Palazzo Corsini, dal 28 settembre al 6 ottobre 2024
La Biennale Internazionale dell’Antiquariato di Firenze (BIAF) 2024 presenta il ricco programma di conferenze e presentazioni che animeranno il prestigiosoSalone del Trono di Palazzo Corsini durante le giornate di apertura della sua 33ma edizione. L’evento, che rappresenta una delle più importanti manifestazioni dedicate all’arte italiana a livello mondiale, promette di essere un’edizione straordinaria, con opere di inestimabile valore e prestigiosi espositori da Italia ed estero.
Questo ciclo di eventi offrirà al pubblico un’opportunità unica per esplorare, approfondire e discutere temi legati all’arte, alla storia e al collezionismo, in compagnia di esperti di fama internazionale. La Biennale Internazionale dell’Antiquariato di Firenze non è solo un’esposizione di opere d’arte, ma anche un vivace centro di dibattito e approfondimento culturale. Quest’anno, il ciclo di conferenze – ben 24 – si presenta come un calendario ricco di appuntamenti che spaziano dalle grandi mostre internazionali ai temi più attuali del collezionismo e della tutela del patrimonio artistico.
Un viaggio tra passato e presente. Dalle antiche maioliche del Museo del Bargello ai restauri delle opere del Museo Ginori, passando per la figura di Michelangelo e le opere di Lorenzo Bartolini, le conferenze offrono un’opportunità unica per immergersi nella storia dell’arte e approfondire la conoscenza di opere e artisti di fama mondiale.
Dibattiti e prospettive future. Ma la Biennale guarda anche al futuro. Le conferenze dedicate ai giovani collezionisti, alla circolazione dei beni culturali e alle nuove tecnologie nel mondo dei musei testimoniano l’attenzione dell’evento verso le sfide e le opportunità del settore.
Un’occasione per confrontarsi e crescere. Il ricco programma di incontri, organizzati in collaborazione con le principali istituzioni culturali fiorentine e italiane, rappresenta un’occasione preziosa per antiquari, collezionisti, studiosi e appassionati d’arte di confrontarsi, condividere esperienze e ampliare i propri orizzont
Le conferenze si tengono tutti i pomeriggi nel Salone del Trono di Palazzo Corsini, dal 26 settembre al 5 ottobre.
Ingresso gratuito ma è necessario essere in possesso del biglietto di ingresso alla BIAF
Informazioni
ORARI E BIGLIETTI
Orari: tutti i giorni dalle ore 10,30 alle ore 20,00.
Biglietti: € 15,00 Intero; €10,00 ridotto
Biglietteria online su Ticketone
PROGRAMMA
26 Settembre 2024
Ore 12,00 – Conferenza Stampa nel Salone del Trono di Palazzo Corsini.
Ore 19,00 – Palazzo Corsini, anteprima della Mostra ad inviti.
Ore 21,00 – Palazzo Corsini, Salone del Trono, gala dinner.
A seguire spettacolo pirotecnico.
27 Settembre 2024
Dalle ore 10,30 – accesso riservato ai possessori della VIP card.
Dalle ore 12,00 alle ore 20,00 – Preview ad inviti riservata a Soprintendenti, Direttori di Musei internazionali
e collezionisti.
Ore 21,00 – Cena di beneficenza nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio in favore della Andrea
Bocelli Foundation.
28 Settembre 2024
Ore 10,30 – Cerimonia inaugurale in Palazzo Vecchio, Salone dei Cinquecento.
Dal 28 Settembre al 6 Ottobre 2024
Apertura al pubblico con orario continuato 10,30 – 20,00
***
Dal 28 Settembre al 6 Ottobre 2024 ciclo di conferenze e presentazione di volumi d’arte nel Salone del Trono di Palazzo Corsini
26 settembre 2024, ore 15 – Presso l’Altana di Palazzo Strozzi conferenza Italia America, Musei a confronto
29 settembre 2024, ore 16 – Presentazione del catalogo “Maioliche e Ceramiche del Museo Nazionale del Bargello” di Marino Marini, edito da Umberto Allemandi, a cura di Friends of Bargello
29 settembre 2024, ore 17,30 – Proiezione del documentario “Casa Buonarroti”, prodotto da Zhong Art International nell’ambito del ciclo “Rinascimento: i musei di Firenze raccontati dai loro direttori”. L’evento è introdotto da un talk “I musei fiorentini, tra social media e overtourism”
30 settembre 2024, ore 11 – Presentazione del progetto editoriale “Roma 1618 Gian Lorenzo Bernini e il San Sebastiano Aldobrandini” di Maichol Clemente, DARTE Editore
30 settembre 2024, ore 16 – Presentazione dei volumi intitolati “Cecco Bravo” di Francesca Baldassari, DARTE Editore
30 settembre 2024, ore 17,30 – Presentazione del catalogo della Mostra “Il volto e l’allegoria. Sculture di Lorenzo Bartolini” a cura di Carlo Sisi, che si tiene presso la Fondazione Rovati di Milano
1 ottobre 2024, ore 11 – Conferenza “I giovani e il collezionismo di arte antica: questione di prospettive” organizzata dal Gruppo Giovani dell’Associazione Dimore Storiche Italiane
1 ottobre 2024, ore 15 – Conferenza celebrativa dei 100 anni dalla nascita di Giuseppe De Vito a cura dell’omonima Fondazione “Collezionare il Seicento napoletano: un profilo di Giuseppe De Vito nel centenario della sua nascita”
1 ottobre 2024, ore 17 – Conferenza “Sisterhood in Art – Celebrating the 500° year Anniversary of the Birth of Plautilla Nelli”. Omaggio a Plautilla Nelli nel cinquecentesimo anniversario della nascita
1 ottobre 2024, ore 18 – Presentazione dei recenti restauri di opere del Museo Ginori e del volume dei Quaderni “Ginori in asta. Uno sguardo alle vendite degli ultimi vent’anni” a cura dell’Associazione Amici di Doccia.
2 ottobre 2024, ore 10,30 – Dibattito Il progetto Arbitrato e Arte della Camera Arbitrale di Firenze a cura della Camera di Commercio di Firenze.
2 ottobre 2024, ore 12 – Consegna Premi BIAF2024 per il più bel dipinto, la più bella scultura e l’oggetto di arte decorativa più bello esposti in Mostra. A seguire consegna del “Lorenzo d’Oro”
2 ottobre 2024, ore 16 – Presentazione del libro “L’arte nelle Istituzioni” a cura di Tiziana Ferrari, Skira Editrice
2 ottobre 2024, ore 18 – “Storie di antiquari in Italia tra Otto e Novecento Nuovi progetti e risorse della Fondazione Zeri” a cura della Fondazione Federico Zeri.
3 ottobre 2024, ore 10,30 – Presentazione del libro “Galleria Corsini Firenze”, edizioni Centro Di
3 ottobre 2024, ore 12 – Consegna del premio “Margutta 54”, dedicato ai giornalisti under 40 che raccontano l’arte, promosso dalla Galleria Antonacci Lapiccirella fine Art
3 ottobre 2024, ore 15,30 – Convegno sulla circolazione dei beni culturali organizzato dal Gruppo Apollo
3 ottobre 2024, ore 18 – Conversazione “Le donne nell’arte: la collezione e il museo di Christian Levett” con Fabrizio Moretti e Christian Levett, modera Margherita Solaini
3 ottobre 2024, ore 19 – Presentazione del libro “Settimia Maffei Marini mosaicista romana” a cura di Maria Grazia Branchetti, Gangemi Editore
4 ottobre 2024, ore 11 – Presentazione del libro “Le dimore del patrimonio. Opere delle gallerie fiorentine in deposito esterno a sedi di rappresentanza e luoghi di culto” di Maria Sframeli, Editrice Polistampa
5 ottobre 2024, ore 11 – Presentazione del libro “Un secolo d’incanto: i cento anni di Pandolfini e il collezionismo italiano” a cura di Marco Riccomini
5 ottobre 2024, ore 15 – Presentazione del libro “Deodato Orlandi. Dalla «maniera greca» al Trecento” DI Angelo Tartuferi, Editrice Polistampa
5 ottobre 2024, ore 16 – Convegno “Donazioni pubbliche di grandi antiquari” a cura degli Amici del Museo Stibbert
5 ottobre 2024, ore 18 – Presentazione “Un Pietro Lorenzetti per Pienza. Il San Luca dal Polittico di Monticchiello”
È considerata una delle prime poetesse che introdussero l’uso del verso libero nella rigida struttura poetica araba.
Nazik al-Mala’ika nacque a Baghdad nel 1922 da genitori entrambi poeti, prima di sette figli. Il padre, insegnante, fu anche editore di un’enciclopedia in 20 volumi; la madre aveva scritto poesie contro la dominazione britannica. Sin da piccola mise in mostra la sua propensione all’arte poetica componendo la sua prima poesia in arabo classico all’età di soli 10 anni.
Frequentò il College universitario di Baghdad, laureandosi in letteratura nel 1944, avendo studiato anche musica. Mentre era ancora al college, pubblicò alcune poesie su giornali e riviste. La sua prima raccolta di poesie, Āshiqat al-laylā (L’amante della notte), è pubblicata nel 1947.
Grazie alla sua buona conoscenza della lingua inglese vinse una borsa di studio presso l’università di Princeton nel New Jersey. Nel 1954 proseguì i suoi studi nel Wisconsin dove conseguì il master in Letterature Comparate, ottenendo poco dopo una cattedra universitaria di letteratura.
Nel 1961 sposò ‘Abd al-Hadi Mahbuba, suo collega nella sezione di lingua araba presso il College di Baghdad. Con il marito contribuì a fondare l’Università di Basra, nel sud dell’Iraq. Molte delle sue opere sono state pubblicate a Beirut, in Libano, dove si trasferì alla fine del 1950.
Nel 1970 lasciò il suo paese in compagnia del marito e visse in Kuwait fino a che nel 1990Saddam Hussein invase il paese. Dopo il 1990 si trasferì al Cairo, dove trascorse il resto della sua vita.
Morì nel 2007, all’età di 85 anni a causa di una serie di problemi di salute tra i quali la malattia di Parkinson.
Il Colera
Nell’orrida cripta putridi resti:
nel silenzio perenne e spietato,
dove la morte è un balsamo,
si è risvegliato il colera.
Astioso si aggira con rabbia,
cerca la lieta valle luminosa,
urla come un pazzo convulso
senza riguardo per chi piange.
Ovunque il segno dei suoi artigli:
nella capanna o la casa contadina
soltanto si odono grida di morte,
di morte di morte di morte.
Ecco che la morte infierisce
per mezzo del colera spietato
e nel silenzio amaro si ode
solo un sottofondo di preghiera.
Anche il becchino si arresta
senza più nemmeno un aiuto;
è morto anche il muezzìn:
chi pregherà per i morti?
Inesausto resta un sospiro
e il pianto infante dell’orfano,
ma domani anche lui – è sicuro –
ghermirà il morbo ferino.
O spettro perenne del colera,
triste desolazione di morte,
di morte di morte di morte.
IL CONVITATO ASSENTE
Già trascorsa la sera
volge la luna al tramonto
ed eccoci a contare
le ore di un’altra notte,guardando la luna
scivolare nell’abisso
e con lei l’allegria
senza che tu sia venuto
perso con le mie speranze,
fissando la tua sedia vuota
in compagnia della tristezza
dopo aver chiesto invocato
in silenzio la tua venuta.
Mai avrei immaginato
dopo tutti questi anni
la tua ombra ancora
in grado di sovrastare
ogni pensiero ogni parola,
ogni passo ogni sguardo,
né potevo sapere che tu
saresti stato più forte
di ogni altra presenza
e che l’unico assente
fra tutti i convitati
eclissasse ogni altro
in un mare di nostalgia.
Certo se tu fossi venutoci saremmo intrattenuti
a conversare con gli amici
finché fossero partiti
e allora anche tu forse
saresti parso come gli altri,ma la sera è già passata
e il mio sguardo gridando
interrogava ogni sedia vuota
cercando fra gli astanti
sino alla fine della sera
l’unico che non è venuto.
Che tu arrivi un giorno
ormai non lo desidero:dai miei ricordi all’istante
svanirebbero il profumo
e i colori di quest’assenza,rotta l’ala alla fantasia
languirebbero le mie canzoni.
Stringendo le dita
intorno ai frantumi
dell’ingenua mia speranza
ho scoperto di amarti
nelle sembianze del sogno,e se anche tu fossi qui
adesso in carne ed ossa
io seguiterei a sognare
quell’invitato assente.
Traduzione di Pino Blasone
IO
la notte mi chiede chi sono
sono il segreto della profonda nera insonnia
sono il suo silenzio ribelle
ho mascherato l’anima di questo silenzio
ho avvolto il cuore di dubbi
immota qui
porgo l’orecchio
e i secoli mi chiedono
chi sono
E il vento chiede chi sono
sono la sua anima inquieta rinnegata dal tempo
come lui sono in nessun luogo
continuiamo a camminare e non c’è fine
continuiamo a passare e non c’è posa
giunti al baratro
lo crediamo il termine della pena
e quello è invece l’infinito
Il destino chiede chi sono
potente come lui piego le epoche
e ridòno loro la vita
creo il passato più remoto
dall’incanto di una vibrante speranza
e lo sotterro ancora
per forgiarmi un nuovo ieri
di un un domani gelido
Il sé chiede chi sono
come lui vago, gli occhi fissi nel buio
nulla che mi doni la pace
resto ancora e chiedo, e la risposta
resta nascosta dietro il miraggio
ancora lo credo vicino
al mio raggiungerlo tramonta
dissolto, dispare
INVITO ALLA VITA
Arrabbiati, ti amo arrabbiato e ribelle,
rivoluzione cocente, esplosione.
Ho odiato il fuoco che dorme in te, sii di brace
diventa una vena appassionata, che grida e s’infuria.
Arrabbiati, il tuo spirito non vuole morire
non essere silenzio innanzi al quale scateno la mia tempesta.
La cenere degli altri mi è sufficiente,
tu, invece, sii di brace.
Diventa fuoco ispiratore delle mie poesie.
Arrabbiati, abbandona la dolcezza, non amo ciò che è dolce
il fuoco è il mio patto, non l’inerzia o la tregua con il tempo
non riesco più ad accettare la serietà
e i suoi toni gravi e tranquilli.
Ribellati al silenzio umiliante
non amo la dolcezza ti amo pulsante e vivo
come un bambino come una tempesta,
come il destino assetato di gloria suprema, nessun profumo
può alterare le tue visioni, nessuna rosa…
La pazienza? È la virtù dei morti.
Nel gelo dei cimiteri, sotto l’egida dei versi
si sono addormentati e abbiamo dato calore alla vita
un calore esaltato, passione degli occhi e delle gote.
Non ti amo oratore, ma poeta
il cui inno esprime ansia
tu canti, sebbene alterato,
anche se la tua gola sanguina
e se la tua vena brucia.
Ti amo boato dell’uragano nel vasto orizzonte
bocca tentata dalla fiamma,
disprezzando la grandine
dove giacciono desiderio e nostalgia.
Odio le persone immobili
aggrotta le sopracciglia,
mi annoi quando ridi
le colline sono fredde o calde,
la primavera non è eterna
il genio, mio caro amico, è cupo
e i ridenti sono escrescenze della vita
amo in te la sete eruttiva del vulcano
l’aspirazione della notte profonda
a incontrare il giorno
il desiderio della sorgente generosa
di stringere le otri
ti voglio fiume di fuoco,
la cui onda non conosce fondo.
Arrabbiati contro la morte maledetta
non sopporto più i morti.
ORAZIONE FUNEBRE PER UNA DONNA INSIGNIFICANTE
Ci ha lasciati senza un pallore di gota o un fremito di labbrale porte non hanno sentito nessuno narrare della sua morte nessuna tenda alle finestre stillante doloresi è levata per seguire il suo feretro sino a che non scompaia dalla vistaa eccezione delle poche persone che si sono commosse al suo ricordo.La notizia si è dissolta nei vicoli senza che il suo eco si diffondessee si è rifugiata nell’oblio di alcune fossela luna ha pianto questa tragedia.
La notte non se n’è curata e si è trasformata in giornoQuindi è giunta la luce con le grida del lattaio, il digiuno,il miagolio di un gatto affamato tutto pelle ed ossa,le liti dei commercianti, l’amarezza, la lotta,i bambini che lanciano pietre da un lato all’altro della strada,le acque sporche nei canali e i venti che giocano da soli con le porte delle terrazzein un oblio pressoché totale.
Traduzioni di Valentina Colombo
UN INVITO A SOGNARE
Suvvia … sogniamo, che la dolce notte si avvicina
e il buio tenero, le guance delle stelle ci chiamano
vieni … andiamo a cercare sogni, a contare fili di luce
e rendiamo il declivio della sabbia testimone del nostro amore
Cammineremo insieme sul petto della nostra isola insonne
e lasceremo sulla sabbia le orme dei nostri passi randagi
e verrà il mattino a gettare le fresche rugiade
e magari spunterà, dove abbiamo sognato, un fiore
Sogneremo di salire verso le montagne della luna
a dilettarci lì dove non c’è fine e non c’è nessuno
lontani … lontani, dove il ricordo
non potrà raggiungerci, poiché saremo al di là della ragione
Sogneremo di tornare fanciulli, noi due , sopra le colline
correremo, innocenti, sulle rocce e pascoleremo i cammelli
vagabondi senza dimora se non la capanna dell’immaginazione
e quando dormiremo ci inzacchereremo di sabbia
Sogneremo di camminare verso l’ieri e non nel domani
e di arrivare a Babilonia in un’alba fresca
porteremo al tempio, come due innamorati, il patto d’amore
e ci benedirà un sacerdote babilonese con mano pura
COMPIANTO DI UN GIORNO VACUO
Nel lontano orizzonte si intravide il buio
finì il giorno estraneo
e i suoi echi si voltarono verso le caverne dei ricordi
e come era la mia vita così sarà anche domani
un labbro assetato e un bicchiere
la cui profondità rispecchia il colore di un odore
e semmai lo sfiorassero le mie labbra
non troverebbero i resti del sapore dei ricordi
non troverebbero nemmeno i resti
finì il giorno estraneo
finì e perfino i peccati singhiozzarono
e piansero anche le sciocchezze che io chiamai
ricordi
finì e non rimase nella mia mano
se non il ricordo d’una melodia che gridava nell’interiorità del mio essere
compiangendo la mia mano da cui svuotai
la mia vita, i miei ricordi lontani, e un giorno della mia giovinezza
tutto si perse nella valle dei miraggi
nella nebbia
era un giorno della mia vita
lo gettai perso senza agitazione
sui resti della mia giovinezza
presso il colle dei ricordi
sopra le migliaia di ore perse nella nebbia
nei labirinti di notti lontane
fu un giorno vacuo. Fu strano
che le ore pigre suonassero e calcolassero i miei momenti
non era un giorno della mia vita
era piuttosto un’indagine orrenda
del resto dei maledetti ricordi che strappai
insieme al bicchiere che ruppi
presso la tomba della mia speranza morta, dietro gli anni
dietro il mio essere
fu un giorno vacuo .. fino all’arrivo della sera
le ore passarono in uno stato di semipianto
tutte quante fino a sera
quando la sua voce svegliò il mio udito
la sua dolce voce che persi
quando la tenebra cinse l’orribile orizzonte
e si cancellarono i resti del mio dolore, e anche i miei peccati
e si cancellò la voce di Habibi la mano del tramonto portò via i suoi echi
in un posto nascosto agli occhi del cuore
sparì e non rimase nulla se non il ricordo e il mio amore
e l’eco di un giorno estraneo
come il mio pallore
e fu vano supplicarlo di ridarmi indietro la voce di Habibi
Traduzione di Gassid Mohammed
CINQUE CANTI AL DOLORE
1
Dispensa alle notti tristezza e smania
Ci versa negli occhi calici d’insonnia
Sulla nostra via l’abbiam trovato
Un mattino d’abbondante pioggia
Gli abbiam dato dell’amore
Un cenno di pietà e un angolo remoto
Pulsante ormai nel nostro cuore
**
Non ci ha più lasciati nè si è allontanato
Una volta mai dal nostro cammino
Ci segue lungo tutta l’esistenza
Ah non gli avessimo dato da bere nemmeno una goccia
Quel triste mattino
Dispensa alle notti tristezza e smania
Ci versa negli occhi calici d’insonnia.
2
Da dove ci viene il dolore?
Da dove viene?Ha stretto i nostri sogni col passato
Nutrito le nostre rime
Ieri lo abbiam trascinato nelle acque in profondità
Frantumato e disperso nei flutti del lago
Di lui non abbiam serbato alcuna traccia
Convinti d’esser tornati salvi dalla sua malvagità
Mai più tristezza scagliata sui nostri sorrisi
Mai pù singulti celati forti dietro i nostri canti
**
Abbiam rievuto poi rosa rossa aulente
Ce l’hanno inviata d’oltre mare i nostri amati
Che ci aspettavamo? Gioia e lieto appagamento?
Pur si è disvelata e ha fatto scorrer lacrime assetate d’ardore
Bagnando le nostre dita tristemente intonate
Noi ti amiamo oh dolore
**
Da dove ci viene il dolore?
Da dove viene?
Ha stretto i nostri sogni col passato
Nutrito le nostre rime
Poiché siam per lui sete e bocca riarsa
Che lo mantiene in vita e ci disseta.
3
Non possiamo vincere il dolore?
Rimandarlo al giorno dopo? O un mattino
Tenerlo occupato? Distrarlo con un gioco? Un canto?
Una antica filastrocca andata?
**
Chi sarà mai questo dolore
Un tenero fanciullo dagli occhi curiosi
Acquietato da un tocco affettuoso
E messo a dormire col sorriso e una cantilena
**
Oh chi ci ha offerto le lacrime e il rimpianto?
Chi se non lui non ha avuto cuore alla nostra tristezza
Per poi venir da noi in lacrime a chiederci di amarlo
Chi se non lui ci ha elargito tormenti col sorriso?
**
Questo piccino…ha assolto chi ha peccato
Nemico amato amico odiato
Colpo di pugnale cui ci chiede offrir la guancia
Senza un rimorso senza alcun dolore
**Fanciullo, abbiam perdonato quella mano e quella bocca
Che negli occhi solchi di lacrime ci scava
E le ferite riapre volta a volta
Sì, da tempo perdonato e l’offesa e la rovina
4
Come dimenticheremo il dolore?
Come lo dimenticheremo?
Chi illuminerà per noi La notte della sua memoria?
Lo berremo lo mangeremo
Seguiremo il vagare dei suoi passi
E se dormiremo, la sua ombra
Sarà l’ultima che vedremo
**
I suoi contorni la prima cosa
Che riconosceremo al mattino
Con noi lo porteremo ovunque
ci porteranno la speranza e le ferite
**
Gli permetteremo di erigere pareti
Fra i nostri aneliti e la luna
Fra la nostra passione e il fresco ruscello
Fra i nostri occhi e i nostro sguardo
**
Gli permetteremo di versare l’afflizione
E negli occhi la tristezza
Lo accoglieremo in una gola inebriata
Fra le pieghe dei nostri canti
**
Alla fine i fiumi se lo porteranno
Gli darà un guanciale il cactus
Scenderà nella valle l’oblio
Oh tristezza buona sera!
**
Dimenticheremo il dolore
Lo dimenticheremo
Poiché con fervore
Lo avremo dissetato
5
Ti abbiamo incoronato divinità nel sonno dell’alba
E sul tuo altare argenteo ci siamo imbrattati la fronte
Oh nostro amore, o dolore
E abbiam bruciato l’incenso con lino e sesamo
Offerto sacrifici, intonato versi
A melodie babilonesi
**
Per te abbiam costruito un tempio
dai muri profumati
E irrorato la terra
con olio e vino schietto
E lacrime brucianti
Per te abbiamo acceso fuochi
con foglie di palma
Stoppie di grano e la nostra angoscia,
lunga la notte
E il labbro silente
**
Abbiamo salmodiato e chiamato e fatto voti
Con datteri di un ‘ebbra Babilonia e pane e vini
E rose liete
Innanzi ai tuoi occhi abbiam pregato,
abbiamo offerto sacrifici
Infilato amare lacrime
In un rosario
**
Oh tu che ci hai concesso
e musica e canti
Oh lacrime che saggezza
ci avete elargito,
oh fonte dei pensieri
Abbondanza e fertilità
Crudele tenerezza, castigo colmo di pietà
Ti abbiam nascosto nei nostri sogni,
in ogni nota
Dei nostri canti desolati
CANTO D’AMORE PER LE PAROLE
Perché abbiamo paura delle parole
quando sono state mani dal palmo rosa
delicate quando ci accarezzano gentilmente le gote
e calici di vino rincuorante
sorseggiato, un’estate, da labbra assetate?
Perché abbiamo paura delle parole
quando tra di loro vi sono parole simili a campane invisibili,
la cui eco preannuncia nelle nostre vite agitate
la venuta di un’epoca di alba incantata,
intrisa d’amore e vita?
Allora perché abbiamo paura delle parole?
Ci siamo assuefatti al silenzio.
Ci siamo paralizzati, temendo che il segreto possa dividere
le nostre labbra.
Abbiamo pensato che nelle parole giaceva un folletto
invisibile,
rannicchiato, nascosto dalle lettere dalle orecchie del tempo.
Abbiamo incatenato le lettere assetate,
vietando loro di diffondere la notte per noi
come un cuscino, gocciolante di musica, sogni,e caldi calici.
Perchè abbiamo paura delle parole?
Tra di loro ne esistono di incredibile dolcezza
le cui lettere
hanno estratto il tepore
della speranza da due labbra,e altre che, esultando di gioia
si sono fatte strada
tra la felicità momentanea di due occhi inebriati.
Parole, poesia, teneramente
hanno accarezzato le nostre gote,
suoni che, assopiti nella loro eco, colorano, una frusciante,
segreta passione, un desiderio segreto.
Perché abbiamo paura delle parole?
Se una volta le loro spine ci hanno ferito,
hanno anche avvolto le loro braccia attorno al nostro collo
e diffuso il loro dolce profumo sui nostri desideri.
Se le loro lettere ci hanno trafitto
e il loro viso si è voltato stizzito
ci hanno anche lasciato un liuto in mano
e domani ci inonderanno di vita.Su, versaci due calici di parole!
Domani ci costruiremo un nido di sogni di parole
in alto, con l’edera che discende dalle sue lettere.
Nutriremo i suoi germogli con la poesia
e innaffieremo i suoi fiori con le parole.
Costruiremo un terrazzo con la timida rosa
con colonne fatte di parole,
e una stanza fresca inondata di ombra,
protetta da parole.
Abbiamo dedicato la nostra vita come una preghiera
Chi pregheremo… se non le parole
È considerata una delle prime poetesse che introdussero l’uso del verso libero nella rigida struttura poetica araba.
Nazik al-Mala’ika nacque a Baghdad nel 1922 da genitori entrambi poeti, prima di sette figli. Il padre, insegnante, fu anche editore di un’enciclopedia in 20 volumi; la madre aveva scritto poesie contro la dominazione britannica. Sin da piccola mise in mostra la sua propensione all’arte poetica componendo la sua prima poesia in arabo classico all’età di soli 10 anni.
Frequentò il College universitario di Baghdad, laureandosi in letteratura nel 1944, avendo studiato anche musica. Mentre era ancora al college, pubblicò alcune poesie su giornali e riviste. La sua prima raccolta di poesie, Āshiqat al-laylā (L’amante della notte), è pubblicata nel 1947.
Grazie alla sua buona conoscenza della lingua inglese vinse una borsa di studio presso l’università di Princeton nel New Jersey. Nel 1954 proseguì i suoi studi nel Wisconsin dove conseguì il master in Letterature Comparate, ottenendo poco dopo una cattedra universitaria di letteratura.
Nel 1961 sposò ‘Abd al-Hadi Mahbuba, suo collega nella sezione di lingua araba presso il College di Baghdad. Con il marito contribuì a fondare l’Università di Basra, nel sud dell’Iraq. Molte delle sue opere sono state pubblicate a Beirut, in Libano, dove si trasferì alla fine del 1950.
Nel 1970 lasciò il suo paese in compagnia del marito e visse in Kuwait fino a che nel 1990Saddam Hussein invase il paese. Dopo il 1990 si trasferì al Cairo, dove trascorse il resto della sua vita.
Morì nel 2007, all’età di 85 anni a causa di una serie di problemi di salute tra i quali la malattia di Parkinson.
Poetica
Sebbene altri poeti prima di lei avessero già tentato il verso libero, è con Nazik al-Mala’ika che il metro della poesia araba viene rivoluzionato secondo un programma ben preciso. Nel 1962 è lei stessa che scrive:
“Il movimento della poesia libera ha avuto origine nel 1947, in Iraq. E dall’Iraq, anzi dal cuore di Baghdad, questo movimento ha strisciato estendendosi fino a sommergere l’intero mondo arabo e poi, a causa dell’estremizzazione di quanti vi hanno aderito, ha rischiato di trascinare via con sé tutte le altre forme della nostra poesia araba. E la prima poesia in versi liberi ad essere pubblicata, è stata la mia poesia intitolata Il colera “. Il colera è una poesia ispirata ad un fatto di cronaca: un’epidemia di colera che attraversò l’Egitto e l’Iraq nel 1947. Un intento coraggioso quindi, tenuto anche conto del suo sesso.
Nel 1949 al-Mala’ika pubblica Schegge e cenere, preceduta da una lunga prefazione sulla teoria della metrica della nuova poesia. L’accettazione nel mondo accademico non fu semplice, ma la poetessa non si lasciò intimidire. La poesia di al-Mala’ika non è comunque priva di metro, anzi fa preciso riferimento a sedici metri della tradizione classica araba, è quindi più corretto parlare di verso libero e non di verso sciolto.
L’attenzione della poetessa al metro è strettamente coniugata al suo amore per la scrittura, per la parola in sé come elemento magico: Domani ci costruiremo un nido di sogno di parole, | in alto, con l’edera che discende dalle sue lettere. | Nutriremo i suoi germogli con la poesia | e innaffieremo i suoi fiori con le parole.
Altra tematica importante è quella della condizione femminile nel mondo arabo. La poetessa scrisse anche alcuni saggi, come Donne fra due estremi: passività e scelta etica, del 1954. In una delle sue più note poesie, Orazione funebre per una donna insignificante, così si esprime: La notizia si è dissolta nei vicoli | senza che il suo eco si diffondesse | e si è rifugiata nell’oblio di alcune fosse | la luna ha pianto questa tragedia.
Bibliografia
The Poetry of Arab Women: A Contemporary Anthology, edited by Nathalie Handal, 2000.
Encyclopedia of World Literature in the 20th Century, by Khalid Al-Maaly, 2000.
Encyclopedia of World Literature in the 20th Century, vol. 3, ed. 3, ed. by Steven R. Serafin, 1999.
‘Nazik al-Mala’ika’s poetry and its critical reception in the West, by Salih J. Altoma, in Arab Studies Quarterly, 1997.
Reflections and Deflections, by S. Ayyad and N. Witherspoon, 1986.
Women of the Fertile Crescent: Modern Poetry By Arab Women, ed. Steven R. Serafin, 1999.
Opere
Opere tradotte in italiano
Non ho peccato abbastanza. Antologia di poetesse arabe contemporanee, a cura di Valentina Colombo, Mondadori 2007.
La rivista «Atelier» ha periodicità trimestrale (marzo, giugno, settembre, dicembre) e si occupa di letteratura contemporanea. Ha due redazioni: una che lavora per la rivista cartacea trimestrale e una che cura il sito Online e i suoi contenuti. Il nome (in origine “laboratorio dove si lavora il legno”) allude a un luogo di confronto e impegno operativo, aperto alla realtà. Si è distinta in questi anni, conquistandosi un posto preminente fra i periodici militanti, per il rigore critico e l’accurato scandaglio delle voci contemporanee. In particolare, si è resa levatrice di una generazione di poeti (si veda, per esempio, la pubblicazione dell’antologia L’Opera comune, la prima antologia dedicata ai poeti nati negli anni Settanta, cui hanno fatto seguito molte pubblicazioni analoghe). Si ricordano anche diversi numeri monografici: un Omaggio alla poesia contemporanea con i poeti italiani delle ultime generazioni (n. 10), gli atti di un convegno che ha radunato “la generazione dei nati negli anni Settanta” (La responsabilità della poesia, n. 24), un omaggio alla poesia europea con testi di poeti giovani e interventi di autori già affermati (Giovane poesia europea, n. 30), un’antologia di racconti di scrittori italiani emergenti (Racconti italiani, n. 38), un numero dedicato al tema “Poesia e conoscenza” (Che ne sanno i poeti?, n. 50).
Direttore responsabile: Giuliano Ladolfi Coordinatore delle redazioni: Luca Ariano
Redazione Online Direttori: Eleonora Rimolo, Giovanni Ibello Caporedattore: Carlo Ragliani Redazione: Mario Famularo, Michele Bordoni, Gerardo Masuccio, Paola Mancinelli, Matteo Pupillo, Antonio Fiori, Giulio Maffii, Giovanna Rosadini, Carlo Ragliani, Daniele Costantini, Francesca Coppola.
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Pasolini à Matera-Photos de Domenico Notarangelo–Exposition à l’IIC Paris-
Pasolini a Matera-À partir du 23 septembre et jusqu’au 31 octobre, découvrez la nouvelle exposition de l’Institut culturel italien, 50 rue de Varenne, 75007. Elle s’intitule Domenico Notarangelo : Pasolini a Matera. Son fils, Peppe Notarangelo, commissaire de l’exposition, nous en parle et nous apprend à mieux connaître les rapports de son père, Mimì, avec Pasolini.
L’exposition présente trente-cinq remarquables clichés du regretté Domenico Notarangelo, décédé en 2016, provenant du tournage du film Il Vangelo secondo Matteo (L’Évangile selon saint Matthieu) réalisé à Matera par Pasolini en 1964.
Ces images proviennent de l’ Archivio di Domenico Notarangelo a Matera (environ 100 000 photos presque exclusivement en noir et blanc), un patrimoine d’une incomparable richesse pour la Lucania, un témoignage historique et humain de cette terre et de son évolution au cours du 20e siècle.
Le vernissage, auquel il convient de vous inscrire ICI, aura lieu lundi 23 septembre à partir de 18h en présence de son fils Giuseppe Notarangelo, commissaire de l’exposition, Ines Silvia Nenna (Associazione Pasolini) et Roberto Chiesi (Cineteca Bologna). L’exposition présente également des œuvres de Giuseppe Palumbo, Valentina Mir et Silvio Cadelo.
A suivre à 19h30 la projection du célèbre film L’Évangile selon saint Matthieu en version restaurée (Italie, 1964, 138′, VOSTF)
Peppe Notarangelo, commissaire de l’exposition, fils de Mimì Notarangelo, et désormais gardien de ce patrimoine, a eu l’amabilité et l’amitié de transmettre à Altritaliani le texte qui ouvre le catalogue de l’exposition et de nous envoyer quelques-une des photographies que vous pourrez retrouver à l’Institut. Bonne lecture!
Domenico Notarangelo. Mimì.
Sono passati sessant’anni da quando Pier Paolo Pasolini ha regalato a noi tutti questa straordinaria opera d’arte cinematografica che è Il Vangelo secondo Matteo. Un film importante per la città di Matera. Un film importante anche per mio padre Domenico, che di Pasolini fu collaboratore, fonte di stimoli ed anche amico. In fondo erano due comunisti, uno più giovane e a quel tempo ancora “ortodosso”, qual era mio padre, l’altro di otto anni più vecchio, già icona di un comunismo moderno, evangelico. Insieme resero la città di Matera ed i suoi abitanti protagonisti di quella che è “la storia più grande che sia mai accaduta”, per dirla con le parole di Pasolini.
Pasolini volle anche Domenico Notarangelo, insieme ad Alfonso Gatto, Natalina Ginzburg, Enzo Siciliano, Giorgio Agamben, Mario Socrate, sua madre Susanna Colussi, l’amata cugina Graziella Chiarcossi e altri non attori, ma persone prese dal popolo, per dare volto ai personaggi. A Mimì toccò fare il centurione che ordina al Cireneo di portare « quella croce », quando Gesù cade stremato.
Fu nei momenti di pausa sul set che Mimì approfittò, col permesso del “maestro”, per scattare queste fotografie. Immagini in bianconero di quei giorni dove il sole “ferocemente antico” rendeva tutto magico e solenne. Solenne e magico come il momento in cui Pier Paolo e il suo cristo rivoluzionario, il diciannovenne rivoluzionario antifranchista Enrique Irazoqui, si appoggiarono a quel muretto per riposare, meditare. Mimì fermò quell’istante in uno scatto. E in quello scatto c’è tutto. C’è la forza intellettuale di Pasolini che contempla i Sassi, c’è la figura del Cristo che esprime tutta la severità che gli appartiene, ci sono i sassi di Matera che lì erano da millenni e che lì, per altri millenni, resteranno. È probabilmente la fotografia più importante per Matera. La fotografia che più la rappresenta. Sicuramente la più bella. Pura poesia.
Domenico Notarangelo è stato una figura fisiologicamente coinvolta nel quarantennio di passaggio tra società rurale e modernità. Da giornalista corrispondente dalla Basilicata del giornale fondato da Antonio Gramsci, L’Unità, cominciò da subito a completare i suoi articoli con fotografie degli avvenimenti e dei personaggi scattate da lui stesso. Appartenendo anch’egli, figlio di contadini pugliesi, a quel Popolo, a quei ritmi dell’esistenza, riuscì a cogliere sempre l’anima di quegli eventi, di quelle persone. Le sue fotografie raccontavano e raccontano molto più di ogni didascalia o trattato letterario la nuda verità su quelle storie, su quei santi contadini, come li chiamava lui, che seguivano le processioni e i riti devozionali così come lottavano per la terra e per la giustizia negli scioperi e nelle manifestazioni politiche.
L’esperienza con Pasolini per il Vangelo, l’incontro col maestro, cambiò i connotati del suo credo comunista. La forte critica di Pasolini su quello che stava succedendo a Matera a proposito della deportazione degli abitanti in nuovi rioni popolari, fu uno degli argomenti di contrasto tra I due. Notarangelo sosteneva la giustezza e la necessità di quell’intervento, mentre Pasolini lo criticava fortemente. Diceva “A Matera state commettendo un crimine contro l’umanità”. Secondo Pasolini il governo De Gasperi, per risolvere il problema della miseria che Palmiro Togliatti aveva denunciato come “vergogna nazionale”, stava cancellando la storia millenaria di un popolo e di una città straordinaria, la città che lui scelse come Gerusalemme per raccontare la storia del suo Cristo.
Dell’antica Matera restarono solo i muri e le grotte che, dopo essere stati dimenticati e lasciati in abbandono per decenni, proprio grazie al cinema, sono di recente tornati al centro dell’interesse.
A Matera probabilmente è nata la civiltà. Matera è una delle città più antiche al mondo. È un luogo di scoperta e di ricerca scientifica, è un’opera d’arte costruita dal popolo attraverso i millenni, è bellezza creata dall’uomo per l’uomo, per la vita, per il progresso, forse proprio quel progresso che era nella mente di Pasolini, mentre contempla i Sassi nello scatto di Mimì.
Michèle Gesbert est née à Genève. Après des études de langues et secrétariat de direction elle s’installe à Paris dans les années ’70 et travaille à l’Ambassade de Suisse (culture, presse et communication). Suit une expérience associative auprès d’enfants en difficulté de langage et parole. Plus tard elle attrape le virus de l’Italie, sa langue et sa/ses culture(s). Contrairement au covid c’est un virus bienfaisant qu’elle souhaite partager et transmettre. Membre-fondatrice et présidente d’Altritaliani depuis 2009. Coordinatrice et animatrice du site.
Bill Cunningham, il «padre» della street photograph
Bill Cunningham, il fotografo di moda che immortalava le persone in strada.In bici, vestito sempre con la giacca blu, i pantaloni chiari e le scarpe con la suola di gomma. Era il maestro dello street style. Rifiutò l’assunzione al «New York Times» finché un furgone lo mandò in ospedale (senza assicurazione).
Anna Wintour gli ha fatto il complimento più bello, «ci vestiamo tutte per Bill», ma sarebbe sbagliato ridurre la carriera di Bill Cunningham, morto a New York all’età di 87 anni per un ictus, a quella di fotografo di personaggi famosi. Cunningham fece per mezzo secolo nelle strade di New York esattamente quello che faceva alle sfilate, o alle feste del falò delle vanità di Manhattan: fotografare la società, attraverso i vestiti. Non solo quella dei ricchi: la vita di tutti.
Il mondo come passerella
Per Cunningham, bostoniano trapiantato a New York dopo un’infelicissima esperienza a Harvard la prima carriera fu sì nella moda, ma come cappellaio per signore dell’Upper East Side. Capì all’alba degli anni 60 che presto nessuna avrebbe più portato cappelli e che con la fotografia avrebbe potuto raccontare una storia più bella: il mondo come passerella. Solo i bambini, quando giocano, hanno sulle labbra lo stesso sorriso che aveva Cunningham al lavoro: facendo gimkane in bici tra i camion di Midtown seguiva la preda, vestito sempre in giacca blu da netturbino di Parigi, pantaloni khaki, scarpe nere con la suola di gomma.
La vita monacale nello sgabuzzino fra i suoi negativi
Fece vita monacale dormendo per sessant’anni su una specie di barella in uno sgabuzzino che ospitava l’archivio dei suoi negativi, con il bagno sul corridoio. Rifiutò per decenni l’assunzione al New York Times, del quale era collaboratore fisso, avere un padrone gli faceva orrore: si rassegnò a cedere alle avances del giornale nel 1994, quando non riuscì a schivare l’ennesimo furgone e finì all’ospedale senza assicurazione. Gli ultimi anni furono quelli dei premi come il titolo di Chevalier dans l’ordre des Arts et des Lettres, ritirato a Parigi. Gli dedicarono un bel documentario e lui non andò in sala, la sera della prima, perché doveva fotografare gli invitati sul tappeto rosso.
«La libertà non ha prezzo»
E poi la mostra al Metropolitan alla quale rispose «no grazie» e le campagne ricchissime che avrebbe potuto scattare per gli stilisti che non prese mai in considerazione, «i soldi sono facili ma la libertà non ha prezzo». Venne considerato il padre nobile dei fotografi di street style che affollano Internet ma lui scattò fino a qualche anno fa solo su pellicola e paragonarlo, come artista, a quei blogger è come paragonare Basquiat a un graffitaro che spruzza un «tag» su una saracinesca.
“Preghiera per la liberazione dei popoli indigeni”.
Eliane si definisce cittadina del mondo. Eliane Potiguara è formata in Lettere, con specializzazione in Educazione. È insegnante, scrittrice, poeta, attivista discendente del popolo potiguara.È la fondatrice e coordinatrice del GRUMIN – Gruppo Donna/Educazione Indigena, che è la prima organizzazione di donne indigene sorta in Brasile, con ciò rendendosi partecipe della creazione ed evoluzione del movimento indigeno brasiliano.
Durante una decade ha partecipato all’elaborazione della Dichiarazione Universale dei Diritti Indigeni nella sede ONU di Ginevra. Nel 1988 è stata eletta una delle dieci donne dell’anno in Brasile. È stata insignita del titolo di Cavaliere dell’Ordine del Merito Culturale. È Ambasciatrice di Pace del Circuito di Scrittori di Francia.
La sua opera ha ottenuto riconoscimenti e premi a livello nazionale e internazionale, fra cui il Pen Club dell’Inghilterra, il Fondo Libero di Espressione negli USA. Le molteplici attività da lei svolte vertono intorno ai diritti dei popoli indigeni, della biodiversità, delle conoscenze tradizionali. Editato dalla casa editrice Global, un suo libro di grande successo è Metade cara, metade máscara.
“Preghiera per la liberazione dei popoli indigeni”.
Smettete di potare le mie foglie e portar via il mio aratro
Basta con l’affogare le mie credenze e estirpar la mia radice.
Cessate di strapparmi i polmoni e soffocar la mia mente
Basta con l’uccidere le mie canzoni e silenziar la mia voce.
Non si secca la radice di chi ha semi
Sparpagliati per la terra a germogliar.
Non si spegne degli avi – ricca memoria
Vena ancestral: ritual da rievocar
Non si recidon grandi ali
Perché il cielo è libertà
Ed è fede incontrarla.
Prega per noi, Padre – Sciamano 1
Perché il demone della selva
Non porti debolezza, miseria e morte
Prega per noi – terra madre nostra
Perché i vestiti rotti
E quest’uomini malvagi
Finiscano al tocco dei maracás 2
Allontanaci da disgrazie, da cachaça 3 e discordia,
Porta l’unità tra le nazioni.
Illumina uomini, donne e bambini
Spegni tra i forti l’invidia e l’ingratitudine
Dai luce, fede, vita nelle pajelanças 4
Evita, ó Tupã, violenza e mattanza.
In un luogo sacro presso l’ igarapé. 5
Nelle notti di luna piena, ó MARÇAL, 6 chiama
Gli spiriti delle rocce per danzare la Toré.
Portaci nelle feste di mandioca 7 e pajés 8
Una resistenza di vita
Dopo aver bevuto la nostra chicha 9 con fede.
Prega per noi, falco-dei-cieli
Perché vengano giaguari, caititus, 10 seriemas 11 e capivaras 12
Cingere fiumi Juruena, São Francisco o Paraná 13.
Cingere sino al mare Atlantico
Perché pacifici siamo, invece.
Mostraci il cammino come il delfino 14
Illumina per il futuro la nostra stella
Aiutaci a suonare i flauti magici
Per cantarvi una canzone in offerta
O danzare in un rito lamaká. 15
Prega per noi, Uccello Sciamano
Ogni mattina a Sud, a Nordest
Nel cuore di cunhã, o nell’Amazzonia agreste.
Pregate per noi, pintados 16 armadilli o pappagalli, 17
Vieni al nostro incontro
Mio Dio, NHENDIRU ! 18
Rendi felice la mintã 19
Che da ventri d’indie rinasceranno.
Dacci ogni giorno di speranza
Che sol chiediamo terra e pace
Per i nostri poveri – questi ricchi bambini.
Traduzione dal portoghese di Irene Chiari
Note
1 Lo sciamano è una figura simile al pajé.
2 Strumento musicale, sonaglio indigeno utilizzato nelle cerimonie e nei riti guerrieri, composto da una zucca secca priva di polpa, riempita con pietre e semi ed assemblata con un bastone che funge da manico. È uno strumento magico, utilizzato dai pajés per scacciare gli spiriti cattivi ed attrarre quelli buoni.
3 Tipica bevanda alcolica brasiliana, diffusissima in tutto il Paese, distillata e fermentata a partire dall’estratto liquido di canna da zucchero (caldo de cana), con un tenore alcolico tra i 38 e i 48 gradi.
4 Rituale di cura realizzato dai pajé (le guide spirituali).
5 Canali.
6 Nome proprio di persona di origine latina, col significato di ”guerriero” o ”combattivo”. In questo caso probabilmente si tratta di Marçal Tupá-Y, Guarani ucciso nel Mato Grosso do Sul nel Novembre del 1983 e, da allora, simbolo della lotta indigena. Era infermiere della Funai, creatore della Organização e Assembléias indígenas e promotore dell’unità tra le nazioni indigene.
7 Pianta tuberosa, terza fonte di carboidrati nei paesi tropicali, dopo il riso e il mais.
8 Guida spirituale indigena.
9 Bibita alcolica, simile alla birra, a base di mais fermentato, originaria del Centro e Sud America.
10 Animale tipico del territorio americano, molto simile al cinghiale.
11 Tipo di uccello, molto diffuso in Sudamerica.
12 Mondialmente, il maggiore dei roditori, simile ad una lontra ma più grande, abitante dei territori sudamericani.
13 Fiumi del Sudamerica.
14 boto , specie particolare di delfino, originaria delle acque dolci del fiume che attraversa l’Amazzonia. Secondo la tradizione indigena è una creatura guida, che mostra il cammino da seguire.
16 Pesce d’acqua dolce, tipico dei fiumi São Francisco, Paraná e Prata del Brasile.
17 Tipo particolare di pappagallo, diffuso nelle foreste tropicali dell’America Centrale e Meridionale, che in italiano prende il nome di Ara scarlatta o Ara macao.
18 Nhendiru è il Creatore nella tradizione Tupi- Guarani.
19 I bambini, in lingua Potiguara (che fa sempre parte della famiglia del Tupi-Guarani).
Traduzione dal portoghese di Irene Chiari-Breve Biografia di Loretta Emiri ha vissuto per diciotto anni nell’Amazzonia brasiliana. Durante i primi quattro anni e mezzo ha operato tra gli yanomami svolgendo assistenza sanitaria, ricerche linguistiche e un progetto chiamato Piano di Coscientizzazione, di cui l’alfabetizzazione di adulti nella lingua materna faceva parte. In quell’epoca ha prodotto saggi e lavori didattici, tra i quali Gramática pedagógica da língua yãnomamè (Grammatica pedagogica della lingua yãnomamè), DicionárioYãnomamè-Português (Dizionario Yãnomamè-Portoghese). Specializzatasi nella legislazione dell’educazione scolastica indigena, ha organizzato e partecipato, in veste di docente, a incontri e corsi di formazione per maestri di varie etnie, contribuendo a far incorporare le loro rivendicazioni alla Costituzione. Ha curato l’edizione di A conquista da escrita – Encontros de educação indígena (La conquista della scrittura – Incontri di educazione indigena), che documenta le prime esperienze scolastiche di quindici popoli indigeni. Ha fatto parte del Gruppo di Lavoro istituito dal Ministero dell’Educazione per definire la politica nazionale per l’Educazione Scolastica Indigena. Sua è la redazione finale della proposta di creazione di una scuola specifica, differenziata e pubblica per la formazione dei maestri indigeni dello Stato di Roraima; approvata all’unanimità nel novembre del 1993, è divenuta la prima scuola del genere in Brasile. Nell’adempimento dei ruoli ricoperti in organi pubblici o privati, ha sempre sostenuto le lotte per l’autodeterminazione travate dal movimento indigeno organizzato brasiliano che, tra l’altro, ha trasformato la “scuola per gli indios” in “scuola indigena”, pensata e amministrata da loro stessi e la cui finalità è anche quella di affermare identità etniche e rivendicare diritti. Attraverso la rielaborazione esplicita e voluta dell’esperienza fatta, sta dando continuità all’esperienza stessa; tra le sue più recenti pubblicazioni in lingua italiana troviamo Amazzonia portatile, Quando le amazzoni diventano nonne, Amazzone in tempo reale.
Biografia di Eliane Lima dos Santos (Rio de Janeiro, 29 de setembro de 1950), conhecida por Eliane Potiguara, é uma professora, escritora, ativista e empreendedora indígena brasileira. Fundadora da Rede Grumin de Mulheres Indígenas.[1] Foi uma das 52 brasileiras indicadas para o projeto internacional “Mil Mulheres para o Prêmio Nobel da Paz“. Formada em Letras e Educação[2], licenciou-se em Letras (Português e Literatura) e Educação pela Universidade Federal do Rio de Janeiro e tem Especialização em Educação Ambiental pela UFOP.[3] Eliane Potiguara recebeu em dezembro de 2021 o título de doutora “honoris causa”, do Conselho Universitário (Consuni), órgão máximo da Universidade Federal do Rio de Janeiro (UFRJ).[4]
Foi nomeada uma das “Dez Mulheres do Ano de 1988” pelo Conselho das Mulheres do Brasil, por ter criado a primeira organização de mulheres indígenas no Brasil: o GRUMIN (Grupo Mulher-Educação Indígena), e por ter trabalhado pela educação e integração da mulher indígena no processo social, político e econômico no país e por ter trabalhado na elaboração da Constituição brasileira de 1988. O GRUMIN foi o grupo pioneiro do movimento de mulheres indígenas no Brasil.[8]
Com uma bolsa que conquistou da ASHOKA em 1989 (Empreendedores Sociais)[9] e mais o seu salário de professora e o apoio de Betinho/IBASE e os recursos do Programa de Combate ao Racismo, (o mesmo que apoiava Nelson Mandela), pode prosseguir a sua luta, além de sustentar e cuidar de seus três filhos (Moína Lima, Tajira Kilima e Samora Potiguara), hoje adultos.[10]
Em 1990, foi a primeira mulher indígena a conseguir uma petição no 47º Congresso dos Índios Norte-Americanos, no Novo México, para ser apresentada às Nações Unidas. Neste Congresso reuniram-se mais de 1500 indígenas americanos. Desse modo, participou durante anos da elaboração da “Comitê Inter-Tribal 500 Anos Declaração Universal dos Direitos Indígenas”, na ONU, em Genebra. Por esse trabalho recebeu em 1996, o título de “Cidadania Internacional”, concedido pela organização filosóficaIranianaBaha’i, que milita pela implantação da Paz Mundial.[11]
É defensora dos Direitos Humanos, tendo sido criadora do primeiro jornal indígena, de boletins conscientizadores e de uma cartilha de alfabetização indígena dentro do método Paulo Freire com o apoio da Unesco. Organizou em Nova Iguaçu, no Rio de Janeiro, em 1991 um encontro com a participação de mais de 200 mulheres indígenas de várias regiões, tendo como convidados especiais a cantora Baby Consuelo e vários líderes indígenas internacionais. Organizou vários cursos referentes à Saúde e Diretos Reprodutivos das Mulheres Indígenas e foi consultora de outros encontros sobre o tema.[12]
Em 1992 foi cofundadora/pensadora do Comitê Inter-Tribal 500 Anos (“kari-oka”), por ocasião da Conferência Mundial da ONU sobre Meio-Ambiente, junto com Marcos Terena, Idjarruri Karajá, Megaron e Raoni e muitos outros líderes indígenas do país, além de ter participado de dezenas de assembleias indígenas em todo o Brasil.[13]
Discutiu a questão dos direitos indígenas em vários fóruns nacionais e internacionais, governamentais e não governamentais, propondo diversas diretrizes e estratégias de ordem político-econômica, inclusive no fórum sobre o Plano Piloto para a Amazônia, em Luxemburgo, em 1999.
No final de 1992, por seu espírito de luta, traduzido na sua obra “A Terra é a Mãe do Índio”, foi premiada pelo Pen Club da Inglaterra[14], no mesmo momento em que Caco Barcelos (“Rota 66”) e ela estavam sendo citados na lista dos “Marcados para Morrer”, anunciados no Jornal Nacional da Rede Globo de Televisão, em rede nacional, por terem denunciado esquemas duvidosos e violação dos direitos humanos e indígenas.[15]
Em 1995, na China, no Tribunal das Histórias Não Contadas e Direitos Humanos das Mulheres/Conferência da ONU, narrou a história de sua família que emigrou das terras paraibanas na década de 1920 por ação violenta dos neo-colonizadores e as consequências físicas e morais desta violência à dignidade histórica de seu bisavô, avós e descendentes. Contou também o terror físico, moral e psicológico pelo qual passou ao buscar a verdade, além de sofrer violência psicológica e humilhação por ser detida pela Polícia Federal por estar defendendo os povos indígenas, seus parentes, do racismo e exploração. O seu nome foi caluniado na imprensa do estado da Paraíba.[16]
Foi Conselheira da Fundação Palmares/Minc, e “fellow” da organização internacional ASHOKA, dirigente do GRUMIN e membro do Women’s Writes World. Participou de 56 fóruns internacionais e para mais de 100 nacionais culminando na Conferência Mundial contra o Racismo na África do Sul, em 2001 e outro fórum sobre os Povos Indígenas em Paris, em 2004.
O seu carro chefe é a obra intitulada “Metade Cara, Metade Máscara” que está na sua terceira edição pela GRUMIN Edições e aborda a questão indígena no Brasil. Metade Cara, Metade Máscara está nos Anais da Mostra Científica. Mestrandos e doutorandos estudam suas obras literárias, foi adotado pelo TCU (Tribunal de Contas da União) do Mato Grosso do Sul e a Secretaria de Educação do DF está aplicando o livro Metade Cara, Metade Máscara nas escolas.[18]
Em 2023 lançou pela GRUMIM Edições o livro “O Vento Espalha Minha Voz Originária”.[19]
Foi homenageada em 10/01/2024 pela Maurício de Sousa Produções (Turma da Mônica) no Projeto Donas da Rua.[20]
Giuseppe Fenoglio detto Beppe è stato uno scrittore, partigiano
1 marzo 1922 nasce Giuseppe Fenoglio detto Beppe, partigiano scrittore. Studente universitario, nel 1943 si trovava a Roma come allievo ufficiale dell’Esercito. All’armistizio tornò nella sua città natale. Quando Enrico Martini Mauri organizzò le formazioni partigiane Autonome, vi aderì con entusiasmo, assumendo il ruolo di ufficiale di collegamento. Fenoglio partecipò alla guerra di liberazione nelle Langhe e fu tra i partigiani che il 10 ottobre del 1944 entrarono in Alba, proclamando una repubblica antifascista che durò 23 giorni. Nel dopoguerra, Fenoglio visse lavorando come impiegato in un’azienda locale e scrivendo libri e racconti, in gran parte ispirati alla Resistenza e alcuni dei quali usciti postumi. Tra le sue opere: “I ventitré giorni della città di Alba” (Torino 1952), “La malora” (Torino 1954), “Primavera di bellezza” (Milano 1959), “Un giorno di fuoco” (Milano 1963), “Il partigiano Johnny” (Torino 1968), “La paga del sabato” (Torino 1969). Da “Il partigiano Johnny”, il regista Guido Chiesa ha tratto il film dal titolo omonimo presentato alla Mostra del cinema di Venezia del 2000. Il 10 marzo 2005, all’Università di Torino, a Beppe Fenoglio è stata conferita la laurea “honoris causa” in Lettere alla memoria.
Opere
I ventitré giorni della città di Alba, Einaudi, Torino, 1952
La malora, Einaudi, Torino 1954
Primavera di bellezza, Garzanti, Milano, 1959
Postume
Un giorno di fuoco, Garzanti, Milano, 1963
Una questione privata, Garzanti, Milano, 1963
Il partigiano Johnny, Einaudi, Torino, 1968
La paga del sabato, a cura di Maria Corti, Collana Supercoralli, Einaudi, Torino, 1969
Un Fenoglio alla prima guerra mondiale, Einaudi, Torino, 1973
La voce nella tempesta, adattamento teatrale di Cime tempestose, a cura di Francesco De Nicola, 1974
L’affare dell’anima e altri racconti, Einaudi, Torino, 1980
La sposa bambina, tratto dalla raccolta “Un giorno di fuoco”, Einaudi, Torino, 1988
L’imboscata, Einaudi, Torino, 1992
Appunti partigiani 1944-1945, a cura di L. Mondo, Einaudi, Torino 1994
Quaderno di traduzioni, a cura di Mark Pietralunga, Einaudi, Torino, 2000.
Lettere 1940-1962, a cura di Luca Bufano, Einaudi, Torino in collaborazione con la Fondazione Ferrero di Alba, 2002
Una crociera agli antipodi e altri racconti fantastici, a cura di Luca Bufano, Collana L’Arcipelago, Einaudi, Torino, 2003
Epigrammi. A cura di Gabriele Pedullà, Collezione di Poesia, Einaudi, Torino, I ed. 2005
Tutti i racconti, a cura di Luca Bufano, Einaudi, Torino, 2007
Critica
Roberto Mosena, L’interprete e Fenoglio. Letture di Davide Lajolo, Nuova Cultura, Roma, 2009
Laurea Honoris Causa in Lettere (postuma) – 2005 – nastrino per uniforme ordinaria Laurea Honoris Causa in Lettere (postuma) – 2005
«la Facoltà propone che a Beppe Fenoglio, scrittore che già annoveriamo tra i “classici”, e certamente tra i massimi del Novecento, venga com’era sua speranza “portata a casa” (post mortem) la laurea in Lettere, a riconoscimento della sua grandezza assoluta[10]»
Il fascino della fotografa Vivian Maier è dovuto al mistero che circonda la sua vita e il suo lavoro. La vicenda di Vivian Maier, la misteriosa bambinaia fotografa diventata un caso mediatico poco dopo la sua morte, è nota solo a grandi linee, così come nota è solo una piccola selezione delle sue immagini e una manciata di informazioni sulla sua vita“Vivian Maier. Una fotografa ritrovata” è la raccolta più completa delle sue fotografie, in bianco e nero e a colori. Grazie al testo introduttivo di Marvin Heiferman, scrittore e curatore, il volume esplora e celebra la vita e l’opera di Vivian Maier in una prospettiva precisa e attuale, analizzando il suo lavoro nel contesto della Street photography americana contemporanea. Basato anche su una serie di interviste a persone che la conobbero, il testo getta una nuova luce sulla vita e sulla sorprendente opera di Vivian Maier. Con 240 fotografie in gran parte inedite, questa raccolta include anche le immagini degli effetti personali della fotografa, così come gli oggetti collezionati nella sua vita e mai prima d’ora visti.
La vita di Vivian Maier è stata ricostruita in particolare da John Maloof che ha cercato testimonianze della sua vita negli Stati Uniti, specialmente tra le famiglie presso le quali ha vissuto. La parte francese della sua biografia è stata ricostruita grazie al lavoro dell’associazione Vivian Maier et le Champsaur[1] che ha cercato testimoni nel Champsaur, la valle d’origine della sua famiglia materna nelle Alte Alpi.
Vivian Maier nacque a New York, il 1º febbraio 1926. Suo padre, Charles Maier, era statunitense, nato da una famiglia di emigranti austriaca, mentre sua madre, Maria Jaussaud, era nata in Francia, nel maggio 1897, a Saint-Julien-en-Champsaur in cui visse fino alla sua partenza in America, dove un ramo della famiglia Jaussaud era già emigrata. A New York, Maria conobbe Charles Maier, impiegato in una drogheria, che sposò nel maggio 1919 ottenendo, attraverso il matrimonio, la cittadinanza degli Stati Uniti. Da questa unione nacquero due figli: prima un maschio, William Charles, nel 1920, e poi, nel 1926, una figlia, Vivian.
Separatisi i genitori nel 1929, il ragazzo fu affidato ai nonni paterni e Vivian rimase con la madre, che trovò poi rifugio presso un’amica francese che viveva nel Bronx, di nome Jeanne Bertrand, nata nel 1880 non lontano dalla valle di Champsaur. Jeanne Bertrand era già una fotografa professionista, tanto che ebbe gli onori della prima pagina del 23 agosto 1902 del Boston Globe, il principale giornale di Boston, che pubblicò una sua foto e due ritratti fatti da lei, insieme ad un articolo elogiativo sul suo giovane talento fotografico. Fu lei che trasmise a Maria e a sua figlia la passione per la fotografia.
Grazie alle testimonianze raccolte dai residenti in Champsaur, il sito dell’associazione locale riporta che tra il 1932 e il 1933, le due donne e Vivian tornarono in Francia e si stabilirono prima a Saint-Julien, poi a Saint-Bonnet-en-Champsaur. Parte dell’infanzia di Vivian si svolse quindi in Francia, dai sei-sette anni fino ai dodici. In quel periodo, Vivian parla francese e gioca con i bambini della sua età mentre Maria, sua madre, scatta alcune fotografie che testimoniano del loro soggiorno.
Il 1º agosto 1938 Maria Maier e sua figlia ripartirono per gli Stati Uniti a bordo del transatlantico Normandie, che collegava Le Havre a New York, dove di nuovo si stabilirono. Dopo la seconda guerra mondiale, nel 1950-1951, Vivian Maier, all’età di 24-25 anni, tornò a Champsaur per mettere all’asta una proprietà che le era stata lasciata in eredità. In attesa della vendita, Vivian, con due apparecchi fotografici a tracolla, percorse la regione, facendo visita ai membri della sua famiglia e riprendendo molte immagini.
La giovane donna ripartì nell’aprile del 1951 per New York. Con il ricavato della vendita della casa, comprò una fotocamera eccellente, una Rolleiflex professionale, e viaggiò nel Nordamerica. In seguito lavorò come bambinaia al servizio di una famiglia di Southampton, prima di stabilirsi definitivamente nel 1956 a Chicago, dove continuò a fare la governante per bambini.
Vivian Maier aveva 30 anni al suo arrivo a Chicago, dove fu assunta dai coniugi Nancy e Avron Gensburg per prendersi cura dei loro tre ragazzi: John, Lane e Matthew. Secondo Nancy Gensburg, Vivian non prediligeva fare la bambinaia, ma, non sapendo che altro fare, quello fu il mestiere che esercitò per quarant’anni. I bambini, peraltro, l’adoravano: per Lane Gensburg, Vivian “era come Mary Poppins“.
Presso i Gensburg Maier aveva un bagno privato, che le servì anche come camera oscura, avendola lei attrezzata per sviluppare i negativi e i suoi film. La fotografa diede libero sfogo alla sua passione per la fotografia allorché, ad ogni occasione, poté immortalare la vita quotidiana nelle strade con i suoi abitanti, bambini, lavoratori, persone di buona società e personaggi famosi come pure miserabili, mendicanti ed emarginati. Mentre era ancora al servizio dei Gensburg, che ricorsero ad una temporanea sostituita, Vivian intraprese, da sola, per 6 mesi, tra il 1959 e il 1960, un viaggio intorno al mondo, visitando le Filippine, la Thailandia, l’India, lo Yemen, l’Egitto, l’Italia dove sostò a Genova e a Torino e infine la Francia con un ultimo soggiorno a Champsaur girando in bicicletta per tutto il circondario e scattando molte foto. Non disse mai ai Gensburg dove fosse stata, benché fosse molto legata a questa famiglia che conobbe fin dal suo arrivo a Chicago e con cui visse per 17 anni. Diventati grandi John, Lane e Matthew, i Gensburg non ebbero più bisogno di una tata e Vivian Maier li lasciò per continuare la sua attività presso altre famiglie con bambini piccoli. Da quel momento smise di sviluppare e di elaborare i suoi negativi e decise di passare alla fotografia a colori con diverse fotocamere, tra cui una Kodak e una Leica.
Nel 1975 morì la madre Maria, con la quale non aveva più rapporti da anni. Vivian, sempre animata dalla sua grande passione per la fotografia, continuò a guadagnarsi da vivere come bambinaia. Non si conoscono tutte le famiglie presso le quali prese servizio, ma si sa che nel 1987 si presentò ai coniugi Usiskin, suoi nuovi datori di lavoro, portando con sé 200 casse di cartone contenenti il suo archivio personale, che furono immagazzinate in un box.
Dal 1989 al 1993 Vivian si prese cura con grande umanità di Chiara Bayleander, un’adolescente con disabilità mentale. In questo periodo le sue casse furono sistemate in un mezzanino del suo datore di lavoro.
Mentre l’età avanzava, Vivian si trovò ad attraversare gravi difficoltà finanziarie. Le sue casse, da ultimo, andarono a finire nel box di un magazzino preso in affitto. Alla fine degli anni novanta i fratelli Gensburg, con i quali Vivian aveva per molto tempo mantenuto un legame andando a visitarli in occasione di matrimoni, lauree e nascite, la rintracciarono in un piccolo alloggio economico di Cicero e la trasferirono in un grazioso appartamento a Rogers Park vegliando su di lei.[2]
Sul finire del 2008, Vivian ebbe un incidente cadendo sul ghiaccio e battendo la testa, per cui fu ricoverata in ospedale. I Gensburg per garantirsi che avesse le migliori cure la fecero trasferire in una casa di cura a Highland Park. Nonostante queste affettuose attenzioni, Vivian Maier morì dopo poco tempo, il 21 aprile 2009, senza che né lei né i Gensburg sapessero che due anni prima, a causa degli affitti non pagati, il suo box era stato messo all’asta, e prima che John Maloof, che cercava sue notizie e voleva valorizzare la sua opera, potesse trovarla e incontrarla.
Maier e, soprattutto, la sua vasta quantità di negativi[3] è stata scoperta nel 2007, grazie alla tenacia di John Maloof, anche lui statunitense, giovane figlio di un rigattiere. Nel 2007 il ragazzo, volendo fare una ricerca sulla città di Chicago e avendo poco materiale iconografico a disposizione, decise di comprare in blocco per 380 dollari, ad un’asta, il contenuto di un box zeppo degli oggetti più disparati, espropriati per legge ad una donna che aveva smesso di pagare i canoni di affitto. Mettendo ordine tra le varie cianfrusaglie (cappelli, vestiti, scontrini e perfino assegni di rimborso delle tasse mai riscossi), Maloof reperì una cassa contenente centinaia di negativi e rullini ancora da sviluppare.
Dopo aver stampato alcune foto, Maloof le pubblicò su Flickr, ottenendo un interesse entusiastico e virale e l’incoraggiamento della community ad approfondire la sua ricerca. Pertanto fece delle indagini sulla donna che aveva scattato quelle fotografie: venne a sapere che Vivian non aveva famiglia e aveva lavorato per tutta la vita come bambinaia soprattutto nella città di Chicago; durante le giornate libere e i periodi di vacanza era solita scattare foto della vita quotidiana di città come New York, Chicago e Los Angeles. La maggior parte delle sue foto sono street photosante litteram e dunque Maier può essere considerata una antesignana di questo genere fotografico. Inoltre, Maier scattò molti autoritratti, caratterizzati dal fatto che non guardava mai direttamente verso l’obiettivo, utilizzando spesso specchi o vetrine di negozi come superfici riflettenti.
La sua vita può essere paragonata a quella della poetessa statunitense Emily Dickinson, che scrisse le sue riflessioni e le sue poesie senza mai pubblicarle e, anzi, a volte, nascondendole in posti impensati, dove furono ritrovate solamente dopo la sua morte. Dal momento della sua scoperta, Maloof ha svolto una grande attività di divulgazione della sua opera fotografica, organizzando mostre itineranti in tutto il mondo.[4] Vivian Maier utilizzava per scattare le sue immagini una macchina fotografica Rolleiflex e un apparecchio Leica IIIc. La sua vita e il suo lavoro sono stati oggetto di libri e documentari.
Affermazione di Joan Fontcuberta
Nel 2017 il fotografo spagnolo Joan Fontcuberta affermò, durante una conferenza tenutasi a Bologna, di aver inventato lui il personaggio di Vivian Maier insieme a John Maloof e che per quanto la donna delle foto sia realmente esistita e le foto sono autentiche, tutta la storia che ruota attorno a lei è stata inventata[5]. In seguito non si hanno notizie di prove fornite da Fontcuberta, noto per le sue provocazioni, né che abbia reiterato l’affermazione; nessun organo di stampa l’ha avallata.[6]
Mostre
Vivian Maier Anthology, settembre 2023-gennaio 2024, Palazzo Pallavicini (Bologna) organizzata da Deborah Petroni, Chiara Campagnoli e Rubens Fogacci, a cura di Anne Morin
Summer in the City, giugno–agosto 2013, Chicago; Russell Bowman Art Advisory.[23]
Vivian Maier, giugno–agosto 2013, Shanghai, Cina; Kunst.Licht Photo Art Gallery.[24]
Vivian Maier: Out of the Shadows, luglio–settembre 2013, Toronto, Ontario; Stephen Bulger Gallery.[25]
Vivian Maier: Out of the Shadows – The Unknown Nanny Photographer, agosto–ottobre 2013, Durango, Colorado; Open Shutter Gallery.[26]
Загадка Вивьен Майер (The Riddle of Vivian Maier), settembre–ottobre 2013, Mosca, Russia; Центр фотографии имени братьев Люмьер (The Lumiere Brothers Center for Photography).[8]
Vivian Maier: Picturing Chicago, ottobre 2013, Chicago; Union League Club.[27]
Vivian Maier: Out of the Shadows, gennaio–febbraio 2014, Cleveland, Ohio; Cleveland Print Room.[30]
Certificates of Presence: Vivian Maier, Livija Patikne, J. Lindemann, 17 gennaio – 8 marzo 2014, Milwaukee; Portrait Society Gallery.[31]
Vivian Maier: Out of the Shadows, gennaio–marzo 2014, Minneapolis; MPLS Photo Center.[32]
Vivian Maier: Out of the Shadows, febbraio–giugno 2014, San Francisco; Scott Nichols Gallery.[33]
See All About It: Vivian Maier’s Newspaper Portraits, marzo–maggio 2014, Berkeley; The Reva and David Logan Gallery at UC Berkeley’s Graduate School of Journalism.[34]
Vivian Maier, Photographer, marzo–maggio 2014, Fribourg, Svizzera; Cantonal and University Library.[35]
Vivian Maier: Out of The Shadows, marzo–settembre 2014, Chicago, Illinois; Harold Washington Library.[36]
Vivian Maier – A Photographic Journey, maggio–luglio 2014, Highland Park; The Art Center Highland Park.[37]
I disegni di Franz Kafka- A cura di Andreas Kilcher-
A cura di Andreas Kilcher-Traduzione di Ada Vigliani-Con una Nota di Roberto Calasso
ADELPHI EDIZIONI
Risvolto Com’è noto, poco prima della morte, Franz Kafka chiese all’amico Max Brod di distruggere tutti i suoi «scarabocchi». Alludeva non solo agli scritti, ma anche a quei disegni che, dando prova di autentico talento, aveva tracciato nel corso degli anni su fogli sparsi, pagine di diario e un intero quaderno. Max Brod non distrusse né gli uni né gli altri – e mai disobbedienza fu più provvidenziale. Rese tuttavia pubblico solo un numero ristretto di disegni: i restanti, la maggior parte, sono rimasti occultati per decenni in una cassetta di sicurezza, prima a Tel Aviv e poi a Zurigo. E solo quando, di recente, sono tornati alla luce, si è svelato pienamente il volto artistico di Kafka. Un volto che ora potremo conoscere grazie a questo libro, in cui è riprodotto – sul supporto originale, e quasi sempre a grandezza naturale – l’intero corpus dei disegni che si sono conservati. Pagina dopo pagina, incontreremo esili silhouette nere di omini curvilinei che ora camminano frettolosi, ora s’inerpicano chissà dove, ora sembrano danzare; figure angolose, dal volto appena accennato, talvolta comico; e ancora: esseri ibridi, spesso rappresentati con pochi tratti magistrali, immagini evanescenti, come in affannoso movimento, enigmatiche apparizioni. Ravviseremo così un artista imparentato con lo scrittore, ma che percorre un’autonoma strada parallela – una strada per Kafka non meno vitale, se a Felice Bauer poteva scrivere: «Una volta ero un grande disegnatore … a quel tempo, ormai anni fa, quei disegni mi hanno appagato più di qualsiasi altra cosa».
I disegni di Kafka, apparso in Germania nel 2021, è accompagnato in questa edizione italiana da una Nota di Roberto Calasso.
In copertina
Disegni di Franz Kafka (1901-1907). The Literary Estate of Max Brod, National Library of Israel, Jerusalem.
foto ardon bar hama
ADELPHI EDIZIONI S.p.A
Via S. Giovanni sul Muro, 14 20121 – Milano Tel. +39 02.725731 (r.a.) Fax +39 02.89010337
Venti di guerra corrono per l’Europa. Due conflitti violentissimi – quello russo-ucraino e quello israelo-palestinese – così vicini geograficamente e politicamente e una sconcertante assenza di iniziative per l’apertura di tavoli di pace.
La UE ha dimenticato le sue radici ideali, i suoi valori fondanti e accetta ormai il conflitto come soluzione dei problemi al posto della politica e della diplomazia. Speravamo fino a poco tempo fa in “un altro mondo possibile” e ci ritroviamo con l’affrancamento di ragionamenti su una guerra globale possibile, non escluso perfino l’uso del nucleare. Inquietanti dichiarazioni istituzionali sulla necessità di abituarsi all’eventualità di un coinvolgimento diretto in un conflitto allargato si accompagnano, sul piano geopolitico, a un sostanziale appoggio alla guerra a oltranza. Il concetto di “vittoria finale”, ormai dominante, ignora i costi umani, anche se di dimensioni spaventose come quelle che sono sotto i nostri occhi.
E oscura la definizione di pace come lungo e articolato processo in cui attraverso una mediazione si arriva a un compromesso soddisfacente per entrambe le parti, che evita centinaia di migliaia di vittime.
La corsa al riarmo è il primo effetto tangibile di questo orientamento politico e ideologico. Secondo il SISPRI (Stockholm International Peace Reseach Institute), il 2023 è stato l’anno del record storico della spesa militare globale: 2443 miliardi di dollari, con una crescita del 6,8% rispetto al 2022, pari a 200 miliardi di dollari, la spesa complessiva per l’aiuto allo sviluppo. In Europa la spesa militare nel 2023 è aumentata del 16%, il più alto incremento dalla Guerra Fredda.
Anche l’Italia è investita dalla deriva militarista: l’export di armi negli ultimi 10 anni è cresciuto dell’86% e nel 2023 risulta di circa 5,15 miliardi di Euro. Per il 2024 è previsto un aumento di oltre 1400 milionidi Euro, con 28,1 miliardi per i nuovi sistemi d’arma. Tra i destinatari dell’export la Francia, poi Ucraina, Stati Uniti e Arabia Saudita. Per l’Ucraina – ma anche per Israele, per il quale è continuato l’invio nei modi già esistenti – va sottolineato che l’esportazione in paesi in guerra è in contrasto con lo spirito della nostra Costituzione all’Art. 11, con la legge 185/90, con l’ATT (Arms Trade Treaty, Trattato sul commercio delle armi), in vigore dal 2014, e con la stessa posizione teorica della UE.
Il complesso militare-industriale-finanziario è il principale beneficiario, con una crescita esponenziale dei profitti: 3.976 miliardi di Euro le transazioni bancarie in Italia, secondo dati MEF. La Leonardo, la più grande impresa italiana produttrice di armi, nell’ultimo anno ha aumentato il valore delle sue azioni del 128%.
Allarmante è poi l’attacco alla Legge 185/90 che regola l’import/export di armi. Le modifiche già approvate in Senato riducono le informazioni quantitative e sulle tipologie di armi che l’Esecutivo è obbligato a trasmettere al Parlamento e addirittura eliminano l’obbligo della Relazione sui flussi finanziari verso le banche e quindi sull’interazione tra banche e aziende militari. Una gravissima perdita di trasparenza, tanto che per difendere la legge è stata attivata dalla Rete Italiana Pace e Disarmo (RIPD) la campagna “Basta favori ai mercanti di armi”.
Ma è sul piano culturale la deriva più grave. Negli ultimi anni l’educazione alla pace nella scuola non solo ha perso il suo ruolo centrale nelle linee formative, ma è contrastata. L’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università ha documentato innumerevoli segnalazioni sulla diffusione della “visione militare” della scuola e della “cultura della sicurezza” e della “difesa della patria”: un’idea positiva diffusa delle armi, l’inserimento dei vari corpi militari e delle Forze dell’Ordine nei programmi di Orientamento e in percorsi didattici – fino ai marines di Sigonella come insegnanti di inglese! -, alternanza scuola/lavoro (PCTO) nelle caserme, con progetti formativi o servizio nella mensa ufficiali, partecipazione a eventi militari, momenti di familiarizzazione nelle caserme con armi anche pesanti e carri armati, perfino per bambini. Si è visto il ritorno all’alzabandiera.
L’auspicabile, e attualmente inesistente, reazione politica deve essere affiancata da una decisa azione dal basso. Arena di pace 24, sia pure con il grave limite dell’assenza di una dimensione ecumenica e interreligiosa, ha messo in evidenza, nella giornata dell’Incontro dei movimenti popolari, una forte vitalità dell’impegno, anche se frammentato.
E le fedi, spesso strumentalizzate per dare motivazioni ai conflitti, devono invece trovare un ruolo da protagoniste nella ripresa della costruzione di una cultura di pace, incoraggiando il dialogo e l’incontro sui valori comuni della solidarietà, della giustizia e di quella non violenza radicale che, come cristiani, ci ha insegnato in modo esemplare Martin Luther King.
Articolo di Cristina Mattiello –Fonte –Riforma.it Il quotidiano on-line delle chiese evangeliche battiste, metodiste e valdesi in Italia.
Roma Capitale-I suggestivi spazi di Villa Carpegna a Roma accoglieranno dal 16 al 26 settembre la prima edizione di FIABE DAL MONDO, festival multidisciplinare di teatro, musica, nuove tecnologie e arti figurative a cura de “Le Chat Noir”, con la direzione artistica di Annabella Calabrese, anche regista con Daniele Esposito, dedicato al rapporto tra fiaba e arti performative nel mondo, e più in generale all’incontro di diverse culture e tradizioni, per spettatori di tutte le età.
Tra le vie di Villa Carpegna grandi e piccini potranno incontrare personaggi come Momotarō, il bimbo nato da una pesca protagonista dell’omonima fiaba giapponese, assistere al risveglio della bella addormentata di Perrault, conoscere la fanciulla maya Cuzan la ribelle ma anche incontrare animali parlanti provenienti da diversi continenti come il pigroKoala e la Giraffa vanitosa. Qui potranno ascoltare e riconoscere le più celebri composizioni e colonne sonore legate alle fiabe di tutto il mondo, viaggiare con la fantasia grazie alle fiabe britanniche esercitando il proprio inglese, ascoltare e guardare l’installazione audio-video “Un mondo di fiabe”, ma anche imparare a costruire burattini, strumenti musicali e a recitare in inglese e in italiano, grazie ai numerosi laboratori previsti.
Il ricco programma prevede, dunque, cinque spettacoli itineranti e interattivi(scritti e diretti da Annabella Calabrese e Daniele Esposito) ognuno dedicato ad un diverso continente, nei quali gli spettatori verranno accolti da sultani, animali parlanti, geni della lampada, e così via, che si alterneranno nel narrare le proprie fiabe, guidando il pubblico alla scoperta delle bellezze architettoniche e ambientali della Villa, un concerto di musica classica dedicato alle fiabe provenienti da tutto il mondo (a cura del quartetto Sharareh con le letture di Vincenzo Iantorno) , uno spettacolo di narrazione in doppia lingua (inglese e italiano) incentrato sulle fiabe tradizionali britanniche (a cura di Craig Peritz e Anita Tenerelli di The Turnabout),quattro laboratori di teatro, musica, letteratura e arti figurative(tenuti da Annabella Calabrese, Daniele Esposito, Craig Peritz, Anita Tenerelli, Ivana Labellarte e Giovanna Cappuccio), un’installazione audio – video(con animazioni e podcast dedicati alle versioni originali delle fiabe rappresentate negli spettacoli itineranti) e una residenza artistica per giovani attori under35 selezionati tramite curriculum e provino, nel corso della quale attraverso improvvisazioni ed esercizi di drammaturgia scenica si andranno a mettere in scena alcuni degli spettacoli previsti.
“Con “Fiabe dal mondo” il nostro obiettivo è quello di trasformare Villa Carpegna in una sorta di Mondo Interculturale e Incantato, popolato da personaggi provenienti dalla tradizione fiabesca mondiale, con attività che riguardino i più piccoli da vicino, mirate al loro intrattenimento e alla loro formazione culturale.”_annota la Direttrice Artistica Annabella Calabrese. “Il tutto è pensato per integrarsi al massimo con il contesto ambientale della Villa, puntando soprattutto ad un intrattenimento “teatrale” senza l’ausilio di amplificazioni o di altri mezzi “artificiali” che potrebbero interferire con l’immersività dell’operazione. Tutto sarà fruibile, infatti, grazie ad apposite cuffie “SILENT THEATRE” e gli spettatori passeranno da uno spettacolo all’altro sedendosi su teli portati da casa (il che permetterà di limitare al massimo l’inquinamento ambientale ma anche di far sì che soggetti a mobilità ridotta possano serenamente fruire degli spettacoli previsiti).”
Un festival così articolato ed immersivo, ma al tempo stesso dal forte valore culturale, basato su una progettazione SITE SPECIFIC integrata con l’ambiente circostante e a impatto ambientale nullo, rappresenta un format estremamente innovativo che in iniziative analoghe in passato ha riscosso grande successo.
“Fiabe dal mondo” è organizzato da Le Chat Noir APS, un’associazione attiva da anni sul territorio romano. Con numerosi spettacoli, cortometraggi e webserie prodotte, l’Associazione si è specializzata nel corso del tempo nell’elaborazione di proposte per bambini e ragazzi e in format innovativi (come il format “Shakespeare in wine”, ma anche i Festival per bambini di recente realizzazione “Il Giardino delle fiabe” e “Fiabe a Palazzo”).
La direzione artistica del Festival è ad opera di un giovane talento emergente: l’attrice, regista e autrice Annabella Calabrese. Protagonista al cinema di film presentati in importanti festival, come “Un nemico che ti vuole bene” di Denis Rabaglia (71° Festival di Locarno) nel quale condivide la scena con illustri colleghi come Diego Abatantuono e Sandra Milo, oltre ad aver un consolidato trascorso in veste di attrice, è un talento emergente anche nel campo della scrittura (è autrice e regista del cortometraggio “LOVE IS NOT ENOUGH” e della serie tv “Dreamland”, entrambi finanziati dal MIBACT) e della regia (il suo format “Shakespeare in wine” ha avuto negli ultimi dieci anni grande successo di critica e di pubblico). Sua, dunque, l’ideazione del Festival “Fiabe dal mondo” e la scrittura e la regia di ciascun spettacolo teatrale.
Ad affiancarla nella scrittura, nella regia e sul fronte organizzativo Daniele Esposito, anche lui insieme alla Calabrese ideatore del Festival, regista e autore e vincitore di numerosi premi tra cui il prestigioso Globo d’oro con il cortometraggio “Venti minuti” in concorso in più di 100 Festival in tutto il mondo e il Premio Amarcort 2016, la Menzione Speciale Pitch in The Day Roma Creative Contest 2017 e il Canary Islands International Film Market 2018 con il lungometraggio di animazione “A little bullet”. Sarà, inoltre, partner tecnico dell’evento il Th Roma – Carpegna Palace Hotel.
Per tutti gli eventi previsti nell’ambito del Festival è essenziale la prenotazione tramite Eventbrite o sul sito www.fiabedalmondo.it . L’intera programmazione si svolgerà a Villa Carpegna, Piazza di Villa Carpegna 1, Roma.
Segue il programma ufficiale:
PROGRAMMA
19 Settembre 2024 ore 17
Laboratorio di scrittura creativa “Inventa una storia”
Con Daniele Esposito e Annabella Calabrese
Per bambini e ragazzi dai 7 ai 12 anni
In questo laboratorio di scrittura creativa Daniele Esposito e Annabella Calabrese, autori di opere teatrali e cinematografiche per bambini e ragazzi e vincitori del Globo d’oro 2022, guideranno i giovani partecipanti nell’elaborazione di una fiaba ideata insieme, stimolando la loro fantasia e la loro capacità di esprimersi e arrivando a mettere in scena insieme quanto ideato.
MODALITÀ DI ACCESSO: GRATUITO CON PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA SU EVENTBRITE.
FRUIBILE ANCHE ONLINE SUI PROFILI SOCIAL DE: FIABE DAL MONDO
20 Settembre 2024 ore 17
Laboratorio di creazione di strumenti musicali
Con Ivana Labellarte
Per bambini e ragazzi dai 7 ai 12 anni
In questo divertente laboratorio un’esperta guiderà i partecipanti nella creazione di strumenti musicali partendo da elementi di riciclo come confezioni vuote di patatine o tappi di bottiglia. Nel corso del laboratorio ci si focalizzerà sia sul far “risuonare” gli strumenti creati, che sul rivestirli facendo prendere loro le sembianze di personaggi appartenenti al mondo delle fiabe.
MODALITÀ DI ACCESSO: GRATUITO CON PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA SU EVENTBRITE.
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21 Settembre 2024 ore 10
Laboratorio di recitazione in lingua inglese
Con Craig Peritz e Anita Tenerelli
Per tutti (bambini e adulti)
Craig Peritz, attore, regista ed esponente dal 1997 del famoso Living Theatre di New York, coadiuvato dall’attrice Anita Tenerelli, fondatrice insieme a lui del gruppo THE TURNABOUT, guiderà grandi e piccini in giochi teatrali, improvvisazioni e interpretazione di scene in lingua inglese. I partecipanti potranno così esercitare al tempo stesso la loro creatività teatrale e le proprie conoscenze linguistiche.
MODALITÀ DI ACCESSO: GRATUITO CON PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA SU EVENTBRITE.
FRUIBILE ANCHE ONLINE SUI PROFILI SOCIAL DE: FIABE DAL MONDO
21 Settembre 2024 ore 11.30
FIABE DAL MONDO: English Fairy Tales
Spettacolo in inglese e in italiano
Con Craig Peritz e Anita Tenerelli di THE TURNABOUT APS
Per bambini dai 3 agli 11 anni
Da “Jack e il fagiolo magico” a “Peter il coniglio”: un meraviglioso viaggio nei classici della letteratura britannica interpretati in doppia lingua (inglese e italiano) da Craig Peritz e Anita Tenerelli. I due guideranno grandi e piccini in un viaggio con l’immaginazione tra streghe, folletti e giganti della tradizione inglese.
MODALITÀ DI ACCESSO: GRATUITO CON PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA SU EVENTBRITE.
FRUIBILE ANCHE ONLINE SUI PROFILI SOCIAL DE: FIABE DAL MONDO
22 Settembre 2024 ore 10
Laboratorio di creazione di burattini da elementi di riciclo e di educazione alla sostenibilità ambientale
Con Giovanna Cappuccio
Per bambini dai 5 ai 12 anni
In questo divertente laboratorio un’esperta guiderà̀ i bambini nella creazione di burattini utilizzando materiali di riciclo. Ed è così che un tappo di bottiglia, può diventare il naso di un orco o due vecchi bottoni gli occhi di cappuccetto rosso. Tramite questo laboratorio i bambini non impareranno solo a realizzare dei burattini in completa autonomia, ma impareranno anche alcune fondamentali regole dell’educazione ambientale, scoprendo quanto possa essere importante per il nostro pianeta imparare a riciclare e a rispettare l’ambiente.
MODALITÀ DI ACCESSO: GRATUITO CON PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA SU EVENTBRITE.
FRUIBILE ANCHE ONLINE SUI PROFILI SOCIAL DE: FIABE DAL MONDO
22 Settembre 2024 ore 11.30
MUSICHE DAL MONDO
Con il quartetto Sharareh e Vincenzo Iantorno
Per tutti
Un concerto per quartetto d’archi che ripercorre le più celebri musiche dedicate alle fiabe di tutto il mondo, dallo “Schiaccianoci” di Tchaikovsky alla colonna sonora de “La Bella e la Bestia”, passando per celebri capolavori contemporanei come “Up” della PIXAR. Il Quartetto Sharareh guiderà grandi e piccini in un meraviglioso viaggio musicale, accompagnato dalla lettura di alcune brevi fiabe a cura di Vincenzo Iantorno.
MODALITÀ DI ACCESSO: GRATUITO CON PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA SU EVENTBRITE.
FRUIBILE ANCHE ONLINE SUI PROFILI SOCIAL DE: FIABE DAL MONDO
27 Settembre 2024 ore 17
Fiabe d’oriente (Spettacolo itinerante)
Scritto e diretto da Annabella Calabrese e Daniele Esposito – con Annabella Calabrese, Giovanna Cappuccio, Vincenzo Iantorno e i partecipanti alla Residenza artistica “Fiabe dal mondo”
Per bambini dai 3 ai 99 anni
All’ingresso di Villa Carpegna i bambini verranno accolti dai personaggi più noti delle Fiabe tradizionali d’oriente che li guideranno in un viaggio alla scoperta delle splendide locations della villa e del patrimonio fiabesco asiatico. Qui potranno conoscere il piccolo Momotaro, un bimbo nato da una pesca che deciderà di sfidare i giganti, seguire Aladino e la principessa Badr al Budr nelle loro avventure e addentrarsi nella giungla assieme al bramino, la tigre e la volpe. Un’esperienza da non perdere adatta a tutta la famiglia!
LE FIABE RAPPRESENTATE IN QUESTO SPETTACOLO PARTONO DA FIABE TRADIZIONALI POPOLARI ARABE, INDIANE E GIAPPONESI.
Evento gratuito su prenotazione obbligatoria. Spettacolo accessibile da spettatori con disabilità motorie, visive e uditive (prevista audiodescrizione e descrizione LIS su prenotazione).
MODALITÀ DI ACCESSO: GRATUITO CON PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA SU EVENTBRITE.
FRUIBILE ANCHE ONLINE SUI PROFILI SOCIAL DE: FIABE DAL MONDO
28 Settembre 2024 ore 11
Fiabe dal vecchio continente (Spettacolo itinerante)
Scritto e diretto da Annabella Calabrese e Daniele Esposito – con Annabella Calabrese, Giovanna Cappuccio, Vincenzo Iantorno e i partecipanti alla Residenza artistica “Fiabe dal mondo”
Spettacolo scritto e messo in scena nell’ambito della Residenza artistica “Fiabe dal mondo”
Per bambini dai 3 ai 99 anni
All’ingresso di Villa Carpegna i bambini verranno accolti dai personaggi più noti delle fiabe tradizionali europee che li guideranno in un viaggio alla scoperta delle splendide locations della villa e del patrimonio fiabesco del vecchio continente (con fiabe rielaborate in chiave moderna tratte dai fratelli Grimm, Charles Perrault e Giambattista Basile). Qui potranno incontrare i piccoli Hansel e Gretel e seguirli nella casetta di marzapane, conoscere la principessa Bellinda e l’orribile Mostro che la tiene prigioniera, fino a raggiungere la bella addormentata e ad assistere al suo risveglio dopo cent’anni di maleficio! Un’esperienza da non perdere adatta a grandi e piccini!
LE FIABE RAPPRESENTATE IN QUESTO SPETTACOLO PARTONO DA FIABE TRADIZIONALI POPOLARI EUROPEE. Lo spettacolo sarà in questo evento al suo debutto.
Evento gratuito su prenotazione obbligatoria. Spettacolo accessibile da spettatori con disabilità motorie, visive e uditive (prevista audiodescrizione e descrizione LIS su prenotazione)
MODALITÀ DI ACCESSO: GRATUITO CON PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA SU EVENTBRITE.
FRUIBILE ANCHE ONLINE SUI PROFILI SOCIAL DE: FIABE DAL MONDO
28 Settembre 2024 ore 17
Fiabe dal nuovo continente (Spettacolo itinerante)
Scritto e diretto da Annabella Calabrese e Daniele Esposito – con Annabella Calabrese, Giovanna Cappuccio, Vincenzo Iantorno e i partecipanti alla Residenza artistica “Fiabe dal mondo”
Spettacolo scritto e messo in scena nell’ambito della Residenza artistica “Fiabe dal mondo”
Per bambini dai 3 ai 99 anni
All’ingresso di Villa Carpegna i bambini verranno accolti dai personaggi più noti delle Fiabe tradizionali dei nativi d’america che li guideranno in un viaggio alla scoperta delle splendide locations di Villa Carpegna e del patrimonio fiabesco del nuovo continente. Qui potranno incontrare la piccola Stella errante, prigioniera di Acane, il perfido genio del fiume, assistere alla storia d’amore tra la bella Tulipano e il dio del Sole e seguire, infine, le avventure di Cuzan la ribelle. Un’esperienza da non perdere adatta a grandi e piccini!
LE FIABE RAPPRESENTATE IN QUESTO SPETTACOLO PARTONO DA FIABE TRADIZIONALI POPOLARI AMERICANE. Lo spettacolo sarà in questo evento al suo debutto.
Evento gratuito su prenotazione obbligatoria. Spettacolo accessibile da spettatori con disabilità motorie, visive e uditive (prevista audiodescrizione e descrizione LIS su prenotazione)
MODALITÀ DI ACCESSO: GRATUITO CON PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA SU EVENTBRITE.
FRUIBILE ANCHE ONLINE SUI PROFILI SOCIAL DE: FIABE DAL MONDO
29 Settembre 2024 ore 11
Fiabe africane (Spettacolo itinerante)
Scritto e diretto da Annabella Calabrese e Daniele Esposito – con Annabella Calabrese, Giovanna Cappuccio, Vincenzo Iantorno e i partecipanti alla Residenza artistica “Fiabe dal mondo”
Spettacolo scritto e messo in scena nell’ambito della Residenza artistica “Fiabe dal mondo”
Per bambini dai 3 ai 99 anni
All’ingresso di Villa Carpegna i bambini verranno accolti dai personaggi più noti delle fiabe tradizionali africane che li guideranno in un viaggio alla scoperta delle splendide locations di Villa Carpegna e del patrimonio fiabesco del continente (con fiabe rielaborate in chiave moderna tratte da quelle raccolte da Nelson Mandela e Paul Radin). Qui potranno incontrare la giraffa vanitosa, assistere a come un piccolo bruco spaventerà tutta la savana e conoscere, infine, il bimbo d’oro e il bimbo d’argento. Un’esperienza da non perdere adatta a grandi e piccini!
LE FIABE RAPPRESENTATE IN QUESTO SPETTACOLO PARTONO DA FIABE TRADIZIONALI POPOLARI AFRICANE.
Evento gratuito su prenotazione obbligatoria. Spettacolo accessibile da spettatori con disabilità motorie, visive e uditive (prevista audiodescrizione e descrizione LIS su prenotazione)
MODALITÀ DI ACCESSO: GRATUITO CON PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA SU EVENTBRITE.
FRUIBILE ANCHE ONLINE SUI PROFILI SOCIAL DE: FIABE DAL MONDO
29 Settembre 2024 ore 17
Fiabe dall’Oceania (Spettacolo itinerante)
Scritto e diretto da Annabella Calabrese e Daniele Esposito – con Annabella Calabrese, Giovanna Cappuccio, Vincenzo Iantorno e i partecipanti alla Residenza artistica “Fiabe dal mondo”
Spettacolo scritto e messo in scena nell’ambito della Residenza artistica “Fiabe dal mondo”
Per bambini dai 3 ai 99 anni
All’ingresso di Villa Carpegna i bambini verranno accolti dai personaggi più noti delle Fiabe tradizionali oceaniche che li guideranno in un viaggio alla scoperta delle splendide locations di Villa Carpegna e del patrimonio fiabesco del continente (con fiabe rielaborate in chiave moderna tratte da storie, miti e leggende del continente oceanico). Qui potranno incontrare la piccola Kumaku, che riuscirà a prendersi gioco di due enormi giganti, seguire le avventure di Vivèna nella casa delle nuvole e scoprire come mai il koala ha perso la sua coda! Un’esperienza da non perdere adatta a grandi e piccini!
LE FIABE RAPPRESENTATE IN QUESTO SPETTACOLO PARTONO DA FIABE TRADIZIONALI POPOLARI OCEANICHE.
Evento gratuito su prenotazione obbligatoria. Spettacolo accessibile da spettatori con disabilità motorie, visive e uditive (prevista audiodescrizione e descrizione LIS su prenotazione)
MODALITÀ DI ACCESSO: GRATUITO CON PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA SU EVENTBRITE.
FRUIBILE ANCHE ONLINE SUI PROFILI SOCIAL DE: FIABE DAL MONDO
Dal 16 AL 29 Settembre 2024
“UN MONDO DI FIABE” Installazione audio e video
Durante l’intera durata del festival chiunque passeggerà per le viuzze di Villa Carpegna potrà accedere all’installazione audio video “Un mondo di fiabe” grazie alle sagome riportanti le illustrazioni dei personaggi protagonisti degli spettacoli rappresentati durante il Festival e ai QR CODE collegati. Inquadrando i qr code il pubblico potrà accedere a video animazioni dedicati a ciascun personaggio e a letture delle fiabe originali (Le mille e una notte, Perrault, Nelson Mandela, etc.) da cui sono tratti gli spettacoli.
DISEGNI E ANIMAZIONI DI DANIELE ESPOSITO. REGIA DI ANNABELLA CALABRESE E DANIELE ESPOSITO – CON ANNABELLA CALABRESE, GIOVANNA CAPPUCCIO, ROBERTO GIANNUZZI, VINCENZO IANTORNO, ROBERTO LUIGI MAURI
MODALITÀ DI ACCESSO: GRATUITO
Dal 16 al 26 Settembre 2024
Residenza artistica “Fiabe dal mondo”
Residenza artistica dedicata ad allievi attori e attrici italiani e stranieri under35 finalizzata alla scrittura e alla messa in scena di cinque spettacoli dedicate alle fiabe di tradizione popolare appartenenti ai cinque diversi continenti (Europa, Asia, Africa, America e Oceania) suddivise in base al paese di provenienza. Gli allievi attori verranno guidati in improvvisazioni finalizzate alla scrittura degli spettacoli da mettere in scena da Daniele Esposito e Annabella Calabrese, registi e autori specializzati nella drammatizzazione di fiabe popolari tradizionali, e affiancati da attori professionisti facenti parte della compagnia Le Chat Noir. Alla fine della residenza artistica gli stessi si misureranno nella messa in scena con il pubblico dal 27 al 29 Settembre 2024 in cinque diversi spettacoli teatrali al loro primo debutto.
PUBBLICO DI RIFERIMENTO Allievi attori under 35 italiani e stranieri.
MODALITÀ DI ACCESSO: GRATUITO con selezione su curriculum a numero chiuso.
PER INFO TEL. 3496159462
Come raggiungerci
VILLA CARPEGNA– Piazza di Villa Carpegna 1- Roma
linea metropolitana A (FERMATA CORNELIA) linee autobus 881, 46/, 98, 916, 791
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