Franco Leggeri-Castelnuovo di Farfa-Il Club Mefistofele – da MURALES CASTELNUOVESI
CASTELNUOVO& CORONAVIRUS-: Il dialogo, la parola, la convivenza e il Club Mefistofele di Castelnuovo-MURALES CASTELNUOVESI-
Castelnuovo di Farfa -Comunicare dalla quarantena non è sempre facile, e non solo perché siamo costretti a farlo virtualmente (ormai ci siamo quasi abituati) ma perché ,mai come in questo momento, i nostri ritmi divergono in modo così macroscopico. Anche in questo periodo che precede il Natale dobbiamo trovare il modo giusto di comunicare. Questi sono giorni degli abbracci vietati, dei baci dimenticati, dell’esilio domestico, delle relazioni fisiche interrotte, spezzate . In questo periodo riscopriamo la parola, il dono prezioso della parola . E’ un filo insostituibile che serve a ritessere la rete di rapporti umani e sociali che questo maledetto Coronavirus punta sistematicamente a distruggere. La parola , il linguaggio. Una facoltà che abbiamo ricevuto gratuitamente sin dalla nascita. Ed è per questo , forse, che finiamo molto spesso per sciuparla. A Castelnuovo sarebbe bello , proficuo, tornare a dare spazio ai ricordi, ai racconti che, a mio avviso, sono doni preziosi che non debbono essere dispersi perché hanno la capacità di farci riconoscere nell’anima e nell’orgoglio di essere castelnuovesi. I racconti castelnuovesi sono , se così si possono definire, fili intrecciati di un arazzo che è Castelnuovo stesso e questi fili , di tutti i colori, sono la narrazione e strumento di questa identità castelnuovese. Nel mio lavoro “Murales Castelnuovesi” ho tracciato e disegnato con le parole , in forma di poesia, storie e le vibrazioni che hanno segnano, inciso, le anime dei castelnuovesi che hanno navigato Dedalo-Castelnuovo.Ho scritto molto su Castelnuovo come ad esempio articoli , ma non ho comunicato con pubblicazioni organiche(organizzate) i miei lavori ad eccezione delle mie raccolte di Poesie . Castelnuovo è stato tiranno nei miei confronti e di altri castelnuovesi il perché è semplice l’era del “Club di Mefistofele” ancora, ahimè, non è terminata.Per Il Club Mefistofele sono stato , da sempre, una “molla antagonista” dato in pasto alla massa con l’etichetta “diverso” . Per anni ho subito il rancoroso bile degli avversari politici, degli affaristi del cemento castelnuovese. Ho subito l’espulsione dalla mia area politica, ma nessuno mai mi ha tacitato , mai ridotto ad elemosinare l’ingresso nei circoli del “potere castelnuovese”. Essere un castelnuovese e non avere accesso a nulla, come ad esempio all’Archivio storico è avvilente. Non permettono di abitare ed essere là dove non possiamo più essere. Dai racconti castelnuovesi emerge quella narrazione che non si riesce con i “politici” castelnuovesi a intavolare, non si riesce ad avere in dialogo perché essi sono, i “politici” castelnuovesi, la sommatoria dell’antidemocrazia, sono il carburante della negazione , sono sotto panza teleguidati da capibastone padroni di pacchetti di voti. Questi politici castelnuovesi sono il prodotto dell’opportunismo e dell’interesse piccolo , ma piccolissimo borghese. Il Club Mefistofele di Castelnuovo ha prodotto “espatriati ed esuli” . L’esperienza di esule nasce lasciando il proprio paese per approdare in nuovi spazi e in nuovi pensieri. Dal lager sito ai margini di Castelnuovo ho elaborato un «Il lessico dell’esilio». Il grande sforzo che a mio avviso si deve fare a Castelnuovo, sforzo che deve essere messo in campo da tutte le parti, è ritrovare quel filo che sia capace di “rammendare” le relazioni. Quel filo capace di “riparare” la comunità castelnuovese ferita ed emarginata, ricucire e riavvicinare le persone lontane . L’umile arte del “riparare con la parola ” credo, spero, che a Castelnuovo questa virtù non sia andata perduta. Quando scrivo un racconto,una poesia o un articolo di giornale cerco di raccogliere i frammenti , attimi di vita, di incontri che non sono mai andati perduti. Quando scrivo recupero questi frammenti , provo a metterli insieme li intreccio , come la trama di una stoffa, e mi appare una realtà che altrimenti andava perduta. Scrivere e descrivere Castelnuovo è come lavorare al montaggio di un film . Quando scrivo di Castelnuovo cerco di farlo con onestà , con coerenza ed è proprio questo il momento della narrazione in cui la verità entra in gioco.Chi scrive sa perfettamente che si ha di fronte sempre un interlocutore anche se in astratto. Le storie castelnuovesi , i Murales castelnuovesi hanno per me un effetto catartico, mi permette, questo tipo di scrittura, di tirare fuori quello che è in me , che abita dentro di me, e non mi sento giudicato.I racconti castelnuovesi hanno, evidentemente solo per me, un potere enorme perché riescono a creare e ricreare realtà che non esistono più. Personaggi veri che diventano eroi o vittime del Club Mefistofele castelnuovese. I racconti sono potenti perché non più individuali, ma è anche e possono diventare l’identità di una comunità e della sua cultura. La quarantena e i racconti castelnuovesi sembra un titolo coniato da P.P.Pasolini. Vediamo cosa ne viene fuori.( scritto 20 novembre 2020)
Castelnuovo :La pandemia Covid19.
Dio è forse invecchiato ?
Perché ci sta regalando un futuro
nel tunnel della pandemia.
Noi tutti berremo, per dissetarci ,
le lacrime raccolte lungo le strade, nelle case,
negli ospedali e nei cimiteri.
Ci aspettano, forse, lunghe notti
quando, noi tutti, perderemo pezzi di vita
e ci scopriremo logorati di tristezza e rassegnazione.
Sarà solo un ricordo
il verso della poesia, modellato e cantato
dalla voce semplice dei bambini castelnuovesi
mentre giocano all’ombra degli ulivi.
Castelnuovo, donaci ancora la tua poesia
e i tuoi versi soffici e sottili,
come il vento che gioca con le foglie
e si trasforma in fruscio accarezzando i petali dei fiori.
Castelnuovo, prega Dio con i tuoi versi
e con la tua voce, che si traduce sempre in suoni e vibrazioni
di canzoni cantate dagli occhi delle nostre madri.
Castelnuovo, troveremo i semi della nostra vita
logorati dal triste tempo che ci aspetta?
Questi versi, frammenti d’ispirazione,
navigheranno nella sofferenza
per attraversare l’oceano dei ricordi.
Castelnuovo, ma noi riusciremo ancora
a percepire la Natura come Leopardi?
Castelnuovo, cosa racconteremo ai nostri morti?
Come racconteremo questa storia ?
Noi porteremo, ancora una volta, una rosa liberatoria ai piedi
dell’altare, con la presunzione di avere l’attenzione di Dio?
Noi, che abbiamo distrutto il cielo e la Valle del Farfa,
possiamo ancora avere e ritrovare la poesia di Castelnuovo
nelle nostre preghiere e sperando nel perdono?