Orthotes Editrice Emozioni e ragione nelle pratiche sociali Massimo Cerulo Franco Crespi (cur.)
Emozioni e ragione nelle pratiche sociali-
a cura di Massimo Cerulo e Franco Crespi
Orthotes Editrice- Nocera Inferiore (SA)
DESCRIZIONE
In che modo la modernità ha influito sull’esperienza soggettiva e sociale della realtà (credenze, valori, stili di vita)? Quali nuove pratiche, emozionali e razionali, sono venute oggi affermandosi a seguito della crisi globale e del fallimento di molte logiche capitalistiche? E che ruolo svolgono emozioni, sentimenti e passioni (paura, nostalgia, vergogna, indignazione, amore) nelle modalità dell’agire? Il presente volume di teoria sociale prova a rispondere a queste domande riflettendo sulle forme dell’agire umano, tenuto conto dell’intimo nesso che intercorre tra agire e conoscere, tra ragione ed emozioni. Perché le pratiche sociali, oltre a essere vissute ed esperite secondo la duplice prospettiva individuale e collettiva, risultano sempre variamente intrise di emozionalità e razionalità. In tal senso, l’obiettivo del presente lavoro è di riflettere sulle forme e sui modi in cui le pratiche sociali prendono vita e, anche attraverso un ripensamento critico delle teorie dei classici della sociologia e della filosofia, proporre nuove e più adeguate interpretazioni della realtà nella quale viviamo.
25 Aprile 1945-“ALDO DICE 26X1” – L’ITALIA VENNE LIBERATA IN 24 ORE
L’insurrezione finale dei partigiani che portò alla Liberazione delle principali città d’Italia ebbe inizio il 24 e il 25 aprile nelle grandi città del Nord, dopo la diffusione del messaggio in codice comunicato dai vari comandi regionali del CLN: «Aldo dice 26×1»
Pochi sanno che fu principalmente il Partito comunista che riuscì ad imporre la vittoriosa insurrezione popolare dell’aprile 1945. Così Togliatti scriveva a Longo nei giorni precedenti: «E’ nostro interesse vitale che l’armata nazionale e il popolo si sollevino in un’unica lotta per la distruzione dei nazifascisti prima della venuta degli alleati. Questo è indispensabile specialmente nelle grandi città come Milano, Torino, Genova, ecc. che noi dobbiamo fare il possibile per liberare con le nostre forze ed epurare integralmente dai fascisti». Per dirigere l’insurrezione di Milano venne insediato un Comitato insurrezionale composto da Luigi Longo per i comunisti, Sandro Pertini per i socialisti e Leo Valiani per gli azionisti. Gli Alleati anglo-americani, il Vaticano e le forze conservatrici della Resistenza erano contrari all’insurrezione e tentarono con tutti i mezzi di sabotarla e di farla fallire a Milano come a Torino e a Genova. Senza la risoluta iniziativa del Partito comunista, del Partito d’Azione e delle altre forze di sinistra, l’insurrezione del Nord non ci sarebbe stata, come non ci fu a Roma, dove le forze conservatrici vi si opposero ed ebbero il sopravvento.
25 Aprile 1945
Questa contrarietà delle forze della Reazione si spiega in primo luogo con le ambiguità degli alleati ango-americani, che nutrivano una costante preoccupazione per la forza militare e organizzativa dei comunisti, che infatti non ricevettero quasi mai aiuti militari dagli anglo-americani (che preferivano supportare le brigate autonome o quelle legate a forze più conservatrici, in primo luogo quelle cattoliche, badogliane, monarchiche, ecc.). Diversi storici a tal riguardo hanno collegato questa tendenza con lo stesso “proclama di Alexander” fatto 13 novembre 1944, con cui il comandante in capo delle truppe alleate nel Mediterraneo feldmaresciallo inglese Harold Alexander invitava via radio i partigiani ad abbandonare la lotta armata e tornare a casa. In quel durissimo inverno il movimento partigiano si era pressoché dimezzato, mantenendosi operativi in particolar modo le brigate Garibaldi guidate dai comunisti, che con i loro 50 mila effettivi costituirono più dell’80% delle forze partigiane rimaste combattenti anche nel momento più difficile della Resistenza Partigiana.
25 Aprile 1945
Gli anglo-americani volevano un’Italia sottomessa e umiliata, in cui ci fosse una sostanziale continuità dell’ordine sociale, con la mera differenza di voler instaurare un governo loro sottomesso in un’ottica antisovietica. Per tale motivo accarezzarono anche l’idea di “salvare” Mussolini per poterlo eventualmente utilizzare politicamente in chiave anticomunista nel dopoguerra. Ma tutto questo fu impedito dalla forza vigorosa dei comunisti, dei socialisti e degli azionisti, che liberando le città del Nord Italia e sconfiggendo autonomamente numerose divisioni tedesche seppero riscattare l’orgoglio del Paese, mostrandone la forza di un popolo rinnovato dalla lotta condotta contro i nazifascisti. Se l’Italia dopo divenne una semi-colonia degli USA e della NATO ciò è dovuto in primo luogo alla scelta di campo realizzata dalla Democrazia Cristiana di De Gasperi e alle elezioni truccate manovrate dalla CIA nel 1948. La storia più gloriosa d’Italia è figlia delle azioni del movimento operaio e della sua avanguardia comunista. Tutto il resto è spregevole servilismo verso il padronato e i suoi alleati stranieri.
25 Aprile 1945
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