Mirella Manocchio -Che cosa celebriamo l’8 marzo-Biblioteca DEA SABINA
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Mirella Manocchio -Che cosa celebriamo l’8 marzo-
Roma 07 marzo 2025-Articolo di Mirella Manocchio -Storia e attualità della Giornata della donna: purtroppo molto rimane ancora da fare.Ma davvero vogliamo vedere ancora una volta fiorai colmi di mazzi di mimose pronti per essere comprati o regalati? Ma davvero vogliamo assistere a comitive di sole ragazze o donne che affollano ristoranti e locali da ballo? Ma davvero noi donne vogliamo i nostri cellulari e le chat di gruppo zeppe di messaggi e meme augurali? Personalmente dico: “no grazie!”
Non credo che abbia ancora senso festeggiare o celebrare la Giornata internazionale della Donna se si crede che regalare un mazzo di mimose o inviare un messaggio augurale possa racchiudere il senso del rispetto e dell’amore che tutte le donne meritano. E nemmeno se si pensa che questa sorta di libera uscita una tantum possa sostituire la dovuta libertà che la donna deve avere nell’intessere relazioni, nel dipanare i propri interessi personali, nel crescere e trovare soddisfazione a livello lavorativo e familiare, insomma nel vivere la propria vita. Troppo velocemente si sono dimenticate le motivazioni e gli accadimenti che hanno dato origine all’istituzione di questa “Festa”, sebbene sia stata ufficialmente istituita abbastanza di recente dalle Nazioni Unite quale Giornata internazionale: nel 1975.
La vulgata collega l’origine a un incendio accaduto nel 1908 nell’industria tessile Cotton di New York in cui varie operaie rimasero uccise. In realtà tale incendio non è chiaramente documentato; in ogni caso i fatti che hanno portato all’istituzione della Festa della donna sono legati alla rivendicazione dei diritti, tra i quali il diritto di voto. A esempio, durante il VII Congresso della II Internazionale socialista, svoltosi a Stoccarda nel 1907, furono in discussione la questione femminile e il diritto di voto alle donne. In seguito i partiti socialisti si impegnarono a lottare con le donne per riuscire ad introdurre il suffragio universale. In questa partita avevano giocato un ruolo importante già dal 1800, e continuarono ad averlo anche a inizio ‘900, tante donne evangeliche (a esempio Elisabeth Candy Stanton, Lucrezia Mott, Frances E. Willard) che si impegnarono anche per i pieni diritti delle donne in ambito ecclesiastico. La prima Giornata internazionale dedicata alla rivendicazione dei diritti delle donne ebbe vita nel 1910, ma solo successivamente durante la Seconda conferenza internazionale delle donne comuniste, nel 1921, fu stabilito che l’8 marzo fosse la Giornata internazionale dell’operaia.
In Italia la celebrazione fu istituita dopo il settembre 1944 dalla neonata Unione Donne italiane (Udi) e si svolse il successivo 8 marzo nelle zone liberate dell’Italia. Anche nel nostro paese la celebrazione si legò alla questione del diritto di voto e ai diritti delle donne in generale: in particolare questo avvenne negli anni ’60-70 quando le manifestazioni avevano al centro l’abolizione del cosiddetto “delitto d’onore”, la parità nel diritto di famiglia, il divorzio e l’aborto. Le donne evangeliche erano impegnate in queste battaglie e le conducevano non solo in piazza l’8 marzo, ma pure nelle proprie case e nelle chiese, come ricorda Doriana Giudici – sindacalista e presidente della Fdei dal 1989 al 1998 – nel volume Le ragazze che volevano cambiare il mondo.
Far memoria di questo vissuto non è archeologia sociologica o teologica, ma è la necessità di ricentrarci nelle nostre radici per guardare con consapevolezza quanto ancora vi è da fare – tanto – in merito a una reale parità di diritti, quanto di tali diritti viene quotidianamente messo in discussione, anche in Europa e negli Stati Uniti, e quale radicale cambio di struttura mentale e sociale è da operare. La riflessione di studiose e teologhe che puntano ad avere una prospettiva e una modalità intersezionale alle questioni sul piatto ci può aiutare e interrogare, ma sarebbe tragico se ci lasciasse indifferenti. Come non ci possono lasciare indifferenti gli accadimenti di abusi e discriminazioni emersi di recente in ambiti accademici protestanti e ai vertici di alcune chiese evangeliche perché ci sbattono in faccia – se ce ne fosse stato bisogno – che nessuna realtà ecclesiastica è immune da una tragica e tossica commistione tra “ruolo di potere e violenza”, seppur variamente declinata.
Lasciamo sugli alberi le mimose, ma in questo 8 marzo di un mondo squassato da molteplici conflitti e da chi, come Trump e la sua amministrazione, mette a serio rischio il diritto internazionale e le strutture istituzionali che faticosamente se ne fanno garanti, facciamoci ancora interpellare dalla Parola che ci dice che per grazia di Dio portiamo nel nostro corpo i segni anticipatori della resurrezione di Gesù Cristo, impegniamoci ancora – donne e uomini insieme – a costruire relazioni umane giuste e rispettose, improntate all’amore nella libertà, senza sopraffazioni e ruoli di genere precostituiti e condizionanti.
La pastora Mirella Manocchio è presidente della Federazione donne evangeliche in Italia
Roma (NEV), 27 marzo 2023 – La pastora metodista Mirella Manocchio è la nuova presidente della Federazione delle donne evangeliche in Italia (FDEI). Manocchio prende il testimone dalla pastora battista Gabriela Lio, presidente uscente.
L’elezione è avvenuta in seno al XIII Congresso FDEI conclusosi ieri a Firenze. A breve, un approfondimento e l’intervista NEV a Mirella Manocchio.
Mirella Manocchio è pastora della chiesa metodista di via XX Settembre a Roma. Laureata in Scienze politiche e in teologia. Già presidente dell’Opera per le chiese evangeliche metodiste in Italia (OPCEMI), fra i suoi incarichi c’è anche quello di coordinatrice della Commissione battista, metodista, valdese (BMV) per il culto e la liturgia e membro della Commissione (metodista e valdese) “famiglie, matrimonio, coppie, genitorialità”.
Nata nel 1976 da un Congresso interdenominazionale dei movimenti femminili delle chiese battiste, metodiste e valdesi, la Federazione delle donne evangeliche in Italia (FDEI) è un movimento di donne impegnate a “testimoniare la liberazione di Cristo per ogni creatura umana, con particolare riferimento alla condizione femminile nella chiesa e nella società” (Statuto, art. 2). La FDEI è basata sul volontariato e si propone di portare nelle chiese la riflessione sul ruolo della donna e di incoraggiare la partecipazione delle donne evangeliche alla vita della chiesa e della società.
Nel 1998 la FDEI ha deciso di allargarsi ad altre organizzazioni femminili di area evangelica (luterane, avventiste, dell’Esercito della Salvezza e della Chiesa riformata ticinese). L’organo di collegamento tra i gruppi della FDEI è il “Notiziario”, pubblicato ogni tre mesi come inserto del settimanale evangelico “Riforma”. La FDEI produce anche i “Quaderni”, dove sono pubblicati gli atti dei convegni nazionali e regionali e dei campi studi estivi. In occasione del passaggio dal secondo al terzo millennio, la FDEI ha redatto il “Manifesto delle donne protestanti”, un documento per il dialogo fra donne e uomini. Nel 2000 ha inaugurato l’Archivio delle donne presso l’archivio del Centro culturale di Torre Pellice (Torino).
Da alcuni anni la FDEI pubblica il quaderno dei “16 giorni per combattere la violenza”, letture, riflessioni, dati e proposte di azione per ogni giorno dal 25 novembre, Giornata mondiale contro la discriminazione delle donne al 10 dicembre, Giornata per i Diritti umani.