Diane Di Prima-POESIE-voce femminile della Beat Generation-Biblioteca DEA SABINA
Biblioteca DEA SABINA
Diane Di Prima: POESIE-
-la voce femminile della poesia Beat Generation-
Abbandonate…
Abbandonate a se stesse, le persone si fanno crescere i capelli.
Abbandonate a se stessesi tolgono le scarpe.
Abbandonate a se stesse fanno l’amore
dormono facilmente
dividono coperte, droga e bambini
non sono pigre o impaurite
piantano semi, sorridono, parlano fra loro. La parola
comincia dentro se stessa: tocco di amore
nel cervello, nell’orecchio.
Ritorniamo con il mare, con le maree
ritorniamo spesso come le foglie, numerosi
come l’erba, gentile e insistente, ricordiamo
il modo in cui i nostri piccoli muovono i primi passi a
piedi nudi attraverso le città
dell’universo.
*
Lettera Rivoluzionaria #1
Ho appena capito che il premio sono io
non ho altro
denaro per riscatto, nient’altro da spezzare o scambiare che la vita
il mio spirito dosato, frammentario, sparso
sul tavolo della roulette, ripago quanto posso
nient’altro da ficcare sotto il naso del maitre de jeu
nulla da spingere fuori dalla finestra, niente bandiare bianche
questa carne è tutto ciò che ho da offrire, fare il gioco con
questa testa qui e ora, e quello che vien dietro, la mia mossa
mentre strisciamo sopra questo bordo, proseguendo sempre
(si spera) fra le righe.
*
Requiem
Penso
che troverai
una tomba
non così bella
baby oh
Ti legano stretta
nel bel
vestito
Ascolto
È freddo
e i vermi e le cose
sono là per ragioni egoistiche
Penso
che tu vorrai
girarti
dalla tua parte
ai tuoi capelli
non piacerà
rimanere a posto
per sempre
ed alle tue mani
non piacerà
essere poste in croce
così
Io penso
che alle tue labbra
non piacerà
per loro stesse
La prima neve, Kerhonkson
per Alan
Questo, quindi, è il dono che il mondo mi ha fatto
(che mi hai fatto)
dolcemente la neve
ammonticchiata in cavità
distesa sulla superficie dello stagno
accoppiata alle mie lunghe, bianche candele
che stanno alla finestra
che brucerà al crepuscolo mentre la neve
riempie la nostra valle
in questa conca
nessun amico vagabonderà
nessuno arriva depresso dal Messico
dai campi di sole della California, portando marijuana
sono dispersi adesso, morti o silenziosi
o inariditi sino alla follia
dalla terribile lucentezza della visione che un tempo ci accomunava
e questo tuo dono –
bianco silenzio che riempie i contorni della mia vita.
Un esercizio d’amore
per Jackson Allen
Il mio amico indossa la mia sciarpa alla cintola
Gli dò le pietre lunari
Lui mi dà una conchiglia & alghe marine
Proviene da una città lontana & gli vado incontro
Pianteremo insieme melanzane & sedano
Lui tesse per me un panno
Molti hanno portato dei doni
Io per il suo piacere uso
seta, & verdi colline
& airone il colore dell’alba
Il mio amico cammina leggero come una tessitura al vento
Lui retroillumina i miei sogni
Ha costruito altari accanto al mio letto
Mi sveglio con l’odore dei suoi capelli e non riesco a ricordare
il suo nome, o il mio.
Canzone buddhista di Capodanno
Ti ho visto in velluto verde, maniche larghe e piene
seduto di fronte a un camino, la nostra casa
resa in qualche modo più elegante, e hai detto
“Nei tuoi capelli ci sono le stelle” – era la verità che
ho rovesciato in me
verso questo luogo tetro e scolorito che dobbiamo indorare
rendere prezioso e mitico in qualche modo, è la nostra natura,
ed è la verità, che siamo approdati qui, te l’ho detto,
da altri pianeti
dove eravamo signori, siamo stati inviati qui,
per qualche scopo
la maschera d’oro che avevo visto prima, che è combaciata
così splendidamente col tuo viso, non è ritornata
né lo ha fatto quel volto di un toro che avevi acquistato
tra le genti del nord, i nomadi, nel deserto del Gobi
Non ho visto di nuovo quelle tende, né i carri
infinitamente lenti sulle pianure infinitamente ventose,
così fredde, ogni stella nel cielo era di un colore diverso
il cielo stesso un arazzo ingarbugliato, incandescente
ma potevo quasi vedere il pianeta da cui eravamo venuti
Non riuscivo a ricordare (allora) quale fosse il nostro scopo
ma rammentavo il nome Mahakala, all’alba
all’alba di fronte a Shiva, la luce gelida
ha rivelato i mondi “partoriti dalla mente”, come questo semplicemente,
Li ho visti propagarsi, defluire,
o, più semplicemente, uno specchio che ne riflette un altro.
poi si sono rotti gli specchi, non eri più in vista
né c’era scopo alcuno, fissavi lo sguardo su questa nuova tenebra
i mondi partoriti dalla mente svanirono, e la mente si diramò:
una follia, o un inizio?
“City Lights” 1961 *
Arrivando lì per la prima volta
era molto più piccolo allora
quel pianterreno affollato pieno di poesia
traboccava di logore rivistine addossate al muro
quei bianchi tavoli traballanti dove la gente si sedeva a leggere/scrivere
Il Vesuvio Cafe era come un ufficio aggiunto
Arrivando di nuovo un anno dopo, con due bambini al seguito
Lawrence mi diede una pila enorme delle sue pubblicazioni
“Ho dei libri” disse “come altre persone hanno i topi”
E North Beach non ha mai smesso di essere misteriosa
quando mi sono trasferita qui nel 1968
quell’ufficio editoriale di Filbert & Grant era una mecca
un posto per incontrarsi con i miei figli se ci fossimo separati
durante una di quelle innumerevoli manifestazioni
(sebbene Lawrence preoccupato, mi dicesse che avrei dovuto tenerli
fuori pericolo, a casa) io pensavo che dovessero imparare
qualsiasi cosa di ciò che stavamo imparando,
Un ufficio proprio dietro l’angolo del negozio di perline
dove mi sono trovata ogni giorno, facendo provviste
Quante notti sul tardi abbiamo visitato il Negozio
acquistando una grande quantità di nuove poesie da tutti gli angoli della terra
poi diretti verso la rivendita della Tower Records tutta la notte piena di travestiti
e rivoluzionari, per acquistare qualche disco
E fare ricerche, City Lights è ancora qui, come un vecchio faro
anche se tutto il resto è andato,
la poesia si è spostata al piano di sopra, pure l’ufficio editoriale
è proprio lì ora & folle di persone
un terzo della mia età o meno ancora consultano le pile di testi
alla ricerca di voci da tutte le parti
del mondo
* “City Lights” è la celebre libreria e casa editrice di Lawrence Ferlinghetti a San Francisco
Lilith delle Stelle
perché c’è un’altra Lilith, non fatta per la terra
di chi si è detto / che quando lei viene vista dagli uomini
è come una visione di fumo / una piaga / una cacofonia
di sole campane / sforzate e straniere, loro inseguono
il suo immateriale scorrere attraverso questo mondo
e il prossimo. Lei è, infatti, l’archetipica
cattiva ragazza delle stelle
sarà il fuoco fatuo dello spazio vuoto
la stagnante luce cosmica dalle sfere celesti
che ci alletta, la nostra casa
per vagare, per sempre, tra i quasar
in opposizione al Suono dei Cristalli Armoniosi
fiore del tempio dell’abisso
Verricello
su cui si è ferita
quella speranza
smisurata.
Nave-Che-Gira-Ad-Un-Angolo
Bianca Ragazza che Salta sopra le Lapidi
Lilith delle Stelle
perché c’è un’altra Lilith, non fatta per la terra
di chi si è detto / che quando lei viene vista dagli uomini
è come una visione di fumo / una piaga / una cacofonia
di sole campane / sforzate e straniere, loro inseguono
il suo immateriale scorrere attraverso questo mondo
e il prossimo. Lei è, infatti, l’archetipica
cattiva ragazza delle stelle
sarà il fuoco fatuo dello spazio vuoto
la stagnante luce cosmica dalle sfere celesti
che ci alletta, la nostra casa
per vagare, per sempre, tra i quasar
in opposizione al Suono dei Cristalli Armoniosi
fiore del tempio dell’abisso
Verricello
su cui si è ferita
quella speranza
smisurata.
Nave-Che-Gira-Ad-Un-Angolo
Bianca Ragazza che Salta sopra le Lapidi
(dal web)
Breve biografia di Diane di Prima (Brooklyn, 6 agosto 1934- 25 ottobre 2020), poetessa statunitense della Beat Generation. Nata a Brooklyn, ha studiato allo Swarthmore College; di origini italiane (suo nonno materno, Domenico Mallozzi, è stato un attivo anarchico) cominciò a scrivere da bambina e a diciannove anni conobbe Ezra Pound e Kenneth Patchen. Fino al 1960 ha vissuto a Manhattan, dove ha preso parte al movimento beat; la sua prima raccolta poetica, This Kind of Bird Flies Backwards, fu pubblicata nel 1958 dalla Totem Press, di Hettie e LeRoi Jones. Nel 1962 conobbe il maestro Zen Suzuki Roshi, grazie al quale si avvicinò al buddhismo. Fondatrice della Poets Press, con Amiri Baraka (LeRoi Jones) ha pubblicato The Floating Bear e fondato il New York Poets Theatre. Nel 1966 si è trasferita a Millbrook, entrando nella comunità psichedelica di Timothy Leary e nel 1969 ha pubblicato il racconto della sua esperienza beat in Memoirs of a Beatnik; trasferitasi nel 1970 in California, dove vive tuttora, qui è entrata a far parte del movimento Diggers ed ha pubblicato il suo lavoro maggiore, il poema Loba, nel 1978. Una selezione di sue poesie è stata raccolta in Pieces of a Song, nel 1990, mentre del 2001 sono le sue memorie, Recollections of My Life as a Woman. (Wikipedia)