RIETI-La Pia Unione ringrazia la città al termine del Giugno Antoniano-
RIETI- 28 giugno 2023-«È stata l’edizione della rinascita e della ripresa a vivere in totale libertà la festa più sentita dalla città di Rieti, un’edizione record dal punto di vista delle presenze ai vari eventi in programma». Soddisfazione per la buona riuscita del Giugno Antoniano Reatino 2023 in casa Pia Unione Sant’Antonio di Padova.
«Come ogni anno – spiegano dal sodalizio – ciascuno di noi ha impiegato con il massimo della dedizione il proprio tempo libero per la riuscita della manifestazione, con sforzi che non ci pesano, perché guidati da una spinta interiore che ci ripaga ampiamente di ogni fatica».
«Ora è tempo dei ringraziamenti, di esprimere la nostra gratitudine ai tanti che ci hanno aiutati per la riuscita dell’evento. Innanzitutto alla Chiesa di Rieti guidata dal vescovo monsignor Vito Piccinonna, alla nostra Cappellania, a tutto il clero che ci ha accompagnati e guidati attraverso il vero fulcro dei festeggiamenti, la spiritualità e l’esempio di Antonio di Padova».
Altri ringraziamenti vanno poi alle istituzioni e alle forze dell’ordine che «ci hanno assistiti perché ogni aspetto della manifestazione si svolgesse nel pieno rispetto delle norme e in piena sicurezza per tutti i cittadini».
Forte gratitudine dalla Pia Unione anche verso le realtà private, le associazioni, gli enti economici e i partner che hanno garantito il loro pieno supporto assistendo il Consiglio direttivo della confraternita in tanti aspetti dell’organizzazione. Né manca un «sentito ringraziamento» agli operatori della stampa locale, che hanno seguito con costanza gli eventi offrendo ai cittadini le giuste informazioni e un racconto completo e dettagliato.
Soprattutto la gratitudine della Pia Unione va alla città di Rieti, «ai tantissimi fedeli che rinnovano nei modi più diversi e individuali la loro solida devozione antoniana. È grazie a loro, alla capacità di trasferire di generazione in generazione l’importanza della tradizione legata a sant’Antonio, che questa festa resta e si rinnova ogni anno più forte e robusta di quella precedente».
Ora si inizia a lavorare per l’edizione 2024, «con entusiasmo e costante voglia di migliorarsi, ma soprattutto seguendo insieme la medesima comunione d’intenti».
SABINA, LE STRADE DELLA STORIA. SABATO 24 GIUGNO A MAGLIANO
SI PARLERA’ DI PERIODO ORIENTALIZZANTE E ARCAICO NELLA SABINA TIBERINA CON PAOLA SANTORO.
L’APPUNTAMENTO E’ ALLE 16:00
Riprendono a fine giugno, sabato 24, le nostre Conferenze con visita. Torniamo a parlare delle Strade della storia in Sabina e lo facciamo a Magliano, con la dottoressa Paola Santoro, direttore del Museo civico archeologico della città.
Dopo gli incontri sul neolitico, l’età del bronzo e quella del ferro, questa volta l’obiettivo sarà puntato sul periodo orientalizzante e arcaico. Il titolo della conferenza è: “Magliano. Insediamento e territorio tra VII e VI secolo nel quadro archeologico della Sabina tiberina”. Dopo l’incontro visiteremo il Museo civico archeologico locale, che contiene armi e vasi dell’epoca trattata, scavati proprio a Magliano e in altri siti della valle del Tevere.
Finalmente, al quarto incontro, incrociamo con certezza il popolo Sabino, in una realtà, quella di Magliano, in cui ci sono comunque forti influenze etrusche e in cui “si assiste al sorgere di una società di tipo aristocratico con figure dominanti di principi guerrieri, ben riconoscibile nei corredi delle sepolture delle necropoli, che deteneva la gestione delle greggi come quella dei commerci terrestri e fluviali” (come è scritto nel sito del Museo).
L’appuntamento è alle 16 davanti alla sede del Comune, in Piazza Garibaldi 4, per salire subito dopo nella sala Consiliare dove avrà luogo la conferenza. La partecipazione è limitata a un massimo di 40 persone ed è a contributo libero (minimo 3 euro) da versare sul posto. Per prenotare basta cliccare su questo link: https://fondoambiente.it/…/sabina-le-strade-della…
Torna a Leonessa, sabato 17 giugno, la Giostra dei Tamburi. Giunto alla sesta edizione, l’evento rappresenta il prologo del Palio del Velluto, anticipandolo di una settimana.
La Giostra dei Tamburi si è ormai consolidata come un imperdibile appuntamento nel territorio, diventando la voce stessa del palio, al quale numerosi gruppi partecipano con affetto e passione. L’espressività e l’entusiasmo di tanti giovani, che dedicano mesi interi all’allenamento, troveranno in questa cornice un teatro perfetto per il loro spettacolo, accompagnati da un pubblico attento ed esigente.
La “tenzone” sarà disputata da gruppi di tamburini, dai 6 ai 25 componenti, e una giuria tecnica imparziale assegnerà un punteggio a ciascun gruppo. Con suggestive coreografie nella splendida piazza principale di Leonessa, i sette gruppi partecipanti faranno vibrare e risuonare l’antico borgo.
Leonessa, città ricca di storia, ha dato vita a ben quattro gruppi di tamburini, coinvolgendo praticamente tutti i giovani del territorio.
Gino Carosini e Marco Mastroianni-I ragazzi della Resistenza
Storie d’amore, coraggio e paura di giovani partigiani liguri.
Con la collaborazione di Donatella Alfonso-De Ferrari editore-
DESCRIZIONE
Un ragazzo e una ragazza, alla scoperta dell’entroterra ligure, incontrano in un’osteria un gruppetto di anziani. Sarà l’occasione per conoscere storie di ragazzi come loro che, ottant’anni fa, hanno capito quale scelta fare: quella di prendere le armi o, anche disarmati, mettere in gioco la loro vita per la libertà da un regime oppressivo e la costruzione di un’Italia democratica. Storie che i ragazzi di oggi devono imparare a conoscere per apprezzare davvero cosa significhi vivere liberi. E, come i protagonisti del libro di Carosini e Mastroianni, iniziare a farsi domande.
Gino Carosini e Marco Mastroianni
Anpi provinciale Genovasta promuovendo questo interessantissimo volume fumettato.Come sezione Triulzi di Isola del Cantone ne distribuiremo delle copie ai nostri neo-diciottenni ad ottobre durante il Battesimo Civico
DE FERRARI EDITORE® è un marchio di JANUA S.R.L.S. Via delle Bernardine 4/6, 16128 Genova
Rieti, 11 giugno, Santuario di Fonte Colombo h. 16.30-Mishmash “Tutto canta”
Continuano le tappe musicali nella Valle Santa reatina! Entrata libera Il gruppo, che unisce musicisti appartenenti alle 4 principali fedi religiose, promuovendo il valore ecumenico intrinseco allo scambio culturale, propone una versione originale e affascinante dei suoni che abitano il Mediterraneo, il mondo medio-orientale, i paesi dell’Est. Gli spunti principali sono nel repertorio klezmer (la musica delle comunità ebraiche askhenazite), nelle romanze sefardite (che abbracciano il territorio che va dalla Spagna alla Turchia), nei brani tradizionali di musica persiana e medio-orientale, nei brani originali e d’autore ispirati da queste stesse culture musicali, con arrangiamenti che ricreano il sapore “vagabondo” tipico di questi repertori.
Rieti Santuario di Fonte Colombo
Santuario di Fonte Colombo-informazioni e curiosità
Il Santuario
Usciamo dalla chiesa, oltrepassando un cancello a sinistra, scendiamo. A destra incontriamo il romitorio abitato da s. Francesco e dai suoi primi compagni, il luogo dove il Santo subì l’operazione agli occhi, e l’antico Convento del XV sec.Di fronte, subito dopo, la Cappella della Madonna detta comunemente della Maddalena, già esistente al tempo di s. Francesco. Nell’angolo della finestra di sinistra il Tau segnato da s. Francesco. Il Tau, già segno biblico di redenzione, è ripreso da s. Francesco come suo sigillo. Vi vedeva la croce di Cristo.
Rieti Santuario di Fonte Colombo
Il Sacro Speco
Per una ripida scalinata si giunge al Sacro Speco, dove s. Francesco ricevette, secondo la tradizione, la Regola dei Frati Minori.Ci si trova davanti alla Cappella di s. Michele, l’Arcangelo tanto venerato dal Santo. Continuando la discesa, si entra in una fenditura della roccia dove s. Francesco si immergeva nella intimità con Dio. Risalendo, arriviamo al luogo del leccio dove, secondo la tradizione, apparve Nostro Signore per confermare la Regola.
Rieti Santuario di Fonte Colombo
Il Chiostro
Esso si mostra irregolare nella forma: collega infatti i vari ambienti della vita comunitaria dei frati, ambienti sviluppatisi in epoche diverse. Sul lato più alto della costruzione riconosciamo una sezione lasciata a pietre a “facciavista”: si tratta dell’antica casa colonica che s. Francesco trovò sul Monte Rainiero, insieme alla cappella della Madonna e al Romitorio.
Rieti Santuario di Fonte Colombo
La Chiesa
Notevole è l’affresco della lunetta del portale del XV sec., che rappresenta al centro la Madonna con il Bambino ed ai lati s. Francesco e s. Ludovico di Tolosa. La chiesa fu costruita nella seconda metà del XIII sec., ingrandita nel XV, consacrata nel 1450 e dedicata a s. Francesco e a s. Bernardino da Siena.
Subito a destra notiamo una scultura lignea del XVII sec., s. Francesco in meditazione ai piedi del Crocifisso. Poco oltre un’altra scultura rappresenta l’approvazione della Regola da parte di Cristo stesso, opera è di fra Giovanni da Pisa (1645).
Dietro l’altare, originale del sec. XV, il coro ligneo usato dai Frati per la preghiera in comune.
Una copia ingrandita del testo della Regola e una Madonna col Bambino della scuola di Antoniazzo Romano (sec. XV) recentemente restaurata, riempiono la parete sinistra.
Le vetrate, del Picchiarini su disegno di Duilio Cambellotti (1926), rappresentano episodi della vita di s. Francesco.
Storia
Appeso alla scarpata del piccolo monte, affacciato sulla Valle reatina, vi si avverte una presenza suggestiva. Francesco ha amato questo luogo. Ospite dei monaci di Farfa, vi trova una minuscola cappella, dedicata a Santa Maria e detta della Maddalena.
Varie volte era salito sul Monte Rainiero, da lui ribattezzato Fons columbarum, dalla fonte che è posta ai suoi piedi, e alla quale aveva visto abbeverarsi delle piccole colombe.
Nel settembre del 1223, Francesco sale a Fontecolombo con frate Leone, Bonizio da Bologna e qualche altro: in questo mese mette le mani alla stesura definitiva della Regola scritta per i suoi Frati, approvata il 29 novembre 1223 da papa Onorio III e ancor oggi valida per tutti i frati minori.
Rieti-Santuario di Fonte Colombo
Fontecolombo è testimone anche delle sofferenze e delle malattie di s. Francesco. Durante il soggiorno nel 1225, un anno prima della morte, Francesco fu convinto da frate Elia a lasciarsi operare agli occhi per una grave malattia che aveva contratto in Terra Santa. Il cauterio lo attendeva. I frati fuggirono dalla stanza impressionati, mentre il medico affondava il ferro rovente dagli occhi fino alle orecchie. Si narra che Francesco non sentì dolore.
Rieti-Santuario di Fonte Colombo
Informazioni ospitalità
Orario delle visite al Santuario:
Tutti i giorni compresi i Festivi dalle ore 9:00 alle 19:00
Orario della preghiera: Giorni feriali:
ore 7:00 – Ufficio delle Letture
ore 7:30 – Lodi
ore 12:15 – Ora media
ore 19:00 – Eucaristia (anche il sabato)
ore 19:30 – Vespri
Giorni festivi
ore 7:30 – Lodi
ore 8:00 – Eucaristia (anche la domenica)
ore 10:30 – Eucaristia (anche la domenica)
ore 18:00 – Eucaristia (anche la domenica)
ore 19:30 – Vespri
Speciale – tutti i Giovedi:
ore 18:25 – Adorazione eucaristica
ore 19:00 – Messa
Se vuoi, puoi partecipare anche alla nostra preghiera corale.
I Frati sacerdoti sono sempre disponibili per Confessioni, colloqui, direzione spirituale.
Per prenotazioni o altre informazioni:
Tel. +39 0746 210125
Ospitalità
Presso il Santuario, abbiamo la possibilità di ospitare per momenti di riflessione e lavoro insieme ai frati, persone singole e gruppi per un totale di 13 stanze.
I servizi igienici sono in comune.
L’offerta per l’accoglienza è libera.
La foresteria è dotata di sale per incontri, una cappella per la preghiera, una cucina attrezzata per le refezioni comuni.
Gli ospiti-pellegrini debbono portare con sè le lenzuola e gli asciugamani.
L’accoglienza stabile è consentita a tutte le persone che abbiano compiuto almeno 17 anni.
L’accoglienza-visita al Santuario di un solo giorno è aperta anche ai bambini e agli adolescenti.
È necessario prenotare l’utilizzo della Foresteria almeno con un mese di antecedenza, lasciando un recapito telefonico o l’indirizzo mail.
Si prega di contattare i frati per la prenotazione.
FONTE-Notizie e Foto- Sito web Santuario di Fonte Colombo
Curatore Hilda Girardet-Prefazione di Bruno Rostagno-Postfazione di Mirella Abate
Editore Claudiana
DECRIZIONE
Fatto prigioniero dopo l’8 settembre e deportato nei lager della Germania nazista per il rifiuto di continuare la guerra a fianco dei tedeschi e dei repubblichini di Salò, il giovane sottotenente valdese Giorgio Girardet tiene fortunosamente un diario, ritrovato quasi integro dalla figlia. Qui se ne propone la parte che va dal marzo 1944 al gennaio 1945 quando, nel campo di Sandbostel – lo stesso di Alessandro Natta, Giovannino Guareschi, Gianrico Tedeschi e tanti altri –, fu il pastore di una piccola rappresentanza evangelica e dove, sorretto da una grande fede e da una forte volontà di reazione, moltiplicherà le occasioni per incontri, gruppi di studio e stabilirà i primi rapporti “ecumenici” con alcuni dei cattolici più aperti presenti nel lager. In quei mesi getterà le basi per la sua lunga vita professionale di pastore, giornalista e studioso, sempre innovatore e sempre aperto al futuro. Al di là del valore di testimonianza storica, queste pagine, attraverso le lenti di una prospettiva certamente parziale, ci permettono di scoprire come alcuni protagonisti di una generazione ora rimpianta abbiano saputo in condizioni drammatiche confrontarsi e gettare le basi culturali e morali per la ricostruzione del Paese.
Il libro in pillole
Premessa della figlia Hilda e postfazione di Mirella Abate sull’esperienza di pastore nel lager
Prefazione di Bruno Rostagno
L’impegno per combattere l’abbruttimento con letture e attività culturali
La forza della fede e la decisione di farsi cappellano degli evang
Indice testuale
Prefazione. Pensiero teologico e fede alla prova di Bruno Rostagno Introduzione di Hilda Girardet
1. Gli Internati Militari Italiani
2. L’antefatto: la resistenza a Lero
3. Silenzi e omissioni
4. Famiglia e formazione
5. Foto e parole: le tracce
6. Quali e quanti lager?
7. A Sandbostel: attività e personaggi
8. Tre sorprese Avvertenza
Parte prima. Lager di Sandbostel
Parte seconda
Parte terza. Studi, conferenze, interventi pubblici nel Lager
Postfazione. Che il mio spirito sia alto o basso, Signore, sii tu con me… di Mirella Abate Ringraziamenti Riferimenti bibliografici
Biografia dell’autore
Giorgio Girardet Pastore valdese e giornalista, ha diretto il Centro ecumenico di Agape (To), ha fondato e diretto il settimanale “Nuovi Tempi” e diretto l’Agenzia di Stampa NEV, ed è stato docente di Teologia pratica presso la Facoltà valdese di Teologia di Roma. Autore di numerose pubblicazioni, si ricorda la trilogia Cristiani perché, Bibbia perché, Protestanti perché, editi da Claudiana.
Hilda Girardet Laureata in Pedagogia, è stata segretaria di redazione, docente elementare, ricercatrice ed esperta di Psicologia dell’Educazione presso l’Università La Sapienza di Roma. Specializzata nella didattica della storia, è autrice di alcune pubblicazioni sull’insegnamento della storia nella scuola di base.
in scena dal 5 al 7 giugno 2023 al Teatro “Il Parioli” di ROMA
Caligola di Albert Camus –Regia Andrea Baracco -Con (in ordine alfabetico): Anna Bisciari, Lorenzo Ciambrelli, Doriana Costanzo, Federico Fiocchetti, Vincenzo Grassi, Ilaria Martinelli, Sofia Panizzi, Marco Selvatico, Giulia Sessich. Adattamento Maria Teresa Berardelli Musiche Giacomo Vezzani Scene Francesca Tunno Costumi Laura Giannisi Luci e Direzione di scena Javier Delle Monache Aiuto Regista Danilo Capezzani Assistente alla regia Andrea Lucchetta Foto di scena Manuela Giusto Spettacolo degli allievi diplomati dell’Accademia Nazione d’Arte Drammatica Silvio d’Amico
NOTE DI REGIA
Andrea Baracco:” Governatore incostante, cedevole al piacere di un’idea, Caligola, dopo meno di un anno al potere, si ammala, ed è proprio da questa malattia che Albert Camus inizia la sua indagine drammaturgica. Nella seconda versione del suo Caligola, quella del 1941, la malattia coincide con il lutto: Drusilla, la sorella che Caligola ama, muore e questo diventa un dolore insopportabile. Nella terza e ultima versione del Caligola, quella del 1958, il lutto diventa invece l’incidente scatenante della malattia, non la malattia stessa: è ciò che lo porta a conoscere la più semplice e insieme terrorizzante delle verità: “gli uomini muoiono e non sono felici”; e questa verità gli rende necessario l’impossibile. La ricerca dell’impossibile conduce Caligola verso l’esasperazione e la tirannia, acuendo l’ostilità del Senato. Caligola sa che morirà, per mano del Senato stesso: attende solo il momento. Non ha paura della morte, perché la paura, così come il dolore, così come qualsiasi altra cosa, è passeggera, finisce. La morte, il dolore, anzi, danno lui una ragione, esasperano la sua ambizione di vivere. E così diventa che l’amore di vivere e la disperazione di vivere vanno di pari passo, e tra questo diritto e rovescio del mondo non sceglie mai. È a quest’assurdità a cui Camus guarda: non è il terrore del suo governo il protagonista, ma l’idea che non esiste più una possibilità di salvezza“. Andrea Baracco Regista
Nuovi scavi archeologici presso santuario dea Vacuna.
Montenero Sabino- 06 giugno 2023- riparte la campagna di scavi archeologici dell’Università Lyon 2 (F) sul sito del santuario romano della dea Vacuna in località Leone.La missione, giunta alla V edizione e realizzata in collaborazione con il Comune di Montenero Sabino e con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Roma e per la provincia di Rieti (responsabile dott.ssa Francesca Licordari), verrà avviata giovedì 8 giugno 2023. Sul campo lavoreranno una decina di studenti, coordinati dal prof. Aldo Borlenghi, dall’archeologa Marylise Marmara (corresponsabile scientifica) e da Lucie Motta (ceramologa e responsabile dello studio dei materiali). La missione archeologica di Montenero costituisce, infatti, uno dei cantieri-scuola internazionali dell’Università di Lione 2 per la formazione degli studenti del corso di laurea in archeologia.
Montenero Sabino-Campagna di scavi 2023
Gli scavi sul sito del santuario di Vacuna nel piccolo borgo sabino rappresentano ad oggi le uniche indagini archeologiche in atto nella provincia di Rieti su un luogo di culto dedicato a questa divinità. Lo scavo, avviato nel 2019, su una terrazza di circa 1000 m2 presumibilmente occupata da strutture già dal III secolo a.C., ha permesso di rinvenire numerosi resti di età romana e medievale. Questi ritrovamenti ed altri, tra i quali il cippo inscritto con dedica alla dea Vacuna (oggi visibile nel cinquecentesco Palazzo Bonacasata), gli ex voto in terracotta e altri materiali votivi, hanno confermato l’esistenza di un luogo di culto.
MONTENERO in SABINA –Area Scavi- Sepoltura a fossa-Photo-Maurizio-Zuccari
Al centro del terrazzamento che costituisce campo di indagine, è visibile, inoltre, un grande edificio a più ambienti di età tardo-repubblicana (fine III-inizi II secolo a.C.) con pavimenti a mosaico in eccezionale stato di conservazione, tra i più antichi del Lazio. Gli studiosi sostengono che in esso si possa forse riconoscere un tempio o un complesso con sale da banchetto funzionali alle attività di culto. L’edificio repubblicano, abbandonato in età imperiale, fu di nuovo riutilizzato nel III e IV secolo d.C. e poi di nuovo nei secoli IX-XI d.C. A testimoniarlo sono le sepolture scoperte e datate grazie alle analisi al radiocarbonio delle ossa degli scheletri, probabilmente connesse alla Chiesa di San Giovanni in Leone, localizzabile nell’area sulla base della toponimia e delle fonti ma non ancora individuata archeologicamente.
MONTENERO in SABINA –Area Scavi- Cippo di Vacuna-Photo-Maurizio-Zuccari
Le indagini dei prossimi giorni si concentreranno proprio sul grande edificio repubblicano: particolare attenzione sarà riservata ai pavimenti a mosaico, alla loro decorazione e funzione. Il team di esperti non esclude la possibilità che nel corso delle analisi possano essere individuate nuove tombe utili a fornire ulteriori informazioni sull’occupazione del luogo nei secoli centrali del medioevo. I risultati della campagna 2023 saranno presentati in un evento pubblico durante la giornata a porte aperte prevista per la prima domenica di luglio.
MONTENERO in SABINA –Area Scavi- Photo-Maurizio-Zuccari
«L’importanza della missione francese per il nostro territorio è storica e culturale – afferma la Sindaca Lavinia De Cola – se da un lato consente il progresso scientifico e conoscitivo sul tema della divinità sabina, sui suoi aspetti rituali e cultuali, dall’altro favorisce lo scambio intergenerazionale e interculturale tra gli abitanti di Montenero e i giovani studenti che per tutta la durata della missione vivono nel e il paese».
«L’appuntamento rinnovato e ormai consueto suscita, non solo nei più esperti, ma nella popolazione tutta, sempre grande interesse e curiosità», conclude la prima cittadina De Cola.
MONTENERO in SABINA –Area Scavi- Photo-Maurizio-Zuccari
I segni del lavoro. I siti industriali in Bassa Sabina tra agricoltura e industria dal XVIII al XX secolo
Coordinata dalla Fondazione Pietro Nenni e dall’Associazione Eolo
DESCRIZIONE
Il volume è il risultato di una ricerca storico-archivistica, coordinata dalla Fondazione Pietro Nenni e dall’Associazione Eolo, che ha permesso di riscoprire all’interno di sette comuni della Bassa Sabina, con l’ausilio di documenti inediti e fonti orali, tracce di industrie, miniere, botteghe artigianali, mulini e mattatoi, forni, frantoi, allevamenti di bachi da seta, officine meccaniche, fabbriche di utensili e ceramiche, laboratori di sartoria e maglieria. Il lettore troverà un volume ricco di informazioni, dati e curiosità, sui siti produttivi, sul tessuto economico e sociale dei comuni di Cantalupo, Casperia, Forano, Magliano Sabina, Poggio Mirteto, Roccantica e Stimigliano tra il XVIII e il XX secolo. L’agricoltura ha rappresentato sempre un aspetto dominante dell’economia locale ma, nel corso del periodo preso in esame, si sono sviluppati oltre ad essa insediamenti produttivi e protoindustriali che hanno cambiato radicalmente la vita della popolazione. È uno studio realizzato con rigore, pensato per valorizzare il patrimonio archeologico industriale e agricolo di questo territorio.
A Firenze, costruita a cavallo dell’Arno, nelle prime ore del mattino del 4 novembre 1966, il fiume oltrepassò silenzioso le sue sponde e irruppe nella città con una furia mai vista prima.
Per trovare qualcosa di simile nelle cronache occorreva risalire al 1557 d.C., 400 anni prima, quando le acque erano state alte circa la metà.
La città, del tutto impreparata a questo disastro, poteva solo guardare sgomenta, mentre tutto veniva portato via dal fango. Pezzi di vita diventati detriti, mischiati a petrolio e liquami, galleggiavano per le strade e i vicoli stretti. Quel giorno a Firenze persero la vita trentacinque persone.
Quando le acque del diluvio si ritirarono, i fiorentini dovettero affrontare quella realtà quasi inimmaginabile. Il danno alla città era immenso, il patrimonio culturale a rischio era scoraggiante.
Libri, sculture, dipinti, erano sotto cumuli di fango.
Quasi tutte le biblioteche della città furono colpite. All’Archivio dell’Opera del Duomo furono danneggiati 6.000 volumi. La musica sacra, contenuta nei corali finemente miniati, cantata nella Cattedrale di Santa Maria del Fiore negli ultimi sei secoli, perduta.
Al Gabinetto Vieusseux danneggiati i 250.000 volumi allora conservati. All’Archivio di Stato di Firenze il 40% dei fondi subì danni di qualche tipo, alcune pergamene risalivano al 726 d.C..
La vittima più nota fu la Biblioteca Nazionale Centrale, la più grande d’Italia e una delle più importanti d’Europa.
Dal 1743 era stabilito che una copia di ogni opera pubblicata in Toscana fosse consegnata alla biblioteca, dal 1870 una copia di ogni opera pubblicata in Italia.
Circa 1/3 di tutto il patrimonio librario (circa 1.300.000 pezzi) fu danneggiato.
La prima cosa da fare era scavare, il più rapidamente possibile. Il direttore della Nazionale lanciò un appello; e gli studenti di Firenze vennero. Poi arrivarono da tutte le università italiane, precipitosi d’aiutare. Fu la volta degli studenti da tutto il mondo; un dovere ed un onore, la città simbolo della bellezza e della cultura era di tutti.
Lunghe catene umane per tirare fuori libri e opere d’arte offesi dall’acqua, instancabilmente, senza badare alla sporcizia da cui erano circondati.
I fiorentini, grati, li chiamarono gli “angeli del fango”. Oggi non è Firenze a soffrire, ma gli Angeli sono tornati.
Andrea NATILE-Gli angeli del fangoAndrea NATILE-Gli angeli del fangoAndrea NATILE-Gli angeli del fango
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