Il Grande Teatro di Aldo De Benedetti: “L’armadietto cinese”-Biblioteca DEA SABINA
Biblioteca DEA SABINA
Il Grande Teatro di Aldo De Benedetti: “L’armadietto cinese”-
Commedia Scritta da Aldo De Benedetti nel 1947 “L’armadietto Cinese” rappresenta in valido esempio della commedia borghese molto in voga nell’anteguerra dei “telefono bianchi” assai apprezzata dal pubblico dell’epoca.
Un armadietto cinese pieno di segreti viene messo all’asta. Come fare a non rendere pubblici questi segreti? L’unico modo è comprare l’armadietto e far sparire le prove. Vincerà l’astuzia femminile oppure la gelosia maschile?
Autore di commedie brillanti e sceneggiatore di film del cosiddetto periodo dei telefoni bianchi, dopo la promulgazione delle leggi razziali il suo nome non poté più comparire nei titoli come autore delle sceneggiature o dei soggetti dei film. Nel 50° anniversario della scomparsa, avvenuta il 19 gennaio 1970, Rai Cultura dedica un ciclo di appuntamenti al commediografo Aldo De Benedetti (1892 – 1970) proposti per lo spazio “Stardust Memories”.
Aldo De Benedetti (Roma, 13 agosto 1892 – Roma, 19 gennaio 1970) è stato un commediografo e sceneggiatore italiano.
Fu attivo dalla fine degli anni ’20 fino alla morte sia come autore di commedie leggere sia come sceneggiatore di film del cosiddetto periodo dei telefoni bianchi. Poiché era ebreo, dopo la promulgazione delle leggi razziali, il suo nome non poté più comparire nei titoli come autore delle sceneggiature o dei soggetti dei film. Per lo stesso motivo non poté far rappresentare commedie tra il 1938 e la fine della seconda guerra mondiale.
Si suicidò in tarda età per motivi mai chiariti.[1]
I suoi lavori teatrali più noti e rappresentati (non solo in Italia) sono: Due dozzine di rose scarlatte (scritto[2] per Vittorio De Sica e Giuditta Rissone) del 1936 e Gli ultimi cinque minuti del 1951.
Tutte le sue commedie furono pubblicate in volume per le Edizioni del Borghese a cura di Achille Fiocco e Alberto Perrini.
L’Armadietto Cinese ”, scritta nel 1947 da Aldo De Benedetti (1892-1970), rappresenta uno dei più fulgidi esempi di quel genere teatrale, molto in voga nel corso di un ampio periodo di tempo antecedente la seconda Guerra Mondiale, denominato ”commedia borghese”.
Dello stesso autore non si può non ricordare anche la commedia che, forse, gli ha dato la maggiore notorietà, quella ‘’Due dozzine di rose scarlatte’’ scritta nel 1936 all’età di quarantaquattro anni.
Le caratteristiche che rendono ancora oggi gradevoli ed attuali le commedie di Aldo De Benedetti sono la sottile vena intimista, la sapiente capacità di introspezione psicologica dei personaggi ed un’abile tecnica di sceneggiatura per mezzo della quale egli riesce ad ideare e sviluppare trame brillanti seppure basate su pochi personaggi.
Ma quello che, probabilmente, più di ogni altra cosa rende peculiare la drammaturgia dell’Autore, collocandolo tra i ‘’rari nantes’’ della produzione teatrale italiana, è l’attenzione e l’importanza che nelle sue storie egli dedica all’universo femminile garantendo, così, in maniera del tutto originale, spazio e rilievo espressivo anche a ‘’prime attrici donne’’.
La Trama
Francesca Pieri e Laura Varelli, due eleganti signore dell’alta borghesia cittadina e fra di loro amiche, scoprono di aver avuto entrambe, l’una all’insaputa dell’altra, una relazione compromettente con il conte Giulio Marini, un avvenente playboy che, costretto a scappare per disavventure di ordine finanziario, ha nascosto tutte le lettere d’amore scambiate con le sue amanti in un armadietto cinese, un piccolo mobiletto pieno di nascondigli, cassettini e ripostigli segreti.
Francesca e Laura, ben presto rese alleate dalle circostanze, riescono a venire in possesso del prezioso armadietto per recuperare e distruggere le prove del loro tradimento.
Purtroppo, il mobiletto desta l’attenzione dei loro mariti, Alberto Pieri e Paolo Varelli che, scoperte le lettere, ne leggono il contenuto e…
Dopo alterne ed ingarbugliate vicende, compresa la comparsa in scena di un misterioso personaggio che indaga su non meno misteriose storie di spionaggio, le due donne riescono a trarsi in salvo grazie al decisivo aiuto della governante tedesca di casa Pieri, Geltrude Studelkrapfen.
Note di regia
Nella messinscena de ” L’Armadietto Cinese ”, ambientata ai nostri giorni, si è cercato di operare nei limiti consentiti adattando tempi e ritmi per farle acquisire la fisionomia di una situation comedy di stampo televisivo.
L’utilizzazione di musiche originali, scritte per l’occasione, completa lo sforzo e l’impegno che l’allestimento di questo lavoro teatrale ha comportato e che, si spera, incontri i favori del pubblico di oggi come quello di ieri.