Nobuyoshi Araki compiles decades’ worth of images in this ultimate retrospective of his career. First published as a Limited Edition and now in a new, compact format, this collection delves deep into Araki’s best-known imagery: Tokyo street scenes; faces and foods; sensual flowers; female genitalia; and the Japanese art of bondage.
Dopo aver studiato fotografia, cominciò a lavorare per l’agenzia pubblicitariaDentsu, dove conobbe la sua futura moglie, Yoko. Dopo il matrimonio Araki pubblicò una raccolta di fotografie (Sentimental journey, 1971) scattate alla moglie durante il loro viaggio di nozze. Yoko morì nel 1990 di cancro alle ovaie, e le foto dei suoi ultimi giorni vennero pubblicate da Araki in un libro dal titolo Winter journey.
Ha pubblicato più di 350[1]libri ed è considerato uno degli artisti più prolifici di sempre. Ha lavorato anche per riviste come Playboy, Déjà-Vu ed Erotic Housewives. È stato più volte arrestato in Giappone, anche se non è mai finito in carcere, con l’accusa di oscenità; anche il direttore di un museo venne arrestato per aver esposto alcune sue foto.
^ Il numero dipende da come vengono contate le riedizioni di opere già pubblicate. Ma Kōtarō Iizawa ne ha contate 357 in Araki-bon! 1970–2005 / A Book of Araki Books! 1970–2005 (Tokyo: Bijutsu Shuppansha, 2006; ISBN 4-568-12071-3). (Nonostante il titolo alternativo in inglese, il libro è solo in giapponese)
Paestum-Il Ministero della Cultura alla XXVI Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico
Paestum -Dal 31 ottobre al 3 novembre 2024, il Ministero della Cultura parteciperà alla XXVI Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico (BMTA), che si terrà a Capaccio Paestum al Next, Nuova Esposizione ex Tabacchificio. L’appuntamento, coordinato dal servizio VI Eventi – mostre e manifestazioni – dell’ex Segretariato generale del MiC, prevede un ricco programma di attività, tra cui 36 workshop condotti da esperti del dicastero, dedicati a ricerche, progetti e 14 laboratori interattivi.
Gli incontri, che si si svolgeranno nello stand istituzionale, rappresentano un’importante occasione di confronto e apprendimento, toccando temi fondamentali che spaziano dall’archeologia alla conservazione del patrimonio, fino all’innovazione tecnologica applicata alla cultura.
I temi principali includeranno:
1) Tutela del patrimonio: Incontri con esperti per discutere le migliori pratiche nella conservazione e protezione dei siti archeologici.
2) Nuove scoperte: Presentazione di recenti scavi e ricerche, che hanno portato alla luce importanti reperti e informazioni sulla civiltà locale.
3) Gestione sostenibile: Dibattiti su approcci integrati alla gestione dei siti archeologici, bilanciando conservazione ed esigenze turistiche.
4) Valorizzazione e fruizione: Workshop e laboratori per promuovere strategie innovative che rendano il patrimonio accessibile a un pubblico più vasto, garantendo un’esperienza educativa e coinvolgente.
Un focus speciale sarà dedicato al patrimonio culturale subacqueo e archeologico, in linea con le direttive ministeriali, nonché alle attività di monitoraggio dei Bronzi di Riace e Porticello. Saranno illustrate soluzioni progettuali innovative realizzate in diverse regioni italiane, come Lazio, Liguria e Puglia, grazie ai finanziamenti del PNRR, con particolare attenzione al miglioramento della conservazione e dell’accessibilità del patrimonio culturale.
Di particolare interesse saranno le presentazioni delle attività dei Musei e Parchi archeologici con autonomia speciale, recentemente istituiti, che offriranno alternative culturali significative al turismo di massa. Inoltre, sarà presentato il nuovo “Museo dei Bambini” del Parco Archeologico di Pompei, pensato per stimolare la curiosità per la cultura fin dalla giovane età, e la piattaforma digitale SmartLand@Pompei ideata per facilitare la divulgazione dell’offerta turistica nel territorio vesuviano.
Saranno esposti progetti legati ai siti UNESCO di Aquileia e dell’Appia Antica, promuovendo cultura, storia e dialogo interculturale. Si discuterà anche della gestione delle raccolte Art Bonus, per incentivare le donazioni destinate al restauro e alla valorizzazione del patrimonio culturale.
I visitatori avranno l’opportunità di partecipare a quattordici laboratori didattici interattivi (4 laboratori in replica), coinvolgendo adulti e bambini in attività pratiche, come la creazione di sagome ispirate al mito di Teseo e il Minotauro, oltre l’esplorazione dei motivi fitoformi nelle decorazioni architettoniche. Sarà anche possibile ammirare il digital twin della Tomba del Tuffatore attraverso la realtà aumentata.
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ORE 10:00 – 11:30
ORE 11:40 – 13:10
Gestione e valorizzazione | Nuove scoperte | Fruizione | Tutela
Le attività della Soprintendenza nazionale per il patrimonio culturale subacqueo A cura della Soprintendenza nazionale per il patrimonio culturale subacqueo (SN SUB) INTERVENGONO
Francesca Romana Paolillo, Soprintendente nazionale per il patrimonio culturale subacqueo Angelo Michele Raguso, Funzionario restauratore SN SUB Giovanna Bucci, Collaboratore esperto archeologo subacqueo SN SUB Francesco Marco Paolo Carrera, Funzionario archeologo SN SUB (sede operativa di Olbia) Vincenzo Ria, Funzionario archeologo SN SUB
Stefania Montanaro, Esperto archeologo Ales Spa SN SUB Annalisa Biffino, Funzionario archeologo SN SUB Roberto Rotondo, Funzionario archeologo SN SUB Simonetta Previtero, Funzionario architetto SN SUB
L’evento presenta una serie di interventi focalizzati sulla ricerca e valorizzazione del patrimonio culturale subacqueo e archeologico. Le recenti indagini costiere, in particolare nell’Adriatico Meridionale, hanno documentato materiali inediti, ampliando la comprensione del paesaggio marittimo antico. Si discute l’azione di supporto della Soprintendenza nazionale alle attività di tutela e valorizzazione del patrimonio archeologico subacqueo, in linea con le direttive ministeriali. Viene inoltre esplorato l’uso delle tecnologie digitali nella ricerca archeologica per migliorare la documentazione e la divulgazione dei dati. Si analizzano i ritrovamenti di reperti monetali in contesti tombali a Taranto, cercando di comprendere il loro significato simbolico. Altri interventi riguardano gli scavi e le attività di restauro lungo la via Appia nel territorio tarantino e la valorizzazione dell’architettura storica dei castelli di Taranto e Gallipoli, evidenziando l’importanza di preservare e valorizzare il patrimonio culturale in relazione al contesto marittimo e terrestre.
Gestione e valorizzazione
Fari per rotte inconsuete: i nuovi Musei e Parchi archeologici autonomi
A cura dei nuovi Musei e Parchi archeologici nazionali dotati di autonomia speciale: Musei archeologici nazionali di Venezia e della Laguna – Residenze reali sabaude – Musei nazionali di Ravenna – Museo archeologico nazionale di Firenze – Musei nazionali di Pisa – Parchi archeologici della Maremma – Musei archeologici nazionali di Chieti – Musei e Parchi archeologici di Praeneste e Gabii – Musei e Parchi archeologici di Melfi e Venosa
INTERVENGONO
Marianna Bressan, Direttrice Musei archeologici nazionali di Venezia e della Laguna Filippo Masino, Direttore Residenze reali sabaude Andrea Quintino Sardo, Direttore Musei nazionali di Ravenna Daniele Federico Maras, Direttore Museo archeologico nazionale di Firenze Massimo Dadà, Direttore Musei nazionali di Pisa
Leonardo Bochicchio, Direttore Parchi archeologici della Maremma Massimo Sericola, Direttore Musei archeologici nazionali di Chieti Martina Almonte, Direttrice Musei e Parchi archeologici di Praeneste e Gabii Tommaso Serafini, Direttore Musei e Parchi archeologici di Melfi e Venosa
Un viaggio attraverso l’Italia alla scoperta dei nuovi Musei e Parchi archeologici nazionali dotati di autonomia speciale, distribuiti sul territorio come fari su rotte meno battute dal turismo di massa e, per questo, promettenti in termini di offerta culturale alternativa.
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Gestione e valorizzazione | Nuove scoperte | Fruizione Il Parco archeologico di Cerveteri e Tarquinia: ricerca, fruizione,
valorizzazione, progetti
A cura del Parco archeologico di Cerveteri e Tarquinia (PACT)
INTERVENGONO
Vincenzo Bellelli, Direttore del Parco archeologico di Cerveteri e Tarquinia Maria Cristina Tomassetti, Funzionaria restauratrice e conservatrice PACT Alberto Villari, Funzionario archeologo PACT Patrizio Fileri, Funzionario archeologo PACT
Daniele Deidda, Afav PACT Carmelo Rizzo, Archeologo Ales Spa PACT
Saranno presentate le attività che il Parco svolge sin dal 2022, anno di istituzione, nella ricerca archeologica, nella conservazione del patrimonio e nell’ampliamento della fruizione e accessibilità.
Gestione e valorizzazione | Nuove scoperte Scavi, Ricerche e nuovi progetti di valorizzazione a Monte Sannace (Gioia del
Colle – BA)
A cura della Direzione regionale Musei nazionali Puglia (DRMN PUG)
in collaborazione con l’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro” (UNIBA)
INTERVENGONO
Savino Gallo, Funzionario archeologo DRMN PUG Paola Palmentola, Professore ricercatore UNIBA Matteo de Sio, Dottorando di ricerca UNIBA Gerardo Romano, Professore ricercatore UNIBA Grazia Dibenedetto, Dottoranda di ricerca Università di Foggia Federico Marinelli, Dottorando di ricerca Sapienza Università di Roma
Attraverso una serie di brevi interventi saranno esposti gli esiti delle campagne di scavo 2024 in corso di svolgimento all’interno del Parco di Monte Sannace. Inoltre, verranno presentati i primi risultati del programma di prospezioni geofisiche e il progetto in corso di realizzazione dell’area giochi “Archeoground”.
Gestione e valorizzazione
Canne della Battaglia: nuovi itinerari per esperienze accessibili
A cura dell’Antiquarium e Parco archeologico di Canne della Battaglia, Direzione regionale Musei nazionali Puglia (DRMN PUG)
INTERVENGONO
Ezia Torelli, Direttrice Antiquarium e Parco archeologico di Canne della Battaglia Martina Scarcelli, Archeologa, supporto alla progettazione dell’intervento PNRR 1.2 Marco Stigliano, Architetto, supporto alla progettazione dell’intervento PNRR 1.2
Parallelamente alla ripresa delle campagne di scavo sul Monte di Canne e nel comprensorio cannense tutto, sono in corso dal 2022 approfondimenti relativi ai molteplici argomenti ancora sul tappeto attraverso un complesso programma di indagini sul campo e metodologie tecnologiche applicate in archeologia negli ultimi anni. Gli organici risultati del piano coordinato di ricerche hanno condotto alla progettazione multidisciplinare dei diversi interventi volti al potenziamento della fruizione del Parco archeologico e delle collezioni museali.
ORE 13:30 – 14:40
ORE 14:50 – 15:30
ORE 15:40 – 16:20
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ORE 16:30 – 16:50
ORE 17:00 – 18:30
ORE 18:40 – 19:10
Gestione e valorizzazione
EducA. Un dipartimento educativo condiviso per il sito Unesco di Aquileia
A cura del Museo archeologico nazionale di Aquileia (MAN Aquileia) in collaborazione con Fondazione Aquileia
INTERVENGONO
Marta Novello, Direttrice Museo archeologico nazionale di Aquileia Elena Braidotti, Archeologa, servizi educativi MAN AQUILEIA Annalisa de Franzoni, Archeologa, servizi educativi MAN AQUILEIA Cristiano Tiussi, Direttore Fondazione Aquileia
A partire dall’anno scolastico 2024-2025, il sito Unesco di Aquileia propone alle scuole di ogni ordine e grado un ricco programma di visite guidate e laboratori tematici progettati da un dipartimento educativo condiviso tra tutti gli enti attivi nella valorizzazione del sito archeologico.
Le attività consentiranno ai ragazzi di percorrere itinerari di scoperta della città antica che toccheranno gli scavi archeologici, la basilica e i musei, talvolta incontrando archeologi, studenti e restauratori che nel corso dell’anno lavorano nei numerosi cantieri di scavo e nei due musei.
L’offerta formativa di EducA per l’a.s. 2024/2025 sarà incentrata sui temi della frontiera e del dialogo interculturale, inserendosi con coerenza nelle celebrazioni della Capitale Europea della Cultura 2025 – Gorizia e Nova Gorica.
Nuove scoperte
Il monastero medievale di Gianola nel sistema paesaggistico del Parco della Riviera di Ulisse. Primi esiti di un progetto di ricerca condiviso di scavo e restauro archeologico
A cura dell’Istituto Centrale per il Restauro (ICR) in collaborazione con Ente Parco della Riviera di Ulisse, Soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio per le province di Frosinone e Latina (SABAP FR LT), Università degli Studi “Suor Orsola Benincasa” di Napoli (UNISOBNA)
INTERVENGONO
Alessandro Betori, Soprintendente Archeologia belle arti e paesaggio per le province di Frosinone e Latina Luigi Oliva, Direttore Istituto Centrale per il Restauro Massimo Giovanchelli, Commissario straordinario Parco Regionale della Riviera di Ulisse Federico Marazzi, Professore di archeologia Cristiana e Medievale UNISOB NA
Cesare Crova, Funzionario architetto ICR
Le comunicazioni vertono sul progetto condotto a partire dal 2021 sull’area archeologica della c.d. villa di Mamurra, in località Gianola (Formia, LT), nell’ambito della quale sono emersi i resti di una chiesa medievale. Gli scavi, condotti dalla SABAP per le province di Frosinone e Latina, hanno evidenziato degli interessanti elementi di studio, quali strutture murarie, pavimentazioni e dipinti murali, riferibili a diverse fasi costruttive e/o decorative, oltre che la probabile appartenenza della chiesa a un monastero. Scopo della presentazione è quello di portare alla conoscenza della platea i primi risultati di queste scoperte, seguite da un intervento di messa in sicurezza e le prospettive di ricerca che ne potranno emergere grazie al coinvolgimento dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli e dell’ICR, per quanto di competenza di ciascun partecipante al progetto, oltre che del Parco Regionale della Riviera di Ulisse, ente proprietario del sito.
Gestione e valorizzazione
Interventi sui beni culturali in ambito urbano
A cura della Soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio per le province di Chieti e Pescara (SABAP CH PE)
INTERVENGONO
Anna Dionisio, Funzionario archeologo SABAP CH PE Emanuela Criber, Funzionario architetto SABAP CH PE Michele Scutti, Architetto Ales Spa DRMN ABR
L’intervento ha lo scopo di illustrare i risultati delle attività della Soprintendenza ABAP CH PE per il recupero e la valorizzazione di un’area importantissima dell’antica Teate Marrucinorum, quella dei cosiddetti “Tempietti”.
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Teseo e il Minotauro tra luci e ombre
A cura della Direzione regionale Musei nazionali Toscana (DRMN Toscana), Musei nazionali di Lucca CONDUCONO:
Luisa Berretti, Direttrice dei Musei nazionali di Lucca Valentina Borelli, Assistente museale dei Musei nazionali di Lucca Sara Cortopassi, Assistente museale dei Musei nazionali di Lucca Sara Della Bianchina, Assistente museale dei Musei nazionali di Lucca
Attraverso la simulazione di uno scavo, viene presentato un iconico reperto del Museo di Villa Guinigi: il cratere attico a figure rosse di Rio Ralletta. La realizzazione di sagome monocrome permetterà di raccontare il mito di Teseo e il Minotauro dando vita a un creativo teatrino delle ombre.
Età consigliata 7-10 anni
Foglie su pietra, fiori su carta – Motivi vegetali nell’abbazia di San Clemente a Casauri
A cura della Direzione regionale Musei nazionali Abruzzo (DRMN Abruzzo)
CONDUCONO:
Emanuele Cavallini, Direttore Abbazia di San Clemente a Casauria, DRMN Abruzzo Antonio D’Amico, Afav San Clemente a Casauria e membro Ufficio Servizi Educativi Marco Deleonibus, Afav San Clemente a Casauria e membro Ufficio Servizi Educativi Marina Maria Serena Nuovo, Responsabile Ufficio Servizi Educativi, DRMN Abruzzo
Laboratorio di tipo interattivo. Tramite immagini, si illustreranno ai partecipanti i vari motivi fitoformi presenti sulle decorazioni architettoniche, sul portale, sull’ambone e sul ciborio dell’Abbazia. Verranno poi mostrate foglie e fiori presenti nel giardino dell’abbazia e si chiederà di identificare le essenze usate nelle decorazioni. infine, attraverso origami e decoupage, si realizzerà un fiore da portare a casa.
Età consigliata 8-9 anni
Le decorazioni dei templi etruschi. Sperimentiamo insieme l’uso delle matrici architettoniche
A cura del Museo nazionale etrusco di Villa Giulia (ETRU) CONDUCONO
Si andrà alla scoperta di come erano costruiti i templi etruschi e le loro ricche e colorate decorazioni in terracotta. Gli studenti saranno introdotti alla conoscenza dei templi etruschi, partendo dalle tecniche di costruzione fino ai riti che lì si svolgevano, con l’ausilio di un breve powerpoint per parlare del mondo religioso etrusco, che volendo potranno poi confrontare direttamente con i templi greci dell’area archeologica di Paestum. Usando poi le matrici, plasmeranno con le loro stesse mani le decorazioni dei templi etruschi.
Età consigliata per tutti
ORE 9:30 – 10:45
ORE 11:00 – 12:00
ORE 12:00 – 13:00
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ORE 14:00 – 15:00
ORE 15:30 – 16:30
ORE 17:00 – 18:00
Scriviamo in etrusco
A cura del Museo nazionale etrusco di Villa Giulia (ETRU) CONDUCONO
Basta scegliere un alfabeto per poter scrivere? Cosa scrivevano gli Etruschi? Il laboratorio prende spunto dalla scrittura etrusca per riflettere, in modo semplice e interattivo, sul rapporto fra lingua parlata e lingua scritta e sulla differenza fra leggere e comprendere.
Età consigliata per tutti
Il gioco è una cosa seria! Anche per i bambini del mondo antico
Laboratorio di tipo interattivo. Come si giocava nell’antichità e quali erano i passatempi preferiti? A cosa si giocava in casa, negli spazi aperti, nei luoghi pubblici e persino agli angoli delle strade? L’attività prende spunto dalla mostra temporanea “Lancia il dado! Giochi da tavolo tra archeologia e territorio al Museo Archeologico dell’Agro Falisco” in corso presso il Forte Sangallo a Civita Castellana a cura della DRMN Lazio e Sapienza Università di Roma, che racconta al pubblico le parti di giochi rinvenute nei contesti funerari falisci e presenta gli studi e la genesi dei giochi da tavolo. In questo laboratorio sarà, dunque, possibile conoscere alcuni dei giochi e dei passatempi che gli antichi amavano fare nell’arco della giornata, impararne le regole e mettersi alla prova. Sarà un viaggio alla scoperta delle innumerevoli varietà di giochi diffusi sia fra i piccoli che fra gli adulti e partiremo dalle testimonianze archeologiche per poi riprodurre i giochi da tavolo più amati. Alla fine, tutti i partecipanti potranno sfidarsi e cimentarsi nei giochi alla maniera degli antichi.
Età consigliata per tutti
Tocchiamo l’Arte
A cura del Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria (MArRC)
CONDUCONO
Maria Cantone, Esperta in progettazione e gestione eventi e percorsi culturali Francesca Merz, Responsabile Coop. Mare Laboratorio di innovazione sociale Gabriella Vigoroso, Pedagogista ed Educatore socio-pedagogico Alessandra Trunfio, Specializzata in Servizio Sociale e Bisogni Educativi Speciali
L’arte si tocca, questo è il concetto che il laboratorio tattile ci vuole insegnare. Il MArRC invita a conoscere il patrimonio del museo tramite il senso del tatto ed è rivolto a tutti coloro che abbiano la curiosità di voler esplorare e conoscere il patrimonio archeologico tramite i sensi.
Età consigliata per tutti
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Gestione e valorizzazione
Art Bonus per la protezione e valorizzazione del patrimonio archeologico
A cura di Arte Lavoro e Servizi Spa (ALES)
INTERVENGONO
Francesca Russo, Responsabile operativa Ufficio Art Bonus ALES Lucia Steri, Responsabile comunicazione Ufficio Art Bonus ALES
Istruzioni per la gestione di raccolte Art Bonus e buone pratiche per incentivare le donazioni a favore dei progetti di restauro e valorizzazione del patrimonio di musei e siti archeologici.
Gestione e valorizzazione | Fruizione Archeologia accessibile nel Lazio. I progetti della Direzione regionale Musei
nazionali Lazio nel contesto dell’investimento PNRR 1.2
A cura della Direzione regionale Musei nazionali Lazio (DRMN LAZ) INTERVENGONO
Elisabetta Scungio, Direttore regionale Musei nazionali Lazio La Direzione regionale Musei nazionali Lazio e l’attuazione dell’investimento 1.2 del PNRR
Sara De Angelis, Funzionario archeologo DRMN LAZ Il tema dell’inclusione negli edifici storici: i musei archeologici del Viterbese.
Cristiana Ruggini, Funzionario archeologo DRMN LAZ Il tema dell’inclusione nelle aree archeologiche del Lazio meridionale: il caso studio della Villa di
Tiberio a Sperlonga (LT).
Lara Anniboletti, Funzionario archeologo DRMN LAZ Investimento PNRR 1.2 per una più ampia partecipazione alla cultura. Il progetto di accessibilità
cognitiva al Museo archeologico nazionale di Civitavecchia
Daniela De Angelis, Funzionario archeologo DRMN LAZ Restituire alla fruizione il passato con le nuove tecnologie. Il progetto PNRR 1.2 del Museo delle Navi
Romane di Nemi
Alessandra Gobbi, Funzionario archeologo DRMN LAZ Toccare, ascoltare, traguardare: i popoli italici nel nuovo Museo archeologico di Veroli
L’analisi della varietà dei luoghi della cultura del Lazio sarà occasione per illustrare le diverse problematiche nell’implementazione dell’accessibilità fisica e cognitiva, presentando alcune delle soluzioni progettuali messe in atto grazie ai finanziamenti dell’investimento 1.2 del PNRR.
ORE 10:00 – 10:30
ORE 10:40 – 12:10
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ORE 12:20 – 12:50
ORE 13:00 – 13:20
ORE 13:30 – 14:00
Gestione e valorizzazione | Fruizione A cura del Parco archeologico di Pompei (PA POMPEI) in collaborazione con Consorzio Aion, Gruppo Le
Pleadi
INTERVENGONO
Gabriel Zuchtriegel, Direttore del Parco archeologico di Pompei Silvia Martina Bertesago, Funzionario archeologo PA POMPEI Giovanni Petrone, Responsabile Pompeii Children’s Museum e rappresentante Consorzio Aion Alessio Scaboro, Presidente Gruppo Pleiadi
La presentazione ha ad oggetto il nuovo progetto didattico del Parco archeologico di Pompei, che mira a realizzare un’area specificamente dedicata alla didattica e ai più piccoli. Un “Museo dei bambini”, secondo i principi della moderna museologia e in linea con la definizione di museo proposta dall’International Council of Museum (ICOM), è uno spazio educativo, culturale e interattivo che offre esperienze di apprendimento basate su un approccio ludico e partecipativo. Nel contesto di un “Museo dei Bambini”, questo progetto si realizza in modo specifico adattando i contenuti storici e culturali alle necessità cognitive e ludiche dei più giovani, facendo leva sul gioco come strumento di apprendimento.
Gestione e valorizzazione
I Musei nazionali di Matera: accessibilità e partecipazione per la fruizione del patrimonio archeologico del Museo Ridola
A cura dei Musei nazionali di Matera (MN MT) INTERVIENE Annamaria Mauro, Direttore dei Musei nazionali di Matera
Il nuovo allestimento del Museo Ridola, mediante l’applicazione delle più moderne tecnologie, si pone l’obiettivo di attuare nuove forme di valorizzazione e comunicazione del patrimonio archeologico, declinante sulla base delle esigenze dei differenti target. Oltre a creare ambienti privi di barriere architettoniche, creando una situazione di sicurezza e autonomia e un “confort ambientale”, i percorsi di visita saranno dotati di soluzioni multimediali capaci di aumentare il grado di interazione dell’utente con le esposizioni.
Gestione e valorizzazione
Da Augusto a Tiberio. Il Museo archeologico di Capri
A cura della Direzione regionale Musei nazionali Campania (DRMN CAM), Certosa di San Giacomo in collaborazione con Università di Napoli Federico II (UNINA)
Presentazione del nuovo Museo archeologico di Capri, del suo percorso scientifico e delle nuove attività avviate.
Il progetto Pompeii Children’s Museum
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Nuove scoperte | Fruizione
La Floridiana prima della Floridiana. Nuove indagini archeologiche sul quartiere Vomero in età Romana
A cura della Direzione regionale Musei nazionali Campania (DRMN CAM), Villa Floridiana in collaborazione con Università di Napoli “L’Orientale” (UNIOR) e con Università degli Studi del Molise (UNIMOL)
INTERVENGONO
Luana Toniolo, Dirigente delegato Direzione regionale Musei nazionali Campania Ilenia Gradante, Funzionario responsabile Museo Duca di Martina in Villa Floridiana DRMN CAM Riccardo Berriola, Archeologo, Museo Duca di Martina in Villa Floridiana DRMN CAM Gianluca Soricelli, Professore associato di archeologia UNIMOL Angela Bosco, Ricercatore di topografia antica UNIOR Rosario Valentini, Archeologo rilevatore, Centro Interdipartimentale di Servizi di Archeologia UNIOR
Presentazione dei risultati preliminari delle recenti indagini archeologiche condotte nel sito di Villa Floridiana e del tour virtuale realizzato per l’esplorazione degli ambienti non accessibili al pubblico.
Nuove scoperte | Fruizione
Nuovi studi e rilievi per la valorizzazione e fruizione virtuale della Crypta Neapolitana e della cd. Tomba di Virgilio
A cura della Direzione regionale Musei nazionali Campania (DRMN CAM), Parco e Tomba di Virgilio in collaborazione con Università di Napoli “L’Orientale” (UNIOR)
INTERVENGONO
Luana Toniolo, Dirigente delegato Direzione regionale Musei nazionali Campania Ilenia Gradante, Direttore Parco e Tomba di Virgilio Marco Giglio, Ricercatore di archeologia classica UNIOR Ilaria Di Tano, Dottoranda in archeologia classica UNIOR
Chiara Mattei, Dottoranda in archeologia classica UNIOR Mauro Palumbo, Speleologo, rappresentante legale della CLIC Soc. Coop.
Presentazione dei risultati preliminari delle recenti indagini e rilievi condotti nel sito del Parco e Tomba di Virgilio.
Gestione e valorizzazione
”Via Appia. La strada che ci ha insegnato a viaggiare”. Da Roma a Brindisi, un racconto per immagini e parole per celebrare la Regina Viarum
A cura del Parco archeologico dell’Appia Antica (PAAA) INTERVENGONO
Simone Quilici, Direttore del Parco archeologico dell’Appia Antica Lorenza Campanella, Funzionario per la promozione e comunicazione PAAA Andrea Frazzetta, Fotografo
Nell’intervento sarà illustrato il progetto di valorizzazione delle straordinarie immagini realizzate da Andrea Frazzetta nel suo viaggio da Roma a Brindisi per National Geographic proposto dal Parco dell’Appia Antica per celebrare l’ingresso della via Appia nella Lista del Patrimonio Mondiale UNESCO. Dalla realizzazione di una camera immersiva nel sito di Capo di Bove, con una proiezione e un racconto in cuffia che accompagnano lo spettatore lungo un percorso unico al mondo, alla recentissima pubblicazione di un prezioso volume dal particolare formato “a leporello” che presenta una selezione in sequenza di scavi di Andrea Frazzetta accompagnate da testi di specialisti del Parco archeologico.
ORE 14:10 – 14:40
ORE 14:50 – 15:20
ORE 15:30 – 16:00
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ORE 16:10 – 17:00
ORE 17:10 – 18:10
ORE 18:20 – 18:50
Fruizione
Il recupero del patrimonio e l’ampliamento della fruizione attraverso i fondi PNC/PNRR “Urbs: dalla città alla campagna romana” nel Parco archeologico dell’Appia Antica. Il caso dell’Antiquarium di Lucrezia Romana
A cura del Parco archeologico dell’Appia Antica (PAAA) INTERVENGONO
L’intervento si propone di presentare le numerose attività in corso per la tutela, la conservazione e la valorizzazione dei siti del Parco archeologico dell’Appia Antica nell’ambito dei finanziamenti PNC/ PNRR. I procedimenti riguardano, infatti, siti e monumenti collocati sia lungo l’asse della Via Appia che della Via Latina. Un approfondimento specifico sarà dedicato all’Antiquarium di Lucrezia Romana.
Gestione e valorizzazione
Paestum romana: nuove proposte di valorizzazione
A cura dei Parchi archeologici di Paestum e Velia (PA PAEVE) INTERVENGONO
Tiziana D’Angelo, Direttore dei Parchi archeologici di Paestum e Velia Maria Boffa, Funzionario archeologo PA PAEVE Giovanna Manzo, Funzionario restauratore PA PAEVE Teresa Marino, Funzionario archeologo PA PAEVE
Elena Russo, Funzionario archeologo SABAP SA AV Rosaria Sirleto, Archeologo Ales Spa PA PAEVE Ornella Silvetti, Architetto Ales Spa PA PAEVE
L’incontro si propone di raccontare il rinnovato modo di comunicare la storia e l’archeologia di Paestum in età romana, in particolare all’indomani del recentissimo riallestimento del Museo archeologico nazionale di Paestum.
Tutela
Check-up Bronzi 2024 A cura del Museo archeologico nazionale Reggio Calabria (MArRC) in collaborazione con Istituto
Centrale per il Restauro (ICR) e Università di Genova (UNIGE) INTERVENGONO
Fabrizio Sudano, Direttore Museo archeologico nazionale Reggio Calabria Daniela Costanzo, Funzionario archeologo MArRC Barbara Fazzari, Funzionario restauratore MArRC Luigi Oliva, Direttore Istituto Centrale per il Restauro
Il progetto Check-up Bronzi, nato dalla collaborazione tra il Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria, l’Istituto Centrale per il Restauro (ICR) e l’Università di Genova, ha permesso l’avvio di una campagna di controllo delle condizioni conservative dei Bronzi di Riace e di Porticello. Si tratta di un progetto di “conservazione preventiva” che servirà a pianificare tutte le azioni volte alla prevenzione dei fenomeni di degrado e alla programmazione di interventi di manutenzione necessari a garantire la corretta conservazione delle opere, attraverso l’esame interno ed esterno e il controllo delle condizioni micro-ambientali. Saranno esposte le attività di verifica/monitoraggio, le indagini diagnostiche svolte finora e la fruttuosa collaborazione con gli enti coinvolti nel progetto.
Fruizione | Tutela Il MArRC verso l’accessibilità 2.0: nuove iniziative per avvicinare i pubblici
alle collezioni
A cura del Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria in collaborazione con Living camera srl, Cooperativa sociale Mare Laboratorio di innovazione sociale
INTERVENGONO
Fabrizio Sudano, Direttore Museo archeologico nazionale Reggio Calabria Claudia Ventura, Funzionario architetto MArRC Maria Raneri, Funzionario archeologo MArRC Gabriele Morabito, Living Camera srl
Maria Furfaro, Living Camera srl Francesca Merz, Responsabile Cooperativa sociale Mare Laboratorio di innovazione sociale Gabriella Vigoroso, Pedagogista ed Educatore socio-pedagogico in libera professione
Presentazione dei risultati delle attività realizzate nel 2024 al MArRC connesse dal tema dell’accessibilità alla cultura come nuovo paradigma per la fruizione e valorizzazione del patrimonio culturale. Illustrazione del Progetto FARM – Formazione Augmented Reality e Museo, in collaborazione con Living Camera, per la fruizione in realtà aumentata delle opere esposte e del progetto Didattica al MArRC!, in collaborazione con la Coop. Mare Laboratorio di innovazione sociale, per la fruizione inclusiva e rivolto alle categorie svantaggiate.
ORE 18:50 – 19:20
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ORE 10:00 – 11:00
ORE 11:30 – 13:30
ORE 13:40 – 15:40
ORE 16:00 – 18:00
Tocchiamo l’Arte
A cura del Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria (MArRC)
CONDUCONO
Maria Cantone, Esperta in progettazione, gestione eventi e percorsi culturali Francesca Merz, Responsabile Coop. Mare Laboratorio di innovazione sociale Gabriella Vigoroso, Pedagogista ed Educatore socio-pedagogico Alessandra Trunfio, Specializzata in Servizio Sociale e Bisogni Educativi Speciali
L’arte si tocca, questo è il concetto che il laboratorio tattile ci vuole insegnare. Il MArRC invita a conoscere il patrimonio del museo tramite il senso del tatto ed è rivolto a tutti coloro che abbiano la curiosità di voler esplorare e conoscere il patrimonio archeologico tramite i sensi.
Età consigliata per tutti
L’esplorazione virtuale della Tomba del Tuffatore
A cura dei Parchi archeologici di Paestum e Velia (PA PAEVE) CONDUCONO
Tiziana D’Angelo, Direttore dei Parchi archeologici di Paestum e Velia PA PAEVE Sara Battaglia, Archeologa e digitalizzatrice di Memooria Vincenzo Marsico, Direttore commerciale di Haltadefinizione
L’iniziativa propone una modalità di accesso e fruizione virtuale sperimentale e assolutamente innovativa della Tomba del Tuffatore presso lo stand del Ministero della Cultura, i visitatori avranno la possibilità di ammirare ed esplorare per la prima volta il digital twin della Tomba grazie alle tecnologie di realtà aumentata, come Apple Vision Pro. L’esperienza immersiva offre una visione senza precedenti del reperto, valorizzandone ogni dettaglio. Età consigliata per tutti
La storia in 3D. ricostruzione di Porta Rosa in 3D
A cura dei Parchi archeologici di Paestum e Velia (PA PAEVE) in collaborazione con Effetto Rete Cooperativa Sociale Laboratorio didattico di prototipazione attraverso l’utilizzo della penna3D. Il laboratorio si sviluppa in 2 ore durante le quali si imparerà il funzionamento della stampa 3D. E’ un laboratorio didattico che unisce arte, scienza e tecnologia in un’unica attività, per la realizzazione della scala di Porta Rosa, individuando gli elementi architettonici più importanti.
Età consigliata per tutti
La metallurgia nell’antichità. Le tecniche di decorazione a sbalzo
A cura della Direzione regionale Musei nazionali Lazio (DRMN LAZIO) CONDUCONO
Daniela De Angelis, Direttrice del Museo delle Navi Romane di Nemi
Ettore Pizzuti, Archeotecnologo
Il laboratorio è destinato a ragazzi e adulti alla scoperta della toreutica antica, utilizzata per la realizzazione di oggetti d’uso e ornamenti personali. I partecipanti potranno sperimentare le tecniche utilizzate nell’antichità e ricreare degli oggetti con decori a sbalzo su modelli antichi, impiegando materiali forniti dall’Amministrazione. È possibile proporre anche un piccolo tavolo espositivo con materiali legati alla toreutica e repliche di reperti antichi in bronzo e rame.
Età consigliata per tutti
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Gestione e valorizzazione | Fruizione Lungo la Rotta di Enea. Il Parco archeologico dei Campi Flegrei incontra il
Parco di Butrinto (Albania)
A cura del Parco archeologico dei Campi Flegrei (PA FLEG) in collaborazione con Associazione Rotta di Enea e Parco nazionale di Butrinto (Albania)
INTERVENGONO
Fabio Pagano, Direttore del Parco archeologico dei Campi Flegrei S. E. Anila Bitri Lani, Ambasciatrice della Repubblica d’Albania Giovanni Cafiero, Presidente dell’Associazione Rotta di Enea
L’intervento intende presentare il Protocollo d’Intesa esistente tra il Parco nazionale di Butrinto in Albania, il Parco archeologico dei Campi Flegrei e l’Associazione Rotta di Enea nell’ambito del progetto dell’itinerario culturale Rotta di Enea, approvato dal Consiglio Europeo nel 2021, che coinvolge numerosi siti del Mediterraneo al fine di creare una rete che ripercorra, con strumenti materiali e immateriali, il racconto virgiliano del viaggio di Enea.
Nuove scoperte
Aspromonte, nuovi ritrovamenti lungo antiche mura romane. Una trappola per Spartaco?
A cura della Soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Reggio Calabria e la provincia di Vibo Valentia (SABAP RC VV) in collaborazione con Parco nazionale dell’Aspromonte
INTERVENGONO
Maria Mallemace, Soprintendente ad interim Archeologia belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Reggio Calabria e la provincia di Vibo Valentia
Andrea Maria Gennaro, Funzionario archeologo SABAP RC VV Michele Mazza, Funzionario archeologo SABAP RC VV Marco Stefano Scaravilli, Funzionario archeologo SABAP RC VV Antonio Scrivo, Funzionario geologo SABAP RC VV
Un articolato programma di ricerche condotto dalla Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Reggio Calabria e la provincia di Vibo Valentia, in collaborazione con il Parco nazionale dell’Aspromonte, ha consentito la “riscoperta” di una struttura muraria che attraversa per quasi 3 chilometri i boschi del Dossone della Melia, superando ripidi dislivelli, un pianoro e, nel tratto conclusivo, anche un torrente. Il rinvenimento di armi romane, databili con certezza all’epoca tardo-repubblicana, rende plausibile l’identificazione della struttura con il muro realizzato dal console Licinio Crasso nel 72 a.C. per intrappolare i ribelli guidati da Spartaco e per impedire loro l’accesso a ogni rifornimento. Saranno presentati per la prima volta, dopo l’annuncio dato dallo stesso Direttore Generale ABAP nel luglio 2024, i risultati delle prime fruttuosissime campagne d’indagini condotte dalla Soprintendenza in luoghi così affascinanti come i boschi dell’Aspromonte.
ORE 10:00 – 10:40
ORE 10:50 – 11:50
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ORE 12:00 – 12:40
ORE 12:50 – 13:20
Tutela
La nuova campagna di scavo a Strongoli (KR): un Parco archeologico urbano per riqualificare aree degradate
A cura della Soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio per le province di Catanzaro e Crotone (SABAP CZ KR)
INTERVENGONO
Stefania Argenti, Soprintendente Archeologia belle arti e paesaggio per le province di Catanzaro e Crotone Alfredo Ruga, Funzionario archeologo SABAP CZ KR Vittoria Falbo, Funzionario archeologa SABAP CZ KR Marcello Gelone, Funzionario archeologo SABAP CZ KR
La nuova campagna di scavi avviata a Strongoli (KR) non è solo un’iniziativa di ricerca archeologica, ma rappresenta un autentico motore di cambiamento per l’intera comunità, in grado di iniettare una vera e propria energia propulsiva nel tessuto sociale e culturale della città. Al centro del progetto vi è l’ambizione di trasformare i risultati delle campagne di scavo in catalizzatori di una rinascita urbana e culturale, rendendo il futuro museo archeologico un polo di attrazione dinamico e vitale per la cittadinanza e i visitatori.
Questo approccio multidimensionale, che lega la scoperta archeologica alla riqualificazione urbana, è volto a generare una forza rigenerativa che riscriva il destino di un territorio spesso afflitto da fenomeni di degrado e illegalità. L’archeologia, tradizionalmente vista come una disciplina legata al passato, qui si fa protagonista di un processo di risveglio identitario e di rilancio sociale, contribuendo attivamente alla riconquista degli spazi pubblici.
Nuove scoperte
A cura della Soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini (SABAP RA) in collaborazione con Comando dei Vigili del Fuoco di Forlì-Cesena
INTERVENGONO
Federica Gonzato, Soprintendente Archeologia belle arti e paesaggio per le province di Ravenna, Forlì- Cesena e Rimini Gianfranco Tripi, Comandante provinciale dei Vigili del Fuoco di Forlì-Cesena Romina Pirraglia, Funzionaria archeologa SABAP RA
L’intervento vuole restituire il complesso di azioni intraprese a partire dal rinvenimento a Sarsina dei resti archeologici di un tempio di età romana, che hanno comportato il coinvolgimento della DG Abap, dell’ICA e dei Vigili del Fuoco per una prima urgente messa in sicurezza. Tali attività sono state necessarie per potere procedere con lo scavo integrale del sito attualmente in corso, da destinare alla pubblica fruizione tramite un apposito progetto di valorizzazione.
La scoperta del tempio romano di Sarsina (FC) tra sinergie e criticità
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Nuove scoperte | Fruizione
Lio Piccolo e la Villa romana del Sale. Un progetto di scavo, tutela e turismo
sostenibile nella Laguna di Venezia
A cura della Soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio per il comune di Venezia e Laguna (SABAP VE LAG) in collaborazione con Università Ca’ Foscari di Venezia e Comune di Cavallino Treporti
INTERVENGONO
Sara Bini, Funzionario archeologo SABAP VE LAG Alberto Ballarin, Assessore alla Cultura e tradizioni locali-Turismo e Progetto strategico Lio Piccolo del Comune di Cavallino Treporti Diego Calaon, Professore associato Università Ca’ Foscari di Venezia Daniela Cottica, Professore associato Università Ca’ Foscari di Venezia Jacopo Paiano, Specializzando in archeologia Università Ca’ Foscari di Venezia Martina Bergamo, Dottoranda in archeologia Università Ca’ Foscari di Venezia
Un esempio di archeologia sostenibile e di comunità, oltre che di ricerche e di tutela, che ha permesso di far conoscere la storia della Laguna Nord sia al mondo scientifico ma anche alle comunità locali.
Nuove scoperte
Lo scavo della chiesa di San Geminiano in Piazza San Marco. Le ultime indagini archeologiche su Venezia altomedievale
A cura della Soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio per il comune di Venezia e Laguna (SABAP VE LAG)
INTERVIENE
Sara Bini, Funzionario archeologo SABAP VE LAG
Sintesi sulle ultime indagini archeologiche che dal 2021 interessano Piazza S. Marco, in particolare quelle che hanno permesso di rilevare i resti della chiesa di S. Geminiano, esistente nella Piazza fin dai primi secoli dell’alto-medioevo.
Fruizione | Tutela
ETRURIA FUTURA. I progetti CAPUT MUNDI NEXT GENERATION EU-PNRR della Soprintendenza per la provincia di Viterbo e per l’Etruria meridionale
A cura della Soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio per la provincia di Viterbo e per l’Etruria meridionale (SABAP VT EM)
INTERVENGONO
Barbara Barbaro, Funzionario archeologo SABAP VT EM Simona Carosi, Funzionario archeologo SABAP VT EM Biancalisa Corradini, Funzionario archeologo SABAP VT EM Gloria Galanti, Funzionario architetto SABAP VT EM Carlotta Schwarz, Funzionario archeologo SABAP VT EM Yuri Strozzieri, Funzionario architetto SABAP VT EM Giuseppe Borzillo, Funzionario architetto SABAP VT EM Rossella Zaccagnini, Funzionario archeologo SABAP VT EM Daniele Federico Maras, Direttore Museo nazionale archeologico di Firenze Gianpaolo Colucci, Archeologo – istruttore Albatros progetto Paolo Pinto Scuba Blind International Disable Dive School
La Soprintendenza è soggetta attuatrice per la realizzazione dell’investimento 4.3. Caput Mundi – Next Generation EU per grandi eventi turistici, M1C3-35, Percorsi Giubilari 2025 per un totale di 26 interventi, nell’ambito di un accordo tra Ministero della Cultura e Ministero del Turismo. I progetti si distinguono per innovazione, inclusività, apporto conoscitivo.
ORE 13:30 – 14:30
ORE 14:40 – 15:00
ORE 15:10 – 16:40
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ORE 16:50 – 17:20
ORE 17:30 – 18:00
ORE 18:10 – 19:00
ORE 19:10 – 19:30
Nuove scoperte | Fruizione Il Parco archeologico nazionale di Locri Epizefiri: per una nuova visione del futuro
A cura della Direzione regionale Musei nazionali Calabria (DRMN CAL) INTERVENGONO
Filippo Demma, Direttore regionale Musei nazionali Calabria Elena Trunfio, Direttrice del Museo e Parco archeologico nazionale di Locri Epizefiri
Il progetto del “nuovo” Parco, costruito con la comunità locale e scientifica e con gli ordini professionali, attraverso gli strumenti della progettazione architettonica di paesaggio vuole creare un contesto favorevole per vivere il parco, aprendosi dunque alle contemporaneità, ad una nuova percezione paesaggistica del camminare, del comunicare la storia e del fruire il sito.
Gestione e valorizzazione
Il ruolo del Museo nella progettazione e realizzazione di eventi: il caso del Festival Trame
A cura della Direzione regionale Musei nazionali Calabria (DRMN CAL) – Museo archeologico Lametino (MAL) INTERVENGONO
Simona Bruni, Direttrice del Museo archeologico Lametino Stefania Mancuso, Professore archeologia classica e didattica del Parco e del Museo UNICAL
Alla gestione del patrimonio museale, contenitore di potenziali storico/culturali, si lega la ricaduta delle attività, come il “Festival Trame” che possono innescare meccanismi di buone pratiche ma soprattutto di interazioni culturali attraverso lo strumento della comunicazione/narrazione basato su un’idea di condivisione e di coinvolgimento dell’utenza e del suo contesto territoriale.
Nuove scoperte | Tutela I recenti ritrovamenti di Punta dell’Aspide (Nardò, LE) nel quadro degli
insediamenti costieri salentini nell’Età del Bronzo
A cura della Soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio per le province di Brindisi e Lecce (SABAP BR LE)
INTERVENGONO
Francesca Riccio, Soprintendente Archeologia belle arti e paesaggio per le province di Brindisi e Lecce Antonio Zunno, Funzionario architetto SABAP BR LE Serena Strafella, Funzionario archeologo SABAP BR LE Ida Tiberi, Collaboratore archeologo SABAP BR LE
Luigi Coluccia, Archeologo libero professionista
L’intervento è finalizzato alla condivisione dei dati scaturiti dalle prime indagini sistematiche condotte su un insediamento databile alla media età del Bronzo, collocato in un contesto paesaggistico che straordinariamente conserva evidenze di altri insediamenti coevi, collocati lungo la linea di costa, in reciproca interrelazione.
Gestione e valorizzazione
Verso il nuovo Museo Nazionale Romano. Urbs, dalla città alla campagna romana
A cura del Museo Nazionale Romano (MNR) INTERVIENE Stéphane Verger, Direttore del Museo Nazionale Romano
Il progetto “URBS. Dalla città alla campagna romana” coinvolge le quattro sedi del Museo Nazionale Romano in un insieme di restauri e riallestimenti per restituire un nuovo racconto della storia di Roma dalle origini all’epoca contemporanea, anche attraverso le nuove scoperte archeologiche e percorsi innovativi e inclusivi.
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La metallurgia nell’antichità. Le tecniche di decorazione a sbalzo
A cura della Direzione regionale Musei nazionali Lazio (DRMN LAZIO) CONDUCONO
Daniela De Angelis, Direttrice del Museo delle Navi Romane di Nemi Ettore Pizzuti, Archeotecnologo
Il laboratorio è destinato a ragazzi e adulti alla scoperta della toreutica antica, utilizzata per la realizzazione di oggetti d’uso e ornamenti personali. I partecipanti potranno sperimentare le tecniche utilizzate nell’antichità e ricreare degli oggetti con decori a sbalzo su modelli antichi, impiegando materiali forniti dall’Amministrazione. È possibile proporre anche un piccolo tavolo espositivo con materiali legati alla toreutica e repliche di reperti antichi in bronzo e rame.
Età consigliata per tutti
Geometrie a regola d’arte
A cura del Parco archeologico di Pompei (PA POMPEI)
CONDUCONO
Maria Grazia Viscido Valentina Landi Virginia Caiazza
La tassellazione è uno dei metodi con i quali si può ricoprire un piano per mezzo di figure che vengono traslate, ruotate, riflesse ripetutamente senza sovrapporsi. Ma questa tecnica a Pompei era già nota, infatti ci sono numerosi mosaici ritrovati nelle case, con tessere bianche e nere con motivi a labirinto e a scacchiera. i partecipanti saranno coinvolti nella complessa opera della tassellazione, un’attività che unisce arte e matematica in modo emozionante e creativo, per creare un motivo geometrico nuovo da portare a casa come ricordo di questa giornata di gioco e apprendimento.
Età consigliata per tutti
L’esplorazione virtuale della Tomba del Tuffatore
A cura dei Parchi archeologici di Paestum e Velia (PA PAEVE) CONDUCONO
Sara Battaglia, Archeologa e digitalizzatrice di Memooria Vincenzo Marsico, Direttore commerciale di Haltadefinizione
L’iniziativa propone una modalità di accesso e fruizione virtuale sperimentale e assolutamente innovativa della Tomba del Tuffatore presso lo stand del Ministero della Cultura, i visitatori avranno la possibilità di ammirare ed esplorare per la prima volta il digital twin della Tomba grazie alle tecnologie di realtà aumentata, come Apple Vision Pro. L’esperienza immersiva offre una visione senza precedenti del reperto, valorizzandone ogni dettaglio.
Età consigliata per tutti
ORE 10:00 – 11:30
ORE 11:45 – 13:00
ORE 15:00 – 18:00
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ORE 10:00 – 11:00
ORE 11:10 – 11:30
Archeologia e pubblico: nuovi modi per raccontare il passato
A cura della Direzione regionale Musei nazionali Liguria (DRMN LIG), Musei nazionali di Genova in collaborazione con Università degli Studi di Genova (UNIGE), Dipartimento di Informatica Bioingegneria Robotica e Ingegneria dei Sistemi DIBRIS
INTERVENGONO
Alessandra Guerrini, Direttore Musei nazionali di Genova Valentina Fiore, Funzionario storico dell’arte DRMN LIG Manuela Serando, Content specialist e cultural project manager, Ett Solutions Spa Antonella Traverso, Funzionario archeologo DRMN LIG Gianni Vercelli, Professore Università degli Studi di Genova UNIGE
Verranno qui presentati due dei progetti finanziati nell’ambito del PNRR Mis. 1. Investimento 1.2 Rimozione delle barriere fisiche e cognitive in musei realizzati dalla DRMN Liguria grazie anche a collaborazioni con DIBRIS – UniGe ed ETT Genova. Si tratta di due applicazioni, che hanno l’obiettivo di facilitare l’accesso al tema archeologico sia sul piano dell’accessibilità fisica (visita ai siti anche in condizioni di percorso difficili) sia su quello dell’accessibilità cognitiva (temi complessi quali la preistoria più antica o il tema di siti archeologici pluristratificati e plurifunzionali). Sono quindi state realizzate due applicazioni: ai Balzi Rossi è stato realizzato un modello 3D esportato in un ambiente di sviluppo per realtà virtuale, utilizzando Unreal Engine per costruire un’esperienza di realtà virtuale coinvolgente e interattiva; all’area archeologica di Nervia invece sono state realizzate diverse tipologie di postazioni multimediali (postazione talking Avatar, modellino 3D Sense, teche multimediali interattive), che sfruttano le potenzialità educative dei talking avatar, realizzati attraverso l’integrazione tra diverse piattaforme AI, grafica computerizzata e storytelling, in grado di comunicare contenuti didattici e divulgativi. Inoltre la nuova tecnologia Sense applicata a un modellino 3D delle terme, permette, attraverso l’interazione attiva ed esperienziale di tutti i visitatori, anche ipovedenti, la comprensione del funzionamento delle terme in epoca romana.
Fruizione
Sepolta dai libri… Prospettive di valorizzazione dei resti archeologici della prima chiesa gesuitica di Napoli ritrovati nei depositi della Biblioteca Universitaria di Napoli
A cura della Biblioteca Universitaria di Napoli (BUN) INTERVENGONO
Silvia Iovane, Direttore della Biblioteca Universitaria di Napoli Carlo Ebanista, Professore di archeologia cristiana e medievale Mario Cesarano, Archeologo
Presentazione dello studio preliminare e delle prospettive di valorizzazione dei resti archeologici conservati nei depositi della BUN ed emersi casualmente durante lavori di ristrutturazione. Sarà proiettato un breve documentario.
Fruizione
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ORE 11:40 – 12:10
Fruizione
Progetto archivio storico comunale e Parco archeologico naturalistico Civita di Cupra Marittima (AP)
A cura della Soprintendenza archivistica e bibliografica delle Marche (SAB MAR) in collaborazione con il Comune di Cupra Marittima, Progetto cofinanziato da Regione Marche e Comune di Cupra Marittima (AP)
INTERVENGONO
Benedetto Luigi Compagnoni, Soprintendente archivistico e bibliografico delle Marche Daniela Luciani, Assessore alla cultura del Comune di Cupra Marittima (AP)
Eliana Ameli, Consigliera del Comune di Cupra Marittima con delega al Parco archeologico di Cupra Marittima (AP) Antonello Bellanca, Studio logico srl
Presentazione progetto di promozione dell’archivio storico comunale di Cupra Marittima con realizzazione di contenuti multimediali, utilizzando le tecniche del serious game, che collegano le carte d’archivio con il Parco archeologico.
Gestione e valorizzazione | Nuove scoperte Roma, la macchina del PNRR tra nuove scoperte e valorizzazione
A cura della Soprintendenza Speciale Archeologia belle arti e paesaggio di Roma (SSABAP RM) INTERVENGONO
Il PNRR come straordinario strumento di sviluppo e di indagine. Il 2024 è stato contrassegnato da importanti cantieri di archeologia preventiva che hanno portato a nuove scoperte archeologiche: dal Portico di Agrippina in piazza Pia al Patriarchio di San Giovanni in Laterano. Il PNRR è anche l’occasione per ripensare il patrimonio archeologico nel contesto urbano con interventi di valorizzazione d’eccezione come per le Terme di Caracalla. Progetti innovativi e di sviluppo che diventano uno storytelling targato SSABAP attraverso Cantieri Narranti.
Gestione e valorizzazione
SmartLand@Pompei. Progetto per la valorizzazione del territorio vesuviano.
A cura della Direzione Generale per il Supporto all’Attuazione dei Programmi – Unità Grande Pompei (UGP)
INTERVENGONO
Alberto Bruni, Progettista UGP Annunziata Valente, Referente UGP Progetto SmartLand@Pompei
Con il progetto SmartLand@Pompei viene realizzata l’idea, elaborata nel Piano Strategico per lo sviluppo delle aree comprese nel Piano di Gestione del sito UNESCO “Aree archeologiche di Pompei, Ercolano e Torre Annunziata”, di un portale Open Data per il Sistema Turistico Culturale integrato, una piattaforma di servizi integrati per la valorizzazione delle espressioni culturali identitarie di questo territorio, con l’obiettivo di definire e applicare nuovi modelli di sviluppo economico e sociale attraverso soluzioni tecnologiche innovative.
ORE 12:15 – 12:50
ORE 13:00 – 13:20
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ORE 10:00 – 12:00
Geometrie a regola d’arte
A cura del Parco archeologico di Pompei (PA POMPEI)
CONDUCONO
Maria Grazia Viscido Valentina Landi Virginia Caiazza
La tassellazione è uno dei metodi con i quali si può ricoprire un piano per mezzo di figure che vengono traslate, ruotate, riflesse ripetutamente senza sovrapporsi. Ma questa tecnica a Pompei era già nota, infatti ci sono numerosi mosaici ritrovati nelle case, con tessere bianche e nere con motivi a labirinto e a scacchiera. i partecipanti saranno coinvolti nella complessa opera della tassellazione, un’attività che unisce arte e matematica in modo emozionante e creativo, per creare un motivo geometrico nuovo da portare a casa come ricordo di questa giornata di gioco e apprendimento.
Descrizione del libro “Ritratti 2005-2016 “ di Annie Leibovitz –Per questa raccolta Annie Leibovitz ha selezionato 150 ritratti di figure celebri e di grande influenza sulla scena mondiale. Le sue immagini documentano la cultura contemporanea attraverso l’occhio e l’intuizione dell’artista, facendo leva su una sorprendente capacità di mettere a nudo i tratti più intimi anche di personaggi la cui notorietà sembrerebbe aver già svelato ogni segreto. Annie Leibovitz è una delle fotografe più influenti del nostro tempo e la sua carriera si snoda su quasi cinque decenni, a partire dagli anni ’70 quando si è dedicata a immortalare il mondo del rock-and-roll.
La Grande fotografa Anna-Lou Leibovitz
Anna-Lou Leibovitz nasce negli Stati Uniti nel 1949 da una famiglia benestante, il padre è un ufficiale mentre la madre è un’affermata ballerina. Cresce tra i numerosi spostamenti dettati dalle esigenze del padre, membro dell’aereonautica, tra una base militare e l’altra.
Ha grande considerazione della madre, la sua prima fonte d’ispirazione artistica. Decide di seguire le sue orme come cantante ma poi, in seguito ad alcune fotografie scattate personalmente, decide di dedicarsi allo studio della pellicola.
Le fotografie in questione sono alcuni scatti ripresi da lei durante una scalata sul monte Fuji nel 1967.
Un talento nato che riesce appena tre anni dopo, nel 1970, a farsi assumere dalla rivista Rolling Stone, rinomata per l’attenzione nei confronti della musica e dell’attualità.
La sua scalata ai ranghi è rapida e travolgente, appena 10 anni dopo è la responsabile della fotografia della rivista.
Nel frattempo segue in tour i veri Rolling Stone. Attraversa con loro tutta l’America nella loro grande serie di concerti, nel 1975.
Lavorando a stretto contatto con gli artisti la sua visione del mondo cambia e sviluppa un profondo attaccamento agli attimi di intimità che si creano coi membri del gruppo.
Realizza quindi come la fotografia sia lo strumento decisivo nel raccontare ogni genere di storia, anche quelle il cui significato appare minimo, perché è la voce del fotografo stesso a dargli nuova vita ed importanza.
Decide così di coniugare la propria carriera al proprio percorso da fotografa freelance, proiettato alla scoperta dell’anima della vita stessa; delle piccole cose, delle storie che i volti, i paesaggi, gli ambienti, possono raccontare.
Nel 1980 scatta l’ultima fotografia a John Lennon e a sua moglie, Yoko Ono, prima che Lennon venga ucciso, appena cinque ore dopo.
Dalla morte di Lennon inizia un percorso di transizione che la porta a dedicarsi maggiormente a se stessa e alla propria vocazione: tre anni dopo riesce ad abbandonare la dipendenza da cocaina ed ad entrare a gran merito tra i ranghi dei fotografi di Vanity Fair.
Qui si dedica attivamente ai ritratti: la sua perizia è tale che numerosissimi attori, cantanti, politici, artisti di ogni livello desiderano farsi immortalare dalla fotografa.
Nel contempo assiste alla scomparsa della compagna di vita Susan Sontag, di cui era profondamente innamorata, strappatagli dalla leucemia. Le sue fotografie seguono gli ultimi anni di vita dell’artista passo dopo passo verso la fine.
Da questo momento in avanti il suo lavoro si concentra maggiormente sulla trasmissione del sapere e sulla riorganizzazione delle proprie opere.
Ha pubblicato numerosi libri, calendari, fotografie di moda e ritratti e continua ancora a tenere masterclass di fotografia e a parlare (e a far parlare) del suo talento.
Annie Leibovitz: lo stile e la fotografia
La fotografia di Annie Leibovitz si diversifica parecchio durante lo svolgimento della sua carriera senza mai arenarsi a lungo su una preferenza stilistica
La fotografa preferisce sfruttare a 360 gradi le possibilità degli strumenti a sua disposizione; i colori, il fotoritocco digitale, le tecniche classiche, il bianco&nero, tutti questi elementi sono strumenti usati a piacere ed a seconda delle esigenze.
Ci sono però alcune costanti: la composizione, la linearità, la scelta curata e attenta delle forme e dei toni; tutto questo contribuisce a dare coerenza all’immagine che risulta propriamente bella, raffinata, gradevole e seducente all’occhio.
Ma il suo talento sta anche nel sapere piegare le proprie tecniche all’esigenze dei soggetti. Ecco allora che gli scatti pubblicitari, molto numerosi, sono piuttosto colorati, esagerati ed artefatti.L’immagine si riempie di dettaglio e colori manipolati con una maestria incredibile che sfrutta una palette scelta adoperata in concerto con la luce per creare ricchissime gamme di sfumature che esaltano la brillante vivacità dei toni e, allo stesso tempo, creano contrasti morbidi con transizioni di colore leggere ma decise. Le pubblicità di Annie, soprattutto quelle del suo periodo più maturo, danno piena voce al potenziale che uno studio fotografico può mettere a disposizione. Tra le varie imprese che chiesero i suoi servizi troviamo la Disney, la quale commissionò una serie di scatti che ritraggono attrici che impersonano le principesse più famose. Ci sono poi le riviste di moda e le copertine del “Rolling Stone” senza dimenticare il suo lavoro per la Lavazza e la Pirelli, entrambe note per i loro calendari, realizzati quasi esclusivamente da fotografi di affermato talento.
Ma il vero animo della fotografa traspare dagli scatti più personali: fotografie strappate agli angoli della vita quotidiana che ritraggono l’amore in tutte le sue forme, dal più romantico al più casalingo, passando per l’idealizzazione di quel sentimento che unisce tutti gli uomini verso la vita.
Qui il bianco&nero è preponderante; i contrasti sono molto accentuati, danno un aspetto laccato all’immagine che evidenzia il ruolo della luce nello scatto e nel contempo gli imprime un filo di drammaticità.
Alcune delle fotografie che la fotografa stessa ricorda più affettuosamente sono quelle improvvisate, frammenti di emozioni e personalità che emergono naturalmente: un Mick Jagger in ascensore, un John Lennon che improvvisamente si spoglia e si rannicchia al fianco di sua moglie, piccoli spezzoni di vita di coppia estratti dal proprio bagaglio personale.
Non sorprende quindi che tante personalità abbiano riconosciuto il talento di un’autrice così versatile e abbiano desiderato essere immortalate proprio da lei.
Il lavoro sui ritratti è forse il più noto: dalla Regina Elisabetta II, passando per il Presidente Obama e la sua famiglia, fino a vip ed artisti come Leonardo Di Caprio, Angelina Jolie, lennon, Maryl Streep e molti altri.
Sono immagini molto diverse tra loro, per tecnica, scelte e composizione. Ogni elemento dell’immagine lavora con gli altri per dare tridimensionalità emotiva alla rappresentazione.
Annie ricerca la bellezza all’interno delle sue fotografie e riesce a trovarla avvicinandosi all’anima dei suoi soggetti ma riuscendo nel contempo a mantenere un sottile velo di distacco che gli permette di raccontare, in maniera quasi imparziale, anche gli ultimi giorni di vita della sua compagna.
Curiosità:
Annie è stata la prima donna fotografo ad esporre alla Washington National Portrait Gallery.
Ritrattista affermata, Leibovitz ha uno stile caratterizzato dalla stretta collaborazione tra fotografo e modello.
Origini e formazione
Di ascendenze ebraiche, Annie Leibovitz nasce a Waterbury, nel Connecticut, terza di sei figli. Suo padre era un ufficiale dell’Aeronautica USA, e molto spesso doveva spostarsi per seguire diversi incarichi, questo portò Anne a numerosi trasferimenti e ad un’infanzia molto movimentata tra una base militare e l’altra. Durante uno di questi viaggi, la Leibovitz scopre la fotografia e si appassiona fin da subito.[1] La madre di Annie, invece, è un’istruttrice di danza classica, ed è proprio l’influenza di questa figura che trasmetterà alla fotografa l’amore per l’arte in generale e per il bello.[2] La donna era solita documentare la vita della famiglia, producendo filmati ricordo e scattando diverse fotografie.
Le prime foto scattate da Annie sono state scattate nella base militare delle Filippine, dove il padre era impegnato nella guerra del Vietnam. Questa esperienza e il contatto con la guerra nei primi anni di vita segneranno non solo la personalità della Leibovitz ma anche il suo lavoro e le sue convinzioni future. Crescendo e rientrando negli Stati Uniti la ragazza rifiuterà il mondo in cui è cresciuta per dedicarsi al suo opposto: l’arte, al punto da intraprendere un corso di pittura, per poi proseguire gli studi universitari presso l’Istituto d’Arte di San Francisco. La fotografia continua ad essere una passione, portata avanti in parallelo a tutte le altre questioni della sua vita. Grazie ai suoi studi conosce i celebri fotografi Robert Frank ed Henri Cartier Bresson, si appassiona sempre di più all’arte della fotografia e ne apprende le varie tecniche ed i segreti del mestiere, decidendo di farla diventare la sua strada e abbandonando il corso di pittura.
Carriera fotografica
Nei primi anni dopo gli studi, Annie Leibovitz inizia diverse collaborazioni saltuarie con riviste minori, venendo però sempre più apprezzata per il suo approccio alla fotografia e per la qualità degli scatti. Fin da subito si specializza nei soggetti umani, ritratti per lo più, e inizia a ritagliarsi una buona fetta di popolarità. Nel 1969 si reca nel kibbutz israeliano Amir, per documentare la vita dei volontari, creando così il portfolio che le permetterà di fare il salto e approdare alla rivista Rolling Stone. Terrà questo impiego per 13 anni, dal 1970 al 1983, in cui affinerà la sua tecnica e produrrà scatti sempre più ricercati e riconoscibili, accrescendo la sua fama e popolarità. Celebre la copertina con Meryl Streep che sembra staccarsi un viso particolarmente plastico. Nel 1975, occupò il ruolo di fotografa della tournée di concerti del gruppo rock dei The Rolling Stones, voluta e assoldata dalla band stessa.[3] Negli anni 1980 la Leibovitz fotografò delle celebrità per una campagna pubblicitaria internazionale della American Express. Dal 1983 ha lavorato come fotografa ritrattista per Vanity Fair. Nel 1990 viene premiata col Infinity Awards per la Applied photography. Nel 1991 ha tenuto un’esposizione alla National Portrait Gallery. Annie Leibovitz ha inoltre pubblicato cinque libri di sue fotografie, Photographs, Photographs 1970-1990, American Olympians, Women, e American Music. Nel 1998 e ha realizzato il Calendario Pirelli 1999. Nel 2008 ha realizzato il calendario Lavazza 2009. Infine è stata scelta come fotografa per il Calendario Pirelli 2016 che vede ritratte 12 donne tra cui Yoko Ono, Tavi Gevinson e Patti Smith.
Vita privata
La sua compagna di vita è stata Susan Sontag, fino alla morte di quest’ultima, avvenuta nel 2004.[4]
-Io Dipinto-La collezione di autoritratti del Novecento della Collezione Nobili-
Città del Vaticano-Dall’11 ottobre i Musei Vaticani presentano per la prima volta al pubblico l’intero corpus della Collezione Nobili: un eccezionale nucleo di 64 autoritratti appartenuti alla più ampia raccolta di opere d’arte di Franco e Maria Antonietta Nobili, costituita dall’imprenditore e dirigente italiano (Roma 1925-2008) assieme a sua moglie nel corso della seconda metà del Novecento.
Tenendo fede a un antico desiderio dei genitori, e per onorarne la memoria, le opere sono state generosamente donate nel 2021 dalle cinque figlie delle coppia e accolte, quindi, nel patrimonio dei Musei Vaticani, all’interno della Collezione d’Arte Moderna e Contemporanea.
Allestita negli spazi delle Salette della Torre Borgia, l’esposizione – curata da Rosalia Pagliarani del Reparto Arte Ottocento e Contemporanea – mette in mostra un insieme di autoritratti che spazia dai nomi più noti dell’arte italiana di primo e secondo Novecento, come Giacomo Balla, Giorgio de Chirico, Mino Delle Site, Emilio Greco, Pietro Marussig, Pippo Oriani, Ottone Rosai, agli altrettanto celebri nomi della Scuola Romana e dintorni, come Ferruccio Ferrazzi, Franco Gentilini, Virgilio Guidi, Mario Mafai, Luigi Montanarini, Adriana Pincherle, Fausto Pirandello e Alberto Ziveri, assieme ad artisti stranieri come Xavier Bueno, Jean Cocteau e José Ortega. Gli interessi umanistici dei coniugi Nobili, così come l’amore per Roma, si rivela attraverso la presenza di scrittori-artisti come Carlo Levi, Trilussa e Mino Maccari, mentre una rappresentanza ottocentesca è costituita dagli intensi autoritratti di Antonio Mancini, Filippo Palizzi ed Ettore Ximenes. Affascinante e ancora poco nota è la figura della veneziana Linda Buonajuti: la sua autorappresentazione come Amazzone a figura intera è stata scelta, nella sua straordinaria atmosfera mitteleuropea, come opera di apertura dell’esposizione.
Ad accompagnare la mostra, che resterà aperta fino all’11 gennaio 2025, un catalogo illustrato a cura di Rosalia Pagliarani (Edizioni Musei Vaticani), frutto di studi e ricerche sulle nuove acquisizioni. Il volume, contenente le schede delle 64 opere – molte delle quali inedite –, ripercorre altresì la storia collezionistica e il rapporto speciale che in taluni casi si creò tra la famiglia Nobili e l’artista.
Gaspara Stampa, una delle più grandi poetesse Rinascimentali-
‘Arsi, piansi, cantai; piango, ardo e canto…” Gaspara Stampa, una delle più grandi poetesse Rinascimentali, dal petrarchismo femminile alla fama ”scandalosa”. Nata nel 1523 a Padova, da Bartolomeo e Cecilia Stampa – suo padre, originario di Milano, era una mercante di gioielli, e morì nel 1531. La vedova Cecilia si trasferì quindi a Venezia – sua città di provenienza – insieme a Gaspara e i suoi fratelli Cassandra e Baldassarre. Qui Gaspara, ragazza vispa e dall’intelligenza acuta, fu allieva insieme ai fratelli del letterato toscano Fortunio Spira, intimo del celebre poeta Pietro Aretino – grazie a lui, tutti i fratelli vengono formati a leggere e scrivere in latino. Gaspara inoltre apprende il liuto dal compositore e musicista fiammingo Perissone Cambio.
All’altissimo e raffinato livello d’istruzione però si avvicenda anche una vita drammatica – l’adorato fratello Baldassarre infatti muore a soli diciannove anni, nel 1544 – il lutto sconvolse l’intera famiglia e Gaspara in particolare, la quale durante un periodo di riflessione quasi si fece suora – tuttavia, passato il lungo periodo di crisi, tornò alla “dolce vita” di Venezia.
Nonostante questa tragedia, la casa degli Stampa divenne un raffinato circolo letterario, frequentato da molti noti scrittori, pittori e musicisti veneziani – tra cui ricordiamo Francesco Sansovino, figlio del grande architetto e scultore fiorentino Jacopo Sansovino e Girolamo Parabosco, celebre compositore e organista a San Marco.
Gaspara, affezionatamente chiamata ”Gasparina”, diventa un’icona nella vivace vita culturale veneziana – la sua bellezza, la sua cultura e la sua intelligenza le valgono moltissimi ammiratori e corteggiatori. La sua vena poetica trovò finalmente sfogo quando incontrò nel 1548 il Conte Collalto di Collaltino, giovanotto garbato, di bell’aspetto e fine letterato. La storia d’amore con il Conte, durata per tre anni, dà a Gaspara l’impulso per lavorare alle sue Rime, in cui la poetessa attraversa tutte gli stadi della passione – evitando artefici retorici – e questo modo di scrivere ”esplicito” la mise al mezzo dello scandalo. D’altronde basta leggere la LXXX delle sue Rime d’Amore, dal sapore piuttosto erotico – Prendi, Amor, de’ tuoi lacci il più possente, / che non abbia né schermo, né difesa, / onde Evadne e Penelope fu presa, / e lega il mio signor novellamente.
Questo genere di poesia come non fu apprezzato dalla ”società bene” così non fu accolto con troppo entusiasmo del Conte, che più volte e a periodi alterni si allontanò da Gaspara, fin quando la relazione non si ruppe completamente nel 1551. Nonostante Gaspara fosse una meritevolissima partecipe dell’Accademia dei Dubbiosi – con lo pseudonimo di Anaxilla – soffrì un lungo periodo di depressione, dal quale uscì proprio con la poesia. Tra il 1552 e il 1553 iniziò una relazione con un altro uomo – sempre senza mai sposarsi – che fu più presente e più attento ai suoi sentimenti rispetto al ”bel Conte”, e ciò le porto un po’ di sospirata serenità.
Purtroppo, l’idillio non durò a lungo, soffrendo di problemi di salute dal 1553, dopo un periodo di cure a Firenze spirò a soli trentun anni a Venezia, a causa di febbri e mal de mare – inteso non come il disagio avvertito durante la navigazione, ma come malattia giunta da oltremare, portata dalle navi.
poesie di Gaspara Stampa-
-Da Rime di Gaspara Stampa, Biblioteca Universale Rizzoli, 1978-
Io assimiglio il mio signor al cielo meco sovente. Il suo bel viso è ‘l sole; gli occhi, le stelle, e ‘l suon de le parole è l’armonia, che fa ‘l signor di Delo. Le tempeste, le piogge, i tuoni e ‘l gelo son i suoi sdegni, quando irar si suole; le bonacce e ‘l sereno è quando vuole squarciar de l’ire sue benigno il velo. La primavera e ‘l germogliar de’ fiori è quando ei fa fiorir la mia speranza, promettendo tenermi in questo stato. L’orrido verno è poi, quando cangiato minaccia di mutar pensieri e stanza, spogliata me de’ miei più ricchi onori.
*
Se d’arder e d’amar io non mi stanco, anzi crescermi ognor questo e quel sento, e di questo e di quello io non mi pento, come Amor sa, che mi sta sempre al fianco, onde avien che la speme ognor vien manco, da me sparendo come nebbia al vento, la speme che ‘l mio cor può far contento, senza cui non si vive, e non vissi anco? Nel mezzo del mio cor spesso mi dice un’incognita téma: – O miserella, non fia ‘l tuo stato gran tempo felice; ché fra non molto poria sparir quella luce degli occhi tuoi vera beatrice, ed ogni gioia tua sparir con ella.
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Voi, che ‘n marmi, in colori, in bronzo, in cera imitate e vincete la natura, formando questa e quell’altra figura, che poi somigli a la sua forma vera, venite tutti in graziosa schiera a formar la più bella creatura, che facesse giamai la prima cura, poi che con le sue man fe’ la primiera. Ritraggete il mio conte, e siavi a mente qual è dentro ritrarlo, e qual è fore; sì che a tanta opra non manchi niente. Fategli solamente doppio il core, come vedrete ch’egli ha veramente il suo e ‘l mio, che gli ha donato Amore.
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Or che torna la dolce primavera a tutto il mondo, a me sola si parte; e va da noi lontana in quella parte, ov’è del sol più fredda assai la sfera. E que’ vermigli e bianchi fior, che ‘n schiera Amor nel viso di sua man comparte del mio signor, del gran figlio di Marte, daranno agli occhi miei l’ultima sera, e fioriranno a gente, ove non fia chi spiri e viva sol del lor odore, come fa la penosa vita mia. O troppo iniquo, e troppo ingiusto Amore, a comportar che degli amanti stia sì lontano l’un l’altro il corpo e ‘l core!
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Io benedico, Amor, tutti gli affanni, tutte l’ingiurie e tutte le fatiche, tutte le noie novelle ed antiche, che m’hai fatto provar tante e tanti anni; benedico le frodi e i tanti inganni, con che convien che i tuoi seguaci intriche; poi che tornando le due stelle amiche m’hanno in un tratto ristorati i danni. Tutto il passato mal porre in oblio m’ha fatto la lor viva e nova luce, ove sol trova pace il mio disio. Questa per dritta strada mi conduce su a contemplar le belle cose e Dio, ferma guida, alta scorta e fida luce.
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Se poteste, signor, con l’occhio interno penetrar i segreti del mio core, come vedete queste ombre di fuore apertamente con questo occhio esterno, vi vedreste le pene de l’inferno, un abisso infinito di dolore, quanta mai gelosia, quanto timore Amor ha dato o può dar in eterno. E vedreste voi stesso seder donno in mezzo a l’alma, cui tanti tormenti non han potuto mai cavarvi, o ponno; e tutti altri disir vedreste spenti, od oppressi da grave ed alto sonno e sol quei d’aver voi desti ed ardenti.
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Se soffrir il dolore è l’esser forte, e l’esser forte è virtù bella e rara, ne la tua corte, Amor, certo s’impara questa virtù più ch’in ogn’altra corte, perché non è chi teco non sopporte de’ dolori e di téme le migliara per una luce in apparenza chiara, che poi scure ombre e tenebre n’apporte. La continenzia vi s’impara ancora, perché da quello, onde s’ha più disio, per riverenza altrui s’astien talora. Queste virtuti ed altre ho imparate io sotto questo signor, che sì s’onora, e sotto il dolce ed empio signor mio.
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Volgi, Padre del cielo, a miglior calle i passi miei, onde ho già cominciato dietro al folle disio, ch’avea voltato a te, mio primo e vero ben, le spalle; e con la grazia tua, che mai non falle, a porgermi il tuo lume or sei pregato: trâmi, onde uscir per me sol m’è vietato, da questa di miserie oscura valle. E donami destrezza e virtù tale, che, posti i miei disir tutti ad un segno, saglia ove, amando il nome tuo, si sale, a fruire i tesori del tuo regno; sì ch’inutil per me non resti e frale la preziosa tua morte e ‘l tuo legno.
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Purga, Signor, omai l’interno affetto de la mia coscienzia, sì ch’io miri solo in te, te solo ami, te sospiri, mio glorioso, eterno e vero obietto. Sgombra con la tua grazia dal mio petto tutt’altre voglie e tutt’altri disiri; e le cure d’amor tante e i sospiri, che m’accompagnan dietro al van diletto. La bellezza ch’io amo è de le rare che mai facesti; ma poi ch’è terrena, a quella del tuo regno non è pare. Tu per dritto sentier là su mi mena, ove per tempo non si può cangiare l’eterna vita in torbida, e serena.
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Mesta e pentita de’ miei gravi errori e del mio vaneggiar tanto e sì lieve, e d’aver speso questo tempo breve de la vita fugace in vani amori, a te, Signor, ch’intenerisci i cori, e rendi calda la gelata neve, e fai soave ogn’aspro peso e greve a chiunque accendi di tuoi santi ardori, ricorro, e prego che mi porghi mano a trarmi fuor del pelago, onde uscire, s’io tentassi da me, sarebbe vano. Tu volesti per noi, Signor, morire, tu ricomprasti tutto il seme umano; dolce Signor, non mi lasciar perire!
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(Da Rime di Gaspara Stampa, Biblioteca Universale Rizzoli, 1978)
Biografia-Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.
Gaspara Stampa (Padova, 1523 – Venezia, 23 aprile1554) -Nacque a Padova verso il 1523 da un ramo cadetto della famiglia Stampa: alla morte del padre Bartolomeo (1531), commerciante di gioielli, la vedova Cecilia, con Gaspara e i fratelli Baldassare e Cassandra, si trasferì a Venezia. Cassandra era cantante e Baldassare poeta: quest’ultimo morì per malattia nel 1544 a diciannove anni[1], e ciò turbò molto Gaspara, tanto da farle meditare una vita monacale, stimolata su questa strada da suor Paola Antonia Negri[2]; di lui restano i sonetti stampati con quelli della ben più nota sorella.[3]
In laguna venne accolta dalla raffinata ed istruita società veneziana; al suo interno condusse una vita elegante e spregiudicata, segnalandosi per la sua bellezza e per le sue qualità. Fu difatti cantante e suonatrice di liuto[2], oltre che poetessa, ed entrò nell’Accademia dei Dubbiosi con il nome di Anasilla (così veniva chiamato in latino il fiume Piave – Anaxus – che attraversava il feudo dei Collalto, cui apparteneva quel Collaltino che lei amò). L’abitazione degli Stampa divenne uno dei salotti letterari più famosi di Venezia, frequentato dai migliori pittori, letterati e musicisti del Veneto, e molti accorrevano a seguire le esecuzioni canore di Gaspara delle liriche di Petrarca[1].
Sufficientemente colta nella letteratura, nell’arte e nella musica, Gaspara fu portata dalla forte carica della sua personalità a vivere in modo libero diverse esperienze amorose, che segnano profondamente la sua vita e la sua produzione poetica. I romantici videro in lei una novella Saffo, anche per la sua breve esistenza, vissuta in maniera intensamente passionale. La vicenda della poetessa va però ridimensionata e collocata nel quadro della vita mondana del tempo, dove le relazioni sociali, comprese quelle amorose, rispondono spesso a un cerimoniale e ad una serie di convenzioni precise. Fra queste è da segnalare l’amore per il conte Collaltino di Collalto, uomo di guerra e di lettere, che durò circa tre anni (1548-1551): tuttavia a causa di lunghi periodi di lontananza Collaltino non ricambiò il sentimento intenso che Gaspara provò per lui, e la relazione si concluse con l’abbandono della poetessa, che attraversò anche una profonda crisi spirituale e religiosa[4].
Morì a Venezia il 23 aprile 1554[5], dopo quindici giorni di febbri intestinali (mal cholico): alcune fonti riportano che si suicidò con il veleno per motivi amorosi, altre che le pene d’amore peggiorarono la sua salute fino a condurla alla morte per malattia.
Le Rime
A Collaltino è dedicata la maggior parte delle 311 rime della Stampa (pubblicate dalla sorella Cassandra nel 1554 e dedicate a Giovanni Della Casa), che, concepite secondo il modello petrarchesco, costituiscono una delle più interessanti raccolte liriche del Cinquecento fra cui Arsi, piansi, cantai; piango, ardo e canto. Daniele Ponchiroli ha definito così queste rime: «Umanamente complesso, ricco di “moderna” psicologia, il canzoniere della Stampa, che la nostra romantica sensibilità ha visto soprattutto come un “ardente diario” amoroso, risente dell’inquieta originalità di una vicenda umana “confessata” con femminile espansione. Nessun altro canzoniere cinquecentesco ci offre un così vivo interesse documentario e psicologico».
L’originalità coincide con i limiti stessi di una versificazione che tende a risolversi nelle forme immediate e quasi discorsive di una confessione autobiografica, rifiutando una più complessa elaborazione tecnico-formale del discorso poetico. Luigi Baldacci ha detto: «Il valore della sua poesia, la sua possibilità di suscitare un’eco, consistono nell’aver saputo quasi sempre rifiutare l’esperienza retorica dei contemporanei e nell’essersi umiliata il più delle volte, secondo un’elezione istintiva, a un uso della poesia che certo quel secolo non conobbe mai così immediato, o se conobbe si preoccupò di schermare perché lo stesso elemento biografico si portasse a un più alto grado di mito petrarchesco e di rievocazione di quella paradigmatica vicenda. […] E per questo a proposito di Gasparina si è parlato, anche ai nostri tempi, di diario: definizione che trova conferma in un intervento di troppo immediata biografia in quello che dovrebbe essere il dominio più sacro della poesia. Questo, si sa, fu il suo limite, ma anche la ragione della sua positiva eccentricità di fronte alla cultura poetica del suo tempo, della quale le era ignoto il calcolo e la tecnica del dettare».
Dalla professione di musicista la Stampa ebbe come dice Ettore Bonora “l’impulso a svolgere in un tessuto melodico tenue e vario la sua lirica amorosa, alleggerendo la poetica petrarchesca, pure a lei presente, in forme che toccano sovente la grazia e la facile orecchiabilità di componenti popolari”, e in particolare nel gruppo dei madrigali “il virtuosismo melodico arriva a riscattare la facilità quasi convenzionale delle immagini, trasforma la parola in sospiro, come avverrà a tanta poesia melodrammatica che appunto dai madrigali prese l’avvio per i suoi movimenti più patetici”.
Opere
Rime di madonna Gaspara Stampa, Venezia, Plinio Pietrasanta 1554 che ha pubblicato la sorella.
Arsi, piansi, cantai, spettacolo di Margherita Stevanato con un testo originale di Luciano Menetto e musiche di Claudio Ambrosini in occasione dei cinquecento anni dalla nascita (1523-2023)
Note
Copia archiviata (PDF), su simonescuola.it. URL consultato il 28 marzo 2013 (archiviato dall’url originale il 7 aprile 2014).
^Rime […] di Gaspara Stampa con alcune altre […] di Baldassare Stampa, Venezia, Francesco Piacentini, 1738, pp. 191-208.
^ Guido Baldi, Silvia Giusso, Mario Razetti, Giuseppe Zaccaria, Testi e storia della letteratura, Torino, Paravia, 2010, vol. B: L’Umanesimo, il Rinascimento e l’età della Controriforma, pag. 168-171
^ Giulio Reichenbach, Gaspara Stampa, in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, 1935. URL consultato il 24 agosto 2023.
Bibliografia
Luigi di San Giusto, Gaspara Stampa, Bologna-Modena, A.F.Formiggini, 1909.
Guido Baldi, Silvia Giusso, Mario Razetti, Giuseppe Zaccaria, Testi e storia della letteratura, Torino, Paravia, 2010, vol. B: L’Umanesimo, il Rinascimento e l’età della Controriforma, pag. 168-171.
Ettore Bonora ,Gaspara Stampa, Storia Lett. Italiana, Milano, Garzanti, 1966, pp.271-76
Mario Pazzaglia, Scrittori e critici della letteratura italiana, Bologna, Zanichelli, 1979, vol. 2., pag. 290-291.
Stefano Bianchi, La scrittura poetica femminile nel Cinquecento veneto: Gaspara Stampa e Veronica Franco, Manziana, Vecchiarelli, 2013. ISBN 978-88-8247-337-2
Roberta Lamon, Le Donne nella Storia di Padova, Padova, 2013, pagine 34-36
RIETI- La storia d’amore tra la scrittrice americana Margaret Fuller Ossoli e il marito marchese Giovanni Angelo Ossoli ,
garibaldini della Repubblica Romana del 1849-Storia di un amore contrastato dalla famiglia di Ossoli.
Margaret Fuller -Nata nel Massachussetts nel 1810,pubblicò nel 1844 la sua celebre opera ” Estate sui laghi” dove inserì le sue idee progressiste e femministe “ante litteram”. Fu proprio la pubblicazione del libro che le procurò una certa notorietà e l’assunzione al New York Tribune. Senza dubbio, fu la prima giornalista donna ad essere assunta da un giornale importante.
Nel 1846, con il vecchio continente scosso dalle idee libertarie e rivoluzionarie, la Fuller, che conosceva bene le principali lingue europee, fu inviata come corrispondente a Londra. Qui fu accolta entusiasticamente da molti intellettuali dell’epoca ed in particolare, da Giuseppe Mazzini. Fu poi a Parigi, dove intervistò George Sand e poi nel 1847, a Roma. E’ qui che incontrò il marchese Giovanni Angelo Ossoli, di dieci anni più giovane. Dal loro matrimonio, osteggiato fortemente dalla famiglia del nobile italiano, nacque a Rieti, nel settembre del 1848, Angelo Eugenio Filippo Ossoli, detto Angelino.
Per timore che la famiglia Ossoli diseredasse il rivoluzionario Angelo, sposato con una donna di non nobili origini e di fede protestante, il matrimonio fu tenuto segreto. Margaret si rifugiò a Rieti in attesa di tempi migliori anche se la distanza da Roma creava impedimento al suo lavoro per il New York Tribune . Avendo affittato una casa in via della Verdura, lasciò il figlio a Rieti, affidandolo a una balia.
Riprese le sue corrispondenze dall’Italia, facendo la spola tra la Capitale e il centro sabino. Nel febbraio 1849, iniziò la breve e avventurosa storia della rivoluzione di Roma. Fu proclamata la Repubblica e Margaret, non solo come giornalista, ma per il suo fervido impegno, ebbe un ruolo di primo piano. In quei pochi mesi, Roma, tra le realtà le più arretrate in Europa, divenne un faro per il mondo, trasformandosi in un fervente laboratorio a cielo aperto grazie al quale fu abolita la pena di morte, permessa la libertà di culto e riconosciuto il valore del suffragio universale, seppur limitato ai soli maschi.
Roma 30 aprile 1849 “Cara Miss Fuller, Siete stata nominata Regolatrice dell’Ospedale Dei Fate Bene Fratelli. Andatevi alle 12 se la campana di allarme non è suonata prima. Arrivata là riceverete tutte le donne che vengono pei feriti, darete loro i vostri ordini tanto da essere sicura di avere un certo numero di esse notte e giorno. Che Dio ci aiuti. Cristina Trivulzio di Belgioioso.”
Durante la Repubblica Romana, mentre il suo compagno, il reatino marchese Giovanni Angelo Ossoli, combatteva sulle mura vaticane, a Margaret fu affidata la direzione dell’ambulanza presso l’ospedale Fatebenefratelli e successivamente presso il Quirinale. Potè tornare a Rieti solo dopo la sconfitta della Repubblica Romana, operata dalle truppe francesi. E’ qui che Margaret e Giovanni trovarono il figlio fortemente denutrito. La balia , infatti, non ricevendo più denaro per il blocco francese, aveva smesso di occuparsi del piccolo. Ci volle un mese di cure intense prima che Angelino potesse ristabilirsi in salute. Temendo ritorsioni dal governo pontificio, i tre si rifugiarono prima a Perugia e poi a Firenze dove, nonostante l’invasione del feldmaresciallo d’Aspre, Margaret riuscì a lavorare sul suo saggio “Storia della Rivoluzione Italiana”, opera dedicata alle vicende della Repubblica Romana e ai suoi protagonisti. Nel maggio 1850, la famiglia Ossoli riuscì ad arrivare a Livorno e a salpare verso New York con il vascello Elisabeth, un mercantile che trasportava marmo e tessuti. Proprio in vista del porto della città americana, la nave s’incagliò e in poche ore fu inghiottita dai flutti. Lo stewart cercò di salvare Angelino ma entrambi, spinti dalla forza delle onde, furono ritrovati a riva senza vita. Margaret e Giovanni furono visti per l’ultima volta, mentre si aggrappavano disperatamente all’albero di prua. Con loro scomparve per sempre, anche il manoscritto su una delle pagine più ardite e avventurose della nostra storia.
Era il 19 luglio 1840. Nel febbraio del 1849 nasce la Repubblica Romana e per giorni ci furono feste e cortei per le strade di Roma. E tra i vari canti, che il popolo cantava spontaneamente, ce n’era soprattutto uno, un canto-inno semplice, appassionato, allegro, sarcastico e anticlericale. Fu quasi certamente l’inno popolare della Repubblica Romana del 1849 e ne sintetizza con simpatia gli ideali di libertà da ogni tirannia e dal potere temporale della Chiesa.
L’inno è stato ricostruito sulla base di testimonianze storiche ed inserito nella colonna sonora del film “In nome del popolo sovrano” (Ita 1990) del regista Luigi Magni, recentemente scomparso, mentre l’arrangiamento musicale è del maestro Nicola Piovani. Si dice che l’autore del canto, eseguito anche nei giorni drammatici della difesa della Repubblica Romana nel giugno del 1849, sia Goffredo Mameli, l’ autore dell’inno italiano “Fratelli d’Italia“. Certamente il canto si può considerare un arrangiamento di una composizione poetica -quasi esattamente con le stesse parole- che Mameli, poco prima della morte nella difesa della Repubblica Romana, aveva inserito in una raccolta che aveva progettato di pubblicare.
I grandi fotografi. Ediz. illustrata di Juliet Hacking
C. Spinoglio (Traduttore)- Editore Einaudi
Descrizione del libro di Juliet Hacking- “Ridurre circa 180 anni di produzione fotografica (si pensi che il solo Cartier-Bresson produsse di più di mezzo milione di negativi in un’unica vita) a meno di quaranta nomi, significa che le biografie presentate qui appartengono a coloro che sono passati alla posterità. I trentotto artisti rappresentati in queste pagine hanno tutti creato immagini straordinarie servendosi della fotografia. Ma non sono assolutamente i soli grandi fotografi esistenti. Lo scopo di raccontare queste vite è quello di rammentare al lettore alcuni dei piaceri e dei valori della biografia nel suo rapporto con la storia dell’arte: non solo la sua accessibilità e il suo interesse, ma anche il suo ruolo di correttivo alla moda attuale delle cronologie (con la loro natura sedicente fattuale). Spero che questi brevi saggi aiutino a controbilanciare l’idea dominante secondo cui la biografia è anti intellettuale. Anche se l’aforisma classico ars longa, vita brevis continua a essere attuale, ora siamo meno inclini a concepire la vita e l’opera di un artista in opposizione tra loro, e le vediamo entrambe come l’arena in cui si modellano, si forgiano e si creano forme nuove con il loro irresistibile slancio vitale”.
L’Autrice. Juliet Hacking, dopo aver diretto per tre anni il Dipartimento di fotografia di Sotheby’s di Londra, dal 2006 dirige il Master in fotografia (storica e contemporanea) del Sotheby’s Institute of Art. Ha curato e scritto il catalogo per la mostra «David Wilkie Wynfield: Princes of Victorian Bohemia» per la National Portrait Gallery. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo il volume, da lei curato, Photography. The Whole Story (Thames & Hudson 2012) e, in italiano, I grandi fotografi (Einaudi, 2015).
Juliet Hacking
Program Director, MA Contemporary Art, London
PhD, MA and BA (Hons), Courtauld Institute of Art, London.
Juliet Hacking began her academic career as a Visiting Lecturer (at the Universities of Derby and Reading, and the Courtauld Institute). In 1999 she took on a year-long research post at the National Portrait Gallery, London, where she also curated the exhibition and wrote the book ‘Princes of Victorian Bohemia: Photographs by David Wilkie Wynfield’ (Prestel, 2000). From 2000 to 2003 she was a junior specialist in the Photographs Department at Sotheby’s auction house in London; becoming, in 2003, Head of the department. She joined Sotheby’s Institute of Art, London, in 2006, and was the Programme Director of the MA in Photography for 10 years. In 2016 she became a member of the MA in Contemporary Art faculty, and was recently appointed its Programme Director. She is the author of ‘Lives of the Great Photographers’ (2015), general editor of ‘Photography: The Whole Story’ (2012) [both Thames & Hudson], author of ‘Photography and the Art Market’ (Lund Humphries, 2018) and the co-editor of ‘Photography & the Arts: Essays on 19th-Century Practices and Debates’ (forthcoming, Bloomsbury). She is also co-series editor of ‘Hot Topics in the Art World’ with Lund Humphries.
ROMA. Sul Gianicolo riapre dopo 5 anni l’antico santuario pagano che venne scoperto per caso-
Roma- Santuario Siriaco del Gianicolo -È una storia affascinante – ed a tratti misteriosa – quella che avvolge questo sito che, dopo cinque anni di chiusura – torna a essere fruibile dal pubblico: si tratta del Santuario Siriaco del Gianicolo, situato nel Rione Trastevere alle falde di Villa Sciarra.
Quattro aperture straordinarie in programma il 13, 20, 27 ottobre e il 10 novembre permetteranno al pubblico di vivere le atmosfere di questo tempio pagano (le cui prime fasi di costruzione risalgono al I Secolo d.C.) che si trovava all’interno di una “domus” privata.
La È una riapertura molto attesa che dopo cinque anni permetterà al pubblico di accedere a questa area archeologica, prima che diventi oggetto di importanti interventi PNRR”, spiega Daniela Porro, Soprintendente Speciale di Roma. “Verranno realizzati la messa in sicurezza ed il restauro delle strutture e sarà possibile allestire uno spazio espositivo ed un punto di accoglienza nella ex casa del custode”.
Scoperto per caso nel 1906, il Santuario Siriaco del Gianicolo deve il suo nome ad una delle prime ipotesi di destinazione d’uso del sito (ovvero il culto siriaco); teoria mai esclusa dagli studiosi (soprattutto nella prima fase della sua storia) che oggi, a seguito di scavi e ricerche condotti negli ultimi venticinque anni, concordano nel ritenere il Santuario un luogo di culto dedicato alla divinità Osiride. Questa ipotesi sarebbe confermata dal ritrovamento di una statua in bronzo (oggi esposta al Museo Nazionale Romano) avvolta nelle spire di un serpente, scoperta accanto a delle uova ed altri oggetti rituali ed identificabile con Osiride appunto, cui si aggiungono alcune sculture di Dioniso in marmo e quella di un faraone in basalto nero, tutte riconducibili ai culti egizi degli inferi e della fertilità.
Il sito, che si compone di una struttura absidata ed una stanza poligonale, per morfologia ricorda le architetture delle domus tardo imperiali. Qui dunque, in modalità privata, continuavano a essere praticati i culti pagani: con l’editto di Tessalonica del 380 d.C., Teodosio proibiva qualsiasi forma di culto che non fosse il Cristianesimo, unica religione ammessa dall’impero. Il paganesimo restava così relegato nella discrezione delle mura domestiche, come nel caso del Santuario Siriaco. Da questo luogo sono emerse ulteriori importanti testimonianze: oltre ad essere il luogo in cui, secondo le fonti antiche, Caio Gracco si uccise nel 121 a.C., qui, stando ad una iscrizione ritrovata, doveva sorgere il Lucus Furrinæ, l’antico bosco e la fonte sacra a Furrina, un’antica divinità dell’antica Roma.
INFORMZIONI
Santuario Siriaco del Gianicolo a Roma
Ingresso: Via Dandolo 47
Visite: 13, 20, 27 ottobre, 10 novembre 2024
Orario: 9.30 – 12.30
Gruppi: 25 persone ogni 30 minuti
Visita libera e gratuita
Articolo diVenceslav Soroczynski– Libro di Franz Kafka “Il Processo”·Sognando un tribunale internazionale contro i crimini di guerra che agisca prima che sulle strade di mezzo mondo si asciughi il sangue degli innocenti, mi rigiro fra le mani questo imponente libretto di 170 pagine. Thomas Bernhard, in Estinzione, dice che uno dei pochi autori di lingua tedesca che non scrive come un impiegato è Kafka (che, guarda un po’, faceva proprio l’impiegato). E che il suo libro migliore è questo. Bernhard aveva ragione o no? Non posso rispondere, perché autori tedeschi non ne ho letti molti – però La morte a Venezia non sembra proprio scritto da un impiegato – ma una cosa la posso affermare: se è tanto che non avete un incubo e volete procurarvene uno bello definito, articolato, insistente, di quelli che la mattina dopo non si dimenticano, leggete “Il processo”.
Il processo è una metafora di quella frustrazione e di quell’angoscia connaturate agli uomini che devono vivere in una civiltà nella quale il singolo non conosce il suo nemico, non conosce il suo destino né chi l’ha ordito e non ha strumenti per esercitare i propri diritti e per difendersi. E, forse, non conosce nemmeno la propria psiche, dunque è vittima di tutto ciò che va oltre la propria coscienza. Nello sfondo – che si pure si fa protagonista – del romanzo, ogni elemento è ostile al protagonista: ogni relazione, ogni evento, ogni istituzione, ogni collega, ogni sottoscala.
La metafora è costruita raccontando tutto ciò che non funziona nella giustizia, nelle sue procedure ufficiali, nelle prassi, nei locali in cui si celebra, negli uomini che la subiscono e in quelli che la esercitano. Naturalmente, tutto è un po’ esagerato – e, infatti, pare che l’Autore e i suoi amici ridessero mentre il primo leggeva ad alta voce ai secondi il testo – ma non troppo, se siete stati ascoltatori di Radio Radicale negli anni Ottanta e, ahinoi, anche dopo. Io non riesco proprio a ridere in nessuna pagina: ho anzi i brividi mentre il signor K. è costretto a vivere esperienze assurde, frustranti e schiaccianti, che facilmente possiamo figurarci nel nostro mondo contemporaneo, di cui le fantasie di Kafka paiono soltanto un’approssimazione per eccesso.
Il protagonista, che peraltro non è uno spacciatore dei giardinetti, ma il procuratore di una banca, viene arrestato a casa sua da due persone che non sono nemmeno poliziotti. Le quali, mentre aspettano che lui si vesta, gli mangiano la colazione e non gli dicono neppure perché sono andati a prenderlo. L’accusa, inoltre, non viene mai dichiarata, quindi il sospettato si dibatte come un pesce in fin di vita, che non ha neanche capito se il pescatore aveva veramente fame o lo sta suppliziando per mero sadismo. Ogni tanto, qualcuno gli chiede se è innocente e lui risponde sì, ma naturalmente anche questa risposta può essere sbagliata, visto che non si sa di cosa è accusato e… chi può dire di essere innocente di qualsivoglia reato?
E non è tutto, visto che non è individuato neanche il pubblico ministero e tantomeno il giudice, e che il tribunale è insediato in un luogo indegno e plurimo, che assume in ogni sede un aspetto diverso e sempre meno solenne. I brani in cui il povero K. visita i palazzi di giustizia sono davvero un brutto sogno e non è neanche il peggiore, ché le ultime pagine sono ancora più oscure e penose. Tanto per darvi un’idea, io le ho lette con 31 gradi centigradi eppure sentivo addosso quel freddo brutto che si sente solo quando si ha davvero paura – ché ne ho letti di libri horror da ragazzo, ma pochi erano spaventosi come questo. Dracula, L’esorcista e Shining, al confronto, sono storielle per spaventare i bambini, poiché se pochi di noi hanno visto vampiri demoni e morti viventi, tutti hanno visto tribunali in centro città, pubblici ministeri in televisione e raccomandate di colore verde nelle mani del postino.
Citiamo solo di passaggio l’avvocato di K., che non si capisce bene riceva i clienti dal suo letto, perché maltratti i suoi assistiti, perché non riferisca esattamente lo stato del processo e perché pare non avere alcuna strategia difensiva. In più pare che tenga a servizio una ragazza che si innamora così facilmente dei clienti. Il sospetto è che lo stesso avvocato non capisca molto di quello che sta facendo, né di ciò che sta facendo il tribunale. Merita invece d’essere studiato attentamente il complesso delle reazioni e relazioni del povero K., spaventato dalla propria vicenda, incapace di reagire freddamente, tardo nelle contromisure di contenuto logico. Sembra che egli, da un lato, prenda di petto la sua disgrazia per sciogliere subito i dubbi che causano la sua incriminazione e, dall’altro, si muova troppo di lato, faccia giri troppo larghi, sbagliando completamente strategia.
Sembra che tutti ne sappiano più di lui sul mondo, sugli uomini, sulle regole che governano ogni meccanismo, sul suo stesso processo. E che egli vaghi sempre nel corridoio sbagliato, che varchi sempre il cancello proibito, che si affidi solo a personaggi di dubbio peso. Le emozioni che questa lettura suscita si situano in un punto equidistante fra l’inquietudine e l’oppressione psicologica. Quindi, questa volta, non so se consigliarvi la lettura, non vi conosco abbastanza e non me la sento. Fate voi. Ma, se avete deciso di cominciare, vi consiglio di attendere la prossima stagione calda: se non sarà ancora finita la guerra permanente che pare mossa dalla necessità del caos e della distruzione, invece di scegliere fra la pace e il condizionatore, avrete Il processo come terza opzione.
Vasco Pratolini , scrittore di grande prestigio e insieme di umilissime origini.
Vasco Pratolini Nacque a Firenze, nel 1913, in via de’ Magazzini, uno di quei vecchi quartieri simili a formicai, all’epoca ancora isolati dal contesto del centro storico, brulicanti di operai e artigiani.Il padre era un cameriere e la madre una sartina. Vasco Pratolini rimase orfano a neanche cinque anni di vita, quando la madre morì poco dopo aver dato alla luce il secondo figlio. Questo evento segnò a lungo, negli anni, l’animo dell’autore e si sviluppò nelle pagine di Cronaca familiare.
Quando il padre si risposa, Vasco va a vivere con la nonna materna; si allontana precocemente, suo malgrado, dalle figure genitoriali, per frequentare i coetanei, dediti a scorribande e bravate. L’atmosfera e lo spirito di questo periodo è ben espressa in uno dei suoi racconti più compiuti, Una giornata memorabile, contenuto in Diario sentimentale, del 1947 (Mondadori, 1962 e seguenti).
Imparò a leggere quasi da solo, impratichendosi con le lapidi delle vecchie case fiorentine e le tabelle stradali.
Erano marmi con incise terzine dantesche, una vera folgorazione per un ragazzo del popolo. Leggere Dante divenne un passaggio naturale: dalle note della Commedia si debordava nella Storia, si raggiungevano i biografi, si approfondivano i cronisti e i critici.
In casa del pittore Ottone Rosai ebbe modo di affinare le sue letture: Dickens, London, Dostoevskij, Manzoni e Tozzi.
La passione per la lettura e un forte processo di identificazione con i suoi autori di riferimento («Döblin era ciò che avrei voluto essere. Scambiavo Berlin – Alexanderplatz per Piazza Vittorio a Firenze») lo indussero a scrivere racconti: «Scrivevo racconti congestionati, di sommosse, di grandi prostitute, e così via, mettendoci dentro tutte le cose che conoscevo allo stato embrionale, per averle vissute, o come supponevo di viverle, e attraverso una fantasia piuttosto esaltata».
Pratolini si accorse ben presto di mancare di una struttura, di una formazione scolastica, perciò di giorno fece i lavori più diversi, dal vice portiere in un albergo al tipografo, o il rappresentante di commercio, e la sera si mise a studiare con metodo, fino a diplomarsi in lingua francese. In seguito frequentò sporadicamente l’Università, come uditore.
Si manteneva – e nel frattempo stava facendo la sua gavetta di scrittore – compilando tesi di laurea per studenti pigri.
Era una vita intensa e stressante, senza riposo, e finì per minare il suo stato di salute, tanto che nel 1935 venne dato per spacciato, a causa di una malattia polmonare.
Si ricoverò di sua volontà a Villa Bellaria, ad Arco di Trento. Il luogo era placido e suggestivo, circondato dalle montagne e con un lago; vi era nato il pittore Segantini, un grande dell’Ottocento. A villa Bellaria, Vasco vive una vita tranquilla, scandita da lunghe passeggiate e da letture ordinate i cui frutti si concretizzeranno nelle sue prime produzioni.
È importante sottolineare quanto Pratolini fosse un carattere fiero e impulsivo.
La sua spavalderia e tutti i suoi atteggiamenti irruenti e dispersivi si ridimensionano, ad Arco, a contatto con la sofferenza e la pacatezza del luogo, che favorisce anche un ripensamento della sua infanzia.
Dimesso da villa Bellaria, rientra a Firenze e incappa in uno degli incontri più cruciali della sua vita, quello con Elio Vittorini.
Fu Vittorini a cercarlo, come spiega lui stesso raccontandosi a Ferdinando Camon.
Vittorini aveva un fiuto per il talento e introduce Pratolini nel mondo letterario.
Dal 1935 al 1938 il nostro diviene redattore, con lo stesso Vittorini e Romano Bilenchi, del periodico «Il Bargello», organo della Federazione dei Fasci di Combattimento di Firenze.
Gli articoli della rivista erano ispirati a una partecipe ma confusa interpretazione populista e rivoluzionaria del fascismo.
Il sodalizio fra i tre autori si rinforzò, prodigo di idee letterarie e politiche che forgiarono il giovane Pratolini.
A seguito della guerra di Spagna i giovani più critici e sensibili cominciarono ad aprire gli occhi sulle nefandezze del regime: «Ad esser fascisti di sinistra come noi, s’era nell’imbroglio. La Spagna chiarì che eravamo contro gli operai e la cultura, ci percosse come una realtà fisica. Non fu la via di Damasco, ma la controprova dei nostri dubbi». Furono anni di persecuzione degli agitatori socialisti e comunisti; ogni incontro o intesa con le masse popolari era soffocato sul nascere dal regime, e l’anelito alla democrazia era espresso da una parte della borghesia ancora vitale ma incapace di organizzarsi, arroccata nella speculazione letteraria.
Nel 1938 Pratolini ebbe un secondo incontro decisivo nella sua vita, quello con Alfonso Gatto, arrivato a Firenze dopo la persecuzione subita a Milano.
Con Gatto, Pratolini fonda la rivista «Campo di Marte», dove ha modo di rinsaldare le sue convinzioni politiche e maturare la sua vocazione letteraria, con interventi filosofici, con recensioni, corsivi e diari.
All’inizio degli anni ’40 si trasferisce a Roma, dove per qualche tempo lavora al Ministero per l’Educazione Nazionale, nell’ufficio per l’arte contemporanea, accanto a compagni di lavoro come Manlio Cancogni e Antonio Giolitti.
Le sue mansioni dovevano essere mortificanti, e l’ambiente squallido, nonostante il nome altisonante.
Pratolini cercava di leggere e studiare; trascorreva molte notti insonne, a scrivere.
Lo scrittore esordisce con una silloge di racconti, Il tappeto verde (1941, ristampata nel 1981), dove compaiono le figure della madre, della nonna, di suo padre e della matrigna, ma anche i compagni di gioco e di risse, a recuperare un’infanzia ferita. Anche il suo secondo libro, Via de’ magazzini (1941) è imperniato sulla sua vicenda personale e tratta della sua infanzia e della scoperta del mondo, della convivenza non gradita con la matrigna Matilde, della morte del nonno e del ricordo trasognato e struggente della madre perduta.
Seguiranno Le amiche, del 1943, una raccolta di racconti che altro non sono che ritratti di ragazze, più o meno amate, ricordate con fervore e passione dalla voce narrante.
In La prima avventura, uno dei racconti, il giovane fugge di casa e procede nella sua scoperta della notte, immerso in una Firenze lunare: il duomo bianco, l’incontro con una prostituta sul lungofiume e una conversazione nel parco, portandosi dietro una pesante valigia con pochi indumenti, un libro di Dostoevskij, uno di London e la grammatica francese delle edizioni Sonzogno.
Se nei primi libri gli spunti narrativi di Pratolini sono per lo più dettati dalla quotidianità e dalla rievocazione autobiografica, con Il quartiere (1943) si ampliano le tematiche: fanno capolino il motivo dell’amicizia, della solidarietà e dell’amore come un sentimento che richiede impegno, altruismo e pazienza.
Il “quartiere” diviene il punto di convergenza di tutte le attività umane; il romanzo è un evento corale e un’esaltazione lirica ed eroica della sofferenza in tempo di guerra.
Pratolini ha la capacità di ordire le sue narrazioni in tempi brevissimi, e anche il libro successivo, Cronaca familiare (1947), viene imbastito in poco più di una settimana.
In una nota anteposta al romanzo l’autore stesso avverte che non si tratta di un’opera di fantasia ma del suo colloquio con il fratello morto, per depurarsi l’animo, in una sorta di catarsi, riavvicinandosi al fratello (causa della morte prematura della madre) in punto di morte, cercando motivi di condivisione laddove, negli anni, lo aveva percepito così remoto e diverso da sé.
In contemporanea lavora a Cronache di poveri amanti, dove la necessità interiore è quella di rappresentare la vita nel dettaglio, vissuta ora per ora, del popolo fiorentino tra il 1925 e il 1926.
Il romanzo si apre con una visione d’insieme di via del Corno; di primo mattino escono sulla scena Ugo, Maciste il maniscalco, Osvaldo Liverani, rappresentante di commercio, Peppino e Antonio terrazziere.
E questo è solo l’inizio di una galleria di personaggi che viene arricchendosi pagina dopo pagina.
La politica entra con prepotenza nel romanzo: Ugo riferisce a Maciste che ci sarà una spedizione punitiva; i fascisti hanno organizzato dei tribunali rivoluzionari e molti popolani ne faranno le spese, nel sonno.
Maciste parte con la moto per avvertire gli sventurati e la sua corsa diverrà uno degli episodi più alti per stile e scrittura sui quali si impernia il libro.
I migliori di via del Corno cadono sotto i colpi fascisti, la strada è una scena fissa, una rappresentazione che brilla per i dialoghi, per la stratificazione degli episodi e per un’epoca che fluisce per mezzo loro.
La partecipazione di Pratolini alla Resistenza fu il bisogno spontaneo e sincero di essere il cronista di un evento irripetibile.
La sua presenza di autore, dopo il riconoscimento del premio Libera Stampa conferito a Cronache di poveri amanti, si avvicenda a quella di collaboratore della stampa di sinistra: da «Milano Sera» al «Nuovo Corriere» (diretto dal suo vecchio amico Bilenchi) a «Paese Sera».
Il libro successivo, Un eroe del nostro tempo (1949) è, con tutta probabilità, uno dei suoi libri meno convincenti.
Racconta la storia di una giovane vedova, Virginia, che ha subito un’educazione autoritaria e repressiva. La donna si trasferisce in un quartiere di Firenze dove non conosce nessuno e, data la sua vulnerabilità, diviene la facile preda di Sandrino, un fascista sedicenne che abita con la madre in un appartamento stipato di sfollati. Sandrino circuisce la donna, ne diviene l’amante e poi fugge a Milano con tutti i suoi averi, per costituire un gruppo di azione fascista.
Quando rientra a casa, dopo varie peripezie, Virginia gli rivela di aspettare un figlio suo.
Il finale è una spirale di violenza; l’autore sviscera il male e condanna chi fa violenza a se stesso e agli altri.
Alberto Asor Rosa bolla il romanzo come una prova di mestiere che deriva da un’elaborazione esterna, da Moravia e gli americani. Siamo negli anni di piena affermazione del neorealismo, corrente alla quale Pratolini fu molto vicino e che pensava potesse portare a una presa di coscienza storico-collettiva.
Le ragazze di San Frediano (1952) è invece improntato a un registro burlesco, una sorta di balletto di ragazze attorno alla figura di un dongiovanni, Bob, prima conteso da tutte e in seguito esposto al pubblico ludibrio della contrada, mortificato in quegli attributi per i quali era stato in un primo tempo tanto ricercato.
Tutto il racconto sembra convergere, fin dall’inizio, sulla punizione da impartire al Bob «dalle belle ciglia».
Ogni incontro, dialogo e appuntamento del libro non fanno che progredire verso l’esplosione di collera, rancori e gelosie ma anche di gioia liberatrice ch’è la vendetta delle ragazze.
Ma Pratolini non riesce a essere spietato con gli ultimi, e anche se Bob è stato l’emblema della vergogna, in una pagina finale un po’ sbrigativa, dopo il sospetto di impotenza, vi è il perdono e la riabilitazione da parte di tutto il quartiere.
Della vasta e successiva produzione pratoliniana va senza dubbio ricordata la trilogia di Una storia italiana, iniziata con Metello (1955), col quale l’autore vinse il premio Viareggio.
L’idea era di programmare quello che lo stesso Pratolini definì «uno specchio in tre tempi della storia dell’uomo. […] di fare un lungo esame di coscienza a partire dal 1875 ed arrivare a oggi […]».
Metello Salani è un orfano allevato da contadini, che si trasferisce ancor ragazzo a Firenze, per trovare lavoro.
Nonostante l’intento programmatico dell’opera il romanzo è colmo di pagine felici e convincenti. La presa di coscienza del giovane Metello, come lavoratore e come militante nelle fila del partito operaio, è la storia di Pratolini, scrittore di umile estrazione, autodidatta, che si riscatta con fatica e con perseveranza dalla miseria.
Del secondo romanzo,Lo scialo (1960), colpiscono la lunghezza e lo sfilacciamento degli episodi e dei micro-temi che reggono la narrazione. «La vita è questo scialo di triti fatti» scrive Montale, e Pratolini lo erige a titolo di un racconto che vuole essere un affresco globale dell’ingiustizia della vita, del male e della corruzione che imperversava in particolare nella piccola borghesia italiana arrivista e amorale tra il 1919 e il 1926.
Il testo è costituito da un alternarsi di monologo interiore e di forma diaristica; gli scioperi al Pignone e l’ambiente rurale sono invece descritti in uno stile più tradizionale.
Il libro successivo, La costanza della ragione (1963), sospende il ciclo dei tre libri sulla “storia italiana”, e nelle dichiarazioni dello scrittore appare come un romanzo anticipato, una risposta agli interrogativi rimasti aperti sulle pagine dei due libri precedenti.
Il titolo deriva dalla Vita Nova dantesca, ed è una storia di giovani e della loro scoperta delle virtù e delle colpe dei padri, sulla scorta del recupero di un passato condiviso, dove si definisce per gradi la realtà contemporanea al momento della stesura, che ha per fondale Firenze. I fatti privati si stagliano sulle prospettive aperte a un possibile futuro anche sociale, di lavoro e di affetti.
C’è un riavvicinamento ai temi di Cronaca familiare e Il quartiere, ma mentre là c’era la reticenza e il pudore delle emozioni e dei sentimenti, qui trabocca la carica ideologica.
Le oltre 600 pagine di Allegoria e derisione (1966), il “terzo capitolo” di Una storia italiana, sono ancora all’insegna della memoria: Valerio, il protagonista, assomiglia a Vasco Pratolini ancor più del suo omonimo di Via de’ Magazzini e de Il quartiere. I riferimenti autobiografici sono davvero molti, e vi prevale l’indagine della realtà, sopra ogni accento sentimentale e lirico.
Allegoria e derisione è la storia di un intellettuale e delle sue traversie esistenziali per affermarsi come uno scrittore di prestigio. In una tavolozza variegata di registri e tecniche narrative, che comprendono l’apologo, le epistole, il diario e il monologo interiore sono diversi i passaggi improntati a una critica polemica della controversia sorta tra le due guerre a proposito dell’impegno in letteratura.
Pur inviso a una certa fazione della critica di professione, che non ha mancato di puntualizzarne gli aspetti più pretestuosi e ideologici, la maggior parte dei recensori concordò, fin dall’apparire delle prime opere, che la prosa più valida di Pratolini fosse quella ancorata al mondo noto e familiare dell’autore.
La realtà del quartiere è una realtà cruda, di continuo rielaborata e filtrata, ma non è il singolo a essere colpevole: i deboli, coloro che sbagliano, sono travolti dagli eventi della Storia e vengono sempre giustificati con una superiore pietas, attraverso l’indagine psicologica e d’ambiente.
La memoria che scava nel privato non è mai, in Pratolini, un’operazione sterile, bensì una sincera passione che travalica il particolare per divenire ricerca del passato e condizione della società.
In questo Vasco Pratolini, a 30 anni dalla scomparsa, rimane un pregiato cantore della cronaca del quotidiano, degli episodi famigliari e dei fantasmi dell’auto- finzione.
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