Si restaura l’affresco “Gesù e la Samaritana al pozzo”
Casperia- 11 luglio 2023-sono partiti i lavori di restauro dell’affresco raffigurante “Gesù e la Samaritana al pozzo” che si trova sul fontanile in via S. Maria. Un monumento a cui la comunità è molto legata, tanto che la locale ProLoco ha organizzato una raccolta fondi per salvare l’opera d’arte del XVI secolo. Azione che ha coinvolto l’intera popolazione e suscitato l’attenzione della folta comunità straniera che vive a Casperia, che si è impegnata molto nella diffusione dell’iniziativa anche all’estero.
La ProLoco ha versato il ricavato al Comune, che da parte sua ha aggiunto un contributo ricevuto dalla comunità montana affinché si raggiungesse la somma necessaria per il restauro dell’affresco. Dopo aver ottenuto l’autorizzazione dalla soprintendenza, sotto la supervisione del funzionario storico dell’arte Giuseppe Cassio, il comune ha potuto finalmente affidare i lavori.
«Si tratta di una bella azione che nasce dal basso – spiega il sindaco Marco Cossu – da quel forte senso di appartenenza alla comunità che ci rende orgogliosi della nostra identità e gelosi del patrimonio culturale. Dobbiamo essere tutti grati alla proloco e ad ogni persona che ha contribuito. Un ringraziamento speciale va a James Johnstone, canadese che da qualche anno vive nel nostro paese, per l’impegno straordinario nel far conoscere all’estero anche questa perla del territorio asprese che meritava di essere riscoperta. Grazie anche all’Impresa edile 3000 per aver montato gratuitamente l’impalcatura».
FARA in SABINA- 13 luglio 2023-FLIPT, alla scoperta delle “Città invisibili”: grande spettacolo gratuito dedicato ai 100 anni dalla nascita di Italo Calvino, sabato e domenica a Fara in Sabina
Sabato 15 e domenica 16 luglio, alle 21.30, il borgo di Fara in Sabina (Rieti) diventa una grande palcoscenico per “Città invisibili”. Uno spettacolo completamente libero a gratuito, un percorso artistico lungo tutto il borgo di Fara Sabina, a cui si potrà assistere entrando nel percorso dall’arco principale del paese, accanto al Caffè Belvedere.
Oltre ottanta gli artisti che parteciperanno allo straordinario progetto interdisciplinare e multimediale giunto al suo trentaduesimo anno di vita. Ideato e diretto dal regista Pino Di Buduo, lo spettacolo è ispirato all’omonimo romanzo di Italo Calvino, e quest’anno è dedicato ai 100 anni dalla nascita del grande scrittore italiano.
Chiese, torri, cortili, piazze, cantine, strade, angoli, diventano i luoghi nei quali, attraverso un’armonia che li comprende tutti, (ri)scoprire uno dei tanti volti che rimangono nascosti nel grembo di una città.
Ogni anno c’è qualcosa di nuovo da risvegliare e chi in quel luogo è vissuto, ritorna nell’incanto di sapori di un tempo non più così lontano.
Percezioni sensoriali solleticate da un connubio di luci speciali, video-proiezioni, teli giganti, installazioni e scenografie aeree e digitali: così lo spettatore fa il suo viaggio alla scoperta dell’invisibile città.
E poi tutti gli artisti internazionali che hanno animato i dieci giorni del FLIPT – Festival Laboratorio Interculturale di Pratiche Teatrali, provenienti da Groenlandia, Sudafrica, Brasile, Iran, Francia, Ungheria, Svizzera, Norvegia, Polonia, Grecia, Sudafrica, Italia; tutto l’ensamble del Teatro Potlach; tutte le associazioni locali, gli abitanti di altri borghi e città, i farensi e con loro Francesco che a 98 anni sa parlare di tramonti e di atmosfere: saranno il motore di una grande macchina che si muove tra tempo, spazio, bellezza.
ITALO CALVINO
“La caratteristica del FLIPT è che gli artisti non vengono solamente per il loro spettacolo ma per incontrarsi e vivere insieme tutto il tempo del Festival – spiega Di Buduo – Ogni giorno lavoriamo insieme per lo spettacolo finale, “Città invisibili”, seguendo un lungo percorso che comprende sia l’interno sia l’esterno del borgo: ogni anno è diverso. Tutto viene trasformato in modo tale da tirare fuori l’invisibile di questa architettura medievale. Lo abbiamo fatto per la prima volta nel 1991: settanta le edizioni realizzate ed ognuna diversa dall’altra perché è l’identità del luogo che viene fuori. Per venticinque anni lo abbiamo messo nel cassetto. Poi un giorno di cinque anni fa il sindaco di Fara in Sabina ci chiese di farlo ogni anno. Una bella sfida scavare sempre di più dentro l’identità nascosta di questo luogo che ha uno spessore di centinaia e centinaia di anni! Quello che vediamo fuori non corrisponde a quello che c’è dietro: sotto queste case troviamo delle cattedrali, dietro un muro c’è un parco, dietro un portone che sembra l’entrata di una casa si nasconde un cortile. E’ tutto da scoprire. In questa ricerca molto dipende da dove cominci: perché l’angolazione dalla quale si entra modifica lo sguardo.
ITALO CALVINO
Dietro a questo c’è una sperimentazione continua su come si usa lo spazio e sul suo significato. Una fonte preziosa è stata lo studio dei giardini in architettura: i giardini all’italiana hanno un’architettura legata a un certo tipo di filosofia, quelli inglesi ne hanno un’altra, quelli giapponesi o cinesi ne hanno ancora un’altra: tutti esprimono un diverso punto di vista della stessa cosa. E poi fondamentale è lo studio del luogo, delle sue strade e della gente che incontri: le loro storie e memorie. Lo scorso anno l’uomo più anziano di Fara Sabina, Francesco, seduto lungo una stradina, parlava dei tramonti che da quassù non sono mai gli stessi. Li raccontava con lucidità, poesia, e i bambini incantati lo ascoltavano. Quest’anno ci sarà anche lui”.
TEATRO POTLACH-Città InvisibiliPino Di Buduo, direttore artistico del Teatro PotlachFara in Sabina-Fara in Sabina
Simone Weil nata a Parigi nel 1909 è la figlia di un medico alsaziano di origini ebraiche. Sorella minore del famoso matematico André Weil, ricevono entrambi un’istruzione laica.
Famiglia molto unita, costretta a frequenti spostamenti per seguire il padre, lei e il fratello erano costretti a prendere lezioni private; ciò permise loro di essere molto più avanti negli studi dei coetanei che seguivano i corsi normali.
André dimostra un precoce talento matematico e in famiglia è reputato un genio; è André, che per primo le insegna a leggere.
Sin dalla tenera età è sempre stata di salute cagionevole; trascorre spesso periodi di convalescenza a letto e legge moltissimo.
Fra il 1919 e il 1928 studia in diversi licei parigini. Sceglie la filosofia. Nel 1928 è ammessa all’École Normale Supérieure. Attratta da Cartesio, cui dedicherà la propria tesi, studia Marx e mostra un rigore che la distingue dai suoi coetanei.
Simone de Beauvoir, di un anno più anziana di lei che frequenta lo stesso liceo, ammette d’invidiarla, più che per la sua intelligenza, per il suo cuore:
«… pensa alla la Rivoluzione che avrebbe dato da mangiare a tutti».
Ma le due Simone non vanno d’accordo, intellettuale l’una, concreta e materialista l’altra.
Simone Weil
Superato l’esame di concorso per la docenza nella scuola media superiore; insegna filosofia fra il 1931 e il 1938 nei licei femminili di varie città di provincia:
Al suo primo insegnamento, genera scandalo distribuendo lo stipendio fra gli operai in sciopero. Decide di vivere spendendo per sé solo l’equivalente di quanto percepito come sussidio dai disoccupati, per sperimentare le medesime ristrettezze di vita.
In quegli anni è vicina ad ambienti trotskisti e anarchici. Nell’agosto del 1932 si reca a Berlino per conoscere il clima nel luogo più scottante del momento; è la vigilia della presa del potere da parte di Hitler.
Nel 1933 scrive articoli, condanna l’avvicinamento dell’Unione Sovietica alla Germania nazista; pensa lo stalinismo una forma di oppressione burocratica analoga al fascismo.
A fine dicembre ospita per alcuni giorni, nel suo appartamento di Parigi, l’esule Lev Trockij, assieme alla moglie. Ma l’esperienza si conclude presto con uno scontro verbale fra i due.
Pur in condizioni di salute precarie, soffre di una forte emicrania cronica, prova a conoscere direttamente la situazione operaia e ne scopre la terribile monotonia. Va come manovale nelle fabbriche metallurgiche di Parigi, ma avendo scarsa dimestichezza coi macchinari, nell’indifferenza dei compagni di lavoro, giunge il licenziamento.
«Laggiù mi è stato impresso per sempre il marchio della schiavitù».
La seconda esperienza di otto mesi, nelle officine Renault, aggrava ulteriormente il suo stato di salute ed è raccontata sotto forma di diario e di lettere nel libro “La condizione operaia”.
Prima di riprendere a insegnare in un liceo di Bourges, si reca in Portogallo, dove conosce e vive la miseria dei pescatori.
L’8 agosto 1936 varca la frontiera spagnola con un lasciapassare da giornalista ed entra come miliziana fra i volontari anarchici. Non essendo capace di usare il fucile, viene assegnata ai lavori in cucina. Ma già in settembre, dubbiosa sull’utilità del conflitto, torna a Parigi.
«Non era più, come mi era sembrata all’inizio, una guerra di contadini affamati contro i proprietari terrieri e un clero complice dei proprietari, ma una guerra tra la Russia, la Germania e l’Italia.»
Anche a causa delle violenze commesse dai repubblicani accantona definitivamente il marxismo, contro corrente rispetto agli intellettuali della sua generazione che lo riscoprono. Nello stesso anno, mentre viaggia per l’Italia, ad Assisi, viene attratta dalla fede cristiana, e riscopre la poesia. Iniziano le sue esperienze mistiche.
Simone Weil
Nella primavera del 1940 a causa dell’invasione tedesca, la famiglia abbandona Parigi e trascorre due mesi a Vichy. Durante l’invasione tedesca della Francia, il governo collaborazinista francese si sposta a Vichy.
Con i genitori si sposta prima a Tolosa poi a Marsiglia, dove viene arrestata mentre distribuisce volantini contro il governo di Vichy. Quando il giudice minaccia di chiuderla in cella con delle prostitute, replica di aver sempre desiderato conoscere quell’ambiente. Al che, il giudice la lascia andare credendola matta.
Torna ad insegnare, ma deve dimettersi, in quanto ebrea. Si occupa di procurare documenti falsi ai rifugiati. Dal momento che il padre e la madre non accettano di allontanarsi dalla Francia senza di lei, a maggio giunge con loro a Casablanca, in un campo profughi affollato da esuli ebrei.
In dicembre parte per Londra per unirsi all’organizzazione dei resistenti in esilio France libre. Digiunando, si sente spiritualmente vicina ai connazionali della zona occupata; trascorre giorni senza mangiare. In qualità di redattrice del giornale France libre, scrive vari articoli successivamente inseriti nel volume “Écrits de Londres”.
Tenta di essere inviata con un gruppo di infermiere in prima linea del fronte, ma la cosa viene rifiutata. Impossibilitata a partecipare attivamente alla guerra, la Weil cede a un sentimento di autodistruzione.
Affetta da tubercolosi, aggravata dalle privazioni, muore il 24 agosto nel sanatorio di Ashford, vicino Londra; è epolta nella sezione cattolica del cimitero di Ashford.
È Albert Camus a divulgare originariamente la maggior parte degli scritti della Weil, A parte alcuni articoli, le sue opere vengono pubblicate postume. Le sue opere vengono tradotte in italiano per iniziativa di Adriano Olivetti.
RIETI-La Pia Unione ringrazia la città al termine del Giugno Antoniano-
RIETI- 28 giugno 2023-«È stata l’edizione della rinascita e della ripresa a vivere in totale libertà la festa più sentita dalla città di Rieti, un’edizione record dal punto di vista delle presenze ai vari eventi in programma». Soddisfazione per la buona riuscita del Giugno Antoniano Reatino 2023 in casa Pia Unione Sant’Antonio di Padova.
«Come ogni anno – spiegano dal sodalizio – ciascuno di noi ha impiegato con il massimo della dedizione il proprio tempo libero per la riuscita della manifestazione, con sforzi che non ci pesano, perché guidati da una spinta interiore che ci ripaga ampiamente di ogni fatica».
«Ora è tempo dei ringraziamenti, di esprimere la nostra gratitudine ai tanti che ci hanno aiutati per la riuscita dell’evento. Innanzitutto alla Chiesa di Rieti guidata dal vescovo monsignor Vito Piccinonna, alla nostra Cappellania, a tutto il clero che ci ha accompagnati e guidati attraverso il vero fulcro dei festeggiamenti, la spiritualità e l’esempio di Antonio di Padova».
Altri ringraziamenti vanno poi alle istituzioni e alle forze dell’ordine che «ci hanno assistiti perché ogni aspetto della manifestazione si svolgesse nel pieno rispetto delle norme e in piena sicurezza per tutti i cittadini».
Forte gratitudine dalla Pia Unione anche verso le realtà private, le associazioni, gli enti economici e i partner che hanno garantito il loro pieno supporto assistendo il Consiglio direttivo della confraternita in tanti aspetti dell’organizzazione. Né manca un «sentito ringraziamento» agli operatori della stampa locale, che hanno seguito con costanza gli eventi offrendo ai cittadini le giuste informazioni e un racconto completo e dettagliato.
Soprattutto la gratitudine della Pia Unione va alla città di Rieti, «ai tantissimi fedeli che rinnovano nei modi più diversi e individuali la loro solida devozione antoniana. È grazie a loro, alla capacità di trasferire di generazione in generazione l’importanza della tradizione legata a sant’Antonio, che questa festa resta e si rinnova ogni anno più forte e robusta di quella precedente».
Ora si inizia a lavorare per l’edizione 2024, «con entusiasmo e costante voglia di migliorarsi, ma soprattutto seguendo insieme la medesima comunione d’intenti».
SABINA, LE STRADE DELLA STORIA. SABATO 24 GIUGNO A MAGLIANO
SI PARLERA’ DI PERIODO ORIENTALIZZANTE E ARCAICO NELLA SABINA TIBERINA CON PAOLA SANTORO.
L’APPUNTAMENTO E’ ALLE 16:00
Riprendono a fine giugno, sabato 24, le nostre Conferenze con visita. Torniamo a parlare delle Strade della storia in Sabina e lo facciamo a Magliano, con la dottoressa Paola Santoro, direttore del Museo civico archeologico della città.
Dopo gli incontri sul neolitico, l’età del bronzo e quella del ferro, questa volta l’obiettivo sarà puntato sul periodo orientalizzante e arcaico. Il titolo della conferenza è: “Magliano. Insediamento e territorio tra VII e VI secolo nel quadro archeologico della Sabina tiberina”. Dopo l’incontro visiteremo il Museo civico archeologico locale, che contiene armi e vasi dell’epoca trattata, scavati proprio a Magliano e in altri siti della valle del Tevere.
Finalmente, al quarto incontro, incrociamo con certezza il popolo Sabino, in una realtà, quella di Magliano, in cui ci sono comunque forti influenze etrusche e in cui “si assiste al sorgere di una società di tipo aristocratico con figure dominanti di principi guerrieri, ben riconoscibile nei corredi delle sepolture delle necropoli, che deteneva la gestione delle greggi come quella dei commerci terrestri e fluviali” (come è scritto nel sito del Museo).
L’appuntamento è alle 16 davanti alla sede del Comune, in Piazza Garibaldi 4, per salire subito dopo nella sala Consiliare dove avrà luogo la conferenza. La partecipazione è limitata a un massimo di 40 persone ed è a contributo libero (minimo 3 euro) da versare sul posto. Per prenotare basta cliccare su questo link: https://fondoambiente.it/…/sabina-le-strade-della…
Torna a Leonessa, sabato 17 giugno, la Giostra dei Tamburi. Giunto alla sesta edizione, l’evento rappresenta il prologo del Palio del Velluto, anticipandolo di una settimana.
La Giostra dei Tamburi si è ormai consolidata come un imperdibile appuntamento nel territorio, diventando la voce stessa del palio, al quale numerosi gruppi partecipano con affetto e passione. L’espressività e l’entusiasmo di tanti giovani, che dedicano mesi interi all’allenamento, troveranno in questa cornice un teatro perfetto per il loro spettacolo, accompagnati da un pubblico attento ed esigente.
La “tenzone” sarà disputata da gruppi di tamburini, dai 6 ai 25 componenti, e una giuria tecnica imparziale assegnerà un punteggio a ciascun gruppo. Con suggestive coreografie nella splendida piazza principale di Leonessa, i sette gruppi partecipanti faranno vibrare e risuonare l’antico borgo.
Leonessa, città ricca di storia, ha dato vita a ben quattro gruppi di tamburini, coinvolgendo praticamente tutti i giovani del territorio.
Gino Carosini e Marco Mastroianni-I ragazzi della Resistenza
Storie d’amore, coraggio e paura di giovani partigiani liguri.
Con la collaborazione di Donatella Alfonso-De Ferrari editore-
DESCRIZIONE
Un ragazzo e una ragazza, alla scoperta dell’entroterra ligure, incontrano in un’osteria un gruppetto di anziani. Sarà l’occasione per conoscere storie di ragazzi come loro che, ottant’anni fa, hanno capito quale scelta fare: quella di prendere le armi o, anche disarmati, mettere in gioco la loro vita per la libertà da un regime oppressivo e la costruzione di un’Italia democratica. Storie che i ragazzi di oggi devono imparare a conoscere per apprezzare davvero cosa significhi vivere liberi. E, come i protagonisti del libro di Carosini e Mastroianni, iniziare a farsi domande.
Gino Carosini e Marco Mastroianni
Anpi provinciale Genovasta promuovendo questo interessantissimo volume fumettato.Come sezione Triulzi di Isola del Cantone ne distribuiremo delle copie ai nostri neo-diciottenni ad ottobre durante il Battesimo Civico
DE FERRARI EDITORE® è un marchio di JANUA S.R.L.S. Via delle Bernardine 4/6, 16128 Genova
Rieti, 11 giugno, Santuario di Fonte Colombo h. 16.30-Mishmash “Tutto canta”
Continuano le tappe musicali nella Valle Santa reatina! Entrata libera Il gruppo, che unisce musicisti appartenenti alle 4 principali fedi religiose, promuovendo il valore ecumenico intrinseco allo scambio culturale, propone una versione originale e affascinante dei suoni che abitano il Mediterraneo, il mondo medio-orientale, i paesi dell’Est. Gli spunti principali sono nel repertorio klezmer (la musica delle comunità ebraiche askhenazite), nelle romanze sefardite (che abbracciano il territorio che va dalla Spagna alla Turchia), nei brani tradizionali di musica persiana e medio-orientale, nei brani originali e d’autore ispirati da queste stesse culture musicali, con arrangiamenti che ricreano il sapore “vagabondo” tipico di questi repertori.
Rieti Santuario di Fonte Colombo
Santuario di Fonte Colombo-informazioni e curiosità
Il Santuario
Usciamo dalla chiesa, oltrepassando un cancello a sinistra, scendiamo. A destra incontriamo il romitorio abitato da s. Francesco e dai suoi primi compagni, il luogo dove il Santo subì l’operazione agli occhi, e l’antico Convento del XV sec.Di fronte, subito dopo, la Cappella della Madonna detta comunemente della Maddalena, già esistente al tempo di s. Francesco. Nell’angolo della finestra di sinistra il Tau segnato da s. Francesco. Il Tau, già segno biblico di redenzione, è ripreso da s. Francesco come suo sigillo. Vi vedeva la croce di Cristo.
Rieti Santuario di Fonte Colombo
Il Sacro Speco
Per una ripida scalinata si giunge al Sacro Speco, dove s. Francesco ricevette, secondo la tradizione, la Regola dei Frati Minori.Ci si trova davanti alla Cappella di s. Michele, l’Arcangelo tanto venerato dal Santo. Continuando la discesa, si entra in una fenditura della roccia dove s. Francesco si immergeva nella intimità con Dio. Risalendo, arriviamo al luogo del leccio dove, secondo la tradizione, apparve Nostro Signore per confermare la Regola.
Rieti Santuario di Fonte Colombo
Il Chiostro
Esso si mostra irregolare nella forma: collega infatti i vari ambienti della vita comunitaria dei frati, ambienti sviluppatisi in epoche diverse. Sul lato più alto della costruzione riconosciamo una sezione lasciata a pietre a “facciavista”: si tratta dell’antica casa colonica che s. Francesco trovò sul Monte Rainiero, insieme alla cappella della Madonna e al Romitorio.
Rieti Santuario di Fonte Colombo
La Chiesa
Notevole è l’affresco della lunetta del portale del XV sec., che rappresenta al centro la Madonna con il Bambino ed ai lati s. Francesco e s. Ludovico di Tolosa. La chiesa fu costruita nella seconda metà del XIII sec., ingrandita nel XV, consacrata nel 1450 e dedicata a s. Francesco e a s. Bernardino da Siena.
Subito a destra notiamo una scultura lignea del XVII sec., s. Francesco in meditazione ai piedi del Crocifisso. Poco oltre un’altra scultura rappresenta l’approvazione della Regola da parte di Cristo stesso, opera è di fra Giovanni da Pisa (1645).
Dietro l’altare, originale del sec. XV, il coro ligneo usato dai Frati per la preghiera in comune.
Una copia ingrandita del testo della Regola e una Madonna col Bambino della scuola di Antoniazzo Romano (sec. XV) recentemente restaurata, riempiono la parete sinistra.
Le vetrate, del Picchiarini su disegno di Duilio Cambellotti (1926), rappresentano episodi della vita di s. Francesco.
Storia
Appeso alla scarpata del piccolo monte, affacciato sulla Valle reatina, vi si avverte una presenza suggestiva. Francesco ha amato questo luogo. Ospite dei monaci di Farfa, vi trova una minuscola cappella, dedicata a Santa Maria e detta della Maddalena.
Varie volte era salito sul Monte Rainiero, da lui ribattezzato Fons columbarum, dalla fonte che è posta ai suoi piedi, e alla quale aveva visto abbeverarsi delle piccole colombe.
Nel settembre del 1223, Francesco sale a Fontecolombo con frate Leone, Bonizio da Bologna e qualche altro: in questo mese mette le mani alla stesura definitiva della Regola scritta per i suoi Frati, approvata il 29 novembre 1223 da papa Onorio III e ancor oggi valida per tutti i frati minori.
Rieti-Santuario di Fonte Colombo
Fontecolombo è testimone anche delle sofferenze e delle malattie di s. Francesco. Durante il soggiorno nel 1225, un anno prima della morte, Francesco fu convinto da frate Elia a lasciarsi operare agli occhi per una grave malattia che aveva contratto in Terra Santa. Il cauterio lo attendeva. I frati fuggirono dalla stanza impressionati, mentre il medico affondava il ferro rovente dagli occhi fino alle orecchie. Si narra che Francesco non sentì dolore.
Rieti-Santuario di Fonte Colombo
Informazioni ospitalità
Orario delle visite al Santuario:
Tutti i giorni compresi i Festivi dalle ore 9:00 alle 19:00
Orario della preghiera: Giorni feriali:
ore 7:00 – Ufficio delle Letture
ore 7:30 – Lodi
ore 12:15 – Ora media
ore 19:00 – Eucaristia (anche il sabato)
ore 19:30 – Vespri
Giorni festivi
ore 7:30 – Lodi
ore 8:00 – Eucaristia (anche la domenica)
ore 10:30 – Eucaristia (anche la domenica)
ore 18:00 – Eucaristia (anche la domenica)
ore 19:30 – Vespri
Speciale – tutti i Giovedi:
ore 18:25 – Adorazione eucaristica
ore 19:00 – Messa
Se vuoi, puoi partecipare anche alla nostra preghiera corale.
I Frati sacerdoti sono sempre disponibili per Confessioni, colloqui, direzione spirituale.
Per prenotazioni o altre informazioni:
Tel. +39 0746 210125
Ospitalità
Presso il Santuario, abbiamo la possibilità di ospitare per momenti di riflessione e lavoro insieme ai frati, persone singole e gruppi per un totale di 13 stanze.
I servizi igienici sono in comune.
L’offerta per l’accoglienza è libera.
La foresteria è dotata di sale per incontri, una cappella per la preghiera, una cucina attrezzata per le refezioni comuni.
Gli ospiti-pellegrini debbono portare con sè le lenzuola e gli asciugamani.
L’accoglienza stabile è consentita a tutte le persone che abbiano compiuto almeno 17 anni.
L’accoglienza-visita al Santuario di un solo giorno è aperta anche ai bambini e agli adolescenti.
È necessario prenotare l’utilizzo della Foresteria almeno con un mese di antecedenza, lasciando un recapito telefonico o l’indirizzo mail.
Si prega di contattare i frati per la prenotazione.
FONTE-Notizie e Foto- Sito web Santuario di Fonte Colombo
Curatore Hilda Girardet-Prefazione di Bruno Rostagno-Postfazione di Mirella Abate
Editore Claudiana
DECRIZIONE
Fatto prigioniero dopo l’8 settembre e deportato nei lager della Germania nazista per il rifiuto di continuare la guerra a fianco dei tedeschi e dei repubblichini di Salò, il giovane sottotenente valdese Giorgio Girardet tiene fortunosamente un diario, ritrovato quasi integro dalla figlia. Qui se ne propone la parte che va dal marzo 1944 al gennaio 1945 quando, nel campo di Sandbostel – lo stesso di Alessandro Natta, Giovannino Guareschi, Gianrico Tedeschi e tanti altri –, fu il pastore di una piccola rappresentanza evangelica e dove, sorretto da una grande fede e da una forte volontà di reazione, moltiplicherà le occasioni per incontri, gruppi di studio e stabilirà i primi rapporti “ecumenici” con alcuni dei cattolici più aperti presenti nel lager. In quei mesi getterà le basi per la sua lunga vita professionale di pastore, giornalista e studioso, sempre innovatore e sempre aperto al futuro. Al di là del valore di testimonianza storica, queste pagine, attraverso le lenti di una prospettiva certamente parziale, ci permettono di scoprire come alcuni protagonisti di una generazione ora rimpianta abbiano saputo in condizioni drammatiche confrontarsi e gettare le basi culturali e morali per la ricostruzione del Paese.
Il libro in pillole
Premessa della figlia Hilda e postfazione di Mirella Abate sull’esperienza di pastore nel lager
Prefazione di Bruno Rostagno
L’impegno per combattere l’abbruttimento con letture e attività culturali
La forza della fede e la decisione di farsi cappellano degli evang
Indice testuale
Prefazione. Pensiero teologico e fede alla prova di Bruno Rostagno Introduzione di Hilda Girardet
1. Gli Internati Militari Italiani
2. L’antefatto: la resistenza a Lero
3. Silenzi e omissioni
4. Famiglia e formazione
5. Foto e parole: le tracce
6. Quali e quanti lager?
7. A Sandbostel: attività e personaggi
8. Tre sorprese Avvertenza
Parte prima. Lager di Sandbostel
Parte seconda
Parte terza. Studi, conferenze, interventi pubblici nel Lager
Postfazione. Che il mio spirito sia alto o basso, Signore, sii tu con me… di Mirella Abate Ringraziamenti Riferimenti bibliografici
Biografia dell’autore
Giorgio Girardet Pastore valdese e giornalista, ha diretto il Centro ecumenico di Agape (To), ha fondato e diretto il settimanale “Nuovi Tempi” e diretto l’Agenzia di Stampa NEV, ed è stato docente di Teologia pratica presso la Facoltà valdese di Teologia di Roma. Autore di numerose pubblicazioni, si ricorda la trilogia Cristiani perché, Bibbia perché, Protestanti perché, editi da Claudiana.
Hilda Girardet Laureata in Pedagogia, è stata segretaria di redazione, docente elementare, ricercatrice ed esperta di Psicologia dell’Educazione presso l’Università La Sapienza di Roma. Specializzata nella didattica della storia, è autrice di alcune pubblicazioni sull’insegnamento della storia nella scuola di base.
in scena dal 5 al 7 giugno 2023 al Teatro “Il Parioli” di ROMA
Caligola di Albert Camus –Regia Andrea Baracco -Con (in ordine alfabetico): Anna Bisciari, Lorenzo Ciambrelli, Doriana Costanzo, Federico Fiocchetti, Vincenzo Grassi, Ilaria Martinelli, Sofia Panizzi, Marco Selvatico, Giulia Sessich. Adattamento Maria Teresa Berardelli Musiche Giacomo Vezzani Scene Francesca Tunno Costumi Laura Giannisi Luci e Direzione di scena Javier Delle Monache Aiuto Regista Danilo Capezzani Assistente alla regia Andrea Lucchetta Foto di scena Manuela Giusto Spettacolo degli allievi diplomati dell’Accademia Nazione d’Arte Drammatica Silvio d’Amico
NOTE DI REGIA
Andrea Baracco:” Governatore incostante, cedevole al piacere di un’idea, Caligola, dopo meno di un anno al potere, si ammala, ed è proprio da questa malattia che Albert Camus inizia la sua indagine drammaturgica. Nella seconda versione del suo Caligola, quella del 1941, la malattia coincide con il lutto: Drusilla, la sorella che Caligola ama, muore e questo diventa un dolore insopportabile. Nella terza e ultima versione del Caligola, quella del 1958, il lutto diventa invece l’incidente scatenante della malattia, non la malattia stessa: è ciò che lo porta a conoscere la più semplice e insieme terrorizzante delle verità: “gli uomini muoiono e non sono felici”; e questa verità gli rende necessario l’impossibile. La ricerca dell’impossibile conduce Caligola verso l’esasperazione e la tirannia, acuendo l’ostilità del Senato. Caligola sa che morirà, per mano del Senato stesso: attende solo il momento. Non ha paura della morte, perché la paura, così come il dolore, così come qualsiasi altra cosa, è passeggera, finisce. La morte, il dolore, anzi, danno lui una ragione, esasperano la sua ambizione di vivere. E così diventa che l’amore di vivere e la disperazione di vivere vanno di pari passo, e tra questo diritto e rovescio del mondo non sceglie mai. È a quest’assurdità a cui Camus guarda: non è il terrore del suo governo il protagonista, ma l’idea che non esiste più una possibilità di salvezza“. Andrea Baracco Regista
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