Poesie di Esther Granek poetessa belga-israeliana-Biblioteca DEA SABINA
Biblioteca DEA SABINA
Esther Granek Poesie
FONTE – BLOG –Il Canto delle Muse-
Constatazione
Ho solo me
In ogni giorno
Per accogliere la nuova alba
Ma non appena m’aggroviglio in un sogno
ho solo te
Ho solo me
Per incassare
Tutte le piaghe da decubito della vita
Ma appena in un sogno mi perdo
ho solo te
Ho solo me
Quando spio
Del futuro l’ora che scocca
Ma nelle mie ardenti preghiere
ho solo te
Ho solo te
Per stupirmi
E per magnificare le immagini
Ma appena ho girato le pagine
ho solo me
***
Incinta
Sono incinta di prati verdi
porto i pascoli dentro di me
Se il mio umore è divertente o saggio,
Sono incinta di prati verdi
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Bella è l’immagine!
dolce il suono
“Porto pascoli dentro di me…”
E allo stesso tempo cosa ingrata
sono incinta di deserti.
e miraggi
e chimere
grandi temporali
Di rimpianti che ingiustamente attraversano
Risate di cui non so che farmene.
E le mie gravidanze coesistono.
In tutto il mio essere. Senza limiti.
***
Finalità
Tu dici: “L’uccello canta
per festeggiare il sole…”
Tu dici: “L’uccello canta
per incantare il mio orecchio…”
Quella che ti sembra una canzone
è in realtà grido di guerra.
pianto originario
e avvertimento.
Credi che la specie
alle profondità dei mari
si divori a vicenda in giubilo
senza soffrire di carne?
Vasta selezione
dove tutto si perpetua
solo attraverso i tuoi occhiali,
ammiri, tanto e di più!
Equilibrio gigantesco!
(ti riempie di emozione…)
E quando il tuo essere vibra
per vedere intorno a te
tutte le specie, grandi e piccoli
nati per mangiarsi l’un l’altro,
Uomo, ti senti il prescelto
per cui tutto è stato fatto!
***
Cantando
Con fili di seta
Avevo intrecciato una canzone selvaggia
Selvaggia era la mia voce
E tenera era la mia canzone
***
In attesa
Questo seme che tengo
nel palmo della mia mano,
cosa farà nascere domani?
Una canna o una quercia?
Qualche pianta da giardino?
Lo ignoro e non me ne lamento.
Ma il mio cuore batte,
sapendo che nella sua vita
una vita l’attende,
il mio piacere del momento
quando dirà: presente,
finché troverà buon terreno
che lo protegge
Quindi, un buon seme attende.
Questo amore che tieni
nel palmo della tua mano
cosa farà nascere domani?
La mia felicità o il mio dolore?
O i miei infiniti rimpianti?
Non lo so, cosa sarà.
Ma lì, il mio cuore si congela
non sapendo il ruolo
nel destino che attende,
a tuo piacimento del momento.
Perché sei tu che scegli,
e sono io che soffro.
Brava la puttana in attesa
e il buon cane va d’accordo.
**
Un po’ di spettacolo…
Accordo inespresso, minuscolo.
Eppure già un legame intimo.
Un po’ di spettacolo…
Una specie di trappola
Ancora un tocco negli arpeggi.
Un dolce preludio allo stato d’assedio.
Una specie di trappola
E poi all’improvviso…
Accordi a quattro mani.
E con due bocche. Ah! gioco divino!
E poi all’improvviso…
A volte disastro…
A volte la felicità dove tutto combacia.
Sinfonia di ombre e lesene.
A volte disastro.
Corpo a corpo …
Abbinamento perfetto. Piccola morte.
E sempre una sola parola: “Ancora”
Corpo a corpo …
Un’altra pagina…
Perché molto presto tutto diventa saggio.
Come il mare dopo la tempesta.
Un’altra pagina…
Nessuna traccia …
Accordo dove tutto è già cancellato.
Insomma, dove tutto torna a posto.
Nessuna traccia …
Riposo. Tempo scaduto…
Fino al risveglio, vicino o lontano.
E poi all’improvviso: nuova esplosione!
E poi all’improvviso…
Un po’ di spettacolo…
Accordo inespresso, minuscolo.
Eppure già un legame intimo.
Un po’ di spettacolo…
Una specie di trappola
Ancora un tocco, negli arpeggi…
EVASIONE
E sarò di fronte al mare
che verrà a bagnare i ciottoli.
Carezze d’acqua, di vento e d’aria.
E di luce. Di immensità.
E in me sarà il deserto.
Entrerà solo il cielo leggero.
E sarò di fronte al mare
che verrà a battere gli scogli.
A schiaffeggiarli. A sferzarli. Usando la pietra.
A colpirli. A insinuarsi. Selvaggio.
E in me sarà il deserto.
Nessun cielo tormentato entrerà.
E sarò di fronte al mare,
statua di carne e cuore di legno.
E farò il deserto in me.
Che importerà il tempo? Scuro o chiaro…
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BIOGRAFIA
La poetessa belga-israeliana Esther Granek nacque il 7 aprile 1927 a Bruxelles, fu autodidatta non avendo potuto studiare a causa delle leggi antiebraiche durante l’occupazione nazista.
Nel 1940 la sua famiglia fuggì dal Belgio e si stabilì a Bagnères-de-Luchon in Francia, ma ben presto furono tutti deportati in un campo di concentramento a Brens nel Tarn. Nel 1941 riuscirono a fuggire, pochi giorni prima dello sterminio di tutti i prigionieri del campo. Tornata a Bruxelles, rimase nascosta prima con gli zii, poi, dal 1943 fino alla fine dell’occupazione nazista, con una famiglia cristiana che, con documenti falsi, la spacciava per figlia. .
Sopravvissuta all’Olocausto, si è trasferita in Israele nel 1956 dove ha lavorato per 35 anni come segretaria contabile presso l’ambasciata belga a Tel Aviv. Nel 1981 gli è stata conferita la medaglia civica di prima classe in riconoscimento della qualità del suo lavoro.
Morì a Tel Aviv il 9 maggio 2016.
Autrice compositrice di canzoni, poesie, ballate e testi umoristici, pubblicò diverse raccolte. I suoi versi prendono in giro mode e convenzioni. Seducono subito per la loro fantasia e libertà. Con una grazia.
FONTE – BLOG –Il Canto delle Muse-