Poesie di Hilda Doolittle -Poetessa statunitense-Biblioteca DEA SABINA
Biblioteca DEA SABINA
Hilda Doolittle -Poesie-
Hilda Doolittle Poetessa statunitense (Bethlehem, Pennsylvania, 1886 – Zurigo 1961), nota con le iniziali H. D. In Europa dal 1911. Aderì fin dall’inizio al movimento imagista, nel cui orientamento la sua arte è rimasta anche dopo che il movimento finì praticamente dissolto. Sposò nel 1913 R. Aldington, dal quale divorziò nel primo dopoguerra. Le sue prime poesie apparvero sulla rivista Poetry nel 1913. Pubblicò in seguito i volumi: Sea garden (1916), Hymen (1921), Heliodora and other poems (1924), Palimpsest (1926, romanzo), Hedylus (1928, romanzo), Hedgehog (1937), The walls do not fall (1944), Flowering of the rod (1946), By Avon river (1949), Tribute to Freud (1956, con alcune lettere inedite di Freud all’autrice), il madrigale Bid me to live (1960) e il poema Helen in Egypt (1961).
Euridice
I
Così mi hai riportata indietro,
io che avrei potuto camminare con i vivi
sulla terra,
io che avrei potuto dormire tra i fiori vivi
finalmente;
così per la tua arroganza
e la tua spietatezza
sono riportata indietro
dove i licheni morti grondano
ceneri morte sul muschio del frassino;
così per la tua arroganza
io sono distrutta infine,
io che avevo vissuto incosciente,
che ero stata quasi dimenticata;
se tu mi avessi lasciata aspettare
sarei passata dall’apatia
alla pace,
se tu mi avessi lasciata riposare con i morti,
avrei dimenticato te
e il passato.
Giglio di mare
(da Sea Garden, 1916)
Giunco,
squarciato e strappato
ma doppiamente ricco –
le tue grandi cime
fluttuano sui gradini del tempio,
ma tu sei spezzato dal vento.
La corteccia del mirto
è punteggiata da te,
le squame sono distrutte
dal tuo stelo,
la sabbia spezza i tuoi petali,
lo solca con lamina dura,
come selce
su pietra brillante.
Eppure benché il vento
frusti la tua corteccia,
sei sollevato,
sì – benché sibili
per ricoprirti di schiuma.
Euridice (VII)
(da The God, 1913-17)
Almeno io ho i fiori per me stessa,
e i miei pensieri, nessun dio
me li può prendere,
ho il fervore di me stessa per presenza
e il mio stesso spirito per luce;
e il mio spirito con la sua perdita
sa questo;
benché piccola contro il buio,
piccola contro le rocce informi,
l’inferno deve spaccarsi prima che io sia perduta;
prima che io sia perduta,
l’inferno si deve aprire come una rosa rossa
per far passare i morti.
[31]
(The Walls Do Not Fall, in Trilogy, 1944)
Nostalgia, esaltazione,
nocciolo d’infuocate elucubrazioni,
appunti scritti in margine,
palinsesto indecifrabile, coperto di scarabocchi
con troppe emozioni in conflitto,
ricerca d’una definizione finita
dell’infinito, scivolando
in vaghe asserzioni cosmiche,
in facili sentimenti,
pratica di conto corrente spirituale,
con il dare-avere troppo nettamente marcati,
ridda d’immagini incontrollate,
appunti numerici d’equazioni psichiche,
rune, superstizioni, evasioni,
invasione della super-anima in una coppa
troppo fragile, in un vaso troppo angusto,
in vaghe asserzioni cosmiche,
in facili sentimenti,
pratica di conto corrente spirituale,
con il dare-avere troppo nettamente marcati,
ridda d’immagini incontrollate,
appunti numerici d’equazioni psichiche,
rune, superstizioni, evasioni,
invasione della super-anima in una coppa
troppo fragile, in un vaso troppo angusto,
troppo poroso per contenere il traboccare
dell’acqua-che-sta-per-divenir-vino
alle nozze; ricerca sterile,
arroganza, certezza, penosa reticenza,
presunzione, intrusione d’allusioni
improprie, forzate;
illusioni di dei perduti, di démoni;
gioco d’azzardo con l’eternità,
iniziata alla saggezza segreta,
sposa del regno,
miraggi, ritorno d’antichi valori,
interessa perduta, pazzia.
[1]
(Tribute to the Angels, in Trilogy, 1945)
Ermete Trismegisto
è patrono degli alchimisti;
suo dominio è il pensiero;
scaltro, creativo, curioso,
suo metallo è il mercurio;
poeti, ladri e oratori sono i suoi clienti;
ruba, quindi, Oratore
e saccheggia, o Poeta,
prendi quel che l’antica chiesa
trovò nella tomba di Mitra,
candela, scritture, sonaglio,
prendi quel che la nuova chiesa ha disprezzato
rotto e frantumato;
raccogli i frammenti di vetro infranto
e col tuo soffio e il fuoco
fondi e integra,
re-invoca, ri-crea
opale, onice, ossidiana,
ora dispersi in schegge
calpestate da tutti.
[9]
(The Flowering of the Rod, in Trilogy, 1946)
Non è fantasia poetica
ma realtà biologica,
è un fatto: sono un’entità
come l’uccello, l’insetto, la pianta
o la cellula d’alga;
io vivo; io sono viva;
sta attento, ignorami,
rinnegami, non riconoscermi,
evitami; perché questa realtà
è contagiosa – estasi.
HEAT
O wind, rend open the heat,
cut apart the heat,
rend it to tatters.
Fruit cannot drop
through this thick air—
fruit cannot fall into heat
that presses up and blunts
the points of pears
and rounds the grapes.
Cut the heat—
plough through it,
turning it on either side
of your path.
CALORE
O vento, strappa il calore,
dividi il calore,
laceralo in stracci.
La frutta non riesce a cadere
attraverso questa aria densa―
la frutta non può cadere nel calore
che schiaccia e smussa
le punte delle pere
e arrotonda l’uva.
Taglia il calore―
apriti un varco attraverso di esso,
ruotandolo in ogni lato
del tuo cammino.
LETHE
Nor skin nor hide nor fleece
Shall cover you,
Nor curtain of crimson nor fine
Shelter of cedar-wood be over you,
Nor the fir-tree
Nor the pine.
Nor sight of whin nor gorse
Nor river-yew,
Nor fragrance of flowering bush,
Nor wailing of reed-bird to waken you,
Nor of linnet,
Nor of thrush.
Nor word nor touch nor sight
Of lover, you
Shall long through the night but for this:
The roll of the full tide to cover you
Without question,
Without kiss.
LETE
Né la pelle né il cuoio né la lana
ti copriranno,
né la tenda cremisi né l’elegante
rifugio di legno di cedro sarà su di te,
né l’abete
né il pino.
Né la vista del ginestrone né della ginestra
né il tasso di fiume,
né la fragranza di un cespuglio in fiore,
né il pianto di una cannaiola a svegliarti,
né il fanello
né il tordo bottaccio.
Né la parola né il tocco né la vista
di un amante, tu
bramerai tutta la notte solo questo:
lo srotolarsi dell’alta marea che ti copre
senza dubbio,
senza bacio.
Traduzioni di Arianna Giovannini
L’evoluzione della poesia modernista: la visione poetica di Hilda Doolittle | L’Altrove
Hilda Doolittle, nota al mondo letterario come HD, è una figura fondamentale nel canone della poesia modernista, spesso trascurata nelle discussioni dominate dai suoi contemporanei maschi come Ezra Pound e TS Eliot. Tuttavia, i suoi contributi al movimento modernista sono profondi e trasformativi, catturando temi complessi di identità, genere e mitologia, nonché una distinta precisione linguistica che la contraddistingue. Questo saggio approfondisce l’opera poetica di HD, esaminando la sua voce unica, le preoccupazioni tematiche e le innovazioni stilistiche, che insieme illuminano la sua visione e consolidano la sua importanza nel panorama della letteratura del XX secolo.
Nata nel 1886 a Bethlehem, Pennsylvania, HD è cresciuta in una famiglia profondamente influenzata dal ricco arazzo della letteratura classica. La posizione di suo padre come professore di matematica e la discendenza di sua madre collegata all’influente poeta e critico, Theodore H. Doolittle, hanno fornito un ambiente stimolante per le sue ricerche intellettuali. Fu durante i suoi anni di formazione presso l’Università della Pennsylvania e in seguito nelle sue interazioni con i circoli d’avanguardia in Europa che HD avrebbe affinato la sua voce poetica. Divenne parte integrante del movimento Imagist, che sosteneva la chiarezza di espressione, la precisione delle immagini e l’economia ritmica, principi che risuonano attraverso il suo lavoro.
HD emerse nell’arazzo in divenire del modernismo insieme a una comunità di scrittori che cercarono di liberarsi dalle convenzioni della poesia vittoriana. Nei suoi primi lavori, in particolare nella raccolta Sea garden
(1916), esemplifica i principi dell’Imagismo attraverso il suo meticoloso uso di immagini e attenzione al mondo naturale. La poesia “Sea Iris” funge da prima illustrazione di questo aspetto. Attraverso il suo linguaggio preciso, cattura la tensione tra il fisico e il metafisico, illustrando come la natura possa evocare risonanze emotive più profonde:
Gli iris del mare
sono di due colori;
il bianco, luminoso
nella luce
dello scintillio dell’acqua,
e il blu profondo,
scuro, galleggiante,
immobile.
In queste righe, HD evoca un immaginario vivido che invita il lettore a sperimentare la bellezza viscerale del mare, accennando anche alla dicotomia tra luce e oscurità, galleggiabilità e immobilità. Tali giustapposizioni riflettono le sue preoccupazioni per la dualità, un tema ricorrente che riecheggia in tutto il suo corpus di opere.
Mentre HD continuava a sviluppare la sua voce, la sua poesia iniziò a riflettere un profondo impegno con i miti antichi e gli archetipi femminili come mezzo per esplorare identità e genere. Le sue raccolte, in particolare “Helen in Egypt” (1961), offrono un riesame delle narrazioni classiche, accostandole a temi contemporanei di agency e resilienza femminile. Qui, HD riconfigura il mito di Elena di Troia, che è stata storicamente ritratta come una vittima passiva del destino, in una figura di forza e autonomia. Intrecciando storie antiche con l’esperienza personale, HD trascende i confini tra lo storico e il personale, suggerendo che le storie delle donne sono state ampiamente emarginate o travisate.
Il rapporto di HD con il mito di Eco esemplifica ulteriormente la sua esplorazione tematica di voce e silenzio. In The Walls Do Not Fall (1944), che affronta l’impatto della seconda guerra mondiale, gli echi del passato diventano un motivo potente, suggerendo come la storia riverberi nel presente, in particolare per le donne le cui voci sono state soffocate o rese inudibili. Il suo desiderio di connessione e comprensione in mezzo al caos emerge in modo toccante in versi che riflettono sia disperazione che resilienza, utilizzando il motivo dell’eco per evocare un senso di continuità anche di fronte alla desolazione.
Nelle sue opere successive, HD ha ulteriormente interrogato la nozione di identità, spesso attingendo alle sue esperienze e lotte con la salute mentale, in particolare la sua battaglia contro la depressione e le conseguenze delle sue relazioni tumultuose. La raccolta “Trilogy”, composta durante i suoi anni in Inghilterra durante la seconda guerra mondiale, incarna la sintesi delle sue influenze eclettiche: mitologia, femminismo e traumi personali. Il verso è intriso di una cupa meditazione sulla perdita e il rinnovamento, ma conserva una qualità eterea che cattura il potenziale trasformativo dell’arte.
Stilisticamente, la poesia di HD è caratterizzata dalla sua fluidità e densità, caratterizzata da versi liberi e strutture frammentate che sfidano le forme convenzionali. Il suo uso dell’enjambement crea un senso di movimento e urgenza, costringendo il lettore a impegnarsi con il testo a un livello più profondo. Inoltre, la sua profonda attenzione al suono e al ritmo le consente di infondere le sue immagini con profondità emotiva, elaborando versi che risuonano con il lettore sia sensualmente che intellettualmente.
L’eredità poetica di HD è una testimonianza del suo spirito innovativo e del suo incrollabile impegno nell’esplorare le complessità dell’esperienza umana attraverso la lente del modernismo. Le sue opere sfidano i lettori a considerare l’intersezione tra identità, mito e memoria, mentre le sue immagini vivide e la sua voce unica continuano a parlare al discorso artistico contemporaneo. Mentre studiosi e lettori rivisitano i suoi contributi, diventa innegabilmente chiaro che HD non solo occupa il suo legittimo posto all’interno del canone modernista, ma funge anche da profonda influenza per le future generazioni di poeti che navigano nelle complessità delle loro narrazioni. Nel celebrare Hilda Doolittle, dobbiamo riconoscerla come qualcosa di più di una semplice partecipante al movimento modernista; è una forza fondamentale il cui lavoro ci invita ad approfondire l’interazione tra testo, identità e il potere duraturo dell’espressione artistica.
L’Altrove è un Blog di poesia contemporanea italiana e straniera
Chi siamo
“La poesia non cerca seguaci, cerca amanti”. (Federico García Lorca)
Con questo presupposto, L’Altrove intende ripercorrere insieme a voi la storia della poesia fino ai giorni nostri.
Si propone, inoltre, di restituire alla poesia quel ruolo di supremazia che ultimamente ha perso e, allo stesso tempo, di farla conoscere ad un pubblico sempre più vasto.
Troverete, infatti, qui tutto quello che riguarda la poesia: eventi, poesie scelte, appuntamenti di reading, interviste ai poeti, concorsi di poesia, uno spazio dedicato ai giovani autori e tanto altro.
Noi de L’Altrove crediamo che la poesia possa ancora portare chi legge a sperimentare nuove emozioni. Per questo ci auguriamo che possiate riscoprirvi amanti e non semplici seguaci di una così grande arte.
Dalila e Daniela, le fondatrici.
Per informazioni: laltrovepoet@outlook.it
-Biografia di Hilda Doolittle –
Hilda Doolittle, chiamata semplicemente anche con le sue iniziali, H.D. (Bethlehem, 10 settembre 1886 – Zurigo, 27 settembre 1961), è stata una scrittrice e poetessa statunitense. Fu anche autrice di memorie.
Biografia
Figlia di un astronomo, frequentò il Bryn Mawr College ritirandosi prima della fine del corso.
Ricordata prevalentemente per la sua partecipazione alla nascita del movimento imagista guidato da Ezra Pound, con il quale ebbe una relazione nell’adolescenza, si distaccò con la maturità dallo stile modernista per abbracciare temi mitologici e personali, influenzati in parte dalle teorie psicoanalitiche di Carl Gustav Jung.
Se la sua lirica Oread (“Oreade”) venne giudicata da Pound come il miglior esempio poetico imagista, già ai tempi della prima guerra mondiale le sue opere, sia per il linguaggio e per gli argomenti si accostarono ai modelli dell’antica Grecia. Dal 1918 H.D. tradusse classici greci, tra i quali l’Ippolito di Euripide.
Nel periodo londinese diresse brevemente la rivista letteraria The Egoist, vicina alla poetica di Pound e T.S. Eliot, e nel dopoguerra intensificò la pubblicazione di raccolte poetiche, come Hymen (“Imene”) (1921) e Heliodora and Other Poems (“Eliodora ed altre poesie”) (1924).[1]
Scrisse inoltre testi teatrali, adattamenti del teatro greco fra cui Hippolytus temporizes (“Ippolito temporeggia”) (1927), e numerosi romanzi.
Si sposò con Richard Aldington, ebbe una figlia, Perdita, da un’altra relazione, fu intima di D.H. Lawrence. Rimase permanentemente in Europa, ed ebbe una lunga relazione con la poetessa Bryher (pseudonimo di Annie Winifred Ellerman), con cui fondò la rivista cinematografica Close-up e la casa di produzione POOL. Di questa rimane solo il film Borderline, che annuncia i temi della produzione letteraria tardiva di H.D., quali l’inconscio e gli stati mentali.
Durante la seconda guerra mondiale la scrittrice raccolse le sue poesie di matrice religiosa nell’opera Tribute to the Angels (“Omaggio agli angeli”) (1945).
Si rivelò interessante anche il saggio psicoanalitico intitolatoTribute to Freud (1956), impreziosito dall’aggiunta delle lettere scambiate tra i due personaggi.
Opere
- Poesia
- Sea Garden (1916)
- The God (1917)
- Translations (1920)
- Hymen (1921)
- Heliodora and Other Poems (1924)
- Hippolytus Temporizes (1927)
- Red Roses for Bronze (1932)
- The Walls Do Not Fall (1944)
- Tribute to the Angels (1945)
- Trilogy (1946), trad. Trilogia, a cura di Marina Camboni, Caltanissetta: Sciascia, 1993
- Flowering of the Rod (1946)
- By Avon River (1949)
- Helen in Egypt (1961)
- Hermetic Definition (1972)
- Prosa
- Notes on Thought and Vision (1919)
- Paint it Today (scritto nel 1921, pubblicato nel 1992)
- Asphodel (scritto nel 1921–22, pubblicato nel 1992)
- Palimpsest (1926)
- Kora and Ka (1930)
- Nights (1935)
- The Hedgehog (1936)
- Tribute to Freud (1956), trad. I segni sul muro, con alcune lettere inedite di S. Freud all’autrice, trad. di Massimo Ferretti, Roma: Astrolabio, 1973
- Bid Me to Live (1960)
- End to Torment: A Memoir of Ezra Pound (1979), trad. Fine al tormento. Ricordo di Ezra Pound, con le lettere di Ezra Pound all’autrice, 1958-1961, a cura di Massimo Bacigalupo, Milano: Rosellina Archinto, 1994, 2013 ISBN 978-88-7768-640-4
- Hermione (1981)
- The Gift (1982), trad. Il dono, a cura di Marina Vitale, Pavona di Albano Laziale: Iacobelli, 2012 ISBN 978-88-6252-180-2
- Visions and Projections (1982), trad. Visioni e proiezioni, a cura di Marina Vitale, Napoli: Liguori, 2006 ISBN 978-88-207-4014-6
- Majic Ring (scritto nel 1943–44, pubblicato nel 2009)
- The Sword Went Out to Sea (scritto nel 1946–47, pubblicato nel 2007)
- White Rose and the Red (scritto nel 1948, pubblicato nel 2009)
- The Mystery (scritto nel 1948–51, pubblicato nel 2009)
Fonte – Enciclopedia Treccani on line–Hilda Doolittle Poetessa statunitense (Bethlehem, Pennsylvania, 1886 – Zurigo 1961), nota con le iniziali H. D. In Europa dal 1911. Aderì fin dall’inizio al movimento imagista, nel cui orientamento la sua arte è rimasta anche dopo che il movimento finì praticamente dissolto. Sposò nel 1913 R. Aldington, dal quale divorziò nel primo dopoguerra. Le sue prime poesie apparvero sulla rivista Poetry nel 1913. Pubblicò in seguito i volumi: Sea garden (1916), Hymen (1921), Heliodora and other poems (1924), Palimpsest (1926, romanzo), Hedylus (1928, romanzo), Hedgehog (1937), The walls do not fall (1944), Flowering of the rod (1946), By Avon river (1949), Tribute to Freud (1956, con alcune lettere inedite di Freud all’autrice), il madrigale Bid me to live (1960) e il poema Helen in Egypt (1961).
Fonte – Enciclopedia Treccani on line