Pavia- 2 febbraio 2017-Vengono per la prima volta esposti i codici miniati della basilica di San Michele maggiore di Pavia: un patrimonio ai più sconosciuto ma di grande valore per la qualità delle raffigurazioni e per l’epoca a cui esse risalgono, l’ultimo quarto del ‘400. Sono tre volumi di grandi dimensioni, appena restaurati dal laboratorio di Chiara Perugini e Francesca Toscani: l’antifonario Bottigella, il graduale di sant’Andrea e l‘antifonario di Davide re. Si possono vedere da sabato 4 febbraio alle 11 nel salone Teresiano della biblioteca Universitaria (corso Strada Nuova 65) all’interno della mostra “La scrittura dipinta”, curata dalla professoressa Maria Grazia Albertini Ottolenghi. “La scrittura dipinta” resterà aperta fino al 4 marzo. Ingresso libero. Orari: dal lunedì al venerdì 8.30-18.30; il sabato 8.30-13.30.
La riforma fondiaria nel Lazio-ENTE MAREMMA- Assegnazione dei poderi- MAREMMA LAZIALE- ente ARSIAL-Ricerca storica su: “Campagna Romana-Castel di Guido e l’area Nord-Ovest di Roma.”1)Assegnazione dei poderi a Castel di Guido. Su un cartello appoggiato alla macchina agricola si legge: “Ente Maremma. Azienda di riforma di Muratella” • data20.07.1952 • stampa fotografica-b/n
Castel di Guido- 31 gennaio 2017- Un bilancio provvisorio. Continua il lavoro di ricerca “archeologia di biblioteca”. Ho iniziato questa ricerca, come ho sempre detto, per curiosità e per attività di “conoscenza”, ma quando ci si trova “sul campo”, con i faldoni e cartelle a portata di mano, la realtà ti prende e ti porta alla “storia successiva”. Quando sei tra gli scaffali di una biblioteca o in un archivio ,non sai mai cosa riserva il faldone polveroso che stai per aprire. Come descrivere la sensazione che si prova quando vai con un’antica carta topografica nella zona, descritta in documento, a verificare “le pietre” o “trovare tracce” di fatti avvenuti secoli addietro.
Delusioni? Tantissime, ma anche piacevoli “scoperte” con “riscontri” di ciò che il manoscritto(fotocopia) che stai leggendo narra. La documentazione archivistica che sto esaminando, con ricerche in varie biblioteche e archivi di Roma e non solo, è molto vasta e si presenta, in molteplici forme, come singoli o gruppi di documenti o da archivi ,più o meno, poderosi con documenti connessi da reciproche relazioni. Sono rimasto colpito nello scoprire la grande varietà degli “ATTI” ,prodotti nei secoli passati, relativi alla Campagna Romana . Ho rivisitato e mi sono soffermato sul significato della definizione di “ARCHIVIO” che molti storici così ne hanno illustrato il significato:” L’archivio rappresenta lo specchio della società che riflette, in realtà, da un archivio concepito e inteso esclusivamente come tesoro del principe si arriva pian piano all’archivio recepito come prodotto dell’attività di un Ente o persona che raccoglie e conserva nel suo archivio i documenti per le proprie finalità pratiche e per la certificazione di diritti o, con il passare del tempo, per la ricerca storica.”Concludo augurandomi che in futuro prossimo , a breve, un sempre maggior numero di persone possa avvicinarsi e contribuire allo sviluppo della storia locale di Castel di Guido, poiché la storia non è stata scritta solo dai “vincitori”, ma spesso da persone umili che nel corso dei secoli hanno cercato di costruire un futuro migliore.
1)Assegnazione dei poderi a Castel di Guido. Su un cartello appoggiato alla macchina agricola si legge: “Ente Maremma. Azienda di riforma di Muratella” • data20.07.1952 • stampa fotografica-b/n2)Castel di Guido. Esposizioni di trattori in occasione della cerimonia di assegnazione delle terre. Su un cartello appoggiato ad una macchina agricola si legge: “Ente Maremma. Azienda di sviluppo” • data20.07.19523)Manifesto del Ministero dell’Agricoltura e delle Foreste in cui si annuncia che la cerimonia di assegnazione dei poderi dell’Ente Maremma si terrà a Castel di Guido il 20 Luglio 1952: l’avviso è firmato da Giuseppe Medici, presidente dell’ente Maremma • data20.07.1952Torre la BOTTACCIABONIFICA DI MALAGROTTA ANNI CINQUANTA (1950)BONIFICA DI MALAGROTTA ANNI CINQUANTA (1950)BONIFICA DI MALAGROTTA ANNI CINQUANTA (1950)BONIFICA DI MALAGROTTA ANNI CINQUANTA (1950)BONIFICA AGRO ROMANO Tenuta di CecanibbioBONIFICA AGRO ROMANO Tenuta della BOTTACCIAMietitura a mano 1961-Ricerca storica su: “Campagna Romana-Castel di Guido e l’area Nord-Ovest di Roma.”L’Aratura-Ricerca storica su: “Campagna Romana-Castel di Guido e l’area Nord-Ovest di Roma.”LA TOSA-Ricerca storica su: “Campagna Romana-Castel di Guido e l’area Nord-Ovest di Roma.”Ricerca storica su: “Campagna Romana-Castel di Guido e l’area Nord-Ovest di Roma.”Castel di Guido chiesa dello SPIRITO SANTO
Il Giorno della Memoria si celebra nella maggior parte dei Paesi Europei il 27 gennaio, giorno in cui, nel 1945, furono abbattuti dai soldati russi dell’Armata Rossa, i cancelli del Lager di Auschwitz , il più grande dei Campi di sterminio creati dai nazisti per la “soluzione finale” del problema ebraico e nel quale furono barbaramente trucidati nelle camere a gas e poi bruciati nei forni crematori oltre 2.000.000 di persone, la maggior parte delle quali erano ebrei. Per questo motivo è anche chiamato La fabbrica della morte.
Il Giorno della Memoria è stato istituito in Italia con la Legge 20 luglio 2000 n. 211, approvata all’unanimità dal Parlamento.
Lo scopo della Legge è quello di ricordare non solo la Shoah ( lo sterminio del popolo ebraico europeo da parte dei nazisti) e la persecuzione dei cittadini italiani ebrei, dopo l’emanazione delle Leggi Razziali da parte del regime fascista nel 1938, e la loro deportazione dei Campi di sterminio, ma anche la deportazione in Germania, sia degli oppositori politici catturati durante l’occupazione nazista del nostro Paese, dal settembre 1943 all’aprile 1945, sia dei soldati italiani catturati sui vari fronti di guerra dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943.
La Legge si propone inoltre di ricordare “coloro che , anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati”. Molte di queste persone sono state riconosciute come Giusti dal Governo di Israele ed a loro memoria è dedicato un albero nel Giardino dei Giusti.
La Legge prevede che in occasione del 27 gennaio di ogni anno siano organizzati su quanto è accaduto “cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione” (anche con protagonisti e testimoni di quelle tragiche vicende),” in modo particolare nelle scuole” di ogni ordine e grado, perchè i giovani sono il futuro del Paese, allo scopo di “conservare la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese ed in Europa, affinché simili eventi non possano mai più accadere”. Infatti, chi non conosce la storia è inevitabilmente destinato a ripeterla.
L’esigenza di conservare la memoria è molto sentita ai nostri giorni, dato che cresce l’indifferenza della popolazione, soprattutto delle nuove generazioni, a ricordare quei tragici fatti. Purtroppo, ci sono anche tentativi di revisionismo storico, tendenti a negare addirittura fatti ampiamente documentati, come appunto la deportazione nei Campi di sterminio, dove sono stati barbaramente trucidate oltre 6 milioni di persone.
Le Istituzioni nazionali e locali hanno un importante ruolo da svolgere nella sensibilizzazione dell’opinione pubblica, soprattutto dei giovani. Al riguardo, è molto meritevole l’attività svolta da alcuni anni dal Comune di Roma che porta ad Auschwitz delegazioni di studenti di oltre 60 scuole superiori cittadine, accompagnati da ex deportati sopravvissuti allo sterminio, i quali hanno la funzione di fare di quegli studenti dei “nuovi testimoni” della barbarie nazista, raccontando ad essi la loro tragica vicenda proprio nel luogo in cui l’hanno vissuta e sofferta.
Nel 2005, l’ONU ha proclamato, con una Risoluzione, il 27 gennaio “Giornata dedicata alla commemorazione di tutte le vittime dell’Olocausto”, chiedendo a tutti i Paesi membri di adottare dei programmi educativi affinché quella immane barbarie non possa più ripetersi.
Quindi, le Istituzioni devono operare concretamente al fine di sensibilizzare soprattutto i giovani, che rappresentano il futuro del Paese, a ricordare le tragedie vissute da tutte le vittime del regime nazista, affinché essi si impegnino a creare una società senza pregiudizi di alcun tipo (né culturali, né religiosi, né politici, né sociali…), nella quale tutti gli individui siano effettivamente “uguali” e quindi non ci siano più persone da discriminare e da perseguitare perchè considerate “diverse” per il colore della pelle, per il credo religioso e per la condizione personale. Purtroppo, questo obiettivo è ancora lontano perché il pregiudizio verso i “diversi” quali gli immigrati extracomunitari, i Rom, gli omosessuali, i diversamente abili, è ancora presente, con tutte le conseguenze che ne derivano.
Pertanto, si devono ricordare oltre alla Shoah (genocidio degli ebrei) , anche i “genocidi dimenticati”, attuati dai nazisti sui popoli considerati “razzialmente inferiori”, quali i Rom- Sinti, sulle persone ritenute “indegne di vivere”, come i malati di mente ed i diversamente abili, e sugli individui considerati elementi negativi per la Società, come gli omosessuali.
Il Giorno della Memoria però non deve diventare una mera celebrazione retorica ( come purtroppo è accaduto per la Festa della Liberazione del 25 aprile, in cui si ricorda la lotta partigiana per la libertà dall’occupazione nazifascista del Paese). Deve essere non solo un momento per ricordare soprattutto ai giovani quello che è stata la barbarie nazista, ma deve servire, soprattutto, ad evitare, attraverso un adeguato progetto educativo, che simili eventi accadano di nuovo. Ci auguriamo che le Istituzioni ad ogni livello si impegnino in questo scopo.
GIORNO DELLA MEMORIAGIORNO DELLA MEMORIAGIORNO DELLA MEMORIA
Roma oltre Roma – luce sull’Archeologia al Teatro Argentina.
Il Teatro di Roma presenta la terza edizione del ciclo di incontri “Luce sull’Archeologia” al Teatro Argentina dal 15 gennaio al 23 aprile 2017 con sei incontri la domenica mattina.
Il Teatro di Roma presenta la terza edizione del ciclo di incontri “Luce sull’Archeologia” al Teatro Argentina, un successo senza precedenti che riparte da gennaio 2017 con sei appuntamenti sino ad aprile, la domenica mattina alle 11,00, che avranno come filo conduttore il tema: Roma oltre Roma.
Un percorso che vuole offrire una riflessione storica, artistica e spirituale, con la quale cittadini e visitatori potranno continuare un viaggio emozionante nella millenaria storia di Roma, creatrice di un bacino culturale che ha unito tra loro culture diverse.
Uno straordinario viaggio nell’antico, nella classicità, attraversando vari momenti della storia romana e della romanizzazione, fatta di incontri e scontri di civiltà, che hanno determinato la creazione di un nuovo modello sociale e culturale trasformando territori e popoli in una communis patria.
Pompei, Atene, le ville di lusso dell’aristocrazia romana, sono solo alcuni dei temi che saranno approfonditi da storici, archeologi, storici dell’arte per trasmettere l’immagine di una società antica vicina a noi nelle emozioni e negli obiettivi.
Solo attraverso la condivisione e la conoscenza si potrà ritrovare il senso di appartenenza al nostro Patrimonio Culturale e uno degli obiettivi che il Teatro di Roma si pone è la creazione di relazioni con e tra enti pubblici e privati, per ideare, sostenere e realizzare progetti culturali come questi.
Introduce e modera Claudio Strinati, Storico dell’Arte
Teatro Argentina
PROGRAMMA
15 gennaio 1. Roma fondatrice di città: da Ostia alle colonie e ai municipi in tutta Italia Carlo Pavolini, Archeologo, ha insegnato Archeologia Classica presso l’Università della Tuscia di Viterbo. Paolo Sommella, Presidente dell’Istituto Nazionale di Studi Romani, Professore emerito di Topografia dell’Italia Antica a La Sapienza Università di Roma
22 gennaio
2. Pompei: storia, leggenda e mito di una città romana.
Massimo Osanna, Soprintendente ai Beni Archeologici di Pompei, Ercolano e Stabia, Professore di Archeologia Classica presso l’Università Federico II di Napoli
Claudio Strinati, Storico dell’Arte.
Fausto Zevi, Archeologo e storico dell’arte, Professore emerito di Archeologia e Storia dell’Arte Greca e Romana a la Sapienza Università di Roma.
26 febbraio
3 “Le tranquille dimore degli Dei”, Ville di delizia dell’aristocrazia romana in età imperiale tra Lazio e Campania.
Eugenio La Rocca, Professore di Archeologia e Storia dell’Arte Greca e Romana a La Sapienza Università di Roma, già Sovrintendente ai Beni Culturali del Comune di Roma.
Stefano Tortorella, Professore di Archeologia e Storia dell’Arte Greca e Romana a La Sapienza Università di Roma, Direttore della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici della Sapienza.
19 marzo
4. Roma e Atene. Memoria, conoscenza, immaginario.
Luciano Canfora, Storico del mondo antico e Professore di Filologia Greca e Latina presso l’Università di Bari.
Annalisa Lo Monaco, Archeologa, presso La Sapienza Università di Roma.
Elena Korka, Archeologa ateniese e Direttore generale delle antichità presso il Ministero della Cultura Greca.
26 marzo
5. Schiavi di Roma
Andrea Giardina, Professore di Storia Romana presso la Scuola Normale Superiore di Pisa.
Orietta Rossini, Responsabile del Museo dell’Ara Pacis, Sovrintendenza ai Beni Culturali del Comune di Roma.
23 aprile
6. La fine del mondo antico: da Roma a Costantinopoli.
Alessandro Barbero, Storico e Scrittore, è Professore di Storia Medievale presso l’Università del Piemonte Orientale di Vercelli.
Massimiliano Ghilardi, Direttore Associato dell’Istituto Nazionale di Studi Romani.
Teatro Argentina
Costo del biglietto: Posto unico € 5 Archeocard € 25 per 6 ingressi
Prenotazione:Facoltativa
Luogo: Roma, Teatro Argentina
Indirizzo: Largo di Torre Argentina, 52
Città: Roma
Provincia: RM
Regione: Lazio
Orario:
Telefono: 06.684000354 Biglietteria 06.684000311/684000314
E-mail: catia.fauci@teatrodiroma.net
Fissate le date: la prossima edizione del Festival del Medioevo si terrà a Gubbiodal 27 settembre al 1 ottobre 2017.
La manifestazione, incentrata sulla divulgazione storica, è giunta alla terza edizione. È l’unica del suo genere nel panorama nazionale e coinvolge autori provenienti da venti università nazionali e straniere.
Festival Medioevo
La formula è ormai collaudata. In cinque giorni di incontri, interviste e “faccia a faccia”, i più importanti storici italiani e europei, insieme a scrittori, giornalisti e uomini di spettacolo, affrontano una vera e propria sfida culturale: raccontare al grande pubblico in modo “facile” e appassionante dieci secoli di storia, dalla caduta dell’impero romano alla scoperta dell’America (476-1492).
Alessandro Barbero all’edizione 2016 del Festival del Medioevo
Tutti gli incontri sono gratuiti e a ingresso libero.
Il Festival è arricchito da molti eventi collaterali (mostre, rievocazioni, film, concerti, spettacoli, giochi di ruolo e visite guidate) tra i quali spiccano alcuni appuntamenti fissi:
“Miniatori dal mondo” coinvolge esperti da ogni parte del mondo per creare uno scriptorium aperto a tutti per sperimentare questa splendida arte
– Fiera del Libro Medievale. Tutto quello che c’è da leggere e sapere per conoscere meglio l’Età di Mezzo. Le maggiori case editrici italiane e i piccoli editori specializzati presentano al vasto pubblico degli appassionati i saggi, i romanzi, le biografie, gli approfondimenti tematici e i grandi classici che hanno per oggetto dell’età medievale.
– Miniatori e calligrafi dal mondo. Medioevo e futuro si incontrano in un evento dedicato alla moderna arte amanuense.
– Le botteghe e i mestieri. L’artigianato medievale presentato dai migliori espositori nazionali in modo filologicamente corretto.
– La Tavola rotonda del Web. Evento specifico dedicato ai siti specializzati sul Medioevo, costruito in collaborazione con Italia Medievale, Feudalesimo e Libertà, fenomeno social di goliardia e satira politica e MediaEvi, pagina Facebook specializzata nell’analisi dei medievalismi.
– Medioevo dei bambini. Giochi, letture, animazioni, laboratori d’arte e corsi di disegno riservati ai più piccoli.
– Mercato Medievale. L’evento, organizzato in collaborazione con i quattro quartieri storici eugubini, presenta i prodotti gastronomici locali a k 0 e le eccellenze artigiane del territorio. Nel mercato vige una moneta autonoma: gli acquisti si pagano in quattrini ed eugubini, che vanno ritirati al banco di cambio medievale.
Il Festival è realizzato dall’Associazione culturale Festival del Medioevo in collaborazione con il Comune di Gubbio. E’ sostenuto dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia, dalla Regione Umbria, dal Gal Alta Umbria e dalla Camera di Commercio di Perugia. Gode anche del patrocinio del ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del patrocinio scientifico dell’Isime, l’Istituto Storico Italiano per il Medioevo, principale punto di riferimento per gli studiosi che si dedicano all’edizione dei testi storici di età medievale dal 500 al 1500.
La RAI, Radio Televisione Italiana, è media partner dell’evento con i canali tematici di Rai Storia e RAI Radio3, insieme al mensile Medioevo e al il sito web Italia Medievale.
Più di 50.000 persone, nell’arco di 6 giorni (4-9 ottobre 2016) hanno partecipato all’ultima edizione. Durante la manifestazione, Sergio Mattarella ha conferito la Medaglia d’Oro della Presidenza della Repubblica alla città di Gubbio come “espressione di apprezzamento per l’alto livello culturale del Festival del Medioevo”.
Nel 2016 il Festival del Medioevo ha vinto anche il Premio Italia Medievale riservato alle istituzioni “che si sono particolarmente distinte nella promozione e valorizzazione del patrimonio medievale italiano”.
Il sito della manifestazione e la relativa pagina Facebook sono gli indirizzi online dedicati alla divulgazione storica del Medioevo più visitati in Italia.
La mattina dell’11 gennaio 49 a.C. Gaio Giulio Cesare prende una decisione che condizionerà il corso della storia di Roma. Conquistata definitivamente la Gallia con la vittoria su Vercingetorige, capo degli Arverni, decide di porre la sua candidatura come console in absentia, trovandosi cioè all’estero. Incontra, tuttavia, l’opposizione del console Gneo Pompeo e del Senato. Decide quindi di attraversare con le sue truppe il Rubicone, il confine meridionale della Gallia Cisalpina, violando così la legge romana e avviandosi vero l’inevitabile scontro con Pompeo.
Il Medioevo nel XIII Municipio, Quartiere Casalotti. Fuori dal traffico della Via Boccea, in una discontinuità edilizia, c’è il Castello della Porcareccia , noto anche con il nome “Castello aureo”, che domina il suo borgo medievale. Il fortilizio, in posizione strategica, è costruito su di uno sperone roccioso. Anticamente vi era una torre di avvistamento, ora scomparsa. Il Castello attualmente presenta modifiche strutturali evidenti. Il toponimo deriva da “Porcaritia”. Nel passato questa era una località al centro di boschi di querce e,quindi, luogo più che mai adatto all’allevamento dei maiali. Il primo documento che parla del Castello è una lapide del 1002, che si trova nella Chiesa di Santa Lucia delle Quattro Porte ,dove si legge che un prete “romanus” dona la tenuta della Porcareccia ai canonici di Monte Brianzo. Nel 1192 Papa Celestino III dà la cura del fondo ai canonici di Via delle Botteghe Oscure. Il Papa Innocenzo III affidò una parte della tenuta all’Ordine Ospedaliero di Santo Spirito. La tenuta passò, dopo la crisi fondiaria del 1527, ai principi Massimo e nel 1700 ai Principi Borghese, quindi ai Salviati e ai Lancillotti. Attualmente proprietaria del Castello è la Famiglia Giovenale che lo possiede dal 1932. Il portale d’ingresso è imponente e su di esso vi è lo stemma di Sisto IV. Prima di accedere al cortile interno, nel “tunnel”, in alto, si notano dei fori passanti sedi di una grata metallica che,alla bisogna, veniva calata per impedire assalti ed irruzioni di nemici .Nel giardino del Castello vi è, in bella mostra, una stele commemorativa di un funzionario imperiale delle strade. La stele probabilmente era riversa in terra perché presenta evidenti segni di ruote di carro. Vicino vi è una lapide funeraria con incisi dei pavoni, antico simbolo di morte. Sono visibili altri reperti di epoca romana, come frammenti di capitelli e spezzoni di colonne. In bella mostra, montata alla rovescia, vi è una vecchia macina a mano, una simile è nel cortile della Chiesa di Santa Maria di Galeria. Nel piazzale interno c’è la Chiesetta di Santa Maria la cui costruzione risale al 1693. Ciò che colpisce nella chiesa è la bellezza dell’Altare in legno intagliato, come dice uno dei proprietari, il Sig. Pietro Giovenale:”l’Altare è stato costruito dai prigionieri austriaci della Grande Guerra che qui erano stati internati”. Nel 1909, giusto un secolo fa, in questa Chiesa celebrava la Messa il giovane prete Don Angelo Roncalli, il futuro Papa Buono,Giovanni XXIII il quale veniva in questi luoghi per goderne la bellezze naturali e gustare”la buona ricotta” che Gli veniva offerta. La tenuta della Porcareccia fu anche antesignana della “guerra delle quote latte”. Ci narra la storia che nel periodo di carestia si diede il massimo sviluppo all’allevamento dei suini per sfamare la popolazione di Roma, come si legge in una bolla di Papa Urbano V nel 1362 che decretava “libertà di pascolo ai suini in qualsiasi terreno e proprietà…”. Per segnalare la presenza degli animali furono messi dei campanelli alle loro orecchie e chiunque ne impediva il pascolo incorreva in pene severissime. A seguito delle proteste della Germania,all’epoca maggior produttrice ed esportatrice di suini in Europa, il Papa Sisto IV nel 1481, riaffermò il documento di Avignone di Urbano V. Davanti al Castello, divisa dalle case del Borgo a chiudere la Piazza, c’è la chiesa parrocchiale, costruita negli anni 1950/54, dedicata alle S.s. Rufina e Seconda, martiri della Via Boccea. Come tutti i castelli che si rispettano, anche questo ha il suo fantasma che si aggira nei cunicoli sotterranei inesplorati che si diramano dal Castello nella campagna circostante. Ma alla domanda che rivolgo al Sig. Giovenale se esiste il fantasma egli risponde con un sorriso.
N.B. Le foto originali sono di Franco Leggeri- Fonte articolo: Autori Vari- Si Evidenzia che gli Alunni di Casalotti hanno realizzato un pregevole lavoro sulle origini e la Storia del Castello- Intervista con il Sig. Giovenale di Franco Leggeri- L’articolo è solo una sintesi di uno studio molto più esaustivo e completo sul Medioevo e i sistemi difensivi di Roma e della Campagna Romana – TORRI SARACENE-TORRI DI SEGNALAZIONI – realizzato da Franco Leggeri
Cardinale Angelo Comastri, arciprete della Basilica Vaticana e presidente della Fabbrica di San Pietro
Un’opera di grande valore artistico: il Crocifisso ligneo della Basilica Vaticana è stato presentato restaurato oggi alla stampa, in Vaticano, e sarà restituito alla devozione dei fedeli il prossimo 6 novembre, in occasione del Giubileo dei carcerati. A realizzare la scultura, nel XIV secolo, un abile maestro che la tradizione vuole sia Pietro Cavallini. I lavori di restauro sono stati eseguiti in oltre un anno, con le più moderne tecnologie, e grazie al sostegno dell’Ordine dei Cavalieri di Colombo, per il Giubileo della Misericordia.
Le pupille attonite ormai fisse sull’Eterno e la bocca semiaperta con le labbra tese: la figura di Gesù crocifisso è riprodotta dall’artista nell’attimo della morte, mentre sta per esalare l’ultimo respiro. Intagliato su un tronco di noce e dipinto, è alto 2 metri e 15 e pesa 72 chili.
Crocifisso ligneo più antico della Basilica Vaticana
Il volto del Crocifisso: la commozione per l’Amore non amato
Profonda nei secoli la devozione verso questo Crocifisso, dal volto sofferente e meraviglioso al tempo stesso, come ci conferma il cardinale Angelo Comastri, arciprete della Basilica Vaticana e presidente della Fabbrica di San Pietro:
– Io parlo per mia esperienza personale. Quando i nostri lavoratori pulivano l’occhio, a me è sembrato che il Crocifisso in qualche modo mi guardasse come per dire: “Cosa aspetti? Vedi l’amore? Ecco, rispondi…”. L’emozione che provò San Francesco nella chiesetta di San Damiano, quando si sentì dire: “Francesco, ripara la mia casa”, va tutta in rovina. E Tommaso da Celano dice che da quel momento provò compassione per il Crocifisso. È impressionante. Cominciò a capire che a quell’Amore non c’era adeguata risposta. L’ho sentito anche io guardando l’occhio del Crocifisso che mi guardava…
– Quel sentimento dell’Amore non amato …
– Dell’Amore non corrisposto, l’Amore non amato, come diceva San Francesco.
Crocifisso ligneo più antico della Basilica Vaticana
Straordinari particolari anatomici: grande la devozione nei secoli
Questo Crocifisso è il più antico presente nella Basilica di San Pietro e ha vissuto vari spostamenti all’interno della stessa Basilica. Quando i lanzichenecchi la invasero, fu anche oltraggiato: vestito con i loro abiti, come se fosse un manichino. Colpisce la grande fedeltà dei particolari anatomici, come ci conferma mons. Vittorio Lanzani, delegato della Fabbrica di San Pietro:
– Guardando questo Crocifisso si notano con stupore tanti particolari del corpo, cose che non si trovano in altri crocefissi lignei: particolari precisi, anatomici, che indicano che lo scultore o la persona che era con lui erano espertissimi nell’anatomia, a partire dalle vene delle braccia, delle gambe, dai tendini tesi della gamba, soprattutto vicino alla caviglia, fino alle costole, alla ferita del costato che ha addirittura due aperture, una sulla carne viva e l’altra della pelle che si ritrae esternamente. Per non parlare poi del viso che ha una prospettiva bellissima. Oltre tutto, il viso è stata una delle parti più illese, perché quando è stato tolto tutta quella vernice di cui era ricoperto e si sono visti gli occhi aperti, mentre prima si pensava fossero chiusi, è stata un’emozione grandissima!
– Quasi una fotografia scattata a Gesù morente?
– È un Crocifisso che voleva suscitare la pietà del Cristo morente. Infatti il Cristo ha gli occhi e la bocca aperti e nell’ultimo istante del grido della morte e poi del “Tutto è compiuto. E chinato il capo, emise lo spirito”. Qui è reso in modo plastico. I fedeli si ispiravano molto a questo Crocifisso perché era molto ricercato – allora era detto miracoloso per la pietà e per l’umanità che ispirava.
Crocifisso ligneo più antico della Basilica Vaticana
Il Crocifisso sarà esposto il 6 novembre per il Giubileo dei carcerati
Nel corso dei secoli, l’opera è stata spostata più volte all’interno della Basilica Vaticana. Dal 1632 fu esposta nella cappella del Crocifisso fino al 1749 quando fu spostata perché lì fu collocata la Pietà di Michelangelo. Quindi venne portata in un’altra cappella dove finì quasi dimenticata. Il 6 novembre prossimo il Crocifisso ligneo, in occasione del Giubileo dei carcerati, sarà esposto sul lato destro del Baldacchino del Bernini e il 18 novembre, in concomitanza con l’anniversario della Dedicazione della Basilica, durante la Messa, sarà collocato proprio nella Cappella del Santissimo Sacramento dove resterà.
Crocifisso ligneo più antico della Basilica Vaticana
Il restauro ha restituito al 90 per cento la struttura originaria
Nei secoli il Crocifisso era stato ricoperto da 9 strati di vernice scura ed era difficile quindi cogliere lo splendore della sua policromia. Il restauro è riuscito a restituire il 90 per cento della struttura originale e la forza plastica del corpo. I due principali restauratori sono stati Giorgio Capriotti e Lorenza D’Alessandro. A lei abbiamo chiesto quale particolare l’abbia colpita maggiormente durante il restauro:
– Senz’altro il fatto di essere arrivati a recuperare la pellicola pittorica originale, perché di solito in interventi di questo tipo su opere così antiche, ci si ferma prima proprio perché non si ha la certezza di ritrovare ancora materia così antica. Parallelamente abbiamo potuto capire che sul capo, originariamente, c’era una corona di spine, proprio perché abbiamo trovato inserti, piccoli cavicchi lignei che la tenevano. È andata ovviamente dispersa ed era stata sostituita nell’800 da una corona di corde, che ora è stata rimossa e sostituita da una corona di spine. Ma anche in questo caso è stata scelta una spina particolare: la Spina Christi, un arbusto dell’area mediterranea.
– È stato sicuramente un viaggio a ritroso nel tempo: strato dopo strato dal Terzo Millennio siete riusciti a risalire al Cristo del 1300 a livello di colori e di struttura?
– Sì, esattamente questo. Non potevamo arrivare con il laser direttamente a contatto con la pellicola pittorica perché si sarebbe rovinata. Quindi l’unico modo per non perdere le informazioni preziosissime di tutte le manutenzioni era togliere pelle per pelle, anche perché bisognava fare delle puliture selettive: ogni ridipintura aveva bisogno di un determinato solvente o di una determinata attrezzatura, ma in questo modo le informazioni ci sono arrivate!
– E l’emozione è stata molto grande …
– E l’emozione è stata grandissima, proprio un vero viaggio a ritroso nella storia!
Soglie del Medioevo – Le grandi questioni, i grandi maestri”, Giuseppe Sergi, Donzelli editore.
“Ispirandosi al celebre saggio del critico strutturalista Gérard Genette, “Soglie”, dedicato agli elementi ausiliari del libro (il “paratesto”), Giuseppe Sergi esce dal suo abituale riserbo (come fa con saggia parsimonia) per regalarci questo bel libro, che riesce a essere tre cose insieme. Primo, una grande panoramica sulla medievistica dell’ultimo secolo. Secondo, un’utilissima raccolta di saggi che, accuratamente sistemati e sobriamente rivisti, compongono nel loro insieme un Companion storiografico e metodologico di alta qualità, che sarà utile a tutti quelli che (studiosi o studenti) studiano quell’età affascinante quanto difficile, che è il medioevo; e indispensabile agli amatori più accorti e intelligenti. Terzo, un dignitoso, ma anche intenso, caloroso bilancio di uno studioso “di lungo corso”, una mente lucida e appassionata, che ama il suo lavoro, adora aggiornarsi con impegno e umiltà e ha ancora molte cose da dire. […] “Soglie del Medioevo” è un libro lineare, semplicissimo nella sua struttura, che raccoglie appunto alcune “soglie”: principalmente prefazioni e postfazioni, sia pure “rilette” e ritoccate, redatte tra 1989 e 2016. Delle quattro parti in cui è diviso, la prima, quella di maggior respiro, riguarda i “grandi temi”, dagli “albori” dei secoli IX-XI alla storia comparata tra est e ovest europei; la seconda, la più intensa, i maestri […]; la terza, professionalmente parlando la più impegnativa, i metodi (esemplare, tra gli altri, il saggio sulla staffa, eccellenti quelli sui pellegrinaggi(; la quarta, che alla precedente è strettamente collegata, i luoghi, e qui dalle Alpi e dal Piemonte, che pur fanno la parte del leone, si arriva fino in Daunia.” Franco Cardini (Avvenire, 02/12/16).
SANTA MARINELLA-Sabato 17 dicembre 2016, alle ore 17.00,nella prestigiosa cornice del Castello Odescalchi di Santa Marinella sarà possibile assistere alla presentazione degli ultimi risultati degli scavi condotti nel sito della città romana di Castrum Novum da un’equipe internazionale italo-francese che 2010 sta curando gli scavi nell’area urbana e nelle immediate adiacenze riportando in luce interessanti testimonianze dell’abitato e dei suoi monumenti. Il Dott. Flavio Enei, direttore del museo Civico di Santa Marinella, curatore del progetto di ricerca e concessionario degli scavi, illustrerà le importanti scoperte effettuate negli ultimi tempi. I dati archeologici indicano che l’insediamento venne costruito dai romani su un leggero rilievo affacciato sul mare, sui resti di un precedente abitato etrusco che controllava la rada portuale con il punto di approdo a sud del Capo Linaro. Gli scavi dimostrano che anche prima degli etruschi il luogo risulta abitato nella preistoria, nell’età del bronzo, nel II millennio a.C. Lo scavo, coordinato direttore del Museo, in collaborazione con la Prof.ssa Sara Nardi e il Prof. Grégoire Poccardi delle Università francesi di Amiens e Lille 3, vede impegnati sul campo anche i volontari specializzati per i Beni Culturali del Gruppo Archeologico del Territorio Cerite. Le attività di ricerca si svolgono sotto la supervisione della Dott.ssa Rossella Zaccagnini della Soprintendenza Archeologia per il Lazio e l’Etruria. Grazie all’impegno di tante persone ed Enti dallo scorso anno sta tornando in luce l’impianto del castrum di epoca repubblicana con un tratto delle possenti mura di cinta, spesse circa 3 metri e lunghe almeno cento. A ridosso del muro sono stati ritrovati i resti degli alloggiamenti dei soldati che nel III secolo a.C., difendevano la città fortezza e controllavano un lungo tratto di costa. Sulla sommità del rilievo sono stati identificati i resti di un teatro avente una cavea di circa 25 metri e subito fuori dalle mura un’ampia piazza pavimentata in basoli di selce e calcare. Insomma, in così breve tempo, anche grazie ai risultati delle prospezioni magnetometriche e georadar, si sta ricostruendo l’impianto urbano e topografico originario di un’antica colonia romana della quale fino a poco tempo fa si sapeva ben poco. I ricercatori del Museo Civico e del Centro Studi Marittimi del Gruppo Archeologico hanno realizzato anche una planimetria completa degli enormi antichi impianti per l’allevamento di pesci e molluschi situati nel mare subito dinanzi alla città. Le strutture, oggi semisommerse si estendono per quasi 200 metri di lunghezza e risultano essere tra le più vaste e antiche del Mediterraneo. Numerose vasche di varie dimensioni formano un articolato complesso di peschiere protetto al largo da un lungo antemurale. Le vasche sono provviste di canali di adduzione dell’acqua oggi preziosi per lo studio dell’antico livello del mare che dall’epoca romana risulta essersi sollevato di circa 1,20 metri.
SANTA MARINELLA-CASTRUM NOVUM- scavi
Sabato 10 settembre 2016 è stato inaugurato un primo settore del “Parco Archeologico di Castrum Novum” comprendente l’area occupata dai resti di un impianto termale e di un ampio edificio forse funzionale alle antistanti peschiere, situato vicino al mare, all’altezza del km 64.400 della via Aurelia. Dopo essere state scavate le strutture tornate alla luce sono state consolidate e protette, fornite di un apparato didattico che con 11 pannelli che raccontano la storia del sito e dei resti visibili. IN quell’occasione oltre 500 persone sono state guidate alla scoperta dei resti antichi e circa 40 hanno potuto visitare le peschiere semisommerse nel mare antistate la città antica. IN occasione della conferenza di sabato sarà, inoltre, presentato il Terzo Quaderno di Studi su Castrum Novum che raccoglie i risultati delle ultime ricerche.
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