Vittorio Maria De Bonis-Una lama di tenebra – Giustizia per Caravaggio-Biblioteca DEA SABINA
Biblioteca DEA SABINA
Vittorio Maria De Bonis-Una lama di tenebra – Giustizia per Caravaggio
Una tela di Caravaggio sempre ricercata e mai attribuita con certezza, un raffinato e cinico collezionista pronto a tutto pur di possederla, un’arma memorabile forse appartenuta davvero al geniale artista milanese, una catena sconcertante di delitti nel segno di Caravaggio che insanguina la Roma contemporanea dell’antico patriziato e della cultura, fra botteghe antiquarie, salotti alla moda, ribalte mediatiche e nuovi protagonisti del web, gettando nel panico la mondanità capitolina. Anche stavolta il brillante critico d’arte Lorenzo Alderani, diviso fra perizie, comparsate televisive e conferenze, appassionato di Caravaggio e coadiuvato da un inseparabile assistente, irriverente e snob come il suo mentore, si mette alla ricerca della verità fra gallerie di pittura e palazzi aristocratici, prestigiose collezioni patrizie e chiese barocche, turbato da mille tentazioni femminili ma pur sempre devoto all’eterna fidanzata Elena, ironica e sapiente giornalista di moda con la vocazione dell’arte e dell’indagine, in una frenetica caccia al tesoro fra Roma, Malta e Port’Ercole sulle tracce del Maestro della Luce e dell’oscuro Giustiziere che ha deciso di vendicarlo. Un inseguimento fra le tenebre del Peccato e gli splendori della Fede che rivela i luoghi segreti e le tappe inedite della breve stagione di Caravaggio a Roma, in un suggestivo itinerario fra pale d’altare e celeberrime raccolte d’arte, cappelle dipinte e capolavori inaccessibili, fino alla necessaria – e fatalmente imprevedibile – resa dei conti, tra grande arte e ossessione omicida. Nel nome e per conto di Caravaggio.
Dati: 2021, pp. 192, brossura
Prezzo: 16 euro
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Michelangelo Merisi da Caravaggio nasce a Milano, e non a Caravaggio, luogo della famiglia d’origine, nel settembre del 1571; solo recentemente (2007) questa data, molto importante per la ricostruzione dell’intera opera dell’artista, è stata resa nota con certezza e ora sappiamo, sulla base di un documento dell’archivio diocesano, che Michelangelo viene battezzato il 30 settembre 1571 a Milano nella parrocchia di Santo Stefano in Brolo, chiesa ancora oggi esistente in piazza Santo Stefano. È probabile dunque che sia nato, come alcuni studiosi hanno supposto, il giorno prima, 29 settembre, giorno dedicato a San Michele Arcangelo, il cui nome fu apposto al neonato. Conosciamo il nome dei suoi genitori, originari di Caravaggio (piccolo borgo allora parte del territorio di Milano, oggi città della provincia di Bergamo): Fermo Merisi, maestro di casa di Francesco Sforza, marchese di Caravaggio, e Lucia Aratori. Sappiamo poi che, a poco più di dodici anni, nell’aprile 1584, il giovane Michelangelo entra nella bottega di Simone Peterzano, pittore assai noto della Milano tardocinquecentesca; vi sarebbe rimasto per imparare il mestiere, come da contratto, quattro anni. Questa la formazione del Merisi, avvenuta presso un pittore borromaico, fortemente segnato dalla pittura veneto-tizianesca e che di Tiziano si dichiara allievo. Se Peterzano è stato il suo vero e proprio maestro, è certo che il giovane Merisi si forma, con un occhio attento al reale, anche sulla pittura lombarda del Cinquecento: da Savoldo a Moretto, da Moroni ai Campi. Non sappiamo se rimane proprio quattro anni nella bottega milanese di Peterzano e neppure quando si trasferisce da Milano a Roma, dove lo troviamo con qualche certezza solo nella primavera del 1596. È documentato in Lombardia fino al luglio 1592, quando vende i suoi possedimenti, ma dei quattro anni che intercorrono tra il 1592 e il 1596 non sappiamo assolutamente nulla e, viceversa, la conoscenza della data di arrivo nella città eterna sarebbe fondamentale per capire meglio l’ambiente romano frequentato dall’artista e stabilire una cronologia più precisa delle sue opere. Le fonti contemporanee infatti ci parlano della presenza del Merisi a Roma ma non indicano una data precisa per il suo arrivo. Il solo Giulio Mancini, che scrive però a un decennio di distanza dalla morte dell’artista, riferisce che “se ne passò a Roma d’età incirca 20 anni”, ma nessun documento conferma questa notizia che pure alcuni studiosi, con motivazioni diverse, hanno avallato.