Poesie inedite di Rachel Slade- Poetessa statunitense, pubblicate dalla Rivista Atelier-Biblioteca DEA SABINA
Biblioteca DEA SABINA
Poesie inedite di Rachel Slade
pubblicate dalla Rivista Atelier
Breve biografia di Rachel Slade , nata in Connecticut, Stati Uniti, e dal 2002 vive in Italia. Artista visiva, traduttrice e scrittrice, i suoi versi sono stati pubblicati in varie antologie e siti letterari, tra cui: Atelier, Laboratori poesia, Interno poesia, Poesia del nostro tempo. Nel 2016, ha pubblicato La casa apocrifa (Samuele Editore), una plaquette di poesie e disegni in tiratura limitata e nel 2018 ha vinto il ‘Premio Ossi di seppia’ per la poesia. Ha partecipato a vari eventi, festival di poesia e mostre d’arte.
The Valley
Fibers house the bones, in blindness.
Happy without, happy within.
You, strong little eye, from your gravity,
awake to things untrue,
see the motherly dark
in this. The paternal dark.
Your nakedness unconquerable.
Where nothing breaks its composition,
it was like a body there
and nothing could touch its face.
It sat up and drew its lines
in the soil, to the horizon
where it dried up on its back, in wilderness
and vegetation, among devotions.
These dry bones will rise again and moisten
the houses with emanations and exhalations,
will become green, and dare
in the forms of vigorous things.
La valle
Fibre che ospitano ossa, nella cecità.
Felici fuori, felici dentro.
Tu, piccolo occhio gagliardo, dalla tua gravità,
svegliati alle cose non vere,
guarda il buio materno
in questo. Il buio paterno.
La tua nudità invincibile.
Dove nulla ne spezzava la forma,
era lì come un corpo
e niente poteva toccarne il volto.
Rialzandosi ha tracciato le sue linee
sul suolo, fino all’orizzonte
seccando sul dorso, nella selva fitta, silvestre, tra le devozioni.
Queste ossa secche risorgeranno e impregneranno le case con emanazioni ed esalazioni,
rinverdiranno e oseranno
nelle forme di cose vigorose.
*
The Dry Bones
Once unburied,
hurry them again underground,
under columns of burnt ledgers,
where metal spires go up all around,
in the flatland where we have spoken,
where remainders
won’t appoint another home.
Once, there was day,
now the episodes repeat.
The earnest ones who died the day before
now wake to themselves in unforeseen ways,
to sit heavily in heated rooms of strained light.
Trees lean into children’s nocturnal houses.
Here, they name the pips and burrs; name all in turn.
Cancel little numbers scrawled in frost,
lodged in bitter bread.
Cast into the flatlands, the fields of wheels,
put down, tamed or lamed, into the marrow
into the animal or human – it is written.
It is written in the white dome of invention,
the stillwater of the head.
From the wave, the verb of origin:
I forge the bells that bring these bones
to light – intact and sunless bound.
Le ossa secche
Una volta dissepolte,
riseppellitele in fretta,
sotto colonne di registri bruciati,
dove spire metalliche s’innalzano tutt’intorno,
nella pianura dove abbiamo conversato,
dove i resti
non designeranno un’altra casa.
Una volta c’era il giorno,
ora gli episodi si ripetono.
I prodi che sono morti il giorno prima
ora si risvegliano come mai s’era visto,
e sprofondano in stanze riscaldate da una luce tesa.
Alberi s’appoggiano alle case notturne dei bambini.
Qui, danno un nome ai semi e alle lappole; a ciascuno un nome a turno.
Cancellano i piccoli numeri scarabocchiati nel gelo,
serrati nel pane amaro.
Gettati nelle pianure, nei campi di ruote,
sono stati posti, domati o feriti, nelle midolla
nell’animale o nell’uomo – è scritto.
È scritto nella cupola bianca dell’invenzione,
l’acqua ferma della testa.
Dall’onda, il verbo dell’origine:
forgio le campane che portano queste ossa
alla luce – intatte e fissate all’oscurità.
*
The Game (Hour of Yes)
The daylight hour
strung between two points:
the day heat of the yellow room
and the tumble of the play-horse
through articulated arms and legs.
Where the child-laugh of croup
and vapor turns to earth.
The earthbound laugh: the laugh
where it cuts, the wound thrives.
Where it somersaults in the umber gash,
it descends.
From earthbound yes
to waterbound yes, strung
from anemic bud to pale fruit
from grain and difficult oil
to pigment and vine,
where the living keep them.
*
To the east, inflammation
of wound and airway.
To the west, the solar hour
turns cold and opaque.
The wave arrives, says yes and no,
opens and closes its gate. O child.
Il gioco (l’ora del sì)
L’ora diurna
è sospesa tra due punti:
il tepore giornaliero della stanza gialla
e la giravolta dal cavallino da gioco
dalle braccia e gambe articolate.
Dove la risata infantile da pertosse
e vapori torna alla terra.
La risata legata alla terra: la risata
dove taglia, la ferita prospera.
dove fa capriole nello squarcio d’ambra,
scende.
Dal sì legato alla terra
al sì legato all’acqua, connessi
dal germoglio anemico al frutto pallido
dal grano e dall’olio difficile
al pigmento e alla vite,
dove i vivi li conservano.
*
A est, infiammazione
della ferita e delle vie respiratorie.
A ovest, l’ora solare
diventa fredda e opaca.
L’onda arriva, dice sì e no,
apre e chiude il suo cancello. O fanciullo.
Breve biografia di Rachel Slade , nata in Connecticut, Stati Uniti, e dal 2002 vive in Italia. Artista visiva, traduttrice e scrittrice, i suoi versi sono stati pubblicati in varie antologie e siti letterari, tra cui: Atelier, Laboratori poesia, Interno poesia, Poesia del nostro tempo. Nel 2016, ha pubblicato La casa apocrifa (Samuele Editore), una plaquette di poesie e disegni in tiratura limitata e nel 2018 ha vinto il ‘Premio Ossi di seppia’ per la poesia. Ha partecipato a vari eventi, festival di poesia e mostre d’arte.
Biblioteca DEA SABINA -Rivista «Atelier»
http://www.atelierpoesia.it
La rivista «Atelier» ha periodicità trimestrale (marzo, giugno, settembre, dicembre) e si occupa di letteratura contemporanea. Ha due redazioni: una che lavora per la rivista cartacea trimestrale e una che cura il sito Online e i suoi contenuti. Il nome (in origine “laboratorio dove si lavora il legno”) allude a un luogo di confronto e impegno operativo, aperto alla realtà. Si è distinta in questi anni, conquistandosi un posto preminente fra i periodici militanti, per il rigore critico e l’accurato scandaglio delle voci contemporanee. In particolare, si è resa levatrice di una generazione di poeti (si veda, per esempio, la pubblicazione dell’antologia L’Opera comune, la prima antologia dedicata ai poeti nati negli anni Settanta, cui hanno fatto seguito molte pubblicazioni analoghe). Si ricordano anche diversi numeri monografici: un Omaggio alla poesia contemporanea con i poeti italiani delle ultime generazioni (n. 10), gli atti di un convegno che ha radunato “la generazione dei nati negli anni Settanta” (La responsabilità della poesia, n. 24), un omaggio alla poesia europea con testi di poeti giovani e interventi di autori già affermati (Giovane poesia europea, n. 30), un’antologia di racconti di scrittori italiani emergenti (Racconti italiani, n. 38), un numero dedicato al tema “Poesia e conoscenza” (Che ne sanno i poeti?, n. 50).
Direttore responsabile: Giuliano Ladolfi
Coordinatore delle redazioni: Luca Ariano
Redazione Online
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Per tutte le comunicazioni e proposte per Atelier Online, sia di pubblicazione di inediti che di recensioni vi preghiamo di scrivere al seguente indirizzo mail di direzione: eleonorarimolo@gmail.com
da Apocryphal House (Samuele Editore 2016)
Traduzioni di Sandro Pecchiari
Land II
do you hear another country’s echo? There is a bell.
It rings far away. You will go there
and try again.
And your blood will form new bodies, seen and unseen.
Everything will be relearned. How you walk
and stand at the store. How you button your coat.
The way you look at someone.
Your name. Sleep.
Bodies. The birds especially.
You have come from far away.
The land is patient.
Terra II – Senti l’eco di un altro paese? C’è una campana./ Suona lontana. E tu ci andrai/ per ritentare./ E il tuo sangue formerà nuovi corpi, visti e non visti./ Imparerai di nuovo tutto. Come camminare/ e come attendere al negozio. Come abbottonarti il cappotto./ Il tuo modo d’osservare l’altro./ Il tuo nome. Il sonno./ I corpi. Specialmente gli uccelli./ Sei arrivata da così lontano./ La terra è paziente.
Iris
1.
mine is the language of standing still
a snail dreaming on a pillow of eggs
small numbers, a column of fixed resin
this is the territory of shaken stars
mine is the language of matrimony, the firm agreement
of four feet in river water, my name a stone thrown at the sky
my hesitation is the outcry of wooden horses
my death is a horse laying down in the water
its ribs the archway of earth’s desire
instinct and calculation made plastic and real.
an endless land of white stone. immense and strategic.
I am an island of snow and things fallen asleep in the snow.
I am a land without sorrow.
1. il mio è il linguaggio dello stare fermi/ una chioccola che dorme su un cuscino di uova/ numeri piccoli, una colonna di resina fissa/ questo è il territorio delle stelle vacillanti/ il mio è il linguaggio del matrimonio, il saldo accordato/ di quattro piedi in acqua di fiume,/ il mio nome è una pietra gettata nel cielo/ la mia esitazione la protesta di cavalli di legno/ la mia morte è un cavallo sdraiato nell’acqua/ le cui costole sono l’arcata del desiderio della terra/ dell’istinto e della macchinazione fatte plastica eppure reali./ una terra infinita di pietra bianca. immensa e strategica./ sono un’isola di
neve e di cose addormentate nella neve./ sono una terra senza dolore.
2.
The measures of the hand create the whole body
the grasses and membranes soaking in the sun or
bits of fur abandoned in ditch water
these animal stalkings part trees in the distance
and if love waits for you there
the two black leaves on the thin tree will wave
the girl was a thin memory, waving
dry roads led me to her and her to me
she was the envelope of a dust cloud
rising on the roadside at noon
we were boys and girls together
on the man’s road. among the man’s herds.
I was an iris and a hymn
I was a white crane in the burnt field
I was the empty gutted houses leaning over the water
and the land was a strong mouth, a strong hand.
2. Le misure della mano creano un corpo completo/ erbe e membrane assorbono il sole/ o pezzi di pelliccia abbandonati nel fosso d’acqua/ questo perseguire animalesco separa gli alberi in lontananza/ e se amore ti aspetta lì/ due foglie nere sull’albero sottile sventoleranno/ la ragazza era un ricordo sottile, sventolando // aride strade mi hanno portato da lei e lei da me/ lei era la busta di una nube di polvere/ che sbocciava sul ciglio della strada a mezzogiorno/ siamo stati ragazzi e ragazze assieme/ sulla strada dell’uomo. tra il bestiame dell’uomo. // ero un iris e un inno/ ero una
gru bianca nel campo bruciato/ ero le case vuote e sventrate che si appoggiavano all’acqua/ e la terra era una bocca forte, una mano forte.
Rachel Slade è nata a Putnam nel Connecticut (USA), vive in Italia dal 2002. La sua attività principale si
sviluppa attorno alla pittura con diverse mostre in Italia. Per la Samuele Editore ha curato la presentazione di
alcuni poeti al New York City Poetry Festival del 2014 e diverse copertine della collana Scilla. Come poeta ha
partecipato a diversi eventi letterari. Ha pubblicato in tiratura limitata la plaquette di poesie e disegni
Apocryphal House / La casa apocrifa (Samuele Editore 2016). Nel 2018 ha vinto il Premio ‘Ossi di Seppia’ (Comune di Taggia).