Ricordo di Elena Gianini Belotti- scrittrice e pedagogista-Biblioteca DEA SABINA
Biblioteca DEA SABINA
Ricordo di Elena Gianini Belotti- scrittrice e pedagogista-
Elena Gianini Belotti – Pedagogista e scrittrice italiana (Roma 1929 – ivi 2022). Cofondatrice e direttrice (1960-80) del Centro Nascita Montessori di Roma, in cui ha formato le gestanti all’accudimento e allo sviluppo relazionale del neonato, ha fornito imprescindibili contributi alle teorie delle diseguaglianze di genere, denunciando i condizionamenti di ruolo su base sessuale impliciti nei paradigmi educativi tradizionali. Autrice del saggio Dalla parte delle bambine (1973), pietra miliare negli studi di genere, qui ha denunciato la natura culturale delle diversità caratteriali tra maschio e femmina, riconducendole all’imposizione di modelli coercitivi in grado di ridurre l’identità individuale ai modelli socialmente condivisi, limitando aspirazioni e prospettive del sesso femminile. Cofondatrice con D. Maraini nel 1992 del gruppo di scrittrici Controparola, tra le sue pubblicazioni occorre citare i saggi Che razza di ragazza (1979), Prima le donne e i bambini (1980), Non di sola madre (1983), Amore e pregiudizio. Il tabù dell’età nei rapporti sentimentali (1988); i romanzi Il fiore dell’ibisco (1985), Pimpì Oselì (1995), Apri le porte all’alba (1999), Pane amaro (2006) e Onda lunga (2013); il testo biografico Prima della quiete. Storia di Italia Donati (2003). Grande Ufficiale Ordine al Merito della Repubblica Italiana (2010). Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani –
Biografia di Elena Gianini Belotti (Roma, 2 dicembre 1929 – Roma, 24 dicembre 2022) è stata una scrittrice, pedagogista e insegnante italiana.
Di origine bergamasca, lavorò a lungo nel campo dell’assistenza all’infanzia. Fu chiamata, nel 1960, a dirigere il primo Centro Nascita Montessori a Roma, che diresse fino al 1980. Nel 1973 pubblicò per Feltrinelli il saggio Dalla parte delle bambine. Il libro, dedicato al condizionamento precoce della donna, ebbe uno straordinario e durevole successo.
Nel 1980 pubblicò, per Rizzoli, Prima le donne e i bambini, sempre sul tema dei condizionamenti sociali di genere.
In Pimpì oselì, edito da Feltrinelli nel 1995, tratteggiò magistralmente la vita quotidiana dei bambini delle valli bergamasche e delle borgate romane durante il periodo fascista, vista con gli occhi di una bambina, ponendo l’accento sulla durezza della povertà e sulla separazione di genere.
Nel 2003 scrisse il romanzo Prima della quiete, in cui raccontò la triste storia di Italia Donati.
Nel 2007 Loredana Lipperini pubblicò sempre per Feltrinelli Ancora dalla parte delle bambine, aggiornamento dei temi trattati 35 anni prima da Elena Gianini Belotti, che pur proseguendo negli anni l’attività di saggista si dedicò con successo alla scrittura per l’infanzia. Con Il fiore dell’ibisco vinse il Premio Napoli; con Prima della quiete il Premio Grinzane Cavour.Fonte Wikipedia
Ricordo di Elena Gianini Belotti– scrittrice e pedagogista- è morta a Roma il 24 dicembre 2022-
Roma- 25 dicembre 2022-È morta ieri. 24 dicembre, a 93 anni la scrittrice e pedagogista italiana Elena Gianini Belotti, nota soprattutto per i suoi saggi sui condizionamenti di genere nella società e nell’educazione, come Dalla parte delle bambine, del 1973, e Prima le donne e i bambini, del 1980. Entrambi negli anni sono stati molto citati da chi si è occupato di questi temi, che Gianini Belotti fu tra le prime ad affrontare. Scrisse anche alcuni romanzi, tra i quali uno dei più noti è Prima della quiete, sulla storia dell’insegnante Italia Donati, morta suicida dopo una storia di diffamazione che la coinvolse. Nel 1960 Gianini Belotti contribuì a fondare il Centro Nascita Montessori di Roma, un’associazione di volontariato che si occupa ancora oggi di fare ricerca e sviluppo in ambito educativo, sociale e sanitario sui neonati. Ne fu direttrice per vent’anni. (da Il Post)
Nel libro “Dalla parte delle bambine” scrisse della tradizionale differenza di carattere tra maschio e femmina, non dovuta a fattori “innati”, bensì ai “condizionamenti culturali” che l’individuo subisce nel corso del suo sviluppo. Questa la tesi appoggiata da Elena Gianini Belotti e confermata dalla sua lunga esperienza educativa con genitori e bambini in età prescolare. Ma perché solo “dalla parte delle bambine”? Perché questa situazione è quasi tutta “a sfavore del sesso femminile”. La cultura alla quale apparteniamo come ogni altra cultura si serve di tutti i mezzi a sua disposizione per ottenere dagli individui dei due sessi il comportamento più adeguato ai valori che le preme conservare e trasmettere: fra questi anche il “mito” della “naturale” superiorità maschile contrapposta alla “naturale” inferiorità femminile. In realtà non esistono qualità “maschili” e qualità “femminili”, ma solo “qualità umane”. L’operazione da compiere dunque “non è di formare le bambine a immagine e somiglianza dei maschi, ma di restituire a ogni individuo che nasce la possibilità di svilupparsi nel modo che gli è più congeniale, indipendentemente dal sesso cui appartiene”.
Biografia di Elena Gianini Belotti (Roma, 2 dicembre 1929 – Roma, 24 dicembre 2022) è stata una scrittrice, pedagogista e insegnante italiana.
Di origine bergamasca, lavorò a lungo nel campo dell’assistenza all’infanzia. Fu chiamata, nel 1960, a dirigere il primo Centro Nascita Montessori a Roma, che diresse fino al 1980. Nel 1973 pubblicò per Feltrinelli il saggio Dalla parte delle bambine. Il libro, dedicato al condizionamento precoce della donna, ebbe uno straordinario e durevole successo.
Nel 1980 pubblicò, per Rizzoli, Prima le donne e i bambini, sempre sul tema dei condizionamenti sociali di genere.
In Pimpì oselì, edito da Feltrinelli nel 1995, tratteggiò magistralmente la vita quotidiana dei bambini delle valli bergamasche e delle borgate romane durante il periodo fascista, vista con gli occhi di una bambina, ponendo l’accento sulla durezza della povertà e sulla separazione di genere.
Nel 2003 scrisse il romanzo Prima della quiete, in cui raccontò la triste storia di Italia Donati.
Nel 2007 Loredana Lipperini pubblicò sempre per Feltrinelli Ancora dalla parte delle bambine, aggiornamento dei temi trattati 35 anni prima da Elena Gianini Belotti, che pur proseguendo negli anni l’attività di saggista si dedicò con successo alla scrittura per l’infanzia. Con Il fiore dell’ibisco vinse il Premio Napoli; con Prima della quiete il Premio Grinzane Cavour.
Fonte Wikipedia
chi raccoglierà l’eredità di Elena Gianini Belotti?
Alessandra Fraissinet e Laura Onofri discutono l’eredità lasciata dalla pedagogista romana Elena Gianini Belotti, fra le prime a occuparsi di condizionamenti di genere : chi sta oggi ‘dalla parte delle bambine’?
La direzione del Centro Nascita Montessori di Roma e i saggi Dalla parte delle bambine e Prima le donne e i bambini
Elena Gianini Belotti è morta lo scorso 24 dicembre. Pedagogista, scrittrice, insegnante, era nata a Roma nel 1929, da genitori bergamaschi. Nel 1960 aveva contribuito a fondare il Centro Nascita Montessori di Roma, guidato da lei per vent’anni, supportando molte donne nella preparazione al parto e nella crescita di neonate e neonati. Un’educazione alla cura, al di là dei condizionamenti di genere che limitano il libero sviluppo della persona, come aveva raccontato nei due saggi per cui è più nota: Dalla parte delle bambine, del 1973, e Prima le donne e i bambini, del 1980.
Laura Onofri, presidentessa del comitato torinese dell’associazione Se non ora, quando?: Gianini Belotti ha portato consapovolezza sui condizionamenti di genere
«Gianini Belotti ha avuto un ruolo determinante. Quando è uscito Dalla parte delle bambine c’era ancora poca letteratura che parlasse di condizionamenti di genere», spiega Laura Onofri, presidentessa del comitato torinese dell’associazione Se non ora, quando? e componente del Coordinamento nazionale dei comitati. «I modelli culturali che venivano proposti alle bambine, dalla pubblicità ai libri scolastici, dalla scuola alla televisione, erano stereotipati. Le bambine dovevano essere prima di tutto belle, le donne mamme accudenti e contente di occuparsi della casa e della cucina. Modelli considerati come normali, nessuno li metteva in dubbio. Non c’era l’idea che una donna potesse fare qualsiasi lavoro, che non fosse solo angelo del focolare o adatta a svolgere lavori come la maestra, la cuoca, la sarta».
Bambine belle e donne madri e casalinghe: stereotipi che nessuno metteva in discussione
Gianini Belotti ha avuto il merito di evidenziare quanto questi modelli fossero frutto di convenzioni, dimostrando come non esistano, per citarla, qualità maschili o femminili, solo qualità umane. Il suo messaggio è chiaro, ed è il prodotto di una lunga esperienza educativa e degli studi portati avanti in ambito pedagogico: non esistono caratteri femminili o maschili predeterminati. Ruoli e preferenze di genere sono il frutto di costruzioni sociali.
«Ha squarciato il velo. Dal suo libro sono fioriti nuovi studi, ricerche, idee», prosegue Onofri. Nonostante sia scritto da una pedagogista, Dalla parte delle bambine è riuscito a diventare un classico, anche al di là del movimento femminista.
Dal 1973 ad oggi, Dalla parte delle bambine resta un libro rivoluzionario
Un saggio di pedagogia ancora estremamente attuale anche se figlio della propria epoca. «Il libro è scritto con un linguaggio binario, che oggi si sta cercando di superare. Ma la cosa sconvolgente è che per tanti aspetti potrebbe essere stato pubblicato ieri», interviene Alessandra Fraissinet, ideatrice con Annalisa Sirignano del podcast ‘Ti leggiamo una femminista’.
Alessandra Fraissinet, co-ideatrice del podcast Ti leggiamo una femminista
Tra i pregi del libro, quello di mostrare come molti condizionamenti lavorino in noi a livello inconscio. «Un esempio è quello dell’allattamento, descritto bene nel saggio, che analizza la differenza di atteggiamento delle mamme, disposte ad allattare più a lungo i maschi, considerati per natura più voraci. Alle bambine è invece dedicato meno tempo, in loro l’avidità di cibo è mal tollerata», spiega Fraissinet. Grande attenzione va anche prestata a quei modi di dire cui non facciamo caso, ma che in realtà celano un intento discriminatorio. «’Auguri e figli maschi’ è un esempio citato anche da Gianini Belotti. Le parole sono importanti, sono strumenti in grado di modellare il nostro pensiero e la nostra realtà».
Laura Onofri e la società che non abbandona gli stereotipi: «Dispiace ci sia ancora così tanta strada da fare»
Sono passati cinquant’anni dalla pubblicazione di Dalla parte delle bambine. Com’è cambiata la nostra società? «Le cose non sono cambiate molto, purtroppo. Se guardiamo ai giochi, troviamo ancora grandi differenze: bambole e passeggini pensati per le bambine, giochi di azione e sport pensati per i bambini. Anche nei libri di testo adottati nelle scuole permangono modelli stereotipati. Ce ne siamo resi conto facendo un’analisi sulle immagini dei testi adottati per la scuola primaria a Torino nel 2017», interviene Onofri.
La differenziazione nei giochi per maschi e femmine e la letteratura per l’infanzia
Alla scelta dei giochi e alla letteratura per l’infanzia Gianini Belotti dedica un capitolo del libro. Scrive la pedagogista nel 1973: «La differenziazione nei giochi imposta ai maschi e alle femmine è tale che gusti ‘particolari’ in fatto di giochi dopo l’età di quattro-cinque anni cominciano veramente a significare che il bambino o la bambina non hanno accettato i loro ruoli e che quindi qualcosa non ha funzionato». Modelli di genere rigidi e convenzionali continuano a essere trasmessi anche oggi. «Lo vediamo tutti i giorni con la pubblicità. Pur essendo attivo un Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria, siamo indietro. Ci vorrebbe una legge affinché certe pubblicità sessiste e piene di stereotipi non vengano neanche mandate in onda o stampate sui cartelloni», commenta Onofri. «Dispiace che dopo tutti questi anni ci sia ancora così tanta strada da fare come società per raggiungere l’equità. Occorre sottolinearlo: la permanenza di stereotipi incide a vari livelli, crea una cultura in cui le donne possono più facilmente subire molestie sessuali e violenze», chiarisce Onofri.
Verso il superamento del sessismo nella lingua italiana: Giornaliste Libere Unite Autonome (GiULiA) e la guida Donne, grammatica e media
Qualche passo avanti è stato fatto. La consapevolezza sull’identità di genere è aumentata, così come anche l’attenzione verso il linguaggio. «Il linguaggio è l’ambito nel quale si è lavorato di più. Qualcosa è cambiato nei media, sui quotidiani, in tv. Un merito lo hanno avuto le giornaliste, specialmente quelle facenti capo a GiULiA Giornaliste Libere Unite Autonome, che nel 2014 presentarono Donne, grammatica e media. Una guida ad uso delle redazioni con indicazioni pratiche e suggerimenti sull’uso dell’italiano», prosegue Onofri.
Alma Sabatini e le Raccomandazioni per un uso non sessista della lingua italiana del 1986
La consapevolezza sull’uso del linguaggio comincia ad affermarsi in Italia nel corso degli anni Ottanta. Nel 1986 vengono diffuse le Raccomandazioni per un uso non sessista della lingua italiana a cura di Alma Sabatini. «Sabatini è stata la prima importante saggista, linguista e femminista a porre in evidenza la connessione tra permanenza degli stereotipi che ostacolano la piena realizzazione delle donne e una lingua italiana maschilista. Tredici anni dopo l’uscita di Dalla parte delle bambine con queste raccomandazioni si puntò il dito su un altro tipo di condizionamento, su quanto il linguaggio fosse importante, su quanto potesse rivelare di quello che siamo. Ancora oggi permangono resistenze sulla declinazione al femminile di alcune cariche, ruoli e professioni, un tempo prettamente maschili. Anche tra le donne, che percepiscono come una deminutio il fatto di farsi chiamare, ad esempio, avvocata», spiega Onofri.
Per una società equa, paritaria e libera da stereotipi
L’obiettivo da raggiungere è chiaro secondo la rappresentante di Se non ora, quando?: «Una società più equa e paritaria, libera da stereotipi, è una società migliore per tutte le persone, indipendentemente dal genere. Questo processo di liberazione va anche a favore di bambini, ragazzi e uomini. Un bambino che viene redarguito perché esprime le proprie emozioni piangendo non è un bambino felice: è represso. Un bambino che vorrebbe iscriversi a un corso di danza ma non gli è consentito perché non confacente al suo sesso biologico non è un bambino felice: è represso nella sua spontaneità». Come scrive Gianini Belotti: «L’operazione da compiere non è quella di tentare di formare le bambine a immagine e somiglianza dei maschi, ma di restituire a ogni individuo che nasce la possibilità di svilupparsi nel modo che gli è più congeniale, indipendentemente dal sesso cui appartiene».
Puntare su famiglie, scuole e nuove leggi contro la discriminazione
Su quali elementi lavorare per consentire alla nostra società di evolvere verso una maggiore equità? Onofri ritiene si debba intervenire su due fronti. Il primo fronte è sociale e culturale. «Le associazioni possono fare molto nell’opera di sensibilizzazione, a partire da docenti e genitori, per diffondere una cultura del rispetto e della parità, in assenza di stereotipi. Credo nel fare rete, nel lavorare insieme: abbiamo bisogno di essere più coese». Il secondo fronte è politico. «Occorre incidere con leggi che rimuovano gli stereotipi. Fare pressione sui decisori politici per inserire norme antidiscriminazione». Una sensibilizzazione che parta dal nucleo famigliare e dalla scuola è indispensabile anche secondo Fraissinet. «La parità si insegna a casa. La famiglia è una società in miniatura, la prima esperienza sociale che vive una persona appena nata. Fondamentale che i genitori possano essere un modello di gestione paritaria dei ruoli. Necessario lavorare anche sull’educazione sessuale nelle scuole, a partire dai primi gradi di istruzione. Diffondere un’educazione che spieghi cos’è il genere e perché i ruoli di genere sono qualcosa che non serve e che, anzi, ci limita».
La lotta femminista deve tradursi in tutele reali
Sebbene mai come ora il dibattito sui diritti delle donne e della comunità LGBTQIA+ sia presente nel nostro quotidiano e a tutte le latitudini si alzino voci di protesta, spesso questo boato non si traduce in tutele reali. Le piazze si riempiono ma il diritto all’aborto, per fare un esempio, nei fatti non è ancora garantito e anzi è sempre messo in discussione. Commenta Onofri: «Anche in Italia abbiamo una buona legge 194 sulla interruzione volontaria della gravidanza che spesso però non viene applicata o non viene applicata in modo corretto. C’è il rischio reale di tornare indietro, basta poco. In Piemonte si sono diffusi movimenti antiabortisti che difendono un modello di famiglia tradizionale». Si parla tanto, ma si incide poco sulla realtà o almeno non ovunque allo stesso modo. «Quello che succede in tanti Paesi conservatori, può accadere anche a noi. Nessun diritto può essere dato come acquisito per sempre. Occorre stare all’erta. Ci sono leggi che vengono approvate e che in modo sottile da un giorno all’altro fanno sì che le persone si ritrovino private di un diritto».
L’esempio del diritto all’aborto: l’abolizione della sentenza Roe v. Wade negli Stai Uniti
Pensiamo all’America e all’Europa: nel giugno dello scorso anno la Corte Suprema statunitense ha abolito la sentenza Roe v. Wade del 1973 sul diritto all’aborto, dando facoltà ai singoli Stati di applicare le proprie leggi. In Argentina nel 2020 il Congresso ha riconosciuto il diritto all’interruzione volontaria della gravidanza durante le prime 14 settimane di gestazione. Il Governo spagnolo lo scorso anno ha approvato un disegno di legge su salute riproduttiva, sessuale e diritto all’aborto che prevede anche il congedo mestruale, l’obbligatorietà dell’educazione sessuale fin dalle scuole dell’infanzia, un permesso pre-parto per le donne incinte. Due passi avanti e uno indietro, sembrerebbe dunque. È per questo che le bambine hanno ancora bisogno di essere difese.
Laura Onofri
Presidente del comitato torinese dell’associazione ‘Se non ora, quando?’, movimento apartitico per i diritti delle donne nato nel 2010. Componente del coordinamento nazionale dei comitati ‘Se non ora, quando?’.
Alessandra Fraissinet
ideatrice con Annalisa Sirignano di Ti leggiamo una femminista, podcast nato nell’ottobre 2020, che ogni primo lunedì del mese mette al centro un libro femminista.
Elisabetta Molteni
Femminismo, è morta Elena Gianini Belotti: è stata la prima a parlare di sessismo nell’educazione
Autrice del libro ‘Dalla parte delle bambine’, la scrittrice aveva 93 anni: il suo saggio del 1973, una rivoluzione nella pedagogia, è stato un manifesto per generazioni
di LETIZIA CINI-25 dicembre 2022
ddio a Elena Gianini Belotti, aveva 93 anni. Grande protagonista del femminismo italiano: pedagogista, saggista e scrittrice, la prima a parlare del sessismo nell’educazione con il suo famoso libro Dalla parte delle bambine, è morta a Roma nella notte di Natale all’età di 93 anni. Insegnante per molti anni alla Scuola Assistenti Infanzia Montessori, Gianini Belotti nel 1960 partecipò alla fondazione del Centro Nascita Montessori di Roma, assumendone la direzione che conservò fino al 1980: fu il primo in Italia ad occuparsi della preparazione delle future madri al parto e alla cura del bambino nei primi mesi di vita. Nel Centro le gestanti venivano preparate psicologicamente e praticamente al compito di madri rispettose dell’individualità del bambino. Dal lavoro negli asili nidi con i bambini al di sotto dei 3 anni e dall’osservazione dei loro comportamenti precoci, diversificati secondo il genere, è nato il suo primo libro Dalla parte delle bambine, pubblicato da Feltrinelli nel 1973, che, come la stessa autrice sottolinea, analizza “l’influenza dei condizionamenti sociali nella formazione del ruolo femminile nei primi anni di vita”, ovvero “come la società vuole che diventiamo donne, fin dalla nascita, o meglio, fin da quando siamo nel grembo materno. Questo testo, che individuava ed analizzava in maniera pionieristica i condizionamenti sociali, culturali cui vengono sottoposti maschi e femmine, ha avuto 57 edizioni per oltre 600.000 copie e traduzioni in 15 lingue, tanto da diventare un testo ‘rivoluzionario’ per l’epoca: nè l’autrice nè l’editore si immaginavano un successo così straordinario. “Rispetto al modello di madre idealizzata, forse le donne stanno diventando pessime madri – scriveva – . Ma per la prima volta nella storia stanno diventando autentiche e reali, perché prima di essere madri vogliono essere persone“. E ancora: “Il maschio spacca tutto è accettato, la femmina no. La sua aggressività, la sua curiosità, la sua vitalità spaventano e così vengono messe in atto tutte le tecniche possibili per indurla a modificare il suo comportamento”.
I suoi libri
Sull’onda del successo di “Dalla parte delle bambine, Elena Gianini Belotti iniziò a collaborare con diversi giornali e riviste, tra cui “Paese sera” e “Noi Donne” e si dedicò alla scrittura di numerose opere, tra saggi e romanzi, ed approfondendo lo studio sulla maternità nella letteratura contemporanea. Tra i suoi libri Che razza di ragazza (Savelli, 1979), Prima le donne e i bambini (Rizzoli, 1980), Non di sola madre (Rizzoli, 1983); Educazione dalla nascita (con Grazia Honegger Fresco, Emme Edizioni, 1983). Il fiore dell’ibisco (Rizzoli, 1985, Premio Napoli) ) è il suo primo romanzo in cui afferma che “i talenti delle donne vanno smarriti nella fatica quotidiana di pensare, organizzare”. Seguono Amore e pregiudizio. Il tabù dell’età nei rapporti sentimentali (Mondadori, 1988); Adagio un poco mosso (Feltrinelli, 1993), una raccolta di sette racconti su “vecchie signore solitarie”; Pimpì oselì (Feltrinelli, 1995), in cui racconta uno scorcio dell’Italia degli anni Trenta, nel periodo fascista, visto con gli occhi di una bambina; Apri le porte all’alba (Feltrinelli, 1999); Voli (Feltrinelli, 2001; Premio speciale della giuria del Premio Rapallo); Prima della quiete. Storia di Italia Donati (Rizzoli, 2003, Premio Grinzane Cavour, Premio Viadana, Premio Maiori), che racconta la storia di una maestra toscana che si suicida a causa delle persecuzioni verbali degli abitanti del luogo in cui vive; Pane amaro. Un immigrato italiano in America (Rizzoli, 2006), romanzo sul diario di suo padre che nel 1913 emigrò in America in cerca di lavoro; Cortocircuito (Rizzoli, 2008); L’ultimo Natale”(Nottetempo, 2012); “Onda lunga” (Nottetempo, 2013).
Ha inoltre scritto la prefazione a Ancora dalla parte delle bambine di Loredana Lipperini (Feltrinelli, 2007), aggiornamento dei temi trattati 35 anni prima da Elena Gianini Belotti. Nata il 2 dicembre 1929 a Roma da genitori di origine bergamasca, Gianini Belotti trascorse l’infanzia e l’adolescenza in parte a Roma e in parte nella provincia di Bergamo, dove la madre era insegnante di scuola elementare. Ha vissuto poi tra Roma e Trequanda, nella campagna senese. – Dattilografa in un magazzino di articoli industriali, a sedici anni, cominciò a scrivere racconti che vennero pubblicati sulle riviste femminili del tempo. Più tardi, l’interesse per i meccanismi dello sviluppo infantile la spinse a diplomarsi alla Scuola Assistenti Infanzia Montessori, allora privata, dove rimane ad insegnare per molti anni la pratica montessoriana dell’osservazione e degli interventi educativi con i bambini. Nel 1960 la svolta della sua vita con la fondazione del Centro Nascita Montessori. L’idea di partenza era di trasformare in azioni concrete le indicazioni teoriche montessoriane sulla precocissima vita psichica del neonato, allora considerato un essere inerte, insensibile, cieco e sordo agli stimoli affettivi e ambientali. Era indispensabile rivedere le modalità del parto e della nascita, intrusive e violente e noncuranti delle necessità della madre e del bambino, e rielaborare, con attenzione e delicatezza, le cure e gli interventi più adeguati, scaturiti dall’osservazione empirica del comportamento neonatale nei primi mesi di vita.
Dai metodi contraccettivi ai corsi di preparazione al parto
A questo scopo con la direzione di Elena Gianini Belotti venne curata la preparazione specifica di assistenti specializzate, iniziarono per le gestanti i corsi di preparazione al parto con il training autogeno e quelli alla cura del neonato, nei quali vennero coinvolti anche i padri, ammessi in sala parto. Vennero organizzati i primi incontri sui metodi contraccettivi e sull’educazione sessuale, consulenze a domicilio sui problemi infantili nei primi tre anni di vita. Più tardi, il Centro Nascita ha assunto la gestione di alcuni asili nido aziendali. Per Elena Gianini Belotti è stato un lavoro appassionante, molto utile per la sua formazione e anche per la sua successiva attività letteraria. La sua passione le consentì peraltro di avviare per il Centro Nascita la raccolta sistematica di testi, saggi, letteratura attorno all’infanzia, nucleo dell’attuale biblioteca che si avvale di oltre 3.000 volumi.
Da ‘Prima le donne e i bambini’ di Elena Gianini Belotti
Ancora dalla parte delle bambine
“Quello che ci siamo sentiti dire da bambini: stai fermo, muoviti, fai piano, sbrigati, non toccare, stai attento, hai fatto la cacca, mangia tutto, lavati i denti, non ti sporcare, ti sei sporcato, stai zitto, parla t’ho detto, chiedi scusa, saluta, vieni qui, non starmi sempre intorno, vai a giocare, non disturbare, non correre, non sudare, attento che cadi, te l’avevo detto che cadevi, peggio per te, non stai mai attento, non sei capace, sei troppo piccolo, ormai sei grande, vai a letto, alzati, farai tardi, copriti, non stare al sole, stai al sole, non si parla con la bocca piena. Quello che avremmo voluto sentirci dire da bambini: ti amo, sono felice di averti, parliamo un po’ di te, troviamo un po’ di tempo per noi, come ti senti, sei triste, hai paura, perché non ne hai voglia, sei dolce, sei morbido e soffice, sei tenero, raccontami, che cosa hai provato, sei felice, mi piace quando ridi, puoi piangere se vuoi, sei scontento, cosa ti fa soffrire, che cosa ti ha fatto arrabbiare, ho fiducia in te, mi piaci, io ti piaccio, quando non ti piaccio, ti ascolto, sei innamorato, cosa ne pensi, mi piace stare con te, ho voglia di parlarti, ho voglia di ascoltarti, mi piaci come sei, è bello stare insieme”.
Dicono di lei
“Donne come Elena Gianini Belotti non scompaiono alla loro morte, il loro lascito è molto più di una eredità, è genealogia, è il tessuto connettivo del nostro pensiero e del nostro agire – scrive la psicologa e psicoterapeuta italo inglese, è esperta di linguaggi e comunicazione di genere Judith Pinnock – . L’abbiamo letta e amata soprattutto con Dalla parte delle bambine, ma ogni suo scritto è una pietra miliare per imparare a smascherare i tranelli del patriarcato e per improntare le relazioni a una pedagogia basata sul rispetto e il riconoscimento reciproco, come nel brano scelto per onorarla che vi invito a tenere come guida per come rivolgerci ai bambini e agli adulti”.