Franco Leggeri Fotoreportage-Roma Gianicolo-Il Monumento ad Anita Garibaldi-Biblioteca DEA SABINA
Biblioteca DEA SABINA
Roma Gianicolo-Il Monumento ad Anita Garibaldi –
-Fotoreportage di Franco Leggeri-
Roma Gianicolo-Monumento ad Anita Garibaldi–Fotoreportage di Franco Leggeri–Anita Garibaldi si spegne la sera del 4 agosto 1849: non aveva ancora 28 anni. Al Gianicolo a Roma , un bel monumento dove si trova la tomba di Anita ,illustra, con fervore patriottico, il momento più tragico della rivoluzione italiana del 1849.Una statua equestre in bronzo raffigura l’eroina dei due mondi in uno degli episodi più celebri della sua vita: la cattura nell’accampamento di Sao Luis. Qui sono custodite le sue spoglie, riesumate dalla sua tomba di Nizza e trasportate in Italia nel 1932.
Associazione CORNELIA ANTIQUA– Siete appassionati della Storia poco raccontata, quella da riscoprire e vi piace l’ Avventura ,oppure siete affascinati dalla bellezza della Campagna Romana ? Allora unisciti a noi. Ecco cosa facciamo: Produciamo Documentari e Fotoreportage, organizziamo viaggi ,escursioni domenicali e tantissime altre iniziative culturali.Tutti sono benvenuti nella nostra Associazione, non ha importanza l’età, noi vi aspettiamo !Per informazioni – e.mail.: cornelia.antiqua257@gmail.com– Cell-3930705272–
ANITA GARIBALDI –Breve biografia
(30 agosto 1821- 4 agosto 1849)
Ana Maria De Jesus Ribeiro nasce il 30 agosto 1821 nello Stato di Santa Caterina nell’estremo sud del Brasile. È la terzogenita di dieci figli di una famiglia contadina povera e, proprio per emanciparsi da una condizione di estrema indigenza, a soli 14 anni va in moglie a Manuel Giuseppe Durante de Aguiera, calzolaio: una convivenza, secondo i biografi, destinata a durare poco tempo.
Ana, detta Anita, conosce Garibaldi quando lei ha 18 anni e lui, già oltre la trentina, è impegnato a guidare le truppe farroupillas, ‘straccione’, e repubblicane del Rio Grande del sud in lotta per la propria indipendenza dall’Impero brasiliano. Così il generale racconta l’incontro: “Entrammo, e la prima persona che si affacciò al mio sguardo era quella il cui aspetto mi aveva fatto sbarcare. Era Anita! La salutai finalmente, e le dissi: ‘Tu devi essere mia!’ Parlavo poco il portoghese, ed articolai le proterve parole in italiano. Comunque io fui magnetico nella mia insolenza. Avevo stretto un nodo, sancita una sentenza, che solo la morte poteva infrangere. Io avevo incontrato un tesoro proibito, ma un tesoro di gran prezzo”.
Il 16 settembre 1840 nasce Menotti Domingo, mentre il matrimonio tra i due sarà celebrato nella chiesa di San Francesco a Montevideo, il 26 marzo 1842. Sempre nella capitale uruguaiana, nel 1843 viene al mondo Rosita, che morirà ad appena due anni. Nel 1845 vede la luce Teresita e nel 1847 Ricciotti. Nel 1848 Anita e i figli seguono Garibaldi in Italia, intenzionato a battersi nella Prima guerra d’indipendenza. La famiglia si sistema a Nizza, ma Anita non sopporta a lungo la separazione dal marito e lo raggiunge a Roma nel febbraio 1849 per partecipare all’eroica vicenda della Repubblica romana. In aprile riparte per Nizza per rivedere i figli e nel mese di giugno rientra fortunosamente in città nonostante l’assedio francese. Intanto, mentre la situazione di Roma si fa sempre più disperata, procede la sua quinta maternità. Uscita da Roma a cavallo, il 2 luglio 1849, insieme al marito e a circa 4000 combattenti della Repubblica Romana, Anita partecipa al disperato tentativo di Garibaldi di raggiungere Venezia, ultimo baluardo della resistenza italiana ed europea al ricostituito potere austriaco. Con l’incoraggiamento di reazionari e moderati ben quattro eserciti, per un totale di 65mila uomini in armi, danno la caccia alla colonna garibaldina che fame, diserzioni e agguati contribuiscono progressivamente a decimare. Anita sta male: alle sofferenze della gravidanza si aggiungono le fatiche della fuga, gli strapazzi e una febbre malarica probabilmente contratta dalla giovane donna nella campagna romana in uno dei suoi pericolosi rientri a Roma. Prima Todi, poi la Repubblica di San Marino, quindi Cesenatico accolgono generosamente i superstiti garibaldini. Qui Garibaldi e le 162 camicie rosse superstiti requisiscono sei bragozzi da pesca e tentano di raggiungere Venezia. L’audace iniziativa non riesce. Intercettate le imbarcazioni dalla marina austriaca, Garibaldi e Anita, ormai allo stremo, si ritrovano in fuga nella paludi di Comacchio aiutati solo da pochi amici fidati trai quali il celebre Colonnello Leggeri.