Poesie di Francesco Gallina dal libro “Medicinalia”
Biblioteca DEA SABINA
L’esordio poetico di Francesco Gallina: Medicinalia
Par Cinzia Demi-Marco Saya Edizioni
Francesco Gallina, classe 1992, laureato in Filologia moderna, docente di Lettere nelle scuole secondarie di secondo grado, è dottore di ricerca in Scienze filologico-letterarie, storico-filosofiche e artistiche presso l’Università degli Studi di Parma, dove si occupa prevalentemente della storia del genere novellistico e della fortuna dantesca in ambito letterario e figurativo. È autore di saggi di letteratura italiana, curatele e contributi su riviste scientifiche tra le quali: Studi e Problemi di Critica Testuale, Parole Rubate, Italianistica, Studi Pasoliniani, Griseldaonline, Campi Immaginabili, Oblio, Ricerche di S/Confine. Della sua produzione scientifica si menziona il recente «Speculando per sapienza». Vita, opere e poetica di Giovanni Gherardi da Prato (Rubbettino, 2022), volume monografico interamente dedicato all’intellettuale toscano. In ambito narrativo ha pubblicato racconti su quotidiani come la «Gazzetta di Parma» e antologie fra le quali Parma. I nuovi narratori raccontano la loro città (Diabasis, 2021).
Medicinalia, edito da Marco Saya Edizioni nel 2022, segna il suo esordio poetico: con questo lavoro Francesco Gallina ha vinto nello stesso anno il Premio Siae Under 35 nell’ambito del XXXIV Premio Letterario Camaiore – Francesco Belluomini, su giudizio della giuria composta dalla Presidente del Premio Rosanna Lupi e dal Presidente della Società italiana degli autori ed editori Giulio Rapetti Mogol.
Conosco Francesco Gallina per aver letto questa sua prima opera ed esserne rimasta colpita, come penso molti, per la particolarità del tema e l’assoluta scioltezza, ma anche complessità, con la quale lo tratta. Ho pensato di invitarlo alla rassegna Un thè con la poesia a Bologna, per l’appuntamento di giugno, per conoscerlo personalmente, per approfondire con lui le intenzioni del libro e per comprendere appieno questa sua esperienza, a mezza via tra la medicina e la poesia, che ci riporta indietro nel tempo, ricollegandosi ampiamente alla tradizione della Commedia dantesca.
Medicinalia
Medicinalia è un titolo non proprio consueto per un libro di poesia, così come potrebbe far pensare il suo stesso contenuto. Eppure, a ben guardare, il nostro passato letterario è pieno di riferimenti a una tradizione che, su argomenti medici in poesia, affonda le sue radici addirittura nell’opera di Dante. E, certo, viene da chiedersi se Francesco Gallina, che per altro è anche dedito agli studi sul Poeta, non si sia ispirato in prima battuta proprio a lui per scrivere il suo lavoro. Dante, certamente, non era un medico ma sappiamo che a Firenze egli aveva scelto di iscriversi, tra le corporazioni, a quella dell’Arte dei medici e degli speziali, iscrizione che non è improbabile possa aver comportato il superamento di un esame non solo formale per verificare la capacità di esercitare il mestiere; sappiamo che ha avuto molti contatti con alcuni medici all’Università di Bologna, frequentando le lezioni di Taddeo Alderotti, professore di medicina, il quale a sua volta aveva legami con altri medici quali Fiduccio de’ Milotti e Mondino de’ Liuzzi; sappiamo che tra il 1304 e il 1306 Dante fu a Padova, dove frequentò Pietro D’Abano e, sicuramente, assistette alle dissezioni nel Teatro anatomico, le prime autorizzate dalla Chiesa… insomma molti indizi ci portano a credere che nella Commedia, in particolare nella cantica infernale, i riferimenti che confermano come Dante avesse una conoscenza di autori medici, e una grande capacità di descrivere le questioni inerenti agli argomenti da loro trattati, era considerevole, tanto da saperci restituire nella loro intensità e veridicità le pene inflitte ai dannati, le ambientazioni ospedaliere del tempo, il dolore fisico e psichico, le malattie dell’epoca come uno che ha davvero molta familiarità con la medicina.
Oltre a Dante, ovviamente, la schiera dei poeti che si sono cimentati in una scrittura che avesse come fondamento la medicina, e in specie la malattia, è lunga e se ne ritrovano tracce nella poesia classica e nella poesia contemporanea e ancora, come qualcuno sottolinea, in quella ipercontemporanea… Lo stesso Gallina apre il primo capitolo del libro o introduce alcune poesie con versi che ne dimostrano la frequentazione. Questi sono alcuni esempi: Ecco il bianco drappello che semina la pace/in punta di siringa (Margherita Guidacci, Iniezione serale); Splendido, certo, s’annuncia il continente profondo del cancro (Tiziano Rossi, Sotto cancro); Con non altri che te/è il colloquio (Vittorio Sereni, Via Scarlatti); Da che fatto fu poi il sangue brino,/ricominciò a dir: «Perché mi scerpi ?/non hai tu spirto di pietade alcuno ?» (Dante, Inferno)… e molti altri, non riportati, se ne potrebbero citare.
Resta da capire come sia stato sviluppato il tema e quale stile abbia scelto l’autore per i testi di questo libro che forse non ci sorprendono ma, di certo, non ci lasciano neanche indifferenti perché la malattia, la sofferenza, la partecipazione al dolore fanno parte della vita di tutti noi, rientrano nella nostra esperienza del quotidiano e non possiamo ignorarle. Tuttavia, l’approccio proposto da Gallina, di primo acchito, appare distaccato, e con il piglio quasi didascalico di chi descrive una realtà che, in fondo, sembra non appartenergli, egli si appresta a introdurci in stanze ben igienizzate, in sale operatorie illuminate da una luce neutrale, in resoconti clinici di mali, in elencazioni di organi più o meno vitali sottoposti a terapie, in sentimenti che non contemplano la compassione: tutto sembra non commuoverlo, come ci aspetteremo, tutto sembra raccontato con lucida perfezione come se visto in prima persona, ma attraverso un vetro, o uno specchio che ne riflette da lontano le immagini, le azioni, i volti, financo i pensieri: nessun coinvolgimento da parte del poeta, quasi nessun segno di quell’empatia che risulterebbe necessaria per affrontare l’argomento. Questo è quello che sembra. Ma noi non ci crediamo, e scandagliando bene le parole tra i versi dell’autore, ricominciamo a leggere per trovare quello che cerchiamo, quello che ci rende umani, quello che da sempre ci separa dal nulla, dal vuoto: il sentimento. Infatti, a ben guardare, ci imbattiamo – già dalle prime pagine – in alcuni versi che lasciano trapelare qualcosa di diverso da quella che è stata la prima impressione e che, se pure mimetizzata da un filo lieve d’ironia, soprattutto come vedremo più avanti, si apre nella prima sezione del libro alla presentazione di quella che è – o che vogliamo pensare sia -, in fondo, la dichiarazione di poetica di Francesco Gallina. Così scopriamo che la creazione dell’uomo nasce da un gesto d’amore: se qualcuno – il nome è un mistero -/non ci avesse messo l’impegno, la cura, un preistorico/storicissismo atto d’amore; che il pensiero sull’uomo porta alla considerazione che c’è qualcosa di più nel corpo umano, oltre agli organi che lo compongono: non è una macchina, l’Uomo/non è calcolo o matematica/non è certezza algoritmo equazione […] ma un magnetico puntino su tela/di Fénéon; che la razionalità sulla nostra esistenza dev’essere filtrata dalla bellezza e dell’arte, dimensione con cui convivere a pieno titolo: ché la vita è una questione di grafite,/roba fragile, fragile detrito//ma passata al filtro dell’arte/pulsa di nuovo colore.
Da qui il passaggio, quasi obbligatorio e di considerevole efficacia, ci conduce ai successivi capitoli, nei quali, come detto, attraverso una cifra stilistica forgiata da una lieve ironia che cattura al suo interno le figure retoriche tipiche della poesia, il ché ne denota l’ottima conoscenza, quali la metafora, l’allitterazione, l’iperbole, se pure rivisitate in chiave moderna, da qui, dicevamo, vengono poste al lettore – quasi inconsciamente – alcune domande basilari sulla funzionalità e intenzionalità delle scienze mediche, vengono rivisitate le storie degli esperimenti esperiti spesso senza alcuna etica professionale o umana, il tutto filtrato attraverso un percorso su alcune tipologie di malattie e la reazione ad esse da chi ne viene colpito (secondo capitolo: dal sentimento al sintomo), o addentrandosi nella dimensione ospedaliera vera e propria, con elencazione di mezzi e strumenti utilizzati, di patologie più gravi, di cure specifiche (terzo capitolo: minimo abbecedario ospedaliero).
E infine, arriviamo all’epilogo, ovvero all’ultima sezione del libro dove ci imbattiamo nella dimensione delle tematiche bioetiche anch’esse, in apparenza, trattate con distacco. Diciamo sempre in apparenza perché, non abbiamo nessuna convinzione in merito all’accennato atteggiamento del distacco: anche qui, infatti, come nella prima parte del libro ci sembra affiorare invece un sentimento, che potremmo definire quasi religioso di osservazione, cosparso di termini biblici ed evangelici, intriso di quella spiritualità che si porta necessariamente con sé il confronto tra la vita e la morte, tra il partire e il restare, tra la rianimazione e la resurrezione: corpo di pillola che si spezza come ostia/nella tua bocca, vecchio: nell’ora del vespro/la tua comunione contro l’ipertensione sono i versi che accompagnano questa visione liturgica dei gesti di cura; profondissima è la forza che separa/ “rianimazione” e “resurrezione” […] «alzati e cammina»/può diventare un protocollo umano,/troppo umano dove il miracolo di Lazzaro è il termine di paragone per il tentativo di rianimare un corpo da riportare in vita; si sfaldano come alghe le madri,/curve di nervi nelle camere ardenti//asciutta l’acquasantiera/ l’utero s’involve, secca dove l’elemento dell’acquasantiera asciutta si rapporta con l’utero seccato nel momento in cui la madre subisce la morte prematura del figlio… e gli esempi potrebbero continuare. Come parlare dunque di distacco, di assenza di coinvolgimento, di neutralità di fronte alle esperienze dolorose della vita, accorgendosi dell’uso di termini di paragone, metafore, similitudini di questa portata?
Per concludere possiamo solo dire che siamo grati a Francesco Gallina per averci condotto su questa strada dove ognuno vedrà sicuramente ciò che più gli è caro o vicino ma dove, inevitabile sarà il confrontarsi anche con questa prospettiva, molto meno laica di quanto si pensi.
Alcuni testi da: Medicinalia
L’atlante di Netter
se perdessi la strada che porta all’arteria
col dito potresti intercettare la sim
del sangue, risalire al pin
che ci tiene in vita, messo su carta
da Frank Netter in punta di matita,
ché la vita è una questione di grafite,
roba fragile, fragile detrito
ma passata al filtro dell’arte
pulsa di nuovo colore:
anche un tumore
acquista dignità, l’orrore
la rappresentazione del male
l’inferno senza girone
che incappi sfogliando l’Atlante
diventa il manifesto dell’iperreale
più vivo della carne
che ogni giorno ti carichi sulle spalle
***
La grafia del medico di famiglia
è una in gamba
la farmacista sotto casa
si dice abbia
avuto maestri illustri (Champollion,
Evans, Ventris), che persino
Dan Brown l’abbia chiamata
in consultazione privata
sulla decodifica di antichi alfabeti in codice
dunque, cari miei, nessuno stupore
se ha antenne per captare
la calligrafia e la sua mistica,
l’arzigogolo arabeggiante, l’esotico
ondeggiare dell’inchiostro
sulla stele di Rosetta
fresca di cartuccia
***
Il cuore
sono lontani i tempi in cui Magrelli
cantava di DNA di lucciole
innestati nelle fragole
oggi la musica è cambiata: la poesia
può permettersi solo un impoetico
cuore di porco, geneticamente
modificato, installato nel corpo
di un uomo, (in attesa che il cuore umano
palpiti un giorno nel costato di un porco
per permettere il passaggio di specie
forse già in atto, senza trapianto).
***
La risonanza magnetica
le bobine di gradiente
inglobano il corpo del piccolo Mircea,
lo risucchiano nel buco nero
di un solenoide: dentro
si gioca una guerra di acufeni,
frequenze acustiche all’impazzata,
onde magnetiche, picchi di martello
la testa di Mircea si apre a ombrello sul monitor:
vediamo il cervello e le radici
del tronco encefalico, vediamo
le cause dei suoi capogiri, la vertigine
cosmica, i suoi sogni in tomografia
***
La terapia intensiva
sotto la tonda plastica dei caschi
a ventilazione non invasiva
simile con simile qui è sepolto
inclinando oltre la parabola del mondo
raddrizzata sulla carreggiata l’anima
l’angelo intubatore, l’idraulico
celeste sotto lo scafandro, sillaba
alle valvole parole d’amore
la turbolenza dei flussi d’aria
è il soundtrack che tiene in vita chi da vita
sfugge
Cinzia Demi
Bologna, maggio 2023
Cinzia Demi
https://cinziademi.it/
Cinzia Demi (Piombino – LI), lavora e vive a Bologna, dove ha conseguito la Laurea Magistrale in Italianistica. E’ operatrice culturale, poeta, scrittrice e saggista. Dirige insieme a Giancarlo Pontiggia la Collana di poesia under 40 Kleide per le Edizioni Minerva (Bologna). Cura per Altritaliani la rubrica “Missione poesia”. Tra le pubblicazioni: Incontriamoci all’Inferno. Parodia di fatti e personaggi della Divina Commedia di Dante Alighieri (Pendragon, 2007); Il tratto che ci unisce (Prova d’Autore, 2009); Incontri e Incantamenti (Raffaelli, 2012); Ero Maddalena e Maria e Gabriele. L’accoglienza delle madri (Puntoacapo , 2013 e 2015); Nel nome del mare (Carteggi Letterari, 2017). Ha curato diverse antologie, tra cui “Ritratti di Poeta” con oltre ottanta articoli di saggistica sulla poesia contemporanea (Puntooacapo, 2019). Suoi testi sono stati tradotti in inglese, rumeno, francese. E’ caporedattore della Rivista Trimestale Menabò (Terra d’Ulivi Edizioni). Tra gli artisti con cui ha lavorato figurano: Raoul Grassilli, Ivano Marescotti, Diego Bragonzi Bignami, Daniele Marchesini. E’ curatrice di eventi culturali, il più noto è “Un thè con la poesia”, ciclo di incontri con autori di poesia contemporanea, presso il Grand Hotel Majestic di Bologna.