Franco Leggeri Fotoreportage-Murales Ospedale Spallanzani di Roma- 6) Albert Sabin virologo – creò il vaccino contro la poliomielite-Biblioteca DEA SABINA
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Franco Leggeri Fotoreportage-Murales Ospedale Spallanzani di Roma-
6) Albert Sabin virologo – creò il vaccino contro la poliomielite
Premessa-Franco Leggeri Fotoreportage- Murales Ospedale Spallanzani di Roma- 6) Albert Sabin l’intransigente virologo che metterà a punto il primo vaccino orale contro la poliomielite. E non lo brevetterà
Roma -Portuense-Vigna Pia e Dintorni-Questo reportage, come quelli a seguire, vuole essere un viaggio che documenta e racconta la storia di un quartiere di Roma: Portuense-Vigna Pia e i suoi Dintorni con scatti fotografici che puntano a fermare il tempo in una città in continuo movimento. Non è facile scrivere, con le immagini di una fotocamera, la storia di un quartiere per scoprire chi lascia tracce e messaggi. Ci sono :Graffiti, Murales, Saracinesche dipinte, Vetrine eleganti che sanno generare la curiosità dei passanti ,il Mercatino dell’usato, il Mercato coperto, le Scuole, la Parrocchia, il Museo, la Tintoria storica della Signora Pina, La scuola di Cinema, la scuola di Musica, Palestre , il Bistrò oltre i Bar , Ristoranti e Pizzerie e ancora Parrucchieri e specialisti per la cura della persona , Artigiani e per finire, ma non ultimo, il Fotografo “Rinaldino” . Il mio intento è di presentare un “racconto fotografico” che ognuno può interpretare e declinare con i suoi ”Amarcord” come ad esempio il rivivere “le bevute alla fontanella”, sita all’incrocio di Vigna Pia-Via Paladini, dopo una partita di calcio tra bambini oppure ricordando i “gavettoni di fine anno scolastico; e ancora vedendo il tronco della palma tagliato ma ancora al suo posto, poter ricordare, con non poca tristezza, la bellezza “antica” di Viale di Vigna Pia.
Roma lungo via Folchi ,dall’inizio di via Portuense, si trovano i Murales che raffigurano gli scienziati che hanno combattuto e vinto le battaglie contro le malattie infettive. Eroi veri ma dimenticati su questo muro di cinta – I Murales ora rischiano il degrado e la “polverizzazione” dell’intonaco. Il muro di cinta costeggia l’Ospedale “Lazzaro Spallanzani” e fa da “sostegno” e “tela” è un muro di cinta di 270 metri, lungo il quale, dal mese di aprile del 2018 sono immortalati 13 volti di scienziati che hanno scritto la storia della ricerca sulle malattie infettive. Un progetto dei Murales è finalizzato a celebrare gli 80 anni della struttura ospedaliera, iniziato a febbraio – e inaugurato il 3 maggio – grazie alla collaborazione fra la Direzione dello Spallanzani e l’Associazione Graffiti Zero, associazione che promuove l’integrazione fra la Street Art e i luoghi che la ospitano. Unica pecca, peccato grave, non vi è immortalata nessuna donna.
Verranno pubblicati le foto dei Murales di tutti i 13 scienziati , uno alla volta, questo al fine di poter evidenziare la biografia e la loro Opera in maniera più completa possibile. Le biografie pubblicate a corredo delle foto sono prese da Enciclopedio Treccani.on line e Wikipedia
Sabin, l’uomo della zolletta di zucchero
21 anni fa muore Albert Sabin, l’intransigente virologo che metterà a punto il primo vaccino orale contro la poliomielite. E non lo brevetterà
Il suo simbolo è una zolletta di zucchero. È il modo dolce con cui Albert Sabin ha salvato dalla poliomielite milioni di bambini in tutto il mondo. Non era dolce invece lo scienziato, nonostante l’aspetto mite: onesto fino alla crudeltà, molto egocentrico, intransigente. È anche vero che la vita, come lui stesso ripeteva, non era stata clemente con lui. Albert era nato infatti nel ghetto ebraico di Bialystock (nell’odierna Polonia) il 26 agosto 1906 con il nome di Saperstein, semicieco dall’occhio destro. Costretto a emigrare negli Stati Uniti nel 1921 a causa delle crescenti persecuzioni razziali, ebbe una vita accademica costellata di successi ma oscurata dalla perenne disputa con Jonas Salk, inventore del primo vaccino antipolio. La vita privata, invece, venne segnata dal suicidio della prima moglie, da un secondo matrimonio non felice e da un terzo tentativo coniugale in tarda età, negli anni ’80, pochi anni prima di morire, povero in canna, il 3 marzo 1993.
Eppure questo uomo così provato dal destino è stato uno dei più grandi e disinteressati ricercatori mai esistiti. Cominciò la sua carriera universitaria alla facoltà di odontoiatria della New York University, ma presto cambiò facoltà affascinato dalla microbiologia. Dopo la laurea nel 1931 si spostò presso la University of Cincinnati (Ohio), dove cominciarono le sue ricerche sul poliovirus. A spingerlo in questa direzione era stato il professor William Park e l’esplosione di un’epidemia di polio a New York. Nel 1939 Sabin ottenne il primo grande risultato: aveva infatti scoperto che quello della polio non era un virus respiratorio, ma viveva e si moltiplicava nell’intestino. Nasce così l’epoca degli enterovirus, fino ad allora mai classificati come tali. Anche a causa dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale, cui Sabin parteciperà come ufficiale medico, la messa a punto di un vaccino contro la poliomelite deve aspettare quasi altri 15 anni. A compiere il miracolo è Jonas Salk, ricercatore della University of Pittsburgh, che nel 1952 realizza tre diversi vaccini, uno per ogni tipo fondamentale di polio, basati su virus uccisi e conservati in formalina. Il 26 aprile del 1954 comincia negli Stati Uniti una campagna di vaccinazione di massa. Tuttavia il metodo Salk non si dimostra efficiente: il prodotto non impedisce il contagio, alcune infezioni si verificano anche dopo l’immunizzazione, e inoltre il vaccino deve essere somministrato con tre iniezioni diverse. Nel frattempo anche Sabin, al Children Hospital di Cincinnati, aveva messo a punto il suo siero, sperimentato su 10mila scimmie e 160 scimpanzé, su sé stesso, sulle figlie e su giovani volontari reclutati tra i carcerati delle prigioni federali di Chillichote (in Ohio). Diversamente da quello di Salk, il vaccino di Sabin si basava su ceppi indeboliti di virus e, invece che essere inoculato, andava somministrato per via orale: su un cucchiaio o meglio su una zolletta di zucchero.
Nonostante le evidenze presenti nelle ricerche dello scienziato di origine polacca, la National Foundation for Infantile Paralysis, fondata nel 1938 da Franklin D Roosevelt, preferisce perfezionare il preparato di Salk e proseguire con quello le sue campagne di prevenzione. Forse è proprio l’origine del ricercatore a risultare sgradita alla Fondazione: sono pur sempre i tempi della Guerra Fredda. Sabin, però, non si arrende, convinto che l’unico compito della scienza sia il bene dell’umanità. Vuole a tutti i costi che il suo vaccino salvi milioni di bambini da stampelle, polmone d’acciaio e dalla morte. Anche per questo motivo (come Jonas Salk) non brevetta mai il suo vaccino e fa in modo che nessuno possa lucrare sulla sua scoperta: “è il mio regalo ai bambini”.
È la Cecoslovacchia il primo paese ad adottare il vaccino Sabin, seguita da tutto il blocco orientale, dall’Asia e dall’Europa (in Italia fu autorizzato nel 1963). In pochi anni sono milioni i bambini vaccinati, e rarissimi i casi di insuccesso. Il vaccino si diffonde su scala mondiale: anche gli Stati Uniti sono costretti a capitolare e cominciano a impiegarlo. Nel 1970 Albert Sabin riceve la Medaglia Nazionale per la Scienza (in quest’occasione dirà la famosa frase, emblematica del suo carattere: “Esiste solo un vaccino contro la poliomielite: quello che ho preparato io”). A oggi, grazie a Sabin, i casi di polio sono solo poche migliaia nel mondo. Ma la malattia resiste, endemica, in Nigeria, India, Pakistan e Afghanistan.
In ricordo di Albert Bruce Sabin, il medico polacco che creò il vaccino contro la poliomielite
Articolo di Alessandro Poggiani
«I nazisti mi hanno ucciso due meravigliose nipotine, ma io ho salvato i bambini di tutto il mondo. Non la trovate una splendida vendetta?» (Albert Bruce Sabin)
Nato nel ghetto di Bialystok – cittadina dell’attuale Polonia nord orientale che all’epoca faceva parte dell’Impero russo – nell’agosto 1906, di religione ebraica, Abram Saperstein – meglio noto come Albert Bruce Sabin da quando, nel 1930, divenne cittadino americano -, emigra negli Stati Uniti nel 1921. Suo padre Jacob, un artigiano, aveva deciso di abbandonare la Polonia a causa del fatto che l’atmosfera contro gli ebrei stava diventando molto ostile. Lo stesso Albert ne aveva fatto le spese: fin dalla nascita non vedeva dall’occhio destro e quando era ancora piccolo un coetaneo gli lanciò contro una pietra che per poco non colpì l’occhio sano, rischiando di accecarlo.
La famiglia Sabin si stabilisce a Paterson, nel New Jersey.
Un loro parente si offre di pagare gli studi universitari del giovane Albert, in modo tale che fosse poi in grado di lavorare con lui nel suo ambulatorio dentistico. E così all’età di vent’anni era studente di Odontoiatria alla New York University. Tuttavia, dopo aver letto il libro di Paul de Kruif (1890-1971) Microbe Hunters (I cacciatori di microbi), decide che avrebbe dedicato la sua vita e la sua carriera a quella branca. L’entusiasmo lo porta a passare alla facoltà di Medicina ed a frequentare con successo i corsi di Microbiologia. Nel frattempo coltivava la sua passione anche al di fuori dell’università, raccogliendo microbi ovunque gliene capiti occasione (negli stagni, nella polvere, nei cassoni della spazzatura) e studiandoli in modo approfondito.
Nel ’31 consegue la laurea in Medicina e comincia a lavorare presso l’Università di Cincinnati – nell’Ohio -, dove rimarrà per oltre quarant’anni (fino al ’60 con il ruolo di professore per le ricerche pediatriche, dal ’61 al ’70 come “distinguished service professor”, ed infine, dal ’70 al 1981, come professore emerito). Nel corso della sua carriera lavorerà in vari campi della medicina (batteriologia, anatomia patologica, clinica medica e chirurgica).
Negli anni Trenta, come assistente del dottor William Hallock Park (1863-1939), celebre per i suoi studi sul vaccino per la difterite, sviluppa ulteriormente il suo interesse per la ricerca medica, in particolar modo nel campo delle malattie infettive. W. Hallock Park diventerà il mentore del giovane Sabin e gli farà ottenere una borsa di studio in quanto il suo parente dentista, per rappresaglia gli aveva “chiuso i rubinetti”. I suoi studi sulle malattie infettive dell’infanzia lo porteranno a fare ricerche su quelle provocate da virus ed in particolar modo sulla poliomielite, che all’epoca provocava migliaia di vittime, soprattutto bambini a partire dal secondo anno di vita. La scelta di dedicarsi a tale malattia fu del dottor Park, il quale convince il suo giovane assistente a riprender le ricerche sulla polio, che Sabin aveva già avviato in precedenza (nel ’36, in collaborazione con P. Oitsky, era riuscito a coltivare il poliovirus su un tessuto nervoso e a dimostrarne la primitiva localizzazione a livello del tubo digerente).
La poliomielite, una volta chiamata “paralisi infantile”, è una malattia virale acuta, altamente contagiosa, e con manifestazioni differenti, le più gravi fra le quali sono di tipo neurologico irreversibile. Si manifestava in vari modi; in genere il malato veniva colto da improvvisi attacchi di febbre seguita da paralisi irrimediabile di una parte del corpo, dovuta all’attacco da parte del virus (il poliovirus) alle fibre nervose del midollo spinale. Negli Stati Uniti tale malattia aveva ucciso o paralizzato migliaia di persone. La lotta alla polio, negli ambienti di ricerca medica, era cominciata molti anni avanti; nel ’34 Brodie e Kolmer, due studiosi americani, avevano annunciato la scoperta di un vaccino efficace. Tuttavia, quando si era proceduto alla somministrazione, molte persone erano morte. Tale drammatico fallimento aveva provocato la sospensione di qualunque ricerca ufficiale sul vaccino antipolio, anche se, sia pur ufficiosamente, molti laboratori avevano proseguito.
Nel gennaio 1938, con un appello su tutti i principali quotidiani americani, l’allora Presidente degli Stati Uniti Franklin Delano Roosevelt, colpito da una paralisi che all’epoca fu diagnosticata come causata da poliomielite, crea la NFIP (National Foundation for Infantile Paralysis). Il suo obiettivo fondamentale era quello di raccogliere altri fondi per la lotta contro la polio, al fine di accelerare la ricerca di un vaccino e l’aiuto ai malati. In seguito l’opera delle NFIP prenderà il nome di March of Dimes (Marcia delle monetine): il 20 gennaio di ogni anno, in occasione del compleanno di Roosevelt, tutti i cittadini americani erano invitati a versare dieci centesimi di dollaro per combattere la polio. La campagna si avvalse anche della collaborazione di numerosi personaggi celebri dell’epoca. In questo modo verranno raccolti milioni di dollari e la NFIP avrà la possibilità di finanziare altre ricerche per un vaccino efficace e sicuro.
Nel ’39 Sabin annuncia alla comunità scientifica la sua prima ed importante scoperta sulla natura del virus poliomielitico che attaccava le fibre nervose, dimostrando che, a differenza di quanto si era creduto fino ad allora, la sede prediletta di tale virus era l’intestino. Non si trattava pertanto di un virus respiratorio, bensì enterico, e la conoscenza del “terreno” dove si sviluppava rappresentava un dato fondamentale per la ricerca di un farmaco per debellarlo.
Mentre prosegue le sue ricerche, in Europa scoppia la Seconda guerra mondiale. Sabin vi perderà due nipotine, Amy e Deborah, uccise dai nazisti a Bialystok.
Alla fine del ’41, quando anche gli Stati Uniti entrano in guerra, Sabin, che pochi mesi avanti è diventato consulente della commissione militare per le malattie da virus neurotropi, entra nell’esercito; sbarca prima in Sicilia e poi a Okinawa, dove installa un laboratorio da campo.
Dopo la guerra, nel ’46, viene nominato capo della ricerca pediatrica della sua Università.
L’anno seguente, quando è di stanza a Berlino, dove si occupa dell’ospedale militare, assiste ad una gravissima epidemia di polio, che colpisce moltissimi bambini della semidistrutta capitale tedesca.
Tornato negli Stati Uniti, riprende le sue ricerche e, per condurre gli esperimenti in modo migliore, venne dotato di enorme laboratorio.
Nel ’49, con lo stanziamento di oltre un milione e trecentomila dollari, la NFIP ha la possibilità di varare uno studio multicentrico in numerose università americane (compresa quella di Cincinnati). Nel frattempo le epidemie di polio del mondo aumentano ogni anno: in Danimarca arriva la terribile epidemia di Copenaghen del ’52, mentre negli Stati Uniti si verificano decine di migliaia di casi.
Nel ’53, al Children Hospital di Cincinnati, Sabin ha finalizzato le ricerche per la messa a punto di una sospensione di virus attenuati. Il vaccino di Sabin, sviluppato in concorrenza a quello dell’immunologo Hilary Koprowski (1916-2013), consisteva nello stesso virus della polio, ma “attenuato”, ovverosia privato della capacità di provocare la paralisi delle fibre nervose. L’organismo in cui veniva immesso il virus attenuato, di fronte a tale minaccia, produceva allora gli anticorpi adatti.
Sabin comincia allora a testare il vaccino sull’uomo: prima su se stesso, poi su due suoi collaboratori: il dottor Ramos Alvarez, un medico messicano che lavora come suo assistente, ed un tecnico afroamericano che lavora nel suo laboratorio. I primi esperimenti su vasta scala Sabin li potrà effettuare fra alcuni giovani detenuti che si offriranno volontari. Il medico polacco, dopo lunghe esitazioni, ottiene la possibilità di cercare dei volontari fra i detenuti delle carceri federali della contea di Chillichote, in Ohio, e ne trova centinaia.
Questi primi controlli ed i successivi avranno esito positivo. Si passa così ai bambini, e le prime saranno proprio le due figlie di Sabin, Amy e Deborah – chiamate così in ricordo delle nipotine uccise dai nazisti – che all’epoca avevano rispettivamente cinque e sette anni. Dopo un’ulteriore lunga serie di prove, Sabin presenta i risultati degli esperimenti condotti alla Commissione per l’immunizzazione del NFIP.
In questo periodo un altro ricercatore, il fino ad allora sconosciuto Jonas Edward Salk (1914-1995), dell’Università di Pittsburg (in Pennsylvania), che lavorava anch’egli da molti anni sulla poliomielite, utilizzando virus uccisi con formalina, mette a punto tre vaccini contro il morbo. L’idea del dottor Salk, differente in confronto a quella di Sabin, era che l’organismo fosse in grado di generare gli anticorpi contro la polio anche in presenza di virus “uccisi” tramite il formolo. I vaccini erano tre perché, come era già stato dimostrato in precedenza, le migliaia di ceppi noti di poliovirus, erano riconducibili a tre tipi fondamentali. Pertanto, affinché un vaccino fosse efficace, era necessario che contenesse gli antigeni per tutti e tre i tipi di poliovirus.
Dopo l’annuncio da parte di Salk, nel ’52 furono avviati gli esperimenti per dimostrare che il preparato agisse come vaccino, ovverosia a protezione contro i virus naturali: i primi esperimenti risultarono positivi e nell’aprile del ’54 la NFIP varò ufficialmente il programma di vaccinazione di massa. Furono vaccinati oltre quattrocentomila bambini americani ed altrettanti bambini ricevettero un “placebo” (per effettuare così uno “studio casuale in doppio cieco”)
Nel ’55 alcuni bambini, appena vaccinati, furono colpiti mortalmente da poliomielite violenta. Il vaccino Salk si rivelò così inefficace, in quanto non garantiva una protezione assoluta, soprattutto nei casi di paralisi.
La vicenda avrà anche un breve strascico legale con il boicottaggio del vaccino Salk da parte di alcune organizzazioni di madri e la formazione di una commissione parlamentare in cui fu interrogato lo stesso Sabin, il quale non negherà mai i meriti scientifici di Salk – che rispettava molto -, ma le sue critiche al vaccino non furono gradite dal “rivale”, che in seguito arriverà ad accusare Sabin di “antipatriottismo” (accusa che, ovviamente, era del tutto infondata e nulla aveva a che fare con il discorso scientifico)
Il vaccino scoperto da Salk era in grado di prevenire molte complicazioni della malattia, ma non di evitare il contagio iniziale. Inoltre doveva esser somministrato tramite iniezione. Quello di Sabin, invece, evitava di contrarre la malattia, non necessitava di ulteriori richiami ed era somministrato per via orale, sciolto su una zolletta di zucchero. A questo proposito, una curiosità cinematografica riguarda il fatto che, nel celeberrimo “evergreen” disneyano Mary Poppins (1964) di Robert Stevenson, nella canzone Un poco di zucchero, il ritornello «Basta un poco di zucchero / e la pillola va giù» fa riferimento diretto proprio alla modalità di somministrazione del vaccino anti-polio di Sabin.
Il vaccino Salk viene perfezionato e nel ’55 le autorità sanitarie americane ne autorizzano la vendita: dopo le iniziali perplessità, gli Stati Uniti adottano così il vaccino Salk.
Sabin mette a punto il suo vaccino fra il ’54 e il ’55. Tuttavia, mentre il vaccino di Salk viene velocemente approvato ed in seguito applicato su vasta scala, Sabin dovrà attendere alcuni anni in quanto la sperimentazione in massa del suo vaccino, fatto con virus vivi ed attenuati e somministrabile per via orale, richiede maggiori cautele. Ma al di là di tale aspetto, l’approvazione delle autorità sanitarie degli Stati Uniti sul vaccino in modo che fosse disponibile subito per la vaccinazione di massa, sarà a dir poco tardiva. Questo avviene per vari motivi (alcuni parlarono di campanilismo, in quanto Sabin, pur essendo cittadino americano fin dal 1930, era un ebreo polacco e l’antisemitismo era piuttosto diffuso anche negli Stati Uniti). In quegli anni fra il ’55 ed il ’59 Sabin non viene molto creduto né seguito: neppure nella sua Polonia il suo vaccino ha successo e gli viene preferito quello di Salk.
In ogni caso, gli studi di Sabin sicuramente non saranno comunque vani. L’Unione Sovietica, insieme ad altri Paesi dell’Europa dell’Est, chiede a Sabin la possibilità sperimentare il suo vaccino sulle loro popolazioni. Il primo Paese a produrre il vaccino su scala industriale sarà la Cecoslovacchia, seguita dalla Polonia, da vaste aree dell’Unione Sovietica, dalla RDT (Repubblica Democratica Tedesca – meglio nota come Germania Est) e dalla Jugoslavia. Anche in Asia, a Singapore, verranno sottoposti a vaccinazione oltre duecentomila bambini. Fra il ’59 ed il ’61 verranno vaccinati milioni di bambini dei Paesi dell’Est europeo dell’Asia ed anche in alcuni Paesi dell’Europa occidentale. In Italia il vaccino anti-polio di Sabin verrà autorizzato nel ’63 e reso obbligatorio tre anni dopo, nel ’66, permettendo così la scomparsa della malattia. La stessa cosa avverrà in tutti gli altri Paesi in cui era stato reso obbligatorio.
Visti i grandissimi risultati ottenuti, vengono prodotti e distribuiti sul mercato notevoli quantitativi del vaccino Sabin “orale monovalente” contro il poliovirus di tipo I. In seguito vennero messi in vendita sia il vaccino orale di tipo II (OPV – Oral Polio Vaccine) sia quello trivalente (TOPV – Trivaliant Oral Polio Vaccine), efficace contro tutti e tre i tipi di poliovirus. Il crescente successo del vaccino Sabin, unito all’assenza di pericoli che assicurava ed alla più facile somministrazione in confronto a quello di Salk, fece sì che anche gli Stati Uniti d’America adottassero, sia pur con forte ritardo, questo vaccino. Le diatribe sul conto di Sabin e del suo vaccino cessarono e, fra il ’62 ed il ’64, il farmaco assunse grandissima autorevolezza in tutto il mondo e, nello stesso tempo, crebbe la riconoscenza scientifica nei confronti del medico polacco. Con la famosa zolletta di zucchero con vaccino Sabin, fu possibile vaccinare centinaia di milioni di bambini in tutto il mondo. I risultati ottenuti, grazie al vaccino di Sabin sulla morbilità per poliomielite nei Paesi che hanno un’organizzazione sanitaria di base sufficientemente evoluta sono tali che a volte si è discusso sulla possibilità di conservare l’obbligatorietà della vaccinazione anti polio solo in quelle nazioni ancora classificabili come “a rischio”.
Dal ’69 al ’72 Sabin è presidente del Weizmann Institute of Science di Rehovot, in Israele. A partire dalla fine degli anni Settanta/inizio Ottanta, sia pur ufficialmente ritirato dall’attività, si dedicherà per circa un decennio ad altri importanti studi immunologici, soprattutto nel campo della lotta contro i tumori, le leucemie ed il morbillo («Mi è parso che uno specialista in virus, come sono finito per diventare, abbia il dovere di usare le sue conoscenze per far del bene all’umanità»). Oltre alle ricerche nel campo della microbiologia generale (meccanismi della resistenza ereditaria e dell’immunità contro i virus, studio dei virus oncogeni), notevoli saranno anche quelle nella microbiologia applicata (allestimento di vaccini preventivi e di tecniche diagnostiche per alcune malattie, fra cui la toxoplasmosi, l’encefalite giapponese di tipo B e la dengue).
Nonostante non abbia mai ricevuto il Premio Nobel, per le sue scoperte mediche, nel corso della sua lunga carriera Sabin riceve circa quaranta lauree honoris causa da parte di università europee e non, oltre al Premio Koch (nel 1962), al Premio Internazionale Feltrinelli (nel 1964) dell’Accademia dei Lincei ed alla Medaglia Nazionale per la Scienza (nel 1970) «per numerosi contributi fondamentali a comprendere i virus e le malattie virali, culminati nello sviluppo del vaccino che ha eliminato la poliomielite quale maggiore minaccia per la salute umana».
Nel maggio 1986 riceve la prestigiosa Medaglia Presidenziale per la Libertà.
Fra i suoi numerosi scritti ricordiamo Poliomyelitis papers and discussions presented at the Fourth international poliomyelitis conference (1958); Paralitic poliomyelitis: old dogmes and new perspectives, in Review Infectious Diseases, 3 (1981); Vaccine control of poliomyelitis in the 1980, in «Journal Biol. Med.». 55 (1982).
Per quanto riguarda il suo vaccino contro la poliomielite, Sabin non lo brevetterà mai, rinunciando così allo sfruttamento commerciale da parte delle industrie farmaceutiche (nonché a guadagni personali che sarebbero stati senz’altro – è del tutto superfluo dirlo – di ragguardevole entità), affinché il prezzo contenuto permettesse una più vasta diffusione della cura: «In molti insistevano perché brevettassi il vaccino, ma non ho voluto. È il mio regalo ai bambini di tutto il mondo», dichiarò Sabin negli anni Settanta.
Pertanto, dalla realizzazione del suo importantissimo vaccino non guadagnò mai un solo dollaro, continuando a vivere con il suo stipendio – e poi con la pensione – da professore universitario. Sicuramente un ottimo stipendio, ma ovviamente parliamo di cifre ridicole in confronto a quelle che avrebbe guadagnato se avesse deciso di brevettare il vaccino.
Inoltre, impossibile non ricordare il fatto che, in piena epoca di Guerra fredda, donerà i suoi ceppi virali allo scienziato russo Mikhail Chumakov (1909-1993), in modo tale da permettere lo sviluppo del vaccino anche in Unione Sovietica. E così, anche in tale occasione, Sabin andrà al di là delle questioni politiche – in epoche in cui il mondo era nettamente diviso in due dal Muro di Berlino – nell’interesse di un bene superiore.
Albert Bruce Sabin muore all’ospedale della Georgetown University – a Washington – nel marzo 1993 all’età di ottantasei anni, lasciando in tutti coloro i quali/le quali avevano lavorato con lui e/o lo avevano conosciuto il ricordo di una persona di altissimo livello e che, sia nel corso della sua vita sia della sua carriera, è sempre stata attenta alla “sostanza” e mai all’apparenza
Albert Bruce Sabin
American physician and microbiologist
This article was most recently revised and updated by Encyclopaedia Britannica.Albert Bruce Sabin (born Aug. 26, 1906, Białystok, Poland, Russian Empire—died March 3, 1993, Washington, D.C., U.S.) was a Polish American physician and microbiologist best known for developing the oral polio vaccine. He was also known for his research in the fields of human viral diseases, toxoplasmosis, and cancer. Sabin immigrated with his parents to the United States in 1921 and became an American citizen nine years later. He received an M.D. degree from New York University in 1931, where he began research on human poliomyelitis. After serving for two years as a house physician at Bellevue Hospital in New York City, he attended the Lister Institute of Preventive Medicine in London. In 1935 he joined the staff of the Rockefeller Institute for Medical Research in New York City, where he was the first researcher to demonstrate the growth of poliovirus in human nervous tissue outside the body.
In 1939 Sabin became associate professor of pediatrics at the University of Cincinnati College of Medicine in Ohio and chief of the division of infectious diseases at the Children’s Hospital Research Foundation of the college. He later became professor of research pediatrics. While at the college, he disproved the prevailing theory that the poliovirus enters the body through the nose and respiratory system; he subsequently demonstrated that human poliomyelitis is primarily an infection of the digestive tract. Sabin postulated that live, weakened (attenuated) virus, administered orally, would provide immunity over a longer period of time than killed, injected virus. By 1957 he had isolated strains of each of the three types of poliovirus that were not strong enough to produce the disease itself but were capable of stimulating the production of antibodies. He then proceeded to conduct preliminary experiments in the oral administration of these attenuated strains. Cooperative studies were conducted with scientists from Mexico, the Netherlands, and the Soviet Union, and finally, in extensive field trials on children, the effectiveness of the new vaccine was conclusively demonstrated. The Sabin oral polio vaccine was approved for use in the United States in 1960 and became the main defense against polio throughout the world.
Sabin also isolated the B virus, conducted research that led to the development of vaccines for sandfly fever and dengue, studied how immunity to viruses is developed, investigated viruses that affect the nervous system, and studied the role of viruses in cancer.
Sabin became professor emeritus at Cincinnati in 1971, and from 1974 to 1982 he was a research professor at the Medical University of South Carolina in Charleston.
Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani –Medico polacco (Białystok 1906 – Washington 1993), naturalizzato statunitense. Laureatosi alla New York University, lavorò in diversi campi della medicina (batteriologia, anatomia patologica, clinica medica e chirurgica) e in varî ambienti scientifici americani e inglesi; prof. alla Children’s hospital research foundation dell’univ. di Cincinnati. Particolare risonanza hanno avuto le sue ricerche nel campo della microbiologia generale (meccanismi della resistenza ereditaria e dell’immunità contro i virus; studio dei virus oncogeni, ecc.) e applicata (allestimento di vaccini preventivi e di tecniche diagnostiche per alcune malattie, tra cui la toxoplasmosi). S. si dedicò in particolare agli studî sulla poliomielite. Nel 1936, in collaborazione con P. Oitsky, riuscì a coltivare su un tessuto nervoso il poliovirus e a dimostrarne la primitiva localizzazione a livello del tubo digerente. Intorno al 1953 ottenne da tre ceppi dello stesso virus mutanti adattativi sprovvisti di azione patogena ma tuttavia capaci di moltiplicarsi nell’organismo umano e di indurre, quindi, uno stato di immunità. In tal modo S. poté allestire nel 1956 un vaccino antipoliomielitico attivo per via orale, che trovò un impiego di massa dal 1961 e rappresentò un ulteriore progresso nei confronti del vaccino di Salk (già sperimentato nel 1952 e usato su larga scala dal 1954-55), ottenuto con virus ucciso e somministrabile solo per via parenterale. Premio Feltrinelli (1964) per le scienze mediche e chirurgiche applicate.