Roberto Carnero -Pier Paolo Pasolini. Morire per le idee-Biblioteca DEA SABINA
Biblioteca DEA SABINA
Roberto Carnero -Pier Paolo Pasolini. Morire per le idee
Descrizione del libro di Roberto Carnero-Le opere di Pier Paolo Pasolini (dalla poesia alla narrativa, dal teatro al cinema, dal giornalismo alla critica letteraria) vanno lette come un tutt’uno, in cui le diverse fasi di un lavoro artistico articolato si intersecano continuamente in un discorso creativo in costante evoluzione. Roberto Carnero indaga questa “opera totale” senza scinderne i vari generi, ma riportando le molteplici esperienze alla coerenza di un percorso artistico unitario. In particolare vengono scanditi in modo lineare i grandi temi pasoliniani: la giovinezza in Friuli, la vocazione poetica e la scoperta dell’omosessualità; il contrastato rapporto con la religione e con la politica; la scoperta del sottoproletariato romano negli anni cinquanta; la nostalgia del passato e la fuga verso un impossibile altrove spazio-temporale; la fase apocalittica degli ultimi anni, prima di una morte tragica ancora avvolta nel mistero.
L’Autore–Roberto Carnero insegna Letteratura italiana all’Università di Bologna, presso il Dipartimento di Interpretazione e Traduzione (Campus di Forlì). Critico letterario ed editorialista per varie testate, tra cui “Avvenire”, “Il Piccolo” e “Famiglia Cristiana”, per Bompiani è autore dei saggi Pasolini. Morire per le idee, Il bel viaggio. Insegnare letteratura alla Generazione Z e Lo scrittore giovane. Pier Vittorio Tondelli e la nuova narrativa italiana. Presso Giunti TVP – Treccani ha pubblicato con Giuseppe Iannaccone una fortunata storia e antologia della letteratura italiana per le scuole superiori, la cui nuova editio maior si intitola Il magnifico viaggio.
Pier Paolo Pasolini – nasce a Bologna il 5 marzo 1922. Poeta, scrittore, regista, sceneggiatore, drammaturgo, giornalista, è uno dei maggiori artisti e intellettuali italiani. Dotato di un’eccezionale versatilità culturale, si distinse in numerosi campi, lasciando contributi come cineasta, pittore, romanziere, linguista, traduttore e saggista non solo in lingua italiana, ma anche friulana. Attento osservatore dei cambiamenti della società italiana dal secondo dopoguerra sino alla metà degli anni Settanta, suscitò spesso forti polemiche e accesi dibattiti per la radicalità dei suoi giudizi, assai critici nei riguardi delle abitudini borghesi e della nascente società dei consumi, come anche nei confronti del Sessantotto e dei suoi protagonisti. Il suo rapporto con la propria omosessualità è stato al centro del suo personaggio pubblico. Semplicemente un grande classico del Novecento.
Pier Paolo Pasolini, poeta della contraddizione
Il critico letterario Guido Davico Bonino racconta il poeta Pasolini e la sua complessità dovuta proprio alle sue molte contraddizioni umane e artistiche. Luciano Virgilio legge un testo giovanile di Pasolini, “En lenga furlana”, e alcune poesie estratte da “La meglio gioventù”, “Mi contenti” (traduzione “Mi accontento”); da “L`usignolo della Chiesa Cattolica”: “Carne e cielo”; da “Poesie inedite”: “Correvo nel crepuscolo fangoso”; da “Le ceneri di Gramsci”: “Il pianto della scavatrice” (parte II); da “Poesia in forma di rosa”: “Frammento epistolare, al ragazzo di Codignola”. Un percorso attraverso lo sfogo commosso e la confessione dolorosa tipici della poetica pasoliniana.La personalità, il pensiero e la creatività di Pasolini, figlio della maestra casarsese Susanna Colussi, animò geniali esperimenti didattici alternativi che gli valsero l’appellativo di “maestro mirabile”. La prima scuola fu aperta con la madre a Versuta, in provincia di Pordenone, nell’ottobre del 1944. Nel villaggio mancava la scuola e i ragazzi dovevano percorrere più di un chilometro per raggiungere la loro sede scolastica, Susanna e Pierpaolo decidono così usare la loro casa come scuola gratuita. Poi arriva l’incarico ufficiale: per due anni, dal 1947 al 1949, a Pasolini è affidato l’incarico di insegnare materie letterarie alla prima media della scuola di Valvasone, che raggiungeva ogni mattina in bicicletta. Denunciato per corruzione di minore e atti osceni in luogo pubblico, perde la cattedra e viene espulso dal PCI di Udine. Nel 1950 è a Roma e riesce a ottenere un posto di insegnante presso una scuola media di Ciampino, dove insegnerà fino al 1953. Il didatta Pasolini rimane sempre in prima linea, nel fuoco di una militanza pedagogica tanto dolcemente affettuosa verso il popolo e i suoi giovani figli, quanto implacabilmente violenta contro la borghesia neocapitalistica, imputata dell’imposizione totalitaria di modelli mercantili e edonistici. Un “pedagogo di massa”, lucido e combattivo anche nel disperato periodo corsaro degli anni Settanta. Dice Vincenzo Cerami: “Anche la sua saggistica aveva un fondo pedagogico, la sua era un’ispirazione filologica, una spinta all’indagine”.
Pasolini uomo contro
Pasolini si è sempre distinto per l’indipendenza del pensiero, caratteristica che lo ha portato ad essere osteggiato continuamente da fronti diversi. Fanno molto scalpore, ad esempio, le sue dichiarazioni a seguito dei fatti di Valle Giulia del 1968, i suoi giudizi sulla televisione e le sue personali letture del Vangelo. Quando nel 1968 presenta il film “Teorema” alla mostra del cinema di Venezia le reazioni sono violente. La Procura di Roma sequestra il film “per oscenità e per le diverse scene di amplessi carnali alcune delle quali particolarmente lascive e libidinose e per i rapporti omosessuali tra un ospite e un membro della famiglia che lo ospitava”. Poco dopo la Procura di Genova mette al bando il film con un analogo provvedimento. Il processo contro Pasolini e il produttore Donato Leoni si apre il 9 novembre 1968 con l’escussione del regista. Il Pubblico Ministero Luigi Weiss chiede la reclusione di sei mesi di entrambi gli imputati e la distruzione integrale dell’opera. Il 23 novembre 1968, dopo un’ora di camera di consiglio, il Tribunale di Venezia assolve Pasolini e Leoni dall’accusa di oscenità annullando il bando del film con la seguente sentenza: “Lo sconvolgimento che Teorema provoca non è affatto di tipo sessuale, è essenzialmente ideologico e mistico. Trattandosi incontestabilmente di un’opera d’arte, Teorema non può essere sospettato di oscenità”.
Pasolini uomo di fede
In primo piano le origini di Pasolini: la religiosità popolare che incontra il comunismo, il fascino esercitato dalla figura di Gesù di Nazareth che lo porta, nel 1963, a un lungo viaggio in Palestina e, poi, al film “Il Vangelo secondo Matteo”. Anche in altri film affronta le tematiche religiose e progetta una pellicola dedicata a san Paolo, rimasta solo sulla carta.
I giudizi su di lui sono contrastanti: da una parte papa Giovanni XXIII “benedice” il Vangelo secondo Matteo, dall’altra Pasolini viene processato, e assolto, per vilipendio alla religione dopo il cortometraggio “La ricotta”. Ma a chi lo accusa di offendere la fede, Pasolini risponde che il vero nemico della religione è un altro: il consumismo. Anche se si rende conto che questa è una battaglia persa. L TEMPO e LA STORIA”
Comunista, ateo, anarchico. Eppure religiosissimo. Una contraddizione apparente, in uno dei più complessi e trasgressivi intellettuali italiani: Pier Paolo Pasolini raccontato dal professor Alberto Melloni.
La morte
Nella notte tra il 1º novembre e il 2 novembre 1975 Pasolini fu ucciso in maniera brutale: percosso e travolto dalla sua stessa auto sulla spiaggia dell’Idroscalo di Ostia, vicino Roma. Il cadavere massacrato venne ritrovato da una donna alle 6:30 circa. Sarà l’amico Ninetto Davoli a riconoscerlo. L’omicidio fu commesso da un “ragazzo di vita”, Pino Pelosi di Guidonia, di diciassette anni, già noto alla polizia come ladro di auto, fermato la notte stessa alla guida dell’auto di Pasolini. Pelosi affermò di essere stato avvicinato da Pasolini nelle vicinanze della Stazione Termini, presso il Bar Gambrinus di Piazza dei Cinquecento, e da questi invitato sulla sua vettura, dietro la promessa di un compenso in denaro.
Dopo una cena offerta dallo scrittore, nella trattoria Biondo Tevere nei pressi della Basilica di San Paolo, i due si diressero alla periferia di Ostia. Secondo le carte processuali la tragedia sarebbe scaturita a seguito di una lite per pretese sessuali di Pasolini alle quali Pelosi era riluttante, degenerata in un alterco fuori dalla vettura. Il giovane sarebbe stato minacciato con un bastone del quale si sarebbe impadronito per percuotere Pasolini fino a farlo stramazzare al suolo. Quindi, salito a bordo dell’auto dello scrittore, l’avrebbe travolto più volte con le ruote, sfondandogli la cassa toracica e provocandone la morte.
Pelosi venne condannato in primo grado per omicidio volontario in concorso con ignoti. Il 4 dicembre 1976 la Corte d’Appello, pur confermando la condanna dell’unico imputato, riformava parzialmente la sentenza di primo grado escludendo ogni riferimento al concorso di altre persone nell’omicidio. Dopo aver mantenuto invariata la sua assunzione di colpevolezza per trent’anni, nel corso di un’intervista televisiva nel maggio 2005, Pelosi ha affermato a sorpresa di non essere l’esecutore materiale del delitto e che l’omicidio era stato commesso da altre tre persone, giunte su una autovettura targata Catania, che a suo dire parlavano con accento “calabrese o siciliano”.
Molti intellettuali e amici dello scrittore (da Laura Betti a Oriana Fallaci, da Enzo Siciliano a Sergio Citti) hanno avanzato dubbi sulla ricostruzione del delitto. Il 22 marzo 2010 Walter Veltroni ha scritto all’allora Ministro della Giustizia Angelino Alfano una lettera aperta, pubblicata sul Corriere della sera, chiedendogli la riapertura del caso e sottolineando che Pasolini è morto negli anni ’70, “anni cui si facevano stragi e si ordivano trame”. Il 1º aprile del 2010 l’avvocato Stefano Maccioni e la criminologa Simona Ruffini hanno raccolto la dichiarazione di un nuovo testimone che ha aperto indagini che sono state definitivamente archiviate all’inizio del 2015. Le nuove indagini non hanno portato infatti a nulla di nuovo rispetto alla sentenza, se non ad alcune tracce di Dna sui vestiti dello scrittore. Tracce però di impossibile attribuzione e impossibili da collocare temporalmente.