FIUMICINO- Borgo TESTA di LEPRE- Il Casale Doria Pamphilj
TESTA di LEPRE- Il Casale Doria Pamphilj
Cenni storici
Il Casale Doria Pamphilj a Testa di Lepre è un granaio del XVI secolo, conosciuto come luogo dove fermarsi sin dai tempi degli Etruschi, la tenuta di Testa di Lepre è fra i possedimenti della famiglia Pamphilj sin dal 1649.La fattoria Testa di Lepre nel 1649 diventa proprietà della famiglia Pamphilj, in seguito all’acquisto fatto a opera di Olimpia Maidalchini, che era amministratrice dei possedimenti di famiglia oltre che cognata del Papa Innocenzo X.
TESTA di LEPRE- Il Casale Doria PamphiljTESTA di LEPRE- Il Casale Doria Pamphilj
Questa cornice romantica e ricca di storia può essere vostra per festeggiare le vostre nozze a soli 20 chilometri da Roma.
Il casale dispone di una chiesa dove poter celebrare la funzione religiosa.
Spazi e capienza
Immerso nella suggestiva campagna romana, il casale è un luogo rilassante, con ampi spazi dedicati al vostro evento. Dispone infatti di sale interne che saranno finemente allestite in occasione del banchetto e di un grande giardino per celebrare la festa all’aperto durante la stagione estiva.
Servizi offerti
Sarete accompagnati da una squadra di professionisti che si occuperanno di organizzare il ricevimento che avete sempre sognato, con particolare attenzione alla cura degli allestimenti, alla rapidità del servizio e alla cortesia in ogni momento della giornata.
TESTA di LEPRE- Il Casale Doria Pamphilj
Ristorazione
La cucina propone i sapori della tradizione regionale e seleziona attentamente le migliori materie prime del territorio. Il menù nuziale sarà pensato e personalizzato per soddisfare tutti i presenti, con la possibilità di scegliere piatti adatti a tutti i tipi di dieta (vegetariani, vegani, celiaci).
TESTA di LEPRE- Il Casale Doria Pamphilj
Altri spazi
L’agriturismo dispone di otto eleganti alloggi per gli ospiti che scelgano di soggiornare presso il Casale. Ogni alloggio può accogliere da due a sei persone e offre tutti i più moderni comfort.
INFORMAZIONI
TESTA di LEPRE- Il Casale Doria Pamphilj
Indirizzo: Via Onorato Occioni, 12, 00050 Testa di Lepre, Fiumicino RM
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Il lancio del trattore 180-90, uno dei modelli base di quella che viene definita “la serie 90 alta” di Fiatagri, risale al 1984. Fu senza dubbio il modello di maggior successo della gamma, elegante, aggressivo e potente, grazie al motore Fiat-OM 8365.25 a 6 cilindri turbo oilcooler da 8.102 centimetri cubi.
Questo motore, tarato in fabbrica a 180 cavalli a 2.200 giri, aveva un “difetto” particolare: poteva essere facilmente manipolato e portato a potenze ben superiori ai 200 cavalli. Ne furono trovati alcuni con 220 CV alla presa di forza, che corrispondevano a circa 240 CV al volano. Chiaramente, una trasmissione tarata per un massimo di 200 CV non poteva non risentire di tale sbalzo di potenza e questo spiega perché una parte di contoterzisti non “manipolatori” non abbia mai avuto problemi di affidabilità, mentre altri sì. Anche non manipolato il 180-90 “tirava” sul serio, e non era neppure asssetato di carburante: test ufficiali attestavano un consumo di 32 kg di gasolio per ora alla potenza massima, e di 23 a coppia massima: un buon risultato per un motore di 8,1 litri con quel rendimento.
trattore FIAT 180-90-
Al momento del suo lancio erano offerte due trasmissioni meccaniche a marce e gamme sincronizzate: una 24+8 con superriduttore, con velocità da 0,2 a 31 km/h, oppure una 16+16 con inversore al posto del superriduttore e velocità da 2,2 a 31 km/h. Tuttavia i concorrenti in questa fascia di potenza, quasi tutti americani, offrivano già cambi idraulici in powershift, meno efficienti ma più moderni e versatili. Per questo motivo, a due anni dal lancio, alla Fiera di Verona del 1986, la Fiatagri aggiornò la serie 90 gamma alta rendendo disponibile a richiesta il cambio in powershift, il sollevatore elettronico e la presa di forza con sollevatore anteriore. Il powershift consentiva di inserire le quattro marce di ogni gamma sotto carico, in movimento, senza l’uso della frizione, e di adattare istantaneamente il trattore alle variazioni di sforzo di trazione, con vantaggi anche per l’affidabilità del cambio e per il comfort di guida.
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Rosa Leveroni-(1910-1985)-Poetessa spagnola legata alla Resistenza culturale catalana nel periodo franchista. La sua poesia, influenzata dall’opera di Carles Riba, è caratterizzata dal tema amoroso e dalla riflessione sul destino umano.
Philip Kwok racconta “I cinesi in Italia durante il fascismo”-
La ricerca di Philip Kwok sulle tracce dei cinesi internati in Abruzzo e Calabria durante la Seconda Guerra Mondiale
Durante la Seconda Guerra Mondiale, oltre duecento cittadini cinesi furono internati in campi di concentramento italiani. I due terzi dei cinesi residenti in Italia in quel periodo. Parla di loro, delle loro vicissitudini e delle loro storie I cinesi in Italia durante il fascismo. Il campo di concentramento di Philip Kwok, pubblicato per la prima volta nel 1984 e riproposto in una nuova edizione a fine 2018 da Phoenix Publishing.
Ricercatore e professore arrivato a Napoli negli anni Settanta del secolo scorso per un dottorato in Storia e Filosofia, Philip Kwok cominciò a dedicarsi alle vicende dei cinesi d’Italia durante il fascismo spinto dall’incontro casuale avuto con il suo connazionale Zheng Qichang, cinese originario del villaggio di Fengling, nella provincia del Zhejiang, che gli raccontò la sua esperienza. Arrivato in Italia nel 1935, cinque anni dopo fu internato nel campo di concentramento di Isola del Gran Sasso in Abruzzo e successivamente fu trasferito in quello di Ferramonti in Calabria.
Una storia che suscitò immediatamente l’interesse di Philip Kwok, che decise di svolgere un’indagine per ricostruire le vicende dei cinesi residenti in Italia allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Lo studioso ricercò luoghi, documenti e persone in grado di fornirgli elementi utili a una ricostruzione storica più dettagliata possibile. E, come scrive nella prefazione al testo il sinologo e ricercatore dell’Università dell’Insubria, Daniele Brigadoi Cologna, che si occupa da tempo di migrazioni cinesi in Italia, Kwok fu il primo a svelare una storia di cui «si sarebbe verosimilmente perduta ogni traccia».
Nel maggio del 1940, il ministero dell’Interno incaricò tutte le prefetture del Regno d’Italia di censire i cittadini stranieri che, con l’entrata in guerra dell’Italia, avrebbero potuto essere considerati sudditi di Paesi nemici. Cinesi compresi. Se ne contarono 431. Si trattò di una sorta di precauzione in vista dell’entrata in guerra dell’Italia e della stipula del Patto Tripartito con Germania e Giappone. Infatti, dopo aver dichiarato guerra a Francia e Gran Bretagna, iniziarono i fermi, che in base a una direttiva del ministero dell’Interno riportata nella prefazione furono però limitati a «quei sudditi cinesi che non hanno stabile occupazione, che non dimostrano chiaramente la fonte dei loro proventi e che sono ritenuti elementi comunque pericolosi».
Philip Kwok seguì le loro tracce ritrovando negli archivi comunali gli elenchi dei cinesi internati in Abruzzo, prima a Tossicia e poi a Isola del Gran Sasso, e in Calabria, a Ferramonti di Tarsia. Non solo ripercorse i loro spostamenti da un campo all’altro, ma cercò di capire come vivevano all’interno dei campi, quali erano le loro condizioni, come venivano trattati dal governo italiano e quale fu il loro rapporto con gli abitanti dei Paesi in cui si trovavano.
Il testo, quindi, ha un grande valore storico e sociale e racconta una vicenda che Daniele Brigadoi Cologna definisce nella prefazione come «una delle tappe fondamentali della formazione di una minoranza cinese d’Italia, la cui storia si sviluppa lungo più di quattro generazioni. Dei circa trecentomila cinesi che oggi risiedono stabilmente nel nostro paese, la maggior parte appartiene ancora ai medesimi lignaggi di coloro che vi approdarono nella seconda metà degli anni Venti del secolo scorso», sottolineando che quei cinesi che «dopo la guerra scelsero di restare in Italia, in gran parte sposarono donne italiane e diedero vita alla prima generazione sino-italiana».
I cinesi in Italia durante il fascismo è, quindi, un interessante punto di partenza per comprendere la storia dei cinesi d’Italia e le origini dei sino-italiani.
Oggi che l’autore di questa ricerca non è più tra noi, sua figlia Luna Cecilia Kwok si impegna a mantenerne viva la memoria e a diffondere i risultati del lavoro di suo padre che «ha dedicato l’intera sua esistenza alla ricerca e allo studio scrupoloso di temi riguardanti i legami tra Cina e Occidente».
Philip Kwok
Lea Vendramel per Cina in Italia di novembre 2019-
RIETI- Valle del Primo Presepe, torna il concorso fotografico “Wiki Loves”
RIETI- 4 settembre 2023- Il 2023 è un anno importante per la Valle del Primo Presepe. È infatti quello in cui ricorre l’ottavo centenario del primo presepe ideato a Greccio da san Francesco, per avvicinarsi attraverso i sensi al mistero dell’Incarnazione. Dal prossimo 26 novembre avrà dunque inizio un importante ciclo di eventi attraverso i quali tornare alla notte del Natale 1223 ed entrare nel vivo di quell’esperienza umana e spirituale. Un percorso che il progetto della Valle del Primo Presepe propone attraverso eventi, esperienze, esposizioni e anche concorsi che puntano ad allargare la partecipazione e il coinvolgimento. Tra questi il concorso fotografico locale Wiki Loves Valle del Primo Presepe, incluso nel più ampio concorso nazionale Wiki Loves Monuments Italia. Un’iniziativa promossa in sinergia con Wikimedia Italia per valorizzare il patrimonio artistico e monumentale del territorio, garantendo la sua visibilità su Wikimedia Commons, Wikipedia e i progetti collaterali grazie a quanti realizzano fotografie e le concedono con licenza libera CC-BY-SA.
Come nelle edizioni passate, è possibile partecipare anche al concorso locale, caricando foto che abbiano per oggetto i “monumenti liberati” presenti nella lista aggiornata.
Per partecipare al concorso occorre registrarsi sul sito Wikimedia Commons e caricare le foto sul portale seguendo la procedura guidata. Saranno valutate dalla giuria esclusivamente le immagini caricate dal 25 novembre 2023 al 2 febbraio 2024.
Il bando completo e le indicazioni per la registrazione sono consultabili sul sito valledelprimopresepe.it.
Questi i premi del concorso locale Wiki Loves Valle del Primo Presepe:
I premi
• 1° premio | Macchina fotografica istantanea
• 2° premio | Action Camera
• 3° premio | Cornice digitale
Davide Ferella:”Il mandolino nel teatro musicale Settecentesco”
Zecchini Editore
DESCRIZIONE
È nel settecento in particolare, secolo tra i più ricchi e complessi della storia d’Europa, che questo legame, questo strano intreccio di vicende, raggiungerà il momento apicale, con sempre più opere colorite dal suono di questo piccolo strumento. Una scelta, quella di affidare al mandolino la conduzione di un’aria, spesso la più caratterizzata e ricca di pathos, mai casuale, bensì dettata da esigenze drammaturgiche finemente studiate da compositori e librettisti. Il suo pizzico, multiforme e cangiante, sarà in grado infatti di esaltare tanto l’aulico canto di Achille e Cleopatra quanto quello, ben più greve e profano, di Don Giovanni e Almaviva. Versatili e suggestive le sue corde guideranno l’ascoltatore attraverso le ambientazioni più disparate, tra le anguste vie di una qualche città campana, lungo immaginifici orizzonti mediorientali. Mozart, Vivaldi, Paisiello e Cimarosa sono alcuni dei musicisti che nel corso del secolo si lasceranno affascinare dal potere evocativo del suo suono, un suono che più d’ogni altro ci ha definiti e tutt’ora ci definisce italiani nel mondo. Conoscere queste vicende è conoscere dunque ancor un poco dell’iridescente universo musicale nostrano, in particolare quello teatrale, nonché apprezzare l’epopea di uno strumento, il mandolino, centrale nella cultura musicale europea del XVIII secolo.
Richiedete il libro nei migliori negozi o a questo link:
–La prima raccolta poetica di Giacomo Leopardi: Canzoni –
La prima edizione Bologna 1824
Giacomo Leopardi: Canzoni – Bologna 1824
La prima idea leopardiana di raccolta risale al 1823, quando il poeta si recò a Roma portando con sé i propri componimenti con il preciso intento di pubblicarli: il proposito naufragò, ma Leopardi riuscì quantomeno a ottenere l’approvazione della censura romana. Tornato a Recanati, in soli sei giorni nel settembre 1823, compose «Alla sua Donna». Contattò quindi Brighenti per far stampare il volume a Bologna e grazie a lui arrivò ad un accordo con lo stampatore: la tiratura doveva essere di 500 copie con 50 esemplari a disposizione dell’Autore. Leopardi fu estremamente preciso nelle avvertenze relative la veste editoriale del testo: divieto di usare “j” lunghi tanto in italiano quanto in latino, raccomandazioni riguardanti la punteggiatura «nella quale io soglio essere sofistichissimo» (lettera a Brighenti del 5 dicembre 1823) e infine richiesta che ad ogni pagina corrispondesse una sola strofa. Non mancarono, però, come già avvenuto e come avverrà nelle successive pubblicazioni, difficoltà mosse dalla censura: il precedente vidit romano si rivelò infatti inutile, e il Brighenti risolse la situazione rivolgendosi a tal «Fr. Balt. Marianus Medici O. P.», revisore domenicano che non solo approvò la pubblicazione, ma comunicò al Brighenti la propria ammirazione per il libro. Il volume andò quindi in stampa, con grande soddisfazione dell’Autore: Leopardi si disse «contentissimo della stampa, per la carta, i caratteri, e tutto» (lettera a Brighenti del 24 agosto 1824). Il volume raccoglie dieci canzoni composte tra il 1818 e il 1823, ognuna con proprio frontespizio. Alle tre già edite (All’Italia; Sopra il Monumento di Dante e Ad Angelo Mai), se ne aggiungono sette del tutto inedite: Nelle nozze della sorella Paolina: A un vincitore nel pallone; Bruto minore; Alla primavera; Ultimo canto di Saffo; Inno ai Patriarchi e infine Alla sua Donna. In appendice sono collocate le relative Annotazioni filologiche.
Pubblichiamo alcune pagine fotocopiate da –CANZONI di Giacomo Leopardi -Prima Edizione del 1824
domenica 3 settembre 2023 ore 17:30 la presentazione del libro
nello Spazio Italia in Piazza Cesare Battisti.
Rieti-31 agosto 2023- I curatori Archeologo Carlo Virili e il Lion Vincenzo Silvi delegato del Governatore del Distretto 108 L, dopo il successo di pubblico dello scorso ottobre a Largo San Giorgio a Rieti e nella primavera di quest’anno al Museo Cicolano a Corvaro di Borgorose, grazie al Lions Club Rieti Host ripresentano, in occasione della dodicesima Fiera Mondiale Campionaria del Peperoncino di Rieti (domenica 3 settembre, ore 17.30, Spazio Italia, Piazza Cesare Battisti), il volume “Rieti Città delle Acque – Studi e ricerche di geologia, archeologia e storia dell’agro reatino“. Con ciò si propone alla città e al territorio una riflessione di ampio respiro sulle acque, la nostra più grande risorsa, presenza intimamente impressa nella nostra stessa identità, sin dai miti ancestrali delle origini. Il volume – a cura dell’archeologo Carlo Virili, in collaborazione con il Lion Vincenzo Silvi – riproduce gli atti del convegno svolto a Rieti nel 2015. Nel ripercorrere gli Atti del Convegno, scopriamo così come i primi abitatori abbiano popolato una valle ricca di risorse e si siano adattati alla vita sullo scomparso lacus Velinus e come il suo ritirarsi ed estendersi abbia condizionato e plasmato la cultura delle nostre genti nei secoli. Gli autori ringraziano gli esperti che appassionatamente hanno accompagnato, regalando occhi nuovi per il passato, il presente ed il futuro di una città, di un fiume, di una fertile pianura.
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