POGGIO CATINO – Il mistero dello “scheletro del Castello”-Biblioteca DEA SABINA
Biblioteca DEA SABINA
POGGIO CATINO in SABINA-
Il mistero dello “scheletro del Castello”.Lo scheletro è la testimonianza di una tragica fine di una storia d’amore?
Nel museo criminologico di Roma, con sede in via del Gonfalone, prima in via Giulia, si può vedere una celletta ricomposta , ricostruita, simile a quella che si trovava nel Castello di Poggio Catino. Dentro questa celletta vi è uno scheletro di una donna con ceppi di ferro ai polsi e alle gambe .
-Storia del ritrovamento-
Nel 1933 il sig. Vincenzo Biraghi , fratello e Amministratore del Dott. Prof. Umberto proprietario del Castello, era ossessionato dall’idea che nei sotterranei del Castello si trovasse il tesoro della “MADONNA di FARFA”. All’interno del Palazzo erano avvenuti dei fatti che presagivano “presenze” . Durante le notti apparivano spiriti che si materializzavano con segni inquietanti: imposte delle finestre che si aprivano e sbattevano all’improvviso pur essendo state chiuse ermeticamente, mani invisibili che tiravano le coperte e le lenzuola dei letti e si sentiva il rumore di pesanti catene che erano trascinate nei corridoi ; una signora , attratta dagli spiriti, si presentava periodicamente nel Palazzo e tentava di gettarsi nella vasca della fontana che si trovava nel giardino.
Nel 1935 il sig. Vincenzo chiese l’intervento del Vescovo ausiliare il quale mandò al Castello un preste esorcista per fare gli scongiuri rituali per allontanare gli spiriti maligni.
Un giorno del 1933, sotto i calcinacci di un torrione crollato apparve non il Tesoro della “MADONNA di FARFA”, ma una cella, intatta, con al suo interno lo scheletro della donna incatenata ai polsi e ai piedi così come si può vedere al Museo criminologico di Roma. La notizia del ritrovamento fu ampiamente documentata dal giornale IL MESSAGGERO. Da Roma il Ministero di Grazia e Giustizia inviò una commissione di esperti .
Gli esperti ministeriali ordinarono la rimozione totale della cella. Il lavoro fu eseguito da esperti in materia e fu così che l’intera cella e lo scheletro furono portati a Roma nel Museo Criminologico dove ancora si può vedere. La ricostruzione dei fatti, la più accreditata, potrebbe essere la seguente. Il fatto tragico si sarebbe verificato durante il periodo in cui i proprietari del Castello di Catino erano gli Orsini e cioè tra il 1483 e il 1558. La data certa, sembrerebbe , del tragico evento potrebbe essere tra il 1484 e il 1525 quindi tra la fine del XV sec. E l’inizio del sec. XVI, infatti è questo il periodo in cui infuriavano le lotte tra gli Orsini ed i Colonna. Questa presunta nobildonna catturata dagli Orsini oppure da essi ricevuta in ostaggio fu rinchiusa in questa cella del carcere del Castello di Catino morì condannata a spegnersi tra inedia, fame e sete.
La cella, piccola, di forma rettangolare ha infisso alla parete un grosso anello di ferro, in fondo una pietra circolare dove si trova lo scheletro con i ceppi di ferro ai polsi alle gambe e ai piedi. In mezzo al pavimento vi è un piccolo sedile di pietra un vaso e un boccale slabbrato. Vi sono macchie di sangue su davanzale dell’inferriata e su di una parete si nota un grafito , una croce incisa con oggetto metallico. Sotto, a destra della croce, di fronte alla scheletro c’è un lucernaio chiuso a mattoni. Si è appurato che la donna aveva sui trent’anni . Tra le tante ipotesi degli studiosi che si sono dedicati alla ricostruzione dell’identità della donna molti hanno scritto che lei era stata presa in ostaggio dagli Orsini quando espugnarono il Castello di Catino.
La leggenda popolare narra di una castellana sposa o compagna del potente Geppo Colonna , signore di Poggio Catino. Innamoratasi, ricambiata, del castellano di Poggio Catino, per vendetta il Colonna l’aveva fatta rinchiudere nella cella sotterranea e fatta morire d’inedia. Quale sia la vera storia, nessuno può dirlo, resta il fatto che alla donna sconosciuta fu riservata una morte davvero terribile.
Le foto allegate sono del 1938