Chiara Ingrao “Il resto è silenzio”-Biblioteca DEA SABINA
Biblioteca DEA SABINA
RIETI-Presentato il libro “Il resto è silenzio” di Chiara Ingrao.
L’autrice è stata ospite del Seminario dialogante sulla Costituzione promosso dalle associazioni NOME Officina Politica, il Sorriso di Filippo e Raggi di Speranza.
Rieti- 3 marzo 2023-Un libro che ritorna, perché ritorna la guerra, ciclicamente, nella storia degli uomini e delle donne. Un libro ispirato alle vicende di un’altra tragica guerra europea, quella nei Balcani, pubblicato nel 2007 e che oggi torna in libreria, mentre infuria un’altra guerra in Europa.”Il resto è silenzio” è il titolo di questo romanzo di Chiara Ingrao, che cita una celebre battuta dell’Amleto. Ieri l’autrice è stata ospite protagonista nell’ambito del Seminario dialogante sulla Costituzione promosso dalle associazioni NOME Officina Politica, il Sorriso di Filippo e Raggi di Speranza.
Rispondendo alle domande della giornalista Paola Rita Nives Cuzzocrea e colloquiando con il numeroso pubblico, Chiara Ingrao ci ha fornito la sua chiave di lettura sulla guerra, una lettura personale e arricchita dalle esperienze che la stessa autrice ha vissuto nell’ambito delle iniziative solidali verso popoli colpiti dai conflitti. «Ho sempre sentito, in questo mio vissuto, la difficoltà che abbiamo di misurarci con il dolore delle vittime. La tragedia della guerra è troppo grande. La mente rifugge di fronte all’orrore. Tentiamo di idealizzare, di categorizzare, di semplificare, di mantenere un distacco», ha detto la scrittrice. «Ed è invece solo la relazione con l’altro, vera e profonda, che può consentirci di rispecchiarci nella nostra comune umanità. Le vittime sono persone come noi. Ma spesso il linguaggio alza muri, anche le parole e la comunicazione della solidarietà, paradossalmente, lo fanno quando collocano il bisognoso di aiuto (sia esso profugo, migrante, richiedente asilo) in una condizione di subalternità e dipendenza da chi quell’aiuto può offrire». L’intervista ha consentito, da queste premesse, di ragionare intorno alle lacerazioni delle comunità che soffrono le guerre: «I conflitti non sono tra i popoli, ma tra i potenti», ha sottolineato Chiara Ingrao. La guerra dissipa e annienta la ricchezza sociale che nasce dalla contaminazione, dalla mescolanza, dal multiculturalismo. Pone quelli che prima erano fratelli su fronti opposti, pronti a uccidersi.
Il romanzo narra di tre coppie di sorelle, a Roma, a Sarajevo, e nella Tebe del Mito, in bilico fra quotidianità e tragedia, dolore e speranza. La nuova edizione è integrata da nuovi contenuti, fra cui una postfazione di Raffaella Chiodo Karpinsky sui nessi fra la guerra di oggi e quella di allora. In copertina, la foto di una ragazza che corre, nelle strade di Sarajevo, per sfuggire alle bombe. Una immagine colta dal vivo, dal fotografo Mario Boccia, cui il libro è dedicato, che quella guerra documentò e che ebbe la ventura, anni dopo, di ritrovare ancora in vita alcuni soggetti dei suoi scatti come, appunto, la donna ritratta nella foto “La ragazza che corre”. Chiara Ingrao racconta il momento di quell’incontro: al fotografo la donna disse solo «per fortuna, sono sopravvissuta». Una frase che, per l’appunto, lascia tutto il resto, tutte le sofferenze e tutto l’orrore, nel silenzio.
il libro “Il resto è silenzio” di Chiara Ingrao.
DESCRIZIONE
La guerra. La guerra che dopo il 24 febbraio 2022 pare rimbombare ovunque, nelle televisioni e sui giornali e sui social, e qualche mese dopo invece scompare, inghiottita dall’assuefazione e menzionata quasi solo come minaccia alle nostre bollette del gas. La guerra in Europa, che potrebbe farsi totale e travolgerci tutti ma rimane lo stesso guerra degli altri, come tutte le altre in ogni parte del mondo: non sono mai nostre, le carni che morde e la sofferenza di chi fugge. Anche se ci sfidano nel profondo dell’anima, come racconta Raffaella Chiodo Karpinsky nella Postfazione a questo volume. La guerra. Cosa succede, quando una degli «altri» scappa, e ce la troviamo accanto ogni giorno? Trent’anni fa, sfidando i commenti sarcastici di sua sorella, Sara ha ospitato in casa Musnida, fuggita da una guerra ai nostri confini. Anche Musnida, come Sara, aveva una sorella ingombrante: un’eroina, uccisa mentre tentava di recuperare il corpo di un fratello nemico. L’Antigone di Sarajevo, come nell’antico mito tebano i cui echi risuonano sulle pagine con la voce dolente di Ismene, la sorella opaca. Nell’alternarsi di banalità quotidiane e tragedia, fra queste tre coppie di sorelle (a Roma, a Sarajevo e a Tebe) rimbalzano come in un gioco di specchi gli interrogativi dell’oggi: i conflitti, le barriere che frantumano la verità e la vita, la paura dell’Altro che fa da scudo alla paura di ascoltare noi stessi.