Pier Luigi Guiducci, Quella Casa che vola. La storia delle sacre pietre di Loreto-
Gruppo Editoriale Albatros Il Filo, Roma
Descrizione del libro del Professor Pier Luigi Guiducci–Quella Casa che volaLa storia delle sacre pietre di Loreto.Per alcuni secoli si è dibattuto sulle pietre conservate nella “Camera di Maria” a Loreto. Diversi autori hanno espresso riserve sull’autenticità dei reperti. In pratica, quella stanza conservata all’interno del santuario della città mariana delle Marche rimane al massimo un sito devozionale, intorno al quale sono fiorite storie fantasiose. Ma questo orientamento ha trovato nel tempo una serie di controrepliche che sono state riassunte dallo storico Prof. Pier Luigi Guiducci nel libro: “Quella Casa che vola. La storia delle sacre pietre di Loreto“.
In particolare, lungo il migrare del tempo, chi ha difeso il valore della “Camera di Maria” a Loreto, ha ricordato la tradizione orale, quella scritta, le evidenze riscontrate (ad es. la Camera non ha fondamenta; testimonianze di autorità ecclesiali e scientifiche che hanno letto un fascicolo su Loreto contenuto nell’Archivio Segreto Vaticano), e le guarigioni non sempre spiegabili. Il colpo di scena, però, è avvenuto negli anni Sessanta (XX sec.) quando si è deciso di promuovere scavi archeologici e di esaminare i graffiti individuati nelle pietre. Un secondo fatto nuovo ha riguardato l’individuazione di un atto notarile inserito nel c.d. Chartularium Culisanense. In questo documento si trova un foglio che elenca i beni dotali consegnati da Thamar di Epiro al promesso sposo Filippo I d’Angiò. Al punto 3 c’è il riferimento alle sacre pietre che costituivano l’abitazione della Vergine Maria a Nazareth. Da questo momento in poi la ricerca degli studiosi ha affrontato le strade più diverse per comprendere come le sacre pietre siano alla fine arrivate nelle Marche (colle Prodo) e non a Taranto (sede di Filippo I d’Angiò) o a Napoli (centro di potere degli Angiò).
È certamente quest’ultimo punto il fatto che attrae il lettore. La vicenda coinvolge gli armatori che, dietro pagamento, garantivano trasporti via mare, la Famiglia Angelo (i cui membri erano chiamati gli Angeli), Niceforo I di Epiro, Carlo II d’Angiò, i Padri Domenicani (e soprattutto il vescovo fr. Salvo) e altre persone che si occuparono del trasporto navale lungo il Mar Adriatico cercando di evitare le insidie del tempo (liberi predatori, il controllo di Venezia, soggetti in cerca di reliquie).
Ma ad attirare i lettori è anche la lettura dei graffiti studiati osservando le pietre lauretane. Emerge così sia l’origine mediorientale, sia il collegamento con l’area della Sacra Grotta dell’Annunciazione che è a tutt’oggi venerata a Nazareth. In tale contesto, il prof. Guiducci ha saputo chiarire vari aspetti della “Questione lauretana” superando ogni polemica, e rimanendo rispettoso di un’ampia documentazione riportata nel suo libro. Si chiarisce così l’autenticità delle pietre, il collegamento Nazareth-Loreto, la figura del domenicano fra Salvo, l’interazione Domenicani-Angiò, la scelta finale ove ricomporre le “sacre pietre”.
Riteniamo questo libro un esempio di chiarezza scientifica. Senza giocare su stati emozionali, e senza indulgere su facili devozionalismi, l’A. si mostra rigoroso nella ricerca, attento agli studi realizzati (si pensi allo spazio riservato alle note a fine pagina e alle indicazioni bibliografiche), e scrupoloso osservatore delle evidenze.
Biografia del Professor Pier Luigi Guiducci-Storico della Chiesa e Giurista, l’autore vanta nel suo cursus docenze presso la Pontificia Università Salesiana, l’Università Cattolica del Sacro Cuore (Roma e Milano), e il Centro Diocesano di Teologia per Laici (Istituto Ecclesia Mater, Pontificia Università Lateranense).
Autore di più di duecento libri, tra questi una storia della Chiesa in quattro volumi. Ha saputo divulgare la propria scienza anche attraverso migliaia di saggi, articoli, interventi, apporti in testi con più autori. È Consulente storico di Postulazioni, Organismi cattolici e civili in Italia e all’Estero. Per la sua attività scientifica ha ricevuto premi e riconoscimenti in diversi Paesi. I suoi studi sulla Camera di Maria a Loreto iniziano nel 1987. Pellegrino con l’OAMI, tenne una lectio magistralis nell’auditorium del santuario (1988) e pubblicò il primo saggio sulla questione lauretana nel 1989. La madre, Valentina, prestò servizio nei treni UNITALSI diretti a Loreto (anche con i bambini malati).
In questi ultimi anni si è registrata una copiosa e sorprendente serie di studi sulla Santa Casa di Loreto, i quali esprimono tre orientamenti interpretativi in merito al suo trasporto da Nazareth a Loreto negli anni 1291-1294: alcuni – pochi – ripropongono la tradizione devota del suo trasporto per ministero angelico con argomentazioni già espresse per lo più nel passato; pochi altri negano l’origine nazaretana della Santa Casa, in considerazione soprattutto della tardività delle fonti scritte che la attestano; altri, in maggior numero, ammettono l’autenticità della reliquia nazaretana, ma propongono un trasporto delle “sacre pietre” via mare, per iniziativa umana, con specifico riferimento alla famiglia Angelo dell’Epiro-Tessaglia, come aveva ipotizzato il sottoscritto nelle sue pubblicazioni sull’argomento, a partire dal 1984 fino alle recenti riedizioni. Su quest’ultima interpretazione dell’evento si colloca il presente libro del professore Pier Luigi Guiducci, il quale rivela un’encomiabile conoscenza del complesso argomento e della rispettiva bibliografia.
[P. Giuseppe Santarelli OFM cap.].
Info:
Gruppo Editoriale Albatros Il Filo, Roma 2024
Via dei Campi Flegrei, 14 – Roma www.gruppoalbatros.com – bookstore@gruppoalbatros.com – lettura@gruppoalbatros.com
Contesto storico. Tradizione. Documenti. Ricerche. Indagine archeologica. Analisi. Evidenze.
Prefazione di P. Giuseppe Santarelli OFM Cap.
Àlbatros, Roma, ottobre 2024, pagine 165, euro 13,90.
Franco Fortini-La guerra a Milano. Estate 1943- Pacini Editore-
A cura di Alessandro la Monica-Prefazione di Stefano Carrai.
Descrizione del libro di Franco Fortini-Ne “La guerra a Milano” l’allora sottufficiale Fortini, esule in Svizzera, narrò gli eventi bellici di cui era stato spettatore nell’estate del 1943. Con non poche modifiche, il testo de “La guerra a Milano” fu pubblicato vent’anni dopo, assieme a Sere in Valdossola, in un volume che testimoniava la partecipazione dello scrittore alla Resistenza. Grazie alla scoperta del dattiloscritto originale presso la Biblioteca Centrale di Zurigo, quest’edizione critica offre per la prima volta il testo nella sua veste originaria e pubblica in appendice i frammenti manoscritti conservati presso l’Archivio Franco Fortini di Siena. Prefazione di Stefano Carrai.
Pacini Editore
La Pacini Editore spa opera nell’editoria di qualità, sia in campo umanistico che scientifico. L’azienda ha sede ad Ospedaletto (Pisa), dopo essere stata osptitata, per lungo tempo, nella centralissima Piazza dei Cavalieri, accanto alla famosa torre del Conte Ugolino. Due aziende consociate, la Edifir- Edizioni Firenze ed EDIAIPO scientifica, le Industrie Grafiche, un reparto di cartotecnica fra i più moderni in Italia: ecco un primo, veloce ritratto di una casa editrice che dal 1997 ha la certificazione europea ISO 9001. Presidente è Pierfrancesco Pacini, che continua una fortunata tradizione familiare risalente al 1875. Nel dna della Pacini Editore c’è l’editoria d’arte, libri d’immagine, la saggistica universitaria. Da vent’anni siamo azienda leader nel settore editoriale medico-scientifico con oltre venti testate periodiche e numerose collane monografiche.
Articolo scritto per la Rivista PAN n°8 del 1935 diretta da Ugo Ojetti
Rivista Pan (sottotitolo: «Rassegna di lettere, arte e musica») fu una rivista di lettere, arte e musica, fondata da Ugo Ojetti nel 1933.
Descrizione
La rivista professava un sollecito ossequio a tutte le forme del regime, condivideva gli obiettivi di grandezza nazionale e di ordine nuovo da instaurare nella società italiana e dava il suo pieno consenso ai miti della civiltà latino-mediterranea e del fascismo universale.
Redatta da Giuseppe De Robertis e dal giovane scrittore Guido Piovene per la milanese Rizzoli, Pan, rispetto alla rivista Pegaso che l’aveva preceduta, allarga gli orizzonti a interessi più ampi, spaziando dalla letteratura greca e latina, alla storia, alle arti figurative, secondo un ideale di Humanitas completamente antinovecentesco e filofascista che venne espresso nel numero del gennaio 1934 nell’Avvertenza al lettore.
L’allineamento al regime di Pan passa dai contributi dell’architetto ufficiale del regime Marcello Piacentini e del compositore Ildebrando Pizzetti, alle adulazioni di Ojetti che nel suo articolo Scritti e discorsi di Benito Mussolini, febbraio 1935, ne esalta l’oratoria e altre virtù.
Per quanto riguarda la musica classicistica e antiavanguardista, Mario Labroca esalta la “ricchezza ritmica, chiarezza, logicità di linguaggio” dello stile musicale di Stravinskij.
A parte le specializzazioni differenti, le due riviste di Ojetti sono sostanzialmente simili. Pan terminerà le pubblicazioni nel 1935.
Ilan Pappé-La prigione più grande del mondo-Storia dei territori occupati
Traduttore Michele Zurlo-Editore Fazi
Descrizione del libro di Ilan Pappé-Dopo la sua acclamata indagine sulla pulizia etnica della Palestina avvenuta negli anni Quaranta, il famoso storico israeliano Ilan Pappé rivolge l’attenzione all’annessione e all’occupazione della Striscia di Gaza e della Cisgiordania, esponendoci la prima critica globale relativa ai Territori Occupati palestinesi. Frutto di anni di ricerche, il nuovo lavoro di Pappé rappresenta probabilmente l’analisi più completa mai scritta sulla genesi dei Territori Occupati e sulla vita quotidiana all’interno di quella che l’autore definisce, appunto, «la prigione più grande del mondo». Pappé analizza la questione da molteplici punti di vista: attraverso l’analisi di materiali d’archivio recentemente declassificati, ricostruisce sotto una luce nuova le motivazioni e le strategie dei generali e dei politici israeliani – e lo stesso processo decisionale – che hanno gettato le basi dell’occupazione della Palestina; rivolgendo poi lo sguardo alle infrastrutture legali e burocratiche e ai meccanismi di sicurezza messi in atto dagli occupanti, rivela il modo in cui Israele è riuscito a imporre il suo controllo a oltre un milione di palestinesi; infine, attraverso i documenti delle ONG che lavorano sul campo e i resoconti di testimoni oculari, Pappé denuncia gli effetti brutalizzanti dell’occupazione, dall’abuso sistematico dei diritti umani e civili ai blocchi stradali, dagli arresti di massa alle perquisizioni domiciliari, dal trasferimento forzato degli abitanti autoctoni per far spazio ai coloni al famigerato muro che sta rapidamente trasformando anche la stessa Cisgiordania in una prigione a cielo aperto. Il libro di Pappé è al contempo un ritratto incisivo e commovente della quotidianità nei Territori Occupati e un accorato appello al mondo perché non chiuda gli occhi di fronte ai crimini contro l’umanità a cui è soggetta da più di settant’anni la popolazione indigena della Palestina.
«Pappé sostiene audacemente e in modo persuasivo di considerare i territori occupati come la “più grande prigione del mondo… Le conclusioni di Pappé non saranno accolte positivamente da tutti, ma questa storia dettagliata è rigorosamente supportata da fonti primarie». «Publishers Weekly»
«Ilan Pappé è lo storico più coraggioso, più rigoroso e più incisivo di Israele».
Storia e fortuna di una canzone: dalla resistenza italiana all’universalità delle resistenze
Interlinea edizioni
Descrizione-Ormai Bella ciao è tornata a essere una canzone dei giovani e circola anche all’estero, grazie alla serie Netflix La casa di carta e ai cori delle piazze invase dalle “sardine”. Ma le sue origini sono a lungo rimaste sconosciute, con vere e proprie fake news che negano il suo legame con la lotta partigiana. Il maggiore storico della cultura orale, Cesare Bermani, ricostruisce l’avventura di questo canto popolare «così amato da chi vuole la libertà».
Oltre Bella ciao. Storie di resistenza
Cesare Bermani, ricostruisce l’avventura di questo canto popolare «così amato da chi vuole la libertà».
Il 24 aprile su Radio 3-Farenheit è andata in onda l’intervista a cura di Loredana Lipparini allo storico Cesare Bermani, per raccontare il suo nuovo libro “Bella ciao”
Di seguito trascriviamo parte dell’intervista:
Cominciamo da una storia che abbiamo sentito cantare da ultimo in un video pochissimi giorni fa dai vigili del fuoco inglesi dedicandola all’Italia. L’abbiamo ascoltata anche a sorpresa in una serie tv molto popolare La casa di carta e la sentiremo cantare domani comunque, e in qualsiasi forma. Ma la storia di Bella ciao è più lunga e riserva anche delle sorprese, come racconta Cesare Bermani. Cesare Bermani è tra i fondatori dell’Istituto Ernesto de Martino, è stato tra i primi ad utilizzare le fonti orali per la ricostruzione storica e per Interlinea ha pubblicato Bella ciao. Storia e fortuna di una canzone: dalla resistenza italiana all’universalità delle resistenze
Prima domanda. Ma la canzone della resistenza era Fischia il vento, lei scrive, è cosi?
Al Nord sicuramente Fischia il vento era molto popolare e molto cantata. Però in centro Italia veniva cantata anche Bella ciao, forse soprattutto Bella ciao, dalla formazione della Brigata Maiella e dalle formazioni che diedero vita a Montefiorino. Questo però all’inizio non lo sapevamo. Infatti spesso, quando facemmo lo spettacolo Bella ciao a Spoleto..
Quello spettacolo del ‘64 che suscitò un putiferio?
Si quello. Io mi occupavo del fascicolo che veniva poi usato in teatro, e quello che scrissi allora era che non c’erano prove che Bella ciao fosse stata cantata durante al Resistenza. Ma scrivevo questo perché allora non avevamo ancora fatto la ricerca su Bella ciao, nessuno si era preso la briga di andare a vedere se era vero o no che la canzone fosse stata cantata durante la Resistenza. Immediatamente dopo abbiamo fatto ampie ricerche e abbiamo emendato questo nostro errore iniziale dovuto anche al fatto che abbiamo imparato a fare ricerca sul campo e quindi facendo errori. A questo punto si può dire che è una bufala, o meglio un’auto-bufala, che Bella ciao non fosse cantato durante la Resistenza.
Riassumendo per ora, Fischia il vento nasce al nord in formazione partigiana comunista. La seconda ?
Ci sono due versioni, perché sono nate indipendentemente l’una dall’altra. Quella della Brigata Maiella che poi è venuta su al nord con la quinta armata è una canzone che ha delle strofe che parlano della Brigata Maiella, e questa canzone veniva cantata soprattutto quando avvenivano degli spostamenti, perché quando si spara è un po’ difficile cantare, ma quando ci si muove il canto viene naturale nelle formazioni partigiane. Una è la canzone della Maiella che solo molto tardi grazie ad una lettera che un partigiano scrisse a Indro Montanelli sul Corriere della Sera indicando che loro cantavano questa canzone. Questo partigiano, che poi io intervistai, si chiamava Proserpio, mi fece capire con precisione che si trattava di una trasformazione della canzone epico lirica Fior di tomba.
Che però era della prima guerra mondiale?
Anche prima, era una canzone popolare che poi venne adattata nella prima guerra mondiale e che venne nuovamente riadattata nella guerra partigiana e ne abbiamo almeno due versioni. Una è quella della Maiella, l’altra è quella dei partigiani che si trovavano di partecipare alla Repubblica i Montefiorino. Questi due testi sono molto diversi, però per tutti e due si capisce con chiarezza che sono trasformazioni di Fior di tomba. Come lei sa le canzoni popolari si trasformano..
E il canto delle mondariso, delle mondine?
Anche questa è una storia abbastanza divertente. Perché noi sentimmo per la prima volta il canto delle mondine da Givanna Daffini, la quale infondo ci imbrogliò raccontando che l’aveva cantata durante il fascismo. Questo perché Giovanna Daffini aveva capito che noi ricercatori eravamo particolarmente interessati a canzoni di protesta durante il regime fascista: in realtà la canzone che lei ci cantò e che prendemmo per buona, poiché eravamo degli apprendisti alle prime armi, saltò poi fuori non fosse così. Perché ci fu un certo Vasco Scansani, che aveva fatto il partigiano in Emilia, il quale rivendicò di averla fatta durante una riunione di teatro nel ‘51-52. Ci sembrò bellissimo che Bella ciao provenisse da una canzone partigiana e una canzone di lavoro, ma in realtà le cose non stavano così.
Bella ciao: dalla Liberazione alle Sardine e Netflix
La fortuna di Bella ciao dalla Liberazione alle Sardine e Netflix: un libro sulla canzone diventata inno anche dell’emergenza Covid-19
Il maggiore storico italiano della tradizione orale, Cesare Bermani, rilegge l’evoluzione della canzone in un libro di Interlinea: Bella ciao. Storia e fortuna di una canzone: dalla resistenza italiana all’universalità delle resistenza. Cantata sui balconi dell’emergenza sanitaria e dai protagonisti della serie tv La casa di carta, nelle piazze delle “sardine” e sempre più all’estero, Bella ciao è diventata una delle canzoni più celebri nel mondo e in occasione del 25 aprile 2020.
Cesare Bermani, nato a Novara nel 1937 e tra i fondatori dell’Istituto Ernesto de Martino, ricostruisce l’avventura di questo canto popolare «così amato da chi vuole la libertà» e per Interlinea ha curato il romanzo della Marchesa Colombi In risaia con Silvia Benatti e il romanzo inedito di Ernesto Ragazzoni L’ultima dea.
In occasione dell’uscita del suo libro, l’abbiamo intervistato per sfogliare in anteprima le pagine di Bella ciao.
Nonostante la canzone per antonomasia associata alla Resistenza italiana e nel mondo sia Bella ciao, nel suo libro lei ci parla di un’altra canzone più nota in quegli anni.
Nel periodo della Resistenza circolavano tantissime canzoni. Le diverse brigate avevano a volte anche inni che le connotavano, ma non ebbero mai un inno ufficiale. Tuttavia la canzone di gran lunga più popolare, e non solo fra le brigate garibaldine, soprattutto al Nord, fu Fischia il vento. Se si vuole accostare Fischia il vento a Bella ciao occorre però dire che sono state all’origine canzoni profondamente diverse. La prima è un canto nato al Nord in una formazione partigiana comunista ed è un canto prevalentemente antifascista, che spesso non nasconde come la finalità della lotta sia la realizzazione di un’Italia socialista, e comunque sempre profondamente diversa da quella lasciata in eredità dal fascismo.
La seconda è con ogni probabilità nata in Abruzzo, dove la Resistenza ha avuto una connotazione ben diversa che al Nord, in una formazione partigiana non garibaldina ed è un canto contro l’invasore tedesco.
Se Fischia il vento fu la canzone più cantata della Resistenza, tuttavia anche Bella ciao fu cantata dalle formazioni partigiane che dal Centro Italia salirono al Nord affiancate agli Alleati. Ed è a essa, oggi identificata come la canzone della Resistenza italiana, che è toccato poi di diventare l’inno di tutti i ribelli del mondo.
A cosa si deve quindi il successo poi crescente di Bella ciao?
Fischia il vento venne ampiamente e rapidamente sostituita da Bella ciao, in un processo spontaneo di massa che fu certo influenzato dal nuovo quadro politico ma non solo: giocarono infatti anche trasformazioni complessive del gusto musicale e l’accompagnamento con il battito delle mani, non ultima ragione della fortuna di Bella ciao. Così una canzone non connotata dal punto di vista politico e accennante solo all’«invasor», quindi in grado di essere fatta propria da tutti i partigiani, divenne nel giro di pochi anni la canzone per antonomasia della Resistenza. Cantata in ogni manifestazione, Bella ciao partigiana divenne quindi dalla metà degli anni sessanta anche la matrice testuale e musicale di varie canzoni di fabbrica, di partiti e di gruppi politici. Con l’avvento del centrosinistra la Resistenza diventò infatti il fondamento della ideologia della «Repubblica nata dalla Resistenza» e della «guerra di liberazione nazionale», un vero e proprio canone ufficiale di auto interpretazione, e la canzone un’auto legittimazione della Repubblica.
Come mai sono circolate così tante fake news intorno a questa canzone?
Le origini di Bella ciao sono a lungo rimaste sconosciute. Questo è dipeso dal fatto che per un non breve periodo la canzone è stata ignorata dai libri di storia e dai canzonieri della Resistenza, ciò che ha permesso alla bufala che non sia stata cantata nei mesi della lotta partigiana di giungere sino a oggi, accreditata purtroppo anche da giornalisti studiosi quali Bepi De Marzi, Arrigo Petacco, Giorgio Bocca, Giampaolo Pansa, tanto da poter essere ribadita nel 2018 anche dal giornalista Luigi Morrone.
Come viene usata oggi nel mondo questa canzone?
Dopo una momentanea decrescita negli anni Settanta, Bella ciao riprese tutto il suo vigore contestativo nel 2001, nelle manifestazioni contro il G8 di Genova, venendo da allora cantata dovunque ci siano conflitti. Divenuto uno dei canti di resistenza dei giovani del Leftist Jordanian Movement, cantatissimo durante le rivolte arabe del 2011 dai giovani mediorientali di sinistra, cantata dai giovani del Parco di Gezi a Istanbul contro l’abbattimento di centinaia di alberi per costruire un centro commerciale, ha dato inizio a una mobilitazione in difesa dei diritti civili repressa ferocemente da Erdogan. Nel 2012 un’iniziativa del regista e ambientalista belga Nic Balthasar aveva invitato a registrare musica e parole della canzone su un video per inviarlo agli organizzatori delle lotte ambientaliste, coinvolgendo circa 380 000 persone di ogni parte del mondo. Già in precedenza, sull’aria di Bella ciao, va almeno segnalata Sing for the climate (Canta per il clima), che è diventata la colonna sonora della protesta globale contro gli sconvolgimenti climatici. In Francia il 15 maggio 2016 Bella ciao è stata suonata a Parigi durante la rivolta contro la legge sul lavoro di François Hollande. In Spagna la canzone è diventata la colonna sonora della serie tv La casa di carta (2017), lanciata dalla multinazionale Netflix e divenuta forse la trasmissione a puntate più vista al mondo. Infine in Italia tra novembre 2019 e febbraio 2020 le manifestazioni delle “sardine” sono state accompagnate dall’inno di Bella ciao.
Come detto in precedenza Bella ciao è considerata l’inno per eccellenza alla libertà. Ma come mai?
Risponderei con una citazione di Moni Ovadia che ho inserito nel finale del libro, tratta dalla prefazione a “Bella ciao”. La canzone della libertà di Carlo Pestelli:
«Ho sempre pensato che la capacità di un canto di suscitare adesione, emozione e coinvolgimento sia la prova provata dell’universalità della condizione umana al di là di confini, nazioni, sistemi di governo e persino delle differenze culturali e delle lingue che pure rappresentano l’espressione della bellezza e del genio molteplice di una comune appartenenza antropologica e di un solo destino: il destino condiviso per la passione della libertà.»
Non credo si possa esprimere meglio perché questo canto sia oggi così amato da chi vuole la libertà e contemporaneamente avversato da ogni genere di reazionario.
Cesare Bermani (Novara 1937), tra i fondatori dell’Istituto Ernesto de Martino, è stato fra i primi a utilizzare criticamente le fonti orali ai fini della ricostruzione storica.È autore di molti libri tra cui Al lavoro nella Germania di Hitler. Racconti e memorie dell’emigrazione economica italiana. 1937-1945 (Bollati Boringhieri, Torino 1988); Trentacinque anni di vita del Nuovo Canzoniere Italiano/Istituto Ernesto de Martino (Jaca Book, Milano 1997); Pane, rose e libertà. Le canzoni che hanno fatto l’Italia (Rizzoli, Milano 2011). Per Interlinea Cesare Bermani ha curato il romanzo della Marchesa Colombi In risaia (1994, con Silvia Benatti); le poesie in dialetto novarese di Sandro Bermani Un poeta, una città (2001); il romanzo di Ernesto Ragazzoni L’ultima dea (2004); i saggi «Vieni o maggio». Canto sociale, racconti di magia e ricordi di lotta della prima metà del XX secolo (2009) e Bella ciao. Storia e fortuna di una canzone: dalla resistenza italiana all’universalità delle resistenze (2020). Vive a Orta san Giulio dove ha sede il suo archivio di registrazioni sulla tradizione orale.
Ricerca bibliografica e Fotoreportage di Franco Leggeri
Torre di Acquafredda si trova sulla VIA omonima al civ. 88/a all´interno del parco naturale dell’Acquafredda.Pubblicazione per riassunto e parziale dalla Monografia di Franco Leggeri- Monografia TORRI SEGNALETICHE –TORRI SARACENE- della Campagna Romana – Edizione DEA SABINA-
Il nome di Acquafredda (fundus Aque frigidule) si legge per la prima volta in una bolla del 1176 di Papa Alessandro III che conferisce questa tenuta ai monaci di San Pancrazio. Il nome deriva dal torrente Algidon, ora Acquafredda, che affluisce nel fiume Magliana. La Torre fu costruita nel XIII secolo sui resti di una villa romana. Nel secolo XVI, quando il possedimento era affittato a Giovanni Consolo da Rognano, la torre fu inglobata in un casale.
La Torre ha pianta rettangolare, i muri sono costruiti con pietre di selce miste a spezzoni di marmo. La parte superiore è stata modificata in epoca moderna, come si può desumere dal tetto inclinato. Nella tenuta di Acquafredda, come narra lo storico latino Procopio nel Bellum Gothicum, Totila, il re dei Goti, eresse qui nel 547 d.C. il suo accampamento, prima di sferrare l´attacco contro Roma.
All´interno della tenuta Acquafredda la presenza dell´uomo risale alla Preistoria. Molto probabilmente vi è stata la presenza degli Etruschi: si sta infatti studiando una grotta che, presumibilmente, è una tomba rupestre ipogea. E´ scavata nel tufo ed è costituita da un camerone iniziale, sorretto da un grande pilastro di tufo, da cui parte un lungo corridoio, ai cui lati si aprono a coppia, in forma simmetrica, quattro cappelle laterali. I contadini l´hanno sempre chiamata la “grotta”, ma la struttura è quella di una tomba etrusca del VII secolo a.C.
LA TESTIMONIANZA DI PROCOPIO Secondo una teoria abbastanza diffusa, nel 547 re Totila avrebbe stanziato le truppe gotiche nei pressi della zona oggi conosciuta come Acquafredda (non lontano dal km 10 dell’Aurelia), nel corso delle operazioni per togliere Roma ai bizantini. L’ipotesi è fondata sul brano della Guerra Gotica di Procopio di Cesarea (libro III, 22-23) in cui si narra di quando Totila minacciò di radere al suolo Roma come ritorsione per la sconfitta subita in Lucania. Com’è noto, per evitare questa sventura, il generale bizantino Belisario scrisse a Totila una famosa lettera (che riportiamo per intero nella sezione di Letteratura),che ebbe il felice esito di far demordere Totila dal suo proposito. A quel punto il re goto – o perché irretito dalle parole di Belisario o perché non aveva mai avuto la volontà reale di dare seguito alle minacce ventilate – decise non di attaccare direttamente Roma, bensì di limitarsi a impedire gli approvvigionamenti di viveri provenienti da Portus; per perseguire tale obiettivo, fece dunque accampare il proprio esercito in una località che Procopio chiama Algido (Αλγηδών), ovvero gelido. Giuseppe Tomassetti, sulla scorta di un suggerimento di Carlo Busiri, ritenne dunque che Algidon indicasse proprio (sotto forma di traduzione in greco) la tenuta d’Acquafredda, che trae il nome dal fosso omonimo che sgorga lì nei pressi a una temperatura piuttosto bassa.
LA TESTIMONIANZA DI GREGORIO MAGNO L’intuizione potrebbe in effetti essere giusta, se non fosse che Gregorio Magno (Dialogorum Libri IV, III, 11) scrisse che Totila pose il proprio accampamento ad locum qui ab octavo hujus urbis milliario Merulis dicitur. Noi sappiamo per certo che Campo Merlo (Campo Merule) in realtà non si trova lungo l’Aurelia, bensì sulla Portuense, subito dopo la tenuta della Muratella in direzione di Ponte Galeria, nei pressi del punto in cui il Tevere disegna un sinuoso meandro. Va sottolineato che il brano di Gregorio Magno è ignorato da chi pone l’accampamento nella Tenuta di Acquafredda, mentre è preso in considerazione dal Gregorovius, che però non cita il passo di Procopio (saltiamo a pie’ pari chi poi – anche di recente! – ha incautamente posto l’accampamento gotico sui Colli Albani). Vero è che Gregorio Magno scrive mezzo secolo dopo gli avvenimenti narrati e vero è che il tema trattato (un miracolo avvenuto nel campo gotico) non rassicura affatto sulla veridicità del racconto, però la citazione toponomastica è troppo ben circostanziata per non tenerne conto. Inoltre un aspetto che né il Tommasetti, né gli studiosi che hanno fatto propria la sua ipotesi sembrano aver considerato è che strategicamente non aveva molto senso posizionare le truppe sull’Aurelia per bloccare i rifornimenti da Portus, dato che da qui il modo più rapido e comodo per raggiungere Roma era o la Portuense (soprattutto nella sua diramazione bassa, corrispondente all’attuale via della Magliana) o la navigazione del fiume (magari risalendo la corrente con la tecnica dell’alaggio).
IL FOSSO DI ACQUAFREDDA In realtà non è detto che Gregorio e Procopio siano in contraddizione. È infatti possibile che lo storico palestinese non intendesse indicare con Algido una località specifica, bensì volesse semplicemente dire che le truppe gotiche si stanziarono in un punto – non meglio specificato – lambito dall’Algido inteso sic et simpliciter come corso d’acqua. In verità, quello che noi chiamiamo Fosso di Acquafredda è in realtà parte integrante di un complesso bacino idrico di circa 18 km che ha inizio con il nome di Fosso della Palmarola (dalla zona da cui sgorga, nei pressi della borgata Ottavia); dopo circa due chilometri riceve un affluente da sinistra (il Fosso della Polledrana) e a valle della confluenza assume il nome di Fosso della Maglianella; dopo circa 8 chilometri, riceve infine il Fosso dell’Acquafredda: a valle della confluenza il rivo assume il nome di Fosso della Magliana. Ora, va osservato che il Fosso della Magliana (oggi purtroppo noto per essere il fosso più inquinato del Comune di Roma) è affluente del Tevere e vi confluisce giusto nei pressi del Campo Merlo.
A questo punto non soltanto non è illegittimo identificare l’Algido procopiano con il fosso di Acquafredda e con la sua diretta continuazione (l’attuale Fosso della Magliana), ma anzi possiamo far concordare le testimonianze di Procopio e di Gregorio Magno individuando il luogo dell’accampamento gotico in un’area prossima alle foce del Fosso della Magliana, non lontano da dove oggi sorge il rinascimentale Castello della Magliana; come può facilmente desumersi osservando la Mappa della Campagna Romana di Eufrosino della Volpaia (1547), si tratta di una zona di grande valore dal punto di vista strategico, che ben si accordava all’obiettivo bellico che il re Totila si era prefisso.
Fonte e bibliografia-Franco Leggeri- Monografia TORRI SEGNALETICHE –TORRI SARACENE- della Campagna Romana Edizione DEA SABINA- Giuseppe e Francesco Tomassetti -LA CAMPAGNA ROMANA- sito web WWW.ABCVOX.INFO-Il Suburbio di Roma-GAR-XVIII Circoscrizione – Associazione SestoAcuto-TENUTA DELL’ACQUAFREDDA- MURA LEONINE- INVASIONI BARBARE- Thomas Ashby-Biblioteche private-Biblioteca Nazionale-Fonti e Memorie-dell’Agro Romano- Catasto di Pio VI-
Foto originali di Franco Leggeri per Associazione Cornelia Antiqua-
Adriana Zarri-Poesie di una grandiosa pensatrice spirituale
Adriana Zarri” Dio mi sta bene, e anche la patria e la famiglia; ma il trilogismo Dio-Patria-Famiglia non mi sta più bene.Dico no a quel dio usato come cemento nazionale, a quella patria spesso usata per distruggere altre patrie, a quella famiglia chiusa nel proprio egoismo di sangue.Non mi riconosco tra quei cittadini ligi e osservanti che vanno in chiesa senza fede, che esaltano la famiglia senza amore, che osannano la patria senza senso civico”.
Poesie
Dacci Signore il tuo mantello –
Arriveremo con i piedi sporchi
e ce li laverai,
come facesti con gli apostoli.
Guarda, Signore, al nostro autunno
e raccogli le colpe
come una triste vendemmia.
Lasciaci nudi e soli,
senza consolazioni ambigue,
senza inganni pietosi,
senza grappoli verdi.
Donaci gli occhi di Maria peccatrice
e, scaldaci con il tuo mantello.
I giorni sono brevi
e le nottate lunghe.
Il fuoco si spegne nel camino.
Le castagne
si sono fatte nere,
il letto, è gelido e deserto.
Dacci, Signore, il tuo mantello!
– Adriana Zarri –Tratto da “Il pozzo di Giacobbe. Raccolta di preghiere da tutte le fedi”
Piedi nuovi
Un Gesù biondo
custodirà vuote basiliche
impolverate
di ragnatele.
E l’erba
crescerà sopra le soglie
finché non torneranno
piedi disincantati,
piedi stanchi,
piedi sporchi,
piedi lavati
da te
nella tua ultima cena.
Finché non torneranno
piedi nuovi
sopra ai prati dell’Eden
dell’ultimissimo giorno.
Preghiera d’inverno
Ora è la morte,
Ma non è la morte:
è soltanto l’attesa.
Facci attendere, Dio, senza stancarci,
senza timore di morire per sempre.
Anche i colori sono trapassati
dal verde, al giallo, al viola,
al grigio.
Presto sarà la neve
come un immenso fiore bianco,
grande quanto la terra.
Il mondo è sbocciato di gelo
e il bianco è la somma dei colori
Dopo il fiorire e il declinare della vita,
l’inverno, o Dio, è la tua eternità.
E sulla neve
candide danze di angeli
e carole di santi luminosi,
che non lasciano impronta.
Aprici gli occhi, o Dio,
facci vedere ciò che non si vede,
facci danzare coi beati
e guardare i tuoi occhi:
più vasti
di una pianura innevata
più bianchi
di un gelido novembre
più caldi
di un fuoco acceso
in una notte d’inverno.
[da Il pozzo di Giacobbe. Geografia della preghiera da tutte le religioni, Camunia, Brescia 1985, pagina 260]
Questo è l’epitaffio che Adriana Zarri ha scritto per se stessa
Non mi vestite di nero: è triste e funebre. Non mi vestite di bianco: è superbo e retorico. Vestitemi a fiori gialli e rossi, con ali di uccelli. E tu, Signore, guarda le mie mani. Forse c’è una corona. Forse ci hanno messo una croce. Hanno sbagliato. In mano ho foglie verdi e sulla croce, la tua resurrezione. E, sulla tomba, non mi mettete marmo freddo con sopra le solite bugie che consolano i vivi. Lasciate solo la terra che scriva, a primavera, un’epigrafe d’erba. E dirà che ho vissuto, che attendo. E scriverà il mio nome e il tuo, uniti come due bocche di papaveri.
– Amo pregarti seguendo i ritmi stagionali Adriana Zarri –
In inverno
La preghiera è immersa nella vita e non se ne può scostare
di casa, di fuoco e di memorie.
anche la neve sembra calda guardata dal di dentro.
In Primavera
è timida, fatta di tenerezza e di stupore, come un amor adolescente che riscopre la vita.
La terra si riveste di verde
L’aurora si riveste di luce
abbiamo voglia di rifiorire
di continuare il ritmo della vita:
quel ritmo sempre nuovo
che a volte ci sembra sempre vecchio
In estate
è densa e forte e ha il calore
della passione matura e consumata.
è impregnata di terra e di sole
ha il biondo delle messi e l’odore
del suolo crepitante e delle more mature.
In autunno
prepara il riposo della terra
dove il tramonto s’incrocia con l’aurora
dove il sole si affoga dolcemente nella nebbia,
tempo della fede, del credere
tempo dei tuoi doni..
frasi sciolte di Adriana Zarri tratte dal libro Quasi una preghiera.
Musica “As Music in the Trees”
Non mi vestite di nero:
è triste e funebre.
Non mi vestite di bianco:
è superbo e retorico.
Vestitemi
a fiori turchini e rossi
e con ali di uccelli.
…
E, sulla tomba,
non mi mettete marmo freddo
con sopra le solite bugie
che consolano i vivi.
Lasciate solo la terra
che scriva, a primavera,
un’epigrafe d’erba.
E dirà
che ho vissuto,
che ho atteso,
che attendo.
Pregare sei tu che preghi,
tu che respiri,
tu che mi ami;
e io mi lascio amare da te.
Questo verso della poesia “Pregare è un prato d’erba” tratto dalla raccolta “TU – quasi preghiere” rispecchia il rapporto personale ed intimo che legava la teologa Adriana Zarri a Dio. E non solo a Dio, ma a tutto ciò che la circondava e che avesse a che fare con la vita, a cominciare dalle rose del suo giardino e dalla gatta che si accoccolava sul suo grembo per finire alle questioni più scottanti della Chiesa e della politica italiana del secondo Novecento.
Il settore d’attività che diede ad Adriana Zarri maggiore notorietà fu il giornalismo. Da radicale antifascista con una particolare sensibilità per i problemi sociali, difendeva in modo convinto e convincente la libertà di pensiero. Visse in varie città d’Italia, soprattutto a Roma. Si trovò molto giovane a dirigere l’Azione cattolica italiana e scrisse articoli, recensioni e saggi per riviste e giornali come L’osservatore Romano, Rocca, Studium, Politica oggi, Sette giorni, Il Regno, Concilium, Servitium, Anna, Adista, Avvenimenti e MicroMega. Tenne una rubrica settimanale sul quotidiano comunista Il Manifesto dal titolo Parabole, che veniva pubblicata ogni domenica. Partecipò a trasmissioni radiofoniche e televisive per trasmettere ad un pubblico più vasto il frutto dei suoi studi e delle sue riflessioni. Rimangono in tal senso memorabili i suoi regolari interventi a Samarcanda di Michele Santoro. (2)
Dal settembre del 1975 fino alla sua morte, Adriana Zarri visse da eremita in Piemonte. Prima si ritirò in una casa ad Albiano d’Ivrea, poi si trasferì a Fiorano Canavese e infine, a partire dalla metà degli anni ’90, si stabilì a Strambino, in provincia di Torino. Il motivo che la spinse a fare una scelta così radicale non fu certo la delusione o il desiderio misantropo di isolarsi dal resto dell’umanità, quanto piuttosto il suo profondo bisogno di coltivare nella solitudine, nella preghiera e nel silenzio il suo rapporto di vicinanza con Dio e da lì continuare a svolgere la sua attività letteraria, critica e saggistica, perché “la solitudine non è una fuga: è un incontro”. (3)
Seguiva una rigida routine quotidiana: sveglia alle 6, poi colazione e recita delle laudi, disbrigo delle faccende domestiche e cura del giardino. Durante il giorno si occupava della corrispondenza e delle incombenze quotidiane e scriveva articoli per giornali e riviste. Nella sua cappella privata celebrava tutti i giorni la liturgia e a volte riceveva visite da parte di amiche, amici e ospiti. Preparava da mangiare nella sua piccola cucina, utilizzando perlopiù prodotti del suo orto. Nel pomeriggio e dopo cena si riposava, a partire dalle 22 iniziava il suo lavoro vero e proprio – pensare e scrivere – che proseguiva fino alle 3 del mattino.
Da teologa cattolica e attivista comunista riuscì a colmare il varco tra posizioni apparenti inconciliabili e a sviluppare una sua personale, peculiare teologia che convince per l’intrinseca coerenza. Prese le distanza da movimenti religiosi fondamentalisti come Comunione e Liberazione e l’Opus Dei. Forse la si potrebbe definire come rappresentante italiana di una sorta di “teologia della liberazione”. La sua scelta di vivere da eremita si inseriva nel solco della tradizione ascetica. Traeva ispirazione dai padri e dalle madri del deserto e per tutta la vita rinunciò in modo consapevole a titoli e glorie, potere e denaro. Ciò non le impedì tuttavia di dedicarsi allo studio di questioni teologiche e di immischiarsi nei dibattiti di teologia, anche nella sua funzione di membro del consiglio direttivo dell’ “Associazione teologica italiana.” Negli anni ’60 aveva partecipato al Concilio Vaticano II e il suo approccio alle cose religiose spesso non coincideva con quello delle alte sfere vaticane, cosa che da un lato la rese popolare, mentre dall’altro le causò non pochi problemi e inimicizie.
“Vive al di fuori degli “interessi mondani” – che piacciono invece molto ai clericali e al clero stesso – pur restando interessata alle sorti del mondo: non si era mai visto un eremita che apparisse in televisione o che scrivesse sul “manifesto.”, dice di lei la giornalista e politologa Giancarla Codrignani nella Enciclopedia delle donne (4)
La libertà è un concetto chiave che attraversa come un filo rosso tutta l’opera e la vita di Adriana Zarri. Ciò per cui a suo parere vale veramente la pena battersi è la libertà di pensiero svincolata da qualsiasi istituzione o ideologia. Zarri infatti si rifiutò di aderire al partito comunista e non prese mai i voti, anche se da giovane aveva spesso vagheggiato di farlo.
Continua Codrignani: “È diventata, anno dopo anno, esperienza dopo esperienza, una delle più importanti testimoni di quella fedeltà al Vangelo che si coniuga – proprio in virtù di una verità che rende liberi – con la più schietta laicità.” (5)
Zarri nel corso degli anni si espresse più volte sul tema della parità dei sessi e sul cosiddetto “pensiero della differenza” delle femministe italiane. Riteneva che la differenza tra i sessi non dovesse scomparire o appiattirsi, bensì portare ad uno svolgimento dei compiti comuni caratterizzato da una coloritura maschile o femminile. In altre parole: “Fare le stesse cose in modo diverso.” (6) In un suo saggio sulla preghiera, ad esempio, sottopose a dura critica il modo di pregare arido, liturgico, ufficiale e senza cuore che spesso appartiene agli uomini, sostenendo che “lasciare la preghiera ai soli uomini significa distruggere la preghiera” (7); ma non fu tenera nemmeno con le donne, di cui osteggiava l’eccesso di sentimentalismo, secondo lei espressione di sottomissione, vittimismo e superstizione. (8)
Si schierò a favore della regolamentazione legale dell’aborto e nel 1981 sostenne la campagna referendaria a favore della legge 194, che riconosce alle donne il diritto di interrompere la gravidanza a determinate condizioni. A questo tema dedicò anche un libro (Dedicato a).
La sua vita da eremita è al centro del libro “Erba della mia erba. Bilancio di una vita”, pubblicato nel 1981 per i tipi di Cittadella edizioni. In cinque capitoli Adriana Zarri descrive, condensandoli, i pensieri e le esperienze di un intero anno solare – da un autunno all’autunno seguente – passati nella sua casa “Il Molinasso” a Fiorano Canavese. Fin dai titoli dei vari capitoli – »le foglie secche dell’ autunno«, »le stufe e i fuochi dell’ inverno«, »la dolce luna della primavera«, »le messi e il sole dell’ estate«, »i prati verdi dell’ autunno« – si intuisce l’intimo legame di Zarri con le stagioni e il loro carattere che si rinnova e varia di giorno in giorno. La sintonia dell’autrice con la natura traspare evidente da ogni singola riga di quest’opera, in cui ci parla della sua vita insieme alle galline, il cane e il gatto, delle condizioni atmosferiche, del sole, del freddo, della semina, della crescita e del raccolto, dell’eremitaggio, del silenzio, della preghiera, del fuoco, della morte, del lavoro, delle stelle, della luna, della notte.
»E ci sarà il silenzio e il grido, la rilassata immobilità e l’ armonica danza; il momento in cui il corpo non si sente e l’ altro in cui rivela tutta la sua armoniosa consistenza ed accompagna l’ invocazione e la lode; ci sarà la richiesta e l’ offerta, la gratuità e la passione, il momento del pianto e della gioia: atteggiamenti che veranno scelti o creati da noi, volta per volta, in sintonia con il momento che viviamo.« (9)
Nel 2002 lessi il volume »Il respiro delle donne«, in cui Luce Irigaray presenta varie forme di credo al femminile attraverso le voci di teologhe, scrittrici, pensatrici e terapeute. Un articolo di Adriana Zarri intitolato “La teologia della vita” risvegliò il mio interesse nei suoi confronti. Alla fine di novembre dello stesso anno la andai a trovare nel suo “eremo” e vi passai una settimana indimenticabile. Un tardo pomeriggio, mentre ero seduta in cortile con la sua gatta in braccio, Adriana Zarri apparve alla finestra e mi fece cenno di salire al primo piano del suo granaio ristrutturato. In mezzo alla grande stanza c’era un baule che divideva lo spazio in due ambienti abitativi. Sul baule era allineata un’incredibile quantità di civette dei materiali più vari, tutte di ottima fattura. Due di esse erano decorate con dei piccoli specchi che riflettevano la luce del sole al tramonto, creando così un magicamente uno splendido effetto caleidoscopico sulle pareti, cui Adriana mi fece assistere con occhi raggianti.
Negli ultimi anni della sua vita Adriana Zarri si indebolì molto e alla fine non riuscì più ad alzarsi dal letto. Ciò nonostante non smise di pensare e di pubblicare i suoi sagaci commenti e le sue profonde riflessioni, che si trattasse di teologia o di spiritualità, della posizione della chiesa o dei suoi legami con la politica e la società. I toni critici che Zarri spesso usa nei suoi scritti non derivano dalla voglia di provocare, bensì dall’esigenza di esprimere liberamente la sua opinione più intima, maturata nel silenzio e nella solitudine attraverso lo studio dei testi teologici, l’esperienza della vita intorno a lei, la fede e il rapporto con Dio.
Rimase paziente ad aspettare la morte, anche se non riusciva a considerarla un’amica o una salvatrice. Era troppo legata alla vita in tutte le sue molteplici forme e in tutta la sua pienezza.
“Ma non intendo programmare la mia morte: sarebbe l‘ ultimo attaccamento alla vita. La morte non si programma: si aspetta, quietamente, come si aspetta la vita. E sarà come viene: magari nella corsia di un ospedale, o per la strada, o chissà. E sarà sempre impastata con la vita: vita, essa stessa nel suo punto più alto e dirompente.” (10)
Già molti anni prima di morire aveva pubblicato una delle sue belle poesie in cui affronta il tema della propria morte:
Non mi vestite di nero:
è triste e funebre.
Non mi vestite di bianco:
è superbo e retorico.
Vestitemi
a fiori gialli e rossi
e con ali di uccelli.
E tu, Signore, guarda le mie mani.
Forse c’è una corona.
Forse
ci hanno messo una croce.
Hanno sbagliato.
In mano ho foglie verdi
e sulla croce,
la tua resurrezione.
E, sulla tomba,
non mi mettete marmo freddo
con sopra le solite bugie
che consolano i vivi.
Lasciate solo la terra
che scriva, a primavera,
un’epigrafe d’erba.
E dirà
che ho vissuto,
che attendo.
E scriverà il mio nome e il tuo,
uniti come due bocche di papaveri. (11)
(1) Zarri, Adriana (1985): »Tu« quasi preghiere. Piero Gribaudi editore, Torino, p.17.
(2) http://it.wikipedia.org/wiki/Adriana_Zarri, pagina visitata il 10.12.2010.
(3) http://www.rsi.ch/home/channelslifestyle/personaggi/2010/11/19/adrian-zarri.html, pagina visitata il 10.12.2010.
(4) http://www.enciclopediadelledonne.it, pagina visitata il 10.12.2010.
(5) ibidem.
(6) Irigary, Luce (1997): Der Atem von Frauen. Luce Irigary präsentiert weibliche Credos. Christel Göttert Verlag, Rüsselsheim, p. 119.
(7) Zarri, Adriana (1991): Nostro signore del deserto. Teologia e antropologia della preghiera. Citadella editrice, Assisi, p. 40.
(8) ibidem, p. 49.
(9) Zarri, Adriana (1999): Erba della mia erba. Resoconto di vita. Citadella editrice, Assisi, p.50
(10) ibidem, p. 245.
(11) http://www.enciclopediadelledonne.it, pagina visitata il 10.12.2010.
Premi e onorificenze
1995 Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana,
”Premio speciale Testimone del Tempo” (Premio Acqui Storia),
”Premio Matilde di Canossa” della Provincia di Reggio,
”Premio Minerva 1989” nella sezione “Ricerca scientifica e culturale”,
“Premio Igino Giordani 2002” del comune di Tivoli,
“Premio letterario Domenico Rea” nella sezione “Narrativa” 2008
”Premio letterario Alessandro Tassoni” nella sezione “Narrativa” 2008
Author: Ingrid Windisch
Bibliografia & fonti
Pubblicazioni
Zarri, Adriana (1955): Giorni feriali. Milano. Istituto di propaganda libraria.
Zarri, Adriana (1960): L’ ora di notte. Romanzo. Torino. SEI.
Zarri, Adriana (1962): La Chiesa nostra figlia. Vicenza. La Locusta.
Zarri, Adriana (1964): Impazienza di Adamo. Ontologia della sessualitá. Torino. Borla.
Zarri, Adriana (1967): Teologia del probabile. Riflessioni sul postconcilio. Torino. Borla.
Zarri, Adriana (1970): Il grano degli altri. Meditazioni sull’Isolotto. Torino. Gribaudi.
Zarri, Adriana (1971): Tu. Quasi preghiere. Torino. Gribaudi.
Zarri, Adriana (1975): E piu facile che un cammello … Torino. Gribaudi.
Zarri, Adriana (1978): Nostro Signore del deserto. Teologia e antropologia della preghiera. Assisi. Cittadella.
Zarri, Adriana (1981): Erba della mia erba. Resoconto di vita. Assisi. Cittadella.
Zarri, Adriana (1989): Dodici lune. Romanzo. Milano. Camunia.
Zarri, Adriana (1990): Apologario. Le favole di Samarcanda. 1. Aufl. Milano. Camunia. (Fantasia & memoria) ISBN 8877671084.
Zarri, Adriana (1991): Il figlio perduto. La parola che viene dal silenzio. Celleno. La Piccola Editrice. ISBN 9788872583012.
Zarri, Adriana (1994): Quaestio 98. Nudi senza vergogna. Romanzo. Milano. Camunia.
Zarri, Adriana (1998): Dedicato a. Milano. Frontiera.
Zarri, Adriana (2007): Il Dio che viene. Il Natale e i nostri Natali. Celleno. La Piccola Editrice.
Zarri, Adriana (2007): In quale dio crediamo? Le povere immagini di Dio. Celleno. La Piccola Editrice. ISBN 9788872583203.
Zarri, Adriana (2007): L’ amante dell’uomo. La preghiera e le preghiere. Celleno. La piccola. ISBN 9788872583197.
Zarri, Adriana (2008): Vita e morte senza miracoli di Celestino 6. Romanzo. Reggio Emilia. Diabasis. ISBN 8881035707.
Gibellina è la “Capitale italiana dell’Arte contemporanea” per l’anno 2026
Roma – Gibellina è la “Capitale italiana dell’Arte contemporanea”-A proclamarla, oggi 31 ottobre, è stato il Ministro della Cultura, Alessandro Giuli, nel corso della cerimonia che si è svolta oggi a Roma, nella Sala Spadolini del Ministero, alla quale sono intervenuti il Direttore Generale Creatività Contemporanea, Angelo Piero Cappello, e la Presidente della Giuria, Patrizia Sandretto Re Rebaudengo.
La cerimonia si è svolta alla presenza dei rappresentanti delle cinque città finaliste: Carrara, Gallarate, Gibellina, Pescara e Todi.
La città vincitrice, grazie anche al contributo statale di un milione di euro, potrà mettere in mostra, per il periodo di un anno, progetti culturali che prevedono attività come mostre, festival e rassegne, oltre alla realizzazione e la riqualificazione di spazi e aree dedicate alla fruizione dell’arte contemporanea.
Queste le motivazioni della scelta della giuria, maturata al termine della procedura di selezione condotta in piena autonomia dai componenti: “La prima ‘Capitale italiana dell’Arte contemporanea’ con la sua candidatura offre al nostro Paese un progetto organico e solido, consegnando all’Italia di oggi un esemplare modello di intervento culturale, fondato su valori e azioni che riconoscono all’arte una funzione sociale e alla cultura lo statuto di bene comune. Per la sua capacità progettuale nel riattivare il suo straordinario patrimonio di opere, coniugando nel presente memoria e futuro, conservazione e valorizzazione, attenzione al locale e ambizione internazionale; per la sua capacità di coinvolgimento delle nuove generazioni e della cittadinanza tutta, interpellando il territorio più ampio sulla base di una comune consapevolezza civica, stringendo alleanze con istituzioni pubbliche e private, nazionali e transnazionali; per il fatto di essere Città pioniera di ciò che oggi definiamo rigenerazione urbana, e per la capacità di essere insieme una città-opera e una città da abitare: per il suo progetto, con il quale la città diventerà un grande laboratorio dove le pratiche e le energie dell’arte contemporanea saranno chiamate a condividere pensieri e soluzioni sui temi dello spazio pubblico, della comunità, del paesaggio, della sostenibilità e del capiente concetto di eredità. Per tutti questi motivi sopra esposti, riteniamo di poter individuare, quale città ‘Capitale italiana dell’arte contemporanea’ 2026 la città di Gibellina”.
“L’istituzione del titolo di ‘Capitale italiana dell’Arte contemporanea’ – ha dichiarato il Ministro Giuli – vuole rendere un nuovo, doveroso tributo alla creatività e al genio italiani, ed è la conferma dell’impegno fattivo del Governo per restituire all’Italia, alle sue città, ai suoi territori e ai suoi abitanti, la consapevolezza di essere l’Italia”.
SINTESI DEL PROGETTO VINCITORE
“Portami il Futuro”: Un progetto ambizioso che si sviluppa attraverso iniziative legate all’arte e alla creatività contemporanea, dalla progettazione culturale alla rigenerazione urbana, al restauro e soprattutto alla costruzione di una visione sul futuro che sappia tener conto della bellezza come valore condiviso e rigenerante.
LA PROCEDURA DI SELEZIONE DEL 2024
23 le città italiane che hanno presentato il dossier di candidatura alla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura. Ad ottobre sono stati resi noti i nomi delle cinque città finaliste, che la Giuria, presieduta da Patrizia Sandretto Re Rebaudengo e composta da Sofia Gnoli, Walter Guadagnini, Renata Cristina Mazzantini e Vincenzo Santoro, ha scelto dopo aver esaminato le candidature pervenute. Le singole delegazioni hanno successivamente presentato alla Giuria i progetti elaborati per ciascuna nel corso di audizioni pubbliche, che si sono svolte il 25 ottobre a Roma, nella Sala Spadolini del Ministero della Cultura.
IL TITOLO DI CAPITALE ITALIANA DELL’ARTE CONTEMPORANEA
La Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura ha lanciato il 15 aprile 2024 il bando per la designazione della prima “Capitale italiana dell’Arte contemporanea” per l’anno 2026. Il nuovo riconoscimento è istituito per incoraggiare e sostenere la capacità progettuale e attuativa delle città italiane nel campo della promozione e valorizzazione dell’arte contemporanea.
Paestum-Il Ministero della Cultura alla XXVI Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico
Paestum -Dal 31 ottobre al 3 novembre 2024, il Ministero della Cultura parteciperà alla XXVI Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico (BMTA), che si terrà a Capaccio Paestum al Next, Nuova Esposizione ex Tabacchificio. L’appuntamento, coordinato dal servizio VI Eventi – mostre e manifestazioni – dell’ex Segretariato generale del MiC, prevede un ricco programma di attività, tra cui 36 workshop condotti da esperti del dicastero, dedicati a ricerche, progetti e 14 laboratori interattivi.
Gli incontri, che si si svolgeranno nello stand istituzionale, rappresentano un’importante occasione di confronto e apprendimento, toccando temi fondamentali che spaziano dall’archeologia alla conservazione del patrimonio, fino all’innovazione tecnologica applicata alla cultura.
I temi principali includeranno:
1) Tutela del patrimonio: Incontri con esperti per discutere le migliori pratiche nella conservazione e protezione dei siti archeologici.
2) Nuove scoperte: Presentazione di recenti scavi e ricerche, che hanno portato alla luce importanti reperti e informazioni sulla civiltà locale.
3) Gestione sostenibile: Dibattiti su approcci integrati alla gestione dei siti archeologici, bilanciando conservazione ed esigenze turistiche.
4) Valorizzazione e fruizione: Workshop e laboratori per promuovere strategie innovative che rendano il patrimonio accessibile a un pubblico più vasto, garantendo un’esperienza educativa e coinvolgente.
Un focus speciale sarà dedicato al patrimonio culturale subacqueo e archeologico, in linea con le direttive ministeriali, nonché alle attività di monitoraggio dei Bronzi di Riace e Porticello. Saranno illustrate soluzioni progettuali innovative realizzate in diverse regioni italiane, come Lazio, Liguria e Puglia, grazie ai finanziamenti del PNRR, con particolare attenzione al miglioramento della conservazione e dell’accessibilità del patrimonio culturale.
Di particolare interesse saranno le presentazioni delle attività dei Musei e Parchi archeologici con autonomia speciale, recentemente istituiti, che offriranno alternative culturali significative al turismo di massa. Inoltre, sarà presentato il nuovo “Museo dei Bambini” del Parco Archeologico di Pompei, pensato per stimolare la curiosità per la cultura fin dalla giovane età, e la piattaforma digitale SmartLand@Pompei ideata per facilitare la divulgazione dell’offerta turistica nel territorio vesuviano.
Saranno esposti progetti legati ai siti UNESCO di Aquileia e dell’Appia Antica, promuovendo cultura, storia e dialogo interculturale. Si discuterà anche della gestione delle raccolte Art Bonus, per incentivare le donazioni destinate al restauro e alla valorizzazione del patrimonio culturale.
I visitatori avranno l’opportunità di partecipare a quattordici laboratori didattici interattivi (4 laboratori in replica), coinvolgendo adulti e bambini in attività pratiche, come la creazione di sagome ispirate al mito di Teseo e il Minotauro, oltre l’esplorazione dei motivi fitoformi nelle decorazioni architettoniche. Sarà anche possibile ammirare il digital twin della Tomba del Tuffatore attraverso la realtà aumentata.
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ORE 10:00 – 11:30
ORE 11:40 – 13:10
Gestione e valorizzazione | Nuove scoperte | Fruizione | Tutela
Le attività della Soprintendenza nazionale per il patrimonio culturale subacqueo A cura della Soprintendenza nazionale per il patrimonio culturale subacqueo (SN SUB) INTERVENGONO
Francesca Romana Paolillo, Soprintendente nazionale per il patrimonio culturale subacqueo Angelo Michele Raguso, Funzionario restauratore SN SUB Giovanna Bucci, Collaboratore esperto archeologo subacqueo SN SUB Francesco Marco Paolo Carrera, Funzionario archeologo SN SUB (sede operativa di Olbia) Vincenzo Ria, Funzionario archeologo SN SUB
Stefania Montanaro, Esperto archeologo Ales Spa SN SUB Annalisa Biffino, Funzionario archeologo SN SUB Roberto Rotondo, Funzionario archeologo SN SUB Simonetta Previtero, Funzionario architetto SN SUB
L’evento presenta una serie di interventi focalizzati sulla ricerca e valorizzazione del patrimonio culturale subacqueo e archeologico. Le recenti indagini costiere, in particolare nell’Adriatico Meridionale, hanno documentato materiali inediti, ampliando la comprensione del paesaggio marittimo antico. Si discute l’azione di supporto della Soprintendenza nazionale alle attività di tutela e valorizzazione del patrimonio archeologico subacqueo, in linea con le direttive ministeriali. Viene inoltre esplorato l’uso delle tecnologie digitali nella ricerca archeologica per migliorare la documentazione e la divulgazione dei dati. Si analizzano i ritrovamenti di reperti monetali in contesti tombali a Taranto, cercando di comprendere il loro significato simbolico. Altri interventi riguardano gli scavi e le attività di restauro lungo la via Appia nel territorio tarantino e la valorizzazione dell’architettura storica dei castelli di Taranto e Gallipoli, evidenziando l’importanza di preservare e valorizzare il patrimonio culturale in relazione al contesto marittimo e terrestre.
Gestione e valorizzazione
Fari per rotte inconsuete: i nuovi Musei e Parchi archeologici autonomi
A cura dei nuovi Musei e Parchi archeologici nazionali dotati di autonomia speciale: Musei archeologici nazionali di Venezia e della Laguna – Residenze reali sabaude – Musei nazionali di Ravenna – Museo archeologico nazionale di Firenze – Musei nazionali di Pisa – Parchi archeologici della Maremma – Musei archeologici nazionali di Chieti – Musei e Parchi archeologici di Praeneste e Gabii – Musei e Parchi archeologici di Melfi e Venosa
INTERVENGONO
Marianna Bressan, Direttrice Musei archeologici nazionali di Venezia e della Laguna Filippo Masino, Direttore Residenze reali sabaude Andrea Quintino Sardo, Direttore Musei nazionali di Ravenna Daniele Federico Maras, Direttore Museo archeologico nazionale di Firenze Massimo Dadà, Direttore Musei nazionali di Pisa
Leonardo Bochicchio, Direttore Parchi archeologici della Maremma Massimo Sericola, Direttore Musei archeologici nazionali di Chieti Martina Almonte, Direttrice Musei e Parchi archeologici di Praeneste e Gabii Tommaso Serafini, Direttore Musei e Parchi archeologici di Melfi e Venosa
Un viaggio attraverso l’Italia alla scoperta dei nuovi Musei e Parchi archeologici nazionali dotati di autonomia speciale, distribuiti sul territorio come fari su rotte meno battute dal turismo di massa e, per questo, promettenti in termini di offerta culturale alternativa.
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Gestione e valorizzazione | Nuove scoperte | Fruizione Il Parco archeologico di Cerveteri e Tarquinia: ricerca, fruizione,
valorizzazione, progetti
A cura del Parco archeologico di Cerveteri e Tarquinia (PACT)
INTERVENGONO
Vincenzo Bellelli, Direttore del Parco archeologico di Cerveteri e Tarquinia Maria Cristina Tomassetti, Funzionaria restauratrice e conservatrice PACT Alberto Villari, Funzionario archeologo PACT Patrizio Fileri, Funzionario archeologo PACT
Daniele Deidda, Afav PACT Carmelo Rizzo, Archeologo Ales Spa PACT
Saranno presentate le attività che il Parco svolge sin dal 2022, anno di istituzione, nella ricerca archeologica, nella conservazione del patrimonio e nell’ampliamento della fruizione e accessibilità.
Gestione e valorizzazione | Nuove scoperte Scavi, Ricerche e nuovi progetti di valorizzazione a Monte Sannace (Gioia del
Colle – BA)
A cura della Direzione regionale Musei nazionali Puglia (DRMN PUG)
in collaborazione con l’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro” (UNIBA)
INTERVENGONO
Savino Gallo, Funzionario archeologo DRMN PUG Paola Palmentola, Professore ricercatore UNIBA Matteo de Sio, Dottorando di ricerca UNIBA Gerardo Romano, Professore ricercatore UNIBA Grazia Dibenedetto, Dottoranda di ricerca Università di Foggia Federico Marinelli, Dottorando di ricerca Sapienza Università di Roma
Attraverso una serie di brevi interventi saranno esposti gli esiti delle campagne di scavo 2024 in corso di svolgimento all’interno del Parco di Monte Sannace. Inoltre, verranno presentati i primi risultati del programma di prospezioni geofisiche e il progetto in corso di realizzazione dell’area giochi “Archeoground”.
Gestione e valorizzazione
Canne della Battaglia: nuovi itinerari per esperienze accessibili
A cura dell’Antiquarium e Parco archeologico di Canne della Battaglia, Direzione regionale Musei nazionali Puglia (DRMN PUG)
INTERVENGONO
Ezia Torelli, Direttrice Antiquarium e Parco archeologico di Canne della Battaglia Martina Scarcelli, Archeologa, supporto alla progettazione dell’intervento PNRR 1.2 Marco Stigliano, Architetto, supporto alla progettazione dell’intervento PNRR 1.2
Parallelamente alla ripresa delle campagne di scavo sul Monte di Canne e nel comprensorio cannense tutto, sono in corso dal 2022 approfondimenti relativi ai molteplici argomenti ancora sul tappeto attraverso un complesso programma di indagini sul campo e metodologie tecnologiche applicate in archeologia negli ultimi anni. Gli organici risultati del piano coordinato di ricerche hanno condotto alla progettazione multidisciplinare dei diversi interventi volti al potenziamento della fruizione del Parco archeologico e delle collezioni museali.
ORE 13:30 – 14:40
ORE 14:50 – 15:30
ORE 15:40 – 16:20
G������ 31 ������� C������� S���� M�C
ORE 16:30 – 16:50
ORE 17:00 – 18:30
ORE 18:40 – 19:10
Gestione e valorizzazione
EducA. Un dipartimento educativo condiviso per il sito Unesco di Aquileia
A cura del Museo archeologico nazionale di Aquileia (MAN Aquileia) in collaborazione con Fondazione Aquileia
INTERVENGONO
Marta Novello, Direttrice Museo archeologico nazionale di Aquileia Elena Braidotti, Archeologa, servizi educativi MAN AQUILEIA Annalisa de Franzoni, Archeologa, servizi educativi MAN AQUILEIA Cristiano Tiussi, Direttore Fondazione Aquileia
A partire dall’anno scolastico 2024-2025, il sito Unesco di Aquileia propone alle scuole di ogni ordine e grado un ricco programma di visite guidate e laboratori tematici progettati da un dipartimento educativo condiviso tra tutti gli enti attivi nella valorizzazione del sito archeologico.
Le attività consentiranno ai ragazzi di percorrere itinerari di scoperta della città antica che toccheranno gli scavi archeologici, la basilica e i musei, talvolta incontrando archeologi, studenti e restauratori che nel corso dell’anno lavorano nei numerosi cantieri di scavo e nei due musei.
L’offerta formativa di EducA per l’a.s. 2024/2025 sarà incentrata sui temi della frontiera e del dialogo interculturale, inserendosi con coerenza nelle celebrazioni della Capitale Europea della Cultura 2025 – Gorizia e Nova Gorica.
Nuove scoperte
Il monastero medievale di Gianola nel sistema paesaggistico del Parco della Riviera di Ulisse. Primi esiti di un progetto di ricerca condiviso di scavo e restauro archeologico
A cura dell’Istituto Centrale per il Restauro (ICR) in collaborazione con Ente Parco della Riviera di Ulisse, Soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio per le province di Frosinone e Latina (SABAP FR LT), Università degli Studi “Suor Orsola Benincasa” di Napoli (UNISOBNA)
INTERVENGONO
Alessandro Betori, Soprintendente Archeologia belle arti e paesaggio per le province di Frosinone e Latina Luigi Oliva, Direttore Istituto Centrale per il Restauro Massimo Giovanchelli, Commissario straordinario Parco Regionale della Riviera di Ulisse Federico Marazzi, Professore di archeologia Cristiana e Medievale UNISOB NA
Cesare Crova, Funzionario architetto ICR
Le comunicazioni vertono sul progetto condotto a partire dal 2021 sull’area archeologica della c.d. villa di Mamurra, in località Gianola (Formia, LT), nell’ambito della quale sono emersi i resti di una chiesa medievale. Gli scavi, condotti dalla SABAP per le province di Frosinone e Latina, hanno evidenziato degli interessanti elementi di studio, quali strutture murarie, pavimentazioni e dipinti murali, riferibili a diverse fasi costruttive e/o decorative, oltre che la probabile appartenenza della chiesa a un monastero. Scopo della presentazione è quello di portare alla conoscenza della platea i primi risultati di queste scoperte, seguite da un intervento di messa in sicurezza e le prospettive di ricerca che ne potranno emergere grazie al coinvolgimento dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli e dell’ICR, per quanto di competenza di ciascun partecipante al progetto, oltre che del Parco Regionale della Riviera di Ulisse, ente proprietario del sito.
Gestione e valorizzazione
Interventi sui beni culturali in ambito urbano
A cura della Soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio per le province di Chieti e Pescara (SABAP CH PE)
INTERVENGONO
Anna Dionisio, Funzionario archeologo SABAP CH PE Emanuela Criber, Funzionario architetto SABAP CH PE Michele Scutti, Architetto Ales Spa DRMN ABR
L’intervento ha lo scopo di illustrare i risultati delle attività della Soprintendenza ABAP CH PE per il recupero e la valorizzazione di un’area importantissima dell’antica Teate Marrucinorum, quella dei cosiddetti “Tempietti”.
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Teseo e il Minotauro tra luci e ombre
A cura della Direzione regionale Musei nazionali Toscana (DRMN Toscana), Musei nazionali di Lucca CONDUCONO:
Luisa Berretti, Direttrice dei Musei nazionali di Lucca Valentina Borelli, Assistente museale dei Musei nazionali di Lucca Sara Cortopassi, Assistente museale dei Musei nazionali di Lucca Sara Della Bianchina, Assistente museale dei Musei nazionali di Lucca
Attraverso la simulazione di uno scavo, viene presentato un iconico reperto del Museo di Villa Guinigi: il cratere attico a figure rosse di Rio Ralletta. La realizzazione di sagome monocrome permetterà di raccontare il mito di Teseo e il Minotauro dando vita a un creativo teatrino delle ombre.
Età consigliata 7-10 anni
Foglie su pietra, fiori su carta – Motivi vegetali nell’abbazia di San Clemente a Casauri
A cura della Direzione regionale Musei nazionali Abruzzo (DRMN Abruzzo)
CONDUCONO:
Emanuele Cavallini, Direttore Abbazia di San Clemente a Casauria, DRMN Abruzzo Antonio D’Amico, Afav San Clemente a Casauria e membro Ufficio Servizi Educativi Marco Deleonibus, Afav San Clemente a Casauria e membro Ufficio Servizi Educativi Marina Maria Serena Nuovo, Responsabile Ufficio Servizi Educativi, DRMN Abruzzo
Laboratorio di tipo interattivo. Tramite immagini, si illustreranno ai partecipanti i vari motivi fitoformi presenti sulle decorazioni architettoniche, sul portale, sull’ambone e sul ciborio dell’Abbazia. Verranno poi mostrate foglie e fiori presenti nel giardino dell’abbazia e si chiederà di identificare le essenze usate nelle decorazioni. infine, attraverso origami e decoupage, si realizzerà un fiore da portare a casa.
Età consigliata 8-9 anni
Le decorazioni dei templi etruschi. Sperimentiamo insieme l’uso delle matrici architettoniche
A cura del Museo nazionale etrusco di Villa Giulia (ETRU) CONDUCONO
Si andrà alla scoperta di come erano costruiti i templi etruschi e le loro ricche e colorate decorazioni in terracotta. Gli studenti saranno introdotti alla conoscenza dei templi etruschi, partendo dalle tecniche di costruzione fino ai riti che lì si svolgevano, con l’ausilio di un breve powerpoint per parlare del mondo religioso etrusco, che volendo potranno poi confrontare direttamente con i templi greci dell’area archeologica di Paestum. Usando poi le matrici, plasmeranno con le loro stesse mani le decorazioni dei templi etruschi.
Età consigliata per tutti
ORE 9:30 – 10:45
ORE 11:00 – 12:00
ORE 12:00 – 13:00
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ORE 14:00 – 15:00
ORE 15:30 – 16:30
ORE 17:00 – 18:00
Scriviamo in etrusco
A cura del Museo nazionale etrusco di Villa Giulia (ETRU) CONDUCONO
Basta scegliere un alfabeto per poter scrivere? Cosa scrivevano gli Etruschi? Il laboratorio prende spunto dalla scrittura etrusca per riflettere, in modo semplice e interattivo, sul rapporto fra lingua parlata e lingua scritta e sulla differenza fra leggere e comprendere.
Età consigliata per tutti
Il gioco è una cosa seria! Anche per i bambini del mondo antico
Laboratorio di tipo interattivo. Come si giocava nell’antichità e quali erano i passatempi preferiti? A cosa si giocava in casa, negli spazi aperti, nei luoghi pubblici e persino agli angoli delle strade? L’attività prende spunto dalla mostra temporanea “Lancia il dado! Giochi da tavolo tra archeologia e territorio al Museo Archeologico dell’Agro Falisco” in corso presso il Forte Sangallo a Civita Castellana a cura della DRMN Lazio e Sapienza Università di Roma, che racconta al pubblico le parti di giochi rinvenute nei contesti funerari falisci e presenta gli studi e la genesi dei giochi da tavolo. In questo laboratorio sarà, dunque, possibile conoscere alcuni dei giochi e dei passatempi che gli antichi amavano fare nell’arco della giornata, impararne le regole e mettersi alla prova. Sarà un viaggio alla scoperta delle innumerevoli varietà di giochi diffusi sia fra i piccoli che fra gli adulti e partiremo dalle testimonianze archeologiche per poi riprodurre i giochi da tavolo più amati. Alla fine, tutti i partecipanti potranno sfidarsi e cimentarsi nei giochi alla maniera degli antichi.
Età consigliata per tutti
Tocchiamo l’Arte
A cura del Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria (MArRC)
CONDUCONO
Maria Cantone, Esperta in progettazione e gestione eventi e percorsi culturali Francesca Merz, Responsabile Coop. Mare Laboratorio di innovazione sociale Gabriella Vigoroso, Pedagogista ed Educatore socio-pedagogico Alessandra Trunfio, Specializzata in Servizio Sociale e Bisogni Educativi Speciali
L’arte si tocca, questo è il concetto che il laboratorio tattile ci vuole insegnare. Il MArRC invita a conoscere il patrimonio del museo tramite il senso del tatto ed è rivolto a tutti coloro che abbiano la curiosità di voler esplorare e conoscere il patrimonio archeologico tramite i sensi.
Età consigliata per tutti
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Gestione e valorizzazione
Art Bonus per la protezione e valorizzazione del patrimonio archeologico
A cura di Arte Lavoro e Servizi Spa (ALES)
INTERVENGONO
Francesca Russo, Responsabile operativa Ufficio Art Bonus ALES Lucia Steri, Responsabile comunicazione Ufficio Art Bonus ALES
Istruzioni per la gestione di raccolte Art Bonus e buone pratiche per incentivare le donazioni a favore dei progetti di restauro e valorizzazione del patrimonio di musei e siti archeologici.
Gestione e valorizzazione | Fruizione Archeologia accessibile nel Lazio. I progetti della Direzione regionale Musei
nazionali Lazio nel contesto dell’investimento PNRR 1.2
A cura della Direzione regionale Musei nazionali Lazio (DRMN LAZ) INTERVENGONO
Elisabetta Scungio, Direttore regionale Musei nazionali Lazio La Direzione regionale Musei nazionali Lazio e l’attuazione dell’investimento 1.2 del PNRR
Sara De Angelis, Funzionario archeologo DRMN LAZ Il tema dell’inclusione negli edifici storici: i musei archeologici del Viterbese.
Cristiana Ruggini, Funzionario archeologo DRMN LAZ Il tema dell’inclusione nelle aree archeologiche del Lazio meridionale: il caso studio della Villa di
Tiberio a Sperlonga (LT).
Lara Anniboletti, Funzionario archeologo DRMN LAZ Investimento PNRR 1.2 per una più ampia partecipazione alla cultura. Il progetto di accessibilità
cognitiva al Museo archeologico nazionale di Civitavecchia
Daniela De Angelis, Funzionario archeologo DRMN LAZ Restituire alla fruizione il passato con le nuove tecnologie. Il progetto PNRR 1.2 del Museo delle Navi
Romane di Nemi
Alessandra Gobbi, Funzionario archeologo DRMN LAZ Toccare, ascoltare, traguardare: i popoli italici nel nuovo Museo archeologico di Veroli
L’analisi della varietà dei luoghi della cultura del Lazio sarà occasione per illustrare le diverse problematiche nell’implementazione dell’accessibilità fisica e cognitiva, presentando alcune delle soluzioni progettuali messe in atto grazie ai finanziamenti dell’investimento 1.2 del PNRR.
ORE 10:00 – 10:30
ORE 10:40 – 12:10
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ORE 12:20 – 12:50
ORE 13:00 – 13:20
ORE 13:30 – 14:00
Gestione e valorizzazione | Fruizione A cura del Parco archeologico di Pompei (PA POMPEI) in collaborazione con Consorzio Aion, Gruppo Le
Pleadi
INTERVENGONO
Gabriel Zuchtriegel, Direttore del Parco archeologico di Pompei Silvia Martina Bertesago, Funzionario archeologo PA POMPEI Giovanni Petrone, Responsabile Pompeii Children’s Museum e rappresentante Consorzio Aion Alessio Scaboro, Presidente Gruppo Pleiadi
La presentazione ha ad oggetto il nuovo progetto didattico del Parco archeologico di Pompei, che mira a realizzare un’area specificamente dedicata alla didattica e ai più piccoli. Un “Museo dei bambini”, secondo i principi della moderna museologia e in linea con la definizione di museo proposta dall’International Council of Museum (ICOM), è uno spazio educativo, culturale e interattivo che offre esperienze di apprendimento basate su un approccio ludico e partecipativo. Nel contesto di un “Museo dei Bambini”, questo progetto si realizza in modo specifico adattando i contenuti storici e culturali alle necessità cognitive e ludiche dei più giovani, facendo leva sul gioco come strumento di apprendimento.
Gestione e valorizzazione
I Musei nazionali di Matera: accessibilità e partecipazione per la fruizione del patrimonio archeologico del Museo Ridola
A cura dei Musei nazionali di Matera (MN MT) INTERVIENE Annamaria Mauro, Direttore dei Musei nazionali di Matera
Il nuovo allestimento del Museo Ridola, mediante l’applicazione delle più moderne tecnologie, si pone l’obiettivo di attuare nuove forme di valorizzazione e comunicazione del patrimonio archeologico, declinante sulla base delle esigenze dei differenti target. Oltre a creare ambienti privi di barriere architettoniche, creando una situazione di sicurezza e autonomia e un “confort ambientale”, i percorsi di visita saranno dotati di soluzioni multimediali capaci di aumentare il grado di interazione dell’utente con le esposizioni.
Gestione e valorizzazione
Da Augusto a Tiberio. Il Museo archeologico di Capri
A cura della Direzione regionale Musei nazionali Campania (DRMN CAM), Certosa di San Giacomo in collaborazione con Università di Napoli Federico II (UNINA)
Presentazione del nuovo Museo archeologico di Capri, del suo percorso scientifico e delle nuove attività avviate.
Il progetto Pompeii Children’s Museum
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Nuove scoperte | Fruizione
La Floridiana prima della Floridiana. Nuove indagini archeologiche sul quartiere Vomero in età Romana
A cura della Direzione regionale Musei nazionali Campania (DRMN CAM), Villa Floridiana in collaborazione con Università di Napoli “L’Orientale” (UNIOR) e con Università degli Studi del Molise (UNIMOL)
INTERVENGONO
Luana Toniolo, Dirigente delegato Direzione regionale Musei nazionali Campania Ilenia Gradante, Funzionario responsabile Museo Duca di Martina in Villa Floridiana DRMN CAM Riccardo Berriola, Archeologo, Museo Duca di Martina in Villa Floridiana DRMN CAM Gianluca Soricelli, Professore associato di archeologia UNIMOL Angela Bosco, Ricercatore di topografia antica UNIOR Rosario Valentini, Archeologo rilevatore, Centro Interdipartimentale di Servizi di Archeologia UNIOR
Presentazione dei risultati preliminari delle recenti indagini archeologiche condotte nel sito di Villa Floridiana e del tour virtuale realizzato per l’esplorazione degli ambienti non accessibili al pubblico.
Nuove scoperte | Fruizione
Nuovi studi e rilievi per la valorizzazione e fruizione virtuale della Crypta Neapolitana e della cd. Tomba di Virgilio
A cura della Direzione regionale Musei nazionali Campania (DRMN CAM), Parco e Tomba di Virgilio in collaborazione con Università di Napoli “L’Orientale” (UNIOR)
INTERVENGONO
Luana Toniolo, Dirigente delegato Direzione regionale Musei nazionali Campania Ilenia Gradante, Direttore Parco e Tomba di Virgilio Marco Giglio, Ricercatore di archeologia classica UNIOR Ilaria Di Tano, Dottoranda in archeologia classica UNIOR
Chiara Mattei, Dottoranda in archeologia classica UNIOR Mauro Palumbo, Speleologo, rappresentante legale della CLIC Soc. Coop.
Presentazione dei risultati preliminari delle recenti indagini e rilievi condotti nel sito del Parco e Tomba di Virgilio.
Gestione e valorizzazione
”Via Appia. La strada che ci ha insegnato a viaggiare”. Da Roma a Brindisi, un racconto per immagini e parole per celebrare la Regina Viarum
A cura del Parco archeologico dell’Appia Antica (PAAA) INTERVENGONO
Simone Quilici, Direttore del Parco archeologico dell’Appia Antica Lorenza Campanella, Funzionario per la promozione e comunicazione PAAA Andrea Frazzetta, Fotografo
Nell’intervento sarà illustrato il progetto di valorizzazione delle straordinarie immagini realizzate da Andrea Frazzetta nel suo viaggio da Roma a Brindisi per National Geographic proposto dal Parco dell’Appia Antica per celebrare l’ingresso della via Appia nella Lista del Patrimonio Mondiale UNESCO. Dalla realizzazione di una camera immersiva nel sito di Capo di Bove, con una proiezione e un racconto in cuffia che accompagnano lo spettatore lungo un percorso unico al mondo, alla recentissima pubblicazione di un prezioso volume dal particolare formato “a leporello” che presenta una selezione in sequenza di scavi di Andrea Frazzetta accompagnate da testi di specialisti del Parco archeologico.
ORE 14:10 – 14:40
ORE 14:50 – 15:20
ORE 15:30 – 16:00
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ORE 16:10 – 17:00
ORE 17:10 – 18:10
ORE 18:20 – 18:50
Fruizione
Il recupero del patrimonio e l’ampliamento della fruizione attraverso i fondi PNC/PNRR “Urbs: dalla città alla campagna romana” nel Parco archeologico dell’Appia Antica. Il caso dell’Antiquarium di Lucrezia Romana
A cura del Parco archeologico dell’Appia Antica (PAAA) INTERVENGONO
L’intervento si propone di presentare le numerose attività in corso per la tutela, la conservazione e la valorizzazione dei siti del Parco archeologico dell’Appia Antica nell’ambito dei finanziamenti PNC/ PNRR. I procedimenti riguardano, infatti, siti e monumenti collocati sia lungo l’asse della Via Appia che della Via Latina. Un approfondimento specifico sarà dedicato all’Antiquarium di Lucrezia Romana.
Gestione e valorizzazione
Paestum romana: nuove proposte di valorizzazione
A cura dei Parchi archeologici di Paestum e Velia (PA PAEVE) INTERVENGONO
Tiziana D’Angelo, Direttore dei Parchi archeologici di Paestum e Velia Maria Boffa, Funzionario archeologo PA PAEVE Giovanna Manzo, Funzionario restauratore PA PAEVE Teresa Marino, Funzionario archeologo PA PAEVE
Elena Russo, Funzionario archeologo SABAP SA AV Rosaria Sirleto, Archeologo Ales Spa PA PAEVE Ornella Silvetti, Architetto Ales Spa PA PAEVE
L’incontro si propone di raccontare il rinnovato modo di comunicare la storia e l’archeologia di Paestum in età romana, in particolare all’indomani del recentissimo riallestimento del Museo archeologico nazionale di Paestum.
Tutela
Check-up Bronzi 2024 A cura del Museo archeologico nazionale Reggio Calabria (MArRC) in collaborazione con Istituto
Centrale per il Restauro (ICR) e Università di Genova (UNIGE) INTERVENGONO
Fabrizio Sudano, Direttore Museo archeologico nazionale Reggio Calabria Daniela Costanzo, Funzionario archeologo MArRC Barbara Fazzari, Funzionario restauratore MArRC Luigi Oliva, Direttore Istituto Centrale per il Restauro
Il progetto Check-up Bronzi, nato dalla collaborazione tra il Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria, l’Istituto Centrale per il Restauro (ICR) e l’Università di Genova, ha permesso l’avvio di una campagna di controllo delle condizioni conservative dei Bronzi di Riace e di Porticello. Si tratta di un progetto di “conservazione preventiva” che servirà a pianificare tutte le azioni volte alla prevenzione dei fenomeni di degrado e alla programmazione di interventi di manutenzione necessari a garantire la corretta conservazione delle opere, attraverso l’esame interno ed esterno e il controllo delle condizioni micro-ambientali. Saranno esposte le attività di verifica/monitoraggio, le indagini diagnostiche svolte finora e la fruttuosa collaborazione con gli enti coinvolti nel progetto.
Fruizione | Tutela Il MArRC verso l’accessibilità 2.0: nuove iniziative per avvicinare i pubblici
alle collezioni
A cura del Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria in collaborazione con Living camera srl, Cooperativa sociale Mare Laboratorio di innovazione sociale
INTERVENGONO
Fabrizio Sudano, Direttore Museo archeologico nazionale Reggio Calabria Claudia Ventura, Funzionario architetto MArRC Maria Raneri, Funzionario archeologo MArRC Gabriele Morabito, Living Camera srl
Maria Furfaro, Living Camera srl Francesca Merz, Responsabile Cooperativa sociale Mare Laboratorio di innovazione sociale Gabriella Vigoroso, Pedagogista ed Educatore socio-pedagogico in libera professione
Presentazione dei risultati delle attività realizzate nel 2024 al MArRC connesse dal tema dell’accessibilità alla cultura come nuovo paradigma per la fruizione e valorizzazione del patrimonio culturale. Illustrazione del Progetto FARM – Formazione Augmented Reality e Museo, in collaborazione con Living Camera, per la fruizione in realtà aumentata delle opere esposte e del progetto Didattica al MArRC!, in collaborazione con la Coop. Mare Laboratorio di innovazione sociale, per la fruizione inclusiva e rivolto alle categorie svantaggiate.
ORE 18:50 – 19:20
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ORE 10:00 – 11:00
ORE 11:30 – 13:30
ORE 13:40 – 15:40
ORE 16:00 – 18:00
Tocchiamo l’Arte
A cura del Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria (MArRC)
CONDUCONO
Maria Cantone, Esperta in progettazione, gestione eventi e percorsi culturali Francesca Merz, Responsabile Coop. Mare Laboratorio di innovazione sociale Gabriella Vigoroso, Pedagogista ed Educatore socio-pedagogico Alessandra Trunfio, Specializzata in Servizio Sociale e Bisogni Educativi Speciali
L’arte si tocca, questo è il concetto che il laboratorio tattile ci vuole insegnare. Il MArRC invita a conoscere il patrimonio del museo tramite il senso del tatto ed è rivolto a tutti coloro che abbiano la curiosità di voler esplorare e conoscere il patrimonio archeologico tramite i sensi.
Età consigliata per tutti
L’esplorazione virtuale della Tomba del Tuffatore
A cura dei Parchi archeologici di Paestum e Velia (PA PAEVE) CONDUCONO
Tiziana D’Angelo, Direttore dei Parchi archeologici di Paestum e Velia PA PAEVE Sara Battaglia, Archeologa e digitalizzatrice di Memooria Vincenzo Marsico, Direttore commerciale di Haltadefinizione
L’iniziativa propone una modalità di accesso e fruizione virtuale sperimentale e assolutamente innovativa della Tomba del Tuffatore presso lo stand del Ministero della Cultura, i visitatori avranno la possibilità di ammirare ed esplorare per la prima volta il digital twin della Tomba grazie alle tecnologie di realtà aumentata, come Apple Vision Pro. L’esperienza immersiva offre una visione senza precedenti del reperto, valorizzandone ogni dettaglio. Età consigliata per tutti
La storia in 3D. ricostruzione di Porta Rosa in 3D
A cura dei Parchi archeologici di Paestum e Velia (PA PAEVE) in collaborazione con Effetto Rete Cooperativa Sociale Laboratorio didattico di prototipazione attraverso l’utilizzo della penna3D. Il laboratorio si sviluppa in 2 ore durante le quali si imparerà il funzionamento della stampa 3D. E’ un laboratorio didattico che unisce arte, scienza e tecnologia in un’unica attività, per la realizzazione della scala di Porta Rosa, individuando gli elementi architettonici più importanti.
Età consigliata per tutti
La metallurgia nell’antichità. Le tecniche di decorazione a sbalzo
A cura della Direzione regionale Musei nazionali Lazio (DRMN LAZIO) CONDUCONO
Daniela De Angelis, Direttrice del Museo delle Navi Romane di Nemi
Ettore Pizzuti, Archeotecnologo
Il laboratorio è destinato a ragazzi e adulti alla scoperta della toreutica antica, utilizzata per la realizzazione di oggetti d’uso e ornamenti personali. I partecipanti potranno sperimentare le tecniche utilizzate nell’antichità e ricreare degli oggetti con decori a sbalzo su modelli antichi, impiegando materiali forniti dall’Amministrazione. È possibile proporre anche un piccolo tavolo espositivo con materiali legati alla toreutica e repliche di reperti antichi in bronzo e rame.
Età consigliata per tutti
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Gestione e valorizzazione | Fruizione Lungo la Rotta di Enea. Il Parco archeologico dei Campi Flegrei incontra il
Parco di Butrinto (Albania)
A cura del Parco archeologico dei Campi Flegrei (PA FLEG) in collaborazione con Associazione Rotta di Enea e Parco nazionale di Butrinto (Albania)
INTERVENGONO
Fabio Pagano, Direttore del Parco archeologico dei Campi Flegrei S. E. Anila Bitri Lani, Ambasciatrice della Repubblica d’Albania Giovanni Cafiero, Presidente dell’Associazione Rotta di Enea
L’intervento intende presentare il Protocollo d’Intesa esistente tra il Parco nazionale di Butrinto in Albania, il Parco archeologico dei Campi Flegrei e l’Associazione Rotta di Enea nell’ambito del progetto dell’itinerario culturale Rotta di Enea, approvato dal Consiglio Europeo nel 2021, che coinvolge numerosi siti del Mediterraneo al fine di creare una rete che ripercorra, con strumenti materiali e immateriali, il racconto virgiliano del viaggio di Enea.
Nuove scoperte
Aspromonte, nuovi ritrovamenti lungo antiche mura romane. Una trappola per Spartaco?
A cura della Soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Reggio Calabria e la provincia di Vibo Valentia (SABAP RC VV) in collaborazione con Parco nazionale dell’Aspromonte
INTERVENGONO
Maria Mallemace, Soprintendente ad interim Archeologia belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Reggio Calabria e la provincia di Vibo Valentia
Andrea Maria Gennaro, Funzionario archeologo SABAP RC VV Michele Mazza, Funzionario archeologo SABAP RC VV Marco Stefano Scaravilli, Funzionario archeologo SABAP RC VV Antonio Scrivo, Funzionario geologo SABAP RC VV
Un articolato programma di ricerche condotto dalla Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Reggio Calabria e la provincia di Vibo Valentia, in collaborazione con il Parco nazionale dell’Aspromonte, ha consentito la “riscoperta” di una struttura muraria che attraversa per quasi 3 chilometri i boschi del Dossone della Melia, superando ripidi dislivelli, un pianoro e, nel tratto conclusivo, anche un torrente. Il rinvenimento di armi romane, databili con certezza all’epoca tardo-repubblicana, rende plausibile l’identificazione della struttura con il muro realizzato dal console Licinio Crasso nel 72 a.C. per intrappolare i ribelli guidati da Spartaco e per impedire loro l’accesso a ogni rifornimento. Saranno presentati per la prima volta, dopo l’annuncio dato dallo stesso Direttore Generale ABAP nel luglio 2024, i risultati delle prime fruttuosissime campagne d’indagini condotte dalla Soprintendenza in luoghi così affascinanti come i boschi dell’Aspromonte.
ORE 10:00 – 10:40
ORE 10:50 – 11:50
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ORE 12:00 – 12:40
ORE 12:50 – 13:20
Tutela
La nuova campagna di scavo a Strongoli (KR): un Parco archeologico urbano per riqualificare aree degradate
A cura della Soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio per le province di Catanzaro e Crotone (SABAP CZ KR)
INTERVENGONO
Stefania Argenti, Soprintendente Archeologia belle arti e paesaggio per le province di Catanzaro e Crotone Alfredo Ruga, Funzionario archeologo SABAP CZ KR Vittoria Falbo, Funzionario archeologa SABAP CZ KR Marcello Gelone, Funzionario archeologo SABAP CZ KR
La nuova campagna di scavi avviata a Strongoli (KR) non è solo un’iniziativa di ricerca archeologica, ma rappresenta un autentico motore di cambiamento per l’intera comunità, in grado di iniettare una vera e propria energia propulsiva nel tessuto sociale e culturale della città. Al centro del progetto vi è l’ambizione di trasformare i risultati delle campagne di scavo in catalizzatori di una rinascita urbana e culturale, rendendo il futuro museo archeologico un polo di attrazione dinamico e vitale per la cittadinanza e i visitatori.
Questo approccio multidimensionale, che lega la scoperta archeologica alla riqualificazione urbana, è volto a generare una forza rigenerativa che riscriva il destino di un territorio spesso afflitto da fenomeni di degrado e illegalità. L’archeologia, tradizionalmente vista come una disciplina legata al passato, qui si fa protagonista di un processo di risveglio identitario e di rilancio sociale, contribuendo attivamente alla riconquista degli spazi pubblici.
Nuove scoperte
A cura della Soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini (SABAP RA) in collaborazione con Comando dei Vigili del Fuoco di Forlì-Cesena
INTERVENGONO
Federica Gonzato, Soprintendente Archeologia belle arti e paesaggio per le province di Ravenna, Forlì- Cesena e Rimini Gianfranco Tripi, Comandante provinciale dei Vigili del Fuoco di Forlì-Cesena Romina Pirraglia, Funzionaria archeologa SABAP RA
L’intervento vuole restituire il complesso di azioni intraprese a partire dal rinvenimento a Sarsina dei resti archeologici di un tempio di età romana, che hanno comportato il coinvolgimento della DG Abap, dell’ICA e dei Vigili del Fuoco per una prima urgente messa in sicurezza. Tali attività sono state necessarie per potere procedere con lo scavo integrale del sito attualmente in corso, da destinare alla pubblica fruizione tramite un apposito progetto di valorizzazione.
La scoperta del tempio romano di Sarsina (FC) tra sinergie e criticità
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Nuove scoperte | Fruizione
Lio Piccolo e la Villa romana del Sale. Un progetto di scavo, tutela e turismo
sostenibile nella Laguna di Venezia
A cura della Soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio per il comune di Venezia e Laguna (SABAP VE LAG) in collaborazione con Università Ca’ Foscari di Venezia e Comune di Cavallino Treporti
INTERVENGONO
Sara Bini, Funzionario archeologo SABAP VE LAG Alberto Ballarin, Assessore alla Cultura e tradizioni locali-Turismo e Progetto strategico Lio Piccolo del Comune di Cavallino Treporti Diego Calaon, Professore associato Università Ca’ Foscari di Venezia Daniela Cottica, Professore associato Università Ca’ Foscari di Venezia Jacopo Paiano, Specializzando in archeologia Università Ca’ Foscari di Venezia Martina Bergamo, Dottoranda in archeologia Università Ca’ Foscari di Venezia
Un esempio di archeologia sostenibile e di comunità, oltre che di ricerche e di tutela, che ha permesso di far conoscere la storia della Laguna Nord sia al mondo scientifico ma anche alle comunità locali.
Nuove scoperte
Lo scavo della chiesa di San Geminiano in Piazza San Marco. Le ultime indagini archeologiche su Venezia altomedievale
A cura della Soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio per il comune di Venezia e Laguna (SABAP VE LAG)
INTERVIENE
Sara Bini, Funzionario archeologo SABAP VE LAG
Sintesi sulle ultime indagini archeologiche che dal 2021 interessano Piazza S. Marco, in particolare quelle che hanno permesso di rilevare i resti della chiesa di S. Geminiano, esistente nella Piazza fin dai primi secoli dell’alto-medioevo.
Fruizione | Tutela
ETRURIA FUTURA. I progetti CAPUT MUNDI NEXT GENERATION EU-PNRR della Soprintendenza per la provincia di Viterbo e per l’Etruria meridionale
A cura della Soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio per la provincia di Viterbo e per l’Etruria meridionale (SABAP VT EM)
INTERVENGONO
Barbara Barbaro, Funzionario archeologo SABAP VT EM Simona Carosi, Funzionario archeologo SABAP VT EM Biancalisa Corradini, Funzionario archeologo SABAP VT EM Gloria Galanti, Funzionario architetto SABAP VT EM Carlotta Schwarz, Funzionario archeologo SABAP VT EM Yuri Strozzieri, Funzionario architetto SABAP VT EM Giuseppe Borzillo, Funzionario architetto SABAP VT EM Rossella Zaccagnini, Funzionario archeologo SABAP VT EM Daniele Federico Maras, Direttore Museo nazionale archeologico di Firenze Gianpaolo Colucci, Archeologo – istruttore Albatros progetto Paolo Pinto Scuba Blind International Disable Dive School
La Soprintendenza è soggetta attuatrice per la realizzazione dell’investimento 4.3. Caput Mundi – Next Generation EU per grandi eventi turistici, M1C3-35, Percorsi Giubilari 2025 per un totale di 26 interventi, nell’ambito di un accordo tra Ministero della Cultura e Ministero del Turismo. I progetti si distinguono per innovazione, inclusività, apporto conoscitivo.
ORE 13:30 – 14:30
ORE 14:40 – 15:00
ORE 15:10 – 16:40
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ORE 16:50 – 17:20
ORE 17:30 – 18:00
ORE 18:10 – 19:00
ORE 19:10 – 19:30
Nuove scoperte | Fruizione Il Parco archeologico nazionale di Locri Epizefiri: per una nuova visione del futuro
A cura della Direzione regionale Musei nazionali Calabria (DRMN CAL) INTERVENGONO
Filippo Demma, Direttore regionale Musei nazionali Calabria Elena Trunfio, Direttrice del Museo e Parco archeologico nazionale di Locri Epizefiri
Il progetto del “nuovo” Parco, costruito con la comunità locale e scientifica e con gli ordini professionali, attraverso gli strumenti della progettazione architettonica di paesaggio vuole creare un contesto favorevole per vivere il parco, aprendosi dunque alle contemporaneità, ad una nuova percezione paesaggistica del camminare, del comunicare la storia e del fruire il sito.
Gestione e valorizzazione
Il ruolo del Museo nella progettazione e realizzazione di eventi: il caso del Festival Trame
A cura della Direzione regionale Musei nazionali Calabria (DRMN CAL) – Museo archeologico Lametino (MAL) INTERVENGONO
Simona Bruni, Direttrice del Museo archeologico Lametino Stefania Mancuso, Professore archeologia classica e didattica del Parco e del Museo UNICAL
Alla gestione del patrimonio museale, contenitore di potenziali storico/culturali, si lega la ricaduta delle attività, come il “Festival Trame” che possono innescare meccanismi di buone pratiche ma soprattutto di interazioni culturali attraverso lo strumento della comunicazione/narrazione basato su un’idea di condivisione e di coinvolgimento dell’utenza e del suo contesto territoriale.
Nuove scoperte | Tutela I recenti ritrovamenti di Punta dell’Aspide (Nardò, LE) nel quadro degli
insediamenti costieri salentini nell’Età del Bronzo
A cura della Soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio per le province di Brindisi e Lecce (SABAP BR LE)
INTERVENGONO
Francesca Riccio, Soprintendente Archeologia belle arti e paesaggio per le province di Brindisi e Lecce Antonio Zunno, Funzionario architetto SABAP BR LE Serena Strafella, Funzionario archeologo SABAP BR LE Ida Tiberi, Collaboratore archeologo SABAP BR LE
Luigi Coluccia, Archeologo libero professionista
L’intervento è finalizzato alla condivisione dei dati scaturiti dalle prime indagini sistematiche condotte su un insediamento databile alla media età del Bronzo, collocato in un contesto paesaggistico che straordinariamente conserva evidenze di altri insediamenti coevi, collocati lungo la linea di costa, in reciproca interrelazione.
Gestione e valorizzazione
Verso il nuovo Museo Nazionale Romano. Urbs, dalla città alla campagna romana
A cura del Museo Nazionale Romano (MNR) INTERVIENE Stéphane Verger, Direttore del Museo Nazionale Romano
Il progetto “URBS. Dalla città alla campagna romana” coinvolge le quattro sedi del Museo Nazionale Romano in un insieme di restauri e riallestimenti per restituire un nuovo racconto della storia di Roma dalle origini all’epoca contemporanea, anche attraverso le nuove scoperte archeologiche e percorsi innovativi e inclusivi.
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La metallurgia nell’antichità. Le tecniche di decorazione a sbalzo
A cura della Direzione regionale Musei nazionali Lazio (DRMN LAZIO) CONDUCONO
Daniela De Angelis, Direttrice del Museo delle Navi Romane di Nemi Ettore Pizzuti, Archeotecnologo
Il laboratorio è destinato a ragazzi e adulti alla scoperta della toreutica antica, utilizzata per la realizzazione di oggetti d’uso e ornamenti personali. I partecipanti potranno sperimentare le tecniche utilizzate nell’antichità e ricreare degli oggetti con decori a sbalzo su modelli antichi, impiegando materiali forniti dall’Amministrazione. È possibile proporre anche un piccolo tavolo espositivo con materiali legati alla toreutica e repliche di reperti antichi in bronzo e rame.
Età consigliata per tutti
Geometrie a regola d’arte
A cura del Parco archeologico di Pompei (PA POMPEI)
CONDUCONO
Maria Grazia Viscido Valentina Landi Virginia Caiazza
La tassellazione è uno dei metodi con i quali si può ricoprire un piano per mezzo di figure che vengono traslate, ruotate, riflesse ripetutamente senza sovrapporsi. Ma questa tecnica a Pompei era già nota, infatti ci sono numerosi mosaici ritrovati nelle case, con tessere bianche e nere con motivi a labirinto e a scacchiera. i partecipanti saranno coinvolti nella complessa opera della tassellazione, un’attività che unisce arte e matematica in modo emozionante e creativo, per creare un motivo geometrico nuovo da portare a casa come ricordo di questa giornata di gioco e apprendimento.
Età consigliata per tutti
L’esplorazione virtuale della Tomba del Tuffatore
A cura dei Parchi archeologici di Paestum e Velia (PA PAEVE) CONDUCONO
Sara Battaglia, Archeologa e digitalizzatrice di Memooria Vincenzo Marsico, Direttore commerciale di Haltadefinizione
L’iniziativa propone una modalità di accesso e fruizione virtuale sperimentale e assolutamente innovativa della Tomba del Tuffatore presso lo stand del Ministero della Cultura, i visitatori avranno la possibilità di ammirare ed esplorare per la prima volta il digital twin della Tomba grazie alle tecnologie di realtà aumentata, come Apple Vision Pro. L’esperienza immersiva offre una visione senza precedenti del reperto, valorizzandone ogni dettaglio.
Età consigliata per tutti
ORE 10:00 – 11:30
ORE 11:45 – 13:00
ORE 15:00 – 18:00
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ORE 10:00 – 11:00
ORE 11:10 – 11:30
Archeologia e pubblico: nuovi modi per raccontare il passato
A cura della Direzione regionale Musei nazionali Liguria (DRMN LIG), Musei nazionali di Genova in collaborazione con Università degli Studi di Genova (UNIGE), Dipartimento di Informatica Bioingegneria Robotica e Ingegneria dei Sistemi DIBRIS
INTERVENGONO
Alessandra Guerrini, Direttore Musei nazionali di Genova Valentina Fiore, Funzionario storico dell’arte DRMN LIG Manuela Serando, Content specialist e cultural project manager, Ett Solutions Spa Antonella Traverso, Funzionario archeologo DRMN LIG Gianni Vercelli, Professore Università degli Studi di Genova UNIGE
Verranno qui presentati due dei progetti finanziati nell’ambito del PNRR Mis. 1. Investimento 1.2 Rimozione delle barriere fisiche e cognitive in musei realizzati dalla DRMN Liguria grazie anche a collaborazioni con DIBRIS – UniGe ed ETT Genova. Si tratta di due applicazioni, che hanno l’obiettivo di facilitare l’accesso al tema archeologico sia sul piano dell’accessibilità fisica (visita ai siti anche in condizioni di percorso difficili) sia su quello dell’accessibilità cognitiva (temi complessi quali la preistoria più antica o il tema di siti archeologici pluristratificati e plurifunzionali). Sono quindi state realizzate due applicazioni: ai Balzi Rossi è stato realizzato un modello 3D esportato in un ambiente di sviluppo per realtà virtuale, utilizzando Unreal Engine per costruire un’esperienza di realtà virtuale coinvolgente e interattiva; all’area archeologica di Nervia invece sono state realizzate diverse tipologie di postazioni multimediali (postazione talking Avatar, modellino 3D Sense, teche multimediali interattive), che sfruttano le potenzialità educative dei talking avatar, realizzati attraverso l’integrazione tra diverse piattaforme AI, grafica computerizzata e storytelling, in grado di comunicare contenuti didattici e divulgativi. Inoltre la nuova tecnologia Sense applicata a un modellino 3D delle terme, permette, attraverso l’interazione attiva ed esperienziale di tutti i visitatori, anche ipovedenti, la comprensione del funzionamento delle terme in epoca romana.
Fruizione
Sepolta dai libri… Prospettive di valorizzazione dei resti archeologici della prima chiesa gesuitica di Napoli ritrovati nei depositi della Biblioteca Universitaria di Napoli
A cura della Biblioteca Universitaria di Napoli (BUN) INTERVENGONO
Silvia Iovane, Direttore della Biblioteca Universitaria di Napoli Carlo Ebanista, Professore di archeologia cristiana e medievale Mario Cesarano, Archeologo
Presentazione dello studio preliminare e delle prospettive di valorizzazione dei resti archeologici conservati nei depositi della BUN ed emersi casualmente durante lavori di ristrutturazione. Sarà proiettato un breve documentario.
Fruizione
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ORE 11:40 – 12:10
Fruizione
Progetto archivio storico comunale e Parco archeologico naturalistico Civita di Cupra Marittima (AP)
A cura della Soprintendenza archivistica e bibliografica delle Marche (SAB MAR) in collaborazione con il Comune di Cupra Marittima, Progetto cofinanziato da Regione Marche e Comune di Cupra Marittima (AP)
INTERVENGONO
Benedetto Luigi Compagnoni, Soprintendente archivistico e bibliografico delle Marche Daniela Luciani, Assessore alla cultura del Comune di Cupra Marittima (AP)
Eliana Ameli, Consigliera del Comune di Cupra Marittima con delega al Parco archeologico di Cupra Marittima (AP) Antonello Bellanca, Studio logico srl
Presentazione progetto di promozione dell’archivio storico comunale di Cupra Marittima con realizzazione di contenuti multimediali, utilizzando le tecniche del serious game, che collegano le carte d’archivio con il Parco archeologico.
Gestione e valorizzazione | Nuove scoperte Roma, la macchina del PNRR tra nuove scoperte e valorizzazione
A cura della Soprintendenza Speciale Archeologia belle arti e paesaggio di Roma (SSABAP RM) INTERVENGONO
Il PNRR come straordinario strumento di sviluppo e di indagine. Il 2024 è stato contrassegnato da importanti cantieri di archeologia preventiva che hanno portato a nuove scoperte archeologiche: dal Portico di Agrippina in piazza Pia al Patriarchio di San Giovanni in Laterano. Il PNRR è anche l’occasione per ripensare il patrimonio archeologico nel contesto urbano con interventi di valorizzazione d’eccezione come per le Terme di Caracalla. Progetti innovativi e di sviluppo che diventano uno storytelling targato SSABAP attraverso Cantieri Narranti.
Gestione e valorizzazione
SmartLand@Pompei. Progetto per la valorizzazione del territorio vesuviano.
A cura della Direzione Generale per il Supporto all’Attuazione dei Programmi – Unità Grande Pompei (UGP)
INTERVENGONO
Alberto Bruni, Progettista UGP Annunziata Valente, Referente UGP Progetto SmartLand@Pompei
Con il progetto SmartLand@Pompei viene realizzata l’idea, elaborata nel Piano Strategico per lo sviluppo delle aree comprese nel Piano di Gestione del sito UNESCO “Aree archeologiche di Pompei, Ercolano e Torre Annunziata”, di un portale Open Data per il Sistema Turistico Culturale integrato, una piattaforma di servizi integrati per la valorizzazione delle espressioni culturali identitarie di questo territorio, con l’obiettivo di definire e applicare nuovi modelli di sviluppo economico e sociale attraverso soluzioni tecnologiche innovative.
ORE 12:15 – 12:50
ORE 13:00 – 13:20
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ORE 10:00 – 12:00
Geometrie a regola d’arte
A cura del Parco archeologico di Pompei (PA POMPEI)
CONDUCONO
Maria Grazia Viscido Valentina Landi Virginia Caiazza
La tassellazione è uno dei metodi con i quali si può ricoprire un piano per mezzo di figure che vengono traslate, ruotate, riflesse ripetutamente senza sovrapporsi. Ma questa tecnica a Pompei era già nota, infatti ci sono numerosi mosaici ritrovati nelle case, con tessere bianche e nere con motivi a labirinto e a scacchiera. i partecipanti saranno coinvolti nella complessa opera della tassellazione, un’attività che unisce arte e matematica in modo emozionante e creativo, per creare un motivo geometrico nuovo da portare a casa come ricordo di questa giornata di gioco e apprendimento.
4 volumi indivisibili: 1. Le origini – 2. La ricerca – 3. Sorelle della Sacra Famiglia – 4. Progetti e approvazioni
L’Epistolario di Leopoldina Naudet si colloca nelle convulse fasi storiche che attraversano l’Europa, tra Rivoluzione francese e piena Restaurazione: in esse si muovono i tanti personaggi che Leopoldina incontra nel suo impegnativo cammino di fondatrice delle Sorelle della Sacra Famiglia di Verona.
Descrizione
Opera composta di 4 volumi curata da Adriana Valerio
Volume 1: L’EPISTOLARIO (1799-1819) ~ Le Origini L’Epistolario di Leopoldina Naudet si colloca nelle convulse fasi storiche che attraversano l’Europa, tra Rivoluzione francese e piena Restaurazione: in esse si muovono i tanti personaggi che Leopoldina incontra nel suo impegnativo cammino di fondatrice delle Sorelle della Sacra Famiglia di Verona. Marianna d’Asburgo Lorena, Niccolò Paccanari, Maddalena di Canossa, Gaspare Bertoni sono alcuni dei nomi che incontriamo in questo primo volume delle Lettere, scritte nel periodo degli inizi, dal 1799 al 1807. È in questi anni, infatti, che Naudet è alla ricerca di una originale dimensione di vita religiosa mettendo insieme vita contemplativa e apostolica, attraverso un’attenzione, rara e significativa per l’epoca, rivolta all’alta formazione culturale e spirituale delle donne.
Volume 2: L’EPISTOLARIO (1820-1827) ~ La ricerca
Gli anni 1820-1827 sono caratterizzati da una costante ricerca di identità e di autonomia da parte di Leopoldina Naudet. Anche se don Gaspare Bertoni non si ritiene più suo direttore spirituale, i rapporti con lui tuttavia si intensificano ampliandosi in una relazione di amicizia, di confidenza e di reciproco ascolto. In questo periodo, comunque, la sua maggiore preoccupazione è dare identità alla comunità – attraverso la formulazione di una Regola – e ricevere il riconoscimento per l’Istituto sia da parte delle autorità civili sia di quelle religiose. Un intenso scambio epistolare con il gesuita Ludovico Rozaven ci mette a conoscenza non solo di un originario progetto di Leopoldina di voler fondare una comunità femminile di stampo gesuitico di alto livello, ma anche del suo ridimensionamento da parte di Rozaven che non lo vedeva realizzabile nel contesto della Chiesa del tempo per delle donne, limitate nei movimenti e nelle possibilità di formazione. Sono questi gli anni in cui la Naudet è alla ricerca di un luogo più ampio e idoneo per poter portare avanti l’opera e anche di una denominazione da dare alla comunità. Prende così corpo il suo antico desiderio di mettere l’Istituto sotto la protezione della Sacra Famiglia.
Volume 3: L’EPISTOLARIO (1828-1831) ~ Sorelle della Sacra Famiglia Il carteggio relativo al periodo che va dal 1828 al 1831 è particolarmente denso di avvenimenti: ruota intorno alle pratiche di approvazione dell’Istituto, all’uso dei beni economici da gestire, al lavoro di organizzazione delle scuole, alla messa a punto delle Regole. Sono anni decisivi per l’identità della nuova comunità e delle compagne che con Leopoldina si riconoscono sempre più come Sorelle della Sacra Famiglia, nome che scelgono per caratterizzare la loro spiritualità, intima e accogliente.
Volume 4: L’EPISTOLARIO (1832-1834) ~ Progetti ed approvazioni
Ci vogliono anni di lunghe e interminabili pratiche per giungere finalmente alle sospirate approvazioni che arrivano il 7 giugno 1833, per il riconoscimento civile, e il 20 dicembre 1833, per l’approvazione pontificia da parte di papa Gregorio XVI. Le lettere di questi anni (1832-1834) testimoniano le difficoltà, sia di ordine amministrativo che ecclesiale, che Leopoldina deve superare per ottenere la legittimazione dell’Istituto delle Sorelle della Sacra Famiglia nato per «ravvivare lo spirito religioso» del tempo.
AUTORE
-Adriana Valerio è docente di Storia del Cristianesimo e delle Chiese presso il Dipartimento di Studi Umanistici della Federico II di Napoli. Dal 2003 al 2007 è stata presidente dell’AFERT (Associazione Femminile Europea per la Ricerca Teologica) e dal 2004 al 2014 della Fondazione Valerio per la Storia delle Donne.
Attualmente dirige il progetto internazionale e interconfessionale “La Bibbia e le donne. Collana di esegesi, cultura e storia”. Molte le conferenze in Italia e all’estero. Tra le sue ultime pubblicazioni:
Madri del Concilio. Ventitré donne al Vaticano II (Carocci 2012);
Donne e Bibbia nel Medioevo (cur. con Kari E. Børresen, Il Pozzo di Giacobbe 2011);
Donne e Bibbia nella crisi dell’Europa Cattolica (cur. con Maria Laura Giordano, Il Pozzo di Giacobbe 2014);
Le ribelli di Dio. Donne e Bibbia tra mito e storia (Feltrinelli 2014)
Misericordia. Nel cuore della riconciliazione (Gabrielli 2015).
GABRIELLI EDITORI -Via Cengia, 67 – 37029 San Pietro in Cariano (Verona)
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