CASTEL DI GUIDO Chiesa dello Spirito Santo: PORTA SANTA DELLA MISERICORDIA –CASTEL DI GUIDO Chiesa dello Spirito Santo: PORTA SANTA DELLA MISERICORDIA –CASTEL DI GUIDO Chiesa dello Spirito Santo: PORTA SANTA DELLA MISERICORDIA –
–PARROCCHIA DELLO SPIRITO SANTO Chiesa dello Spirito Santo: PORTA SANTA DELLA MISERICORDIA –
Calendario delle cerimonie:
APERTURA-Domenica 15 maggio 2016 ore 11,00
CHIUSURA-domenica 22 maggio 2016 alle ore 12,00-
GIUBILEO DELLA MISERICORDIA- Parrocchia della SPIRITO SANTO –Castel di Guido.
CASTEL DI GUIDO Chiesa dello Spirito Santo: PORTA SANTA DELLA MISERICORDIA –
In questo Giubileo Straordinario della Misericordia, la “Porta Santa “ verrà chiamata
PORTA della MISERICORDIA
Attraversando la Porta Santa percorriamo la via della Misericordia che unisce Dio e l’uomo perché apre il cuore alla speranza di essere perdonati e amati per sempre, nonostante il limite dei nostri peccati;
Annessa al Giubileo vi è la possibilità di ottenere l’Indulgenza Plenaria, cioè perdono, misericordia e clemenza , visitando i luoghi che per disposizione del Vescovo hanno La Porta della Misericordia, seguendo consuete condizioni interiori e formali;
Condizioni interiori e formali:
-essere veramente pentiti, rigenerati e nutriti spiritualmente dalla Santa Comunione;
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CASTEL DI GUIDO Chiesa dello Spirito Santo: PORTA SANTA DELLA MISERICORDIA –
confessione Sacramentale e Comunione Eucaristica;
– rivolgere preghiere devote a Dio, recitare il Credo, il Padre Nostro, l’Ave Maria e il Gloria al Padre e altre preghiere.
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Con gratitudine e fiducia percorriamo la strada della Misericordia e coscienti di essere peccatori che verranno perdonati, apriamo il nostro cuore al Signore Gesù. E’ Lui , infatti, la Porta che conduce alla Salvezza.
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il Coro “DONNE TRA LE NOTE” di Cerveteri, direttrice Anna De Santis
CASTEL DI GUIDO-MUNICIPIO 13 di ROMACAPITALE. Programma della Cerimonia del PREMIO “CAMPAGNA ROMANA 2016”
ANTONELLA PROIETTI, POETESSA PREMIO CAMPAGNA ROMANA 2016
Seconda Edizione del PREMIO “CAMPAGNA ROMANA 2016”:
LA CERIMONIA DI PREMIAZIONE SI TERRA’ SABATO 3 DICEMBRE, alle ore 18.30, NELLA CHIESA SPIRITO SANTO DI CASTEL DI GUIDO.
La cerimonia avrà come scenografia la magnifica chiesa medievale di Castel di Guido , il Coro “DONNE TRA LE NOTE” di Cerveteri, direttrice Anna De Santis, delizierà i presenti con melodie che introducono alla magica dolcezza del Santo Natale.
Giornale MUNICIPIO 13 PREMIO CAMPAGNA ROMANA 2016
Il complesso corale “Donne tra le note” nasce nel 2003. La partecipazione di sole donne è voluta e non casuale. Sotto la direzione del M° Anna De Santis il complesso ha avuto parecchi riconoscimenti lavorando con varie associazioni del territorio. Nel 2005 ha partecipato ad un recital sotto la direzione di Don Cimini che si è tenuto nell’auditorium di Santa Cecilia. Nel 2009 è stato
Domenico Frascarelli, il Buttero Artista della Campagna Romana
vincitore assoluto e di categoria di un concorso Unesco bandito per la città di Cerveteri. Il complesso vanta un vasto repertorio che va dalla canzone classica italiana, al musical, all’operetta, qualche puntatina all’opera.
Il concerto del 3 Dicembre sarà tradizionalmente di Natale
1 QUANNO NASCETTE NINNO S. ALFONSO MARIA DE LIGUORI (E’ un canto natalizio del 1754 in napoletano. Da questo canto deriva “Tu scendi dalle stelle” . L’autore fu il primo ad usare il dialetto napoletano per un canto religioso.
2 NOEL NOEL E’ la versione italiana di The first noel, una carola inglese di cui non è ben nota l’origine, che si ritiene possa essere francese. Venne eseguita nella forma attuale per la prima volta nel 1833.
3 ASTRO DEL CIEL Stille Nacht nella sua versione originale austriaca, è uno dei canti natalizi piu’ famosi. Il testo è del sacerdote Joseph Mohr e la musica, composta nella notte di Natale del 1818 è di Franz Gruber.
4 THE LITTLE DRUMMER BOY La melodia di questo brano è di origine Ceca o Spagnola sulla quale Katherine Davis ha scritto le parole. E’ stato riarrangiato poi da Henry Onorati.
5 IN NOTTE PLACIDA nasce dalla fusione di un teso italiano con la musica pastorale del compositore francese Francois Couperin.
6 FERMARONO I CIELI In questo poema sono associate tre div erse melodie tradizionali, dato che S.Alfonso Maria de Liguori usa il ritornello che proviene dalla tradizione dei racconti orali.
7 GOD REST YOU MERRY GENTLEMEN di autore ignoto è la più popolare tra i Carols inglesi
8 NANITA NANA Deriva da un tradizionale Villancico spagnolo, che indica appunto un canto tradizionale natalizio
9 AMAZING GRACE John Newton è autore di questo testo. La melodia sembra essere di provenienza scozzese.
10 LA VERGINE DEGLI ANGELI Questo brano è tratto dall’opera La forza del destino di Giuseppe Verdi. E’ un momento molto drammatico dell’opera: Leonora, vestita da uomo, chiede asilo al Padre Guardiano del convento della Madonna degli Angeli per sfuggire al fratello che la crede complice dell’omicidio del padre.
11 CAROL OF THE BELLS Trae origine dal un brano folkloristico ucraino che veniva cantato per celebrare il nuovo anno. . Successivamente Peter Wilhousky compose un nuovo testo che parlava di tutte le campane del mondo che celebravano la nascita di Gesù.
il Coro “DONNE TRA LE NOTE” di Cerveteri, direttrice Anna De SantisGiornale MUNICIPIO 13 PREMIO CAMPAGNA ROMANA 2016ANTONELLA PROIETTI, POETESSA PREMIO CAMPAGNA ROMANA 2016Domenico Frascarelli, il Buttero Artista della Campagna RomanaPREMIO “CAMPAGNA ROMANA 2016”
Non era visibile da oltre 40 anni, nascosto da uno strato di terra che ne impediva la fruizione. Ora, dopo un restauro iniziato alla fine del 2015 e durato tra i sei e i sette mesi, torna al suo antico splendore il mosaico policromo della palestra occidentale delle Terme di Caracalla. Un intervento, realizzato dalla soprintendenza speciale per il Colosseo e l’Area Archeologica Centrale di Roma, reso possibile da una donazione di Bulgari che ha finanziato il recupero dell’opera investendovi 50mila euro. Un primo passo che, però, non resterà il solo.
L’amministratore delegato di Bulgari, Jean-Christophe Babin, infatti, ha annunciato che sarà finanziato il restauro anche dell’altra parte del mosaico. “L’arte e il bello a Roma – ha spiegato Babin nel corso della presentazione alla stampa del restauro – sono sempre stati al centro dell’attenzione di Bulgari”. L’intervento sulla prima porzione del mosaico, “non è il solo contributo di Bulgari. Oggi vediamo una prima parte del restauro, ma finanzieremo anche la seconda parte del restauro di questi mosaici”.
Per Bulgari, ha sottolineato Babin, si tratta di “una missione”, ovvero “rendere alla Città Eterna un po’ di ciò che la Città Eterna ha dato ai nostri creativi e ai nostri artigiani”. Un’arte, quella di Bulgari, “molto ispirata ai 2.700 anni di arte e cultura romana”. In particolare, ha spiegato l’Amministratore Delegato di Bulgari, “questi mosaici hanno dato l’idea per la collezione di gioielli ‘Divas’ Dream’, un successo mondiale”. Una linea che “non è altro che specchio di questi mosaici colorati a sagoma di ventaglio”.
Il restauro del mosaico di circa 25 metri quadri, che nella sua interezza supera gli 80 metri quadri, curato da Marina Piranomonte e Anna Borzomati, si è articolato in diverse fasi: dopo una pulitura preliminare, si è preceduto al consolidamento del piano del mosaico e ad altri interventi finalizzati a evitare cedimenti. Ciò ha permesso il recupero di numerose tessere interrate. La pulitura definitiva è stata completata dalla stesura di un velo protettivo.
“Il mosaico – ha spiegato Borzomati – era interrato, sono state realizzate diverse fasi di pulitura per rimuovere la terra. La presenza di vecchie stuccature di cemento, presenti nell’intervento precedente degli anni ’40, aveva creato dei difetti di degrado, soprattutto nella parte superiore, dove ci si è concentrati con una pulitura più specifica. Le mancanze sono state integrate con le tessere originarie, recuperate con la setacciatura della terra”.
I lavori di recupero, ha spiegato Francesco Prosperetti, soprintendente speciale per il Colosseo e l’Area archeologica Centrale di Roma, permettono di tornare su un tema, cioè “la collaborazione con Bulgari, che già era intervenuta in passato alle Terme di Caracalla, ma che in questa occasione vediamo in una luce nuova, quella dell’applicazione dell’Art Bonus. Un meccanismo che incentiva in maniera finalmente efficace il rapporto tra le aziende, i privati, e la pubblica amministrazione”.
“Fino a qualche anno fa – ha detto Prosperetti – il restauro delle opere d’arte era una prerogativa assoluta del pubblico. Investire nella bellezza non è solo un dovere della nostra amministrazione, ma si sta rivelando un elemento importante per le aziende private che, come Bulgari, sulla bellezza lavorano da più di un secolo”.
La direttrice delle Terme di Caracalla, Marina Piranomonte ha infine ricordato che “i marmi che venivano usati per i mosaici arrivavano dai quattro angoli dell’Impero. Dobbiamo guardare questi mosaici come un capolavoro frutto dell’opera dell’uomo e di una grande capacità costruttiva”.
Fonte adnkronos
Roma Mosaico Terme di CaracallaRoma Mosaico Terme di CaracallaIl mosaico policromo sul pavimento di marmo della palestra occidentale delle Terme di Caracalla è tornato alla luce. È stata completata la prima parte del restauro, come hanno annunciato Francesco Prosperetti, soprintendente speciale per il Colosseo e l’area archeologica centrale, e Jean-Christophe Babin, amministratore delegato di Bulgari, che ha finanziato il progetto. Dopo una pulitura preliminare, si è consolidato il piano del mosaico, ricomponendolo con le tessere originali recuperate. Arriva anche la conferma che, sempre grazie alla casa di moda, proseguiranno i lavori per la seconda parte del mosaico. Il luogo è stato, tra l’altro, fonte di ispirazione per la collezione di gioielli “Divas’ Dream”, il cui disegno riprende le linee dei mosaici.
Il servizio postale nel Medioevo iniziò come un affare di stato. Risorse, piano piano, dai fasti dell’antica Roma. Dove le cose si facevano in grande e anche la posta funzionava.
L’imperatore Augusto istituì uno dei più imponenti sistemi di comunicazione dell’Antichità. Il “Cursus publicus”, cioè la posta statale, aveva i “cursores”, corrieri che portavano una piuma sul copricapo come simbolo di velocità. Viaggiavano su carri e sostavano in apposite stazioni per il cambio dei cavalli chiamate “statio posita”, ossia “luoghi fissi”, da cui le moderne stazioni di posta. La loro forza era la capillarità della rete stradale. I dati desunti dalla Tavola Peutingeriana, una copia del XII-XIII secolo di una antica carta romana che mostra le vie militari dell’Impero, totalizzano ben 200.000 chilometri di strade.
Roma docet, ma l’uomo è un animale sociale. E la storia della posta nasce, di fatto, insieme alla sua voglia di comunicare. Notizie di scambi di messaggi arrivano dall’antico Egitto, dove il sistema di corrispondenza scritta era ben strutturato e sfruttato anche per il commercio, dalla Cina, ma anche da aztechi, incas, assiri e dalla dinastia indiana dei Maurya.
Nel VI secolo a.C., Ciro Il Grande portò la Persia nel progresso della comunicazione con un efficiente servizio di posta che copriva distanze anche di 150 chilometri al giorno. Erodoto cantava le lodi di questo sistema, quando nelle sue Storie scrisse un commento ora impresso sul Farley Post Office Building di New York: «E non c’è neve, né pioggia, né caldo, né notte, che impediscano mai a un corriere di percorrere, il più velocemente possibile, quel tratto di strada che gli è assegnato».
I greci dedicarono sublimi poemi alle gesta eroiche dei loro corridori, gli emerodromi, a cui veniva spesso affidata la consegna dei messaggi più importanti. Filonide, corriere e ispettore di Alessandro Magno, una volta andò di corsa da Sicione a Elis e coprì 240 chilometri in un giorno solo. E la corrispondenza non era solo di tipo militare. Le famiglie più ricche possedevano scuderie di corridori e all’apice della loro civiltà produssero un ingente volume di corrispondenza sui più svariati, anche frivoli, argomenti.
La Grecia però fu un’eccezione. Il servizio postale dell’Antichità era di norma uno strumento bellico: serviva a controllare il nemico, sistematicamente spiato dai corrieri che poi riferivano le informazioni ottenute.
Il califfo Abu Ja’far al-Mansur, che nell’VIII secolo regnò sull’impero arabo, espresse molto chiaramente l’importanza militare della posta: «Il mio trono poggia su quattro colonne e il mio governo su quattro uomini: un irreprensibile cadi (giudice), un energico capo della polizia, un onesto ministro delle finanze e un fedele direttore della posta, che mi fornisce informazioni vere su tutto». Nell’860, il califfato islamico vantava 930 stazioni di posta. Gli arabi furono anche i primi a introdurre l’uso dei piccioni per la corrispondenza.
Ma in Europa, dopo la decadenza dell’Impero romano la frammentazione politica mandò all’aria parecchie di quelle che noi oggi chiamiamo infrastrutture, tra le quali il servizio postale. E del ben oliato sistema statale di Augusto non restò neanche il ricordo.
Lettere e missive però si scambiavano ugualmente. Carlo Magno (742-814) ad esempio, aveva una fitta rete di corrieri per comunicare con gli ufficiali di tutti i suoi territori, staffette che viaggiavano a piedi e poi a cavallo.
Tutti i governanti del Medioevo si dotarono di messaggeri che in un modo o nell’altro consegnavano informazioni. Gli imperatori, i re e gli eserciti predatori mantennero sistemi di corrispondenza privati e per il resto, in mancanza di una organizzazione centralizzata, ognuno fece per conto suo.
Soltanto la Chiesa cattolica arrivò a possedere una organizzazione paragonabile al servizio impostato nell’antica Roma.
La fitta rete di monasteri che si era costituita con l’impulso di San Benedetto da Norcia (480-547), in origine popolata semplicemente da comunità di religiosi laici, dal IX secolo in poi cominciò a essere strutturata e ad adottare una serie di liturgie ufficiali e un modus vivendi comune. I benedettini svilupparono un vero e proprio servizio di posta.
Anche i monaci degli altri ordini religiosi si tenevano in contatto fra loro grazie ai conversi che si recavano da un monastero all’altro. I loro viaggi potevano durare anche parecchi mesi.
Portavano dei rotoli di pergamena chiamati “rotulae”, una prima rudimentale versione delle mailing list. Uno di questi rotoli poteva partire da un monastero centrale e contenere, per esempio, una semplice lista di confratelli o benefattori morti di cui era opportuno ricordare il nome. In ciascuno dei monasteri in cui faceva tappa veniva aggiunto un supplemento, con un messaggio di avvenuta ricezione da parte dell’abate locale e forse qualche commento o altre notizie. Queste appendici venivano cucite sul fondo dell’originale con «sottili strisce di pergamena avvoltolata, così che il rotolo rimaneva un foglio singolo sempre più lungo», come spiega l’autore finlandese Laurin Zilliacus (From pillar to post, the troubled history of the mail, Heinemann, Londra, 1956).
Una rotula del 1122 misura 8 metri e mezzo di lunghezza e 25 centimetri di larghezza, ed è fittamente scritta su entrambi i lati: contiene una notizia, la morte dell’abate di San Vitale, a cui fanno seguito 206 interventi che gli rendono omaggio, alcuni sotto forma di preghiera, altri di poesia. E la rotula del 1133 che annuncia la morte della figlia di Guglielmo il Conquistatore, la badessa Matilde del convento della Trinità a Caen, passò per 252 monasteri e alla fine del suo percorso misurava circa 20 metri.
Per tutti i lunghi secoli del Medioevo, inoltre, lettere apostoliche e pastorali «divulgavano delibere dottrinali, decisioni dei sinodi episcopali, questioni politiche inerenti il potere temporale», come ha scritto Charles Bazerman, della Università della California.
Altri sistemi postali si svilupparono naturalmente all’interno delle corporazioni dei mestieri e nelle imprese di commercio. Nelle Tavole amalfitane (Capitula et ordinationes Curiae Maritimae nobilis civitatis Amalphe) dell’XI secolo, il più antico statuto marittimo italiano, uno degli articoli parla della paga da corrispondere allo scriba, che riceverà sette grana per ogni giorno in cui sia rimasto a terra per gli interessi della società. Pagato tre soldi in meno del capitano, ma due in più del marinaio, lo scriba doveva essere una figura essenziale all’interno della nave. Che, oltre a far di conto, scriveva e leggeva messaggi per chi da solo non sarebbe stato in grado di farlo.
Nel frattempo, anche i sistemi postali di imperi e reami cominciarono ad aprirsi al pubblico.
In Francia, la prima rete organizzata di postini a cavallo fu quella dei Cavalieri di San Luigi istituita da Luigi IX (1214-1270), che diventò sovrano a dodici anni e che, sebbene sia passato alla storia come Luigi il Santo per il fervore del suo spirito religioso (e per la mania di collezionare reliquie), nei vent’anni in cui regnò fu anche un grande amministratore, promotore di riforme sociali e pubbliche che regolarono e migliorarono la vita dei suoi sudditi.
Un altro importante sistema di scambio di notizie nacque insieme alle università. La prima fu quella di Bologna nel 1088 e dal XII secolo la presenza di atenei in tutta Europa segnò un grande proliferare di servizi postali. Ogni università aveva il suo, che su pagamento trasportava anche lettere di privati e piccoli pacchi.
Una volta stabilito il valore economico dei servizi postali, università, commercianti e sovrani resteranno in concorrenza per molto tempo sul fronte della comunicazione.
Ma per parecchi secoli, solo una famiglia riuscirà a gestire un servizio di corrispondenza privato attivo in gran parte d’Europa: l’impresa familiare dei Tasso. Venivano da Cornello, un borgo medioevale dell’Alta Val Brembana che adesso è conosciuto come Cornello dei Tasso, anche perché il Torquato della “Gerusalemme liberata” fu un illustre membro della famiglia dei grandi imprenditori postali. Il loro impero, nato alla fine del XV secolo grazie a una importante collaborazione con la Repubblica di Venezia, gestì e allacciò legami d’affari con i servizi postali dello Stato Pontificio, dello Stato di Milano e di molte contrade europee. Nei primi del Cinquecento il centro nevralgico della rete era a Bruxelles e raggiungeva per corriere Roma, Napoli, la Spagna, la Germania e la Francia. A tutti gli effetti, l’impresa familiare dei Tasso fu una delle prime multinazionali europee e restò attiva fino al XVIII secolo. Ma questa è un’altra storia. Prof.ssa Giulia Cardini
Faustina Minore Imperatrice, sposa di Marco Aurelio, visse a Lorium
Faustina Minore Imperatrice, sposa di Marco Aurelio, visse a Lorium
Faustina Minore (lat. Anna Galeria Faustina, talvolta detta iunior). Figlia (n. 130 circa – m. 176 d. C.) di Antonino Pio e Faustina Maggiore ; il padre la dette in sposa (145) a Marco Aurelio, suo cugino, e le conferì (146?) il titolo di Augusta. È lodata per il suo sollecito amore verso i numerosi figli (almeno 13) e verso il marito, che accompagnò anche in guerra: fu la prima delle imperatrici romane ad essere insignita del titolo di mater castrorum. Morì a Halala (per questo successivamente chiamata Faustinopoli) in Cappadocia, dove aveva seguito il marito là recatosi per reprimere la ribellione di Avidio Cassio. Fu divinizzata, e in suo onore furono istituite sacerdotesse e furono create le nuove puellae Faustinianae che rinnovarono l’istituzione benefica sorta in memoria della madre. Le fonti antiche, in contrasto coi Ricordi di Marco Aurelio, accusarono calunniosamente F. di dissolutezza. Il suo ritratto ci è noto da molte monete, e da una serie di teste marmoree, nelle quali prevale un’acconciatura con capelli bipartiti in molli ondulazioni discendenti, con bassa crocchia di trecce.
Faustina Minore Imperatrice, sposa di Marco Aurelio, visse a LoriumFaustina Minore Imperatrice, sposa di Marco Aurelio, visse a Lorium
Roma- Municipio XIII- Castel di Guido-Tra i siti archeologici più interessanti che si trovano sul territorio del Municipio XIII è da annoverare senz’altro lo scavo-museo noto con il nome di Polledrara di Cecanibbio situato a Castel di Guido in un’area che, come lo stesso nome dice, doveva essere una riserva di pascolo destinata all’allevamento di puledri in Via di Cecanibbio, toponimo interpretato come indicativo della presenza in loco di un corso d’acqua sorvolato dal nibbio bruno.
In effetti un antico fiume doveva scorrere davvero in questa zona poiché nel suo alveo, rinvenuto sotto svariati strati di terreno, si sono depositati straordinari resti fossili di antichissimi animali di epoca preistorica (bue primigenio, bufalo, lupo, cervo elafo) ma soprattutto di elefanti antichi per i cui imponenti resti questo sito è considerato uno dei più importanti giacimenti paleontologici attualmente noti nel Lazio, risalente a circa 320.000 anni fa, all’epoca del Pleistocene medio-superiore. Contestualmente, sono stati rinvenuti anche strumenti litici e resti ossei risalenti al Paleolitico Inferiore.
L’area fu individuata begli anni 80 in seguito ad alcune ricognizioni di superficie condotte dalla Soprintendenza Archeologica e si estende per una superficie che supera i 900 mq e gli scavi sono ora in fase di conclusione. I risultati di essi ed i numerosissimi e ben conservati resti fossili hanno determinato – grazie ai finanziamenti stanziati dal MIBAC in occasione del Giubileo del 2000 – la nascita di un Museo che potesse contenerli e proporli all’attenzione del pubblico attraverso adeguati spazi espositivi.
Il giacimento è attualmente aperto al pubblico e può essere visitato dietro prenotazione da effettuare telefonando al numero +39.06.39967700(lunedì-sabato 9-13.30 e 14.30-17), o collegandosi al sito www.archeorm.arti.beniculturali.it
La Polledrara di CecanibbioLa Polledrara di CecanibbioLa Polledrara di CecanibbioLa Polledrara di CecanibbioLa Polledrara di CecanibbioLa Polledrara di CecanibbioLa Polledrara di CecanibbioLa Polledrara di CecanibbioLa Polledrara di CecanibbioLa Polledrara di Cecanibbio
Maccarese- Dal 22 al 24 aprile si terrà la festa di San Giorgio a Maccarese, la prima con il nuovo parroco don Valerio Grifoni. Il dipinto di Adrien Manglard scelto per il manifesto dell’evento racconta di un’antica tradizione di devozione al santo in questa zona dalla Campagna romana, oggi comune di Fiumicino. La prossima settimana quella immagine di piazza, che parla d’incontro con il castello sullo sfondo, viene riproposta. Il programma religioso culmina sabato sera con la Messa delle ore 17 nella chiesa parrocchiale. Segue poi la processione con la statua del santo per le vie della parrocchia con l’accompagnamento della Banda della Regione Lazio. Accanto ai momenti di spiritualità anche una varia offerta culturale, tra cui molte proposte musicali, curate da Umberto Broccoli, che il 23 alle 21 “incontra Antonello Venditti”. L’evento è patrocinato del comune di Fiumicino ed è in collaborazione con la società agricola Maccarese.
“Speriamo che sia la volta buona“. E’ un auspicio ma anche una certezza, quella del soprintendente al Colosseo e all’area archeologica centrale di Roma, Francesco Prosperetti, nell’attesa che la luce naturale si spenga per lasciare il posto alla luce del nuovo impianto progettato e realizzato da Acea, che da stasera illumina i monumenti che lambiscono l’antica strada che attraversa il Foro Romano, dall’Arco di Tito all’Arco di Settimio Severo. “Illuminazioni del Foro in passato ne sono state tentate più volte – spiega Prosperetti all’Adnkronos – e tutti gli esperimenti hanno trovato il limite nella tecnologia del tempo che richiedeva corpi illuminanti di grande consumo e di grande ingombro. Adesso, grazie alla nuova tecnologia dei led riusciamo a fare un impianto che incredibilmente consuma la metà della metà di quelli precedenti con una quantità di monumenti illuminati molto superiore. L’auspicio è quindi che la nuova illuminazione si riveli durevole e soprattutto uno strumento per avvicinare il Foro Romano alla città, nel senso di renderlo godibile nella buona stagione anche di notte“.
Dal 22 aprile, e per tutti i venerdì fino al 28 ottobre prossimo, infatti, il Foro Romano si apre la notte al pubblico con visite guidate per il percorso ‘La luna al Foro Romano‘. Dalle 20 a mezzanotte gruppi di massimo 25 partecipanti potranno ammirare l’emergere delle antiche rovine illuminate lungo la via Sacra, guidati da archeologi e storici dell’arte. Un percorso nuovo, inaugurato dalla soprintendenza Speciale per il Colosseo e l’area archeologica centrale di Roma, con Electa, che si aggiunge al ciclo di visite serali ‘La luna sul Colosseo‘ in corso ogni lunedì, giovedì, venerdì e sabato fino al 29 ottobre. “Sarà una novità per i romani – prosegue Prosperetti – perché consentirà di visitare una parte dei Fori che, salvo qualche tentativo di alcuni anni fa, non è mai stata aperta al pubblico. Ci auguriamo ovviamente di avere una buona risposta di pubblico, necessaria per aiutarci a pagare i costi dell’illuminazione“.
L’impianto è stato progettato anche per aiutare nella ‘lettura’ delle diverse epoche e delle differenti fasi di utilizzo dei monumenti. “Abbiamo adottato due temperature di colore diverse – spiega il soprintendente – per i marmi e per i muri di laterizio. Ad esempio, i due tipi di illuminazione nel Tempio di Antonino e Faustina, che come è noto contiene al suo interno la Chiesa di San Lorenzo in Miranda realizzata nel 600, rendono tangibile la differenza tra queste due fasi di utilizzo del monumento. L’illuminazione quindi anche come criterio di lettura e comprensione di un contesto monumentale che ha una storia che può essere illustrata meglio attraverso la luce“. Non solo temperature di colore diverse, ma anche diversi tipi di illuminazione: “D’accento sui monumenti più importanti e diffusa anche sui percorsi pedonali in modo da rendere sicura la passeggiata. Ora finalmente – conclude Prosperetti – non ci sarà più quella differenza smaccata tra i Fori Imperiali, bene illuminati con il progetto di Storaro, e il Foro Romano buio, praticamente invisibile. Da domani non sarà più così“.
SANTA MARINELLA –14 aprile 2016- Il Museo del Mare e della Navigazione antica ha chiuso i battenti. Da quasi due mesi infatti, lo storico portone che consente l’ingresso dei visitatori del castello di Santa severa, è letteralmente sbarrato. I motivi che hanno costretto la direzione del bene storico a bloccare la attività archeologiche del museo, sono da addebitare alla lentezza della macchina burocratica comunale che costringe le operatrici che lavorano all’interno della struttura a restare a casa in attesa di una chiamata. Nei mesi scorsi, infatti, il Comune aveva indetto un bando di gara per la gestione del Museo Civico, dopo che era stato rescisso il contratto con la cooperativa ‘‘Fuori C’Entro’’ per inadempienze contrattuali. A prendere il posto della vecchia società è stata la Cooperativa Culture di Mestre che ha vinto la nuova gara, presentando un progetto che ha riscontrato il favore dei dirigenti comunali. Purtroppo, però, l’azienda veneta non ha potuto prendere possesso del Museo in quanto, da una indagine fatta dalla stessa cooperativa, è stato rilevato che la struttura museale è priva di alcuni presidi che non la rendono idonea all’apertura al pubblico tra i quali il sistema antincendio. L’amministrazione comunale, dunque, dovrà provvedere a mettere a norma i locali prima di consegnarli alla Cooperative Culture. Tutte queste pastoie burocratiche e i tempi lunghi che hanno accompagnato il nuovo bando di gare per la gestione del Museo, hanno di fatto costretto i responsabili del castello a chiudere il Museo della Navigazione Antica. Un danno enorme per il traffico turistico del territorio cittadino e per il personale che lavorava all’interno della struttura archeologica. In base ad indiscrezioni, sembra che il problema relativo all’assenza dei presidi antincendio possano essere risolti prima del 25 aprile, data che solitamente, in passato, portava al castello di Santa Severa centinaia di turisti e amanti dell’archeologia provenienti da tutta Italia, per visitare il più grande porto di Pyrgi e il maniero più antico d’Italia che nasconde tra le sua mura poligonali testimonianze storiche uniche come le Lamine d’Oro o il Frontone di Pyrgi, considerati dei pezzi unici dell’antica civiltà etrusca. Per quella data dovrebbe anche riaprire l’intero castello che, come tutti sanno, è gestito dalla Regione Lazio che decide autonomamente quando spalancare i cancelli per consentire ai visitatori di vedere le torri Saracena e Normanna e le antiche mura poligonali.
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