Theodor W. Adorno e le “piaghe” dei movimenti fascisti-Biblioteca DEA SABINA
Biblioteca DEA SABINA
Theodor W. Adorno
Un inedito sulla dimensione “spettrale” della nuova destra–
Articolo di Sergio Paolo Ronchi
Un inedito sulla dimensione “spettrale” della nuova destra
La contemporaneità trascende il tempo: è l’“attualità” della storia. Ne è limpido esempio un testo di Theodor W. Adorno datato 1967: Aspetti del nuovo radicalismo di destra; sette pagine di appunti e parole-chiave “tradotte” in una conferenza semisconosciuta (conservata solo in forma orale) presso l’Università di Vienna, ora in edizione italiana per i tipi della Marsilio, basata su una registrazione, con una postfazione dello storico tedesco Volker Weiss*.
Esponente di punta insieme a Max Horkheimer della cosiddetta «Scuola di Francoforte», l’Istituto per la ricerca sociale, Adorno intendeva «chiarire a un uditorio austriaco l’emergere nella Repubblica Federale Tedesca dell’NPD [Partito nazionaldemocratico di Germania], fondato nel 1964, il quale registrava significativamente un certo successo come gruppo dell’area di destra». Non poteva certo prevederne la sconfitta alle elezioni federali di due anni dopo. Egli intendeva richiamare l’attenzione sul nazionalsocialismo in un contesto che registrava lo svilupparsi di una formazione politica di destra radicale. «A Vienna – sottolinea Weiss – Adorno non parlava solo in qualità di analista critico della situazione ma anche come testimone del tempo». «La lettura del discorso – prosegue – richiede dunque di distinguere tra ciò che è condizionato dal contesto e ciò che è essenziale. È necessario mettere in relazione l’attualità che produce un effetto profetico con il nucleo storico della sua verità».
Le parole del filosofo tedesco, articolate in una puntuale argomentazione analitica, sono tese a mettere in luce e a collegare quei varî elementi sovracronologici carichi di attualità su cui riflettere con estreme sensibilità e attenzione. Una conferma di quanto esposto in una conferenza del 1959, Che cosa significa elaborazione del passato. In essa, scrive, «ho illustrato la tesi secondo cui il radicalismo di destra, o il potenziale di un radicalismo di questo genere, può essere spiegato con il fatto che, oggi come allora, continuano a sussistere le premesse sociali del fascismo. Vorrei partire dall’idea che, nonostante il loro crollo, le premesse dei movimenti fascisti continuano a sussistere sul piano sociale, se non anche su quello direttamente politico».
Tra le premesse, in prima fila è la «tendenza del capitale alla concentrazione», cifra dello «spettro della disoccupazione tecnologica» che induce alla paura di perdere il proprio status sociale. Poi, il problema del nazionalismo dal «carattere agonistico» comune anche al radicalismo di destra. Il quale si esprime in movimenti «dal basso livello spirituale» o del tutto privi di presupposti teorici: «Sono in linea di principio solo tecniche di potere e non derivano affatto da teorie ben articolate». Al contrario, loro peculiarità è «una straordinaria perfezione dei mezzi, innanzitutto quelli propagandistici in senso lato, combinati con una certa cecità, addirittura un’astrusità degli scopi che vengono perseguiti. In questi movimenti la propaganda costituisce la sostanza della politica»: la verità viene messa al servizio della non-verità decontestualizzando «osservazioni in sé vere e corrette».
Sotto attacco vengono così a trovarsi la cultura in senso lato e gli intellettuali di sinistra – espressioni del «rifiuto dell’argomentazione razionale e del pensiero basato sul discorso». Poi, la ricerca di un capro espiatorio. E qui ci si trova sul terreno dell’antisemitismo, «uno degli “assi della piattaforma”. Se così si può dire, è sopravvissuto agli ebrei, e su questo si basa la sua forma spettrale. Si rifiuterà soprattutto il senso di colpa attraverso una razionalizzazione. Si dirà: “Devono pur aver fatto qualcosa, altrimenti non li avrebbero uccisi». Adorno invoca l’espressione tedesca “metodo del salame”: una questione complessa viene “affettata” fino a banalizzarla. In forza di tale «pedanteria pseudoscientifica» si arriverà persino a mettere in dubbio i numeri della Shoah.
Per fronteggiare detto problema «altamente reale e politico» rappresentato dalla destra radicale, «si deve lavorare contro di esso con la forza d’urto della ragione, con una verità realmente a-ideologica».
Fonte- RIFORMA.IT
* Theodor W. Adorno, Aspetti del nuovo radicalismo di destra. Venezia, Marsilio, 2020, pp. 100, euro 12.00.
- Editore Marsilio
Vienna-Il 6 aprile 1967 Theodor Adorno tenne una conferenza all’Università di Vienna il cui valore va ben oltre l’aspetto puramente storico e che può aiutarci a comprendere il tempo che stiamo vivendo. Risalendo alle origini del consenso ottenuto dai movimenti radicali di destra, il filosofo intendeva chiarire le ragioni dell’ascesa dell’NPD, formazione di destra che all’epoca stava registrando un certo successo nella Repubblica Federale Tedesca. Adorno mette in luce e collega tra loro in modo inedito vari elementi: il congegno sofisticato della propaganda e l’antisemitismo, il connubio tra perfezione tecnologica e un «sistema folle», l’individuazione di un capro espiatorio e l’odio ostentato verso gli intellettuali di sinistra e la cultura in generale, la tendenza del capitale alla concentrazione e la paura diffusa di perdere il proprio status sociale. Oggi lo «spettro» a cui la conferenza è dedicata non solo non si è dissolto, ma assume nuove e inquietanti sembianze. Diventa dunque ancora più importante prendere coscienza dei meccanismi dell’agitazione fascista e dei fondamenti psicologici e sociali su cui poggia. Nella consapevolezza che «se si vogliono affrontare sul serio queste cose, bisogna richiamare in modo perentorio gli interessi di coloro ai quali la propaganda si rivolge. Ciò vale soprattutto per i giovani che devono essere messi in guardia». La postfazione dello storico Volker Veiss contestualizza il testo e lo inquadra in una prospettiva attuale.