CASTELNUOVO di FARFA-1889-La vita nel Borgo-Biblioteca DEA SABINA

Biblioteca DEA SABINA 

BRANO dal libro di Franco Leggeri :Castelnuovo , la riva sinistra del Farfa.

 -LA VITA NEL BORGO –nel 1889

Castelnuovo di Farfa: dalla fine del 1800 fino agli anni 1960, come si può ricostruire o  immaginare la vita nel Borgo? Se fossi stato un cronista del diciannovesimo secolo ,inviato da un giornale, questo sarebbe stato  il “pezzo” che avrei inviato alla redazione .

Castelnuovo di Farfa- 1889- (la data è stampata sulla foto)- Castelnuovo , la vita tranquilla del Borgo, il silenzio di piccole piazze (la piazzetta) e delle vie strette tra muri di pietra sono animate dai rumori “di una vita tranquilla”. La gente impegnata nel lavoro, svolge le proprie faccende “con ritmi non affrettati ”. Il tempo  nel Borgo  è segnato dalle stagioni  che hanno inizio con feste religiose come, ad esempio, la festa di ottobre, LA FESTA DELLA QUINDICINA , oppure la festa di San Filippo in primavera ed ancora la Festa della Madonna degli Angeli in agosto. La fiera è un appuntamento  importante per l’economia agricola degli abitanti, oggi diremo :“Si capitalizza e trasforma in liquidità , moneta, il lavoro.”  La Fiera-Mercato era un appuntamento molto importante per i castelnuovesi; infatti la compravendita del bestiame o il commercio minuto dei generi di prima necessità, non prodotti dall’economia locale, diventano “scorte strategiche” da immagazzinare sia per le attività agricole sia per la vita domestica .

Al report  per completezza  avrei allegato la foto della TORRE DELL’OROLOGIO , in cui si vedono le case con le facciate annerite dal tempo, e anche dall’abbandono . Al Centro si è riunito un gruppo di donne, bambini e anche due ciclisti;le biciclette, probabilmente con le gomme piene, perché le strade non erano asfaltate, ma pavimentate con un misto di cava . Tutti i castelnuovesi erano incuriositi dalla complessa attrezzatura del fotografo: cavalletto di legno che sosteneva l’enorme macchina fotografica , spettacolo inconsueto per l’epoca , specialmente per i borghi agricoli tagliati fuori dai processi di industrializzazione e, quindi, dal progresso.

Oggi il centro storico di Castelnuovo è pressoché immutato, salvo la casa parrocchiale (orrenda) costruita negli anni ’50 o primi anni ’60. Per la realizzazione di questo edificio si è dovuto demolire l’antica bottega del falegname Asterio . La bottega demolita, io  la ricordo con affaccio su di un piccolo piazzale, antistante palazzo Perelli, con al centro una vecchia macina di un mulino ad olio.         BRANO dal libro di Franco Leggeri :Castelnuovo , la riva sinistra del Farfa.

Castelnuovo , la riva sinistra del Farfa.

Foto archivio privato Franco Leggeri

 

 

La nascita dell’ESTATE CASTELNUOVESE

LA FONTANA-

Noi vecchi Castelnuovesi nella storia? Lo siamo già, l’abbiamo già scritta .

Castelnuovo di Farfa- Castelnuovo è , a volte, un romanzo, un noir, ma anche un documentato reportage giornalistico. Ritrovarsi un detective story che entra dentro i fatti recenti e antichi della vita delle persone, oppure, narrare Castelnuovo alla vigilia della grande speranza del dopo guerra e poi gli anni della corsa verso Roma. Raccontare e ricordare le partenze delle famiglie per realizzare il sogno di una vita migliore, sognando un lavoro sicuro. E’ la cronaca di una navigazione verso la grande città, leggere questo “libro dei ricordi” scritto da lacrime ,rimpianti, amori sopiti , delusioni e speranze cresciute con i figli nati a Roma . Noi Castelnuovesi eravamo radici trapiantate in terra nuova, Roma come terra promessa. Da Castelnuovo eravamo partiti verso la periferia romana, sì quella narrata da Pasolini , dagli uliveti tranquilli alle vie trafficate della Roma del boom edilizio , della speculazione selvaggia , la Roma dei palazzinari. E’ questa la trama , il filo del racconto che fa scorrere la narrazione di un mese di agosto di tanti anni fa , un giorno lungo, inciso nella memoria dei Castelnuovesi, quello della festa della Madonna degli Angeli. Si tornava a Castelnuovo con lo “stordimento della modernità” e ci si immergeva con i racconti, magari seduti sui bordi della Fontana ,nella narrazione , dopo un prologo carico di nostalgia mal mascherata. Il racconto e i racconti a più voci, per rivivere e parlare con la tua gente, riascoltare e dialogare parlando il dialetto e gustando il caro vecchio sapore della “madrelingua”. Si raccontava di Roma , con la descrizione delle sue strade e dei suoi quartieri . Noi ci sentivamo, inconsapevolmente, reporter di viaggi e si snocciolava una narrazione da cronista della vita metropolitana, “navigatori” esperti della Capitale. A tratti i racconti erano interrotti dal passaggio della “ragazzina” che ora era diventata donna. Seduti sulla Fontana , con i nostri racconti , si percorrevano sentieri nascosti, riscoprendo la cultura e l’antica storia del nostro paese. Noi ragazzi eravamo le contraddizioni del nostro Castelnuovo e del suo futuro. Eravamo, inconsapevolmente, il contrasto, tuttora irrisolto, tra l’antico e il moderno. Eravamo stati partoriti da un dolore antico che aveva cercato, con la partenza, fortemente il riscatto, e la voglia di salire su quell’ascensore che portava ai piani alti di un grattacielo, forse, podio dove si ammirava un orizzonte lontano e impensabile, oltre la fantasia. In quei pomeriggi di agosto si smaltiva lo “stordimento della modernità” e si tornava ad essere cronisti di storie antiche, cronisti del passato dove ognuno di noi arricchiva il racconto con dettagli e incisi a volte piacevoli a volte tristi. Così era l’Estate di noi Castelnuovesi , carica e desiderosa di avvenire. Erano storie che cercavano anche il volto di un amore intenso. Castelnuovo era ed è il nostro paese, dove tutto è visibile affacciandosi, oppure restando dietro i vetri delle finestre per vivere i racconti corali di una piazza amica e fraterna. Cosa è rimasto, mi chiedo scrivendo questo articolo, di quelle Estati Castelnuovesi? Castelnuovo è forse morto? Non nei racconti, ma sicuramente è stato “ucciso” da un’arroganza bigotta, sì quella del perbenismo di facciata che ostenta e maschera la propria ignoranza e l’affoga , appunto,“nell’arroganza spocchiosa ” che dopo decenni è ancora in essere. Scrivo questa riflessione perché ho voglia di riaccendere la fiamma dei ricordi, non un ritorno al passato, ma un forte desiderio di modernizzare una stagione e ritrovare il pentagramma dov’è scritta la melodia che tutti, noi veri Castelnuovesi, abbiamo amato e amiamo e che , forse, molti, come me, rimpiangono .

Poesia dedicata a noi Castelnuovesi senza volto e senza diritto di parola –Dalla raccolta

 

MURALES CASTELNUOVESI

Sulla vecchia cote dei ricordi affiliamo lame di impossibili rivolte. Abbiamo grattato terre incolte con il chiodo del primitivo, seminando speranze di poveri. Spartendo i raccolti con il padrone è rimasta la rabbia dei figli e l’aia deserta.

Anche in noi, questo furore taciuto riporta a scelte lontane, quando vita, giovinezza e volti di ragazzi inebriati di troppa ingenuità tutto bruciammo. Solo per amore. Bastasse questo pugno di anni (paura e speranza della sera) per ritoccare quella bilancia e non imbastire cupi silenzi su mani stanche, ma golose di sole.

A Castelnuovo mattini uguali e incerti come aste sul quaderno di stagioni incolori, quando il silenzio diventa eresia, e l’antico ripetersi scava sentieri tra le pietre scritte, e il rito del ritrovarsi tra il vuoto di assenze che pesano – già affiora il dire: questa è l’ultima volta – resta, ancora, da capire la somma dei perché, mentre la nebbia nasconde l’oblio.

Non ha senso la Storia . Anche quella che si scrive nel bronzo e le stagioni rigano di una patina verde (ora, che dissolti i cristalli di lacrime, alza soltanto steli di pietra e grovigli di lamiere), anche quello che è stato, e furono parole e musica e canti nati nei bivacchi e folla e bandiere, e tutti a premere l’erba sul cuore dei morti: anche l’amore di allora e le schegge di verità ( forse, anche i giuramenti), adesso, non hanno più senso.

Il tempo, con il volto di rigattiere, ha raccolto le cose vecchie districando dai rami brandelli incolori, lembi di aquiloni e frammenti di foglie stinte di speranza. Castelnuovo nel cuore, i ricordi, le speranze, le lotte vecchie e nuove e ancora giorni senza tregua ,bivacchi per nuove battaglie e strategie per nuovi obiettivi.

Brano da ” Il vecchio e il giovane nella storia , Castelnuovo per sempre. Castelnuovo nel cuore.”dalla raccolta di Poesie – “MURALES CASTELNUOVESI” di Franco Leggeri .

 

Castelnuovo di Farfa  il corrosivo “VERBA”

– Ai castelnuovesi della mia generazione come dice Pasolini :”non era concesso sperimentare il conformismo dei giovani ribelli”. Noi che siamo nati solo come “carne” siamo dovuti nascere anche come “spirito”  poi, nel distacco adolescenziale, abbiamo anche sperimentato la ribellione, ma fu difficile ribellarsi contro il “vuoto”. Noi giovani castelnuovesi riuscimmo a schiuderci e da larve ci ritrovammo a volare , ci fu chi atterrò lontano e chi vicino; chi  ebbe  la forza di tornare e chi si è invece disperso nell’infinito cielo.

Sono tornato , molto spesso,  nel mio Dedalo, nei miei vicoli e nelle mie vie circolari , raggi che partono dal totem che è la “Fontanella  della Piazzetta” .

Ho vissuto e camminato nella notte castelnuovese, quando  i veli del silenzio mostrano i disegni, tratti di pennellate di colore  indefinito che sono lasciati dal pianto della terra. I miei vicoli di Castelnuovo sono per me arterie che alimentano i pensieri per poi arrivare  alle radici del tempo passato. Allora i ricordi diventano , a volte, il mio pane della tristezza, ma  anche l’humus  dove sboccia la tenerezza , la fragilità, della mia poesia.

Ora che sono al crepuscolo della mia vita devo riordinare le parole, i segni e, con saggezza, dividerli dalle “chiacchere” e dal rumore interiore prodotto dai veli che si agitano all’alito della luna castelnuovese.

La luna  che illumina via Coronari e via Garibaldi sino al totem della Piazzetta dove dalla Fontanella  sgorgano fiumi di Ricordi e la “grammatica” che alimentava il sogno di un “posto” diverso .

Noi ragazzi di allora avevamo le unghie forti che si  conficcavano nell’anima  per trovare la forza di annullare il distacco.

Abitare le parole è diventato un esercizio , anche testimonianza, per trasformare  il pensiero in immagine e i paradossi in “profili” di letture.

Se i ricordi diventano racconti estrapolati dai colori macinati e prodotti da meccanismi che non rispettano le regole  ecco, allora,  che la forza dirompente  dei personaggi iniziano  a muoversi e a intravedersi nella rete di Dedalo. Escono allora dal letargo le barche cariche di pensieri è così che la penna entra nell’inchiostro della navigazione  e il contesto innovativo esce dall’esperimento e e il viaggio della penna prosegue, naviga, nelle motivazioni degli “abissi profondi” in questo mare aperto che offre la visione “larga” necessaria per scrivere e descrivere  “l’Orgoglio Castelnuovese”. L’Orgoglio è la volontà libera racchiusa nell’irrazionale dove le azioni non sono trappole, ma pluralità costruttiva all’interno di spazi di libertà “liquida”. Noi castelnuovesi riusciamo a scoprire il vero volto del nemico, il vigliacco dietro le quinte , verme serpente nascosto nel letame dei suoi residui organici.L’Orgoglio dei castelnuovesi è stata la forza di cancellarsi dal volto quella atavica paura  e con coraggio hanno saputo attraversare le frontiere del servilismo.

Si può leggere ancora il racconto di intere generazioni che hanno inciso i frammenti dei loro racconti nei campi arati , fertili, ma protetti dall’oro del silenzio.

Nelle notti si possono ascoltare le voci dei  contadini di Castelnuovo:“………I sospiri, le vibrazioni e il ritmo della vita umile dei contadini che attendono una nuova alba. Sogni soffocati dalla stanchezza, attimi di gioia strappati all’impossibile. Gli assoli di note fuggite a cavallo di onde distese sul pentagramma, dove le note sono gocce di sudore di una vita che si consuma nel breve  segmento di un riposo povero , dopo una cena avara…….”

 

Brano dalla raccolta Muralese Castelnuovesi di Franco Leggeri.

Castelnuovo di Farfa-Metti un pomeriggio di ricordi.

 

Castelnuovo di Farfa-“Se un Castelnuovese abita a Roma, ve ne sono moltissimi, nei fine settimana o per qualsiasi altro motivo decide di lasciarsi alle spalle rumori, stress e cemento dove andare se non in Sabina . E innegabile che la mente e il corpo si distendono immergendosi nel “morbido” paesaggio collinare , ma come descrivere , trovare le parole, il piacere di “affogare” gli occhi e l’anima tra gli uliveti . Tornando in Sabina , a Castelnuovo, ritrovi sepolti sotto uno strato spesso di fogli polverosi, migliaia di immagini archiviate nella memoria. Questi fogli si sono stratificati e appiccicati l’uno all’altro, ma è ancora leggibile lo scritto. Qui a Castelnuovo ritrovi i volti del passato vedendo i giovani che corrono per la piazza. Certo a Castelnuovo , tappa intermedia tra passato e futuro, scopri che puoi ancora incontrare un sorriso e chi crede ancora nella stretta di mano. Si , qui a Castelnuovo puoi incontrare ancora un sorriso che si allarga e ti viene incontro per una stretta di mano per dimostrare , a me, che esistono ancora ricordi e voci che hanno segnato , inciso, le notti castelnuovesi senza lampioni. Disperdi l’ansia quotidiana, ma ricordi e rivivi l’ansia di guadagnarsi il futuro , proprio qui dove hai costruito il timbro della rabbia e lo slancio per la lotta. E’ qui che mi chiedevo cosa ci fosse oltre l’orizzonte, ma non è questo il giorno, oggi, per essere l’archeologo del ricordo. Ormai, forse, solo la Poesia ha un effetto tellurico e carnale che sa trasformare il mio tempo. Il “tempo differente” in tempo di Poesia; di salvezza e di recupero di tutto ciò che l’uomo perde nel suo allontanarsi dall’infanzia, beata età dell’innocenza, che nella memoria poetica diventa un luogo di simboliche appartenenze. Qui a Castelnuovo, le fragili figure dei sogni rivivono , sono ferite, le più insanabili ferite, fatte di carne e di sangue. Ferite, sogni feriti che incontro nei vicoli di Dedalo (Castelnuovo) con un destino , un tragico destino di dolore, ma forse questa è una storia di ordinaria follia dove il pathos si genera in stigmatiche narrazioni che, poi, riesco sempre a diluirsi nella “retorica dei sentimenti”. Ai primi segni di pioggia va in frantumi, nel mio ricordo, il mondo arcadico, bucolico, ma fragile come un presepe di cartapesta. Ora a Castelnuovo regna la stirpe della “razza carnefici”, a Castelnuovo sono escluso, sono l’intellettuale-poeta, con la testa tra le nuvole e nel cuore i versi di una poesia. Si, è vero riesco ancora a sentire tra i vicoli di Dedalo le canzoni ingenue e sentimentali dell’anteguerra. E’ ora di andare ,ma resterò sempre col cuore castelnuovese. E ora lancio lo sguardo verso questo cielo carico di nubi e di spazi azzurri , sembra un cielo di Raffaello, dove le leggi della natura mescolano la vita e morte anche nel misto colore di un pomeriggio qualunque passato qui a Castelnuovo”.

 

Brano da Murales Castelnuovesi – Franco Leggeri

 

CASTELNUOVO DI FARFA - PALAZZO SIMONETTI-ora EREDI SALUSTRI GALLI-
CASTELNUOVO DI FARFA – PALAZZO SIMONETTI-ora EREDI SALUSTRI GALLI-
Castelnuovo di Farfa (Rieti) - Foto inizio 1900-
Castelnuovo di Farfa (Rieti) –
Foto inizio 1900-
Castelnuovo di Farfa (Rieti) Via Roma Est- foto inizio '900
Castelnuovo di Farfa (Rieti)
Via Roma Est- foto inizio ‘900
Castelnuovo di Farfa (Rieti) Via Roma Est- foto inizio '900
Castelnuovo di Farfa (Rieti)
Via Roma Est- foto inizio ‘900
Castelnuovo di Farfa (Rieti) nei disegni di Francesca Vanoncini- Palazzo Eredi Salustri Galli
Castelnuovo di Farfa (Rieti)
nei disegni di Francesca Vanoncini-
Palazzo Eredi Salustri Galli
Castelnuovo di Farfa (Rieti) Palazzo Salustri-Galli
Castelnuovo di Farfa (Rieti)
Palazzo Salustri-Galli
Castelnuovo di Farfa (Rieti) Panorama (prima del 1935)
Castelnuovo di Farfa (Rieti)
Panorama (prima del 1935)
Castelnuovo di Farfa (Rieti) Palazzo Eredi Salustri-Galli
Castelnuovo di Farfa (Rieti)
Palazzo Eredi Salustri-Galli
Castelnuovo di Farfa (Rieti) Foto del 1889
Castelnuovo di Farfa (Rieti)
Foto del 1889
Castelnuovo di Farfa (Rieti) - Foto inizio 1900-
Castelnuovo di Farfa (Rieti) –
Foto inizio 1900-
Castelnuovo di Farfa (Rieti) - Programma festa Madonna del Rosario anno 10 ottobre 1933
Castelnuovo di Farfa (Rieti) –
Programma festa Madonna del Rosario
anno 10 ottobre 1933
Castelnuovo di Farfa (Rieti) - Foto inizio 1900-
Castelnuovo di Farfa (Rieti) –
Foto inizio 1900-
Castelnuovo di Farfa (Rieti) - Foto inizio 1900-
Castelnuovo di Farfa (Rieti) –
Foto inizio 1900-
Castelnuovo di Farfa (Rieti) Palazzo Eredi Salustri-Galli
Castelnuovo di Farfa (Rieti)
Palazzo Eredi Salustri-Galli
Castelnuovo di Farfa (Rieti) nei disegni di Francesca Vanoncini- La Fontanella della Piazzetta
Castelnuovo di Farfa (Rieti)
nei disegni di Francesca Vanoncini-
La Fontanella della Piazzetta
Castelnuovo di Farfa (Rieti) nei disegni di Francesca Vanoncini- Porta Fonte Cisterna
Castelnuovo di Farfa (Rieti)
nei disegni di Francesca Vanoncini-
Porta Fonte Cisterna
Castelnuovo di Farfa (Rieti) nei disegni di Francesca Vanoncini-La Torre dell'Orologio
Castelnuovo di Farfa (Rieti)
nei disegni di Francesca Vanoncini-La Torre dell’Orologio
Castelnuovo di Farfa -40simoPremio letterario “LA TORRE D’ARGENTO”-1982-2022
Castelnuovo di Farfa -40simoPremio letterario “LA TORRE D’ARGENTO”-1982-2022
CASTELNUOVO DI FARFA: Foto degli anni'30 interno chiesa parrocchiale.
CASTELNUOVO DI FARFA: Foto degli anni’30 interno chiesa parrocchiale.
Castelnuovo di Farfa (Rieti) - Porta Castello, Torre dell'Orologio
Castelnuovo di Farfa (Rieti) –
Porta Castello, Torre dell’Orologio
Castelnuovo di Farfa-Porta Castello
Castelnuovo di Farfa-Porta Castello
Castelnuovo di Farfa ACQUEDOTTO DI CERDOMARE
Castelnuovo di Farfa ACQUEDOTTO DI CERDOMARE
CASTELNUOVO DI FARFA - Palazzo Eredi Salustri Galli
CASTELNUOVO DI FARFA – Palazzo Eredi Salustri Galli
CASTELNUOVO DI FARFA - Palazzo Eredi Salustri Galli
CASTELNUOVO DI FARFA – Palazzo Eredi Salustri Galli