Poetessa NADIA CAMPANA -Poesie da” Verso la mente”-Biblioteca DEA SABINA

 

Biblioteca DEA SABINA

 

NADIA CAMPANA-Poetessa italiana

NADIA CAMPANA-Poetessa italiana

Ricordo di Nadia Campana-Da qualche mese, oramai, è stato pubblicato, per i tipi di Raffaelli Editore, un cofanetto che racchiude due preziosi volumetti degli scritti di Nadia Campana. Il primo, Verso la mente, contiene la ristampa della silloge delle liriche che, già negli anni ’90, vide la luce presso l’editore Crocetti. Il secondo, Visione postuma, raccoglie, invece, i testi critici, inediti, i saggi vergati dalla Campana nella sua breve vita.

Questa opera editoriale, a cura di Milo De Angelis, Emi Rabuffetti e Giovanni Turci, è stata realizzata come omaggio e strumento prezioso per ricordare la giovane poetessa e scrittrice cesenate, scomparsa tragicamente e prematuramente nel 1984 a soli 31 anni.

Sabato 11 Ottobre 2014 alle ore 17,00, nell’Aula Magnadella Biblioteca Malatestiana verranno presentati i due testi. Interverranno Giovanni Turci, Antonella Anedda e Rosita Copioli. Leggeranno i testi Daniela Piccari e Sabrina Foschini alla presenza dell’editore Walter Raffaelli.

Perché questa data? L’11 Ottobre infatti Nadia Campana avrebbe compiuto 60 anni. Un compleanno, una data che i suoi amici, i suoi lettori  e i suoi estimatori hanno voluto ricordare in modo particolare e suggestivo.

Chi è Nadia Campana? Nadia, o meglio Nadiella secondo il nome di battesimo, è stata a metà degli anni ’70 studentessa del Liceo Monti e tanti sono gli amici e i compagni di scuola che ancora la ricordano per la sua personalità e sensibilità forte e sincera, acuta e rigorosa.

Dopo il liceo, Nadiella ha conseguito la laurea in Lettere a Bologna e ha subito intrapreso la sua ricerca di scrittura e studi letterari con esiti promettenti. Significativa è anche la sua attività di traduttrice dei testi di Emily Dickinson per Edizioni Nazionali.

L’occasione di questo anniversario e dell’evento culturale proposto può e deve essere opportunità di scoprire o riscoprire questa figura e questa voce poetica.

Leggere i testi di Nadiella, ricercare le sue squisite traduzioni è l’unico modo per sentirla e averla vicina anche dopo qualche decennio dalla sua morte.

 

New York

assomigliava al mio cuore alternativamente separato

e unito come le labbra tra cui si mischia l’immagine

del vuoto, mia letizia, mia rosa d’inverno, destato

anno che verrà –

trafittura e ragione che perfora la testa ma non lascia

mai al buio. Con i capelli scogliera mobile che non si

possono dividere in due masse divergenti correre, attaccare

il pane con il coltello diritto o di scancio ma senza mangiarlo

e fendere con il frutto nord e sud

tassì nell’alba arancione piangendo

i palazzi uniche dighe alle nubi – e tutti –

tutti voltavano visi da apache perché era il parco

centrale, per cinque minuti attraversa la notte

come cento giorni di viaggio –

o una mano che puntava

una sicurezza e un dubbio insieme appoggiati a un sorriso

tocca la penombra pendio dove sono

e non sono, si china

per cogliere semplicemente per cogliere semplicemente

delle cose e quando si rialza non ha nulla in mano.

Dolce bianco e scuro vino buono come i corvi –

il tempo

è il mio agonizzare quando mi allontano e vado

a raggiungere la siepe di tutti i giorni

dove resta impigliata la maglia si strappa e non

è che brandelli. Si è fermato. Mormorava tra sé alcune

parole che non saprò mai completamente.

Non è amaro, è di ossa e di carne, avorio, corno,

acqua, intelligenza, amore, cuscino.

***

Noi, la lunga pianura immaginaria

ci inghiotte come sacramenti della notte

Sei stato una quantità esatta

nella pioggia che afferra i visi

Ma adesso in ogni angolo della stanza

aspetteremo fuori dall’esplosione

un legno che io, qui,

ho costruito (lasciami fare)

prodigi scelti dal caso, pioppeti da percorrere!

Il tenero è nel mezzo e nell’interno

umiltà di una porta

ascoltando treni, a un passo, come

una febbre nel ricordo esattamente

Guarda il campo

è così calmo, smisurato, stamattina.

Doppia giustizia

un cranio bestiale

lo chiudo con un braccio spostando

appena l’asse del corpo –

facendogli credere che era distrazione,

tira verso di sé liberamente

sopra di me lo sferragliare

degli artigli bagnati

devo persino scherzare

rapida con la punta nella schiena

già sospesa ripiego

oscuramente, perché sono tornata?

desideravo dormire. le mie mani

vogliono ordine qui

nel punto della mia sorgente e

la bocca spalancata guerriera

s’interessa a lì sotto, sotto la persona

nemica del pudore sonnambulo.

chiamo a me il tacco

gli occhi la borsa strappo

all’interno le cose esauste

ma in un attimo senza disegno

mira azzeccata secco

doppia giustizia perché

a capo chino i capelli gonfiano

manovre in tutto il corpo

fischia l’esaltazione lecita

per terra fratello

a scampare dalle foto fuggirò

attraverso i muri spinta dalle grida.

***

Guardiamo dalla cima del monte

il filo di calma che è nato

del mio petto tu conti ogni grano

e ogni cuore si prende di colpo

il suo tempo: un amore

è tornato e si è accorto

il suo disco ci copre.

Adesso tu devi guardarmi

per quella collana di sì

nella mia pelle che apre

la piana la strada

e i fondi della notte

i centesimi della sete.

Il buio come bene

Tutte dolcezze sono alle dita

di rosa l’abito tinge

lungo l’azzurro pieno, come ti chiamavo

a cancellarmi, quaggiù, ti prego.

Per te, io ti, io te sono

che mi contiene nel tremante ricorso

del tuo silenzio vienimi incontro

orizzonte e allarga esso.

Come rami contro il cielo entrai in lui

una specie eletta dal suo cuore

come mondi sognati da miriadi di sogni

sradicati al centro quasi affondando

diciamo.

NADIA CAMPANA-Poetessa italiana
NADIA CAMPANA-Poetessa italiana

***

Ho fatto un grande sogno ma non ne ricordo

niente babbo amiamo le teste bruciate

dell’amore ma non la misericordia e

i chiodi come coltelli di gelosia

tra poco cadrà la strada su di te

spergiuro sulla mia infanzia scrivo

lettere, se non mi dai da mangiare

i capelli mi diventeranno come crine

e come un fucile. Notte di lupi

sprangare l’angelo del vento

qui è la piega

dove non sarà nuovo morire

***

gli uccelli strappano il deserto

per vedere se stessi

scrivono nel cielo

– noi aspettiamo come mali idioti

che avanzano piano

le grida suonano

caricandosi nel cervello

fa giorno, come il cielo tutto rosso

***

dalla tua lingua soffia il vento

e riempi la stanza:

spirito di frutti, questa è

la fioritura del cervello

il mattino un blocco di futuro,

che mi hai dato in mano

come un cavo:

natura non esitare

ogni cosa è ancora fresca

la città emana il suo azzurro

infinito che dorme

dalla tua lingua mi soffi

in bocca il vento

***

Nel centro dell’uragano

la calma semplice, so che è meglio

aspettare, in piedi occhi socchiusi

abbacinati dal sole contemplando

il tramonto come gabbiani reali.

Le portate della domenica

sono frutto di pene, orologio

che rintocca nella pineta.

O feste di mussola, che cosa si

raduna con le serve cadute ubriache

sotto il peso di un mantello

che il mio amato incline

intiepidito al sonno – molto aspettami –

arrotoli le tasche tra gli spiragli ancora

mi tenti con i suoi aromatici mestieri,

domani perseverare, domani l’infinito:

ovunque sia rintracciato

ovunque illuminato di spine.

***

odore di

erbe

io vengo a farmi in te

vuoto fedele

a un tratto nel regno

le cose sono brezza

leggere senza pensiero

NADIA CAMPANA-Poetessa italiana
NADIA CAMPANA-Poetessa italiana

Nadia Campana è nata a Cesena l’11 ottobre 1954 da genitori operai. Ha frequentato il liceo classico Vincenzo Monti, occupandosi in quegli anni di etnomusicologia. Quindi si è laureata in Lettere presso l’Università di Bologna. Trasferitasi a Milano, ha iniziato a frequentare circoli letterari e a collaborare con riviste e case editrici, insegnando contemporaneamente nella scuola secondaria. Nel 1983 ha tradotto per l’editore Feltrinelli parte dell’opera di Emily Dickinson nel volume Le stanze di alabastro. È autrice di una cinquantina di poesie pubblicate nella raccolta postuma Verso la mente (1990), curata da Milo De Angelis e Giovanni Turci. È morta suicida a Milano nel 1985.

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Testi selezionati da Verso la mente (Raffaelli, 2014)