Poesie di Maria Pia Quintavalla-MaledettiPoeti-Biblioteca DEA SABINA
Biblioteca DEA SABINA
Poesie di Maria Pia Quintavalla da MaledettiPoeti-
Maria Pia Quintavalla, nata a Parma, vive a Milano, è una delle voci più alte della Poesia italiana degli ultimi quarant’anni. Andrea Zanzotto la considerava nel 2000 un’autrice “che ha un posto di singolarissimo rilievo, di forte evidenza entro il quadro della ricerca poetica attuale.”
Narratrice e critica letteraria, la scrittrice e poetessa emiliana è laureata in Pedagogia. Dal 1983 collabora con l’Università Statale di Milano curando laboratori sulla Lingua italiana.
Ha pubblicato la sua prima raccolta di liriche, ‘Cantare semplice’, nel 1984. Da allora tutte le sue numerose sillogi sono state tradotte in diverse lingue, inglese, rumeno, serbo-croato, spagnolo, francese e tedesco, e prefate nelle edizioni originali da importanti poeti, come Nadia Campana, Maurizio Cucchi, Giancarlo Majorino, Andrea Zanzotto, Giampiero Neri e Franco Loi.
Quest’ultimo, nel 2005 ha accostato la ricerca poetica della Quintavalla a quella di una protagonista storica della letteratura italiana del ‘900, Amelia Rosselli: “La parola -afferma Loi- è rivelazione di sé e della propria esperienza nelle cause più profonde. Maria Pia sa ormai quale sia il cammino e come ci si debba applicare al passo. Mi viene in mente un altro percorso e un’altra fede nella taumaturgia della parola, quella di Amelia Rosselli. Anche in Maria Pia è sopravvenuta la resistenza alla corruzione e al dolore del vivere.”
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CARO PADRE
(Maria Pia Quintavalla)
Caro padre
dal cappello e cappotto infagottato,
come un uomo dell’ultima guerra
che fu soldato, maestro povero,
poi deportato; infine fu salvato
e ritornato, qui generò la sua secondogenita
uscita da un getto d’amore imprevisto,
un interruptus che mia madre non pensava,
facendola pregna –
Caro padre,
senza nessun foulard o corona,
si mantenne agli studi mentre lavorava,
che sgobbando ricordava
cosa è la fame –
ERA FIGLIA
Era figlia già quando nessuno conosceva,
era lombrico molle piccolo
nella tua mano, e silenziosa.
Ora che scappa e ride con le amiche
piano poi copia parole da poeta,
da una canzone, come un’orsa agile leggera;
dicono non ti somigli, e invece
piano, lei scrive in versi la sua notte,
si trucca gli occhi, ride. Si seduce.
L’immagine che guarda fissa è la sua vita,
non lo sai se è aperta
o chiusa al tuo orizzonte ma
decisa, scende dalla sua strada
in una sua radura…
Ogni mattina,
chiude piano le porte.
ESISTE LA DELIZIOSA
Esiste la deliziosa,
prossimità, non il perfetto amore.
E intanto
lunghi tragitti tratti
erosi da pianto, polvere
di sentieri assembrati angoli della mente
che stavano per sfollare e – sostano,
campi desertici
trasferimento, letto come strada
silenzio non ancora pace.
La Casa dodici
dedicato alla dodicesima casa astrale, ultima, connessa al segno dei pesci
La Casa dodici è uno spazio ospitale,
tutte le struggenti grazie piovono
e segnano
di religiose dimore i rossi sogni
struggenti di sangue piovàno
esse parlano –
da soffitti immensi o a cielo aperto:
nella casa dodici
noi si entrerà aux splendides villes.
A volte le parole non servono
a descrivere
di epiche navigazioni, a cavalcare
la casa delle sciagure perché
in fondo essa dista miglia
e se più saggi, ce ne dimentichiamo,
le sue struggenti angosce.
Ma un cavallo puntato ad
est
verso il cielo, le ausculta
è diritto e corre
un cavallo più bianco è la sua mente
e corre più veloce del baleno
fu il passato –
ma nell’oceano possiamo alfine riposare,
disposti i musi dei cavalli all’eterno
dove sono rivolti,
le teste sui cuscini o alle ginocchia
dei nostri estatici compagni.
Ed ora non vedo più l’angelo sterminatore
che accompagnò la prima volta
che seppi di abitare, anch’io
la casa dodici –
casa dalle infinite e rutilanti procelle,
dove le barche progrediscono
nel non visto e temibile eco.
Ecco,
sono giovani sirene a farsi incontro
nella magnifica casa dodici,
di procellose promesse
e addormentati sogni a loro prova,
ma Lei è viva.
Le scalinate delle rose, a esempio
sono reali,
sono di un trono che abbandonammo,
divino, per sederci in basso
da pellegrini sempre più
piccoli. E che fare allora,
ritirare le allettanti promesse.
Nella casa dodici si procede
e si nuota come pesci
nell’infinito rotante delle lune.
*
Sono un nave libica
Sono una nave libica migrante
in rotta,
la sembro e vedo mentre mi parlano
qui dentro il tram serale,
code di cavallo rinverdite da mèche
mi scuotono
davanti ai gesti che parlano nel tram;
e i tram corrono circolarmente,
su circonvallazioni eterne
di periferia.
Ero una vita in tram,
ero una donna in treno e troppe vite insanamente,
chi spezzate, chi incapaci a parlarsi,
sordomute
ero una nave libica sferzata,
ogni giorno e ogni notte a viaggiare,
rifuggendo, e poi morire;
fiato di molle rabbia ragionata,
stortura del controllo sulle vite
trattate, e poi vendute
come la mia, migrante.
Per una vita di periferico abbandono,
io, tradotta di melma e nulla,
sgranata forma del mio nulla,
e della cenere che non guarisce.
Sembro una nave già affondata,
da anni senza più pensiero senza
sue parole, senza un suo cuore fluido
nero,
incattivita senza un piano bar una musica,
un silenzio dove
nelle formate storie riprodurre
il senso suono della vita.
*
SAUDADE
2020-2022
dal latino: solitas, solitatis = solitudine,
intenso desiderio di qualcosa di ASSENTE
in quanto perduto, o non ancora raggiunto
Assetati di giustizia
Gli assetati di giustizia non sanno scrivere
i comizi dell’amore;
dove rinascono parole la terra cresce
sul limen del paesaggio,
in case già disabitate –
(da quando tu sparisti, l’eterno tutto
qui insepolto, chiuso
in un pugno della mano).
Quello che fu distrutto
non fu per distrazione, ma per incuria
per assenza di tempo,
di battito del cuore, e intorno tante piccole vite –
le più vicine erano a lei lontane.
Gli assetati di giustizia deposero le colpe,
le ossessioni, le calmarono
in un composita solvantur
e dietro, la visione-fioritura,
le fattezze dell’amore.
*
Giorni come fucilazioni
Giorni come fucilazioni,
i lunedì come bolle d’aria
e restare là apneici, per giorni interi –
senza pensieri tortorelle, senza
più luminose della fronte, stelle
in una fucilazione imprevedibile,
di serenate attese.
Invece,
la vita fu accettata (tu, accettala
perché un dono),
cosi avrai la tua parte di appestata,
inebetita di anima viva,
solamente perché così si è vivi –
Essere felice per volere di una
figlia, è possibile.
Ecco la bontà della plastica, le dissi un giorno,
mostrandole il filmato ecologico
sulla deriva galoppata di monnezza,
nelle acque interne del pianeta si parlava
di cambi climatici
e Lei là, che si truccava gli occhi,
ad essi soli riconsegnava il mondo.
Ogni fare è potente, e valoroso
come un arco:
un soldato che difende la vita,
tutto questo è una figlia.
Mi piacerebbe scrivere prose religiose
per non ferirmi più,
per il volere di un dio sopra ogni cosa
dire che io e te siamo già un cosmo,
ripensarlo, e il grazie costruire.
Ma la gente non accoglieva i suoi tesori,
e quindi li stipava insieme.
Maria Pia Quintavalla, nata a Parma, vive a Milano I suoi libri: Cantare semplice, Tam Tam‘84, Lettere giovani Campanotto ’90, Il Cantare, Campanotto‘91, Le Moradas, Empiria‘96, Estranea(canzone)Manni 2000, Corpus solum, Archivi‘900, 2002, Album feriale Archinto 2005, Selected Poems, Gradiva 2008, N.Y. China, Effige 2010, I Compianti, Effigie 2013/ ‘15, Vitae, La Vita felice 2017, Quinta vez, Stampa2009, 2018, Estranea (canzone), ristampata e riveduta, Puntoacapo 2022. Cura dal 1985 la rassegna, Donne in poesia/Incontri con le poetesse italiane, e le sue antologie e sue rubriche, da Le Silenziosea a La giovinezza del canone. Ha curato Bambini in rima / La poesia nella scuola dell’obbligo, Atti su Alfabeta 1988, Coppie del ‘900 in poesia / Un canone italiano, Palatina 2018, Parma. Tra i premi: Cittadella, Alghero Donna, Nosside, Città S.Vito, Contini, Alda Merini, Pontedilegno, Città di Como, Europa in versi. In cinquina al Viareggio.Premio alla carriera a Cerreto d’Esi, Paesaggio interiore, 2023. Ultime antologie: Braci a cura di Arnaldo Colasanti, Bompiani 2020, La Poesia italiana degli anni ottanta, IV volume a cura di Sabrina Stroppa, UniTo, ed.Pensa. Tradotta: Certa, Une autre poésie italienne, Tubinga Università, Europa in versi etc).Compare nell’Atlante voci poesia, curato da Giovanna Iorio, e sue installazioni,(Londra,Praga, Italia). Redattrice Menabò, in Giuria Premio Terre d’ulivi. Collabora a Metaphorica. Conduce labs lingua italiana a Lettere, UniMi.