SILOGRAFI SARDI di Carlo Alberto PETRUCCI-La xilografia -dieci Xilografie del 1935-Biblioteca DEA SABINA
Biblioteca DEA SABINA
SILOGRAFI SARDI
articolo di Carlo Alberto PETRUCCI
-Copia anastatica dalla Rivista PAN 1935-
La xilografia e i grandi interpreti sardi- Cristoforo Puddu
La xilografia, significativo e rappresentativo linguaggio incisorio delle tradizioni culturali dell’Isola, ha avuto grandi e brillanti interpreti tra gli artisti sardi del ’900.
La xilografia e i grandi interpreti sardi
La xilografia (dal greco: “legno/scrivo”) è un’arte antica e i legni incisi per decorare stoffe erano diffusi già nell’antico Egitto ed adottati nelle produzioni dei Copti nel V secolo d.C.
Le prime stampe xilografiche su carta sono realizzate in Cina intorno al secolo VIII, mentre in Europa si sviluppa la tecnica dell’incisione con la diffusione della carta: nel XIV secolo si producono figure di santi e immagini votive, carte da gioco e successivamente le illustrazioni per i primi volumi a stampa. Nel XV secolo si consolida in Italia e Germania la produzione di libri illustrati con le xilografie.
Per l’incisione su legno della xilografia vengono usati alberi da frutto (melo, pero, ciliegio) o di piante di maggior durezza come il corniolo, il sicomoro, il bosso ed il sorbo. La matrice della tavola da incidere a rilievo, con l’uso di strumenti adatti quali sgorbie, bulini, lame e scalpelli vari, può essere tagliata longitudinalmente (legno di filo) o trasversalmente (legno di testa) al tronco: la xilografia inchiostrata permette la realizzazione a stampa del soggetto immagine-testo su carta, seta e diversi tessuti.
L’immediata comunicatività della xilografia, con un significativo e rappresentativo linguaggio incisorio delle tradizioni e cultura dell’Isola, ha avuto dei grandi e brillanti interpreti tra gli artisti sardi del ’900.
I nomi più validi e ricorrenti sono quelli di Mario Mossa De Murtas (1881 – 1966), grande xilografo nato a Sassari, emigrato in Brasile realizzò una luminosa carriera;
- Giuseppe Biasi (1885 – 1945), uno dei massimi artefici dell’arte incisoria in Sardegna;
- Mario Delitala (1887 – 1990), eccelso animatore ed interprete dell’arte sarda del Novecento;
- Carmelo Floris (1891 – 1960), un gigante nell’arte dell’incisione sul legno e sui metalli;
- Battista Ardau Cannas (1893 – 1984), artista dalla grande produzione incisoria, legittimata da numerosi riconoscimenti alle Biennali di Venezia ed esposizioni internazionali (Varsavia 1936, Londra 1950);
- Remo Branca (1897 – 1988), xilografo di fama nazionale ed internazionale e “uomo di ferrata e solida cultura umanistica”;
- Stanis Dessy (1900 – 1992), artista di chiara fama ed esimio insegnate d’arte;
- Antonio Mura (1902 – 1972), raffinato incisore della scuola sarda e fedele cultore della disciplina.
E proprio a Remo Branca -autore tra l’altro di fondamentali testi come “La xilografia in Sardegna”, “Breviario di xilografia” e “Incisori sardi”- si deve una vera e propria scuola d’incisori iglesienti, che s’imposero per la grande capacità di rappresentare le tematiche di carattere sociale, la vita campestre e la durezza del lavoro dei minatori.
Conquistarono ed hanno un ragguardevole ruolo nella storia dell’arte incisoria sarda gli stimati Mansueto Giuliani, Gianni Desogus (in arte Xiandès), i fratelli Enea e Giovanni Marras, Carlo Murroni e Foiso Fois; tutti discepoli del Branca che si era stabilito ad Iglesias, dal 1925 al 1936, per motivi politici e “sfuggire ai rigori del regime fascista a Sassari”, a cui aveva espresso la sua chiara opposizione come giornalista e direttore del giornale “Libertà”.
Un mio personale ricordo corre anche alla figura dell’artista Vincenzo Becciu (s’amigu de sos poetas) di Ozieri, che negli anni Settanta e Ottanta “alimentò” di trofei xilografici, di gran pregio e valore, i maggiori concorsi letterari in limba.
Cristoforo Puddu