Poesie di Amy Lowell-Poetessa statunitense-Biblioteca DEA SABINA
Biblioteca DEA SABINA
Poesie di Amy Lowell-Poetessa statunitense-
Amy Lowell-Poetessa statunitense (Brooklin, Massachusetts, 1874 – ivi 1925), lontana parente di James Russell, la Lowell esordì con una raccolta di versi tradizionali, A dome of many-coloured glass (1912); non avendo ottenuto il successo che si attendeva, lasciò l’America per Londra, dove entrò a far parte attiva del movimento imagista creato da E. Pound, riuscendo in breve a esautorarlo per divenirne la più accanita propagandista. Tornata negli Stati Uniti, pubblicò tre antologie: Some imagist poets (1915, 1916, 1917). Accanto a quello dell’imagismo, fu per lei importante l’influsso della poesia francese, sensibile nelle raccolte Sword blades and poppy seed (1914); Men, women and ghosts (1916); East wind (1926); Selected poems (1928). Fu appassionata traduttrice di poesia cinese. Tra i saggi critici: Six French poets (1915), Tendencies in modern American poetry (1917), Life of John Keats (1925), Poetry and poets (post., 1930).
“La lettera”, poesia d’amore di Amy Lowell
Piccole contorte parole, scarabocchiate su tutto il foglio
Come zampe di mosche infangate,
Che cosa potete dire della fiammante luna
Trapuntata dalle foglie della quercia?
O della mia finestra senza tende,
E del nudo pavimento al chiaro di luna?
Le vostre sciocche astuzie e i vostri intrighi
Non hanno nulla della florescenza del biancospino.
E questa carta è fragile, muta, liscia, vergine di dolcezza
Sotto la mia mano.
Sono stanca, amore mio, di riscaldare il mio cuore
Contro il tuo volere;
Di spremerlo in macchioline d’inchiostro,
E di spedirlo per posta.
Ed io qui sola, brucio, sotto il fuoco
Della grande luna.
. da Dreams in War Time:
I
I wandered through a house of many rooms.
It grew darker and darker,
until, at last, I could only find my way
by passing my fingers along the wall.
Suddenly my hand shot through an open window,
and the thorn of a rose I could not see
pricked it so sharply
that I cried aloud.
Vagavo in una casa di molte stanze.
Il buio s’infittiva, ed alla fine
riuscivo ad orientarmi a malapena
tastando la parete con le dita.
Ma d’un tratto incontrava la mia mano
una finestra aperta,
ed ecco che la spina di una rosa
invisibile acuta mi feriva
ed io piangevo forte.
II
I dug a grave under an oak-tree.
With infinite care, I stamped my spade
into the heavy grass.
The sod sucked it,
and I drew it out with effort,
watching the steel run liquid in the moonlight
as it came clear.
I stooped, and dug, and never turned,
for behind me,
on the dried leaves,
my own face lay like a white pebble,
waiting.
Sotto una quercia scavavo una fossa.
Nell’erba pregna di fango affondavo
con cura infinita la vanga,
la risucchiava la zolla,
a fatica di nuovo la estraevo,
osservando il metallo liquefarsi,
riemergere alla luce al chiar di luna.
Scavavo china senza mai voltarmi.
Alle mie spalle, sulle foglie secche,
il mio viso giaceva – un sasso bianco
in attesa.
*
da Picture of the Floating World:
OMBRE CHINOISE
Red foxgloves against a yellow wall stricked with plum-coloured shadows;
a lady with a blue and red sunshade;
the slow dash of wawes upon a parapet.
That is all.
Non-existent – immortal –
as solid as the centre of a ring of fine gold.
Digitali purpuree contro una gialla parete striata d’ombre color prugna;
una dama con un parasole rosso e blu.
Lento frangersi d’onde a un parapetto.
E questo è tutto.
Inesistente – immortale –
solido come il cuore di un anello d’oro fino.
*
The Taxi
When I go away from you
The world beats dead
Like a slackened drum.
I call out for you against the jutted stars
And shout into the ridges of the wind.
Streets coming fast,
One after the other,
Wedge you away from me,
And the lamps of the city prick my eyes
So that I can no longer see your face.
Why should I leave you,
To wound myself upon the sharp edges of the night?
E quando me ne vado via da te
il mondo batte sordo
come tamburo il cui suono si ottunde.
Lancio il tuo nome contro stelle aguzze
fende il mio grido i marosi del vento.
Rapide si rincorrono le strade
e l’una l’altra incalza, ti respinge
via lontano da me. Tutte le luci
della città trafiggono i miei occhi
e il tuo volto scompare alla mia vista.
Perché lasciarti, solo per ferirmi
sulle lame affilate della notte?
Amy Lowell
*la traduzione delle poesie è di Silvio Raffo
Poeti cinesi nella versione di Amy Lowell
L’Imperatore ritorna dopo un viaggio a Sud
Avanza pari a un santo
il Supremo.
Nel suo carro laccato
intimorisce i cento esseri.
Nascosto dal purpureo fumo dell’incenso
un ombrello rotondo
protegge il Figlio del Cielo.
Squisita la bellezza
delle spade a doppio taglio
dei carri, delle scarpe
dei servi, ricamate con le costellazioni.
Davanti a lui portano i ventagli del Sole e della Luna:
lo precedono stuoli di lance affilate
i barbagli di molte bandiere.
Il vento di Primavera proclama il ritorno dell’Imperatore
che unisce le diecimila province
in un’armonia accordata da Pace e Certezza:
i vecchi sono satolli di felicità e lo è il popolo,
la mia ode si aggiunge al canto
della perfetta quiete.
Wen Cheng-Ming, XVI secolo
*
Canto del salice spezzato
Quando montò a cavallo, non prese un frustino di cuoio:
spezzò un ramo di salice.
Una volta smontato, iniziò a suonare il flauto:
con il dolore feroce della partenza voleva distruggere il viaggiatore.
Dinastia Lliang (VI secolo)
*
Lungo il lago, in primavera
La meditazione solitaria continua senza interruzione.
Scorre – va alla deriva, invero – e ritorna in sé:
la barca si muove verso il vento del crepuscolo.
Entriamo all’imboccatura del lago da un affluente fiorito
mentre la notte avvolge la Valle Occidentale.
Dai denti della collina, la Costellazione del Sud:
la nebbia cala sulle anse del fiume, si divarica dolcemente.
Alle mie spalle, la luna cala, tra gli alberi.
Il mondo non è che un quadrato d’acqua in perenne
movimento: acqua che si coagula e dilaga.
Sono felice di essere un vecchio con la canna da pesca.
Chi-wu Ch’ien
*
Scritto in esilio
Il sole sorge mentre dormo. Non è ancora alto
e sento il rigoglioso rigogolo sopra il tetto.
D’improvviso, penso al Parco Imperiale, all’alba:
i richiami degli uccelli assisi sui millenari alberi.
Penso a quando ero funzionario del tribunale
al meticoloso lavoro nella Sala delle Udienze.
In piena primavera, nei rari momenti di svago,
guardavo l’erba e le cose che crescono:
sentivo questo stesso rumore dall’alba al tramonto.
Dove mi trovo ora?
Nella solitaria città di Hsün Yang.
Il canto degli uccelli è lo stesso
ma sono mutate le mie emozioni.
Se solo potessi dimenticare di essere
agli estremi confini della terra:
ma è poi così diversa la vita a palazzo?
Bai Juyi
*
Un ufficiale presso il villaggio dal fossato di pietra
Ho cercato alloggio per la notte: tramontava
presso il villaggio dal fossato di pietra.
Gli agenti di reclutamento catturano le persone di notte.
Un venerabile vecchio scavalcò il muro e fuggì.
Una vecchia uscì dalla porta.
Quanta rabbia nelle grida degli ufficiali!
Quanta amarezza nel pianto della vecchia!
Ho sentito le parole della donna
che perorava la sua causa davanti a loro:
“I miei tre figli sono alla frontiera di Yeh Ch’eng.
Da uno di loro ho ricevuto una lettera:
gli altri due sono morti in battaglia.
Chi sopravvive ha un orizzonte breve:
chi muore non tornerà mai più.
In casa non c’è più alcun adulto:
mio nipote è ancora al seno.
La madre di mio nipote è fuggita.
Sono vecchia, molto vecchia, le forze
svaniscono, eppure ti prego, segui gli ufficiali
quando torneranno questa notte.
Accetterò con entusiasmo l’incarico di servire Ho Yang
sono ancora in grado di preparare un pasto”.
La tenebra soffocava tra le lacrime.
All’alba, ripresi il mio cammino:
restò sola la venerabile vecchia.
Tu Fu
*
Guardando la luna dopo la pioggia
Le nuvole sono gravi e gridano:
ancora una volta vedo l’orizzonte
oltre i quattro lati della città.
Apri la porta. La luna si alza, cammina
come un rospo. Il suo chiarore è una brina
che si estende per diecimila li.
Il fiume sembra una catena piatta e lucente.
La luna, in cima, è un occhio bianco:
mostra il cuore abbagliante del mare.
Lo adoro, così, rotondo come un ventaglio
e ne canto fino all’alba.
Li Po
*
Proclamate la gioia di quest’ora dice l’Imperatore Ling
Il vento freddo si impenna. Il sole brilla lungo il vasto canale.
Il loto è rosa: si china alla luce, si spalanca la sera.
La meraviglia è in eccesso, un solo giorno non può contenerla.
Limpidi suoni d’arco, note fluide sulle fluttuanti rive: cantiamo la canzone
dell’amore perenne. Mille anni? Diecimila? Nulla può pareggiare questa gioia.
*
Calma serale
Il sole è tramontato.
La sabbia brilla.
Il cielo ci colpisce con i suoi bagliori.
Le onde tremano
e l’acqua fa chiacchierare le pietre.
Sul bianco sentiero della luna
una barca va alla deriva:
cerca l’ingresso del porto
dopo molte svolte e sventure.
Probabilmente, la neve
è caduta sopra i pendii
dei tenebrosi colli.
Kao Shih-Chi, XIX secolo