Walter Zidarič-“Il Boemo” regia di Petr Vaclav-Biblioteca DEA SABINA
Biblioteca DEA SABINA
Walter Zidarič-Il Boemo– film di Petr Vaclav
Descrizione del film del regista Petr Vaclav- Il film ripercorre la vita e l’opera del prolifico compositore nato a Praga dove visse gli anni della fine dell’adolescenza durante il periodo della Guerra dei 7 anni, quello di Barry Lindon per intenderci, e che come molti altri prima e dopo di lui, scelsero la penisola come indispensabile punto di approdo per seguire il proprio sogno di una carriera dedicata alla musica e al teatro, quando la penisola era ancora, a quei tempi, il centro assoluto del mondo operistico e quindi meta obbligatoria per gli aspiranti compositori. Costretto in un primo tempo a occuparsi degli affari paterni, il mulino di famiglia, ma amante della musica, riesce a partire per Venezia all’età di 25 anni grazie all’aiuto finanziario del conte Vincent von Waldstein. Qui si perfeziona in composizione con Giovanni Battista Pescetti ma sbarca miserabilmente il lunario in attesa di un’occasione favorevole, già a quel tempo legata a contatti – per non dire «raccomandazioni», usando un bell’anacronismo – personali che si presenta sotto forma di un contratto al prestigioso Teatro San Carlo di Napoli che gli aprirà le porte di una sfolgorante carriera.
Compositore italiano, dunque, Mysliveček, visto che comporrà esclusivamente su libretti italiani, in particolare di Metastasio, in tutto una trentina di opere, e morirà poi a Roma, certamente di sifilide, oggi sepolto nella basilica di San Lorenzo in Lucina. Avendo un cognome impronunciabile per gli italiani, Mysliveček si firmava “Il Boemo”, da cui il titolo azzeccatissimo di questa coproduzione ceco-slovacco-italiana, con regia e sceneggiatura di Petr Václav, fotografia di Diego Romero, e nei ruoli principali Vojtěch Dyk (Josef Mysliveček), Barbara Ronchi (la cantante Caterina Gabrielli), Elena Radonicich (la marchesa), Philip Hahn (il giovane Mozart), Lana Vlady (Anna Fracassatti).
Va subito detto che si tratta di un film musicale di altissimo livello, come se ne sono visti pochissimi sul grande schermo, una vera e propria eccezione nel panorama cinematografico mondiale del XXI secolo, che presenta numerose scene di opere del compositore, tra cui Il Bellerofonte (Napoli 1767), L’Olimpiade (Napoli 1778), Romolo ed Ersilia (Napoli 1773 e 1779), e Il Demetrio (Pavia 1773) registrate dall’orchestra barocca di Praga Collegium 1704 diretta da Václav Luks, godibilissime dallo spettatore per l’eccellente qualità del suono e degli interpreti, tra i quali solisti di fama internazionale come Philippe Jaroussky e tanti altri. Nei confronti di Mysliveček c’è stato negli ultimi anni un tentativo di riscoperta, con la messa in scena dell’Olimpiade nel 2013 e 2014 e con un grande convegno organizzato a Praga ( vedi QUI ).
Con un procedimento che potrebbe ricordare il preludio della Traviata ma, forse, ancor di più, il romanzo breve di Lev Tolstoj, La morte di Ivan I’lič, il film comincia dalla fine, cioè dall’ultimo periodo della vita del compositore, e ripercorre a ritroso la sua vita e la sua carriera nella penisola italiana per concludersi, nelle scene finali, con il ritorno alla scena inaugurale del film, richiudendo dunque il cerchio proprio come si fa in un’opera lirica “classica”.
Tra le tante qualità del film, che sono davvero numerose, mi sento di elencarne alcune in particolare. Il minuzioso lavoro di ricostruzione filologica di questo biopic consente allo spettatore, italiano in particolare, forse per la prima volta, di penetrare nel mondo operistico della penisola della seconda metà del 700 e di mettere a fuoco i meccanismi che vigevano nel mondo teatrale e musicale degli Stati italiani.
Altra qualità è quella della lingua, l’italiano, in cui il film è girato nella sua quasi integralità, e scusate se è poco per un film di questo genere, italiano che viene declinato in modo direi veristico con molte sfumature di accenti, pronunce, varianti regionali, il che rende ancor più “veri” i personaggi: penso, ad esempio, alla bellissima pronuncia del protagonista che assume così, alle orecchie di chi ascolta, un colore “esotico”, o agli interventi in napoletano del re di Napoli dal forte carattere realistico perché, come si sa, a corte si parlava forse più in napoletano, all’epoca, che non in italiano.
Che dire poi delle scene musicali girate a teatro che con grande forza visiva e musicale si sforzano, e ci riescono dal mio punto di vista, a rendere palpabile l’atmosfera elettrica scatenata dalle performance degli artisti – la bravissima Barbara Ronchi che interpreta “La” Gabrielli – contrariamente a quanto accadeva, tanti anni fa, nel brutto Farinelli (1994) di Gérard Corbiau.
Nel Boemo la vita e la carriera del compositore scorrono su binari paralleli e il film non indugia a raccontare un Mysliveček più intimo, attraverso le sue numerose relazioni amorose, ad esempio, o i rapporti tesi con il suo fratello gemello, rimasto in patria, che ha ripreso gli affari del padre. Ne esce fuori un ritratto completo in cui l’uomo e l’artista, un “immigrato” (per dirla con un vocabolario attuale) dei Paesi cechi, non dimentichiamolo, sceglie la penisola come luogo definitivo di approdo perché quella è, idealmente, la sua terra promessa, la terra della musica e dell’arte. Cosa che, purtroppo, l’Italia non è più, come più volte ha ricordato il maestro Riccardo Muti in pubbliche interviste riguardo allo stato della musica in Italia, e come la distribuzione minimalista del film prevista nel Bel Paese non fa che confermare. Ma in Italia, si sa, la musica del 700, Mozart escluso, non interessa nessuno e tanto meno i teatri dell’Opera, e quindi è tanto più importante l’uscita di questo film che non deve essere riservato solo a coloro che amano questo tipo di musica e/o questo periodo specifico ma è un film per tutti e per coloro che vogliono o possono addentrarsi in questo periodo storico come, ad esempio, anche attraverso Barry Lindon di Kubrick.
Il film di Petr Vaclav, grazie alla precisa ricostruzione storico-filologica, ci accompagna dentro il vero spirito dell’epoca e musica, suono, voci dei cantanti e immagini si fondono in una perfetta armonia, come accade molto raramente quando si assiste a un’eccellente rappresentazione operistica dotata di un’ottima regia.
Il Boemo è un film prezioso e raro, in lingua italiana, come forse non ne sono mai stati fatti in Italia, che riporta alla luce e all’attenzione del grande pubblico un grande compositore del passato ingiustamente dimenticato e, solo per questo, andrebbe reso omaggio al regista e sceneggiatore. Inoltre, il film è servito da ottimi attori, con fotografia, scenografie, costumi di livello eccellente e grandissima attenzione estetica ai dettagli storici, il tutto condotto con rigore filologico e, trattandosi di un film musicale, con una qualità musicale e sonora eccezionale che sposa a meraviglia le scene e le immagini e inchioda letteralmente lo spettatore alla poltrona. Un film da non perdere quando uscirà nel prossimo mese di giugno nei cinema francesi.
IL BOEMO (2022)
Regia e sceneggiatura Petr Vaclav
Direzione musicale Vaclav Luks, Orchestra Collegium 1704
Cantanti: Raffaella Milanesi, Simona Saturova, Emöke Barath, Sophie Harmsen, Philippe Jaroussky, Krystian Adam, Juan Sancho, Ben Schachtner, Giulia Semenzato
Casting: Vojtech Dyk, Barbara Ronchi, Elena Radonicich, Lana Vlady, Alberto Cracco, Mirko Ciccariello
Fotografia: Diego Romero; costumi: Andrea Cavalletto; scenografie: Irena Hradecka, Luca Servino; trucco: Andrea McDonald; suono: Daniel Nemec, Edro Groot, Francesco Liotard.
Uscita prevista in Francia: 21 giugno 2023
Biopic storico (2h20)
Coproduzione: Ceca, Italia, Slovacchia
Walter Zidarič è professore ordinario di Letteratura e Civiltà italiana all’Università di Nantes. Ha pubblicato varie monografie, tra cui ‘L’univers dramatique d’Amilcare Ponchielli’ (Parigi 2010) e ‘Fonti e influenze italiane per libretti d’opera del ’900 e oltre’ (Lucca 2013), ha curato tutte le opere di E.L. Morselli in due volumi, ‘Tutto il teatro di Ercole Luigi Morselli’ (Roma 2017) e ‘E.L. Morselli, Opere in prosa’ (Torino 2021) ed è autore del dramma ‘Io, da qui, non me ne vado’ (2019). È anche librettista con ‘Lars Cleen: lo straniero’, per la musica di Paolo Rosato (Helsinki 2015), tratto dalla novella ‘Lontano’ di Luigi Pirandello e con ‘Orione’ (2019) tratto dall’omonimo dramma di E.L. Morselli, e ‘L’ambasciatore’ (2022) tratto dalla ‘Morte di Ivan Il’ič ‘ di Tolstoj, per la musica di Simone Fermani.
FONTE- Altritaliani-Parigi