Sandro Penna-Poesie- Mondadori Editore-Biblioteca DEA SABINA
Biblioteca DEA SABINA
-Sandro Penna-Poesie-
-Mondadori Editore.
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Sandro Penna:«Queste sono le poesie che al di fuori di qualsiasi critico io stimo più di tutte. Sarebbero insomma quello che io lascerei ai posteri se posteri esisteranno.» Così nel 1973 Sandro Penna introduceva la propria raccolta di poesie in uscita nei tascabili Garzanti, l’unica assemblata da lui personalmente. I versi, scritti tra il 1939 e il 1958, si presentano straordinariamente compatti per i temi e il linguaggio: quella di Penna è una poesia limpida, che si rifà a una classicità senza tempo e applica la lezione di Dante, Leopardi, Rimbaud, Montale, tra gli altri, senza mai cadere nella maniera. Ma è una poesia solo in apparenza semplice, la cui chiarezza e luminosità non possono che nascere da una zona buia, da un mistero. La sua drammaticità sa ancora incantare il lettore.
Biografia di Sandro Penna-Poeta italiano (Perugia 1906 – Roma 1977). Nelle sue liriche Sandro Penna ha espresso con un’agile grazia epigrammatica – in cui il ricordo dell’antologia greca si fonde felicemente con la lezione degli ermetici – momenti e fermenti di un’intensa brama di vita, tutta sensi, che della sensualità conosce anche i limiti e la malinconia.
Vita
Dopo gli studi commerciali si trasferì a Roma, dove rimase stabilmente tranne che per un breve soggiorno milanese, tentando senza fortuna le attività più disparate, da commesso di libreria a mercante d’arte. Tranne un breve soggiorno milanese, P. è sempre vissuto a Roma; ha collaborato alle maggiori riviste letterarie.
Opere
Precocemente vocato alla poesia, che coltivò in maniera esclusiva (restano un’eccezione le prose narrative, peraltro prossime per toni e temi alla produzione in versi, raccolte in Un po’ di febbre, 1973), fu conosciuto per merito di U. Saba, che favorì la pubblicazione del suo libro d’esordio: Poesie (1939). Come il poeta triestino, che è stato il proverbiale alfiere dell’antiermetismo, P. manifesta il massimo attaccamento nei confronti della realtà quotidiana, non fa mistero del proprio approccio sentimentale e sensuale al mondo che lo circonda, si esprime in una maniera facilmente comprensibile. Qui finisce tuttavia il sabismo di P., la cui poesia, proprio per la mancanza di plausibili termini di riferimento, è stata interpretata come una sorta di naturale reviviscenza alessandrina, frutto insieme di un’arte sapientemente invisibile e di una pagana gioia di vivere l’eros omosessuale. Tanto lontano dalla complessa articolazione tematica della poesia di Saba, quanto estraneo ai rituali iniziatici della poesia ermetica, P. si chiude in uno spazio privilegiato per mettere in scena la ripetizione coatta di una ricerca d’amore condotta con letizia quasi francescana, e trasforma in ossessione formale l’infinita variazione intorno a quell’unico tema. Negata a qualsiasi svolgimento narrativo, la sua poesia coglie i risultati migliori quando si affida a un’ideale brevità epigrammatica o quando consegna a vere e proprie «ariette» melodrammatiche un anacronistico gusto per l’idillio e una sapienza erotica paradossalmente universale. Le singole raccolte di questo ininterrotto canzoniere (Appunti, 1950; Una strana gioia di vivere, 1956; Croce e delizia, 1958; Stranezze, 1976; fino alla post. Il viaggiatore insonne, 1977) sono via via confluite, con l’aggiunta di poesie inedite e giovanili, nelle successive edd. complessive delle Poesie (1957; 1970 [col tit. Tutte le poesie]; 1973; e, post., 1989). Postumi sono anche i voll. Confuso sogno (1980) e Peccato di gola (1989). Nel 2017 è stato edito il volume Penna. Poesie, prose e diari, compiuta sintesi della sua traiettoria umana e artistica.
Fonte-Istituto della Enciclopedia Italiana- on line