Vangelo nei Lager-un prete nella Resistenza- di Roberto Angeli- a cura di Riccardo Bigi e Enrica Talà-Biblioteca DEA SABINA
Biblioteca DEA SABINA
Vangelo nei Lager-un prete nella Resistenza- di Roberto Angeli- a cura di Riccardo Bigi e Enrica Talà-
A ottant’anni dall’arresto di don Roberto Angeli, avvenuto per mano della Gestapo il 17 maggio 1944, e dal suo ritorno a casa, nel maggio del 1945, dopo aver conosciuto i campi di concentramento di Gusen, Mauthausen, Dachau, Vangelo nei Lager viene riproposto adesso in una veste semplice: non solo come documento storico ma come racconto vivo, vibrante, ancora capace di toccare le corde del cuore a chi ci si avvicina per la prima volta, anche senza conoscere la figura di questo sacerdote livornese o senza sapere niente della realtà del Movimento Cristiano Sociale a cui la sua vicenda si lega. Una storia senza tempo che ci dice come l’umanità abbia trovato in se stessa, e quindi possa sempre trovare, l’antidoto a quel veleno che provoca odio, sopraffazioni, razzismo. Un racconto di come, nei campi di concentramento nazisti, sia nato – in mezzo alle torture e alle uccisioni di massa – il sogno di un’Europa, e di un mondo, senza più guerre né divisioni.
Roberto Angeli –(Schio 1913 – Livorno 1978), sacerdote cattolico, fu attivo nella Resistenza livornese. Arrestato dalla Gestapo il 17 maggio 1944 fu trasferito nella famigerata Villa Triste di Firenze, poi nel campo di smistamento di Fossoli e infine nei Lager di Gusen, Mauthausen e di Dachau, dove venne liberato dalle truppe americane il 29 aprile 1945. Rappresentò i Cristiano Sociali nel Comitato di Liberazione Nazionale di Livorno e nel dopoguerra si occupò di una vasta opera di assistenza in tutta la Toscana, alternando l’attività pastorale con quella di giornalista e scrittore.
Riccardo Bigi Riccardo Bigi giornalista del settimanale Toscana Oggi, collabora con il quotidiano Avvenire. Ha pubblicato la biografia di Giorgio La Pira Il sindaco santo e i romanzi L’altra metà della medaglia e La ragazza della cupola. È autore di testi per il teatro tra cui Pietà. La notte di Michelangelo letto da Sergio Rubini nella cattedrale di Firenze.
Enrica Talà direttrice del Centro studi don Roberto Angeli di Livorno, consigliere nazionale dell’Associazione Italiana Maestri Cattolici e formatrice.
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Giorno della Memoria. Don Roberto Angeli: il Vangelo nell’assurdità del lager
Articolo di Alessandro Zaccuri venerdì 24 gennaio 2025 –Fonte-Avvenire giornale della CEI
Una volta gli occhiali scivolano nel fango, un’altra volano via per lo schiaffo di un ufficiale delle SS, sigla che nel peculiare gergo dei prigionieri non sta per Schutzstaffel, maper Societas Satanae. Il proprietario degli occhiali – rimasti abbastanza intatti, a dispetto delle ripetute peripezie – conosce bene il latino, essendo uno dei numerosi sacerdoti cattolici deportati dal regime nazista. Un «reduce», come lo stesso don Roberto Angeli si qualifica nel capitolo conclusivo di Vangelo nei Lager, ora ripubblicato da Storia e Letteratura (pagine 224, euro 16,00) con il sottotitolo Un prete nella Resistenza e per la curatela congiunta di Riccardo Bigi ed Enrica Talà, che del Centro studi intitolato al presbitero livornese è la direttrice. Già molto conosciuto in ambito locale, il libro di don Angeli ha tutte le caratteristiche per essere annoverato tra i classici della letteratura concentrazionaria. Uscì per la prima volta nel 1953 e da allora è stato più volte ristampato, anche per essere diffuso nelle scuole. Nella sua immediatezza, è un racconto che può essere veramente apprezzato da qualsiasi lettore, senza che questo vada a discapito di una testimonianza esemplare e profonda.
A fianco del più evidente elemento di interesse, costituito appunto dal resoconto dell’internamento in diversi campi, da Fossoli a Dachau passando per Mauthausen, ce n’è infatti un altro, che corrisponde alla pluralità di soluzioni politiche vagliate dal cattolicesimo democratico negli anni della guerra. Nato nel 1913 a Schio, in provincia di Vicenza, ma cresciuto a Livorno, dove viene ordinato sacerdote nel 1936, don Angeli focalizza la sua attività sulla formazione dei giovani, organizzando una serie di iniziative che, dottrina della Chiesa alla mano, mettono radicalmente in discussione i princìpi del regime fascista, peraltro sempre più compromesso con il paganesimo anticristiano del Terzo Reich. Matura in questo clima l’adesione del sacerdote al Movimento Cristiano Sociale, che nel pieno del conflitto si propone come alternativa alla nascente Democrazia Cristiana. I primi capitoli di Vangelo nei Lager lasciano intuire la complessità di un dibattito che, pur avviandosi alla convergenza tra i due diversi gruppi, è comunque destinato a lasciare una traccia negli assetti politici e civili del dopoguerra.
Non è l’argomento primario del libro, d’accordo, ma ne rappresenta ugualmente la premessa indispensabile. Come molti altri “ribelli per amore” (è la definizione dei partigiani cattolici), don Angeli si schiera contro la dittatura non per considerazioni ideologiche, ma per istintiva fedeltà al messaggio di Cristo. Il resto viene di conseguenza, ed è una conseguenza che porta a mettere in gioco la propria vita. Da questo punto di vista, è bene non lasciarsi distrarre dal tono scanzonato che la prosa di don Angeli conserva anche nelle situazioni più drammatiche. Escogitare trucchi sempre nuovi per nascondere gli ebrei perseguitati o per racimolare un po’ di provviste da distribuire ai fuggiaschi è una «operazione», come la chiama l’autore, che sembra sconfinare nella zingarata, ma resta sorretta dall’implacabile consapevolezza di chi ha scelto di non arrendersi davanti al male. In questa battaglia silenziosa, don Angeli può vantare su un alleato d’eccezione, conosciuto con il soprannome di «nonnino»: un uomo di una certa età, che fa la spola tra la Toscana e Roma per consegnare messaggi clandestini. Si tratta di suo padre, catturato poco prima che anche il sacerdote venga raggiunto dalla Gestapo nella villa di campagna in cui ha trovato rifugio.
Dal 17 maggio 1944, giorno dell’arresto, inizia la discesa di don Angeli nell’inferno dei Lager. Una discesa che, con la solita ironia, il diretto interessato descrive sotto forma di un paradossale avanzamento di carriera, dato che nel trasferimento da un campo all’altro l’internato si trova a portare un numero di matricola sempre più alto. La prima tappa è a Fossoli, che rispetto alle destinazioni successive appare come una specie di «villeggiatura». Per don Angeli, almeno, non per i tanti compagni di prigionia che transitano dal centro del Modenese per essere avviati alla morte. Tra di loro c’è anche Teresio Olivelli, il giovane alpino al quale si deve la formidabile preghiera («Nella tortura serra le nostre labbra. Spezzaci, non lasciarci piegare. Se cadremo fa’ che il nostro sangue si unisca al Tuo innocente e a quello dei nostri Morti a crescere al mondo giustizia e carità») che don Angeli trascrive per intero.
La spiritualità ha un peso decisivo in questo resoconto. Se a Mauthausen non sopravvive che un unico sacramento – «l’unico ed il più necessario», annota il sacerdote –, e cioè la Confessione, la ripresa della pratica eucaristica coincide con l’approdo a Dachau, il Lager bavarese nel quale sono stati radunati i ministri del culto appartenenti alle varie confessioni cristiane. In maggioranza cattolici, sottolinea don Angeli, che non trattiene la commozione nel rievocare il momento in cui può finalmente tornare a ricevere la Comunione. È questione di umanità, non di devozione. «Negato un principio spirituale sussistente – argomenta l’autore, ricorrendo a un lessico teologico tanto tradizionale quanto efficace –, negata l’anima, l’uomo cessa di essere una persona con i suoi diritti ed i suoi doveri, per venire declassato al ruolo di semplice individuo, il cui valore si esaurisce in una funzione biologica, come tutti gli altri animali». Non per niente, nel libro è riservata una particolare compassione agli aguzzini, spesso giovanissimi, la cui umanità è stata compromessa dai dettami feroci del totalitarismo.
Il «reduce», alla fine, torna a casa, torna alla sua missione di sacerdote e di educatore. Don Angeli muore nel 1978. Sei anni prima, nel 1972, Paolo VI lo ha ricevuto in udienza privata insieme con altri dodici preti sopravvissuti a Dachau. Avranno parlato di Lager, senz’altro. Più ancora, avranno parlato di Vangelo.
Biografia-Roberto Angeli (Schio, 9 luglio 1913 – Livorno, 26 maggio 1978) è stato un presbitero italiano.
I primi anni
Nato a Schio da Maria Duranti ed Emilio Angeli, la madre morirà un anno dopo la sua nascita. Nel 1926 entra in seminario livornese. Nel 1936 è ordinato sacerdote, inviato nella parrocchia di Santa Giulia. Insegna in seminario. Nel 1942 è parroco a San Jacopo assistente assieme a don Tintori della FUCI, e fonda il Movimento cristiano sociale livornese.
Il periodo bellico e la deportazione
In seguito allo scoppio della Seconda guerra mondiale e al successivo armistizio si rese attivo nella Resistenza livornese: negli ultimi anni del Fascismo organizzò pubbliche lezioni (“Lezioni di Santa Giulia”) in cui si oppose apertamente le teorie totalitarie. Rappresentò i “cristiano sociali” all’interno del CLN livornese, si impegno soprattutto nell’attività di assistenza dei partigiani trovando loro rifugi quando si rendeva necessario.
Spinse nel Movimento cristiano sociale e da lì nella Resistenza attiva molti giovani cattolici livornesi e salvò molti ebrei e prigionieri politici, appoggiando le azioni dei partigiani livornesi. Con il padre tenne i contatti con il CLN fiorentino e con il Fronte Militare Clandestino di Roma.
Scheda di registrazione di Roberto Angeli come prigioniero nel campo di concentramento nazista di Dachau
Arrestato il 17 maggio 1944, dalla Gestapo, fu trasferito a Firenze, nella famigerata Villa Triste, dove fu duramente interrogato, senza risultato. Trasferito nel Campo di Fossoli successivamente Bolzano e infine nel lager di Mauthausen. Nel novembre assieme ad altri sacerdoti (tra cui Josef Beran[1]) viene trasferito a Dachau. Viene liberato con l’arrivo delle truppe americane il 29 aprile 1945.
Dopoguerra
Nel dopoguerra si occupò di una vasta opera assistenziale in tutta la provincia, diresse e scrisse articoli per il Fides, il settimanale diocesano.
Scrisse inoltre il libro Vangelo nei Lager che racconta la sua esperienza nella Resistenza e nei lager nazisti.[2]
Morì a Livorno nel 1978.
Pubblicazioni
- Don Giovanni Quilici, Bergamo: Vita Nostra, 1936.
- Cattolici e la politica, Livorno: SEI, 1945 (opuscolo scritto e diffuso in periodo clandestino).
- … Poi l’Italia e risorta, Pinerolo: Alzani, 1953.
- La dottrina sociale di Giuseppe Toniolo, Pinerolo: Alzani, 1956.
- Pionieri del movimento democratico cristiano, Roma: Edizioni Cinque lune, 1959.
- L’amore che vinse, Bari: Edizioni Paoline, 1962.
- Vangelo nei lager: un prete nella Resistenza, Firenze: La nuova Italia, 1964 (Quaderni del ponte, 13).
- Campione d’evangelica arità: Giovanni Calabria, Torino: ElleDiCi, 1965.
- Anna Maria Enriques Agnoletti nella resistenza fiorentina, Firenze: La Nuova Italia, 1966.
- Niels Stensen anatomico, fondatore della geologia, servo di Dio, Firenze: Libreria editrice fiorentina, 1968.
- La signora d’Houet, fondatrice delle fedeli compagne di Gesù, Torino: Congregazione delle fedeli compagne di Gesù, 1970.
- Rosa Venerini: Una guida per la gioventù, Livorno: Stella del mare, 1973.
- La donna della speranza: Elisabetta Anna Seton, Roma: Postulazione generale c.m., 1975.
- Motivazioni dell’impegno del clero toscano nella Resistenza, Firenze: La Nuova Italia, 1975.
Note
- ^ Teresio Bosco, Uomini come noi, SEI, 1968.
- ^ Così scrisse ai giovani: “Vi offro in lettura queste pagine fiduciosi che non le accoglierete come un testo da studiare per gli esami, ma come una esperienza vitale cui partecipare; non cose passate da mandare a memoria, ma stimolo a ripensare il presente e a prepararsi per l’avvenire; contributo alla vostra maturazione“.
Collegamenti esterni
- Don Roberto Angeli, in Donne e Uomini della Resistenza, Associazione Nazionale Partigiani d’Italia.
- [1] Il giornalino