POGGIO NATIVO in Sabina : LA TOMBA DEI TERENZI
Gruppo FAI Sabina-BELLA SABINA. SERENDIPITA’ IN ABBONDANZA A POGGIO NATIVO: LA TOMBA DEI TERENZI
Un po’ gasati dai resti della mola trovati nella valle del Fosso Galantina partendo dal Trio (vedi il post del 21 novembre) nell’ultimo mese siamo andati due volte nel territorio di Poggio Nativo, alla ricerca della mola di cui parla Gianfranco Trovato nel suo libro già citato proprio in quel post (“Antichi mulini. Alla ricerca delle antiche mole della Sabina tiberina”, Amici del Museo, 2013). Ma entrambe le volte non siamo riusciti a raggiungere i ruderi sulle rive del Farfa (ma forse è meglio aggiungere “ancora” al “riusciti” di cui sopra: presto torneremo e li raggiungeremo…). In compenso abbiamo visto delle cose belle che non erano nei nostri programmi. (Ve ne parleremo qui e nel prossimo post).
La prima “scoperta” si trova quasi all’inizio del sentiero (che parte dalla località Macaiola e scende giù verso il Farfa) e si tratta del mausoleo dei Terenzi, una singolare tomba scavata nella roccia. Scriveva Trovato: “accedervi è piuttosto difficile, data la verticalità e la franosità del luogo, e inoltre il fitto roveto che lo protegge”. Ma recentemente il meritorio lavoro dell’Associazione Sabina Cultura e Ambiente di Poggio Nativo lo ha ripulito e reso facilmente accessibile con un sentiero a gradoni, con tanto di cartello segnavia in legno sul sentiero principale.
Il sepolcro consiste in un grande masso di conglomerato (largo 8 metri e alto 4, scrive Trovato nel suo “Insoliti monumenti sabini, Amici del Museo, 2013 ), lavorato sulla parte anteriore in modo da creare una parete liscia, dove poi un esperto epigrafista scrisse l’iscrizione ancora oggi leggibile, e con due sacelli scavati nella parte superiore, posti ad angolo retto l’uno con l’altro.
L’iscrizione dice: C TERENTIUS L F SER VARRO nella riga superiore
e, in quella inferiore, TERENTIA C L CALETUCE.
Iscrizione che è stata così interpretata (in minuscolo i caratteri sottintesi)
Caius TERENTIUS, Luci Filius, SERgia tribus, VARRO
TERENTIA, Caiae, Liberta, CALETUCE.
E cioè: Caio Terenzio, figlio di Lucio, della tribù Sergia, imparentato con la famiglia di Varrone, e Terenzia Caletuce, liberta di Caio (dove Caletuce, in greco, vuol dire “bel destino”).
Per quanto riguarda la datazione del monumento, siamo assai probabilmente nel I secolo dopo Cristo
È bella la tomba dei Terenzi, suggestiva e anche un po’ commovente. Terenzio doveva decisamente amare la valle del Farfa che scorre duecento metri più in basso, se scelse di riposare per sempre davanti ad essa.