Cronache e protagonisti del primo antifascismo (1920-1923)
BFS Edizioni
DESCRIZIONE
Fra il 1920 e il 1923 anche le strade di Livorno videro l’inizio di una lunga guerra civile in cui le differenze ideali tra quanti si affrontarono furono nette e l’ostilità profonda, anticipando quella combattuta un ventennio dopo. In quegli anni, il fascismo livornese incontrò infatti nei quartieri popolari una decisa opposizione, così come emerge dall’impressionante cronologia dei conflitti avvenuti. Oltre a quella degli Arditi del popolo, fu una quotidiana resistenza, nel segno dell’appartenenza di classe e dello storico sovversivismo, di persone disposte a impugnare le armi per contrastare lo squadrismo e la reazione padronale, in difesa delle libertà sociali. Soltanto nell’agosto 1922, grazie all’intervento dell’esercito e con lo stato d’assedio disposto dal governo, i fascisti e i nazionalisti poterono imporre le dimissioni del sindaco Mondolfi e dell’amministrazione “rossa”, democraticamente eletta. Il marchese Dino Perrone Compagni che assieme a Costanzo Ciano aveva guidato le squadre fasciste toscane, seminando morte e devastazione, nel comunicare la “caduta” di Livorno al segretario del Partito fascista, ammise che: «Fra le mie battaglie questa più faticosa».
Marco Rossi- La battaglia di Livorno
BFS Edizioni-Biblioteca Franco Serantini
La Biblioteca Franco Serantini è un centro di documentazione sulla storia politica e sociale del 19. e 20. secolo nato nel 1979 in ricordo di Franco Serantini, un giovane anarchico di origine sarda, morto a Pisa nel 1972 nel carcere del Don Bosco, dopo essere stato percosso e fermato dalla polizia mentre partecipava ad una manifestazione antifascista.
Scopo principale del centro è quello della conservazione e della valorizzazione della memoria del movimento anarchico, operaio e sindacalista dalla nascita ai giorni nostri; delle “eresie politiche” della sinistra; delle organizzazioni di base, dei gruppi antimilitaristi, femministi e dei movimenti studenteschi sorti in Italia dalla fine degli anni ’60 in poi. Dal 1995, inoltre, è attivo un progetto speciale dedicato a reperire e conservare i documenti e le testimonianze riguardanti l’antifascismo, la Resistenza e la lotta di liberazione a Pisa e provincia.
La Biblioteca F. Serantini è gestita dall’omonimo circolo culturale, associazione di promozione sociale regolarmente iscritta nel nuovo Albo regionale, articolazione provinciale di Pisa (det. n. 4628/4654 del 17.11.2003), che si occupa di mantenere aperto il Centro, offrire i servizi al pubblico, promuovere studi e ricerche su argomenti di storia sociale e contemporanea, conservare e valorizzare il patrimonio posseduto attraverso iniziative culturali di vario genere (mostre, convegni, seminari, pubblicazioni scientifiche), mantenere relazioni con altre associazioni, enti e istituti ugualmente dedicati o interessati alla memoria storica.
L’Archivio della biblioteca è stato riconosciuto di notevole interesse storico dalla Soprintendenza archivistica per la Toscana (notifica n.717/1998), e uno dei principali fondi archivistici – il Fondo P.C. Masini – è stato inserito nel progetto della stessa Soprintendenza denominato «Archivi della cultura del Novecento in Toscana» (notifica n. 751/2000).
Per informazioni su patrimonio documentale, iniziative, collaborazioni, segnalazioni… Scrivi una mail a: segreteria@bfs.it
Oppure chiamaci ai seguenti numeri:
+39 3311179799 +39 0503199402
Autori e proposte editoriali
Ringraziamo tutti coloro (e sono molti) che ci hanno inviato e continuano a inviarci il proprio lavoro, segno e conferma dell’interesse per la nostra casa editrice. Segnaliamo però che valutare le proposte in arrivo è un impegno notevole che necessita di tempi lunghi. Inoltre, il nostro calendario editoriale viaggia come minimo con un anno di anticipo rispetto all’effettiva uscita in libreria dei volumi. Vi assicuriamo che tutte le proposte verranno vagliate, e quelle che susciteranno il nostro interesse saranno valutate con attenzione. Non possiamo però garantire a tutte e a tutti una risposta.
Per contatti: redazione_bfsedizioni@bfs.it
Distribuzione dei libri della BFS edizioni
Per le librerie rivolgersi a:
Diest Distribuzioni di Vigna Enrico
Via Cognetti de Martiis 39/a – 10149 Torino
P.IVA 05121690019
mail: posta@diestlibri.it
Telefono: 011-8981164 Fax: 011-8981164
Per le associazioni, i gruppi, i centri sociali ecc.
BFS edizioni si affida da sempre all’impegno di una rete non commerciale di “distributori alternativi”: collettivi, centri sociali autogestiti, associazioni no profit, infoshop ambulanti presso i quali potete trovare i nostri libri.
Una rete orizzontale e al tempo stesso plurale di cui ci sentiamo parte attiva, che permette alle iniziative editoriali indipendenti di vivere e crescere al margine e anche “contro” le logiche del mercato.
A questi gruppi di soci e amici sono garantite condizioni particolari per la richiesta dei libri della nostra casa editrice. Per maggiori informazioni sulla distribuzione diretta, scriveteci a: info_bfsedizioni@bfs.it
Frazione di Pozzaglia Sabina (RIETI)-Pillole di Storia
Le notizie sulle prime fasi di vita di Pietraforte sono praticamente inesistenti oppure incerte.Il castello sembra essere stato fondato prima dell’anno 1094. Poi per un lungo arco di tempo nessuna fonte parla più del paese. Nel registro della Chiesa della Diocesi di Rieti del 1252 viene citata la Chiesa di Santo Stefano de Petreforti che, assieme a Santa Maria de Casale, doveva mezza procurazione al Vescovo di Rieti. La Chiesa di S. Stefano doveva inoltre un censo annuo di una corba di grano ed una di spelta. La presenza della Chiesa, che aveva cura delle anime, ci consente di ipotizzare che l’insediamento fortificato fosse stato costruito ben prima di questa data. Nelle vicende storiche successive di Pietraforte, si intrecciano gli interessi dei Colonna e degli Orsini che ne divennero unici proprietari nella seconda metà del Quattrocento. Sullo scorcio 1500, signori ne erano divenuti i Marchesi Castelli di Terni, imparentati con gli Orsini.Nel 1612, Giovanni Francesco Castelli vendette Pietraforte al Principe Marcantonio Borghese; successivamente questi lo diede in concessione a Oddone da Palombara, come parte del pagamento di Montorio Romano. Oddone da Palombara fu autorizzato da Papa Urbano VIII, nel 1639, a venderlo a Valerio Santa Croce. Poi fu rivenduto ancora ai Marchesi Maccarani. Nel 1701, con chirografo di Clemente XI, Silvio Maccarani fu autorizzato a cedere Pietraforte a Giacomo Ossoli. Il 12 Febbraio del 1817, il Marchese Antonio Ossoli rinunciò ai suoi diritti feudali su Pietraforte. Nel Novembre dello stesso anno – cioè nel periodo in cui lo Stato della Chiesa fu ristrutturato amministrativamente in virtù del decreto emanato dal Cardinale Consalvi – il paese divenne appodiato di Pozzaglia. Il numero dei suoi abitanti si aggirava intorno alle 252 unità. Nel 1853 Pietraforte aveva 290 anime; le famiglie erano 67 e vivevano in 65 case, sotto la Parrocchia di Santo Stefano. Unico spaccio, la rivendita di sali e tabacchi.C’era anche una mola a grano che apparteneva ai Morelli.
PIETRAFORTE di Pozzaglia Sabina (RI)PIETRAFORTE di Pozzaglia Sabina (RI)PIETRAFORTE di Pozzaglia Sabina (RI)PIETRAFORTE di Pozzaglia Sabina (RI)PIETRAFORTE di Pozzaglia Sabina (RI)
« Non c’è attività umana da cui si possa escludere ogni intervento intellettuale, non si può separare l’homo faber dall’homo sapiens. Ogni uomo infine, all’infuori della sua professione esplica una qualche attività intellettuale, è cioè un “filosofo”, un artista, un uomo di gusto, partecipa di una concezione del mondo, ha una consapevole linea di condotta morale, quindi contribuisce a sostenere o a modificare una concezione del mondo, cioè a suscitare nuovi modi di pensare. »
Vacone sorge a 517 metri di altitudine sul livello del mare.
Il territorio di Vacone è quasi totalmente montano, caratterizzato da ampi tratti boscosi con una vegetazione molto rigogliosa che viene interrotta da affioramenti rocciosi e fenomeni di microcarsismo (doline, antri e grotte con stalattiti e stalagmiti).
Il centro storico sorge arroccato sulle pendici del monte Cosce, di soli 1 124 metri, ma imponente nella sua mole, tanto da essere visibile, nelle giornate limpide, dal centro di Roma.
L’origine del toponimo del comune di Vacone deriva dalla dea Vacuna, divinità sabina il cui culto venne introdotto da Numa Pompilio e che era collegato ai boschi, alle acque e al naturalismo silvestre, venerata soprattutto tra la fine dell’età repubblicana e la prima età imperiale. È probabile che sull’acropoli del paese, dove oggi si erge la chiesa di San Giovanni Evangelista, si trovasse un “fanum Vacunae“, cioè un tempio dedicato alla dea, di cui però non sono state ritrovate tracce.
Le prime notizie su Vacone risalgono al 1027 in relazione al castello, il quale venne ceduto all’abbazia di Farfa. Divenne in seguito dominio degli Orsini. Successivamente divenne feudo dei Caetani, degli Spada, dei Vaini e infine dei Clarelli. Questi ultimi, nella persona di Antonio Clarelli, rinunciarono in data 18 novembre 1816 ai diritti feudali su Vacone.
Vacone (Rieti) Foto di Paolo Genovesi
Monumenti e luoghi d’interesse
Il Castello
Il Castello medievale di Vacone è situato sulla sommità del colle su cui sorge il paese. Quanto alle antiche mura, l’unica parte restante è il torrione che sormonta la porta di accesso al paese, su cui si trova lo stemma dei Clarelli, ultimi feudatari.
Fonte Bandusia
I resti romani di una piccola fonte presso Vacone lasciano pensare che sia proprio questa la fonte che abbia ispirato il poeta Quinto Orazio Flacco, il quale nella vigilia dei Fontanalia, festa che ricorreva il 13 ottobre, si rivolge alla Fons Bandusiae e scrive la sua Ode, assicurando che, grazie alla sua poesia, diverrà anch’essa una di quelle fonti rese famose dal canto dei poeti. Il poeta offre in sacrificio del vino, corone di fiori e il sangue di un capretto.
“O fonte di Bandusia, più limpida del vetro,
degna di dolce vino e ghirlande di fiori,
domani ti sarà donato un capretto
sulla cui fronte turgida spuntano le prime corna
per destinarlo alle battaglie d’amore.
Invano, giacché tingerà di rosso sangue
le tue gelide correnti
la prole del gregge lascivo.
Te non raggiunge la torrida canicola,
tu con le fresche acque
offri ristoro ai buoi stanchi d’arare ed al gregge vagante.
Anche tu sarai una famosa fontana,
poiché io canto il leccio che ombreggia il tuo antro
e la roccia ove sgorgano le tue acque mormoranti”.
(Ode XIII, Libro III)
Chiesa di Santo Stefano
Si tratta dei resti, in quanto oggi quasi completamente diruta, della prima chiesa cristiana del territorio, risalente al X secolo, situata lungo la strada comunale “Sasso Grosso” per Terni. Nella piccola abside sono ancora visibili i resti di un antico dipinto. Aveva una torre quadrata adibita a campanile costruita con resti provenienti dalla vicina villa di Orazio, infatti un’epigrafe ne testimonia la provenienza, collegato ad Augusto tramite i liberti della Gens Octavia.
Vacone (Rieti) Foto di Paolo Genovesi
Chiesa parrocchiale di San Giovanni Evangelista
La chiesa parrocchiale di San Giovanni Evangelista, adiacente al castello, risale al XII secolo. Tuttavia, i successivi e profondi cambiamenti, soprattutto quelli del 1539, ne hanno modificato l’architettura romanica iniziale. I rifacimenti riguardano sia l’interno siae l’esterno, tranne l’abside semicircolare sul retro della chiesa. Le capriate del tetto furono sostituite dalla volta a botte e l’austera facciata romanica fu tutta adornata in stile barocco con piastrini di stucco, successivamente ricoperta da intonaco. A fianco della porta, all’interno di una piccola nicchia è presente un affresco risalente all’inizio del XII secolo, rappresentante la Madonna con il Bambino in braccio. La chiesa presenta una navata unica e cinque altari. Sopra l’arcata maggiore si erge il trittico su tavola a tempera attribuito a Marco Antonio Aquili, secondogenito di Antoniazzo Romano. L’opera rappresenta i tre santi a cui gli abitanti di Vacone sono maggiormente devoti: San Paolo apostolo, San Giovanni Evangelista e Santo Stefano protomartire, accompagnati rispettivamente da tre scene che si riferiscono al loro martirio: Decapitazione di san Paolo, San Giovanni Evangelista immerso nell’olio bollente, Martirio di santo Stefano. La tavola fu trafugata negli anni ottanta del secolo scorso e restituita solo nel 2009 grazie al Nucleo Tutela Patrimonio Culturale dell’Arma dei Carabinieri di Firenze. In un altro quadro, realizzato sul disegno di Girolamo Troppa, è invece raffigurata la Madonna del Rosario: la Vergine con il Bambino in braccio nell’atto di offrire a San Domenico e a Santa Caterina la corona del rosario con intorno i quindici misteri.
Eremo di Sant’Orsola
L’edificio, costruito nel 1679 e oggi disabitato, sorge sul fianco meridionale del monte Cosce ed è caratterizzato da un’architettura semplice.
Caratteristico dell’eremo è il campanile a vela ove è collocata una campana con l’immagine di Gesù e riportante l’iscrizione “Maria gratia plena”, che riprende il primo verso in latino dell’Ave Maria.
Monastero di San Gandolfo
Si conosce molto poco a riguardo, oggi restano solo dei ruderi risalenti al X secolo.
Non distanti si trovano le sorgenti del Collalto, dai cui sgorga un’acqua molto leggera che rifornisce la fontana collocata all’ingresso del paese, e la grotta Cherubini, una profonda cavità carsica che si narra fosse abitata nel Neolitico.
Il Pago
Il Pago, misterioso bosco sacro alla dea Vacuna cantato anche da Plinio il Vecchio, è costituito per lo più dai lecci (quercus ilex), ma troviamo anche altre specie quali castagno, quercia, cerro, orniello e olmo, tipici della macchia mediterranea.
Su uno slargo si erge la chiesa di S. Michele Arcangelo, attigua a quello che un tempo era una residenza per eremiti oggi divenuto un complesso turistico. La costruzione, risalente al XVII secolo, fu voluta dalla famiglia Vaini. Oggi la chiesa è molto richiesta per la celebrazione di matrimoni e altre cerimonie, visto l’incantevole scenario del bosco vaconiano che le fa da cornice, recentemente attrezzato con barbecue, tavoli da pic-nic e area camping con servizi igienici.
Fonte wikipedia
Vacone (Rieti) Foto di Paolo GenovesiVacone (Rieti) Foto di Paolo GenovesiVacone (Rieti) Foto di Paolo GenovesiVacone (Rieti) Foto di Paolo GenovesiVacone (Rieti) Foto di Paolo GenovesiVacone (Rieti) Foto di Paolo GenovesiVacone (Rieti) Foto di Paolo GenovesiVacone (Rieti) Foto di Paolo GenovesiVacone (Rieti) Foto di Paolo GenovesiVacone (Rieti) Foto di Paolo GenovesiVacone (Rieti) Foto di Paolo GenovesiVacone (Rieti) Foto di Paolo GenovesiVacone (Rieti) Foto di Paolo GenovesiVacone (Rieti) Foto di Paolo GenovesiVacone (Rieti) Foto di Paolo GenovesiVacone (Rieti) Foto di Paolo GenovesiVacone (Rieti) Foto di Paolo GenovesiVacone (Rieti) Foto di Paolo GenovesiVacone (Rieti) Foto di Paolo GenovesiVacone (Rieti) Foto di Paolo GenovesiVacone (Rieti) Foto di Paolo GenovesiVacone (Rieti) Foto di Paolo GenovesiVacone (Rieti) Foto di Paolo Genovesi
-Bisogna fare una distinzione tra le donne di Atene e di Sparta. Le ateniesi non godevano di diritti propri come gli schiavi. Le fanciulle non potevano uscire dagli appartamenti loro riservati detti ginecei. Uscivano solo per le feste religiose. Il marito veniva scelto dal padre all’interno del gruppo parentale. Anche nel matrimonio le donne continuavano la loro vita da recluse e dovevano rimanere appartate nei banchetti. Paradossalmente quelle delle classi più umili, lavorando fuori casa, andando nei campi o nei mercati, godevano di più libertà di movimento. A Sparta una buona madre doveva essere sana, robusta e vigorosa, tutte le cose che avrebbe trasmesso poi ai nascituri. Per questo motivo venivano indirizzate all’ attività sportiva ed erano soggette ad un minor controllo sociale delle ateniesi. Solo quelle delle classi inferiori si dedicavano ai lavori domestici.
Donna Romana
ROMA
-La donna Romana era più libera della donna greca in quanto poteva partecipare ai banchetti, andare a teatro o al circo. Il suo ruolo era all’interno della casa, nella famiglia. Era considerata per tutta la vita allo stesso livello di un figlio minorenne. Non sempre il matrimonio coincideva con l’amore. Il motivo del matrimonio (termine che non a caso deriva da MATER = MADRE) andava invece ricercato nei figli. Ci si sposava innanzitutto per avere dei figli legittimi, cioè riconosciuti dalla legge. L’istruzione dei figli era compito della madre nei primi anni. Successivamente i maschi venivano affidati a un maestro. L’istruzione delle ragazze terminava a 12 anni.
·Posticciola (RIETI) · Paolo Petrangeli , sta nascendo il “”Museo Arti Contadine”
Posticciola (RIETI)· Sta nascendo il “”Museo delleArti Contadine”
Articolo e foto di Paolo Petrangeli
Paolo Petrangeli -Posticciola-21 settembre 2023-Si sta attrezzando a Posticciola un nuovo ed importante sito museale, creato. dagli amici del “Museo Arti Contadine” cosa si può dire a loro ?? Se non con un rinnovato e sentimento di gratitudine: Grazie!! . È giusto anche ricordate tutti nostri numerosi volontari per il contributo “fisico” ed altro, che hanno donato all’iniziativa, sempre con la solita passione collettiva che ha reso possibile la sistemazione del carro nella nuova sede .
Un grazie alla ditta Paolo Pellegrini che con i suoi mezzi e la sua pazienza ha portato a temine il trasferimento di un carro antico dal rispettabile peso di 7/8 ql. vuoto, arrivando infine, a Posticciola :” IL CARROPANDIZUCCHERO”è posizionato in bella vista a disposizione degli appassionati nell’area ludica nei giardini pubblici in un accogliete dimora, ora in costruzione, senza aver dovuto ridurre lo spazio già esistente per i giochi dei bambini.
Alla fine del mio racconto molti ma penso tutti coloro che amano veramente il nostro borgo , saranno d’accordo con me:la collocazione e, tutto ciò che si farà per rendere definitivo il sito: darà un risulto magnifico.
·Posticciola (RIETI) · Paolo Petrangeli , sta nascendo il “”Museo Arti Contadine”
LA STORIA:
Per ben comprendete valore del “dono”,che abbiamo ricevuto, credo sia necessario iniziare a raccontare le vicende del “nostro” carro. Dobbiamo con la nostra fantasia, tornare agli inizi dello scorso secolo dove l’attività dell’arte contadina, nella nostra area, esce, dalla produzione dei beni alimentari destinati solo alla pura sussistenza delle famiglie già impegnate nella loro coltivazione ed entra nel mondo: prima del baratto e poi del commercio vero proprio.
La pecunia : di storia antica, diventa sempre più apprezzata da tutte le classi sociali e, l’ansia generalizzata del suo possesso ha di fatto, contribuito alla creazione del mondo moderno.
È in questo contesto, si può pensare,che nello stesso periodo iniziarono, gli albori di una piccola impresa familiare che negli anni successivi diventerà una vera fattoria agricola dedita , tra l’altro, alla produzione della barbabietola per la produzione dello zucchero.
·Posticciola (RIETI) · Paolo Petrangeli , sta nascendo il “”Museo Arti Contadine”
La BARBAPIETOLA…è una pianta meravigliosa ed assicura ricche soddisfazioni ai produttori, in quanto : tutto di essa è utilizzabile : compreso il residuo della sua lavorazione industriale come mangime per gli animali.
L’abbondanza d’acqua che esiste nella nostra provincia soprattutto lungo il fiume Turano e, la contemporanea costruzione dello zuccherificio di Rieti. Questo polo industriale è deputato alla lavorazione della materia grezza, in arrivo da tutta la piana circostante e la trasforma in zucchero di qualità a favore della popolazione allora, decisamente “affamata” di tale prodotto.
Per questa ragione, la produzione di queste tipo tubero letteralmente esplose in tutta la nostra penisola. Per la soddisfazione di tutti operatori del settore. In questo caso: produzione agricola e sito di trasformazione erano posizionati in loco. Ciò racconta che l’economia circolare , tanto agognata oggi , era già una realtà “antica” in questi luoghi.
·Posticciola (RIETI) · Paolo Petrangeli , sta nascendo il “”Museo Arti Contadine”
“CARROPANDIZUCCHERO”
Struttura: legno/ferro veniva tirato da due coppie di buoi e, trasportava 15/20 quintali di prodotto dall’area di produzione al zuccherificio situato oggi: al “centro” di Rieti edificio in disuso che si può quindi, definire archeologia industriale.
CURIOSITÀ: Dopo circa otto mesi dalla semina, e numerose ore di assistenza necessarie per far crescere sana la barbabietola, finalmente il carro il “nostro” “CarroPandizucchero” era davanti ai cancelli del zuccherificio.
Il proprietario del carico ed i suoi aiutanti potevano respirare con tranquillità ed a pieni polmoni la brezza mattutina che scendeva dal Terminillo. Il momento era ideale per tante ragioni. Il lavoro di competenza era stato svolto con maestria: da sempre e da tutti. Giusto aspettarsi un buon premio di riconoscimento per il tempo ed per il lavoro svolto.
Non sarà sempre così !! Bisognerà supera l’ostacolo del controllo del grado zuccherino del carico.
L’esame decreterà il valore economico della partita e, giustificherà – forse – otto mesi di duro lavoro pregresso su i campi .
Grazie alla famiglia Rossi, Azienda agricola “Valle del Turano” per L’attenzione con cui ha conservato un loro bene storico da anni non più in uso.
Ora lo stesso bene renderà gioia a sé stesso ed alle miglia di persone che lo potranno ammirare. nel nuovo sito di Posticciola ciò aggiungerà valore al buon lavoro fatto dalla famiglia Rossi della azienda agricola “Valle del Turano La Cascina” un ringraziamento particolare alla Sig.ra Rossi Enrica ed al marito per sensibilità dimostrata verso le attività del nostro museo.
Grazie.
Articolo e foto di Paolo Petrangeli
·Posticciola (RIETI) · Paolo Petrangeli , sta nascendo il “”Museo Arti Contadine”·Posticciola (RIETI) · Paolo Petrangeli , sta nascendo il “”Museo Arti Contadine”·Posticciola (RIETI) · Paolo Petrangeli , sta nascendo il “”Museo Arti Contadine”·Posticciola (RIETI) · Paolo Petrangeli , sta nascendo il “”Museo Arti Contadine”·Posticciola (RIETI) · Paolo Petrangeli , sta nascendo il “”Museo Arti Contadine”·Posticciola (RIETI) · Paolo Petrangeli , sta nascendo il “”Museo Arti Contadine”·Posticciola (RIETI) · Paolo Petrangeli , sta nascendo il “”Museo Arti Contadine”·Posticciola (RIETI) · Paolo Petrangeli , sta nascendo il “”Museo Arti Contadine”·Posticciola (RIETI) · Paolo Petrangeli , sta nascendo il “”Museo Arti Contadine”·Posticciola (RIETI) · Paolo Petrangeli , sta nascendo il “”Museo Arti Contadine”·Posticciola (RIETI) · Paolo Petrangeli , sta nascendo il “”Museo Arti Contadine”·Posticciola (RIETI) · Paolo Petrangeli , sta nascendo il “”Museo Arti Contadine”
Franco Leggeri Fotoreportage- ROMA Municipio XI-Malagrotta- Scavi Archeologici
Malagrotta- anno 2008-Scavi Archeologici a ridosso della discarica più grande d’Europa
Franco Leggeri Fotoreportage-Roma-Municipio XI-Scavi Archeologici-Lungo la Via di Malagrotta, subito a ridosso della più grande discarica d’Europa, stanno venendo alla luce le antichissime vestigia di una necropoli. Questi nuovi scavi sono poco distanti da quelli di via Castel Malnome-Piana del Sole dove sono venute alla luce oltre 300 sepolture. La prima menzione di “Molarupta” è dell’anno 995, si trova negli annali Camaldolesi che citano una permuta al Monastero di S.Gregorio del fondo Notula da parte di Costanza e negli anni 1014 e 1067 risulta come “casale” come scrive il Nibby.
Mentre il Tomassetti scrive che il nome Molarupta, poi Molarotta e Malagrotta, deriverebbe da una mola sul fiume Galeria sono ancora visibili i resti. Ma il nome di Malagrotta, secondo una leggenda medioevale deriva dalla tana , mala grotta, di un terribile drago che terrorizzava queste terre, il drago fu sconfitto da un Anguillara.. Questa leggenda ha ispirato lo scultore Mauro Martoriati che ha realizzato una scultura, tra il surreale e il metafisico, alta più di tre metri e pesante 10 quintali utilizzando ferro riciclato ; la scultura è stata collocata nei giardini comunali di Anguillara. Ancora una volta ci si trova di fronte al dilemma di chi vuole portare alla luce i tesori nascosti di questa Valle Galeria e chi, invece, vuole seppellire la valle con i rifiuti. Tutta l’area intorno è piena di siti archeologici che testimoniano i periodi che vanno dal Neolitico al Medioevo.
Il toponimo della zona deriverebbe dal latinoMola Rupta (“mola rotta”), nome originato della mola presente sul vicino rio Galeria che si ruppe, tramandando così ai posteri l’attuale toponimo.[1] La prima menzione di Mola Rupta risale al 955, in merito alla cessione di una parte della tenuta da parte di una certa Costanza nobildonna romana; nel 1242 in una bolla di papa Innocenzo IV è menzionato un castrum Molaruptae, dove erano presenti due chiese, Santa Maria e Sant’Apollinare; nel 1299papa Bonifacio VIII confermò il casale come possesso dei monaci benedettini di San Gregorio al Celio in Roma. Nel XIX secolo Malagrotta faceva parte della tenuta di Castel di Guido, di proprietà dei principi Borghese, ed ospitava un casale, un granaio, una chiesa ed un fontanile.[2]
Una leggenda popolare vuole che il toponimo tragga invece origine da una grotta nella quale abitava un minaccioso drago, contro il quale il Papa indisse una crociata a cui parteciparono i principali baroniromani: questa storia fiabesca è stata narrata dal poeta romanesco Augusto Sindici nel sonetto Malagrotta[3] dell’opera XIV leggende della campagna romana:
«Quanno so a Malagrotta, a la salita,
er Drago, prima che je se avvicini
er grosso de la squadra inferocita,
vola a l’assarto su li più vicini.»
(Augusto Sindici, XIV leggende della Campagna Romana – Malagrotta, Roma 1902.)
La località è nota per la presenza della ex discarica omonima, ormai da alcuni anni chiusa e in gestione “post mortem”, che per molti anni ha accolto i rifiuti solidi urbani di Roma e di parte della sua provincia.
La discarica secondo alcuni era la più grande d’Europa[4]: estesa su 240 ettari, accoglieva tra le 4 500 e le 5 000 tonnellate di rifiuti ogni giorno, e produceva 330 tonnellate di fanghi e scarti di discarica ogni anno. A Malagrotta, che è di proprietà dell’imprenditore Manlio Cerroni di Pisoniano[5], arrivavano anche i rifiuti urbani prodotti nello Stato di Città del Vaticano e parte dei rifiuti speciali degli aeroporti di Ciampino e Fiumicino.
Malagrotta- anno 2008-Scavi Archeologici a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- anno 2008-Scavi Archeologici a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- anno 2008-Scavi Archeologici a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- anno 2008-Scavi Archeologici a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- anno 2008-Scavi Archeologici a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- anno 2008-Scavi Archeologici a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- anno 2008-Scavi Archeologici a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- anno 2008-Scavi Archeologici a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- anno 2008-Scavi Archeologici a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- anno 2008-Scavi Archeologici a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- Roma Municipio XI- Foto 16 febbraio 2017-Scavi Archeologici abbandonati a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- Roma Municipio XI- Foto 16 febbraio 2017-Scavi Archeologici abbandonati a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- Roma Municipio XI- Foto 16 febbraio 2017-Scavi Archeologici abbandonati a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- Roma Municipio XI- Foto 16 febbraio 2017-Scavi Archeologici abbandonati a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- anno 2008-Scavi Archeologici a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- Roma Municipio XI- Foto 16 febbraio 2017-Scavi Archeologici abbandonati a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- Roma Municipio XI- Foto 16 febbraio 2017-Scavi Archeologici abbandonati a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- Roma Municipio XI- Foto 16 febbraio 2017-Scavi Archeologici abbandonati a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- Roma Municipio XI- Foto 16 febbraio 2017-Scavi Archeologici abbandonati a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- Roma Municipio XI- Foto 16 febbraio 2017-Scavi Archeologici abbandonati a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- Roma Municipio XI- Foto 16 febbraio 2017-Scavi Archeologici abbandonati a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- Roma Municipio XI- Foto 16 febbraio 2017-Scavi Archeologici abbandonati a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- Roma Municipio XI- Foto 16 febbraio 2017-Scavi Archeologici abbandonati a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- Roma Municipio XI- Foto 16 febbraio 2017-Scavi Archeologici abbandonati a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- Roma Municipio XI- Foto 16 febbraio 2017-Scavi Archeologici abbandonati a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- Roma Municipio XI- Foto 16 febbraio 2017-Scavi Archeologici abbandonati a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- Roma Municipio XI- Foto 16 febbraio 2017-Scavi Archeologici abbandonati a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- Roma Municipio XI- Foto 16 febbraio 2017-Scavi Archeologici abbandonati a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- Roma Municipio XI- Foto 16 febbraio 2017-Scavi Archeologici abbandonati a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- Roma Municipio XI- Foto 16 febbraio 2017-Scavi Archeologici abbandonati a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- Roma Municipio XI- Foto 16 febbraio 2017-Scavi Archeologici abbandonati a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- Roma Municipio XI- Foto 16 febbraio 2017-Scavi Archeologici abbandonati a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- Roma Municipio XI- Foto 16 febbraio 2017-Scavi Archeologici abbandonati a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- Roma Municipio XI- Foto 16 febbraio 2017-Scavi Archeologici abbandonati a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- Roma Municipio XI- Foto 16 febbraio 2017-Scavi Archeologici abbandonati a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- Roma Municipio XI- Foto 16 febbraio 2017-Scavi Archeologici abbandonati a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- Roma Municipio XI- Foto 16 febbraio 2017-Scavi Archeologici abbandonati a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- Roma Municipio XI- Foto 16 febbraio 2017-Scavi Archeologici abbandonati a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- Roma Municipio XI- Foto 16 febbraio 2017-Scavi Archeologici abbandonati a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- Roma Municipio XI- Foto 16 febbraio 2017-Scavi Archeologici abbandonati a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- Roma Municipio XI- Foto 16 febbraio 2017-Scavi Archeologici abbandonati a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- Roma Municipio XI- Foto 16 febbraio 2017-Scavi Archeologici abbandonati a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- Roma Municipio XI- Foto 16 febbraio 2017-Scavi Archeologici abbandonati a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- Roma Municipio XI- Foto 16 febbraio 2017-Scavi Archeologici abbandonati a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- Roma Municipio XI- Foto 16 febbraio 2017-Scavi Archeologici abbandonati a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- Roma Municipio XI- Foto 16 febbraio 2017-Scavi Archeologici abbandonati a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- Roma Municipio XI- Foto 16 febbraio 2017-Scavi Archeologici abbandonati a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- Roma Municipio XI- Foto 16 febbraio 2017-Scavi Archeologici abbandonati a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- Roma Municipio XI- Foto 16 febbraio 2017-Scavi Archeologici abbandonati a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- Roma Municipio XI- Foto 16 febbraio 2017-Scavi Archeologici abbandonati a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- Roma Municipio XI- Foto 16 febbraio 2017-Scavi Archeologici abbandonati a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- Roma Municipio XI- Foto 16 febbraio 2017-Scavi Archeologici abbandonati a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- Roma Municipio XI- Foto 16 febbraio 2017-Scavi Archeologici abbandonati a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- Roma Municipio XI- Foto 16 febbraio 2017-Scavi Archeologici abbandonati a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- Roma Municipio XI- Foto 16 febbraio 2017-Scavi Archeologici abbandonati a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- Roma Municipio XI- Foto 16 febbraio 2017-Scavi Archeologici abbandonati a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- Roma Municipio XI- Foto 16 febbraio 2017-Scavi Archeologici abbandonati a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- Roma Municipio XI- Foto 16 febbraio 2017-Scavi Archeologici abbandonati a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- Roma Municipio XI- Foto 16 febbraio 2017-Scavi Archeologici abbandonati a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- Roma Municipio XI- Foto 16 febbraio 2017-Scavi Archeologici abbandonati a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- Roma Municipio XI- Foto 16 febbraio 2017-Scavi Archeologici abbandonati a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- Roma Municipio XI- Foto 16 febbraio 2017-Scavi Archeologici abbandonati a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- Roma Municipio XI- Foto 16 febbraio 2017-Scavi Archeologici abbandonati a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- Roma Municipio XI- Foto 16 febbraio 2017-Scavi Archeologici abbandonati a ridosso della discarica più grande d’Europa.
Sterminato asilo di morte: adunata solenne di tutti gli Eroi del Carso!
Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA- 3 ARMATA –Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA- 3 ARMATA –Foto Cimitero Militare di REDIPUGLIA-
CASTELNUOVO di FARFA DEGRADO E ABBANDONO AFFRESCHI EX-CHIESA DI SANTA MARIA Foto di Franco Leggeri
Franco Leggeri Fotoreportage
CASTELNUOVO di FARFA (Rieti)
Il DEGRADO E ABBANDONO DEGLI AFFRESCHI DELL’EX-CHIESA DI SANTA MARIA –
In Italia esistono luoghi, se pur carichi di storia per i Borghi dove sorgono, lasciati nel degrado e nella più completa rovina .L’Abside dell’ex-chiesa di Santa Maria di Castelnuovo non sono “pietre disperse” e senza storia , ma è sicuramente un edificio, porzione di edificio, dal passato antico che per qualche ragione sconosciuta non gode dei “diritti” di recupero e restauro come di altri luoghi simili esistenti nella provincia di Rieti. L’Abside è forse condannata a una fine ignobile, soffocata dai suoi stessi calcinacci?
Foto reportage di Franco Leggeri, castelnuovese
CASTELNUOVO di FARFA DEGRADO E ABBANDONO AFFRESCHI EX-CHIESA DI SANTA MARIA Foto di Franco LeggeriCASTELNUOVO di FARFA DEGRADO E ABBANDONO AFFRESCHI EX-CHIESA DI SANTA MARIA Foto di Franco LeggeriCASTELNUOVO di FARFA DEGRADO E ABBANDONO AFFRESCHI EX-CHIESA DI SANTA MARIA Foto di Franco LeggeriCASTELNUOVO di FARFA DEGRADO E ABBANDONO AFFRESCHI EX-CHIESA DI SANTA MARIA Foto di Franco LeggeriCASTELNUOVO di FARFA DEGRADO E ABBANDONO AFFRESCHI EX-CHIESA DI SANTA MARIA Foto di Franco LeggeriCASTELNUOVO di FARFA DEGRADO E ABBANDONO AFFRESCHI EX-CHIESA DI SANTA MARIA Foto di Franco LeggeriCASTELNUOVO di FARFA DEGRADO E ABBANDONO AFFRESCHI EX-CHIESA DI SANTA MARIA Foto di Franco LeggeriCASTELNUOVO di FARFA DEGRADO E ABBANDONO AFFRESCHI EX-CHIESA DI SANTA MARIA Foto di Franco LeggeriCASTELNUOVO di FARFA DEGRADO E ABBANDONO AFFRESCHI EX-CHIESA DI SANTA MARIA Foto di Franco LeggeriCASTELNUOVO di FARFA DEGRADO E ABBANDONO AFFRESCHI EX-CHIESA DI SANTA MARIA Foto di Franco LeggeriCASTELNUOVO di FARFA DEGRADO E ABBANDONO AFFRESCHI EX-CHIESA DI SANTA MARIA Foto di Franco LeggeriCASTELNUOVO di FARFA DEGRADO E ABBANDONO AFFRESCHI EX-CHIESA DI SANTA MARIA Foto di Franco LeggeriCASTELNUOVO di FARFA DEGRADO E ABBANDONO AFFRESCHI EX-CHIESA DI SANTA MARIA Foto di Franco LeggeriCASTELNUOVO di FARFA DEGRADO E ABBANDONO AFFRESCHI EX-CHIESA DI SANTA MARIA Foto di Franco LeggeriCASTELNUOVO di FARFA DEGRADO E ABBANDONO AFFRESCHI EX-CHIESA DI SANTA MARIA Foto di Franco LeggeriCASTELNUOVO di FARFA DEGRADO E ABBANDONO AFFRESCHI EX-CHIESA DI SANTA MARIA Foto di Franco LeggeriCASTELNUOVO di FARFA DEGRADO E ABBANDONO AFFRESCHI EX-CHIESA DI SANTA MARIA Foto di Franco LeggeriCASTELNUOVO di FARFA DEGRADO E ABBANDONO AFFRESCHI EX-CHIESA DI SANTA MARIA Foto di Franco LeggeriCASTELNUOVO di FARFA DEGRADO E ABBANDONO AFFRESCHI EX-CHIESA DI SANTA MARIA Foto di Franco LeggeriCASTELNUOVO di FARFA DEGRADO E ABBANDONO AFFRESCHI EX-CHIESA DI SANTA MARIA Foto di Franco LeggeriCASTELNUOVO di FARFA DEGRADO E ABBANDONO AFFRESCHI EX-CHIESA DI SANTA MARIA Foto di Franco LeggeriCASTELNUOVO di FARFA DEGRADO E ABBANDONO AFFRESCHI EX-CHIESA DI SANTA MARIA Foto di Franco LeggeriCASTELNUOVO di FARFA DEGRADO E ABBANDONO AFFRESCHI EX-CHIESA DI SANTA MARIA Foto di Franco LeggeriCASTELNUOVO di FARFA DEGRADO E ABBANDONO AFFRESCHI EX-CHIESA DI SANTA MARIA Foto di Franco LeggeriCASTELNUOVO di FARFA DEGRADO E ABBANDONO AFFRESCHI EX-CHIESA DI SANTA MARIA Foto di Franco LeggeriCASTELNUOVO di FARFA DEGRADO E ABBANDONO AFFRESCHI EX-CHIESA DI SANTA MARIA Foto di Franco LeggeriCASTELNUOVO di FARFA DEGRADO E ABBANDONO AFFRESCHI EX-CHIESA DI SANTA MARIA Foto di Franco LeggeriCASTELNUOVO di FARFA DEGRADO E ABBANDONO AFFRESCHI EX-CHIESA DI SANTA MARIA Foto di Franco LeggeriCASTELNUOVO di FARFA DEGRADO E ABBANDONO AFFRESCHI EX-CHIESA DI SANTA MARIA Foto di Franco LeggeriCASTELNUOVO di FARFA DEGRADO E ABBANDONO AFFRESCHI EX-CHIESA DI SANTA MARIA Foto di Franco LeggeriCASTELNUOVO di FARFA DEGRADO E ABBANDONO AFFRESCHI EX-CHIESA DI SANTA MARIA Foto di Franco LeggeriCASTELNUOVO di FARFA DEGRADO E ABBANDONO AFFRESCHI EX-CHIESA DI SANTA MARIA Foto di Franco LeggeriCASTELNUOVO di FARFA DEGRADO E ABBANDONO AFFRESCHI EX-CHIESA DI SANTA MARIA Foto di Franco LeggeriCASTELNUOVO di FARFA DEGRADO E ABBANDONO AFFRESCHI EX-CHIESA DI SANTA MARIA Foto di Franco Leggeri
La Società Dante Alighieri di Mosca e la Società dell’Amicizia Italia-Russia sono liete di presentare all’attenzione dell’edizione italiana RussiaPrivet un articolo di Laman Baghirova sul celebre poeta, politico, personaggio pubblico, personaggio unico italiano Gabriele d’Annunzio (1863-1938) , che è stato recentemente pubblicato nell’edizione russa “Klausura”. Siamo lieti di promuovere la collaborazione tra queste due grandi edizioni. Da parte nostra voremmo dire che abbiamo incontrato per la prima volta il nome Gabriele d’Annunzio durante la nostra traduzione del romanzo di Felice Trojani (1897-1971) “La Coda di Minosse”, in cui l’autore del libro, contemporaneo di d’Annunzio, che prese parte alla famosa spedizione al Polo Nord sul dirigibile “Italia” sotto la guida di Umberto Nobile, descrisse sia la spedizione stessa che presentò anche un quadro realistico del mondo dell’aviazione italiana del primo Novecento. In quest’opera storica il nome Gabriele d’Annunzio è citato molto spesso.
Così Felice Trojani descrive quel momento difficile nello sviluppo dell’aviazione dopo la prima guerra mondiale nel suo romanzo, e in quale contesto cita D’Annunzio: «Fra i piloti e il personale tecnico smobilitato erano grandi la disoccupazione e il disagio material e morale; di aviazione civile non esisteva che qualche misero embrione dovuto alla loro iniziatva.
Luigi Garrone, il pilota ‘del mio bel SIA 9 B sparvierato” aveva fondato la Cooperativa Nazionale Aeronautica fra piloti, osservatori, tecnici, motoristi e montatori d’aviazione, ala quale d’Annunzio aveva aderito dando cinquemila lire e il motto “Col Nostro Ardore”.
Ma Garrone era morto cadendo “in vista di quell’Isonzo che piu’ non trascina al mare corpi d’uccisi ma speranze disfatte” mentre portava in Russia un bombardiere monomotore FIAT.” (pp.120 “La Coda di Minosse”)
Il motto “Col nostro ardore” è stato inventato da Gabriele d’Annunzio – il miglior inventore di marchi commerciali e motti dell’epoca. D’Annunzio ha ideato questo motto per un gruppo di giovani pieni di sentimento, determinati a superare tutti i divieti e gli ostacoli nei mesi più difficili dopo la tregua. E il verso riportato nel romanzo ” in vista di quell’Isonzo che piu’ non trascina al mare corpi d’uccisi ma speranze disfatte” è tratto dalla raccolta di Gabriele d’Annunzio “Noturno” , una raccolta di appunti sulla Prima Guerra Mondiale (https://it.wikisource.org/wiki/Notturno_(D’Annunzio)).
Senza dubbio, l’articolo su Gabriele d’Annunzio interesserà sia i lettori russi che quelli italiani. Era una persona davvero unica e insolita che rimarrà per sempre nella nostra memoria.
La poesia di Gabriele d’Annunzio e’ unica, bella, filosofica attirerà sempre l’attenzione dei traduttori di poesie di diversi paesi, e la sua stessa vita è un esempio della vita di una persona che l’ha amata follemente e ha amato il paese in cui è nato, l’Italia!
Gabriele D’Annunzio
Gabriele D’Annunzio “O Pisa, o Pisa, per la fluviale melodia”
O Pisa, o Pisa, per la fluviale
melodìa che fa sì dolce il tuo riposo
ti loderò come colui che vide
immemore del suo male
fluirti in cuore
il sangue dell’aurore
e la fiamma dei vespri
e il pianto delle stelle adamantino
e il filtro della luna oblivioso.
Quale una donna presso il davanzale,
socchiusa i cigli, tiepida nella sua vesta
di biondo lino,
che non è desta ed il suo sogno muore;
tale su le bell’acque pallido sorride
il tuo sopore.
E i santi marmi ascendono leggeri,
quasi lungi da te, come se gli echi
li animassero d’anime canore.
Ma il tuo segreto è forse tra i due neri
cipressi nati dal seno
de la morte, incontro alla foresta trionfale
di giovinezze e d’arbori che in festa
l’artefice creò su i sordi e ciechi
muri come su un ciel sereno.
Forse avverrà che quivi un giorno io rechi
il mio spirito, fuor della tempesta,
a mutar d’ale.
Gabriele D’Annunzio
Gabriele D’Annunzio (1863-1938)
Nataliya Nikishkina -Presidente della Società Dante Alighieri a Mosca.
Ekaterina Spirova -Presidente della Società dell’Amicizia Italia-Russia.
Un articolo su CLAUSURE su Gabriel d’Annunzio. La firma dell’autore e la sua nota sono alla fine dell’articolo. Il link alla pubblicazione in “Klauzura” è: klauzura.ru
È un poeta, è un aviatore, è…
21.07.2021 / Edizione
Il calore aleggia sulla città… Domina su tutto. Non si scioglie solo l’asfalto, ma anche il cervello. Sembra che si stia trasformando in una sostanza pigra, che ricorda le proteine mal montate. Questo è veramente – “tu, rovinando tutte le capacità mentali, tormentaci; come i campi soffriamo la siccità”. Pushkin, è Pushkin per tutte le stagioni!
Ma il pensiero è una cosa strana. Nella sostanza pigra, in cui il cervello umano si trasforma in estate, sorgono connessioni associative a volte incomprensibili. Posso garantire che pochi lo ricorderanno ora, e molti, forse, non sanno che esattamente 35 anni fa, nel 1986, uscì su un grande schermo l’ultimo film di Alexander Zarkhi “Chicherin”. Tuttavia, ora poche persone ricordano chi fosse. E per qualche ragione mi sono ricordato di questo film proprio ora. E niente affatto perché ho un interesse speciale per la biografia del primo Commissario del popolo per gli affari esteri dell’URSS. E nemmeno perché il suo ruolo nel film è stato interpretato dal meraviglioso Leonid Filatov. Ricordo questo film con una sola osservazione. Nella seconda puntata Filatov cita dei versi in italiano: “Non amarmi e io non amo te, ma c’è ancora una particella di tenerezza tra noi”.
Un verso di una poesia del poeta finora sconosciuto Gabriele d’Annunzio. Mi ha colpito con la sua assillante sincerità. La tenerezza, come una tranquilla luce del tramonto, rimane quando l’amore se ne va. O anche quando non c’era proprio amore. Bastava questa piccola riga per ricordare sia il film che il nome del poeta stesso. E saperne di più su di lui.
Gabriele D’Annunzio
Allora, Gabriele d’Annunzio. 1863-1938. Poeta, e non solo… Parigi non vedeva una cosa del genere dai tempi della Comune! Persone di diversa età e condizione sociale si sono riversate per le strade! La gioia genuina brillava nei loro occhi! Sventolavano bandiere, cantavano, ballavano, si abbracciavano. L’11 novembre 1918 iniziò a operare una tregua che fermò la prima guerra mondiale. La capitale della Francia, che fino a poco tempo fa era bombardata dall’artiglieria tedesca, celebrava l’avvento della pace. Rappresentanti di diversi paesi sono venuti a Parigi per concordare finalmente un nuovo ordine mondiale. Negli uffici di Versailles, le mappe raffiguravano i nuovi confini di vecchi e nuovi stati. Il mondo è stato rimodellato (per l’ennesima volta!). L’Italia faceva parte dei cosiddetti Big Four, insieme a Inghilterra, Francia e Stati Uniti. Era la più debole di tutte, ma aveva un’ambizione tremenda. Bene, bene… Come si dice, un soldato che non sogna di diventare un generale è cattivo.
Le controversie sulla redistribuzione del Vecchio Continente si diffusero in Italia. Alcuni paesi volevano ampliare i propri possedimenti a scapito di terre che un tempo appartenevano alla Repubblica di Venezia. Le migliori sono la costa adriatica orientale. Ma sono sorte polemiche. Inoltre, i membri della delegazione italiana hanno litigato tra loro. Hanno lasciato le trattative, poi sono tornati di nuovo. Nella stessa Italia questa situazione ha suscitato un’ondata di indignazione. La società raccolse facilmente il termine “vittoria mutilata”. Il suo autore fu il poeta, soldato e romantico Gabriele d’Annunzio.
È stata una delle figure più importanti in Italia tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo. Ha fatto parte di quei venti di cambiamento che hanno creato l’arte della decadenza. Inoltre uno stile di vita incredibilmente brillante, persino scioccante. E per favore, una persona che ha avuto un enorme impatto sull’Italia in quel momento.
La sua vocazione era l’arte. Soprattutto per come l’ha visto lui. La vita ruotava attorno alla ricerca del piacere, che cercò di trovare anche durante la guerra. Gabriele d’Annunzio nacque il 12 marzo 1863 nella città italiana di Pescara. Il padre portava il doppio cognome Rapanetta d’Annunzio, ma, fortunatamente per il figlio, abbandonò la prima parte. “Rapanetta” nella traduzione dall’italiano significa “rapa”. “Annunzio” – “messaggio”. La seconda parte del cognome era più adatta al poeta e al politico.
Gabriele d’Annunzio ha ereditato dalla madre la reattività e i tratti delicati del viso in gioventù, dal padre – un carattere irascibile e un amore indomito per le donne. Ha iniziato a scrivere a scuola. Il processo con la penna non ha avuto molto successo. Il collegio dei gesuiti disapprovava i sospiri del giovane poeta sugli “eteri persiani” e il “calore barbarico dei baci”.
All’età di 16 anni Gabriele pubblica la sua prima raccolta di poesie “La Primavera” con i soldi del padre. Un anno dopo, il libro è stato ristampato. Per attirare l’interesse su di lei, il giovane inviò un telegramma al giornale informandolo che l’autore era morto dopo essere caduto da cavallo. Ha trovato la sua strada. La collezione vendette molto bene e anche i critici letterari se ne accorsero. Ben presto, anche a Roma, iniziarono a parlare del giovane poeta. Si trasferì lì in cerca di lavoro, entrò nella facoltà di filologia dell’università e trovò lavoro come corrispondente per un giornale.
Aveva una fantastica capacità di lavoro e ha scritto centinaia di articoli sotto vari pseudonimi. La nuova raccolta di poesie “Intermezzo di rime” ha scioccato il pubblico con rivelazioni erotiche. L’erotismo è presente nella maggior parte delle opere di D’Annunzio, a cominciare da quelle scritte a 16 anni delle prime poesie. E i libri nella sua biblioteca di casa erano contrassegnati da un ex libris erotico. Ho provato la mia mano con la prosa – è andata altrettanto bene. Pubblicato nel 1889, il romanzo “Piacere” rese celebre d’Annunzio. Hanno iniziato a parlare del personaggio principale del romanzo come di un eroe del loro tempo. Il prototipo del protagonista era l’autore, e il nome era una delle parole principali della visione del mondo di D’Annunzio. La vita per lui era un placare la sete di lusso e piacere, in primo luogo l’amore. La passione e la tenerezza nel romanzo di d’Annunzio hanno conquistato la routine, ed è proprio questo che sognavano segretamente abitanti abbastanza perbene. (A proposito, se parliamo dei romanzi dello scrittore, sarà utile notare che anche il film sensazionale di Luchino Visconti “Innocenzo” è stato girato sulla base delle opere di D’Annunzio).
Il talento letterario del giovane d’Annunzio è molto brillante. Spende quasi tutti i suoi soldi in scarpe alla moda e cravatte lussuose e cerca di essere come quelli di cui scrive: salvavita. Il lavoro crea condizioni eccellenti per la divulgazione di un altro talento di Gabriele: la capacità di compiacere le donne. Il suo primo matrimonio fu con la duchessa Maria Harduin di Gallese. Si potrebbe definire un matrimonio di convenienza: la duchessa era già incinta. La loro vicinanza a Gabriele si immortalerà nelle poesie “IL PECCATO DI MAGGIO”. Grazie a questo matrimonio, Gabriele riceverà un altro scandalo che gli darà fama.
Alla ricerca della fama e delle donne, Gabriele lascerà la moglie. Cominciarono a circolare leggende sulle innumerevoli amanti del poeta. Tra i suoi prescelti c’era la grande attrice italiana di fama mondiale Eleanor Duse. Era l’incarnazione delle donne, simile alle eroine delle opere di d’Annunzio – una natura nevrotica emancipata. Ha cercato di esporre le bugie di una vita coniugale misurata, lottando per la libera scelta e il diritto alla passione.
Eleonora lo trascinò a Firenze e lo aiutò a pagare grossi prestiti. E scrisse per lei le sue migliori commedie. Ma il romanzo è andato in pezzi dopo che l’attrice ha scoperto che il poeta lo tradiva. Gabriele ha flirtato con ogni donna lungo la strada. Ha sedotto i più ricchi. Così è stato con la moglie del conte Mancini, la figlia dell’ex presidente del Consiglio italiano Alessandro de Rudini, la scioccante socialiste marchesa Luisa Casatti, così come con una delle prime interpreti di danze erotiche sul grande palcoscenico – Ida Rubinstein. La descrizione di d’Annunzio sta in due parole: genio e sconvolgente.
Le storie d’amore vivide si intrecciavano con i duelli. Il poeta ribelle si lasciava facilmente coinvolgere nei conflitti. Una delle scaramucce si è conclusa con un fallimento. Il poeta fu ferito e le droghe che avrebbero dovuto mettere in piedi il duellante provocarono la calvizie. Ma questo non ha intaccato l’arte della seduzione di Gabriele. Un uomo calvo, basso e poco appariscente, è rimasto il sex symbol dell’Italia. Dava alle donne ciò che più desideravano: in sua compagnia, si sentivano al centro dell’universo. Sapeva convincere chiunque di qualunque cosa, tanto era grande il suo fascino.
Dalle liriche erotiche, d’Annunzio è passato ai poemi patriottici, la rinascita dell’antica gloria dell’antica Roma nell’Italia moderna. Alla vigilia della prima guerra mondiale, glorifica le imprese degli italiani nella guerra contro gli ottomani per la Libia, chiede l’uso della guerra come un’opportunità per espandere i confini. Quando il Regno d’Italia entrò in guerra nel 1915, il poeta si offrì volontario senza esitazione. Ha anche usato la guerra per le sue pubbliche relazioni. Si arruolò nell’élite – solo le forze aeree create. Durante la prima guerra mondiale, era difficile trovare qualcosa di più onorevole dell’essere un cavaliere celeste. Dopo un breve corso, il poeta nel 52 ° anno divenne il pilota più adulto dell’aviazione italiana. E poi è nato il suo aforisma: “Mai dire:” È troppo tardi per me per iniziare … “”
Tutta l’Italia lo seguì. Nella parte anteriore, è stato molto sentito. Ha ispirato i soldati solo con il suo coraggio, glorificando la grandezza di Roma e l’eroismo di Giuseppe Garibaldi. Durante una delle battaglie, il suo aereo è stato messo fuori combattimento. L’atterraggio è stato duro. Gabriele si è battuto violentemente al viso e si è ferito all’occhio. Tutta l’Italia applaudì quando, pochi mesi dopo, tornò in servizio. L’applauso è stato assordante quando il poeta-soldato ha organizzato il primo bombardamento ibrido. Lo squadrone di D’Annunzio percorse mille chilometri e lanciò 4.000 proclami su Vienna. Hanno predetto la sconfitta dell’Austria-Ungheria nello scontro con gli italiani e si sono conclusi pateticamente, dicono, potremmo sganciarvi bombe sulla testa, ma finora solo volantini!
D’Annunzio pose fine alla guerra con grande autorità alle spalle. E… si è buttato a capofitto nella vita pubblica! L’obiettivo principale del suo scherno erano i politici responsabili del fallimento dei negoziati sui nuovi confini del paese. La città portuale di Rijeka sul territorio dell’attuale Croazia (tra l’altro, Rijeka è chiamata così perché sorge sul fiume) era un pomo della contesa tra il regno d’Italia e il nuovo stato di serbi e croati. La città era abitata principalmente da italiani, che la chiamarono Fiume. Ma nelle terre circostanti vivevano per lo più croati, e non intendevano dare nulla agli italiani.
I negoziati a Parigi per Rijeka dovevano recidere. Tutti erano scioccati dal fatto che l’Italia non potesse fare nulla con la sua gente, che ha issato le bandiere italiane a Fiume. Fiume sembrava cercare qualcuno che avesse il coraggio di prendersi le proprie responsabilità e fosse il primo a proclamare la città italiana. Uno dei ricorsi è stato accolto da d’Annunzio. Ha accettato felicemente di guidare i temerari che hanno rifiutato l’accordo internazionale. Vedeva il ritorno di Fiume come una rinascita dell’antica potenza italiana.
A Fiume iniziò una sorta di rivoluzione, che avrebbe dovuto cambiare nella sostanza il potere in Italia. È emerso un movimento di camicie nere, combattenti per la giustizia per l’Italia. Il loro slogan era l’antico grido di battaglia greco: “Ay-ya, ah-ya, a-la-la-la!” Né la polizia né i militari potevano fermarli. Impossibile fermare D’Annunzio, che guidava il movimento delle camicie nere. Fu un eroe di guerra e un famoso poeta.
Fiume era controllata dal mare dalla flotta austro-ungarica. Era una posizione strategica. Fino a quando il destino di Fiume non fu deciso a Parigi, gli austro-ungarici cercarono di mantenere lo status quo. Nel febbraio 1918 d’Annunzio iniziò la sua campagna. Tre velieri italiani sfondarono le difese austro-ungariche nei pressi di Capo Bokar, ritenuto inespugnabile. Quando si avvicinarono alle navi nemiche, il sito del siluro inviò agli austro-ungarici delle bottiglie, nelle quali c’erano messaggi con scherno. D’Annunzio amava infastidire i nemici e scioccare il pubblico. Sapeva che la propaganda a volte sembra una bomba.
Per evitare inutili spargimenti di sangue, le truppe dell’Intesa lasciarono Fiume. La popolazione italiana salutò d’Annunzio con gioia, e il poeta si dilettava al potere. Uscito sul balcone tra una standing ovation, baciò teatralmente la bandiera italiana, la gettò a terra e proclamò solennemente Fiume una città italiana. La folla in basso ruggì di gioia! La Conferenza di pace di Parigi è in stallo. Gli Stati Uniti e l’Inghilterra sono rimasti scioccati. Hanno invitato l’Italia a fermare la cattura di Fiume.
D’Annunzio era molto arrabbiato con la risposta di Roma. Già non gli piacevano né il re né i suoi rappresentanti alla conferenza, e dopo l’ordine di lasciare Fiume perse le staffe e definì tale decisione antipopolare. Roma rifiutò di accettare Fiume. D’Annunzio ha perso tutto. Nel 1920, scioccò gli italiani locali, che stavano semplicemente cercando di unirsi alla maggior parte del paese, e proclamò una Repubblica popolare di Fiume separata. I piani dei suoi governanti erano di aspettare il nuovo potere a Roma, che non avrebbe avuto paura di prendere Fiume in loro possesso.
Fiume fu riconosciuta solo dalla Catalogna e dalla Russia sovietica. E Fiume fu la prima a riconoscere la Russia sovietica. Gabriele d’Annunzio si proclama dittatore. Ha redatto in versi la costituzione dello stato autoproclamato! C’erano molte cose interessanti in esso. Ad esempio – educazione musicale obbligatoria per tutti i cittadini di Fiume. C’erano molte persone strane nel suo governo. Ad esempio, il ministro delle finanze è un uomo con più condanne per frode! Ha nominato il suo caro amico, direttore d’orchestra Arturo Toscanini, ministro della cultura.
La gioia generale è stata rafforzata da innumerevoli sfilate, celebrazioni festive, lunghi discorsi patetici dal palazzo. C’era nell’aria uno strano miscuglio di decadenza, anarchia e dittatura. C’erano droghe in libera circolazione. Il divieto è stato revocato da molti argomenti precedentemente tabù. Ciò riguardava la libertà delle relazioni intime, la legalizzazione della prostituzione, i problemi dell’emancipazione delle donne: tutto ciò risvegliava febbrilmente l’immaginazione.
La cocaina era ufficialmente legale a Fiume. Divenne un’abitudine per d’Annunzio. Gli era stato troppo affezionato sin dalla guerra. Questo spiega in parte la sua incessante storia d’amore e l’ossessione per il lato sensuale della vita. (Interessante! Sherlock Holmes di Conan Doyle era anche un cocainomane, ma non aveva romanzi e non era interessato al lato sensuale della vita. Fatta eccezione per la fugace passione di Irene Adler. Anche se… forse suonare il violino era una sublimazione di sensualità per lui?! – LB) Nel dicembre 1920, l’Intesa e gli Stati Uniti ordinarono all’Italia di porre fine all’autoproclamata Fiume. In cambio, all’Italia è stato promesso sostegno e generosi investimenti. Cominciarono a bloccare la città da terra e mare. In risposta alle azioni di Roma, d’Annunzio dichiarò guerra all’Italia e inviò diverse navi semplicemente pirata. (di V. Zhabotinsky)
Gabriele D’Annunzio
Laman Bagirova. Durante la stesura del saggio, sono stati utilizzati materiali dall’articolo di Ilya Kormiltsev “Le tre vite di Gabriel D. Annunzio e estratti dal libro di E. Schwartz” Il ciclope alato “, nonché da altre fonti. Ulteriori informazioni su questo testo di origine. Per avere ulteriori informazioni sulla traduzione è necessario il testo di origine dato la città e la residenza del poeta-soldato. D’Annunzio era a pezzi. Si sentiva tradito. Un altro suo aforisma, triste in sostanza, appartiene a questo periodo: “Controlla attentamente tutti quelli che ti lodano e ti chiamano maestro. Tra loro potrebbe esserci non solo il tuo Giuda, ma anche il tuo Mussolini».
La città-stato di Fiume cessò di esistere dopo 15 mesi. I legionari in camicia nera hanno lasciato la città sotto tutela. Insieme a loro, D’Annunzio ha portato nella sua patria i sogni dell’Italia. Ma non è mai tornato alla politica seria. Il leader del nuovo partito, Benito Mussolini, lo mise in una gabbia d’oro. Era desideroso di potere e non aveva bisogno di un vecchio leader carismatico. Il governo ha assegnato un terreno a d’Annunzio, un’antica fattoria. Lo ha trasformato in un complesso artistico. Ben presto Villa Vittoriale divenne un monumento d’arte.
Ulteriori informazioni su questo testo di origine Per avere ulteriori informazioni sulla traduzione è necessario il testo di origine il campeggio divenne una nave da guerra nel parco vicino all’edificio. Uscendo sul ponte, il poeta amava scrivere le sue memorie.
In questa villa terminarono le giornate terrene del poeta. Morì nella primavera del 1938. L’eredità della vita colorata di un poeta, amante, aviatore, soldato e politico ha avuto un enorme impatto sull’Italia. Il simbolo principale, sua idea, la città-stato di Fiume, emigrò al partito di Mussolini. Inoltre i soldati di d’Annunzio insegnarono ai nazisti a salutare. Mussolini, e poi Hitler, raccolsero di buon grado il gesto dei legionari romani, che sollevò dall’oblio proprio Gabriele d’Annunzio – poeta, critico d’arte, soldato, politico… Un uomo di oltraggio. Teatrale in tutto e per tutto e allo stesso tempo estremamente sincero. Credeva davvero in quello che stava facendo. È bene anche se la sincerità è diretta al bene.
Sono come un pescatore stanco di pescare. Si sdraiò all’ombra sotto un melo. La giornata è vissuta: non disturberà i cervi sensibili e non tirerà più la corda dell’arco. – I frutti invitano attraverso il fogliame luminoso – è pigro per loro di cadere, non aiuterà: solleverà solo quello (e potrebbe essere), che il ramo cadrà liberamente sull’erba. – Ma anche per immergersi profondamente nella dolcezza non lo darà ai denti: quello che c’è in fondo è veleno. Bevendo il profumo, beve le gocce di rugiada del succo senza fretta, non triste e non felice, alimentato dal mondo della luce morente. – La sua canzone era breve e cantata.
Laman Bagirova
Durante la stesura del saggio, sono stati utilizzati materiali dall’articolo di Ilya Kormiltsev “Le tre vite di Gabriel D. Annunzio e estratti dal libro di E. Schwartz” Il ciclope alato “, nonché da altre fonti.
Questo sito usa i cookie per migliorare la tua esperienza. Chiudendo questo banner o comunque proseguendo la navigazione nel sito acconsenti all'uso dei cookie. Accetto/AcceptCookie Policy
This website uses cookies to improve your experience. We'll assume you're ok with this, but you can opt-out if you wish.Accetto/AcceptCookie Policy
Privacy & Cookies Policy
Privacy Overview
This website uses cookies to improve your experience while you navigate through the website. Out of these, the cookies that are categorized as necessary are stored on your browser as they are essential for the working of basic functionalities of the website. We also use third-party cookies that help us analyze and understand how you use this website. These cookies will be stored in your browser only with your consent. You also have the option to opt-out of these cookies. But opting out of some of these cookies may affect your browsing experience.
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
Any cookies that may not be particularly necessary for the website to function and is used specifically to collect user personal data via analytics, ads, other embedded contents are termed as non-necessary cookies. It is mandatory to procure user consent prior to running these cookies on your website.