Massimiliano Bardotti-Poesie – La disciplina della nebbia (peQuod) –Biblioteca DEA SABINA
Biblioteca DEA SABINA
Massimiliano Bardotti, La disciplina della nebbia (peQuod, 2022)
–A cura di Antonio Fiori-
Breve biografia di Massimiliano Bardotti (1976) è nato e vive a Castelfiorentino. Poeta, è presidente dell’associazione culturale Sguardo e Sogno, fondata da Paola Lucarini. Pubblica tra gli altri: Il Dio che ho incontrato (2017 Edizioni Nerbini), I dettagli minori, (2018 Fara Editore) opera di poesia e prosa dal quale è stato tratto l’omonimo spettacolo teatrale interpretato insieme a Viviana Piccolo. Diario segreto di un uomo qualunque, appunti spirituali (2019 Tau Edizioni). A marzo 2020, sempre con Fara editore esce Il colore dei ciliegi da febbraio a maggio, scritto insieme a Gregorio Iacopini e con la prefazione di Filippo Davoli e la postfazione di Isabella Leardini. Nel mese di maggio 2021 esce Idillio alla morte, scritto con Serse Cardellini. Il libro apre la collana poetica: Fuori Stagione, di FirenzeLibri, della quale Bardotti, Cardellini e Iacopini sono curatori. A giugno 2021, per Puntoacapo Ed. esce La terra e la radice. Nel 2017 a Castelfiorentino dà vita a: LA POESIA È DI TUTTI, percorso poetico e spirituale, presso l’ass. cult. OltreDanza. Dal 2018 conduce: “L’infinito, la poesia come sguardo: Ciclo di incontri con poeti contemporanei” al san Leonardo al Palco di Prato.
© Fotografia tratta dal web-
Bisogna essere prossimi alla terra
avere già nel corpo l’ambizione della fossa.
Sentire nella carne l’appassire delle ore.
E come si fa urgente fare il bene
praticare la salvezza.
Avere già negli occhi un po’ di quello che vedremo
quando gli occhi chiuderemo a questa luce.
Bisogna poi saperlo un po’ di cielo
averlo imparato dall’allodola e dal gufo.
Seguire come cambia la stagione
intuirne nei colori le promesse.
E poi bisogna andare
quando è ora essere pronti.
Allora sarà chiaro finalmente
che avevamo fatto tante prove
che in fondo vivere è coltivare
il seme eterno dell’attesa.
*
Abbi cura di me, dico,
tutto affidando.
Poi con la fronte tocco la terra,
chiedo perdono al vicino di casa
perché quando lo guardo
negli occhi non vedo
l’eterna sua giovinezza, non vedo
la fronte rugosa che chiama speranza
non vedo la sua adolescenza.
Vedo soltanto la forma del mento
l’imprecisione del colletto
della camicia, mal piegata
la giacca sgualcita.
Vedo il passo insicuro, stanco
adeguato al peso dei suoi settant’anni.
Vedo solo quello che misero
riesco a vedere.
La pelle che muore.
*
Benedico il piatto di ceci e la minestra di pane
l’acqua bollente che cuoce le verdure.
Il prato benedico e la foresta
l’oceano e il corso d’acqua.
Il piccolo pezzo di mondo che vedo dalla mia finestra.
* * *
Nota di Antonio Fiori-Massimiliano Bardotti educa lo sguardo e il respiro per vedere oltre la nebbia, nebbia che è simbolo e sfida per questa disciplina. Antonella Sbuelz, nella prefazione, parla di ricerca, di domanda inesausta, di luce, “di una disciplina declinata talvolta in forza ascetica”.
Ed è significativa la citazione in ex-ergo di Antonia Pozzi: E forse ci sono più stelle/ e segreti e insondabili vie/ tra noi, nel silenzio,/ che in tutto il cielo disteso/ al di là della nebbia. Sono versi che indicano dove dobbiamo alla fine davvero guardare: tra di noi.
La natura è osservata con una dolcezza orientale – Ogni vero poeta è un asceta.// Si allena alla meraviglia dell’ape./…/ Segue il volo della farfalla./…/ Si stira come il gatto/ si inarca come il serpente. Il dettato si dispone talvolta in prosa poetica, che fa cambiare leggermente il respiro: “È alle porte un tempo nuovo, spazzerà via quello che ancora rimugina il vecchio.
Ne intuiamo le membra forti e vigorose, ci spaventa l’ardire della sua bocca e quanto sia famelico. Le porte della città sono aperte. Qualcuno attende.”
Il poeta testimonia anche una grande fede religiosa, ribadita con entusiasmo ogni volta che si incontra la bellezza o si vacilla per l’errore: “Ma sempre più devoto, di errore in errore, sempre più devoto a questa volontà, di essere nelle mani dell’Amore, Sua creatura peritura e fragile: felice.”
Il libro è diviso in cinque sezioni (Non posssiamo tacere; Il gufo e l’allodola; Il dolore, la gioia, la pazienza; Delle benedizioni; La quercia e il mandorlo), che segnano un percorso sempre più spirituale, di avvicinamento al mistero che la nebbia nasconde.
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La rivista «Atelier» ha periodicità trimestrale (marzo, giugno, settembre, dicembre) e si occupa di letteratura contemporanea. Ha due redazioni: una che lavora per la rivista cartacea trimestrale e una che cura il sito Online e i suoi contenuti. Il nome (in origine “laboratorio dove si lavora il legno”) allude a un luogo di confronto e impegno operativo, aperto alla realtà. Si è distinta in questi anni, conquistandosi un posto preminente fra i periodici militanti, per il rigore critico e l’accurato scandaglio delle voci contemporanee. In particolare, si è resa levatrice di una generazione di poeti (si veda, per esempio, la pubblicazione dell’antologia L’Opera comune, la prima antologia dedicata ai poeti nati negli anni Settanta, cui hanno fatto seguito molte pubblicazioni analoghe). Si ricordano anche diversi numeri monografici: un Omaggio alla poesia contemporanea con i poeti italiani delle ultime generazioni (n. 10), gli atti di un convegno che ha radunato “la generazione dei nati negli anni Settanta” (La responsabilità della poesia, n. 24), un omaggio alla poesia europea con testi di poeti giovani e interventi di autori già affermati (Giovane poesia europea, n. 30), un’antologia di racconti di scrittori italiani emergenti (Racconti italiani, n. 38), un numero dedicato al tema “Poesia e conoscenza” (Che ne sanno i poeti?, n. 50).
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