Roma-Ruggero Lenci – Ai. Dialoghi sulla forma | Franco Purini – Traslitterazioni di 19 disegni + 1-alla GALLERIA EMBRICE-Biblioteca DEA SABINA
Biblioteca DEA SABINA
Roma-Ruggero Lenci – Ai. Dialoghi sulla forma | Franco Purini –
Traslitterazioni di 19 disegni + 1-alla GALLERIA EMBRICE-
Roma-Alla GALLERIA EMBRICE in mostra stampe di file digitali creati da Ruggero Lenci a partire da 20 disegni originali di Franco Purini. I disegni sono stati trattati e moficati con l’Intelligenza Artificiale in diverse varianti grafiche. In un caso è stato prodotta (senza Ai) una tela e una scultura tramite stampante 3d.
Dal primo marzo al 07 febbraio 2025
personale
Location
GALLERIA EMBRICE
Roma, Via Delle Sette Chiese, 78, (Roma)
Orario di apertura
Dalle 18:00 alle 20:00. Domenica chiuso.
Vernissage
1 Marzo 2025, dalle 18:00
Sito web
Editore
Edizioni Fergen
Autore
Curatore
Autore testo critico
Il Professor Ruggero Lenci, nella sua diuturna attenzione all’offerta tecnica di nuovi strumenti informatici, ha progettato ed elaborato immagini con l’Intelligenza Artificiale a partire dall’Autunno 2024, che ora pubblica in questa mostra e catalogo.
Il soggetto conferma il suo decennale interesse per la figura del Professor Franco Purini, in questo caso per 20 dei suoi circa 2000 disegni eseguiti a inchiostro di china su cartoncino bianco, talvolta colorati e spesso riprodotti nello spazio urbano in grande formato.
Un risultato precoce, su di un tema che inquieta la società intera e, in questa, la comunità del progetto grafico, architettonico e ambientale, coerentemente all’istanza strutturale dell’aggiornamento scientifico in campo accademico.
Lenci si confronta con questo relativamente piccolo esperimento, a tutto campo col nuovo strumento: mettendo le mani in pasta, come succedeva quaranta anni fa in ambito accademico con i primi computer, con dischi grandi come un 33 giri: l’unica via per capire era, come diceva Eugenio Battisti agli studenti di Architettura di Roma Sapienza in visita a Penn State University, affrontare il rapporto diretto con la macchina.
Fino a pochi anni prima, con i grandi computer a schede e plotter a penne, il rapporto col nuovo strumento era remoto; bisognava andarli a scovare, come fecero per il Concorso per la Nuova Università della Calabria ad Arcavacata, Elena Mortola e Alessandro Giangrande alla fine degli anni 1970, nelle stanze che la alloggiavano a Via Gramsci.
L’elemento più evidente di questo lavoro è l’introduzione del colore: il Farbe, che fu uno degli elementi straordinari di sorpresa inseriti dal mercato alla Werkbundausstellung di Colonia nel 1914, accanto alle testimonianze del successo industriale.
Come allora, un colore di straordinaria efficacia.
Lenci presenta oltre 30 variazioni su 20 disegni di Purini eseguiti nel corso degli anni, alcune delle quali consentono di leggere un primo chiaro risultato: l’acquisizione di una completa plasticità dell’oggetto e conseguentemente di profondità spaziali che molti degli originali non potevano mostrare fino a questo punto. In questi casi, in definitiva, AI disvela possibilità ulteriori di controllo delle scelte progettuali fin nel dettaglio.
Si apre dunque il quesito: qual è il peso dell’Intelligenza Artificiale sul progetto di Architettura? È indubbio che programmi quali Autocad, Rynoceros, Revit abbiano avuto una forte influenza. Rynoceros in particolare, consentendo di operare con una modalità quasi plastica sulla forma architettonica, ha contribuito ad aprire la fase di anarchia ancora presente nell’Architettura contemporanea, mettendo a disposizione un patrimonio infinito di opzioni figurative.
Guardando con attenzione alcuni campioni dell’esperimento Lenci, superando l’immediata percezione figurativa, qualche indicazione si può cogliere: ad esempio nei casi in cui, nella manipolazione del disegno originale l’Autore trova degli spazi nei quali costruisce delle sue geometrie architettoniche caratterizzate da una notevole complessità: come se vi fossero degli spazi architettonici che già si celavano nell’originale. Potrà forse questo significare che AI suggerirà ella stessa i molteplici possibili sviluppi del progetto, fin dal primo segno tracciato dall’Architetto, come oggi i nostri telefoni anticipano il nome o la frase che ci accingiamo a scrivere? Ma c’è un fatto da tenere a mente. Qualunque nuovo strumento di manipolazione dell’informazione si confronta col tema dell’autenticità e, in ultima analisi, della verità. Tema già aperto a livello individuale negli anni 1970, come sosteneva Kenneth Gergen, Psicologo Sociale basato a Swarthmore, Pennsylvania: un io superfilled, troppo pieno per la quantità di informazioni, può mentire perfettamente convinto di dire il vero. Questione base quanto alla Storia e ai percorsi didattici, continuamente sotto l’attacco del potere che tenta continuamente, anche in Italia, di riscrivere e riformare, come nei casi estremi delle Dinastie Imperiali cinesi, che – i synology mi perdonino l’approssimazione – bruciavano le biblioteche dei predecessori e uccidevano i loro intellettuali. Sindrome potenzialmente letale nel nostro tempo di crisi della civiltà, come nel 1935 scriveva Johan Huizinga: allora l’ascesa del Nazismo, oggi la fine del diritto internazionale e del libero scambio, la trasformazione delle democrazie in oligarchie e il consolidamento dei regimi autoritari.
Lenci, nell’incertezza fra riscrittura e traslitterazione, sceglie alla fine questo secondo termine, apparentemente più sicuro e neutrale, e ne cita per intero una circostanziata definizione. L’aspetto sperimentale della proposta soffre ovviamente del naturale entusiasmo per i risultati indubbiamente shining sul piano figurativo. Una vera traslitterazione avrebbe forse richiesto un solo nuovo carattere per ognuno di quelli puriniani, e AI non è uno strumento di scrittura, ma piuttosto di modifica, pilotata da un prompt e da un set di settaggi dei caratteri del testo esistente.
Ammesso che i disegni scelti si possano definire una scrittura, l’operazione fatta con AI non si traduce in una nuova scrittura: per questo i caratteri dovrebbero essere univoci, per non proporre multiple varianti su ognuno di quelli di partenza. Ma forse neanche si può parlare di contraffazione, termine che avevo inizialmente proposto all’Autore.
Il testo spesso presenta varie interpretazioni di ciascun originale, ed è forse compito del l’osservatore costruire una sequenza univoca, scegliendo per ognuno di essi una traslitterazione come carattere del nuovo linguaggio tra quelli che Ruggero Lenci ha riscritto in più modalità, sondando molteplici possibilità di sviluppo.
E se volessimo trovare un sistema coerente di nuovi segni, dovremmo forse giocare al ribasso, scartando proprio quelle proposte sulle quali l’autore delle traslitterazioni si è meglio espresso sul piano figurativo.
Carlo Severati