-Rieti -Archivio di Stato in mostra “I gamberi del papa”-
-dal il 24 settembre al i 31 ottobre 2022-
-L’ingresso è gratuito-
Rieti-In occasione delle Giornate europee del patrimonio 2022, l’Archivio di Stato di Rieti propone un’importante mostra storico-documentaria dedicata ai novecento anni dal Concordato di Worms (1122) e ai suoi effetti sul nostro territorio. Il titolo dell’esposizione è I gamberi del papa – Rieti dall’antiqua libertas alla dominazione pontificia. L’apertura al pubblico è prevista per il 24 settembre 2022, alle ore 16, nella sala mostre di viale Ludovico Canali 7.
L’iniziativa dell’Archivio, che vede il patrocinio del Comune di Rieti, è in connessione con il convegno internazionale che si terrà all’Abbazia di Farfa dal 14 al 16 settembre, dal titolo Oltre Worms – La costruzione dello specifico occidentale nel XII secolo, tra declinazioni dei poteri locali e dimensione universale, organizzato da Sapienza Università di Roma, Abbazia Santa Maria di Farfa, Istituto storico italiano per il Medio Evo e Società romana di Storia patria.
La mostra, a cura di Alfredo Pasquetti, direttore dell’Archivio e di Tersilio Leggio, storico e ricercatore, è composta da un interessante percorso dedicato alle conseguenze del Concordato sul territorio reatino fino alla fine del XVI secolo, proponendo l’esposizione di documentazione appartenente al patrimonio dell’Archivio storico del Comune di Rieti. Il percorso della mostra si snoda attraverso una serie di documenti pubblici che tendono a porre in evidenza i momenti più significativi di questa lunga traiettoria. Pezzi molto conosciuti, ma anche documenti meno noti, tutti ugualmente utili ad avviare una riflessione di lungo periodo sulla storia della città e ad approfondire lo studio delle pieghe di una società locale che, fra periodi di crisi e capacità di reazione alle avversità, è apparsa ora protesa verso traguardi futuri, ora ripiegata nella difesa di antichi privilegi. La curiosità del titolo della mostra si deve al fatto tra le regalie inviate a Roma dal Comune reatino vi erano i gamberi di fiume, prezioso tramite per cercare di ottenere la benevolenza pontificia, considerate tutte le restrizioni che, imposte dalle leggi canoniche per il rispetto dell’astinenza, venivano in larga misura superate con la qualità dei cibi consumati.
Il giorno dell’apertura sarà, inoltre, distribuito il catalogo. La mostra si chiuderà il 31 ottobre e sarà visitabile nei seguenti giorni e orario:
lunedì e mercoledì dalle 8,30 alle 16,30; martedì, giovedì e venerdì dalle 8,30 alle 14,30.
Biblioteca DEA SABINA- ABBAZIA di FARFA-Monumenti della Sabina -TCI anno 1929-Biblioteca DEA SABINA- ABBAZIA di FARFA-Monumenti della Sabina -TCI anno 1929-Biblioteca DEA SABINA- ABBAZIA di FARFA-Monumenti della Sabina -TCI anno 1929-Biblioteca DEA SABINA- ABBAZIA di FARFA-Monumenti della Sabina -TCI anno 1929-Biblioteca DEA SABINA- ABBAZIA di FARFA-Monumenti della Sabina -TCI anno 1929-Biblioteca DEA SABINA- ABBAZIA di FARFA-Monumenti della Sabina -TCI anno 1929-Biblioteca DEA SABINA- ABBAZIA di FARFA-Monumenti della Sabina -TCI anno 1929-Biblioteca DEA SABINA- ABBAZIA di FARFA-Monumenti della Sabina -TCI anno 1929-
Farfa- 1 /settembre/ 2022– In occasione del nono centenario del Concordato di Worms (1122), dal 14 al 16 settembre l’Abbazia di Farfa apre le porte al Convegno Internazionale “𝗢𝗹𝘁𝗿𝗲𝗪𝗼𝗿𝗺𝘀. 𝗟𝗮𝗰𝗼𝘀𝘁𝗿𝘂𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲𝗱𝗲𝗹𝗹𝗼𝘀𝗽𝗲𝗰𝗶𝗳𝗶𝗰𝗼𝗼𝗰𝗰𝗶𝗱𝗲𝗻𝘁𝗮𝗹𝗲𝗻𝗲𝗹𝗫𝗜𝗜𝘀𝗲𝗰𝗼𝗹𝗼, 𝘁𝗿𝗮𝗱𝗲𝗰𝗹𝗶𝗻𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶𝗱𝗲𝗶𝗽𝗼𝘁𝗲𝗿𝗶𝗹𝗼𝗰𝗮𝗹𝗶𝗲𝗱𝗶𝗺𝗲𝗻𝘀𝗶𝗼𝗻𝗲𝘂𝗻𝗶𝘃𝗲𝗿𝘀𝗮𝗹𝗲”.
Patrocinato dalla 𝗦𝗮𝗽𝗶𝗲𝗻𝘇𝗮𝗨𝗻𝗶𝘃𝗲𝗿𝘀𝗶𝘁𝗮̀ 𝗱𝗶𝗥𝗼𝗺𝗮, dall’𝗔𝗯𝗯𝗮𝘇𝗶𝗮𝗦𝗮𝗻𝘁𝗮𝗠𝗮𝗿𝗶𝗮𝗱𝗶𝗙𝗮𝗿𝗳𝗮, dall’𝗜𝘀𝘁𝗶𝘁𝘂𝘁𝗼𝗦𝘁𝗼𝗿𝗶𝗰𝗼𝗜𝘁𝗮𝗹𝗶𝗮𝗻𝗼𝗽𝗲𝗿𝗶𝗹𝗠𝗲𝗱𝗶𝗼𝗲𝘃𝗼, dalla 𝗦𝗼𝗰𝗶𝗲𝘁𝗮̀ 𝗥𝗼𝗺𝗮𝗻𝗮𝗱𝗶𝘀𝘁𝗼𝗿𝗶𝗮𝗣𝗮𝘁𝗿𝗶𝗮, dalla 𝗙𝗼𝗻𝗱𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲𝗩𝗮𝗿𝗿𝗼𝗻𝗲 e dall’ 𝗔𝗿𝗰𝗵𝗶𝘃𝗶𝗼𝗱𝗶𝗦𝘁𝗮𝘁𝗼𝗱𝗶𝗥𝗶𝗲𝘁𝗶; l’evento vedrà la partecipazione di storici e docenti provenienti dall’Università Cattolica del Sacro Cuore, dall’Università tedesca di Wuppertal, dall’Università degli Studi di Bari, dall’Università degli Studi di Firenze, dall’Università degli Studi di Roma Tor Vergata, dall’Università di Bonn, dall’Università degli Studi di Torino, dall’Università degli Studi di Messina, dall’Università degli Studi di Parma, dall’Università di Colonia (Universität zu Köln), dall’Università Cattolica portoghese (Universidade Católica Portuguesa), dalla Sapienza Università di Roma, dall’Università degli Studi di Bologna e dall’Università Europea di Roma.
La tre giorni sarà articolata in quattro sessioni ciascuna delle quali verterà su un tema specifico: Chiesa, Città, Occidente, Oriente.
Il Convegno prenderà il via mercoledì 14 settembre alle ore 14.30 con i saluti del Rev Priore 𝗗𝗼𝗺𝗘𝘂𝗴𝗲𝗻𝗶𝗼𝗚𝗮𝗿𝗴𝗶𝘂𝗹𝗼𝗢.𝗦.𝗕, il Presidente dell’Istituto Storico Italiano per il Medioevo 𝗠𝗮𝘀𝘀𝗶𝗺𝗼𝗠𝗶𝗴𝗹𝗶𝗼, il Presidente della Società di Storia Patria 𝗧𝗼𝗺𝗺𝗮𝘀𝗼𝗱𝗶𝗖𝗮𝗿𝗽𝗲𝗴𝗻𝗮𝗙𝗮𝗹𝗰𝗼𝗻𝗶𝗲𝗿𝗶; la Prolusione del professor 𝗙𝗿𝗮𝗻𝗰𝗼𝗖𝗮𝗿𝗱𝗶𝗻𝗶 dell’Istituto di Scienze Umane e Sociali/SNS – Firenze – Pisa e l’Introduzione del professor 𝗨𝗺𝗯𝗲𝗿𝘁𝗼𝗟𝗼𝗻𝗴𝗼 della Sapienza Università di Roma.
𝗙𝗮𝗿𝗳𝗮 𝗶𝗹 𝗖𝗼𝗻𝘃𝗲𝗴𝗻𝗼 𝗜𝗻𝘁𝗲𝗿𝗻𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗮𝗹𝗲 “𝗢𝗹𝘁𝗿𝗲 𝗪𝗼𝗿𝗺𝘀”𝗙𝗮𝗿𝗳𝗮 𝗶𝗹 𝗖𝗼𝗻𝘃𝗲𝗴𝗻𝗼 𝗜𝗻𝘁𝗲𝗿𝗻𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗮𝗹𝗲 “𝗢𝗹𝘁𝗿𝗲 𝗪𝗼𝗿𝗺𝘀”ABBAZIA di FARFAABBAZIA di FARFAABBAZIA di FARFAABBAZIA di FARFAABBAZIA di FARFAABBAZIA di FARFAABBAZIA di FARFAABBAZIA di FARFAPaolo GENOVESI Fotoreportage Abbazia di FARFAPaolo GENOVESI Fotoreportage Abbazia di FARFAPaolo GENOVESI Fotoreportage Abbazia di FARFAPaolo GENOVESI Fotoreportage Abbazia di FARFAPaolo GENOVESI Fotoreportage Abbazia di FARFAPaolo GENOVESI Fotoreportage Abbazia di FARFAPaolo GENOVESI Fotoreportage Abbazia di FARFAABBAZIA di FARFAABBAZIA di FARFAABBAZIA di FARFAAbbazia di FARFAAbbazia di FARFAABBAZIA di FARFAABBAZIA di FARFAABBAZIA di FARFAABBAZIA di FARFAABBAZIA di FARFAABBAZIA di FARFAAbbazia di FarfaAbbazia di FARFAABBAZIA di FARFA (Rieti)
SACCO E VANZETTI ,95 ANNI FA, SONO STATI GIUSTIZIATI INNOCENTI NEL PENITENZIARIO DI CHARLESTOWN
SACCO E VANZETTI
PREMESSA. GLI IMMIGRATI NEGLI USA ALL’INIZIO DEL NOVECENTO
Dal 1865 (dopo la guerra civile americana) al 1915 emigrano dall’Europa negli Stati Uniti (USA) circa 25 milioni di persone, in cerca di un futuro migliore. Però la vita degli immigrati è molto difficile. Infatti, dato che sono molto spesso analfabeti ed imparano con difficoltà la lingua inglese, occupano i livelli più bassi del mercato del lavoro e quindi sono sfruttati dagli imprenditori, che approfittano della incapacità della maggior parte degli immigrati di ribellarsi per non perdere il posto di lavoro.
Inoltre le condizioni di lavoro sono molto pesanti: si lavora sei giorni la settimana per almeno 10 ore al giorno.
La presenza di milioni di immigrati, che pure sono utili per il progresso economico degli USA, fa nascere nella popolazione anglosassone sentimenti xenofobi, alimentati dai movimenti razzisti (già attivi contro le persone di colore), in nome degli ideali di superiorità della loro componente etnica.
Per contrastare gli imprenditori, i lavoratori più politicizzati e gli anarchici costituiscono il sindacato filo anarchico International Wordl Workers, i cui membri sono chiamati Wobblies, che organizza continue manifestazioni operaie e scioperi per chiedere migliori condizioni di lavoro e salari più alti, affinché gli operai possano vivere dignitosamente.
Per contrastare e reprimere l’attività politica e sindacale considerata “sovversiva”, è costituita la Generale Intelligence Division (che in seguito diventa FBI), diretta da Edgar Hoover, che arresta centinaia di persone, molte delle quali sono espulse dagli USA.
Questa situazione si acutizza con la Prima guerra mondiale, che fa emergere le profonde fratture di natura etnica e sociale presenti nel Paese. Nel 1917, in previsione dell’intervento nel conflitto, è emanata la legge per la iscrizione nei registri di leva (Selective Service Act) per cui molti immigrati rifiutano di iscriversi e parecchi emigrano all’estero, soprattutto nel vicino Messico.
Scoppiato il conflitto, nelle fabbriche belliche ci sono manifestazioni di protesta e scioperi, anche violenti. Pertanto il Governo Federale emana una legge molto repressiva (Sedition and Espionage Act), che considera anti patriottica, e quindi è punita molto severamente, come la sedizione o lo spionaggio, ogni manifestazione di dissenso, limitando di fatto la libertà di manifestazione del pensiero.
SACCO E VANZETTI NEGLI USA ADERISCONO AL MOVIMENTO ANARCHICO
SACCO E VANZETTI
Ferdinando Nicola Sacco nasce a Torremaggiore (Foggia) il 22 aprile 1891 da una famiglia di agricoltori e di commercianti di olio e vino. A 17 anni decide di emigrare negli Stati Uniti ed arriva a Boston (Massachusetts) il 2 maggio 1908 con la motonave Principe di Piemonte. Dopo aver fatto vari lavori è assunto in una fabbrica di calzature a Milford, dove nel 1912 sposa Marianna (Rosina) Zambelli, dalla quale ha due figli: Dante e Ines.
Aderisce al Movimento anarchico ed al Sindacato International Wordl Workers e partecipa attivamente alle manifestazioni operaie ed agli scioperi, tenendo discorsi nei comizi. Per questa sua attività politica è arrestato nel 1916.
Bartolomeo Vanzetti nasce a Villafalletto (Cuneo) l’11 giugno 1888. É il primo di quattro figli di Giovanni Battista, un piccolo proprietario terriero e gestore di una caffetteria, che è stato, per lavoro, dal 1881 al 1883 in California.
Decide di emigrare negli Stati Uniti dopo la tragica morte della madre Giovanna Nivello, che lo sconvolge profondamente, provocandogli gravi disturbi psicologici. Così il 19 giugno 1980 arriva a New York con la nave La Provence. Per vivere fa vari lavori: cameriere, operaio prima in una cava, poi in una acciaieria ed infine in una fabbrica di cordami, la Plymouth Cordage Company. contro la quale organizza nel 1916 uno sciopero per protestare contro le pesanti condizioni di lavoro. Infatti, ha aderito al Movimento anarchico in seguito alla lettura delle opere di Marx, (però legge anche i classici di Dante, di Hugo, di Darwin,di Tolstoi, di Zola …). Per le sue idee politiche radiclae ha una crescente difficoltà a trovare lavoro, per cui nel 1919 acquisisce da un italiano la licenza ambulante per la vendita del pesce e svolge questa attività a Plymouth.
Sacco e Vanzetti si conoscono nel maggio 1917 ad un convegno anarchico a Boston. Per rifiutare la coscrizione militare decidono di emigrare in Messico, dove rimangono fino alla fine del conflitto. Per questo loro comportamento, sono inseriti dal Dipartimento (Ministero) della Giustizia in un elenco di “sovversivi” e sono controllati da agenti FBI al loro rientro negli USA.
LA “PAURA ROSSA” (RED SCARE)
SACCO E VANZETTI
La repressione del movimento politico e sindacale radicale (in particolare quello anarchico) aumenta dopo la Rivoluzione bolscevica in Russia del novembre 1917, perché gli imprenditori temono che l’ideologia comunista si diffonda nel Paese.
La “paura rossa” (red scare) aumenta nel dopoguerra (come anche in Italia, in particolare nel cosiddetto “biennio rosso”), alimentata anche dalla congiuntura economica negativa, derivata dal difficile reinserimento lavorativo dei milioni di soldati smobilitati e dalla lenta riconversione delle industrie belliche alla produzione civile.
La “red scare” raggiunge l’apice negli anni 1919 e 1920. Viene sciolto l’International Wordl Workers, e vengono chiusi decine di circoli anarchici e di riviste vicine al Movimento anarchico.
La “caccia al rivoluzionario” raggiunge il suo apice nel gennaio 1920 con i cosiddetti “Palmer raids” (le retate di Palmer), ordinati dal Procuratore generale (Ministro della Giustizia) Mitchel Palmer, durante i quali sono arrestate oltre 4.000 persone, considerate “sovversive”, delle quali circa 3.000 sono espulse dagli USA e rimpatriate nei Paesi europei di origine.
Contro questa escalation xenofoba si attiva la controreazione degli anarchici, che compiono attentati dinamitardi in varie città, contro le Autorità locali che sostengono la campagna repressiva. In particolare, bombe esplodono davanti alla casa del Sindaco di Cleveland, alla casa del giudice Albert Hayden a Boston ed alla casa del giudice Charles Nott a New York. L’attentato più eclatante e famoso è quello compiuto alla casa del Procuratore Palmer, nel corso del quale rimane ucciso l’attentatore, l’anarchico italiano Carlo Valdinieri. In tutti gli attentati, vengono trovati a terra dei volantini, stampati su carta di colore rosso, con il titolo Plain Words (Parole Chiare), firmati The Figting Anarchist (I combattenti anarchici).
L’attuazione degli attentati dinamitardi comporta una dura repressione verso gli anarchici, considerati elementi “sovversivi” e quindi molto pericolosi. Vengono perquisite mote tipografie, nelle quali lavorano anarchici, come Andrea Salsedo (impiegato nella tipografia Canzani a Brooklyn, quartiere di New York) ed anche la redazione della rivista anarchica Cronaca Sovversiva (fondata nel 1903 da Luigi Galleani), per la quale Sacco e Vanzetti hanno scritto articoli e raccolto fondi.
Il 25 febbraio 1920 sono arrestati a New York i tipografi anarchici Andrea Salsedo e Roberto Elia, sospettati di aver stampato i volantini che sono stati lasciati nei luoghi degli attentati dinamitardi. Sono trattenuti, senza alcuna imputazione formale, per circa due mesi negli uffici segreti del Ministero della Giustizia, al 14° piano del Park Row Building, un edificio al n. 21 di Park Row, dove sono sottoposti anche a tortura per far loro confessare sia il compimento degli attentati che i nomi dei complici.
Vanzetti costituisce un Comitato per la difesa dei due anarchici e promuove una campagna di sensibilizzazione popolare per la loro liberazione.
Nella notte tra il 2 ed il 3 maggio 1920, Salsedo precipita misteriosamente dall’appartamento in cui è recluso e si schianta sul marciapiedi sottostante. Nonostante le Autorità affermino che si è suicidato, gli anarchici considerano la sua morte una “omicidio di Stato”.
Il giorno dopo la morte di Salsedo, Vanzetti organizza una manifestazione, che si deve tenere a Brockton il 9 maggio. Decide quindi di andare, insieme con Sacco, a New York per assumere informazioni più precise sulla morte di Salsedo, mettendosi in contatto con gli anarchici Mario Buda e Riccardo Oriani, che conoscono. Arrivano in tram in città il 5 maggio 1920.
I REATI DI CUI SONO ACCUSATI
SACCO E VANZETTI
Nei mesi precedenti sono stati compiuti a Bridgewater ed a South Braintree (cittadine del Massachusetts) due gravi reati.
A Bridgewater, il 24 dicembre 1919 alcuni impiegati del calzaturificio White Shoe Company, mentre trasportano con un furgone i soldi della paga settimanale degli operai, sono assaliti da tre uomini a volto scoperto, scesi da una auto Hudson Overland. Uno dei tre è armato con un fucile da caccia, con il quale spara alle gomme del veicolo per farlo fermare. Ne segue una sparatoria; però la rapina è sventata ed i banditi scappano in auto.
Il 15 aprile 1920, a South Braintree (un sobborgo di Boston) sono aggrediti, mentre stanno portando a piedi al calzaturificio Slater and Morrill le paghe settimanali, ammontanti a 15.776 dollari, il cassiere Frederick Albert Palmenter e la guardia giurata Alessandro Berardelli, di origine italiana. Sono fermati da due uomini armati, che sottraggono alla guardia il revolver Harrigton&Richardson. e poi sparano a bruciapelo ad entrambi, uccidendoli; quindi prendono la borsa con il danaro e fuggono con una auto Buik, con altre due persone a bordo. Ci sono diversi testimoni.
Il capo della Polizia di Brigewater, Michael E. Stewart, che dirige le indagini, individua varie analogie tra le due rapine e si convince che sono state compiute da anarchici, per finanziare il loro Movimento, e addirittura dalle stesse persone.
Il 16 aprile 1920 è trovata una Buik abbandonata, che risulta rubata, vicino alla casa dell’anarchico Ferruccio Coacci, che non si è presentato il giorno precedente (quello della rapina e del duplice dell’omicidio a South Braintree) all’Ufficio per l’Immigrazione per ricevere il provvedimento di espulsione. Ha giustificato la sua assenza adducendo la grave malattia della moglie. Stewart invia due agenti a casa di Coacci e lo trovano che sta facendo le valigie per partire. Inoltre, la moglie sta bene. Coacci è quindi arrestato ed accompagnato alla stazione di immigrazione, da dove parte, con il provvedimento di espulsione, il 18 aprile.
Un paio di giorni dopo, Stewart scopre che un amico anarchico di Coacci, Mario Buda possiede una auto Hudson Overland, che è in riparazione nel garage di Elm Square, di proprietà di Simon Johnson. Stewart, accecato dal pregiudizio xenofobo verso gli italiani e dall’odio verso i “sovversivi” (quali sono considerati gli anarchici), si convince che le due rapine sono state compiute, insieme con altri anarchici, da Coacci e da Buda, che nel frattempo si è reso irreperibile. Decide quindi di arrestarlo quando sarebbe andato al garage per ritirare la sua auto.
Il 5 maggio Sacco e Vanzetti arrivano a New York e si incontrano con Buda ed Oriani al garage dove sono andati per ritirare l’auto. Però il comportamento nervoso del proprietario Simon Johnson, che adduce pretesti per non consegnare l’auto, allarma i quattro che decidono di andare via, separandosi. Buda e Orciani vanno via in moto, mentre Sacco e Vanzetti vanno a prendere il tram per ritornare a casa. La polizia, avvisata da Johnson, si mette alla loro ricerca.
La sera, verso le 22, quando il tram arriva a Brockton, il poliziotto Connolly sale a bordo e perquisisce Sacco e Vanzetti, ritenendoli “individui sospetti”. I due sono in possesso di materiale di propaganda anarchica e di due pistole: Sacco ha una Colt 32 semiautomatica e Vanzetti ha una Harrigton&Richardson, come quella della guardia giurata uccisa a South Braintree. Inoltre Vanzetti ha in tasca alcuni proiettili da fucile per cui è considerato il rapinatore che ha sparato con il fucile alle ruote del furgone che portava i soldi delle paghe degli operai del calzaturificio di Bridgewater, nella tentata rapina del 24 dicembre 1919.
Sacco e Vanzetti sono quindi portati all’Ufficio di Polizia, dove danno riposte evasive e negano di conoscere Buda e Coacci. Sono interrogati per due giorni senza avere alcuna assistenza legale, anche dal Procuratore Katzman, che li incrimina prima per il possesso illegale di armi e di materiale di propaganda sovversiva ed alcuni giorni dopo anche per le due rapine di Bridgewater e di South Braintree. Sacco e Vanzetti dichiarano il loro alibi per entrambi i fatti. Sacco afferma che il 24 dicembre 1919 lavorava al calzaturificio di Milford e che il 15 aprile 1920 era andato al Consolato italiano per richiedere il passaporto per rimpatriare. Chiama come testimoni i colleghi di lavoro ed i funzionari del Consolato.
Vanzetti invece dichiara che in entrambi i giorni era al lavoro per vendere il pesce a Plymouth. Il procuratore Katzman accoglie solo l’alibi di Sacco per il 24 dicembre.
In seguito i due sono messi a confronto con i testimoni che devono identificarli come gli autori della rapina e del duplice omicidio compiuti il 15 aprile 19120 a South Braintree, senza però seguire la corretta procedura di confronto, per cui l’operazione è illegale. Alcuni testimoni li riconoscono, seppure con incertezze e tentennamenti. Katzman avvia quindi l’inchiesta formale, che si conclude l’11 settembre 1920 con il rinvio a giudizio per entrambi. Katzman decide però di processare subito Vanzetti, benché incensurato, per la rapina di Bridgewater del 24 dicembre 1919 in modo da farlo condannare e quindi presentarlo come “rapinatore condannato” al processo per la rapina e i due omicidi di South Braintree del 15 aprile 1920. Così il 20 giugno 1920 Vanzetti è processato dalla Corte di Plymouth presieduta dal giudice Webster Thayer. Sono sentiti i vari testimoni. Quelli a difesa, che sono tutti immigrati italiani di Plymouth, di umili origini, sono intimiditi e screditati da Katzman. Invece i testimoni portati dal Procuratore sono ritenuti credibili, anche se taluni cadono in contraddizione. Pertanto, il 16 agosto 1920 Vanzetti è condannato alla reclusione nel carcere di Charlestown per un periodo tra i 12 e 15 anni.
IL PROCESSO E LA CONDANNA A MORTE IL 14 LUGLIO 1921
SACCO E VANZETTI
Dopo l’incriminazione formale di Sacco e Vanzetti per le due rapine di Bridgewater e di South Braintree, gli anarchici di Boston promuovono la costituzione di Comitati in loro sostegno e per raccogliere i fondi necessari per le spese legali. Al riguardo, Felicani, il capo redattore del giornale La Notizia, assume il compito di coordinare tutte le iniziative a sostegno dei due incriminati. Viene scelto come difensore l’avv. Moore, che ha difeso, con esito favorevole, numerosi sindacalisti, in particolare gli italiani Ettorre e Giovannitti, i quali, accusati di aver compiuto un omicidio durante lo sciopero del 1912 a Lawrence, sono stati prosciolti. Moore consiglia di far difendere Vanzetti dagli fratelli McArney in modo da avere la possibilità di fare due arringhe difensive e decide di adottare una strategia difensiva tesa a portare il processo all’attenzione dell’opinione pubblica, sia nazionale che internazionale. A questo scopo Felicani organizza un Comitato di difesa.
Moore invia nella primavera 1921 in Italia il giornalista Lyons per costituire anche nel nostro Paese un movimento di opinione a favore di Sacco e Vanzetti. Anche Mussolini (che non è ancora al potere) si esprime a favore dei due anarchici per chiaro opportunismo politico. Infatti, da un lato mira a mettere in difficoltà il Governo liberale, e dall’altro spera di accattivarsi le simpatie degli anarchici, peraltro molto numerosi nella sua regione di origine, la Romagna.
In Francia si mobilita a favore di Sacco e Vanzetti il Premio Nobel per la Letteratura Anatole France, che pubblica sul quotidiano Nation l’articolo intitolato To the people of America (Al popolo americano) con il quale chiede la liberazione dei due anarchici perché innocenti e paragona il loro caso giudiziario a quello di Alfred Dreyfus, che divise l’opinione pubblica francese dal 1894 al 1906.
Il 31 maggio 1921 inizia a Dedham (sobborgo di Boston) il processo a Sacco e Vanzetti per la rapina ed i due omicidi compiuti a South Braintree il 15 aprile 1920. Presiede la Corte il giudice Thayer. L’accusa è sostenuta dal Procuratore Katzman.
La prima fase del processo riguarda la rapina. La difesa di Sacco cita come testimoni il funzionario del Consolato italiano e gli amici che ha incontrato in città. La difesa di Vanzetti cita come testimoni i clienti ai quali ha venduto il pesce. Però tutti sono ritenuti “poco credibili” dal Procuratore perché sono amici e conoscenti dei due imputati e quindi possono aver mentito per salvarli. Invece Katzman presenta come “attendibili” i testimoni da lui citati per l’accusa.
La seconda fase del processo riguarda l’uccisione del cassiere Palmenter e della guardia giurata Berardelli. Il Procuratore cerca di dimostrare che Sacco ha sparato con la Colt 32 e che Vanzetti si è impossessato della pistola di Belardelli. Le prove a carico sono fornite da alcuni periti balistici, le cui conclusioni non sono purtroppo smontate adeguatamente dai periti della difesa. Katzman inoltre ricorre all’uso probatorio della “consapevolezza della colpa”, in base alla quale l’imputato “colpevole” tiene un comportamento ambiguo e contraddittorio, come è stato quello di Sacco e Vanzetti, soprattutto durante i primi interrogatori al posto di polizia.
Gli avvocati della difesa invece sottolineano il carattere politico del processo ed affermano con forza che i loro assistiti hanno tenuto il comportamento iniziale contraddittorio perché erano molto intimoriti dalla possibilità di essere incriminati per la loro adesione al Movimento anarchico, considerato sovversivo.
Su richiesta degli avvocati, Vanzetti illustra le sue idee politiche il 5 luglio 1921 e Sacco il 7 luglio.
Katzman accetta il confronto sul piano politico ed afferma con forza che le idee dei due imputati anarchici sono “sovversive”, per la loro forte avversione al sistema economico americano, considerato “capitalistico”:. Inoltre sostiene che gli imputati hanno tenuto un comportamento anti patriottico. Infine, nella sua requisitoria, fa anche affermazioni pesanti contro gli immigrati, in particolare gli italiani.
Durante lo svolgimento del processo si svolgono grandi manifestazioni popolari a sostegno di Sacco e di Vanzetti, patrocinate dai Partiti di sinistra e dagli anarchici, sia in Europa che in America Latina. Però non si riesce a smuovere l’opinione pubblica liberale, intellettuale e moderata degli USA.
In questo clima, il 14 luglio 1921, alle 7,30, la giuria pronuncia la condanna a morte di entrambi gli imputati per “omicidio di primo grado“.
LA MOBILITAZIONE INTERNAZIONALE IN LORO SOSTEGNO
SACCO E VANZETTI
In seguito, gli avvocati difensori presentano ben otto richieste di riesame del processo, puntando in particolare sulle contraddizioni di altrettanti testimoni dell’accusa, alcuni dei quali hanno affermato, dopo il processo, di aver subito pressioni per riconoscere gli imputati come i partecipanti alla rapina ed ai due omicidi di South Braintree del 15 aprile 1920.
Gli avvocati presentano anche le dichiarazioni giurate di due ex funzionari del Governo Federale che affermano che il processo è stato condizionato dal Ministero della Giustizia per motivi politici, perché attraverso la condanna esemplare di Sacco e Vanzetti si creavano le condizioni per espellere gli anarchici. Il procuratore Katzman accusa i due funzionari di violare segreti governativi.
Il giudice Thayer respinge tutte le richieste di riesame del processo.
Il 16 novembre 1925 il detenuto di origine portoghese Celestino Madeiros, condannato per omicidio, confessa a Sacco di aver partecipato alla rapina di South Braintree, ma si rifiuta di fare i nomi dei complici. Gli avvocati difensori chiedono la revisione del processo, che però è respinta il 23 ottobre 1926 dal giudice Thayer, il quale ritiene che Madeiros sia un complice di Sacco e Vanzetti nella rapina del 15 aprile 1920 a South Braintree.
Dopo la decisione del giudice Thayer che nega la revisione del processo, l’avv. Moore è sostituito dall’avv. Tompson, di Boston, che è docente di legge all’Università di Harvard, il quale accetta la difesa, pur essendo un conservatore, perché si è reso conto delle continue violazioni della legge ai danni dei due anarchici. Pertanto sensibilizza altri colleghi di Harvard a prendere posizione a favore di Sacco e Vanzetti. Il primo e più importante giurista che si schiera a loro difesa è il prof. Frankfurter che nel marzo 1927 pubblica sul quotidiano conservatore Atlantic Montlhly l’articolo The case of Sacco e Vanzetti, nel quale afferma che il processo è stato “scorretto”, che il giudice Thayer non è stato “imparziale” e che il Procuratore Katzman ha sfruttato il clima di paura conseguente alla “paura rossa” (red scare). L’articolo suscita molto scalpore ed ha un impatto fortissimo sull’opinione pubblica ed è quindi diffuso dal Comitato di difesa per l’ulteriore sensibilizzazione popolare. In seguito altri giuristi prendono posizione a favore dei due anarchici e chiedono al Governatore del Massachusetts la revisione del processo. Si mobilitano anche molti studenti di legge di varie Università. In poco tempo il caso giudiziario non è più criticato negli USA solo dagli ambienti politici radicali, ma anche dagli ambienti intellettuali e moderati.
Anche molti intellettuali di livello internazionale prendono posizione a favore di Sacco e Vanzetti, che ormai sono chiamati Nick e Bart, tra i quali Albert Einstein, Bertrand Russell, John Dewey, Thomas Mann, John Dos Passos. Anche alcuni leader politici si schierano: il Primo Ministro inglese MacDonald, quello francese Herriot, il Presidente del Reichstag (il Parlamento tedesco) Paul Lobe ed il premier russo Stalin.
Sacco e Vanzetti ricevono molte lettere di solidarietà ed il secondo attiva un fitta corrispondenza.
In Italia Mussolini, che è ora Capo del Governo, ha una posizione defilata,e non è più apertamente schierato a favore di Sacco e Vanzetti come nel 1921 (anche perché gli anarchici ora sono perseguitati e incriminati dal Tribunale speciale per la difesa dello Stato, istituito nel 1926), anche per non compromettere i rapporti con gli USA. Comunque il nostro Ambasciatore a Washington ed il Console a Boston continuano a seguire il caso giudiziario, attivandosi, discretamente, prima per la revisione del processo e poi per la grazia. A questo riguardo, nel luglio 1927 Mussolini scrive una lettera all’Ambasciatore americano in Italia, Henry Fletcher, chiedendogli di intervenire presso il Governatore del Massachusetts Alvan T. Fuller per la concessione della grazia ai due anarchici.
Contro la decisione del 23 ottobre 1926 del giudice Thayer di negare la revisione del processo, è presentato appello alla Corte Suprema del Massachusetts, che lo respinge il 9 aprile 1927. Prima della sentenza Vanzetti chiede la parola e pronuncia il seguente discorso, che è un atto di accusa contro il sistema giudiziario americano:«Io non augurerei a un cane o a un serpente […] ciò che ho dovuto soffrire per cose di cui non sono colpevole. Ma la mia convinzione è che io ho sofferto per cose di cui sono colpevole. Sto soffrendo perché sono un anarchico, e davvero sono un anarchico; ho sofferto perché ero un italiano, e davvero io sono un italiano […] se voi poteste giustiziarmi due volte, e se potessi rinascere due volte, vivrei di nuovo per fare quello che o fatto già […] Mai, vivendo l’intera esistenza, avremmo potuto sperare di fare così tanto per la tolleranza, la giustizia, la mutua comprensione fra gli uomini».
Il 10 aprile 1927 il Console italiano a Boston, Ferrante, invia il seguente telex al Capo del Governo Mussolini:«Con rigetto da parte della Corte Suprema (del Massachusetts della) domanda di un nuovo processo, (il) ricorso giudiziario in questo Stato trovasi esaurito. Rimane ancora possibile appello alla Corte Federale di Washington con esito, a mio modo di vedere, quasi certamente contrario agli imputati. Unica speranza (di) salvezza dalla sedia elettrica risiede nella domanda di grazia fatta al Governatore (del) Massaachusetts, ma ritengo improbabile accoglimento tale domanda. Unica persona che potrebbe esercitare influenza su Governatore Fuller sarebbe forse il Presidente Stati Uniti ma ciò in via assolutamente riservata e personale giacché qualsiasi intromissione (delle) autorità federali in questioni prettamente statali produce effetto contrario. Dal canto mio ogni cosa sarà tentata all’intento (di) salvare (la) vita (dei) nostri due connazionali».
In quel periodo Sacco scrive la seguente lettera appassionata al figlio Dante: «Ricordati sempre Dante […], aiuta i deboli che gridano per avere un aiuto, aiuta i perseguitati e le vittime, perché questi sono i tuoi migliori amici; son tutti i compagni che combattono e cadono come tuo padre e Bartolo (Vanzetti), che ieri combatté e cadde per la conquista della gioia e della libertà per tutti e per i poveri lavoratori […]. Dante mio, essi potranno ben crocifiggere i nostri corpi come hanno già fatto da sette anni: ma essi non potranno mai distruggere le nostre idee, che rimarranno ancora più belle per le future generazioni a venire».
In seguito gli avvocati chiedono la revisione del processo al Governatore del Massachusetts, che nel maggio 1927 nomina una Commissione di giuristi per esaminare il caso giudiziario. Dopo un paio di mesi la Commissione delibera che non ci sono i presupposti giuridici per la revisione del processo. Per protesta l’avv. Thompson rinuncia alla difesa, che è assunta dall’avv. Musmanno, che presenta istanza di revisione alla Corte Suprema Federale ed anche la domanda di grazia al Presidente degli Stati Uniti Coolidge. Tutte le istanze sono respinte.
Il 28 luglio Vanzetti scrive una lettera al Governatore Fuller, chiedendogli di fermare l’esecuzione delle condanne a morte, programmate per il mese di agosto.
Il 3 agosto Fuller annuncia che non fermerà le esecuzioni, la cui data è annunciata il 12 agosto per il successivo 23 agosto.
Il 13 agosto si tiene una grande manifestazione davanti al Palazzo del Governatore, a Boston, sperando in una sospensione in extremis delle esecuzioni. La protesta dura 10 giorni, fino a quello stabilito per le esecuzioni, quando si forma un corteo che raggiunge il penitenziario di Charlestown, vicino a Dedham, dove inizia una veglia per i due condannati.
All’inizio del 23 agosto 1927 Sacco e Vanzetti sono giustiziati sulla sedia elettrica nel penitenziario di Charlestown. Per primo muore Sacco, alle ore 0,19. Poi Vanzetti sette minuti dopo, alle ore 0,26.
In Italia la notizia della loro uccisione è riportata da molti quotidiani, in particolare dal Corriere della sera, che titola a sei colonne «Erano innocenti».
In diverse città europee, comprese Londra e Parigi, si svolgono imponenti manifestazioni popolari, contro gli USA. Infatti, nel 1927 scoppia in Europa un fortissimo sentimento anti americano, che sarà eguagliato negli anni settanta con la protesta contro la guerra in Vietnam.
I corpi dei due anarchici sono cremati e le urne con loro ceneri sono portate in Italia da Luigina Vanzetti, una delle sorelle di Bartolomeo, e sono tumulate nei cimiteri dei luoghi di nascita, che in seguito dedicano una strada ai loro concittadini.
Nel 1928 una bomba, di probabile matrice anarchica, devasta la casa del giudice Thayer, che però è assente. Rimangono ferite la moglie ed una domestica.
LA RIABILITAZIONE IL 23 AGOSTO 1977, 50 ANNI DOPO LA LORO UCCISIONE
SACCO E VANZETTI
La drammatica vicenda di Sacco e Vanzetti ha ispirato molti artisti, soprattutto drammaturghi e cantanti.
Nel 1928 esce il romanzo in due volumi di Upton Siclair Boston; il 24 ottobre 1928 a Broadway è rappresentato il dramma Gods of lightning (Dei della folgore) scritto da Maxwell Anderson e Harold Hickerson; nel 1929, a Berlino, è rappresentato il testo teatrale di Erich Muhsan Ragion di stato: una testimonanza per Sacco e Vanzetti. Nel 1958, per iniziativa di Vincenzina Vanzetti, altra sorella di Bart, è costituito a Villafalletto il Comitato per la riabilitazione di Sacco e Vanzetti, in collegamento con l’analogo Comitato costituito negli USA, che sensibilizza molti intellettuali ed artisti.
Negli anni seguenti sono pubblicate numerose altre opere ed alcuni documentari. Ricordiamo lo sceneggiato Sacco e Vanzetti, curato dal regista Giacomo Colli, prodotto dalla RAI nel 1964 e trasmesso solo nel 1977, per non turbare i rapporti con gli USA.
Nel 1971 esce il film Sacco e Vanzetti, del regista Giuliano Montaldo.
Sempre nel 1971 esce la canzone Here’s to You, scritta dalla cantante statunitense Joan Baez, con la musica di Ennio Morricone, che ha uno strepitoso successo internazionale. Il titolo della canzone è italianizzato in La ballata di Sacco e Vanzetti. Nel 1972 è curata una versione italiana, intitolata Ho visto un film, con il testo scritto da Franco Migliacci e Ruggero Michi, cantata da Gianni Morandi. In seguito è curata un’altra versione, interpretata da Francesco de Gregori e Giovanna Marini.
Il 17 febbraio 1971, durante la serata del Festival di Sanremo dedicata ai 150 anni dell’Unità d’Italia, i cantanti Emma Marrone ed i Modà presentano la canzone con il testo in parte della versione inglese, cantata da Joan Baez, ed in parte della versione italiana, cantata da Gianni Morandi.
Mostra dedicata Domiziano Imperatore. Odio e amore
Domiziano Imperatore
Una mostra dedicata all’ultimo imperatore della gens flavia, amato e odiato in vita così come in morte
La Mostra, curata a Roma dalla Sovrintendenza, si prefigge lo scopo di offrire al pubblico la possibilità di conoscere un imperatore spesso trascurato, ma che ebbe un ruolo fondamentale nella costruzione di Roma e del suo impero così come li percepiamo ancora oggi.
Attraverso le opere selezionate, la mostra intende narrare la vita dell’imperatore e della sua famiglia, nonché quelle della corte che lo circondava e dei suoi sudditi, attraverso le parole degli autori antichi, i monumenti architettonici, l’arte del periodo e gli oggetti quotidiani; la Mostra prevede numerosi prestiti internazionali dai più importanti musei dal mondo.
Biglietto “integrato” Musei Capitolini e Mostra per i non residenti a Roma:
€ 16,00 biglietto “integrato” intero;
€ 14,00 biglietto “integrato” ridotto;
€ 2,00 ridottissimo (per le categorie aventi diritto alla gratuità, ad eccezione degli studenti delle scuole elementari e medie inferiori e dei portatori di handicap e al loro accompagnatore e in occasioni di visite istituzionali)
ROMA Municipi XIII e XIV-Associazione Cornelia ANTIQUA
-Il restauro del Cippo Funerario di Cornelio Procliano–
-Articolo di Tatiana Concas-
Associazione Cornelia ANTIQUA : Il restauro del Cippo Funerario di Cornelio Procliano
Associazione Cornelia ANTIQUA : Il restauro del Cippo Funerario di Cornelio Procliano -Articolo di Tatiana Concas-
Associazione CORNELIA ANTIQUA- Siete appassionati della Storia poco raccontata, quella da riscoprire e vi piace l’ Avventura ,oppure siete affascinati dalla bellezza della Campagna Romana ? Allora unisciti a noi. Ecco cosa facciamo: Produciamo Documentari e Fotoreportage, organizziamo viaggi ,escursioni domenicali e tantissime altre iniziative culturali. Tutti sono benvenuti nella nostra Associazione, non ha importanza l’età, noi vi aspettiamo ! Per informazioni– e.mail.: cornelia.antiqua257@gmail.com– Cell-3930705272-
ROMA- 23 giugno 2022-All’incrocio del ponticello di via della Storta con la via Boccea si trova il casale “Cascina di Sotto”. All’interno di questa proprietà si trova il Cippo Funerario eretto da Valeria Calpurnia in memoria del figlio quindicenne Quinto Cornelio Procliano (databile al secondo secolo d. C.). Ecco l’iscrizione:
D(is) M(anibus) s(acrum)
Q(uinto) Cornelio
Procliano
vixit annis XV
mensib(us) VIII dieb(us) XII
Valeria Calpurnia
Scopele mater
filio piissimo
fecit-
L’iscrizione tradotta:
“D(is) M(anibus) S(acrum)
QUINTO CORNELIO PROCLIANO
VISSUTO 15 ANNI, 8 MESI, 12 GIORNI
LA MADRE VALERIA CALPURNIA SCOPELE
AL PIO FIGLIO FECE”
La Pietra funeraria di Cornelio Procliano è parte della storia del nostro territorio ed è per questo motivo che l’ Associazione Cornelia ANTIQUA , che svolge attività di ricerca e studio , recupero, conservazione e valorizzazione dei reperti archeologici , ha deciso il suo restauro.
Noi dell’Associazione Cornelia Antiqua ,siamo perfettamente consapevoli che l’operazione di Restauro è un’azione volta a ripristinare un oggetto storico e costituisce un atto unico e irripetibile . Con questa premessa e consapevolezza, l’Associazione ha incaricato il Dott. Marco Castracane e la Dott.ssa Angela Santoro ad eseguire, al meglio, tutte le operazioni per recuperare e riportare il Cippo Funerario all’antica bellezza .
Il Cantiere, per le operazioni di Restauro, è stato aperto nel maggio 2022. La prima fase è stata la “pulitura” della Pietra Funeraria che ha richiesto varie giornate di lavoro.
Per la pulizia della Pietra Funeraria si è proceduto con l’applicare, su tutta la superficie e per varie volte, uno strato di biocida e lasciato agire per alcuni giorni, tramite l’applicazione di un telo. Con questo trattamento è stato rimosso lo sporco e disinfettate ed eliminate le eventuali cariche batteriche rimaste sulla superficie del Cippo Funerario.
La fase di pulizia della Pietra è stata completata con la rimozione delle alghe e licheni morti, presenti sulla superficie esterna, mediante l’utilizzo di spazzole morbide ed acqua. Quindi è stato applicato un impacco di cellulosa, imbevuta di carbonato di ammonio in soluzione satura, che ha portato ad un’ulteriore eliminazione dei materiali incongrui. Infine, grazie a successive operazioni di risciacquo, sono state eliminate tutte le particelle di cellulosa utilizzate per l’impacco e con esse, tutti i residui delle alghe e licheni che avevano provocato un annerimento del marmo.
Dopo aver eseguito le operazione sopra descritte è stato possibile, per la nostra Associazione, riportare la Pietra Funeraria alla sua bellezza originaria e, quindi, riconsegnarla al Bene Comune .
Voglio evidenziare il fascino di questo monumento funebre che ,oltre appartenere alla Memoria del nostro territorio, è la sintesi e la testimonianza del dolore e dell’amore materno immutabile nei secoli.
Si ringraziano la dott.ssa Roberta Pardi e la dott.ssa Chiara Scioscia Santoro della Soprintendenza Speciale Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Roma, per aver supportato ed approvato il nostro progetto di restauro.
In concomitanza con le operazioni di recupero dell’antico Cippo, sono state effettuate delle analisi chimico-fisiche eseguite dal Prof. Giovanni Visco e dalla Prof.ssa Maria Pia Sammartino, specializzati in chimica del restauro. Tali analisi hanno permesso di apportare un contributo scientifico, presentato in occasione del “Convegno Giovani Ricercatori”, Roma dal 20 al 23 giugno 2022, presso il dipartimento di Chimica dell’Università La Sapienza.
Si ringraziano il Prof. Giovanni Visco e la Prof.ssa Maria Pia Sammartino, per aver svolto questo studio scientifico a titolo completamente gratuito.
Riportiamo di seguito il titolo e gli autori del contributo scientifico che sarà pubblicato sul libro degli Atti del Convegno: Chemical-physical diagnostics propaedeutic to the conservative restoration of the Cippo Funerario of Quinto Cornelio Procliano (Emanuele Dell’Aglio, Maria Luisa Astolfi, Maria Pia Sammartino, Marco Castracane, Giovanni Visco, Luigi Campanella).
Articolo di Tatiana Concas- Associazione Cornelia Antiqua
Galleria Fotografica
Associazione Cornelia ANTIQUA : Il restauro del Cippo Funerario di Cornelio Procliano
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Emily Dickinson, la più grande Poetessa americana moriva il 15 maggio 1886
Emily DickinsonIl 15 Maggio del 1886 moriva ad Amherst, nel Massachussets, la figlia di un noto avvocato locale. Una strana donna, sempre di bianco vestita, che usciva poco di casa e che pare trascorresse le sue giornate tra ricami, marmellate e la cura del giardino. Si dice fosse epilettica e che per questo avesse preferito non sposarsi. Non sembra si fosse data troppa pena nel cercare pretendenti. Non che fosse di aspetto sgradevole, anzi, ma forse troppo presa da se stessa e dai suoi pensieri. Chissà, la sua vita interiore, così ricca, unita ai disturbi di salute di cui soffriva, le resero una quieta solitudine preferibile al destino di moglie e madre. Non si mosse molto da casa: pochi viaggi nei dintorni, solo per andare a trovare dei parenti. Col trascorrere del tempo, si ritirò al piano superiore della casa paterna, non uscendo nemmeno per il funerale dei genitori. Divenne “ la signora vestita di bianco”, strambo personaggio locale, metà fata e metà strega. Morì a cinquantasei anni, probabilmente a causa di una nefrite. Ma qui la sorpresa: la sorella ritrovò, nella sua stanza, centinaia di foglietti cuciti insieme con ago e filo, strane poesie, versi spezzati, che non rispettavano nessuna metrica. Belle, però. La famiglia decise di provare a pubblicarle. Magari a qualcuno potevano piacere. Piacquero a molti, a tutt’oggi sono continuamente ristampate. Il nome della strana signora? Non ve l’ho detto?! Si chiamava Emily Dickinson.
n. 260
Io sono Nessuno – e tu chi sei?
Sei Nessuno anche tu?
Allora siamo in due – non dirlo,
Potrebbero spargere la voce!
Com’è pesante essere Qualcuno!
Così volgare – come una rana
che gracida il tuo nome tutto Giugno
a un pantano in estasi di lei!
(Traduzione di Silvio Raffo)
(Photo by Lee Avison)
Emily Dickinson
Articolo scritto da Serena di Battista- 15-05-2018
Oggi, 15 maggio, nel 1886 moriva Emily Dickinson, una delle poetesse più famose al mondo. Quali sono le sue frasi e poesie più belle? Per capirle e apprezzarle meglio andiamo a scoprire la vita e la personalità di questa donna davvero fuori dal comune.
La vita di Emily Dickinson
Nata nel 1830 a Amherst, Massachusetts, da una famiglia borghese di tradizioni puritane, manifesta sin dalla giovinezza un carattere contraddittorio e complesso. Infatti, non si sa ancora per quale motivo, a venticinque anni decide di trascorrere una vita solitaria e appartata nella sua camera, nella quale si reclude. Parliamo dunque di una vita di certo ben diversa da quella delle sue coetanee.
Studia per lo più come autodidatta, grazie all’aiuto di un assistente del padre chiamato Benjamin Newton, e per un periodo frequenta il College Femminile di Mount Holyoke, che però abbandona. Il suo carattere introverso, e il bisogno di estraniarsi dal mondo, fanno sì che stringa pochi legami affettivi e professionali nella sua vita. Anche se non manca qualche profonda amicizia: si lega a Susan Gilbert con la quale scambia numerose lettere e Samuel Bowles, direttore del giornale Springfield Daily Republican.
Dal punto di vista sentimentale sembra che Emily Dickinson abbia vissuto dei grandi amori platonici, perché si innamora di un reverendo sposato, Charles Wadsworth, e sembrerebbe anche dello stesso Bowles. Compie pochi viaggi nella sua vita, durante i quali però incontra alcune personalità importanti nel mondo culturale, come lo scrittore e filosofo trascendentalista Ralph Waldo Emerson.
La sua forte vocazione poetica e il suo talento rimangono per lo più nascosti con lei nella sua stanza: soltanto sette dei suoi componimenti vengono pubblicati durante la sua vita. Ma alla sua morte, nel 1886, la sorella Lavinia scopre nella camera in cui si era autoreclusa ben 1775 poesie. Tutte scritte su foglietti ripiegati e cuciti con ago e filo, contenuti ordinatamente in un raccoglitore. La prima raccolta di poesie viene pubblicata nel 1890.
Oggi Emily Dickinson viene giustamente considerata una delle poetesse più sensibili di tutti i tempi, e anche una delle più rappresentative. Le sue opere vengono tradotte ancora oggi, sulle sue opere vengono prodotti testi di critica sempre più approfonditi. Vediamo insieme le frasi e poesie più belle di questa poetessa immensa.
Curiosità su Emily Dickinson: gli abiti bianchi e la sua stanza
Dunque il suo carattere singolare, un approccio complicato al mondo che la circondava e un’assoluta necessità di solitudine spinsero l’autrice a vivere gran parte della sua vita in reclusione nella sua stanza. Non solo: la Dickinson vestiva solo di bianco, in segno di purezza. Un distacco totale, fisico e simbolico, dal mondo.
Mise in opera un allontanamento dalla sua stessa famiglia, il suo universo di amore. Pensate che la Dickinson non uscì dalla sua stanza al piano superiore della casa paterna neanche alla morte dei genitori, che pure amava. Il suo unico accesso all’esterno era l’immaginazione, il suo talento e la vocazione poetica. Forse per questo le sue parole ci sembrano tanto profonde e vere.
Emily Dickinson: le frasi e poesie più belle per celebrarla
Quando sentiamo il bisogno di un abbraccio, dobbiamo correre il rischio di chiederlo.
Perché nasca un prato, bastano un trifoglio, un’ape e un sogno. E se non ci sono le api e il trifoglio, può bastare anche il sogno.
Noi che abbiamo l’anima moriamo più spesso.
La speranza è qualcosa con le ali, che dimora nell’anima e canta la melodia senza parole, e non si ferma mai.
Conosco vite della cui mancanza non soffrirei affatto – di altre invece ogni attimo di assenza mi sembrerebbe eterno.
Fa’ che per te io sia l’estate anche quando saran fuggiti i giorni estivi.
Che l’amore è tutto, è tutto ciò che sappiamo dell’amore.
Non conosciamo mai la nostra altezza finché non siamo chiamati ad alzarci. E se siamo fedeli al nostro compito arriva al cielo la nostra statura
Non sono solo sogni tutti i fatti, non appena ce li lasciamo alle spalle?
Nessun vascello c’è che, come un libro, possa portarci in contrade lontane.
Emily Dickinson
E ancora:
Ho preso un Sorso di Vita
Ho preso un Sorso di Vita − Vi dirò quanto l’ho pagato − Precisamente un’esistenza − Il prezzo di mercato, dicono. M’hanno pesata, Granello per Granello − Bilanciata Fibra con Fibra, Poi m’han dato il valore del mio Essere − Un solo Grammo di Cielo!
A un cuore in pezzi
A un cuore in pezzi Nessuno s’avvicini Senza l’alto privilegio Di aver sofferto altrettanto
Non sapendo quando l’alba possa venire
Non sapendo quando l’alba possa venire lascio aperta ogni porta, che abbia ali come un uccello oppure onde, come spiaggia.
Se potrò impedire a un cuore di spezzarsi
Se potrò impedire a un Cuore di spezzarsi Non avrò vissuto invano Se potrò alleviare il Dolore di una Vita O lenire una Pena O aiutare un Pettirosso caduto A rientrare nel suo nido Non avrò vissuto invano.
Una parola muore quando è detta
Una parola muore quando è detta Dice qualcuno − Io dico che proprio Quel giorno Comincia a vivere.
Emily DickinsonNel settembre 2012, gli archivi di amherst college e le collezioni speciali hanno svelato questo dagherrotipo, proponendo di essere Emily Dickinson (amherst, 10 dicembre 1830-Amherst, 15 maggio 1886) e la sua amica Kate Scott. – Sì. 1859
Articolo di Luigi Quaglia-
La riva è più sicura, ma a me piace combattere con le onde.
“Emily Dickinson” Emily Elizabeth Dickinson (Amherst, 10 dicembre 1830 – Amherst, 15 maggio 1886) è stata una poetessa statunitense, considerata tra i maggiori lirici del XIX secolo.
Nacque nel 1830 ad Amherst da una famiglia borghese di tradizioni puritane. I Dickinson erano conosciuti per il sostegno fornito alle istituzioni scolastiche locali. Suo nonno, Samuel Fowler Dickinson, era uno dei fondatori dell’Amherst College, mentre il padre ricopriva la funzione di legale e tesoriere dell’Istituto; inoltre, ricopriva importanti incarichi presso il Tribunale Generale del Massachusetts, il Senato dello Stato e la Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti.
XX SECOLO L’invenzione più bella Inizia il 9 maggio la rassegna promossa da CSC
Cinema
ROMA-dal 9 maggio al 29 giugno continua il successo della rassegna promossa da CSC – Cineteca Nazionale con il sostegno del Ministero della Cultura e in collaborazione conCircuito Cinema a Romae Fondazione Sistema Toscana – Cinema La Compagnia a Firenze
Confermata a Romala programmazioneil lunedì, martedì, mercoledì e la domenica, fino 29 giugno 2022
Roma, Cinema Quattro Fontane
Firenze, Cinema La Compagnia
clicca quiper sfogliare e qui per scaricare il programma dal 9 maggio al 29 giugno
XX SECOLO. L’INVENZIONE PIÙ BELLA, la rassegna promossa da CSC – Cineteca Nazionale, giunge al traguardo finale della sua prima, fortunata edizione, con una quarta e ultima parte – in programma dal 9 maggio al 29 giugno – che ha il compito di congedarsi dal pubblico di Roma e Firenze e insieme di dargli appuntamento all’anno prossimo per una nuova stagione di grande cinema.
Curata come sempre da Cesare Petrillo (tra i più autorevoli conoscitori, non solo in Italia, del “cinema classico”, e fondatore con Vieri Razzini di Teodora Film), la quarta parte – sempre al cinema Quattro Fontane di Roma e al cinema La Compagnia di Firenze – si apre lunedì 9 maggio nel segno di una delle massime star di Hollywood, CLAUDETTE COLBERT, la diva che – insieme alle colleghe Myrna Loy e Carole Lombard – seppe incarnare alla perfezione il modello di donna dinamica, estroversa, pronta a rompere le convenzioni che tanta fortuna ebbe nel cinema americano degli anni ’30 e ’40: lo dimostrano alcuni dei grandi titoli che compongono l’omaggio, a cominciare da una commedia entrata nel mito come Accadde una notte di Frank Capra, che le valse un Oscar tanto inatteso (in primis da lei) quanto meritato, e poi Ritrovarsi di Preston Sturges, Voglio essere amata di Gregory LaCava, Arrivederci in Francia di Mitchell Leisen, fino a un raro film scritto e prodotto da David O. Selznick, Da quando te ne andasti di John Cromwell, che mette in luce le doti anche drammatiche di una grande interprete.
A seguire, per cinque settimane la programmazione si tinge di nero, anzi di NOIR, con il tributo a uno dei generi principe del cinema americano, capace di nutrire l’immaginario collettivo di tutto il mondo grazie alle atmosfere cupe e inquietanti, alle luci “taglienti” di un mondo notturno popolato da criminali spietati, donne perdute, sbirri incalliti, e ancora alcolisti, talpe, ricattatori, capaci di ogni nefandezza. Un genere glorioso, che ha prodotto titoli leggendari come Gilda di Charles Vidor e Le catene della colpa di Jacques Tourneur, e che ha visto cimentarsi con le sue regole – e talvolta infrangerle – alcuni dei più grandi autori della storia (dal Fritz Lang di Il grande caldo al giovane Kubrick di Rapina a mano armata, dall’Orson Welles di L’infernale Quinlan all’Howard Hawks di Il grande sonno, e ancora John Huston con Giungla d’asfalto e Il mistero del falco). Oltre ai titoli già citati, in programma anche Il bacio della mortedi Henry Hathaway, La sanguinariadi Joseph Lewis, È tardi per piangeredi Byron Haskin, , Tragedia a Santa Monicadi Andre De Toth, I gangster, Doppio giocoe Il romanzo di Thelma Jordon di Robert Siodmak, Dollari che scottanodi Don Siegel, Il fuorileggedi Frank Tuttle, Schiavo della furia di Anthony Mann, La furia umanadi Raoul Walsh, La polizia bussa alla portadi Joseph Lewis, Solo chi cade può risorgeredi John Cromwell, Golfo del Messicodi Michael Curtiz, Ho amato un fuorileggedi Frank Tuttle e Sgomento di Max Ophüls.
Tutt’altra atmosfera, dal 20 giugno, con l’omaggio – nel centenario della nascita – a un’autentica icona, JUDY GARLAND: enfant prodige, sul palcoscenico sin da bambina e poi protagonista ad appena 17 anni di un film destinato a cambiarle la vita, Il mago di Oz di Victor Fleming, Garland è stata più di un’attrice (e ballerina, e cantante). È stata, ed è, un mito. Per merito di alcuni grandi film (su tutti È nata una stelladi George Cukor, ma anche le collaborazioni con Vincente Minnelli, in primis il capolavoro Incontriamoci a St. Louis e Il pirata), ma forse ancora di più per colpa di una vita sfortunata, così in contrasto con l’immagine scintillante dei suoi ruoli in “technicolor”.
Un altro anniversario, stavolta tutto italiano, chiude la programmazione di questa prima stagione: il 29 giugno si celebra infatti il centenario della nascita di MAURO BOLOGNINI, autore a partire dalla fine degli anni ’50 di film anche di grande successo, uno su tutti Il bell’Antonio, dotato di una capacità non comune di spaziare tra generi, epoche, classi sociali, raccontando la Roma “reietta” di Pasolini (La notte brava) e la Toscana di fine Ottocento (La viaccia), la classe operaia di Metello e la borghesia corrotta e soffocante di Fatti di gente per bene. Perché, allora, di Bolognini si parla così poco? Forse proprio per questo suo “eclettismo” che lo rende difficile da incasellare in una categoria precisa (il cinema civile, la commedia all’italiana), e che rischia di mettere in secondo piano non solo le qualità formali del suo cinema – sempre così controllato nella scelta delle inquadrature, così preciso nella ricostruzione, così attento nell’uso del colore e del bianco e nero – ma anche lo spirito sinceramente umanista, lontano da ogni moralismo, che informa tutta la sua opera.
XX SECOLO. L’INVENZIONE PIÙ BELLA 150 capolavori del cinema tornano sul grande schermo
fino al 29 giugno 2022
Roma Cinema Quattro Fontane, Via delle Quattro Fontane, 23 Firenze Cinema La Compagnia, Via Camillo Cavour, 50/R
Biglietti e abbonamenti
Ingresso singolo: 5 euro
Carnet 10 ingressi: 35 euro
Carnet 20 ingressi: 60 euro
L’abbonamento dà diritto a un massimo di due ingressi per ciascuna proiezione
La bellezza dei Capolettere e il “mestiere” di “archeologo da biblioteca”
La Bibbia Carolingia foto di Franco Leggeri
Se eserciti il “mestiere” di “archeologo da biblioteca” hai modo di andare per Abbazie, piccole biblioteche, case private, musei maestosi e piccini… L’Italia è piena di questi gioielli. Voglio pubblicare dei capolavori che si trovano negli antichi volumi e manoscritti.
Capolettere, marginalia (bordi) e figure… Decorazioni con oro e argento… Dai codici miniati alla stampa a caratteri mobili… Manufatti, frutto di ore ed ore di paziente e certosino lavoro che spaziando dall’Occidente fino all’Estremo Oriente. Tesori che, per oltre un millennio, hanno arricchito corti imperiali, biblioteche e monasteri. Ognuno di questi capilettere, marginalia , bordi, note musicali, e dico ognuno, è frutto di migliaia di ore passate con un pennino e con un pennellino in mano, alla luce di una finestra o anche al lume di una candela.
Biblioteca di FarfaLa BIBBIA di Johann GutenbergCapolettereBiblioteca di FarfaBiblioteca di FarfaCapolettereCapolettereCapolettereBiblioteca di FarfaCapolettereCapolettereCapolettereCapolettereBiblioteca di FarfaCapolettereCapolettereCapolettereCapolettereCapolettereCapolettereCapolettere
Architetto Maurizio PETTINARI-MONUMENTO AI CADUTI DI FARA IN SABINA (Rieti)
Descrizione di carattere storico artistico relativa
MONUMENTO AI CADUTI DI FARA IN SABINA
Il Monumento ai Caduti di Fara in Sabina è un’opera monumentale situata all’aperto, al centro del Parco della Rimembranza, su un terreno denominato dagli abitanti Monte Sappella, a ridosso della pineta e della passeggiata pubblica di Fara in Sabina.
E’ un monumento ai caduti di Fara in Sabina ma anche del I° Mandamento del Circondario di Rieti compreso nella Provincia di Perugia.
Dopo la fine della guerra mondiale in tutta Italia, in ogni Comune piccolo o grande si è dato vita alla realizzazione di monumenti commemorativi. Nell’arco di due tre anni, sino al 1925 sono stati realizzati, monumenti, lapidi, gruppi scultorei, riportando spesso elenchi ancora non completi dei caduti. I promotori dell’erezione di questi monumenti erano prevalentemente comitati di privati cittadini, quasi sempre chiamati – con molte ma minime varianti – «Comitato pro erigendo Monumento ai Caduti in Guerra». Successivamente le amministrazioni comunali hanno sostenuto questi comitati fornendo loro supporto anche economico, individuando le aree per la realizzazione dei vari progetti.
Anche a Fara in Sabina si costituì un comitato di cittadini con tale proposito. Da ricerche effettuate all’archivio storico del Comune infatti le prime testimonianze, documenti sull’opera risalgono al 1926.
L’opera fu commissionata ufficialmente nell’anno 1926, il giorno 24 del mese di Febbraio, da delibera del Municipio di Fara Sabina (prot. N° 494/1926) dal conte Giuseppe Contestabile della Staffa, regio Commissario del Comune di Fara in Sabina il quale, volendo esaudire il desiderio della popolazione locale ed ancor più aderire all’indirizzo del Governo Nazionale di rendere sempre viva la memoria dei Caduti per la Patria durante la Prima Guerra Mondiale, emana una Delibera Comunale per la costruzione del Parco della Rimembranza a Fara in Sabina capoluogo. Come citato nel documento storico originale la località prescelta è così indicata: “…e siccome il Comune possiede una considerevole quantità di terreno a monte della pubblica passeggiata e precisamente i cosiddetti orti, delibera di costruirlo in detta località luogo sorridente e severo, circondando il Parco stesso di aiole e di fiori a maggior decoro di esso e di stanziare nel bilancio 1926 la relativa spesa che può prevedersi nella somma di £ 7000.” Il documento fu letto, confermato e sottoscritto dal Segretario interino A. Renzi.
Il monumento è del tipo “a colonna”. E’ composto da un alto basamento posizionato su una piattaforma rialzata da tre gradini. Sopra tale basamento è posta una colonna con capitello corinzio sormontato da due lastre di vetro riproducenti la “fiamma che arde” (attualmente è visibile solo il supporto in ferro). Il basamento ha una parte sottostante più larga dalla quale si innalzano quattro lastre (una per ogni lato) di marmo travertino ove sono incisi gli stemmi antichi e i nomi dei soldati dei sette Comuni limitrofi costituenti il I° Mandamento (Casaprota, Castelnuovo di Farfa, Frasso Sabino, Mompeo, Poggio Nativo, Salisano, Toffia – Monte Santa Maria) caduti per la Patria.
Frontalmente il Monumento è dotato di un gruppo scultoreo in bronzo che riproduce l’allegoria della vittoria alata: un aquila ad ali spiegate che ghermisce un uccello a due teste, probabile allegoria dell’impero austro-ungarico con la resa del 4 novembre 1918.
Sopra di essa sulla lastra del basamento sono incisi i nomi dei caduti della Prima Guerra Mondiale di Fara in Sabina.
L’opera scultorea in bronzo è probabilmente opera dello scultore di Ascoli Piceno Ferranti Arcadio. Professore, insigne scultore, docente nell’Accademia di Belle Arti di Roma, è autore di altri gruppi scultorei di monumenti ai caduti (Cossignano, Arquata del Tronto, Accumoli…).
Al di sotto del gruppo scultoreo, inserito in un elemento marmoreo che riproduce un frammento di rocce naturali, è posta una targa marmorea celebrativa con sopra incisa un’epigrafe dettata dall’avv. Felice Giacomo Vitale:
NON D’OPPRESSORI / NON DI CONQUISTATORI / NE’ DI MORTI / GLI SCULTI NOMI DI QUEST’ARA / VIVIAMO NEI SECOLI IMPERITURI / VIGILI SCOLTE AMMONITRICI / ALLE PORTE D’ITALIA / COL SANGUE NOSTRO / A LA FURIA TEUTONICA SBARRATE / DAL 1914 AL 1918 / PER LA PATRIA / PER LA LIBERTA’ DEL MONDO / PREPARANDO / LA FAMIGLIA DEI POPOLI
Per quanto riguarda le incisioni dei nomi sulle lastre si ipotizza che sia stata opera dello scultore Bini….
Le fonti bibliografiche sono:
Archivio storico Comune di Fara in Sabina;
“Il Lazio e la Grande Guerra”, a cura di 2010, pp. 58, 63-65, 73-74.
In questa pubblicazione viene riportata la notizia che: “Nel Museo Civico di Rieti erano conservati due disegni preparatori del Monumento di Fara in Sabina. Un progetto di Giuseppe Calcagnadoro datato 1918 e catalogato dalla Soprintendenza per i Beni Artistici del Lazio nel 1977 è risultato assente in occasione della revisione della schedatura effettuata dalla Regione Lazio nel 2003, l’altro disegno, ancora inedito, presenta due varianti rispetto all’opera finita: il capitello manca dalla parte superiore destra ed è privo dell’aquila ad ali spiegate posta di fronte al basamento (fig. 51).”;
“Terra Sabina”, I, 1, 1923, Martino Lupi, villeggiature sabine, pp. 21-26. In questa rivista compare una descrizione del nuovo monumento ai caduti con una fotografia di Filippo Rocci.
Altre fonti documentarie sono le immagini fotografiche d’epoca costituite da tre cartoline del monumento (a cura di Filippo Rocci) e una veduta della “Passeggiata” con le sistemazioni del cosiddetto “Colle sacro”.
Questo materiale di ricerca è parte della celebrazione del Centenario della fine della prima guerra mondiale 1918-2018. La mostra che si è tenuta al Museo civico di Fara in Sabina conteneva alcune di queste immagini. Vi ho partecipato come aderente a “Associazione amici Monte degli Elci”. Un particolare ringraziamento all’assesore alla cultura del Comune di Fara in Sabina Paola Trambusti per avermi coinvolto nelle ricerche.
MONUMENTO AI CADUTI DI FARA IN SABINAMONUMENTO AI CADUTI DI FARA IN SABINAMONUMENTO AI CADUTI DI FARA IN SABINAMONUMENTO AI CADUTI DI FARA IN SABINAMONUMENTO AI CADUTI DI FARA IN SABINAMONUMENTO AI CADUTI DI FARA IN SABINAMONUMENTO AI CADUTI DI FARA IN SABINAMONUMENTO AI CADUTI DI FARA IN SABINAMONUMENTO AI CADUTI DI FARA IN SABINAMONUMENTO AI CADUTI DI FARA IN SABINAMONUMENTO AI CADUTI DI FARA IN SABINAMONUMENTO AI CADUTI DI FARA IN SABINAMONUMENTO AI CADUTI DI FARA IN SABINAMONUMENTO AI CADUTI DI FARA IN SABINAMONUMENTO AI CADUTI DI FARA IN SABINAMONUMENTO AI CADUTI DI FARA IN SABINAMONUMENTO AI CADUTI DI FARA IN SABINAMONUMENTO AI CADUTI DI FARA IN SABINAMONUMENTO AI CADUTI DI FARA IN SABINAMONUMENTO AI CADUTI DI FARA IN SABINAMONUMENTO AI CADUTI DI FARA IN SABINAMONUMENTO AI CADUTI DI FARA IN SABINA
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