ingarbuiate d’erba sgrendenà,
se quacia el campo di concentramento: tuto a torno na mura de cemento
e na corona rùsena de spine:
davanti, sul portòn de piombo e fero na gran parola impiturà de nero LAGER
E drento, su do file, blochi sgionfi
de slorda de fetori e de pioci.
In meso a le do file un largo spiasso,
in fondo de traverso, longo, basso, schissà par tera, el bloco dele cele
e, drio, la tore dele sentinele
pronte col mitra par spassar el campo.” Egidio Meneghetti, matr. 10568
EPITAFFIO PER UNA GIOVANE EBREA
Ela no l’è che du gran oci in sogno e quatro pori osseti
sconti da pele fiapa.
Ebreeta, cos’èlo che te speti
e ci vedeli mai quei oci grandi? forsi to mama? Forsi ti moroso? opura i buteleti
che mai te g’avarè?
Ebreeta, te vo’ morir de fame
e nela fame t’è desmentegado
quela note e sto mondo strangossado da tormenti e bisogni.
Te si scapà nel mondo dei to sogni: la fame ghe volea,
piccola ebrea,
per darte un poca de felicità. Ormai fora da l’onda
dei dolori,
lontàn te miri,
piàn piànin te mori
e caressa legera
de soriso
te consola la boca moribonda. Po’ te chini la facia
verso tera
sempre più,
sempre
più.
Stanote s’è smorsada l’ebreeta come ‘na candeleta
de seriola
consumà.
Stanote Missa e Oto ià butà
nela cassa
du grandi oci in sogno e quatro pori osseti sconti da pele fiapa.
E adesso nela cassa
ciodi i pianta
a colpi de martèl
e de bastiema
(drento ale cele tuti i cori trema
e i ciodi va a piantarse nel servèl).
Traduzione
Non è che due grandi occhi sognanti e quattro poveri ossicini nascosti da pelle floscia. Piccola ebrea, cos’è che aspetti? cosa vedono mai quegli occhi grandi? forse la mamma? forse il moroso? oppure i bimbi che non avrai? Piccola ebrea, vuoi morir di fame e nella fame hai scordato quella notte e questo mondo angosciato da tormenti e bisogni. Sei fuggita nel mondo dei tuoi sogni: ci voleva la fame, piccola ebrea, per darti un poco di felicità.
Ormai fuori dall’onda dei dolori, guardi da lontano, muori impercettibilmente e una carezza leggera di sorriso ti consola la bocca moribonda. Poi chini il viso verso terra, sempre più, sempre più. Stanotte s’è spenta la piccola ebrea, come una candelina di cera consumata. Stanotte Misha e Otto hanno gettato nella cassa due grandi occhi sognanti e quattro poveri ossicini nascosti da pelle floscia.
E adesso nella cassa piantano chiodi a colpi di martello e di bestemmia (dentro le celle ogni cuore trema e i chiodi si piantano nel cervello.
Professor Egidio Meneghetti
PER LA PICCOLA EBREA
Quel giorno che l’è entrada nela cela l’era morbida, bela
e parl’ amòr matura.
Ma nela facia, piena
de paura,
sbate du oci carghi de’n dolor
che’l se sprofonda in sècoli de pena.
I l’à butada
sora l’ tavolasso
i l’à lassada ‘
Sola, qualche giorno,
fin tanto che ‘na sera
Missa e Oto
i s’à inciavado nela cela nera
e i gh’e restà par una note intiera.
Te dala cela vièn par ore e ore
straco un lamento de butìn che more. Da quela note no l’à più parlà,
da quela note no l’à più magnà.
L’è la, cuciada in tera, muta, chiete, nel scuro dela cela
che la speta
de morir.
Traduzione
Quel giorno che entrò in cella era morbida, bella e per l’amore matura. Ma nel viso, pieno di paura, sbatte due occhi carichi di un dolore che si sprofonda in secoli di pena. L’hanno gettata sopra il tavolaccio, l’hanno lasciata sola, qualche giorno, finché una sera Misha e Otto si sono chiusi a chiave nella cella nera e ci sono rimasti una notte intera. E dalla cella viene per ore e ore un lamento stanco di bimbo morente. Da quella notte non ha più parlato, da quella notte non ha più mangiato. È là, accucciata in terra, muta, quieta, nel buio della cella che aspetta di morire.
Professor Egidio Meneghetti
Biografia di Egidio Meneghetti (Verona,14 novembre 1892 – Padova, 4 marzo 1961). Farmacologo di fama, antifascista, di tendenza socialista, fece parte dei gruppi clandestini di Giustizia e Libertà nel Veneto. Fondatore del CLN regionale col comunista Concetto Marchesi, membro di spicco dell’esecutivo militare regionale. Nel gennaio ’45 fu arrestato dalla banda Carità, pesantemente interrogato, ma non parlò. Quindi fu consegnato alle SS che lo portarono a Bolzano per poi avviarlo ai Lager della Germania. L’interruzione della linea del Brennero impedì il compimento di questo disegno. Meneghetti fu liberato al momento della liquidazione del campo, tra la fine di aprile e i primi di maggio del 1945. Medaglia d’argento al valor militare.
Nel 1932, infine divenne direttore dell’istituto di farmacologia all’Università di Padova, dove rimase fino alla morte.
Il 16 dicembre 1943 perse la moglie e la figlia (Maria e Lina), morte nel bombardamento aereo della città di Padova. Entrambe si erano rifiutate di sfollare, nonostante il pericolo, per continuare ad aiutare Egidio nel lavoro segreto che aveva intrapreso. Fra le altre cose, proprio la sera precedente avevano distribuito manifesti clandestini a Padova nel quartiere Arcella. A loro dedicò il libro Scritti clandestini.
Fu rettore dell’Università di Padova nel periodo 1945 – 1947. Autore di oltre 100 pubblicazioni scientifiche, diede contributi fondamentali nel settore dei chemioterapici. A lui è dedicata la biblioteca di medicina presso gli Istituti Biologici dell’Università di Verona.
Il 7 gennaio 1945 fu arrestato[1] assieme a Attilio Casilli, Giovanni Ponti, Angiolo Tursi, Luigi Martignoni e a don Giovanni Apolloni dai fascisti della Banda Carità, torturato e consegnato alla SS che lo portarono prigioniero dapprima a Verona presso il loro quartier generale e sede della Gestapo, in Corso Porta Nuova (presso l’ex Palazzo di I.N.A. Assicurazioni) e successivamente a Bolzano per l’invio ai lager di eliminazione in Germania.
Contemporaneamente erano presenti nelle celle di Verona altri partigiani fra cui il Prof. Ferruccio Parri, la signora Lidia Martini, il maggiore inglese Mc Donald e un giovane friulano studente di medicina presso l’Università di Bologna Ettore Savonitto, che diventò suo compagno di cella, fino alla loro liberazione avvenuta il 30 aprile 1945 presso il Campo di concentramento di Bolzano dove erano entrambi stati trasferiti. A causa dell’interruzione delle linee ferroviarie, pesantemente e frequentemente bombardate nel 1945, fu loro fortunosamente risparmiato il trasferimento verso i campi di sterminio tedeschi e polacchi.
A Ettore Savonitto ed altri due compagni di cella (il tipografo Mario e il fornaio Massimo) è dedicato il libro Lager-Bortolo e l’ebreeta, che descrive in dialetto veronese le brutalità del campo e del suo aguzzino Michael Seifert detto Misha e soprannominato “il boia di Bolzano”, successivamente arrestato dopo moltissimi anni di latitanza in Canada, da dove fu estradato nel 2008 per morire in detenzione al termine del 2010.
ANTONELLO CAPORALE-il Libro “Acqua da tutte le parti”
Viaggio in 102 paesi e città dell’Italia che fiorisce o sparisce-L’Italia è lunga e stretta. Se sei sull’Aurelia e scendi verso sud, il mare ti accompagna a destra; se invece guidi lungo l’Adriatico, l’acqua occhieggia da sinistra. Ma per guardare l’Italia bisogna dare quasi sempre le spalle al mare e rivolgersi verso l’interno. Per tre anni, ogni giorno ho riversato nel taccuino le tracce di ogni viaggio, dettagli anche minuscoli. Il bottino che stipavo era tutto ciò che non aveva possibilità di comparire sul mio giornale, una montagna di informazioni minute, secondarie, accessorie, o di storie che lasciavo ai margini delle inchieste nell’attesa che, dopo tanta semina, un giorno potessero germogliare e insieme costituire l’anima di un altro racconto, di un nuovo viaggio.
Così è nato questo resoconto sull’eternità di certi luoghi e certi paesaggi italiani dove il passato non finisce mai e il futuro stenta ad arrivare. Ci sono paesi che si raggiungono solo a piedi, come Topolò al confine con la Slovenia, e paesi senza tempo dove si fabbricano orologi, come Uscio in Liguria; paesi dove la terra finisce, come Depressa nel Salento, e paesi abitati da capre, come Craco in Lucania. Soprattutto, ci siamo noi italiani in questo libro: una sequenza di carità e di imbrogli, di anime morte e di anime belle, di volti sorridenti e di predoni da strada. Una volta messi in fila non si sa se abbracciarli tutti oppure darsi alla fuga il più rapidamente possibile.
Acqua da tutte le parti. Viaggio in 102 paesi e città dell’Italia che fiorisce o sparisce
Ponte alle Grazie – 2016
Collana: Saggi
ANTONELLO CAPORALE
Chi è ANTONELLO CAPORALE
È un paese di quasi quattromila abitanti, in provincia di Salerno. Si chiama Palomonte. Sono nato lì nel 1961, quasi al confine tra la Campania e la Basilicata, nell’area più povera (Manlio Rossi Doria la definiva l’osso, contrapponendola a quella ricca, la polpa) del Sud. Avevo diciannove anni quando ho assistito e vissuto una delle più grandi tragedie nazionali: il terremoto del 23 novembre 1980 che sconvolse campagne e villaggi della Campania e della Basilicata. Quell’esperienza, la distruzione e la morte, poi la ricostruzione e lo spreco che ne seguì (agli italiani la vicenda è nota come Irpiniagate), hanno segnato i miei primi passi da adulto. A Repubblica ho messo infatti piedi la prima volta, era il 1985, come cittadino denunciante!
Mi sono laureato in Giurisprudenza a Salerno nel 1985 (tesi sui limiti e le incongruenze della legislazione d’emergenza per le aree terremotate), poi a Roma ho conseguito il master Luiss in giornalismo e comunicazioni di massa. Stage a Repubblica nel settembre del 1988 e assunzione a giugno del 1989.
Dal primo giorno mi hanno sistemato nella redazione politica. Col tempo mi è venuta voglia di raccontare la politica attraverso i dettagli, le minutaglie del Palazzo. Penso che a volte il dettaglio illumini meglio la scena principale. Mi piace osservare la scena di lato; mi intriga conoscere le seconde e le terze file; mi incuriosisce la vita di queste persone: vite disperate, a volte (troppe volte) di gran fetentoni.
Da questo mio desiderio sono nate, sempre su Repubblica le interviste senza rete (raccolte in un volume dal titolo: La Ciurma, Incontri straordinari sul barcone della politica). Il breviario, pillole quotidiane di vita politica, è il titolo della rubrica che firmo sul giornale. Ma il Palazzo stanca. Raccontare il nostro Paese significa per me, innamorato dei dettagli, andare e scoprire un po’ la larga e lunga provincia italiana.
Anche per saziare questa incalzante passione nel settembre del 2012 sono approdato al Fatto Quotidiano dove racconto, in un continuo saliscendi tra il bello (poco) e il brutto (troppo), come gli italiani amano, custodiscono o sfasciano l’Italia.
DEA SABINA- COSA E’ IL CARNEVALE ?Sull’origine del nome ci sono varie ipotesi: alcuni sostengono che derivi da “carni levamen” ( sollievo alla carne), ossia libertà di mangiare liberamente la carne; altri ritengono che derivi da “carnes levare” (togliere le carni) o da “carni vale!” (carne addio), che ricordano le orge gastronomiche effettuate prima dell’arrivo della primavera. Pertanto il Carnevale è sinonimo di sregolatezza, soprattutto alimentare, ed è vissuto come “valvola di sfogo” degli istinti repressi per il resto dell’anno, che altrimenti potrebbero causare danni seri sia all’individuo che alla collettività se rimanessero senza sfogo. Per questo motivo gli antichi romani coniarono il famoso detto “semel in anno licet insanire “ ( è lecito impazzire una volta l’anno).Secondo questa interpretazione, altri ritengono che il Carnevale sia una valvola di sfogo politico e di controllo sociale, che consente di incanalare le rivendicazioni sociali, soprattutto attraverso i riti della “inversione sociale”, nella quale i servi per un giorno diventano i padroni.
Carnevale
A livello temporale, il Carnevale inizia nel periodo dei Saturnali ( le feste pagane in onore di Saturno, il mitico Dio dell’Età dell’Oro in cui gli uomini vivevano in pace, senza guerre né conflitti sociali, e nell’abbondanza), che si tenevano anticamente nel mese di dicembre e che la Chiesa spostò lentamente in avanti, per non farli coincidere con il Natale. Comunque, ancora oggi, i festeggiamenti per la notte di S. Silvestro ricordano i Saturnali
In alcune Regioni, il Carnevale inizia subito dopo il Natale, come recita un proverbio bergamasco e bresciano “Dopo Natale è subito Carnevale”. In altre Regioni, inizia dopo l’Epifania o dopo la Candelora, che ricorre il 2 febbraio. La data che prevale è il 17 gennaio, festa di S. Antonio.
La durata del Carnevale dipende dalla Pasqua: termina infatti con l’inizio della Quaresima ( il periodo di 40 giorni che precede la Pasqua) con il giorno di “martedì grasso” (cosiddetto perché è l’ultimo giorno di sregolatezze alimentari), che questo anno ricorre il 16 febbraio ( il giorno dipende dal ciclo lunare).
Il Carnevale ricorre quindi nel periodo precedente la Primavera, che nel calendario dell’antica Roma (prima della riforma del Re Numa Pompilio che portò i mesi dell’anno da 10 a 12), segnava l’inizio del nuovo anno civile e liturgico e precisamente con la “luna nuova” del mese di marzo.
Appunto nell’antica Roma si svolgevano tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo alcune feste di tipo carnascialesco, come l’Equiria, la corsa di cavalli con i cocchi, in onore del dio Marte, protettore di Roma , in quanto padre di Romolo e Remo, al quale era dedicato il primo mese dell’anno, Martius (marzo). Le corse dei cavalli si tenevano in origine nel Circo di Alessandro, nel Campo di Marte (detto anche, ancora oggi, Campo Marzio) o sul Celio ( in un luogo detto Campus Martialis) e continuarono fino in epoca barocca, senza più i cocchi, e si tenevano prima sul Campidoglio, poi al Testaccio e infine nella Via Lata (l’attuale Via del Corso, il cui nome ricorda appunto questa corsa), da Piazza del Popolo a Piazza Venezia. Con il passare del tempo, la corsa dei cavalli senza cavaliere (detti barberi), divenne il momento culminante del Carnevale.
Carnevale
Secondo altri studiosi, il termine Carnevale deriva da “car naval” (carro navale),cioè la simbolica nave con le ruote sulla quale il Dio Luna o il Dio Sole percorreva la strada della grande festa che nell’antica Babilonia si teneva per celebrare l’inizio del nuovo anno, all’Equinozio di Primavera. Anche questa festa, come i Saturnali romani, si svolgeva in una libertà sfrenata, una specie di “capovolgimento dell’ordine sociale e morale”, nel quale non comandano più né le autorità politiche né quelle religiose. Infatti, un’antica iscrizione babilonese afferma che “lo schiavo diventa padrone”. Così, nei giorni della festa primaverile regnava uno speciale Governatore, simile a quello che a Roma si chiamava Re dei Saturnali e che nel medioevo diventa il Re Carnevale. Nell’antica Roma era permesso durante i Saturnali il gioco di azzardo, in particolare con i dadi, altrimenti punito.
Carnevale
La presenza delle maschere deriva dalla credenza che durante il periodo del Carnevale i morti rinascano e si confondano con i vivi, con i quali si comportano da buffoni e da folli, prendendoli in giro, aggredendoli, spaventandoli.
I carri allegorici, oggi collegati all’attualità politico-sociale, derivano dall’antica usanza di gettare tra la folla, da un carro, degli alimenti, soprattutto dolci, a simboleggiare che in quel periodo nessuno doveva soffrire la fame e tutti dovevano godere di un certo benessere alimentare.
Il Carnevale finisce in genere con il rogo del fantoccio che rappresenta, secondo le tradizioni locali, il Re Carnevale o il diavolo e segna la fine del periodo delle feste carnascialesche ed il ritorno al rispetto delle usanze e delle regole quotidiane, imposte dalle autorità civili e religiose.
ROMA Museo delle Civiltà-Come si scava sott’acqua? Come si documenta l’attività? L’elemento acqua in uno scavo archeologico complica notevolmente la situazione e richiede l’impiego di particolari attrezzature; al tempo stesso l’ambiente subacqueo può favorire la conservazione di reperti altrimenti degradabili, che però, una volta estratti dall’acqua, necessitano specifici trattamenti. Attraverso i materiali provenienti dal sito de La Marmotta, si spiegheranno le tecniche utilizzate per lo scavo subacqueo, i metodi di documentazione e di conservazione dei reperti messi in atto durante le ricerche svolte nell’abitato neolitico sommerso individuato nel lago di Bracciano.
Museo delle Civiltà
Da settembre 2016, dopo un complesso piano di riforma e riassetto delle strutture del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, nasce a Roma il Museo delle Civiltà.
La sua istituzione raggruppa in un unico organismo cinque importanti sezioni: il Museo Nazionale Preistorico Etnografico Luigi Pigorini, il Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari Lamberto Loria e il Museo Nazionale dell’Alto Medioevo Alessandra Vaccaro, situati nella parte monumentale del quartiere EUR, il Museo Nazionale d’Arte Orientale Giuseppe Tucci che, dalla storica sede di Palazzo Brancaccio in Via Merulana è stato trasferito all’Eur nel Palazzo delle Scienze, e il Museo Italo Africano Ilaria Alpi. L’istituzione di questo importante luogo della cultura intende gestire, valorizzare e promuovere in modo unificato e innovativo collezioni archeologiche ed etnografiche uniche in Italia. Con oltre 2.000.000 di opere e documenti, distribuiti su circa 50.000 metri quadri di sale espositive e depositi infatti, il Museo delle Civiltà ingloba più musei dove sono conservati i più antichi reperti della museologia italiana dalla preistoria alla paleontologia, dalle arti e culture extraeuropee alle testimonianze della storia coloniale italiana, fino alle arti e tradizioni popolari italiane.
Museo Nazionale Preistorico Etnografico Luigi Pigorini, fondato dal palentologo Luigi Pigorini, con lo scopo di illustrare le testimonianze preistoriche italiane e quelle delle popolazioni attuali al fine di confrontare i diversi stadi di sviluppo delle culture, venne inaugurato nel 1876 nel palazzo del Collegio Romano; tra il 1962 e il 1977 è stato trasferito nell’attuale sede dell’EUR. Nel nuovo allestimento inaugurato nel 1994 la struttura è organizzata in due settori: uno dedicato alla Preistoria e uno all’ Etnografia.
Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari Lamberto Loria, costituitosi intorno al nucleo della raccolta di Lamberto Doria, fu arricchito con gli oggetti arrivati da tutta Italia a Roma nel 1911 per la Mostra di Etnografia Italiana, nell’ambito delle celebrazioni per il Cinquantenario dell’Unità d’Italia. Il Museo conserva oltre centomila testimonianze della cultura tradizionale italiana, dal XVI al XX secolo, tra cui circa 700 costumi regionali, oltre 4 mila gioielli, più di 6 mila manufatti lignei tra strumenti di lavoro e artigianato popolare e circa 5 mila ceramiche.
Museo Nazionale dell’Alto Medioevo Alessandra Vaccaro, inaugurato nel 1967, il museo ospita reperti provenienti prevalentemente da contesti romani e dell’Italia centrale, che vanno dal periodo tardo-antico fino all’Alto Medioevo. Corredi funerari, arredi marmorei provenienti da chiese del Lazio e materiali ceramici recuperati nell’area del Foro Romano.
Museo Nazionale d’Arte Orientale Giuseppe Tucci, istituito nel 1957 con una convenzione tra il Ministero della Pubblica Istruzione e l’ex IsMEO (Istituto Italiano per il Medio ed Estremo Oriente), oggi IsIAO, (Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente) che concedeva in deposito le proprie collezioni, fu inaugurato l’anno successivo. L’esposizione permanente si articola nelle sezioni: Vicino e Medio Oriente Antico, India, Gandhara, Tibet e Nepal, Asia sud-orientale ed Estremo Oriente.
Museo Italo Africano Ilaria Alpi, la collezione dell’ex Museo Coloniale di Roma, nato nel 1923 con lo scopo di far conoscere le “imprese” coloniali italiane, si è andata ampliando fino all’inizio della Seconda Guerra Mondiale. Passata al Ministero per i Beni e le Attività Culturali nel 2017, la collezione include attualmente 12.000 oggetti − a carattere etnografico, storico, artistico, antropologico, archeologico, architettonico, e collegato alle scienze naturali ed esplorazioni geografiche − raccolti o realizzati durante l’esperienza militare e coloniale italiana in Africa. Il percorso espositivo è attualmente in corso di progettazione.
Dall’ottobre 2022, con la direzione di Andrea Viliani, il Museo delle Civiltà di Roma ha avviato nuovi percorsi di ricerca, archiviazione, catalogazione e digitalizzazione, per condividere con il pubblico e gli altri musei nazionali italiani nuove conoscenze. Nel contesto del nuovo allestimento delle collezioni preistoriche ad esempio, il percorso Preistoria? Storie dall’Antropocene delinea un itinerario che pone interrogativi sulla definizione stessa di “preistoria”, un periodo caratterizzato da testimonianze materiali che ci rimandano a molteplici sistemi di pensiero, invenzioni culturali, organizzazioni economiche e a politiche sociali. Qui è sposta una selezione di oggetti tra cui il cranio neandertaliano Guattari 1 del Circeo, le tre “Veneri” dei siti di Savignano, Lago Trasimeno e La Marmotta, e le piroghe recuperate dal fondo del lago di Bracciano insieme a centinaia di reperti provenienti dal villaggio neolitico de La Marmotta. La sezione si conclude con il primo capitolo di una ominazione immaginifica, disegnata dall’artista e graphic designer Goda Budvytytėe e dalla studiosa di nanotecnologie Laura Tripaldi per delineare i possibili sviluppi dell’evoluzione. Nella sezione sono inoltre presenti gli interventi di due artisti contemporanei: il libanese Ali Cherri, recente vincitore del Leone d’Argento alla Biennale di Venezia di cui il Museo delle Civiltà introduce in collezione il filmThe Digger, e l’artista e antropologa Elizabeth A. Povinelli, membro del collettivo indigeno australiano Karrabing Film & Art Collective. Si inaugurano, inoltre, i due nuovi ingressi simmetrici del Museo delle Civiltà: quello già operativo ne Palazzo delle Scienze e quello del Palazzo delle Arti e Tradizioni Popolari, riaperto dopo un restauro dell’area al piano terra dell’edificio. Entrambi gli ingressi sono ridefiniti come un’introduzione storica e critica al museo, quasi una sorta di racconto dell’istituzione nel corso del tempo.
Al primo piano del Palazzo delle Scienze inoltre, è stata inaugurata la mostra di Georges SengaComment un petit chasseur païen devient Prêtre Catholique, a cura di Lucrezia Cippitelli, che per la prima volta presenta in un allestimento unitario le opere fotografiche e filmiche e i materiali d’archivio ricercati e prodotti dell’artista congolese sulla figura di Bonaventure Salumu, “cacciatore pagano” che tra gli anni ‘40 e ’60 del XX secolo, dopo aver ricevuto un’educazione cristiana da alcuni missionari, viene ordinato sacerdote gesuita, si trasferisce in Europa per un certo periodo per tornare infine nel proprio villaggio natale, dove diventa padre.
Al complesso museale si potrà accedere tramite due nuovi ingressi simmetrici. A quello già operativo, nel Palazzo delle Scienze, si affianca quello del Palazzo delle Arti e Tradizioni Popolari, riaperto dopo un restauro complessivo dell’area al piano terra dell’edificio. Oltre a ospitare servizi comuni, offrono un’introduzione storica e critica al museo, ossia un racconto dell’istituzione nel corso del tempo.
Centro di ricerca e sperimentazione, l’istituzione accoglie sei Research Fellowship, di cui sono protagonisti artisti internazionali. Nucleo del loro lavoro sono gli archivi e le collezioni museali, incluse quelle in deposito, che possono ispirare progetti espositivi, nuove opere, pubblicazioni, seminari, attività pedagogiche o ulteriori esiti.
Note: a partire
-dal 26 giugno 2024 (area limitrofa alla vetrata Giulio Rosso)
-dal 9 luglio 2024 (attuali sale delle Collezioni di Arti e Culture Asiatiche)
-dal 16 luglio 2024 (aree dei sottoportici intorno allo scalone centrale)
-e fino a conclusione lavori, non sarà possibile accedere temporaneamente alle suddette aree e sale per permetterne il riallestimento in corso.
L’area limitrofa alla vetrata di Giulio Rosso e le aree dei sottoportici saranno nuovamente visitabili in concomitanza dell’inaugurazione del nuovo allestimento EUR-Asia, previsto entro l’estate 2024. Le altre sale rimarranno chiuse per permetterne l’adeguamento impiantistico e il successivo ampliamento dell’attuale percorso di visita delle Collezioni di Arti e Culture Americane, la cui inaugurazione è prevista nei primi mesi del 2025.
Il Museo di immenso valore storico e culturale…siamo andati per vedere la sezione medioevale, e siamo rimasti estasiati dall’immensità di collezioni presenti. Sembra di poter fare un viaggi intorno al mondo con tanto di macchina del tempo! Interessantissimo sia per adulti che per bambini, merita di impiegarci molto tempo per una visita completa e approfondita, forse più volte addirittura.
Sono praticamente tre musei in un uno. (con la prima domenica del mese visitabile interamente gratis).
Spazi immensi pieni di curiosità, storia, cultura, arte, tradizioni, usanze, raccolte di tantissime culture differenti di tutto il mondo…bello bello bello è dir poco! Dovrebbe essere un punto di riferimento per tutte le scolaresche per vedere dal vivo LA STORIA (dalla preistoria in realtà fino al 1900 si trova di tutto e di più perfettamente diviso e catalogato).
Torneremo sicuramente per poter scoprire altro ancora.
Informazioni
Durata: 1 ora e 30 minuti circa. Visite guidate su prenotazione per un minimo di 5 persone e un massimo di 25. Prezzo: 8,00 euro per adulti e bambini, più il biglietto di ingresso Prenotazione: è previsto un diritto di prenotazione, di 10 euro, se si tratta di laboratorio fuori da calendario.
Bilioteca DEA SABINA -Associazione CORNELIA ANTIQUA
Gli Indiana Jones di CORNELIA ANTIQUA alla ricerca del :
“ RACCONTO DELLE PIETRE”
CORNELIA ANTIQUA- esplorazione dei sotterranei del Santuario di Santa Maria in Celsano -12 luglio 2022-
La Mission di Cornelia Antiqua:”Il fascino di ascoltare il “racconto delle pietre” , l’emozione di entrare in luoghi abbandonati da secoli dagli uomini. Gli Indiana Jones di Cornelia Antiqua sono sempre in azione per trovare i pezzi mancanti del grande mosaico della Storia che è sepolta nella Campagna Romana. Manufatti in pietra, frammenti di pietre scheggiate, elementi di frecce e piccoli reperti in selce. Trovare le “connessioni” tra le Valli di Galeria e dell’Arrone. Cercare e scoprire il segreto che costudisce questo gioiello naturalistico racchiuso nei territori dei Municipi XIII e XIV di Roma Capitale dove ,tra vasti prati, piccole alture, caverne sepolte sotto la vegetazione dei boschi , sono nascoste ancora tante risposte alle domande degli Archeologi , Paleontologi , Storici e i tantissimi appassionati e amanti della Campagna Romana. Sì è questa la Mission di Cornelia Antiqua“.
Santuario di Santa Maria in Celsano -prima del restauro
Dal “libretto di Campagna “ del 12 luglio 2022
Roma -Municipio XIV -Borgo Santa Maria di Galeria– Ingresso ed esplorazione dei sotterranei del Santuario di Santa Maria in Celsano che si trova nel Borgo agricolo medioevale di Santa Maria di Galeria. Si chiarisce che il sopralluogo nei sotterranei è stato autorizzato e supervisionato da Don Roberto Leone , Parroco del Santuario , Cancelliere della Diocesi di Porto e Santa Rufina, Fondatore del Museo del Santuario di Galeria, Autore di varie pubblicazioni tra le quali LE CATACOMBE di SAN MARIO site sulla via Boccea. Hanno partecipato alla ricognizione :Tatiana Concas, Cristian Nicoletta, Danilo Cairani, Riccardo Paolucci e David Monti operatore videomaker.
N.B.Pubblichiamo in anteprima alcune foto relative ai sotterranei del Santuario di Santa Maria in Celsano, mentre per la Relazione tecnica e le conclusioni, dovremo aspettare ancora qualche giorno.
CORNELIA ANTIQUA- esplorazione dei sotterranei del Santuario di Santa Maria in Celsano -12 luglio 2022-Associazione CORNELIA ANTIQUA- Siete appassionati della Storia poco raccontata, quella da riscoprire e vi piace l’ Avventura ,oppure siete affascinati dalla bellezza della Campagna Romana ? Allora unisciti a noi. Ecco cosa facciamo: Produciamo Documentari e Fotoreportage, organizziamo viaggi ,escursioni domenicali e tantissime altre iniziative culturali.Tutti sono benvenuti nella nostra Associazione, non ha importanza l’età, noi vi aspettiamo !Per informazioni – e.mail.:cornelia.antiqua257@gmail.com– Cell-3930705272–CORNELIA ANTIQUA- esplorazione dei sotterranei del Santuario di Santa Maria in Celsano -12 luglio 2022-CORNELIA ANTIQUA- esplorazione dei sotterranei del Santuario di Santa Maria in Celsano -12 luglio 2022-CORNELIA ANTIQUA- esplorazione dei sotterranei del Santuario di Santa Maria in Celsano -12 luglio 2022-CORNELIA ANTIQUA- esplorazione dei sotterranei del Santuario di Santa Maria in Celsano -12 luglio 2022-CORNELIA ANTIQUA- esplorazione dei sotterranei del Santuario di Santa Maria in Celsano -12 luglio 2022-CORNELIA ANTIQUA- esplorazione dei sotterranei del Santuario di Santa Maria in Celsano -12 luglio 2022-
P.S. Il libretto di Campagna relativo alle uscite del Gruppo Operativo di CORNELIA ANTIQUA diventerà una rubrica permanente.
Associazione CORNELIA ANTIQUA-Siete appassionati della Storia poco raccontata, quella da riscoprire e vi piace l’ Avventura ,oppure siete affascinati dalla bellezza della Campagna Romana ? Allora unisciti a noi. Ecco cosa facciamo: Produciamo Documentari e Fotoreportage, organizziamo viaggi ,escursioni domenicali e tantissime altre iniziative culturali.Tutti sono benvenuti nella nostra Associazione, non ha importanza l’età, noi vi aspettiamo !Per informazioni – e.mail.:cornelia.antiqua257@gmail.com– Cell-3930705272–
Pietro Stocchi-Antrodoco e dintorni, storia, arte e cultura popolare
Associazione Culturale ” Amici della Cecilia “
Resti del ponte romano sulla Via Cecilia in località ” Rapelle “presso Antrodoco.
la Via Cecilia, dal nome del console Cecilio Metello, collegava Roma con il mare Adriatico passando per Amiternum, Interamnia
( Teramo ) Atri e concludendo il suo percorso a Castrum Novum, l’odierna Giulianova. Secondo autorevoli archeologi questa strada potrebbe essere di epoca anteriore alla Via Salaria per Ascoli.
Antrodoco- Via Cecilia -Resti del ponte romanoAntrodoco- Via Cecilia -Resti del ponte romanoAntrodoco- Via Cecilia -Resti del ponte romanoAntrodoco- Via Cecilia -Resti del ponte romanoAntrodoco- Via Cecilia -Resti del ponte romanoAntrodoco- Via Cecilia -Resti del ponte romanoAntrodoco- Via Cecilia -Resti del ponte romanoAntrodoco- Via Cecilia -Resti del ponte romanoAntrodoco- Via Cecilia -Resti del ponte romanoAntrodoco- Via Cecilia -Resti del ponte romanoAntrodoco- Via Cecilia -Resti del ponte romanoAntrodoco- Via Cecilia -Resti del ponte romanoAntrodoco- Via Cecilia -Resti del ponte romano
Anfora panatenaica a figure nere. Produzione attica, Lydos, 560-540 a.C. Museo Archeologico Nazionale, Firenze.
olio extravergine di oliva del Lazio
L’olivo coltivato o domestico deriva dall’olivo selvatico o oleastro che cresce nei luoghi rupestri, isolato o in forma boschiva, e dai cui minuscoli frutti si trae un olio amaro il cui uso è, però, sempre stato limitato.I Greci conoscevano diverse varietà di olivi selvatici cui davano nomi diversi, agrielaìa, kòtinos, phulìa; i Romani invece, le riunivano tutte sotto la denominazione oleaster, che è poi quella passata nel vocabolario botanico moderno.La patria di origine dell’olivo va con ogni probabilità ricercata in Asia Minore: infatti, mentre in sanscrito non esiste la parola olivo e gli Assiri ed i Babilonesi, che evidentemente ignoravano questa pianta e i suoi frutti, usavano solo olio di sesamo, l’olivo era viceversa conosciuto da popoli semitici come gli Armeni e gli Egiziani.Non solo, anche nei libri dell’Antico Testamento l’olivo e l’olio di oliva sono spesso nominati : basti pensare che la colomba dell’arca porta a Noè un ramo d’olivo colto sul monte Ararat, montagna dell’Armenia.La trasformazione dell’oleaster in olivo domestico pare sia stata opera di popolazioni della Siria. Molto presto l’uso di coltivare l’olivo passò dall’Asia minore alle isole dell’arcipelago, e quindi in Grecia: lo Schlieman riferisce di aver raccolto noccioli d’oliva sia negli scavi del palazzo di Tirino sia in quelli delle case e delle tombe di Micene e, nell’Odissea, troviamo scritto che Ulisse aveva intagliato il suo letto nuziale in un enorme tronco di olivo.
L’olio extravergine di olivaolio extravergine di oliva del Lazio
In Grecia esistevano molti e fiorenti oliveti; particolarmente ricca ne era l’Attica e soprattutto la pianura vicina ad Atene. D’altra parte l’olivo era la pianta sacra alla dea Atena ed era stata lei che, in gara con Posidone per il possesso dell’Attica, aveva vinto facendo nascere l’ulivo dalla sua asta vibrata nel terreno. In suo onore si celebravano le feste dette Panatenee, durante le quali gli atleti vincitori delle gare ricevevano anfore contenenti olio raffinato: si tratta di anfore di una forma molto particolare, con corpo assai panciuto, collo breve, fondo stretto e piccole anse “a maniglia”, dette per questo loro particolare uso, panatenaiche.L’olio attico era considerato tra i migliori; ma si apprezzavano molto anche gli olii di Sicione, dell’Eubea, di Samo, di Cirene, di Cipro e di alcune regioni della Focile. Le olive costituivano inoltre la ricchezza della pianura di Delfi sacra ad Apollo.Le zone della Magna Grecia dove più florida era la coltura dell’olivo erano quelle di Sibari e di Taranto; nell’Italia centrale, si segnalavano in primo luogo il territorio di Venafro, quindi la Sabina e il Piceno, mentre nell’Italia del nord erano famose le coste della Liguria.L’olivo esigeva molte cure, che potevano risultare anche costose, ma i proprietari degli oliveti erano ben ripagati dei loro disagi: non solo la cucina, ma anche i bagni, i giochi, i ginnasi e persino i funerali, esigevano l’impiego di grandi quantità di olio.Le olive venivano raccolte, a seconda dell’uso cui erano destinate, in periodi diversi: ancora acerbe (olive albae o acerbae), non del tutto mature (olive variae o fuscae), mature (olive nigrae). Si raccomandava di staccarle dal ramo con le mani ad una ad una; quelle che non si potevano cogliere salendo sugli alberi, venivano fatte cadere servendosi di lunghi bastoni flessibili (in greco ractriai), sempre ponendo la massima attenzione a non danneggiarle. Alcuni aiutanti raccattavano e riunivano le olive battute che, solitamente venivano macinate il più presto possibile.In Grecia l’olio era generalmente prodotto dai proprietari stessi degli oliveti che spesso procedevano anche alla sua vendita; il mercante di olio si chiamava elaiopòles o elaiokàpelos.La vendita al dettaglio non si praticava solo in campagna o nelle botteghe; era ugualmente attiva nell’agorà, dove venivano trattate le merci più diverse. I mercanti erano installati in baracche, sotto umili tende o, più comunemente, all’aperto, ma questa situazione migliorò ben presto quando furono edificati i primi portici.Per quanto riguarda l’Italia, è importante sottolineare che la presenza di noccioli di oliva in contesti archeologici e documentata fino al Mesolitico. Tali attestazioni non significano necessariamente che già in epoca preistorica l’olivo venisse coltivato, anche perché all’esame dei noccioli non è possibile stabilire se si trattasse di olivastri oppure di olivi domestici. Sono comunque evidenze significative, soprattutto se inquadrate nel più generale panorama archeologico e vegetazionale della penisola italiana, che fanno ragionevolmente presumere un precoce riferimento all’olivo coltivato. Certamente il passaggio da una fase di semplice conoscenza della pianta a quella del suo sfruttamento agricolo avrà richiesto un lungo periodo, ciò nonostante, quanto esposto sembra sufficiente per sollevare almeno qualche perplessità sulle teorie che sostengono che l’olivo sia stato introdotto in Italia dai primi coloni greci; pur senza dimenticare che dal greco derivano sia la parola olivo (elaìa), sia il termine etrusco amurca che, nella sua forma greca amòrghe, indica quel liquido amaro ottenuto dalla prima spremitura delle olive, che veniva scartato ed utilizzato come concime, nella concia delle pelli e nell’essiccazione del legno.Il vero problema, dunque, non è stabilire a quando risalga la presenza dei primi olivi in Italia, dato che certamente si trattava di piante che esistevano da molto tempo, almeno in forme selvatiche, quanto piuttosto definire il periodo in cui è cominciata la loro coltivazione in età storica, momento importante che segna l’inizio dello sfruttamento razionale delle campagne, tipico della civiltà urbana.Le evidenze linguistiche, letterarie ed archeologiche permettono di affermare che, già fra l’VIII e il VII sec. a.C. non solo la coltivazione dell’olivo era praticata, ma esistevano colture organizzate che, grazie al clima mediterraneo, ben presto permisero la formazione di un surplus destinato agli scambi.Per quanto riguarda l’età storica esistono anche evidenze paleobotaniche: sono da ricordare il relitto della nave del Giglio, del 600 a.C. circa, con le sue anfore estrusche piene di olive conservate e la cosiddetta “Tomba delle Olive” di Cerveteri, databile al 575-550 a.C., contenente, oltre ad un servizio di vasi bronzei per il banchetto, anche una sorta di caldaia piena di noccioli di olive.Non è facile ricostruire il paesaggio agrario dell’Etruria antica: le trasformazioni subite nel corso del tempo, e soprattutto l’impoverimento e l’abbandono delle campagne, iniziato in età romana, impediscono di cogliere, in tutti i suoi dettagli, una situazione che doveva essere comunque piuttosto fiorente. Anche il panorama offerto dalle fonti antiche va letto con prudenza, tenendo conto del contesto storiografico di appartenenza in cui dominavano la memoria di un passato felice e i riscontri di un realtà contemporanea, quella della prima età imperiale, in cui i caratteri del paesaggio etrusco e i metodi di conduzione agricola erano senz’altro strutturati in modo diverso.Per quanto riguarda i riscontri forniti dall’archeologia, le ricerche condotte in questi ultimi anni sui vasi-contenitori hanno permesso di analizzare, negli aspetti complementari di produzione, consumo e smercio, tipi di agricoltura intensiva quali le coltivazioni dell’olivo e della vite.Dopo una prima fase in cui i contenitori di olio deposti nelle tombe principesche del Lazio e dell’Etruria risultano essere in massima parte di importazione, nel corso del terzo quarto del VII sec. a.C. inizia una produzione in loco di questi vasi, destinata nel tempo ad intensificarsi: si tratta non solo di contenitori di essenze odorose a base di olio, ma anche di recipienti destinati a contenere olio alimentare. E’ il momento in cui l’olio e il vino da beni preziosi di marca esotica, inclusi nel commercio di beni di lusso, diventano in Etruria prodotti di largo uso come attestano appunto i loro contenitori che diventano frequentissimi nei corredi tombali in età alto e medio-arcaica: particolarmente diffusi sono i piccoli balsamari in bucchero e in ceramica figulina, che imitano gli aryballoy e gli alabastra corinzi di importazione.Per quanto riguarda l’ambito alimentare l’olio è sempre stato uno dei prodotti principali dell’antichità classica. Nel mondo romano non si usava altro condimento per cucinare, e per condire le insalate si utilizzava l’olio migliore: particolarmente rinomati erano l’olio verde di Venafro, come attestano Marrone, Plinio, Orazio e Stradone, e quello della Liburnia in Istria; pessimo era considerato l’olio africano che veniva usato esclusivamente per l’illuminazione. Non mancavano allora, come oggi, le contraffazioni, se dobbiamo credere ad una ricetta di Apicio che insegnava a contraffare l’olio della Liburnia utilizzando un prodotto spagnolo.
olio extravergine di oliva del Lazio
Essendo poco raffinato e dato che non si adottavano trattamenti particolari atti a conservarlo, l’olio diveniva rancido molto rapidamente; l’unica soluzione era dunque salarlo.
Per questo motivo si consigliava anche di conservare il più a lungo possibile le olive, in maniera da poter fare, sul momento, olio fresco da offrire nelle oliere ai convitati in ogni periodo dell’anno. Si rendeva quindi necessario cogliere le olive quando erano ancora verdi sull’albero e riporle sott’olio.
In epoca imperiale le olive si servivano in tutte le cene, anche in quelle più importanti: come diceva Marziale, esse costituivano sia l’inizio che la fine del pasto, venivano cioè, sia portate come antipasti, sia offerte quando, finito di mangiare, ci si intratteneva a bere.
Solitamente erano conservate in salamoia, ben coperte dal liquido, fino al momento di usarle, poi si scolavano e si snocciolavano tritandole con vari aromi e miele. Le olive bianche venivano anche marinate in aceto e, condite in questo modo, erano pronte all’uso. Inoltre, con le olive più pregiate e più grosse, si facevano ottime conserve che duravano tutto l’anno e fornivano un nutriente ed economico companatico.Con le olive verdi si facevano le colymbadas (letteralmente “le affiorate”), così dette perché galleggiavano in un liquido fatto di una parte di salamoia satura e due parti di aceto. La preparazione consisteva nel praticare alle olive, dopo la salagione, due o tre incisioni con un pezzo di canna, e quindi tenerle immerse per tre giorni in aceto; poi le olive venivano scolate e sistemate con prezzemolo e ruta, in vasi da conserve che erano poi riempiti con salamoia e aceto facendo in modo che restassero ben coperte. Dopo venti giorni erano pronte per essere portate in tavola.
Vendita dell’olio. Pelike a figure nere. Produzione attica, 510-500 a.C. Museo Archeologico Nazionale, Firenze.
Un altro tipo di conserva era l’epityrum che si faceva sempre con le olive migliori, di solito le orcite e le pausiane: era una salsa molto saporita che si otteneva da frutti colti quando cominciavano appena ad ingiallire, scartando quelli con qualche difetto. Dopo aver fatto asciugare le olive sulle stuoie per un giorno, si mettevano in un fiscolo nuovo, cioè in una di quelle ceste di fibra vegetale fatte a forma di tasca, con un foro superiore e uno inferiore, in cui si racchiudevano le olive frantumate per poi spremere l’olio; quindi si lasciavano una notte intera sotto la pressa. Dopo di che venivano sminuzzate e condite con sale e aromi e, dopo aver messo l’impasto così ottenuto in un vaso lo ricopriva d’olio.Vi erano poi le conserve di olive nere, che si potevano fare sia con le pausiane mature che con le orcite ed in alcuni casi anche con le olive della qualità Nevia: la preparazione consisteva nel tenerle per 30-40 giorni sotto sale, poi, una volta scosso via tutto il sale, metterle sotto sapa defrutum.Altre volte, più semplicemente, si mettevano le olive sotto sale con bacche di lentisco e con semi di finocchio selvatico.Catone, Plinio e Columella e tutti gli scrittore latini di agricoltura più famosi hanno lasciato insegnamenti sulla coltivazione dell’olivo e sulla produzione dell’olio.E noto, ad esempio, che l’olio che si otteneva dalla torchiatura era piuttosto denso e che, per farlo diventare più fluido, occorreva riscaldare l’ambiente in cui veniva preparato per evitare che si rapprendesse: è per questo che l’olio aveva spesso odore di fumo. In qualche occasione, e naturalmente a seconda della temperatura esterna, era sufficiente che il locale dei torchi (torcular) fosse rivolto a sud ed esposto ai raggi del sole, anzi, gli esperti ritenevano che questa fosse la soluzione migliore per garantire la buona qualità del prodotto. E infatti, nella villa della Pisanella a Poggioreale, dove è venuto alla luce un interessante esemplare di torchio da olio, la cella olearia era intiepidita naturalmente, in virtù della sua esposizione al sole.Gli autori antichi descrivono minuziosamente le macchine impiegate dai Greci e dai Romani per la torchiatura delle olive; le scoperte archeologiche hanno poi permesso di controllare e di completare le loro testimonianze.La prima fase della preparazione dell’olio d’oliva consisteva nello schiacciamento dei frutti. La mola olearia assomigliava a quella granaria, essendo anch’essa costituita da due pietre cilindriche, una fissa, il bacino o sottomola, l’altra mobile, la mola verticale: l’operazione di schiacciamento era seguita in modo assai semplice, facendo rotolare una pietra cilindrica avanti e indietro sopra le olive poste in un contenitore.
Rappresentazione di pressa a vite. Bassorilievo, Aquileia.
Il “frantoio” romano, puntualmente descritto da Columella (I sec. d.C.) era di un tipo assai simile a quelli usati anche in età moderna.Sulla base dei dati disponibili è possibile proporne una ricostruzione più che plausibile. In dettaglio, gli elementi componenti la macchina dovevano essere i seguenti:
olio extravergine di oliva del Lazio
Base in muratura, superiormente concava, per meglio alloggiare la sottomola
Sottomola
Sostegno verticale in legno dove è infilata la stanga. L’inserzione di questa nel sostegno doveva prevedere la possibilità di regolare l’altezza della mola per non schiacciare i noccioli delle olive
Disco della mola, costituito da una pietra cilindrica che l’uso deforma leggermente in senso troncoconico. Il disco è inserito nella stanga in modo da poter girare sia intorno al sostegno centrale, sia attorno al proprio asse. Il disco della mola era mantenuto nella posizione corretta per mezzo di cunei in legno (clavi)
Stanga, la cui estremità è collegata ai finimenti che imbrigliano l’asino sottoposto alla mola.
L’olio extravergine di oliva
Quando il perno centrale veniva fatto ruotare, i rulli giravano rapidamente a una distanza regolabile sopra il recipiente che conteneva le olive era così possibile separare la polpa senza schiacciare i noccioliDopo la frangitura, le olive venivano pressate. Per questo secondo passaggio in antico venivano usate presse a trave, simili a quelle usate per il vino. Sembra che la pressa a trave abbia avuto origine e si sia sviluppata nella civiltà egea, dove la coltivazione delle olive era già diffusa agli inizi dell’età del bronzo, ma non si sa con certezza a quale epoca risalga.I resti più antichi conosciuti di una pressa e di un bacino per schiacciare le olive sono quelli rinvenuti a Creta che appartengono al periodo minoico (1880-1500 a.C. ca.): sono però insufficienti per una ricostruzione dettagliata dello strumento. Un’altra pressa a trave per olive, risalente al tardo periodo elladico (1600-1250 a.C. ca.) fu trovata in una delle isole Cicladi. Dopo il 1000 a.C. circa, le presse di questo tipo divennero più frequenti e ne esistono alcune rappresentazioni, in particolare su vasi attici a figure nere del VI sec. a.C.La pressa a trave applica il principio della leva: un’estremità della trave era appoggiata in un incavo del muro, o fra due pilastri di pietra, l’altra veniva tirata giù o spesso caricata con pesi (uomini e pietre). Le olive, sistemate in sacchi o tra tavole di legno, venivano schiacciate sotto la parte centrale della trave e il succo era raccolto in un recipiente sistemato sotto il piano della pressa.Plinio descrive con molta chiarezza quattro tipi di presse. La prima è la vecchia pressa trave di cui parla anche Catone (234-149 a.C.) il cui funzionamento è stato però nel frattempo alquanto meccanizzato. Un’estremità della trave, spesso lunga fino a 15 metri, era fissata sotto una sbarra trasversale posta tra due pali di legno. Le olive schiacciate erano ammucchiate sotto questa pesante trave e la pressione veniva esercitata facendo abbassare l’altra estremità della trave che era tirata in basso da una fune arrotolata intorno ad un tamburo del diametro di 40-50 centimetri. Un secondo miglioramento che permetteva una pressione regolare e prolungata, era attuato nella pressa descritta da Erone (I sec. d.C.), ma gia nota da molto tempo e probabilmente inventata in Grecia. Tale pressa era costituita da un peso di pietra, una trave e un tamburo girevole, Partendo dalla base, una corda passava sotto una puleggia collocata sul peso e sopra un’altra puleggia situata sulla trave, raggiungendo il tamburo. Quando la corda era avvolta al tamburo la trave riceveva l’intero peso della pietra.La massa da pressare era racchiusa in vari modi: dentro fiscoli di corda, giunchi intrecciati, o cesti. Oppure: “le olive venivano schiacciate dentro cesti di vimini o mettendo la pasta tra due asticelle” (Plinio).Le presse a trave erano particolarmente adatte per operazioni su larga scala, quando invece si trattava di quantità limitate, come anche nel caso di semi oleosi, si preferivano altri metodi come la pressa a vite. Di quest’ultima Plinio dice che sembra sia stata introdotta a Roma verso la fine del I secolo a.C., ma che era stata probabilmente inventata in Grecia nel II o I secolo a.C.In una versione perfezionata di questo tipo di pressa, descritta sia da Erone sia da Plinio, la vite solleva un peso di pietra. Questo tipo, chiamato anche “pressa greca”, era senz’altro in uso a Roma ai tempi di Vetruvio (I sec. a.C.).Quindi l’olio veniva messo a decantare in vasche che precedevano il lacus destinato alla raccolta finale del prodotto.
Prof.ssa G. Carlotta Cianferoni-Soprintendenza per i beni archeologici della Toscana
Dolia interrati. Posti nella Villa Rustica in Loc.Villa Regina, I sec. d.C. Boscoreale, Napoli.Disegno ricostruttivo di un frantoio. Dal testo: “Settefinestre. Una villa schiavistica nell’Etruria romana”.Anfora panatenaica a figure nere. Produzione attica, Lydos, 560-540 a.C. Museo Archeologico Nazionale, Firenze.Vendita dell’olio. Pelike a figure nere. Produzione attica, 510-500 a.C. Museo Archeologico Nazionale, Firenze.Raccolta delle olive. Riproduzione grafica di un’immagine di un vaso attico a figure nere.olio extravergine di oliva del Lazioolio extravergine di oliva del Lazioolio extravergine di oliva del Lazio
Roma Municipio XIII- Perché il nome Castel di Guido?
Castel di Guido
Se percorri la strada con l’auto in corsa vedi solo una tabella che indica Castel di Guido-Comune di Roma e non ti chiedi dove sei ed il perché del nome del Borgo medioevale che attraversi così velocemente. Io me lo sono chiesto ed ho iniziato a fare delle ricerche per mio conto ed ho sbagliato subito l’approccio perché , ingenuamente, sono andato a consultare il libro di Cicerone “ LA TOPICA”, sempre perché qualcuno mi aveva detto che questo è un sito che nell’antichità era denominato LORIUM. Ma, poi mi sono reso conto che molto spesso i nomi che vengono dati ad un territorio , borgo ecc derivano da eventi accaduti molti secoli prima, dunque se questo luogo all’epoca dell’antica Roma era chiamato Lorium ,dovevo spostare le mie ricerche verso l’anno mille e finalmente ci sono arrivato. Tra i vari documenti che ho consultato, il più esaustivo è stato quello che ho trovato scritto negli annali di Prudence de Troyes dove si legge testualmente” Guy, magravede Spolète accurt l’appel du Pape avec le concurs des Romaines il reporte une grande victoire sur les mecreants, battus par les milicies de la campanie romaine”. Trad. “ Guido, margrave di Spoleto, accorse all’appello del Papa, e con il concorso dei Romani riporta una grande vittoria sui miscredenti, battuti con l’aiuto delle milizie della campagna romana”. I fatti narrati avvennero nell’anno 846. La vittoria suscitò ammirazione tra i Romani che iniziarono a chiamare questi luoghi Castrum Guidi, in ossequio a Guido I Duca di Spoleto e Camerino, quindi è questa l’origine del nome CASTEL di GUIDO. Dopo questa breve ricostruzione mi sono domandato:” Ma i Saraceni superstiti dove sono andati a finire ?” Sembrerebbe nella località sita sulla via Tiburtina che prese, appunto, il nome di SARACINESCO….. O No?
Roma -Castel di Guido-Sit-in del 26 giugno 2022 per salvare dal degrado e l’abbandono il Casale della Bottaccia .Castel di GuidoRoma –Castel di Guido :Sit-in delle Associazioni per salvare dal degrado e l’abbandono il Casale della Bottaccia.Museo Pio Clementino – La GIUNONE VELATACastel di GuidoRoma -Castel di Guido-Sit-in del 26 giugno 2022 per salvare dal degrado e l’abbandono il Casale della Bottaccia .Castel di Guido segni particolari e di riconoscimento.Associazione CORNELIA ANTIQUA-Siete appassionati della Storia poco raccontata, quella da riscoprire e vi piace l’ Avventura ,oppure siete affascinati dalla bellezza della Campagna Romana ? Allora unisciti a noi. 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FIUMICINO-OSTIA (Roma)-SAI.FO Sistema Archeoambientale –
Chi Siamo – Comitato Promotore SAIFO
La nostra Storia
Il 14 marzo 2014 nel Comune di Fiumicino nasce il “Comitato Promotore per il Parco Archeologico, poi denominato Comitato Promotore per un Sistema Archeologico Integrato di Fiumicino e Ostia Antica”. Tutto è iniziato con un appello diffuso tramite i social media, ecco uno stralcio: “ A Fiumicino e sul Litorale Romano la crisi aeroportuale e la diffusa disoccupazione devono aprirci gli occhi. In questo territorio un modo per creare nuovo lavoro c’è: la grande area archeologica dei porti imperiali, della necropoli di Porto e di Ostia Antica sono beni culturali di inestimabile valore, assolutamente sottoutilizzati . Se fossero veramente aperti e fruibili dai flussi turistici si creerebbero per tutta l’area nuovi posti di lavoro.” Il Comitato che prende vita durante la partecipatissima assemblea del 14 marzo vede l’adesione di partiti, sindacati, alcune proloco, associazioni culturali e di categoria dei settori economici legati al turismo e alla valorizzazione dei beni culturali e ambientali. Insomma, più di 50 organizzazioni fra Fiumicino e Roma avranno voglia di darsi da fare per gli obiettivi sopra esposti e che si concretizzeranno con le iniziative che passiamo ad elencare.
14 marzo 2014 L’Associazione Onda Democratica lancia un appello per costituire un Comitato con il fine di valorizzare i siti archeologici di Ostia Antica e i Porti Imperiali di Claudio e Traiano di Fiumicino. Al Comitato aderiranno associazioni, proloco, confederazioni di categoria, sindacati, forze politiche trasversali di Fiumicino e alcune di Ostia, oltre a molti cittadini.
28 marzo 2014, prima riunione e lancio della petizione “Le nostre ricchezze il nostrofuturo” sia in forma cartacea che on-line. Nella petizione si chiede alla Regione Lazio di inserire i siti archeologici nelle azioni cardine regionale.
24 luglio 2014 Consegnate 10.000 firme al Presidente Regione Lazio Nicola Zingaretti, Il Presidente manifesta interesse e chiede che venga redatto un documento che evidenzi lo stato delle cose.
agosto/settembre 2014 Su richiesta del Presidente della Regione Nicola Zingaretti, i componenti del Comitato si dedicano alla redazione del “Primo rapporto per un sistema archeologico integrato fra Ostia e Fiumicino” inviato alla stampa ad ottobre. Il Rapporto include la mappatura dei siti archeologici e ambientali di Ostia e Fiumicino, la situazione della mobilità, esercizi ricettivi e commerciali. Inoltre pubblica alcuni importanti contributi progettuali che entrano nel merito su come si potrebbe attuare un sistema archeologico integrato e come si potrebbero trasformare le aree circostanti in attrazione turistica, Fra gli altri citiamo quello della Camera del Lavoro Territoriale di Roma Centro Ovest-Litoranea CGIL , della Research Office for Critical Mass Architecture, del Comune di Roma X Municipio e della Coop. Integrata Mobi.Di.
26 gennaio 2015– presentato il “Primo rapporto per un sistema archeologico integrato fra Ostia e Fiumicino” al Presidente della Regione Lazio.
13 febbraio 2015 Avvio di una nuova campagna denominata “Apriamoli” per spedire 5000 cartoline per chiedere al Ministro dei Beni culturali Franceschini l’apertura dei siti archeologici di Fiumicino oggi visitabili solo su appuntamento.
7 aprile 2016 partecipazione alla celebrazione dei venti anni della Riserva Naturale Statale del Litorale Romano insieme con Associazione Fuoripista, Pro Loco di Fregene e Maccarese, Associazione Culturale 99 Fontanili, Associazione Dolce Spiaggia: Convegno “Realtà e Prospettive della Riserva”.
26 maggio 2016 CONVEGNO presso biblioteca Elsa Morante Ostia : “Il Parco archeologico di Ostia Antica e il suo territorio: strategie di sviluppo” – Proposte per un sistema integrato sostenibile tra cultura, città e natura – Relatori: Carlo Pavolini archeologo Università della Tuscia, Andrea Bruschi architetto Università La Sapienza, Alessandro Leon Presidente CLES e Gualtiero Bonvino Urbanista. Intervengono : Cristian Carrara Presidente della Commissione Cultura Regione Lazio, Esterino Montino Sindaco di Fiumicino, Domenico Vulpiani Commissario del X° Municipio.
4 agosto 2016 la Regione Lazio include il Parco di Ostia Antica Fiumicino nelle Azioni cardine: Sistemi di valorizzazione del patrimonio culturale in aree di attrazione. riconoscendo il nostro impegno fino a citare il Comitato nella Delibera di Giunta. DGR_504_04_08_2016 Istituzione Azioni Cardine Parchi Archeologici.
15 settembre 2016 incontro fra l’Amministrazione Comunale (Sindaco Montino, Assessore Pagliuca, e dirigente della Gestione del Territorio Di Silvestre) e una delegazione del Comitato Promotore per il Parco Archeologico Ostia Antica Fiumicino Dopo l’inserimento nelle azioni cardine del Parco Archeologico Ostia Antica Fiumicino e il relativo stanziamento regionale che promuove l’area si è discusso delle possibilità di progetti che potrebbero rappresentare un grande richiamo turistico e un’opportunità economica per tutto il nostro territorio, L’incontro ha avuto come tema centrale della discussione il sistema di piste ciclabili e parcheggi. il Comitato ha presentato una traccia progettuale che prevede la realizzazione di una Pista Ciclabile su un tracciato urbano che consenta di collegare in sicurezza la zona di S.Ippolito a Isola Sacra fino alle sponde del Tevere in corrispondenza di Ostia Antica.
26 ottobre 2016 lancio della nuova campagna “RI-SCOPRIAMOLI” invio di 5000 cartoline per chiedere al Ministro Franceschini di inserire reperti e siti del territorio nord del Comune di Fiumicino nel Parco Archeologico Ostia Antica – Fiumicino e di istituire a Maccarese un Archeoparco attorno al sito neolitico di Fianello.
16 Marzo 2017 Il Comitato Promotore riunisce le Istituzioni: presente il Sindaco di Fiumicino Esterino Montino, l’assessore all’Urbanistica e all’Edilizia, una rappresentanza per il 10° Municipio del Comune di Roma e per l’Ente Parco, e le realtà associate di Ostia e Fiumicino per discutere su come impegnare le nuove risorse regionali messe a disposizione per i siti archeologici.
27 aprile 2017 alcuni componenti del comitato costituiscono l’Associazione di Promozione Sociale SAI.FO – Sistema Archeologico Integrato Fiumicino Ostia; l’Associazione opera conseguentemente e coerentemente con gli scopi del “Comitato Promotore sistema archeologico integrato Fiumicino Ostia”.
13 luglio2017 Convegno: Quando le radici creano lavoro Fatti concreti, idee e proposte per creare economia dalle bellezze archeologiche e nat urali di Fiumicino e Ostia. Partecipano Vicepresidente della Regione Lazio e Assessore Formazione, Ricerca, Scuola, Università, Turismo – Massimiliano Smeriglio, Sindaco del Comune di Fiumicino Esterino Montino, Direttore Parco Archeologico Ostia Antica MariarosariaBarbera, Segretario Generale CGIL Roma e Lazio Michele Azzola, Presidente CNA Turismo Roma Marco Misischia, e Rappresentanti locali e regionali delle categorie legate al turismo.
7 novembre2017 Incontro con il mondo accademico delle Università pubbliche del Lazio e le realtà che hanno studiato il territorio di Ostia e Fiumicino. Partecipano circa 30 accademici/ricercatori delle Università del Lazio, rappresentanti della Regione, della Sovrintendenza Capitolina di Roma, Il Sindaco Esterino Montino del Comune di Fiumicino, Il direttore del Parco Archeologico Mariarosaria Barbera e i funzionari Paola Germoni e Roberto Sebastiani. Partecipano inoltre i rappresentanti della Fondazione Anna Maria Catalano, del Comitato FuoriPista e della CNA Confederazione Nazionale dell’artigianato e della Piccola e Media Impresa che gentilmente ha ospitato nella propria sede l’incontro.
17 luglio 2018 richiesto incontro a LORENZA BONACCORSI – Assessore Turismo e Pari Opportunità Regione Lazio con una delegazione del “Comitato Promotore Sistema Archeologico Integrato Fiumicino Ostia”.Scopo dell’incontro è parlare dei numerosi interventi programmatici e i finanziamenti che la Regione Lazio nella scorsa legislatura ha dedicato per la promozione e valorizzazione dei territori del X Municipio di Roma e del Comune di Fiumicino, tratteggiare insieme le prospettive future e il lavoro da svolgere, in particolare illustrare la nostra proposta per la realizzazione di un Centro regionale a Isola Sacra per valorizzare il patrimonio naturale, culturale e turistico fra Ostia e Fiumicino.
1 ottobre 2018 incontro con la segreteria dell’Assessore Turismo e Pari Opportunità nella Sede di ROMA della Regione Lazio e delegazione del comitato, presenti rappresentanti del mondo produttivo.
9 dicembre 2018 lanciata la petizione “A PARTIRE DA NOI” per un Piano Regolatore per il Turismo.
30 gennaio 2019 il Comitato inizia una nuova battaglia per trovare fondi a sostegno dei “I Carmosini“, una famiglia storica di maestri d’ascia di Fiumicino, che da circa 15 anni hanno iniziato, quasi completamente a loro spese, a costruire una nave da guerra romana: una Liburna a grandezza naturale dell’epoca di Traiano. Ora la costruzione è ferma, in mancanza di fondi, rischia di andare in malora.
9 giugno 2019 “Una pedalata per la Liburna” Una lunga biciclettata ha attraversato il paese attirando l’attenzione di cittadini e Istituzioni sulla Liburna, opera unica al mondo. L’obiettivo è il completamento dell’opera e la creazione di un parco didattico-scientifico a disposizione della comunità.
11 luglio 2019 nella Sala Matrimoni del Comune di Fiumicino è stato presentato il nuovo Sito del Comitato Promotore Sistema Archeo-Ambientale Integrato Fiumicino Ostia, che sarà utilizzato anche per rilanciare informazioni e iniziative di Associazioni, Comitati ed Istituzioni relative alla conoscenza e alla promozione del territorio. Un grazie particolare alla “Fondazione Anna Maria Catalano”, che con il suo contributto ne ha permesso la realizzazione.
21 maggio 2020 – il Comitato lancia un Appello al Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti “Da Ostia a Civitavecchia – Anche un nuovo modo di fare turismo ci salverà ” per ottenere finalmente un intervento attivo e di coordinamento della Regione Lazio, da svolgere direttamente sul territorio, e avviare quella trasformazione economica e sociale non più rinviabile. Successivamente invita le Associazioni, le Proloco e I Comitati dell’area del Litorale romano ad aderire e a farnee un documento condiviso, un Manifesto in cui il nostro Comitato sia solo uno dei tanti firmatari.
2ottobre 2020 PARTE IL PRIMO TIROCINIO “Conoscere per valorizzare. Una mappatura degli attrattori turistici dell’Alto Lazio da Ostia a Montalto di Castro”, , è stata stipulata una convenzione per tirocini curriculari con l’Università RomaTre. A seguito di tale convenzione, è iniziato il tirocinio di Amanda Minni, giovane laureata in Scienze della Comunicazione e attualmente studentessa del Master in Lingue, Comunicazione Interculturale e Management del Turismo, diretto dalla prof.ssa Barbara Antonucci.
26 ottobre 2020 presentato all’assessorato al turismo della Regione Lazio il progetto SAIL “Dove Roma incontra gli Etruschi e il Mare – VERSO UN SISTEMA TURISTICO ARCHEOAMBIENTALE INTEGRATO PER LA VALORIZZAZIONE DEL LITORALE LAZIALE.
7 novembre 2020 presentato al Comune di Fiumicino “LA LIBURNA – Nostra storia, nostro futuro” – PROGETTO SULLA RICOSTRUZIONE DI NAVE DA GUERRA ROMANA DELL’EPOCA DI TRAIANO.
28 novembre 2020 grande soddisfazione per la mozione presentata da tutti i gruppi consiliari, per il completamento della Liburna votata all’unanimità. La mozione decide che su questo modello di nave romana a grandezza naturale, cui sta lavorando da circa due decenni la famiglia Carmosini, i lavori possano riprendere.
Febbraio 22, 2021 Dopo anni di fermo, grazie ad una prima donazione di un’azienda, la Aries Sistemi si rianima a Fiumicino il cantiere per riprendere i lavori di costruzione della “Liburna”
Marzo 5, 2021 ER LA LIBURNA ARRIVANO LE RISORSE REGIONALI. L’intervento, per un ammontare di 30.000€, è stato riconosciuto da Lazio Crea in base al progetto presentato.
Aprile 8, 2021 una delegazione di società cinese visita il cantiere della Liburna Felix Lee, Overseas Managing Director EHANG (www.ehang.com)
Giugno 25, 2021 A partire da una mozione approvata da tutto il Consiglio Comunale e da un interessamento del Sindaco, arriva un aiuto tangibile: un contributo di 30.000€ che permetterà di continuare i lavori che erano stati da poco tempo ripresi grazie ricevuto tre mesi fa dalla Regione Lazio.
Luglio 9, 2021 Studiose francesi visitano la “Liburna”, Dominique Rivière, Professoressa presso il Dipartimento di Geografia dell’Università di Paris-Diderot, ha visitato insieme a Evelyne Bukowiecki archeologa dell’École Française de Rome, il cantiere della Liburna.
Luglio 30, 2021 presso la Biblioteca “Gino Pallotta” – Fregene, viene presentato il volume “Conoscere per valorizzare: Una mappatura degli attrattori turistici dell’Alto Lazio”, relativo ai 15 Comuni del Progetto SAIL, realizzato nell’ambito della convenzione per tirocini curriculari con l’Università RomaTre
Agosto 4, 2021 FIRMATO ACCORDO DI COLLABORAZIONE FRA SETTE ENTI: Comune di Fiumicino, MiC Parco archeologico di Ostia antica, Aeroporti di Roma S.p.A, Dipartimento di Architettura dell’Università Roma Tre, DigiLab – Centro interdipartimentale di ricerca dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, Consiglio Nazionale delle Ricerche, Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale e Associazione di Promozione Sociale SAIFO, che vede la Liburna,fulcro di una più ampia azione di valorizzazione territoriale e dello sviluppo di un nuovo modello di coinvolgimento della cittadinanza e del fare Cultura.
Ottobre 12, 2021 il museo delle Navi, i Porti Imperiali e la Necropoli di Porto saranno finalmente aperti con gli stessi orari dei siti di Ostia Antica.
Ottobre 25, 2021 Nell’ambito del progetto “Una passeggiata attraverso i secoli” coordinata dalla Fondazione Annamaria Catalano in collaborazione con l’Istituto Leonardo da Vinci, studenti del terzo anno visitano la liburna.
Dicembre 2, 2021 TERRA, CUCINA E STORIA: UNA CENA PER RACCOGLIERE FONDI PER LA LIBURNA e PROMUOVERE PRODOTTI E SAPORI DEL TERRITORIO – L’ARSIAL – Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione dell’Agricoltura del Lazio ha approvato il ns. progetto “TERRA, CUCINA E STORIA”.
Aprile 8, 2022 nella Sala Ambrogio del Dipartimento Lingue, Letterature E Culture Straniere della Università RomaTre con la Prof. Barbara Antonucci – Direttore Master Lingue, Comunicazione Interculturale e Management del Turismo, si è esaminato il volume della mappatura dei 15 comuni del progetto SAIL e delle potenzialità anche sociali oltre che culturali della Liburna. Presenti il vicesindaco di Fiumicino, Ezio Di Genesio Pagliuca, l’Ing. Massimo Guidi Dirigente dell’Area Strategia del Territorio di Fiumicino e Massimiliano Valeriani Assessore Politiche Abitative, Urbanistica della Regione Lazio.
Aprile 24, 2022 con la partecipazione di più di 300 persone si è svolta una marcia che, partendo dall’Oasi Lipu di Ostia e percorrendo il corso del Tevere attraverso il ponte della Scafa, fino all’area dell’Isola Sacra all’altezza del Porto Romano, con lo scopo di chiedere alla Regione Lazio l’istituzione, su quella grande zona alle spalle di Passo della Sentinella, di un Monumento Naturale.
Settembre 5, 2022 durante l’iniziativa “COPRIAMOLA”, presso il cantiere della Liburna, vengono presentati i nuovi impegni della Regione Lazio e del Comune di Fiumicino per la Liburna, rispettivamente dalla Consigliera Regionale Michela Califano e dal Vice Sindaco di Fiumicino Ezio Di Genesio Pagliuca.
Comitato Promozione Sociale SAI.FO Sistema Archeoambientale Fiumicino Ostia
Portavoce: Raffaele Megna –
Coordinamento: Maria Carla Mignucci
Referenti Fiumicino: Oriana di Giandomenico -Sandra Felici –
Associazioni e cooperative: 5 ottobre, 99 fontanili, Biblioteca dei Piccoli, Biblioteca Gino Pallotta, Comprensorio Pesce Luna, Darwin Il Calamo, Il Faro all’Orizzonte, L’Info-Attiva di Ostia Antica, La Barba di Giove, La Madonnella, Lega Arco, Onda Democratica, Ostia in bici, Premio Fregene, Saudela, Sportiva Attletica Villa Guglielmi, Terrre – promozione sociale, Tradizioni vecchie/nuove, Maccarese-stazione, ViviAranova, Coop. Presenza Sociale, Coop. sociale Integrata Il Faro, Coop. Sociale Mobi Di-
Comitati: Cittadini Focene, Cittadino Isola Sacra
ProLoco: Pro Loco Fiumicino, Pro Loco Fregene Maccarese
Confederazioni di categoria: CNA di Roma e Confecommercio di Fiumicino
Sindacati: CGIL Roma Centro Ovest Litoranea, CISL territoriale , UIL territoriale
il Sindaco di Fiumicino e forze politiche trasversali di Fiumicino e alcune di Ostia
Federalberghi Delegazione Fiumicino, Golden Tulip Rome Airport Isola Sacra, Pizzeria “I40”, Ristorante Pinzimonio, 4DRG snc., Fondazione Anna Maria Catalano
Il Carnevale di Venezia, se non il più grandioso, è sicuramente il più conosciuto per il fascino che esercita e il mistero che continua a possedere ancora tuttora che sono trascorsi 900 anni dal primo documento che fa riferimento a questa famosissima festa.
Una volta all’anno Venezia è immersa in un’atmosfera davvero magica. E tutto perché nel mese di febbraio il carnevale affascina con i suoi incredibili costumi indossati sia i residenti della città che dai turisti, festeggiando insieme questo evento. Il Carnevale di Venezia è sinonimo di storia e tradizione con appuntamenti imperdibili come il Volo dell’Angelo, la festa delle Marie e le rievocazioni storiche in costume, quindi su la maschera per prendere parte a quello che è uno dei Carnevali più conosciuti ed apprezzati al mondo.
Il Carnevale di Venezia
LE ORIGINI DEL CARNEVALE
Chi si trova a Venezia non può non visitare le botteghe che lavorano la cartapesta laddove continua la tradizione artigianale delle maschere le cui origini risalgono agli anni ’80 del XX secolo quando, a seguito della rinascita del Carnevale veneziano, dopo due secoli di decadenza e la stasi dettata dalla caduta della Repubblica di Venezia, ci fu un ritorno allo splendore.
IL SIGNIFICATO DELLA MASCHERA
La maschera era il simbolo della libertà e della trasgressione a tutte le regole sociali imposte dalla Repubblica Veneziana. A Venezia più che altrove era il simbolo della necessità di abbandonarsi al gioco, allo scherzo, alla trasgressione e all’ebbrezza della festa, un momento atteso da tutti, pronti ad indossare la tipica bauta e fantasiosi travestimenti per darsi appuntamento lungo le calli, nelle corti e prendere parte a un gioco di musiche e colori.
Osserviamo queste immagini e chiediamoci: come è stata creata tanta bellezza?
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