
come teste di vecchio e poi la neve
e lacrime di ghiaccio alle tettoie.
Le poche case accenti circonflessi.
Un piccolo nel mio scompartimento
fa merenda e gioca con l’orsetto
con davanti la madre
che guarda fuori e il padre col giornale,
tutto è fidato e tutto è famigliare.
Essere lui, poter ricominciare.
In casa al video o in tavola o per strada
o in metrò o in qualche ufficio o alla stazione
non so dov’ero ieri e cos’ho fatto
né stamattina fino a un’ora fa,
non so più quando ho visto i miei amici
se erano loro
cosa ci siamo detti.
Ci vediamo di furia
solo per dire: non ci siamo persi,
poi è il sollievo di un “anche questa è fatta”.
Dove sei, gioia? Dove sei, speranza?
l mio cuore ha l’accesso stretto
il sangue non ci passa facilmente
o rigurgita o rimane dentro,
così gli altri non sanno
che passione ho per loro
che potrei
fermare anche gli ignoti per la strada
e dirgli
tutto quello che ho dentro e non mi passa –
e sarebbe la grazia.
Una vita sola? Io so che ce n’è un’altra:
sarà come stasera,
questo caffè dentro la stazione
e la pioggia che lucida il piazzale
e il vai e vieni di colori e di ombrelli.
Caldo e voci all’interno –
tu cosa bevi? e tu? Sempre lo stesso?
Salute!
Salute a te, e dimmi come stai.
Tu mi ascolti la faccia tra le mani
e io ti ascolto con i cinque sensi
e questa sera non andiamo a casa.
Quel che diciamo – cose da niente,
ma ritorna il candore
e la voglia di ridere
e una giovane smania di consacrazioni.
Anna Maria Carpi (Milano, 1939), inedito
IL MARE
qui sotto la casa: ascolta,
ha come mani e dita,
sembra scartino e incartino – che cosa?
un messaggio, un regalo?
Di tanto in tanto un tonfo ed un singulto
e sullo scoglio l’onda
schiuma e si spande, poi ritorna indietro.
Che ci voleva dire?
Che è per lei la sponda?
Il senso è al largo, e intanto cala il buio,
e verso terra in fretta con un ultimo
volo prima di notte
anche i gabbiani cercano un rifugio.
10
E DALL’OCEANO irrompe a Gibilterra
ed è già nel Tirreno
e già nel Golfo.
Dal Golfo all’isola è una sola ondata,
è già qui sotto casa
a schiumar sugli scogli,
sembra un’immensa veste agitata dal vento
balze ricami e frange
su un pudore primario della terra.
E tutta notte è un andirivieni
di flutti e sfasci,
e io in ascolto a finestre aperte
fra la veglia e il sonno
rapita da quest’essere-nonessere,
dal fraterno disciogliersi fra loro
di slanci tonfi e vuoti.
11
DALLA GAIA PIAZZETTA coi negozi
che vendono di tutto alla rinfusa,
moda smart e bijoux,
scende in curva una strada che va al mare:
all’angolo un cartello con la freccia
traffico consentito
ECCETTO AI BUS, AI CAMION, ALLE MOTO.
Ma le moto
coi minorenni in sella
curvano giù beate lampeggiando,
e spariscono in fondo
con un urlo di gioia i trasgressori.
Il vigile? E’ là al bar, che si fa un drink.
E anche qui per vicoli e stradine
per vetrine e per muri i manifesti
dell’eclatante, del trionfo umano.
Il contagio è arrivato all’innocente:
vende frutta e verdura nel paese
in un suo bugigattolo,
con fuori un suo cartello,
in stampatello dice
HERE THE GLOBAL PRIMIZIA.
Viva la vita, mai fu così grande.
Anna Maria Carpi è nata nel 1939 a Milano, da madre emiliana e padre di origine irlandese. Ha studiato lingue e letterature straniere alla Statale di Milano. Ha vissuto a più riprese a Bonn, a Berlino e a Mosca. Ha insegnato letteratura tedesca all’ Università di Macerata (1968-80) e alla Ca’ Foscari di Venezia (1980-2009) e dal 2001 insegna traduzione letteraria dal tedesco alla Statale di Milano. Vive a Milano. È autrice di un diario inedito di 15.000 pagine e di studi su Kleist, Mann, Handke e sulla poesia tedesca del ‘900. Nel 1993 ha vinto il Premio Nazionale Letterario Pisa per la Poesia.[1] La traduzione di A metà partita di D. Grubein le ha meritato il Premio Monselice nel 2000.[2] Per le sue traduzioni dalla poesia tedesca (Friedrich Nietzsche lirico, Benn, Paul Celan, Enzensberger, H.Mueller, Gruenbein, Krueger) ha avuto nel 2012 il Premio nazionale per la traduzione. Nel settembre 2015 ha ricevuto il Premio Città di Sant’Elpidio a mare, per la miglior traduzione italiana della poesia straniera, È membro delle giurie del Premio Monselice e del Premio internazionale Wuerth di Stoccarda e dal 2013 dell’Akademie der Sprache und der Dichtung di Darmstadt. Nel 2014 ha ricevuto il Premio Carducci alla carriera.
Opere
Poesia
A morte Talleyrand, Udine, Campanotto, 1993
Compagni corpi. Tutte le poesie 1992-2002, Milano, Scheiwiller, 2004
E tu fra i due chi sei, Milano, Scheiwiller, 2007
L’asso nella neve. Poesie 1990-2010, Massa, Transeuropa, 2011, (prima e seconda edizione)
Quando avrò tempo. Poesie 2010-12, Massa, Transeuropa, 2013
Entweder bin ich unsterblich, Monaco, Edition Lyrik Kabinett bei Hanser, 2015, traduzione di Piero Salabé, Postfazione di Durs Grünbein
L’animato porto, Milano, La Vita Felice, 2015
E io che intanto parlo. Poesie 1990-2015, Milano, Marcos y Marcos, 2016
Né io né tu né voi, Milano, La Vita Felice, 2018
Doroghie drughie, Pietroburgo, edizione Aleteija, 2018, traduzione di T.Stamova
E non si sa a chi chiedere, Milano, Marcos y Marcos, 2020
L’aria è una, Torino, Einaudi, 2022
Romanzi
Racconto di gioia e di nebbia, Milano, Il Saggiatore, 1995
E sarai per sempre giovane, Torino, Bollati Boringhieri, 1996, (trad tedesca: Forever young, Rowohlt, Reinbek 1997)
Il principe scarlatto, Milano, La Tartaruga, 2002
Un inquieto batter d’ali. Vita di H.v.Kleist , Milano, Mondadori, 2005 ( *Kleist. Ein Leben, Berlino, Insel, 2011)
Il mio nome era un altro. Due bambini dell’Est , Roma, Perrone, 2013
Racconti
Tagtraeume, in “Zukunft? Zukunft (6 autrici sul “futuro”)”, Gehrke, Tuebingen, 2000
Piccola Anna, Querini-Stampalia, Venezia 2007
Uomini ultimo atto, Moretti & Vitali, Bergamo 2015
On a breezy morning in August 1926, nineteen-year-old Gertrude Ederle jumped into the cold waters of the English Channel. With her muscles relaxed from some rest after months of grueling training and her body coated head to toe in a mixture of lanolin, petroleum jelly, and grease for insulation against the chill and protection against the swarms of jellyfish, she felt determined and excited to attempt what no woman and only five men had ever done: swim across the Channel.
Gertrude Caroline Ederle was born to German immigrant parents in New York City on October 23, 1905. The third of six children, she grew up in a lively household in Manhattan’s Upper West Side, where during summer months, Gertrude’s family would take outings to the New Jersey shore. It was on these sunny childhood days that a passion for swimming blossomed.
Gertrude Ederle “La Regina delle onde”-DEA SABINA
Soon, she turned the joy into a pursuit of competitive swimming, where success came quickly. Gertrude set her first world record at the age of 12. Between the ages of 15 and 19, she set 29 national and world records. In 1924, she represented the United States at the Paris Olympics, earning one gold medal in the 4×100-meter freestyle relay and two bronze medals in individual freestyle events.
Yet, she wanted to challenge herself more, to push her physical limits. And she also wanted to challenge the societal expectations placed on women. Which were many at the time.
Gertrude set her sights on swimming across the English Channel. Often referred to as the “Mount Everest of swimming” for its cold, rough waters teeming with jellyfish, the twenty-one-mile span was considered the ultimate test of endurance. Many believed that women were not physically capable of such a feat. Gertrude became determined to prove them wrong.
Gertrude Ederle “La Regina delle onde”-DEA SABINA
Gertrude Ederle “La Regina delle onde”-DEA SABINA
Gertrude Ederle “La Regina delle onde”-DEA SABINA
Her first attempt in 1925 ended in disappointment. Thinking she was in distress, her trainer touched Gertrude as he attempted to pull her from the water, disqualifying the swim. Though upset, Gertrude thought of her motto, if at first you don’t succeed, try, try again. “I am going to attempt to swim the English Channel again next July,” she said to herself.
For her second attempt, she hired a new coach and developed a rigorous training regimen, swimming four hours a day. She also designed a pair of goggles to better protect her eyes and a more aerodynamic swimsuit that minimized drag in the water.
On August 6, 1926, she started the swim at Gris-Nez, France with a tugboat carrying her coach and supporters trailing, offering encouragement and supplies of broth and sugar cubes for energy. She gave her team of supporters strict instructions about taking her out of the water: “until I get there or I can’t move.”
Gertrude Ederle “La Regina delle onde”-DEA SABINA
The swim was a battle from the start. Just a few minutes in, rough swells made her consider quitting. “But I thought I had to make a showing so I just kept on and on and on. When I got a few miles out I was confident I could make it and kept on,” Gertrude later said.
Pushing through while singing her favorite song, Let Me Call You Sweetheart, she swam and swam. Even when her coach encouraged her to stop, Gertrude continued. “It’s today or never, Pop,” she shouted to her father and supporters on the tugboat. He replied, “Kiddie finish it.”
After 14 hours and 39 minutes, Gertrude emerged from the water onto the shores of Kingsdown, England. Her time was over two hours faster than the fastest man to have swum the Channel. Exhausted but triumphant, Gertrude became an international sensation. Newspapers worldwide hailed her achievement, and she was welcomed home to a ticker-tape parade in New York City attended by an estimated two million people. President Calvin Coolidge called her “America’s Best Girl,” a title she cherished throughout her life.
Gertrude soon retired and largely retreated from the public eye. She spent her later years teaching swimming to deaf children, a cause close to her heart as she herself became partially deaf after a childhood accident. On November 30, 2003, she passed away at the age of 98.
Sources:
Hasday, Judy L.. Extraordinary Women Athletes. United States, Children’s Press, 2000.
Lillian Cannon, of Baltimore, Md., offering her best wishes to Gertrude Ederle, as she starts out from Cape Griz Nez, France, on her successful attempt to swim the English Channel. Photograph. Retrieved from the Library of Congress, <loc.gov/item/95503395/>.
Parade for Gertrude Ederle coming up Broadway, New York City, with large crowd watching / photo by staff photographer. Photograph. Retrieved from the Library of Congress, <loc.gov/item/98510485/>.
Domenica 1° dicembre ingresso gratuito nei musei civici e nei siti archeologici-
Roma Capitale – Domenica 1° dicembre 2024- Ingresso gratuito nei Musei di Roma e nei Siti Archeologici -Sarà possibile visitare gratuitamente gli spazi del Sistema Musei di Roma Capitale e alcune aree archeologiche della città. Come per ogni prima domenica del mese saranno aperti a ingresso libero il Parco Archeologico del Celio (ore 7-17.30), con il Museo della Forma Urbis, 10:00 – 16:00 con ultimo ingresso alle ore 15:00 (Ingressi Viale del Parco del Celio 20/22 – Clivo di Scauro 4); l’Area Sacra di Largo Argentina (via di San Nicola De’ Cesarini di fronte al civico 10, 9:30 – 16:00, ultimo ingresso ore 15), l’area archeologica del Circo Massimo (ore 9:30 – 16:00, ultimo ingresso ore 15), Villa di Massenzio (via Appia Antica 153, dalle 10 alle 16, ultimo ingresso un’ora prima della chiusura), e i Fori Imperiali (ingresso dalla Colonna Traiana ore 9:00 – 16:30, ultimo ingresso un’ora prima della chiusura).
Roma Capitale- Piazza del Campidoglio
Questi i musei civici aperti: Musei Capitolini; Mercati di Traiano – Museo dei Fori Imperiali; Museo dell’Ara Pacis; Centrale Montemartini; Museo di Roma; Museo di Roma in Trastevere; Galleria d’Arte Moderna; Musei di Villa Torlonia (Casina delle Civette, Casino Nobile, Serra Moresca e Casino dei Principi); Museo Civico di Zoologia.
L’iniziativa è promossa da Roma Capitale, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali. Ingresso libero compatibilmente con la capienza dei siti. Prenotazione obbligatoria solo per i gruppi al contact center di Roma Capitale 060608 (ore 9-19).
A ingresso gratuito sia le collezioni permanenti che le esposizioni temporanee, a partire dai Musei Capitolini (piazza del Campidoglio 1) dove si potrà ammirare, nelle sale terrene del Palazzo dei Conservatori, Tiziano, Lotto, Crivelli e Guercino. Capolavori della Pinacoteca di Ancona, una selezione di grandi opere provenienti dalla Pinacoteca Civica ‘Francesco Podesti’ di Ancona. Sei prestigiose tele – delle quali 5 pale d’altare di grandi dimensioni e una piccola ma lussuosa tempera su tavola –protagoniste di un percorso espositivo che racconta l’importanza della collezione della Pinacoteca Podesti e, in filigrana, la ricchezza della città dorica committente dei maggiori artisti italiani fra Cinquecento e Seicento. Si possono ammirare la Circoncisione dalla chiesa di San Francesco ad Alto, opera di Olivuccio Ciccarello, interprete principale del rinnovamento della pittura anconetana che fiorì fra Trecento e Quattrocento; la preziosa Madonna con Bambino di Carlo Crivelli, icona della collezione dorica e somma realizzazione del pittore veneto che visse e operò nelle Marche; la Pala dell’Alabarda di Lorenzo Lotto, per la chiesa di Sant’Agostino, in cui si esplicita l’emozionante talento del pittore veneziano, esule a più riprese nella regione. Ancora di Tiziano è esposta la monumentale Crocifissione realizzata per la chiesa di San Domenico in cui l’artista esplora la tragedia e la sofferenza umana. Chiude la rassegna l’imponente Immacolata di Guercino, in cui la delicata figura della Vergine si staglia su un paesaggio marino il cui modello potrebbe essere la baia di Ancona. Nella Sala degli Arazzi del Palazzo dei Conservatori, Agrippa Iulius Caesar, l’erede ripudiato. Un nuovo ritratto di Agrippa Postumo, figlio adottivo di Augusto, tre ritratti di Agrippa Postumo, uno appartenente alle collezioni dei Musei Capitolini, un altro proveniente dagli Uffizi e il terzo della Fondazione Sorgente Group, in cui, solo di recente, si è riconosciuto lo sfortunato erede di Augusto.
Nelle sale di Palazzo Clementino l’ingresso gratuito comprende la visita a I Colori dell’Antico. Marmi Santarelli ai Musei Capitolini, un’ampia panoramica sull’uso dei marmi colorati, dalle origini fino al XX secolo, attraverso una raffinata selezione di pezzi provenienti dalla Fondazione Santarelli.
La prima domenica del mese può essere infine l’occasione per ammirare, nel giardino di Villa Caffarelli, l’imponente ricostruzione in dimensioni reali del Colosso di Costantino, una statua alta circa 13 metri realizzata attraverso tecniche innovative, partendo dai pezzi originali del IV secolo d.C. conservati nei Musei Capitolini. (www.museicapitolini.org).
Al Museo di Roma in Trastevere (piazza S. Egidio 1/b) l’esposizione Roma ChilometroZero, un lavoro fotografico di ricerca in cui 15 fotografi romani documentano la complessità, i cambiamenti e le particolarità della città, realizzando dei “racconti visivi” secondo singoli e specifici progetti. Nelle sale al primo piano Testimoni di una guerra – Memoria grafica della Rivoluzione Messicana, 40 fotografie provenienti dal prestigioso Archivio Casasola, che percorrono le tappe fondamentali della Rivoluzione Messicana, periodo in cui sono sorte figure che hanno segnato la storia messicana come Francisco I. Madero, Emiliano Zapata, Pancho Villa e Venustiano Carranza. La mostra, organizzata in collaborazione con l’Ambasciata del Messico in Italia, rientra nelle commemorazioni per i 150 anni delle relazioni diplomatiche tra Messico e Italia. Infine, sempre nelle sale al primo piano, prosegue Dino Ignani. 80’s Dark Rome, il ritratto della Roma ombrosa e scintillante, sotterranea e plateale, degli anni Ottanta del secolo scorso. Il nucleo centrale del progetto espositivo è costituito dal ciclo di ritratti, denominato Dark Portraits, che Ignani ha dedicato ai giovani che animavano la vita notturna dell’epoca e, in particolare, i luoghi e gli eventi legati alla scena dark. (www.museodiromaintrastevere.it).
Al Museo di Roma (Piazza San Pantaleo, 10 e Piazza Navona, 2) l’ingresso gratuito darà la possibilità di visitare LAUDATO SIE! Natura e scienza. L’eredità culturale di frate Francesco, esposizione che, nell’ottavo centenario della composizione, che si celebra nel 2025, prendendo le mosse dal più antico manoscritto del Cantico di frate Sole o Cantico delle creature – tra i primi testi poetici in volgare italiano giunti a noi –propone un itinerario, costantemente accompagnato da una narrazione multimediale, attraverso 93 opere rare del Fondo antico della Biblioteca comunale di Assisi conservate presso il Sacro Convento.
Nelle sale del terzo piano L’incanto della Bellezza.Dipinti ritrovati di Sebastiano Ricci dalla Collezione Enel, esposizione inedita di due tele, raffiguranti Il trionfo di Venere e Bacco e Arianna, probabilmente eseguite dal Ricci nei primi anni del Settecento, durante il suo soggiorno fiorentino. Da poco riscoperti, i due dipinti sono stati sottoposti a un restauro che ha evidenziato le straordinarie doti di colorista del pittore veneto.(www.museodiroma.it)
Negli spazi della Galleria d’Arte Moderna (via Francesco Crispi 24), la mostra Estetica della deformazione. Protagonisti dell’Espressionismo Italiano, una selezione delle opere della collezione Iannaccone di Milano relative alla linea espressionista dell’arte italiana tra gli anni Trenta e Cinquanta – dalla Scuola Romana al gruppo Corrente. All’ingresso del museo, i visitatori saranno inoltre accolti da À jour. Laura VdB Facchini, un progetto site-specific in dialogo con il complesso monumentale tardo-cinquecentesco che oggi ospita il museo, ispirato dal ricamo à jour, come omaggio alle monache che per secoli hanno abitato questo spazio e che in una parte del complesso monumentale ancora sono presenti. Nelle sale al secondo piano prosegue il successo della mostra “La poesia ti guarda”. Omaggio al Gruppo 70 (1963-2023), una selezione di opere di uno dei sodalizi artistici più interessanti sorti nel contesto delle neoavanguardie e delle ricerche verbovisuali italiane, in occasione della ricorrenza dei sessant’anni dalla nascita del Gruppo 70. Sarà inoltre ancora possibile ammirareL’allieva di danza di Venanzo Crocetti. Il ritorno, una delle prime sculture di grande formato dedicate al tema della danza di Crocetti, tornata in tutta la sua magnificenza dopo circa due anni di un accurato e specialistico restauro da parte dei tecnici dell’ICR. (www.galleriaartemodernaroma.it).
Ai Musei di Villa Torlonia (via Nomentana 70) nelle sale della Casina delle Civette è possibile ammirare l’esposizione Niki Berlinguer. La signora degli arazzi, una panoramica completa della produzione di arazzi realizzati dall’eminente tessitrice e artista, pioniera nel tradurre la pittura in narrazioni tessili, unendo l’antica tecnica del piccolo punto con influenze contemporanee. Per la prima volta la Casina delle Civette accoglie al suo interno una mostra di arazzi del XX secolo che dialogano con il liberty architettonico delle vetrate e degli ambienti di questo gioiello romano. (www.museivillatorlonia.it).
Aperti regolarmente al pubblico anche i musei abitualmente ad ingresso libero, ovvero: Museo di Scultura Antica Giovanni Barracco; Museo Carlo Bilotti – Aranciera di Villa Borghese; Museo Pietro Canonica a Villa Borghese; Museo Napoleonico; Museo della Repubblica Romana e della memoria garibaldina; Museo di Casal de’ Pazzi; Museo delle Mura; Villa di Massenzio.
Al Museo Carlo Bilotti, Aranciera di Villa Borghese (via Fiorello La Guardia 6 – viale dell’Aranciera 4) la mostra Sandro Visca – Fracturae, un’occasione unica per esplorare la produzione dell’artista abruzzese con particolare attenzione al suo continuo dialogo tra la materia e la sua messa in forma. Le opere esposte si inseriscono nella ricerca che Visca porta avanti da decenni. Attraverso le serie dei Teatrini e delle Silhouette, l’artista, indagando la potenza espressiva della materia, esplora il rapporto tra il frammento e l’oggetto. La sua poetica si manifesta nella volontà di preservare la vita che emana dai più disparati elementi di materia, i cui frammenti sono elevati a simbolo di una condizione umana precaria e sfuggente. (www.museocarlobilotti.it )
Al Museo Napoleonico (Piazza di Ponte Umberto I 1) si potrà ammirare Carolina e Ferdinando. E non sempre seguendo il dopo al prima, sculture, incisioni, installazioni multimediali di Gianluca Esposito che esplorano artisticamente le relazioni fra Maria Carolina d’Asburgo Lorena, il marito Ferdinando IV di Borbone e il Regno di Napoli. Nello stesso museo Giuseppe Primoli e il fascino dell’Oriente, una mostra tematica sull’interesse del conte Giuseppe Primoli per l’arte del Giappone e, più in generale del continente asiatico. Documenti, fotografie, libri, oggetti e manufatti di gusto, tema o manifattura orientale provenienti dalla Fondazione Primoli e dalla collezione del museo, tra i quali riveste un ruolo di primo piano il ventaglio con scene giapponesi dipinto da Giuseppe de Nittis a Parigi intorno al 1880 per la principessa Mathilde Bonaparte. Fiore all’occhiello della mostra, l’esposizione di quattordici kakemono, rotoli dipinti in carta o stoffa della tradizione giapponese. (www.museonapoleonico.it )
Fanno eccezione alla gratuità (ingresso a tariffazione ordinaria, con tariffa ridotta per i possessori della MIC Card): Roma pittrice. Le artiste a Roma tra il XVI e XIX secolo al Museo di Roma (Piazza San Pantaleo, 10 e Piazza Navona, 2), che si focalizza sulle artiste donne che lavorarono a Roma a partire dal XVI secolo, con un percorso che giunge fino al 1800 e alle nuove modalità di progressivo accesso alla formazione che lentamente si impongono in accordo con il panorama europeo. Al centro della mostra le tante artiste donne che dal XVI al XIX secolo hanno fatto di Roma il loro luogo di studio e di lavoro con una produzione ricca, variegata e di assoluto rilievo artistico, spesso relegate in una sorta di silenzio storiografico. Protagoniste le artiste presenti nelle collezioni capitoline, come Caterina Ginnasi, Maria Felice Tibaldi Subleyras, Angelika Kaufmann, Laura Piranesi, Marianna Candidi Dionigi, Louise Seidler ed Emma Gaggiotti Richards, oltre a una selezione significativa di altre importanti artiste attive in città come Lavinia Fontana, Artemisia Gentileschi, Maddalena Corvina, Giovanna Garzoni, e di molte altre il cui corpus si sta ricostruendo in questi ultimi decenni di ricerca. (www.museodiroma.it) Rifugio antiaereo e bunker di Villa Torlonia, (Casino Nobile, Via Nomentana 70) con un nuovo percorso espositivo che documenta la vita di Mussolini e della famiglia nella villa e, attraverso un’esperienza multimediale immersiva, permette di rivivere i momenti drammatici delle incursioni aeree durante la Seconda guerra mondiale. Prenotazione obbligatoria per singoli e gruppi. (www.museivillatorlonia.it)
Circo Maximo Experience, offre la visita immersiva del Circo Massimo in realtà aumentata e virtuale, dalle 9:30 alle 16:00 (ogni 15 min. – ultimo ingresso ore 14:50). Ingresso a tariffa ridotta per possessori della MIC Card. (www.circomaximoexperience.it)
Tutte le informazioni e gli aggiornamenti sono disponibili su www.museiincomuneroma.it e sui canali social del Sistema Musei di Roma Capitale e della Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali. Servizi museali a cura di Zètema Progetto Cultura.
-Giovanna Cinieri-Estratto da “Piccola stregheria”
-Rivista L’Altrove-
Biblioteca DEA SABINA-L’AUTRICE–Giovanna Cinieri, poeta e scrittrice, è nata a Taranto e ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Bologna. È stata semifinalista al Premio Calvino racconti nel 2021 e nel 2022 e ha vinto il premio della critica sezione racconti al Premio Inedito Colline di Torino.
Questo tempo di correre a notte chiara di neve l’ho fatto, e stare qui dentro marzo neutrale agli elementi, all’orario che conta meglio i minuti rimanenti e gli sputi che la tua faccia a bassa frequenza mi schiva, fa del respiro un fischio che porta i cani dritti a casa: eccoli abbandonati tutti, nonostante padrona rimanga dall’alto una luce.
in me accetti di morire: ti serve essere due dove c’è tutto e polvere e un pezzetto di Dio ti riguarda, così dritto che è un proiettile. e poi hai la fine ad occhi aperti, tu disperato di grazia, perché insieme dura la vita.
Amore che mi hai dato il coltello il pane col burro di fumo e piangevi è in fiamme il comodino mi hai detto di notte, seduto tremando la sedia del più bel velluto non hai scritto la voce risalita in gola col bastone amore che mi hai fatto nero l’occhio celeste hai messo la voglia caduta aspettandomi fuori da scuola nell’auto storpia la lama spalma, hai promesso non taglia ho cose nel sangue anche ora a Luna Park spento hai girato la Ruota hai fatto il fantasma e gli specchi, la bara conoscevi il mio nome hai strappato il vestito viola che avevo mancandomi molto alla comunione con Dio sporcato il tavolo sceso in cantina parlato ai nemici di me lavata in giardino amore che mi hai dato resurrezioni di marmo la carne è del sangue, solo suo hai mangiato dal seno pregandomi non dirlo a nessuno che ero io che ti entravo di nascosto.
Ti piace guardare la notte che ho negli occhi dove ti inginocchi, ai miei piedi sporchi parli anche a me piace cercare le ossa degli avi tra i tuoi denti.
fare molecole dai capelli oppure niente coperta dai fantasmi del futuro.
e così i miei discendenti stanno dritti, negli spazi rotti di linguaggi nei secoli gli attimi incontabili.
smettere è un continuo ti dico che mi serve. mi dai teoriche dimensioni subatomiche dici a me che vuoi prendere dici a me che vuoi molecole
se cadessero fuochi e fosse irreversibile procedere in disfatta su questa terra classica a conferma delle leggi già da anni inaccettabili mangeremmo l’armamento con i nuclei nella bocca.
Rivista- L’Altrove
“La poesia non cerca seguaci, cerca amanti”. (Federico García Lorca) Con questo presupposto, L’Altrove intende ripercorrere insieme a voi la storia della poesia fino ai giorni nostri.
Si propone, inoltre, di restituire alla poesia quel ruolo di supremazia che ultimamente ha perso e, allo stesso tempo, di farla conoscere ad un pubblico sempre più vasto.
Troverete, infatti, qui tutto quello che riguarda la poesia: eventi, poesie scelte, appuntamenti di reading, interviste ai poeti, concorsi di poesia, uno spazio dedicato ai giovani autori e tanto altro.
Noi de L’Altrove crediamo che la poesia possa ancora portare chi legge a sperimentare nuove emozioni. Per questo ci auguriamo che possiate riscoprirvi amanti e non semplici seguaci di una così grande arte.
Sacha Piersanti è nato nel 1993 a Roma, dove vive e lavora. Ha pubblicato Pagine in corpo (Empirìa 2015), L’uomo è verticale (Empirìa 2018) e il saggio Zero, nessuno e centomila. Lo specifico teatrale nell’arte di Renato Zero (Arcana 2019; 2022). Tra il 2016 e il 2019 ha co-ideato il progetto teatrale L’ora dell’Alt, basato sulla poesia di G. Caproni e messo in scena a Roma e a Parigi. Traduttore dal latino (Plauto) e dall’inglese (Durham), è tra i curatori del progetto culturale La casa del Poeta, per la riqualificazione e conservazione della celebre ‘baracca’ del poeta V. Zeichen, e co-dirige lo spazio Zeugma, a Roma.
LA MANCANZA
È il crepuscolo del mondo e tu dov’eri
mentre mi sforzavo di dormire per sognarti
e nel sogno sei crudele e io ti sogno
perché crudele vuol dir viva
vicina attenta addosso a me che vivo
fuori dal sogno crudele anch’io ma senza
te contro cui spuntare armi
e è il crepuscolo del mondo e tu dov’eri
quando mi sforzavo di svegliarmi per sentire
il vuoto tuo di te già in dormiveglia
tra le braccia di un altro me che mi somiglia,
un me distorto, un me figura
di me che ha corpo nel tuo corpo
ma è il crepuscolo del mondo e ecco il vento
a gridare che non manchi solo a me,
manchi e noi manchiamo, amore, al mondo
che manda a morte senza bara e senza urna
migliaia di suoi figli perché infuria
l’indicibile dolore – la mancanza
inesauribile che scorre ma non passa
come la sabbia alla clessidra
testimone della fine e dell’eterno
del tempo muto nel deserto.
IL TRADIMENTO
Contra miglior voler voler mal pugna. (Purgatorio, xx, 1)
Come se le ceneri dall’urna
fosse ancora vita che spaventa,
come se la neve alla tormenta
fosse essenza e non l’abbaglio
di bianco all’occhio degli umani
come se il fumo che mi serve
per pensare e scrivere e parlare
fosse già il tumore e non soltanto
l’invenzione comoda, il perché
a un certo punto poi si muore
come se davvero fosse tutto
così come lo schediamo
noi gran vermi a dire io –
a dimenticare che fu Dante, non il contrario, padre a dio.
IL LASCITO
a E.C., studentessa di liceo classico
E insegnarti anche a tradurre
l’oggettiva senza verbo della morte,
insegnarti anche a convivere
con l’ombra che in silenzio sottintende
tutti i soggetti della storia
tutti gli io che alla memoria
stanno come gli accenti alle parole.
Insegnarti le parole,
donna bambina che non sai
quanto corpo nascondono quei suoni,
quanto sangue scorre ancora
dentro ai morti e quanta rabbia
che tu provi, quanto amore
che non dici – quanto tutto
sia già tutto esistito
in loro, quei mortali
che hanno fatto di morire un verbo transitivo.
Insegnarti a ricordare
che conta ricordare
il senso delle cose,
non quell’infinita
cronistoria delle rosae perché un giorno anche tu,
anche tu che adesso hai denti
tutti bianchi e occhi aperti,
tu che adesso ti diverti
anche tu ti troverai
a pezzi e senza forze,
con lo stomaco piagato
da un vuoto che non sai
e saranno quegli umani
dalle dita di scrittura
a toccarti sulla fronte,
nell’incavo delle ossa
tra i passi e l’intenzione.
Insegnarti anche a soffrire,
a respingere l’antidoto,
la preghiera, il sedativo
ché tanto è l’ablativo
del dolore poi a guarirci.
Insegnarti la bellezza
del dativo e dei servili
(occhio: siano attivi
ché il passivo è schiavitù),
la finta concretezza
di ogni possessivo
e l’inganno fiero
di noi umani tutti quanti
che diamo solo nomi
ma non solo nominiamo
perché dire è partorire
e senti come suonano
fratelli fiato e feto.
Insegnarti che gli umani
sono tutte coordinate
di un periodo senza punti
(forse scritto male,
tra refusi e altri errori
di copia o traduzione)
e che è solo il nostro tempo
delle feste comandate,
dei confini, del potere
che stravolge la sintassi
e c’impone gerarchie –
tu ricorda me che mentre parlo e insegno imparo e ascolto te.
AL TEMPO, CON AFFETTO
E non proviamo più
nemmeno a dargli contro
nemmeno a darci dentro
se non a graffi, con le unghie
(della penna o della mano
che in fondo tutto è umano
anche quel che non respira,
dai brividi del sasso
al fiato del carbone)
una parete, una a caso:
lo sterno o la galera
la memoria o il foglio bianco.
E allora fugga tutto
cancelli pure il nulla
il Tempo, e polverizzi
ogni nome, ogni storia
calpesti tutti noi
coi suoi tacchi da bolero
(zoccoli da toro)
e coi denti di chi ignora
la fame non la gola
ci mastichi e divori.
Ché qui sarà passato
qualcuno, qui, e qualcosa
qui sarà successo
e alla fine della carne
quando tutto sarà stato
resteranno le parole:
vivi fossili a sancire,
Tempo,
il tuo fallimento.
Sacha Piersanti è nato nel 1993 a Roma, dove vive e lavora.Ha pubblicato Pagine in corpo (Empirìa 2015), L’uomo è verticale (Empirìa 2018) e il saggio Zero, nessuno e centomila. Lo specifico teatrale nell’arte di Renato Zero (Arcana 2019; 2022). Tra il 2016 e il 2019 ha co-ideato il progetto teatrale L’ora dell’Alt, basato sulla poesia di G. Caproni e messo in scena a Roma e a Parigi. Traduttore dal latino (Plauto) e dall’inglese (Durham), è tra i curatori del progetto culturale La casa del Poeta, per la riqualificazione e conservazione della celebre ‘baracca’ del poeta V. Zeichen, e co-dirige lo spazio Zeugma, a Roma.
Biblioteca DEA SABINA- La rivista «Atelier»
La rivista «Atelier» ha periodicità trimestrale (marzo, giugno, settembre, dicembre) e si occupa di letteratura contemporanea. Ha due redazioni: una che lavora per la rivista cartacea trimestrale e una che cura il sito Online e i suoi contenuti. Il nome (in origine “laboratorio dove si lavora il legno”) allude a un luogo di confronto e impegno operativo, aperto alla realtà. Si è distinta in questi anni, conquistandosi un posto preminente fra i periodici militanti, per il rigore critico e l’accurato scandaglio delle voci contemporanee. In particolare, si è resa levatrice di una generazione di poeti (si veda, per esempio, la pubblicazione dell’antologia L’Opera comune, la prima antologia dedicata ai poeti nati negli anni Settanta, cui hanno fatto seguito molte pubblicazioni analoghe). Si ricordano anche diversi numeri monografici: un Omaggio alla poesia contemporanea con i poeti italiani delle ultime generazioni (n. 10), gli atti di un convegno che ha radunato “la generazione dei nati negli anni Settanta” (La responsabilità della poesia, n. 24), un omaggio alla poesia europea con testi di poeti giovani e interventi di autori già affermati (Giovane poesia europea, n. 30), un’antologia di racconti di scrittori italiani emergenti (Racconti italiani, n. 38), un numero dedicato al tema “Poesia e conoscenza” (Che ne sanno i poeti?, n. 50).
Direttore responsabile: Giuliano Ladolfi Coordinatore delle redazioni: Luca Ariano
Redazione Online Direttori: Eleonora Rimolo, Giovanni Ibello Caporedattore: Carlo Ragliani Redazione: Mario Famularo, Michele Bordoni, Gerardo Masuccio, Paola Mancinelli, Matteo Pupillo, Antonio Fiori, Giulio Maffii, Giovanna Rosadini, Carlo Ragliani, Daniele Costantini, Francesca Coppola.
Redazione Cartaceo Direttore: Giovanna Rosadini Redazione: Mario Famularo, Giulio Greco, Alessio Zanichelli, Mattia Tarantino, Giuseppe Carracchia, Carlo Ragliani.
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La rivista «Atelier» ha periodicità trimestrale e si occupa di letteratura contemporanea.
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Per tutte le comunicazioni e proposte per Atelier Online, sia di pubblicazione di inediti che di recensioni vi preghiamo di scrivere al seguente indirizzo mail di direzione: eleonorarimolo@gmail.com
Il Balloon Museum torna a Roma negli spazi de La Nuvola
Sbarca a Roma Balloon Museum, il primo museo al mondo composto interamente da balloon & inflatable art, con la mostra Let’s Fly con opere innovative realizzate dai più grandi artisti riconosciuti a livello mondiale che veicolano il loro messaggio sociale attraverso lo stile Pop delle loro creazioni.
Tra i protagonisti dell’esibizione: Cyril Lancelin, artista Francese tra i più quotati esponenti della inflatable art internazionale, presenta due opere site specific, tra cui per la prima volta in Italia il suo Knot di grande scala; i catalani Penique Production con il loro enorme gonfiabile visitabile all’interno in dialogo con lo spazio industriale della rimessa di Viale Angelico; da New York Pneuhaus & Bike Powered Events, con la prima in Europa di Canopy, una interactive inflatable installation per sensibilizzare il pubblico sul tema della produzione consapevole di energia, attraverso un sistema dinamo che consente all’installazione di vivere in maniera partecipata; Motorefisico che con l’opera Never ending story danno vita a una infinity room unica nel suo genere; Signal Creative propone Living Forest, un’installazione interattiva dall’alto valore etico per riflettere sulla tematica della necessaria transizione green delle città, il pubblico può interagire con l’opera tramite un sistema dinamico azionato attraverso le donazioni del pubblico che contribuiscono a un programma di sostenibilità ambientale; i Quiet Ensemble presentano Hypercosmo, il loro primo lavoro della serie Hyper, la rappresentazione di un nuovo macrocosmo, rivisitazione di un ambiente naturale dove la parte superiore e inferiore sono in diretta comunicazione e coinvolgono tutto ciò che si trova al centro: l’essere umano.
Fanno parte del percorso anche installazioni di produzione interna Lux.
In Balloon Museum arte, artista e spettatore coesistono in un viaggio nel mondo della balloon & inflatable art capace di liberare la fantasia di tutte le età.
Roma Capitale-Maja Arte Contemporanea:“Gli oggetti rivelati”-
In mostra 30 opere inedite dell’artista Veronica Della Porta-
Roma Capitale-Maja Arte Contemporanea è lieta di ospitare, a partire da giovedì 28 Novembre 2024, la mostra dal titolo “Gli oggetti rivelati” dell’artista Veronica Della Porta, alla sua seconda personale in galleria.
In mostra 30 opere inedite (acrilici su stampe fotografiche) ci conducono all’interno di un atelier dove, a fine giornata, si ripongono gli oggetti utili alla creazione: forbici e pennelli di dimensioni varie, spilli, recipienti, compongono un universo popolato di strumenti “a riposo” fino al mattino successivo, in cui operosi ritroveranno la loro “funzione” tra le mani dell’artista.
Veronica Della Porta
È all’interno di questo universo estetico che si posa lo sguardo sensibile di Veronica Della Porta: dapprima li fotografa, nobilitandoli, successivamente li anima attraverso il tocco del colore che dona loro una nuova identità visiva, rendendoli materia che contribuisce alla creazione artistica. Non più strumenti – dunque – ma entità “rivelate” nel loro nuovo significato, portatrici di storia, funzione e estetica.
Osserva Isabella Ducrot nel testo in catalogo: “Come fa la fotografa Veronica a rimettere al ‘loro posto’ le cose per loro natura ‘trasandate’? Fotografandole. Il suo sguardo le piazza all’interno del loro senso nascosto che lei solo conosce. Così la loro ragione d’essere diventa manifesta; grazie alla sua testimonianza, esteticamente ragionevoli diventano i pennelli, ragionevoli le forbici, ragionevoli le sedie.”
Protagonisti di una narrazione visiva che li esalta e rende significativi a loro volta come opere d’arte, “loro, gli strumenti, dapprima catturati e poi lasciati ‘parlare’ da oggetti, si sono trasformati in soggetti, come se fossero animati e vivi, e il colore scorre lungo le loro belle sagome, quasi corpi esaltati dal vivido rosso, dal trionfante oro, arancio, violetto.” – annota Nora Iosia nel suo contributo critico. “L’artista ci si sofferma con lo sguardo e li traduce in nuove forme, come se li sorprendesse quando, rimasti soli, fuoriusciti dalle loro funzioni, liberi da legami, dialogano tra di loro e con lo spazio che li accoglie: e chissà allora quali storie si intessono tra le forbici per carta dalla punta affilatissima, giunte a Roma dal lontano Giappone, e quelle da sarto venute dall’India, tra i pennelli cinesi e gli spilli raccolti nella conchiglia di ceramica . Innumerevoli possono essere queste favole, racconti d’amore, giocosi, a lieto fine o struggenti come ‘Il Soldatino di stagno’ e Veronica Della Porta ne suggerisce gli intrecci possibili e infiniti, perché innumerevoli sono le prospettive e gli attimi di vita degli oggetti dello studio di un artista che affiorano da una ‘immensità discreta’, non logorati dallo scorrere del tempo anzi artefici di una gioia senza alcun tempo. L’artista è assorta nella sicura ricerca di questa sostanza surreale che compone la quotidiana vita e fa sì che il colore vesta le forme, e i bianchi di fondo esaltino le sagome modificando i punti di vista e le prospettive. Questi oggetti vengono così amati e lasciati respirare, come se la loro presenza fissata nelle immagini fosse ‘il deposito di tutte le vite che hanno attraversato’ e che attraverseranno, perché loro hanno una energia vitale straordinaria, e veicolano amore e attaccamento come tutto ciò che esiste al mondo, assorbono e restituiscono lo sguardo di chi li ha voluti, tenuti con cura e utilizzati felicemente.”
NOTE BIOGRAFICHE
Veronica Della Porta nasce a Modena nel 1964. Vive e lavora a Roma.
Scenografa e costumista, collabora con diversi artisti – tra cui Mario Schifano e Isabella Ducrot – prima di intraprendere un percorso creativo autonomo.
Del 2013 la prima personale curata da Ludovico Pratesi presso la galleria s.t. di Roma. Seguono collettive e la seconda personale alla galleria Maja Arte Contemporanea (Roma, 2017).
Partecipa a fiere italiane e internazionali quali: Affordable Art Fair, Roma 2012; Set Up Fair, Bologna 2015; Start Art Fair, Saatchi Gallery, Londra 2015; MIA Photo Fair, Milano 2019.
Mostre
2019 — AlbumArte, Roma (collettiva)
2018 — “Triptychs”, Maja Arte Contemporanea, Roma (collettiva); Lia Rumma Gallery, Napoli (collettiva)
2017 — “Nessuna proprietà per la memoria”, Maja Arte Contemporanea, Roma (personale); “L’oltre, l’altro e l’altrove”, Maja Arte Contemporanea, Roma (collettiva)
2015 — Relais Rione Ponte spazio arte, Roma (collettiva)
2014 — s.t. Foto Libreria Galleria, Roma (collettiva)
2013 — “Scale”, s.t. Foto Libreria Galleria, Roma (personale)
Lucia Ianniello presenta il nuovo album: KEEP LEFT and go straight South-
Roma -Venerdì 29 novembre alla Casa del Jazz Lucia Ianniello presenta dal vivo il nuovo albumKEEP LEFT and go straight South uscito per l’etichetta Filibusta Records. Si tratta del terzo disco come bandleader per la trombettista e compositrice campana, un progetto composto interamente da brani originali e che vede Lucia Ianniello, per la prima volta, anche in veste di autrice di alcuni testi, di cantante, oltre che di strumentista e compositrice. Questo lavoro è la rappresentazione sonora di un profondo cambiamento, sia musicale che interiore, della trombettista; l’indicazione di una direzione, il sud, alla ricerca di un luogo buono, migliore, possibile, e utopico, raggiungibile attraverso la resistenza e il rifiuto dei soprusi e di ogni forma di razzismo e di disparità sociale.
Lucia Ianniello – Tromba, flicorno e voce
Il quartetto, forte della diversa estrazione e formazione dei suoi componenti, in questo lavoro guarda oltre la musica jazz intesa come linguaggio tradizionale, e fa proprie, con sensibilità ed interesse, le espressività timbriche e dinamiche del mondo contemporaneo. I musicisti si confrontano, si inseguono in un appassionato interplay, tra improvvisazioni e aree tematiche ora essenziali ora maggiormente articolate. Le sonorità travalicano uno specifico genere, infatti, aboliti muri e steccati, la musica viaggia libera tra jazz contemporaneo, rock, rap e musica popolare
Formazione:
Lucia Ianniello – Tromba, flicorno e voce
Paolo Tombolesi – Pianoforte e tastiere
Roberto Cervi – Chitarre
Alessandro Forte – Batteria
Informazioni, orari e prezzi
Casa del Jazz
Viale di Porta Ardeatina 55
00154 Roma
Inizio concerto ore 21:00
Ingresso 10 euro
Casa del Jazz
Viale di Porta Ardeatina, 55 – Roma (RM)
Lucia Ianniello con “Keep Left And Go Straight South” (Filibusta Records, 2024)
// di Cinico Bertallot //
Lucia Ianniello-Quartet-pianista, compositore e didatta Paolo Tombolesi, il chitarrista Roberto Cervi e il batterista Alessandro Forte,
Esce in questi giorni il nuovo album della trombettista e compositrice campana Lucia Ianniello, “Keep Left And Go Straight South”, per l’etichetta Filibusta Records.vSi tratta del suo terzo disco come bandleader, un progetto composto interamente da brani originali e che vede la Ianniello, per la prima volta, anche in veste di autrice di alcuni testi, di cantante, oltre che di strumentista e compositrice. Al suo fianco il pianista, compositore e didatta Paolo Tombolesi, il chitarrista Roberto Cervi e il batterista Alessandro Forte, presente in quattro dei nove brani. Questo lavoro è la rappresentazione sonora di un profondo cambiamento, sia musicale che interiore, della musicista: l’indicazione di una direzione, il sud, alla ricerca di un luogo buono, migliore, possibile, eutopico, raggiungibile attraverso la resistenza e il rifiuto dei soprusi e di ogni forma di razzismo e di disparità sociale.
Scrive il critico e saggista Filippo La Porta nelle note di copertina: «… Il sud non solo come categoria geografica, ma anche morale e antropologica. Il sud di Carlo Levi, di Ignazio Silone, di Albert Camus (…), in questi autori il sud si svela come preziosa utopia: critica del nord industriale, governato dal principio di prestazione e di efficienza, immagine abbagliante di felicità e nostalgia di una vita meno repressa, percezione del confine come spazio di incontro con l’altro. Si tratta di una esperienza tangibile, per molti di noi, ma soprattutto di un mito culturale e civile capace di ispirare il comportamento di tutti».
Lucia Ianniello – Tromba, flicorno e voce
Tra i brani presenti nel disco, “Human Race” trae ispirazione da “Strange Fruit”, il capolavoro di Abel Meeropol reso famoso da Billie Holiday, legato all’origine del Movimento per i diritti civili in America; “Tide” evoca una marea viva, come quando la luna e il sole sono perfettamente allineati e le masse di donne, uomini e bambini si muovono in un flusso inarrestabile, naturale, alla ricerca di nuove terre, paesi, continenti, nella speranza di una vita migliore; “Feronia” racconta di donne che con difficoltà cercano di realizzare la propria identità (Feronia è una dea di origine italica, protettrice dei boschi e delle messi, ma anche dagli schiavi liberati). “South” è forse la narrazione di una memoria antica, di immagini lontane, ma assai vivide, che ritornano insieme ai suoni e agli odori, come una banchina in una stazione caotica, la voglia di lasciar andare e di partire, le rotaie roventi, i finestrini spalancati e il vento caldo, le vecchie tende per aria come capelli ribelli e quei treni che correvano fischiando verso il sole e l’azzurro del sud; “Bird Migration” è quasi una esortazione a non fermare il movimento umano: se gli uccelli migratori infatti affrontano viaggi estenuanti guidati dall’istinto di sopravvivenza della specie, è solo umana l’esigenza di migrare per inseguire un sogno, per realizzare sé stessi, oltreché per fuggire da guerre, carestie e cambiamenti climatici.
Il quartetto, forte della diversa estrazione e formazione dei suoi componenti, in questo lavoro guarda oltre la musica jazz intesa come linguaggio tradizionale e fa proprie, con sensibilità e interesse, le espressività timbriche e dinamiche del mondo contemporaneo. I musicisti si confrontano e si inseguono in un appassionato interplay, tra improvvisazioni e aree tematiche ora essenziali, ora maggiormente articolate. Le sonorità travalicano uno specifico genere: aboliti muri e steccati, la musica viaggia infatti libera tra jazz contemporaneo, rock, rap e musica popolare.
ospita la mostra American Chronicles: The Art of Norman Rockwell.
Roma Capitale-Dall’11 novembre 2014 all’8 febbraio 2015 la Fondazione Roma Museo – Palazzo Sciarra ospita la mostra American Chronicles: The Art of Norman Rockwell.
Fondazione Roma Museo – Palazzo Sciarra
Per la prima volta esposte in Italia oltre cento opere provenienti dalle collezioni del Norman Rockwell Museum di Stockbridge, che propongono al pubblico una retrospettiva completa dell’artista statunitense.
Fondazione Roma Museo – Palazzo Sciarra
Opere iconiche come The Runaway o The problem we all live with, che interpretano talvolta con ironia, talora con occhio accorto, settant’anni di storia americana.
Norman Rockwell, attivo dal 1913 agli anni Settanta del Novecento, contribuisce con le sue opere (riprodotte su manifesti, copertine di giornali o create per promuovere prodotti di largo consumo) a creare ed affermare su scala internazionale gli ideali della società americana.
Oltre agli oli su tela, fotografie e documenti dell’artista, in mostra sarà esposta la raccolta completa delle 323 copertine del The Saturday Evening Post, collezione unica che testimonia la quasi cinquantennale collaborazione di Rockwell con il celebre magazine.
Fondazione Roma Museo – Palazzo Sciarra -Via del Corso
La mostra è promossa dalla Fondazione Roma e organizzata dal Norman Rockwell Museum di Stockbridge, Massachusetts, USA e dalla Fondazione Roma Arte-Musei e in collaborazione con La Fondazione NY e la Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della Città di Roma.
Fondazione Roma Museo – Palazzo Sciarra
The exhibition American Chronicles: The Art Of Norman Rockwell will be held in the Fondazione Roma Museo from the 11th November 2014 to the 8th February 2015.
Over one hundred works belonging to the collection of the Norman Rockwell Museum in Stockbridge, will be shown for the first time outside the United States of America, offering the public a comprehensive retrospective of this American artist.
Iconic works such as The Runaway or The Problem We All Live With interpret seventy years of American history, sometimes ironically and at other times with a keen eye.
Norman Rockwell was active between 1912 and the 1970s and his works (reproduced on posters, magazine covers or created to advertise consumer products) helped to establish the American ideals at an international level.
The entire and unique collection of 323 Saturday Evening Post covers, which document Norman Rockwell’s almost fifty year career at this notable magazine, will be displayed together with his oils on canvas, photographs and papers.
The exhibition has been promoted by Fondazione Roma and organised by the Norman Rockwell Museum in Stockbridge, Massachusetts, U.S.A. and the Fondazione Roma Arte-Musei, in collaboration with La Fondazione NY and the Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della Città di Roma.
Nato a New York nel 1894, Norman Rockwell studia Arte presso la National Academy School di New York e Illustrazione alla Art Students League.
Inizia a lavorare da giovanissimo come disegnatore ed il suo talento precoce lo porta subito al successo: a soli diciotto anni diventa illustratore e poi art editor di Boys’ Life, nel 1916 firma la sua prima copertina per il Saturday Evening Post, con cui instaura un vero e proprio sodalizio che lo porterà a creare 323 copertine per il magazine.
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Nel 1963 lascia la famosa rivista per l’altrettanto prestigiosa Look, per la quale documenta, allontanandosi dalle nostalgiche scene di genere, i temi più caldi e circolari dell’epoca: diritti civili, discriminazione raziale, lotta alla povertà, la guerra del Vietnam.
Nel 1969 presta alcune opere alla Old Corner House, dimora storica gestita dalla Stockbridge Historical Society; l’edificio, grazie alla donazione da parte dell’artista della sua collezione d’arte avvenuta nel 1973, diverrà la pima sede del Norman Rockwell Museum.
Nel 1977, anno prima della sua morte, l’artista riceve la Presidential Medal, la più alta onorificenza civile della nazione.
Mostra Norman Rockwell
In Italia c’è stata una unica mostra dedicata a Norman Rockwell.
La mostra American Chronicles: the Art of Norman Rockwell presentata a Roma dall’11 novembre 2014 all’8 febbraio 2015 e organizzata da La Fondazione Roma Museo – Palazzo Sciarra. La mostra , curata da Stephanie Plunkett (Chief Curator del Norman Rockwell Museum) e Danilo Eccher (Direttore della GAM di Torino), è stata promossa dalla Fondazione Roma, organizzata dal Norman Rockwell Museum di Stockbridge, Massachusetts, e dalla Fondazione Roma-Arte-Musei, in collaborazione con La Fondazione NY e la Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologicoe per il Polo Museale della Città di Roma. Una retrospettiva sul percorso creativo di Norman Rockwell (1894-1978), artista statunitense che con il suo talento ha illustrato la storia di un’America da lui stesso sognata.
La mostra, per la prima volta in Italia, ha ripercorso la produzione di uno dei più acuti osservatori e narratori della società statunitense, che gli è valsa l’appellativo di “Artista della gente“.
Le sue illustrazioni, minuziose e lievi, dirette al cuore più che alla mente, hanno descritto per più di cinquant’anni (dagli anni Dieci agli anni Settanta), sogni, speranze ed ideali, riflettendo e allo stesso tempo influenzando comportamenti e pensieri degli americani del XX secolo.
Nelle sue tavole emergono personaggi positivi, rassicuranti, fiduciosi, familiari e proprio perché tali, coinvolgenti. L’osservazione della realtà in Rockwell si fa pittura e al contempo storia; la storia di un mito, quello americano, che va ben oltre il confine degli Stati Uniti. L’artista alterna la spensieratezza delle origini, racchiusa nell’espressione di un fanciullo che fugge per una marachella – ad esempio No swimming del 1921 – alla bambina afroamericana che, per avvalersi del suo diritto all’istruzione, viene scortata a scuola: The Problem We All Live With del 1964, opera emblematica che riflette il dramma dell’apartheid.
Palazzo Sciarra Colonna
La Fondazione Roma ha sede nello storico edificio di Palazzo Sciarra Colonna, che si affaccia su via del Corso, nel cuore della città. Qui, fin dai primi secoli del Cristianesimo, sorsero alcuni dei più antichi edifici sacri e, a partire dal XV secolo, importanti dimore patrizie. La sua costruzione fu promossa nella seconda metà del Cinquecento dagli Sciarra, ramo della famiglia Colonna che deteneva il principato di Carbognano, sul sito dove i Colonna possedevano due nuclei edilizi distinti, detti rispettivamente “palazzo imperfetto” e “palazzetto”, di cui nel 1610 l’architetto milanese Flaminio Ponzio progettò l’unificazione. Nel 1641 alla guida del cantiere subentrò Orazio Torriani, autore della nobile e severa facciata, riquadrata da cantonali bugnati, coronata da un cornicione a mensole e scandita da tre ordini di finestre. L’ingresso monumentale è caratterizzato da un arco bugnato, a cui si antepongono, poste su alti plinti, due colonne scanalate con capitello composito, a sostegno del balcone balaustrato del primo piano. Il fronte dei plinti e la balaustra sono arricchiti da colonne scolpite in rilievo, a ricordo della provenienza della famiglia Sciarra da quella prestigiosa dei Colonna. Il palazzo, proprio per la bellezza del portale, era incluso tra “le quattro meraviglie di Roma”, assieme al cembalo Borghese, al dado Farnese e alla scala Caetani. Nel Settecento il cardinale Prospero Colonna promosse l’adeguamento del palazzo allo stile dell’epoca. Al rinnovamento architettonico e pittorico partecipò anche l’architetto Luigi Vanvitelli, amico del Cardinale, che ne progettò la ristrutturazione. La Libreria domestica, la piccola Galleria, il Gabinetto degli Specchi, ricchi di decorazioni pittoriche, sono alcuni degli ambienti nati da questi interventi, che accrebbero il valore storico ed artistico del palazzo. Alla fine dell’Ottocento Francesco Settimi si occupò del restauro degli edifici circostanti, dell’ampliamento dell’ala destra dello stabile e del rifacimento del cortile. Il palazzo fu notevolmente ridotto nelle dimensioni tra il 1871 e il 1898, quando il principe Maffeo Sciarra affidò a Giulio de Angelis l’apertura dell’adiacente via Minghetti, la realizzazione dell’isolato del palazzo, del teatro Quirino e della retrostante Galleria Sciarra.
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