Jane Hirshfield -Vieni, ruba: Poesie -Biblioteca DEA SABINA
Biblioteca DEA SABINA
Jane Hirshfield –Vieni, ruba: Poesie –
Sara Fruner -Traduttore-
Editore Ubiliber
DESCRIZIONE
Le liriche di Hirshfield, una tra le più note voci poetiche americane, aprono un varco per la riflessione e il cambiamento, invitando alla consapevolezza etica e stabilendo un delicato equilibrio. Molteplici sono i temi di questa importante antologia. Il tempo è quel borseggiatore perpetuo che agilmente se la cava con tutto, da pochi momenti indifesi a interi anni della nostra vita. Anche la malattia e la mortalità fanno la loro comparsa, forze brute che ci privano della libertà, dell’identità e alla fine della vita stessa. Ma il nostro bisogno di salvaguardare ciò che marchiamo come nostro ci espone solo a quel che ogni buddhista teme: l’attaccamento e tutte le sofferenze che ne derivano. Interessante è la risposta di Hirshfield a questa possibilità di perdita: la coltivazione di una voce poetica che combina equanimità e una tranquilla passione, per sottolineare che ciò che la pratica buddhista e la poesia insegnano, è dire di sì a tutto al livello più profondo, compreso il difficile, che si tratti di perdita, rabbia, confusione. Hirshfield cattura questa idea frase dopo frase, immagine dopo immagine, in un linguaggio al tempo stesso misterioso, sorprendente e comprensibile.
Breve biografia di Jane Hirshfield (New York City, 1953) è una delle voci più importanti della letteratura americana contemporanea. È autrice di 9 libri di poesie e di 2 raccolte di saggi. Dopo la laurea a Princeton, ha studiato al San Francisco Zen Center, dove ha ricevuto l’ordinazione laica nel 1979. Ha scritto di lei Czesław Miłosz: “Una profonda empatia per la sofferenza di tutti gli esseri viventi… È questo che ammiro nella poesia di Jane Hirshfield. Il soggetto della sua poesia è la nostra vita quotidiana, i nostri continui incontri con gli altri e con tutto ciò che la Terra ci porta: alberi, fiori, animali e uccelli… Nella profonda sensibilità dei suoi dettagli, la sua poesia illumina la virtù buddhista della consapevolezza”.
Alcune Poesie di Jane Hirshfield
Oggi che non potevo fare niente
Oggi che non potevo fare niente,
ho salvato una formica.
Doveva essere entrata con il giornale,
ancora consegnato
a chi deve stare a casa.
Un giornale è ancora un servizio essenziale.
Io non sono un servizio essenziale.
Ho caffè e libri,
tempo,
un giardino,
silenzio abbastanza da riempire cisterne.
Dapprima deve aver camminato
sul giornale, come inchiostro sbavato
che prendeva la forma di una formica.
Poi attraverso il portatile- caldo-
poi sul retro di un cuscino.
Piccola formica nera, sola,
che attraversava un cuscino blu,
si muoveva veloce perché è quello che poteva fare.
Messa fuori al sole,
non avrebbe potuto ritrovare il suo nido.
Allora che cosa ho salvato?
Non sembrava che avesse paura
nemmeno quando camminava sulla mia mano
che la muoveva rapida nell’aria.
Formica, sola, senza compagne,
il cui cuore di formica non potevo comprendere-
come ti va la vita- volevo chiedere.
L’ho sollevata e messa fuori.
Questo primo giorno in cui non potevo fare niente,
contribuire a niente
oltre a stare distante dal mio stesso genere,
ho fatto questo.
*
Today, When I Could Do Nothing
Today, when I could do nothing,
I saved an ant.
It must have come in with the morning paper,
still being delivered
to those who shelter in place.
A morning paper is still an essential service.
I am not an essential service.
I have coffee and books,
time,
a garden,
silence enough to fill cisterns.
It must have first walked
the morning paper, as if loosened ink
taking the shape of an ant.
Then across the laptop computer—warm—
then onto the back of a cushion.
Small black ant, alone,
crossing a navy cushion,
moving steadily because that is what it could do.
Set outside in the sun,
it could not have found again its nest.
What then did I save?
It did not look as if it was frightened,
even while walking my hand,
which moved it through swiftness and air.
Ant, alone, without companions,
whose ant-heart I could not fathom—
how is your life, I wanted to ask.
I lifted it, took it outside.
This first day when I could do nothing,
contribute nothing
beyond staying distant from my own kind,
I did this.
Together in a Sudden Strangeness: America’s Poets Respond to the Pandemic, 2020
Versione tradotta in italiano da Stefania Zampiga
PIOGGIA A MAGGIO
Il ferro annerito
della stufa
si raffredda ticchettando
alle prime gocce
che iniziano a incontrare il tetto.
È tardi: la notte
s’è fatta scura così
come un frutto –
un sùbito
aroma di pere riempie la stanza.
Giusto prima dell’alba
ritorna più forte,
un bianco, costante rullio di pioggia diurna
preso nel secchio profondo della luna.
Una luce di latta ammaccata
trabocca di oceano e cielo,
colle che s’apre sul colle davanti,
e mi sveglio a un semplice desiderio,
ciò che voglio da quest’ora comune,
da questa terra comune
che in passato fu sposa del tempo:
sentire come un granchio sente l’onda,
forte come un secondo cuore;
vedere come una cosa verde vede il sole,
con l’attenzione esclusiva dell’amore cieco.
From: Jane Hirshfield Of Gravity & Angels, 1988
© traduzione di Loredana Foresta e Andrea Sirotti
DA CAPO
Prendi il cuore logoro come un sasso
e lancialo lontano.
Presto non ne rimarrà nulla.
Presto l’ultima increspatura si esaurirà
tra le erbacce.
Una volta a casa, affetta carote, cipolle, sedano.
Glassali in olio prima di aggiungere
le lenticchie, acqua e odori.
Poi le caldarroste, un po’ di pepe, sale.
Completa con formaggio di capra e prezzemolo. Mangia.
Puoi farlo, davvero, ti è concesso.
Ricomincia la storia della tua vita.
Tratta da “Ogni felicità assediata dai leoni” di Jane Hirshfield, traduzione e cura di Loredana Foresta e Andrea Sirotti
DOPO UN LUNGO SILENZIO
La cortesia sbiadisce,
un piccolo bagliore d’acciuga
abbandona la pentola capovolta nello scolapiatti
dopo che la luna s’è dileguata dalla finestra.
Una delle ultime libertà, là nel buio.
Gli avanzi della zuppa messi via.
Le distinzioni contano. Se il muso
quieto di una capra debba dirsi nobile
o indifferente. La differenza tra un giusto rigore e l’orgoglio.
Il pensiero intraducibile dev’essere il più preciso.
Eppure le parole non sono la fine del pensiero, ma là dove comincia.
Tratta da “Ogni felicità assediata dai leoni” di Jane Hirshfield, traduzione e cura di Loredana Foresta e Andrea Sirotti
Speranza e Amore
Per tutto l’inverno
l’airone azzurro
ha dormito tra i cavalli.
Non so
le abitudini degli aironi,
non so
se siano solitari
per natura,
o se quello attendesse
un richiamo da chi non c’era –
senza neanche
rendersene conto –
tra i suoni
spiranti nella notte.
So che
la speranza è l’amore
più duro che portiamo.
Ha dormito
con il collo lungo
ripiegato, come una lettera
messa via.
***
Hope and Love
All winter
the blue heron
slept among the horses.
I do not know
the custom of herons,
do not know
if the solitary habit
is their way,
or if he listened for
some missing one—
not knowing even
that was what he did—
in the blowing
sounds in the dark,
I know that
hope is the hardest
love we carry.
He slept
with his long neck
folded, like a letter
put away.