SELCI (Rieti)-Gruppo FAI Sabina- GIANFRANCO TROVATO e le “Misteriose sculture di Selci in Sabina”
Biblioteca DEA SABINA
Gruppo FAI Sabina
SPIGOLATURE SABINE GIANFRANCO TROVATO E LE MISTERIOSE SCULTURE DI SELCI
Nel suo «Passeggiate sabine», Gianfranco Trovato, ricercatore, conoscitore e appassionato scrittore di questa nostra terra racconta storie e luoghi della sua amata Sabina. Divertente e istruttiva è quella che riguarda Selci e le misteriose sculture che si trovano appena entrati nel paese.
Fiancheggiando il lato sinistro della chiesa, scrive Trovato, «bisogna fare attenzione a non perdere due rilievi in pietra calcarea posti alla base dell’edificio ecclesiastico. A un primo sguardo non destano molta emozione ma guardandoli meglio, soprattutto se si ha la fortuna di trovarsi in un’ora e in una stagione in cui i raggi solari sono radenti mettendo in risalto ogni dettaglio, si vedranno emergere quelli che sembrano due minacciosi guerrieri rozzamente scolpiti».
Che cosa sono, chi sono? Per Trovato «a un’analisi più attenta e critica le due figure risulteranno essere due immagini di S. Michele Arcangelo, con tanto di ali, spada e serpe-demonio schiacciato sotto i piedi; si tratta certamente di sculture molto antiche, forse di origine longobarda, che meriterebbero le attenzioni di studiosi medievalisti.»
Ma varcando la porta d’ingresso del borgo, scrive ancora Trovato «si è in un altro mondo, in cui le disquisizioni storicheggianti non hanno senso; qui il problema serio era che quelle due figure risultavano ignote, misteriose e inquietanti, aspetti che è meglio risolvere in qualche modo. Il modo più semplice e alla portata della cultura dei Selciani (gli abitanti di Selci) di una volta era quello di addomesticare l’ignoto riconducendolo a dimensioni familiari e magari anche un poco ridicole, quindi in qualche modo esorcizzandolo. Così le due figure scolpite su quelle lastre accanto alle quali i Selciani erano costretti a passare sia di giorno, cosa ancora sopportabile, ma peggio di notte quando le scarse luci stradali creavano ombre inquietanti, sono state felicemente riportate a dimensioni “casalinghe” affibbiandogli i nomignoli di Carnevale e Quaresima.
«“Bene… “, è stata la domanda posta a un gruppetto di anziani che sostavano al sole nei pressi dei due personaggi, “…ma chi dei due è Carnevale e chi Quaresima”? Dopo un attimo di esitazione il sagace portavoce del gruppo sentenziò: “Carnevale cade prima di Quaresima, e quindi il primo che si incontra è Carnevale e l’altro è Quaresima”. Se questa non è saggezza popolare…!».
Ma non ci sono solo Carnevale e Quaresima sui muri di Selci. «Superato felicemente l’ostacolo delle due sculture e continuando a fiancheggiare la chiesa, la via si restringe e diventa un passaggio coperto sovrastato dal campanile a vela che ospita ben tre campane. Subito dopo si è di nuovo allo scoperto e qui ci si deve fermare e volgersi all’indietro osservando il muro ai piedi del campanile; presto si noterà emergere dal muro un marmoreo volto femminile. La delicatezza dei lineamenti di questa scultura, certo una dea, insieme con il candore del marmo in cui è stata scolpita contrastano in modo stridente con il rozzo muro scrostato in cui è inserita; ma è proprio questo che la fa risaltare.
«Nulla di monumentale, nulla di grandioso, è vero, ma questo piccolo dettaglio di Sabina non può lasciare senza emozioni. È da auspicare che volto e muro restino così come sono, il volto al suo posto e il muro scrostato.»
Siamo andati a fotografarlo, il volto della dea, e in effetti è ancora lì…