Roma –Debutta al Teatro Lo Spazio lo spettacolo “UN TENTATIVO DI COMMEDIA”-Biblioteca DEA SABINA
Biblioteca DEA SABINA
Roma –Debutta al Teatro Lo Spazio lo spettacolo “UN TENTATIVO DI COMMEDIA”-
Roma-Debutta in prima assoluta al Teatro Lo Spazio, dal 28 febbraio al 2 marzo, UN TENTATIVO DI COMMEDIA, spettacolo scritto e diretto da Giovanni Serratore.In una casa da cui è vietato uscire vivono insieme il Papà, in passato forte e bello con la passione per le donne e del vino, ora affetto da Alzheimer. La Mamma con le sindromi della malata immaginaria e dell’abbandono, che stringe sempre tra le mani una pianta di cactus. La Figlia su una sedia a rotelle, che sbava in continuazione e non parla. Il Papà e la Mamma portano avanti i loro litigi quotidiani accusandosi della loro attuale condizione di vita ma soprattutto della morte del Figlio. E l’esistenza dei tre si consuma lentamente in questo acquario grottesco, immobile e senza tempo fino a quando, una notte, qualcuno non busserà alla porta della loro vita e, da lì in poi, le cose non cambieranno per sempre.
UN TENTATIVO DI COMMEDIA
Scritto e diretto da Giovanni Serratore
Con Sabrina Iorio, Sergio Brenna, Grazia Maria La Ferla, Francesco Sferrazza Papa
Assistente alla regia Annalisa Salis
Scenografia Giulia Dastoli
Costumi Giulia Balbi
DAL 28 FEBBRAIO AL 2 MARZO
TEATRO LO SPAZIO- ROMA
Note di Regia-Partiamo dal titolo: usare la parola metateatrale “Un tentativo di commedia”, che rimanda a un genere teatrale, denota e vorrebbe essere una denuncia, anche ironica se vogliamo, sulla condizione del teatro, e dell’arte in generale, oggi: la destrutturazione postmoderna quando non si limita a gioco condiviso ma sacrifica il racconto di una storia – non curando così una parte importante del pubblico, quello popolare che, sappiamo, sempre più numeroso si disaffeziona dall’andare al teatro – tale destrutturazione cade solo nel peccato della speculazione onanistica,o nel migliore dei casi, gode dell’apprezzamento dei soli addettissimi ai lavori. Ma anche una denuncia della società occidentale contemporanea, del fare un tipo di teatro che molto spesso vuole porre l’accento su un aspetto: quello del leggero e spensierato intrattenimento.
Che seppur indispensabile alla vita e alla società, dal mio punto di vista non rappresenta, in questo particolare periodo storico, L’Urgenza. In sintesi: gurdiamoci intorno, c’è veramente così tanto da ridere? Ho i miei grandissimi dubbi. C’è speranza? E, in riferimento allo spettacolo stesso, c’è catarsi? La risposta sarà affidata al singolo spettatore.
Più che di una commedia potremmo, infatti, parlare di una tragedia a tinte comiche, spesso grottesche, o di una commedia onirica e surreale a caratteri fortemente tragici. Ridere e piangere insieme. Di felicità o malessere. Come nella vita sempre succede. Un tentativo di commedia si pone infatti anche come primo passo di un’indagine personale che punterebbe a indagare le contraddizioni insite nell’uomo e nella società contemporanei, partendo da un nucleo famigliare abbastanza “particolare” (ma poi così tanto atipico?). I tre personaggi della vicenda: Padre, Madre, Figlia (più che altro degli archetipi), rinchiusi in un non luogo, all’infuori del quale cui imperversano una pioggia incessante e lo scoppio di bombe, con i loro conflitti interiori, risentimenti, rimpianti e attraverso la Parola, lottano e si “massacrano” a vicenda, creano un mondo-acquario che verràmodificato, forse, quando l’Altro, l’elemento esterno, lo straniero, metterà il loro quotidiano e le loro convinzioni in crisi, in una sorta di interiore e personale “discesa agli inferi”.
Un microcosmo che non da risposte, pone solo delle domande e che si pone l’obiettivo di rispecchiare il macrocosmo non solo della nostra contemporaneità nichilista ma anche, per certi versi, della condizione umana, e in cui lo spettatore, si spera, riuscirà a riconoscere e a rifletteresulle proprie paure, desideri, passioni, gioie, nostalgie, errori e speranze, laddove ne abbia ancora.
Tutto questo mettendo al centro del lavoro della messa in scena il mezzo più potente che il Teatro abbia a disposizione: l’ATTORE, con il suo corpo e il corpo della sua parola. Lo spettacolo, infatti, è costruito con pochissimi elementi scenici: un televisore, una pianta di cactus e una sedia a rotelle che sono delle vere e proprie protesi dei personaggi. Saranno gli attori, aiutati dalle luci e da pochissimi elementi sonori a creare questo particolare mondo. Il lavoro della messa in scena mira, infatti, a porre l’attenzione su alcuni punti, per me imprescindibili, dell’atto teatrale:
LA VERITA’/CREDIBILITA’: -DELL’ATTORE: DEI SUOI SENTIMENTI E DEL SUO STARE
ORGANICAMENTE IN SCENA -DELLA RELAZIONE/RAPPORTO TRA I PERSONAGGI E CON LO
SPETTATORE-DELL’ACCADIMENT
Per arrivare a creare anche un solo istante di Poesia. Si spera che una messa in scena del genere, oltre che a far divertire, possa accompagnare lo spettatore non per forza in una storia classicamente intesa, ma soprattutto nel regno delle emozioni e possa porre l’attenzione e una riflessione, ripeto, sul nostro presente, sulla nostra contemporaneità e che sproni lo spettatore stesso a porsi in dialogo con il passato per provare a rivoluzionare il futuro.
ORARI SPETTACOLO
VENERDI ORE 21:00
SABATO ORE 18:00
DOMENICA ORE 17:00
TEATRO LO SPAZIO VIA LOCRI 42/44 ROMA
Fermata metro San Giovanni
PER INFO E PRENOTAZIONI
06/77076486 Cell. 3397759351
info@teatrolospazio.it