Giuseppe Fenoglio detto Beppe è stato uno scrittore, partigiano
1 marzo 1922 nasce Giuseppe Fenoglio detto Beppe, partigiano scrittore. Studente universitario, nel 1943 si trovava a Roma come allievo ufficiale dell’Esercito. All’armistizio tornò nella sua città natale. Quando Enrico Martini Mauri organizzò le formazioni partigiane Autonome, vi aderì con entusiasmo, assumendo il ruolo di ufficiale di collegamento. Fenoglio partecipò alla guerra di liberazione nelle Langhe e fu tra i partigiani che il 10 ottobre del 1944 entrarono in Alba, proclamando una repubblica antifascista che durò 23 giorni. Nel dopoguerra, Fenoglio visse lavorando come impiegato in un’azienda locale e scrivendo libri e racconti, in gran parte ispirati alla Resistenza e alcuni dei quali usciti postumi. Tra le sue opere: “I ventitré giorni della città di Alba” (Torino 1952), “La malora” (Torino 1954), “Primavera di bellezza” (Milano 1959), “Un giorno di fuoco” (Milano 1963), “Il partigiano Johnny” (Torino 1968), “La paga del sabato” (Torino 1969). Da “Il partigiano Johnny”, il regista Guido Chiesa ha tratto il film dal titolo omonimo presentato alla Mostra del cinema di Venezia del 2000. Il 10 marzo 2005, all’Università di Torino, a Beppe Fenoglio è stata conferita la laurea “honoris causa” in Lettere alla memoria.
Opere
I ventitré giorni della città di Alba, Einaudi, Torino, 1952
La malora, Einaudi, Torino 1954
Primavera di bellezza, Garzanti, Milano, 1959
Postume
Un giorno di fuoco, Garzanti, Milano, 1963
Una questione privata, Garzanti, Milano, 1963
Il partigiano Johnny, Einaudi, Torino, 1968
La paga del sabato, a cura di Maria Corti, Collana Supercoralli, Einaudi, Torino, 1969
Un Fenoglio alla prima guerra mondiale, Einaudi, Torino, 1973
La voce nella tempesta, adattamento teatrale di Cime tempestose, a cura di Francesco De Nicola, 1974
L’affare dell’anima e altri racconti, Einaudi, Torino, 1980
La sposa bambina, tratto dalla raccolta “Un giorno di fuoco”, Einaudi, Torino, 1988
L’imboscata, Einaudi, Torino, 1992
Appunti partigiani 1944-1945, a cura di L. Mondo, Einaudi, Torino 1994
Quaderno di traduzioni, a cura di Mark Pietralunga, Einaudi, Torino, 2000.
Lettere 1940-1962, a cura di Luca Bufano, Einaudi, Torino in collaborazione con la Fondazione Ferrero di Alba, 2002
Una crociera agli antipodi e altri racconti fantastici, a cura di Luca Bufano, Collana L’Arcipelago, Einaudi, Torino, 2003
Epigrammi. A cura di Gabriele Pedullà, Collezione di Poesia, Einaudi, Torino, I ed. 2005
Tutti i racconti, a cura di Luca Bufano, Einaudi, Torino, 2007
Critica
Roberto Mosena, L’interprete e Fenoglio. Letture di Davide Lajolo, Nuova Cultura, Roma, 2009
Laurea Honoris Causa in Lettere (postuma) – 2005 – nastrino per uniforme ordinaria Laurea Honoris Causa in Lettere (postuma) – 2005
«la Facoltà propone che a Beppe Fenoglio, scrittore che già annoveriamo tra i “classici”, e certamente tra i massimi del Novecento, venga com’era sua speranza “portata a casa” (post mortem) la laurea in Lettere, a riconoscimento della sua grandezza assoluta[10]»
Fotoreportage Piazza del Popolo di Roma Capitale è l’ente territoriale speciale[2], dotato di particolare autonomia, che amministra il territorio comunale della città di Roma in quanto capitale della Repubblica Italiana.
Istituito nel 2010 in attuazione dell’articolo 114 comma 3 della Costituzione, l’ente ha soppiantato il preesistente Comune di Roma, lasciando comunque invariati i confini amministrativi e il livello di governo.[3
Il territorio di Roma Capitale si estende su un’area di 1285,31 km² e presenta tre tipologie di suddivisioni: amministrativa, urbanistica e storica.
Le suddivisioni amministrative, definite anche strutture territoriali, consistono nella divisione dell’ampio territorio negli attuali 15 municipi. Questi sono l’evoluzione delle 20 circoscrizioni istituite nel 1972[4] secondo il riordino e gli accorpamenti effettuati nel 2013.
Le zone urbanistiche rappresentano una ripartizione dei municipi in 155 suddivisioni. Sono state istituite nel 1977 a fini statistici e di pianificazione e gestione del territorio, secondo criteri di omogeneità dal punto di vista urbanistico. I confini sono individuati lungo le soluzioni di continuità più o meno marcate del tessuto urbano.
La suddivisione storica è composta di 116 comprensori toponomastici organizzati in quattro gruppi:
35 quartieri che circondano il centro storico fuori dalle Mura aureliane, a cui si aggiungono i tre quartieri del litorale;
6 suburbi, ossia i territori adiacenti ai quartieri;
53 zone scarsamente popolate a cavallo del GRA e fino ai confini comunali, che compongono l’Agro romano.
Il territorio di Roma Capitale si estende su un’area di 1285,31 km² e presenta tre tipologie di suddivisioni: amministrativa, urbanistica e storica.
Le suddivisioni amministrative, definite anche strutture territoriali, consistono nella divisione dell’ampio territorio negli attuali 15 municipi. Questi sono l’evoluzione delle 20 circoscrizioni istituite nel 1972[4] secondo il riordino e gli accorpamenti effettuati nel 2013.
Le zone urbanistiche rappresentano una ripartizione dei municipi in 155 suddivisioni. Sono state istituite nel 1977 a fini statistici e di pianificazione e gestione del territorio, secondo criteri di omogeneità dal punto di vista urbanistico. I confini sono individuati lungo le soluzioni di continuità più o meno marcate del tessuto urbano.
La suddivisione storica è composta di 116 comprensori toponomastici organizzati in quattro gruppi:
35 quartieri che circondano il centro storico fuori dalle Mura aureliane, a cui si aggiungono i tre quartieri del litorale;
6 suburbi, ossia i territori adiacenti ai quartieri;
53 zone scarsamente popolate a cavallo del GRA e fino ai confini comunali, che compongono l’Agro romano.
Monumentale ed elegante Piazza del Popolo di Roma Capitale è al vertice in cui si incontrano via del Babuino, via di Ripetta e via del Corso, le tre arterie principali del centro storico di Roma.
L’urbanizzazione dell’area inizia nella seconda metà del Cinquecento, con la realizzazione di una prima fontana, la fontana del Trullo, su progetto di Giacomo Della Porta, oggi in piazza Nicosia, e con la successiva collocazione dell’obelisco Flaminio, alto circa 24 metri, e spostato dal Circo Massimo per ordine di Sisto V nel 1589; fu il primo obelisco a essere trasferito a Roma, al tempo di Augusto, per celebrare la conquista dell’Egitto.
La facciata esterna dell’odierna Porta del Popolo (l’antica Porta Flaminia) fu commissionata da papa Pio IV a Michelangelo, che però trasferì l’incarico a Nanni di Baccio Bigio, il quale realizzò l’opera tra il 1562 e il 1565. “Felici faustoque ingressui MDCLV” (“Per un ingresso felice e fausto”): è questo il messaggio inciso sulla facciata interna, realizzata da Bernini per Alessandro VII, in occasione dell’arrivo a Roma di Cristina di Svezia nel 1655.
Nel corso del ‘600, furono realizzate le due chiese gemelle, Santa Maria in Montesanto, nota anche come “Chiesa degli Artisti”, e Santa Maria dei Miracoli, progettate originariamente da Carlo Rainaldi, ed entrambe successivamente completate da Gian Lorenzo Bernini, con la collaborazione di Carlo Fontana. Ideate dal Rainaldi come costruzioni simmetriche, per problemi di spazio presentano planimetrie differenti e diverse cupole: ottagonale per Santa Maria dei Miracoli e dodecagonale per Santa Maria in Montesanto. Ciò nonostante, dalla piazza, grazie a un puro effetto ottico, appaiono identiche.
Sul lato opposto della piazza sorge la splendida Basilica di Santa Maria del Popolo, risalente al Quattrocento, arricchita e modificata nel corso dei secoli dall’intervento di numerosi architetti e artisti. Al suo interno conserva straordinari capolavori: la Cappella Chigi, realizzata su progetto di Raffaello dal 1513, terminata tra il 1652 e il 1656 con l’intervento di Gian Lorenzo Bernini; la Cappella Cerasi, che ospita la Crocifissione di San Pietro e la Conversione di San Paolo, opere di Caravaggio; la pala d’altare raffigurante l’Assunzione della Vergine di Annibale Carracci e la Cappella del Presepio o della Rovere, realizzata dall’architetto Andrea Bregno, tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento, decorata con magnifici affreschi attribuiti a Pinturicchio e alla sua bottega. La leggenda narra che sul Colle degli Ortuli, dove sorge la Basilica, vi sia la tomba maledetta di Nerone, l’imperatore morto suicida, le cui ceneri vennero sepolte in un’urna di porfido sotto un noce. Vicino all’altare maggiore della chiesa sono presenti dei bassorilievi che ricordano la vicenda.
In seguito a una nuova sistemazione urbanistica, progettata dall’architetto Giuseppe Valadier agli inizi dell’Ottocento, la nuova Piazza del Popolo si presenta come una grande ellisse attorno all’obelisco egizio, impreziosita e incorniciata da sculture, giardini e fontane. Al centro della piazza, si trova la fontana dei Leoni dello stesso Valadier, che sostituisce la fontana cinquecentesca di Della Porta e si sviluppa intorno all’obelisco Flaminio. Ha vasche rotonde di travertino, dominate da leoni di marmo bianco in stile egizio, dalle cui bocche sgorgano i getti d’acqua.
Al centro dell’emiciclo orientale è collocata la fontana della Dea Roma, ornata da un grande gruppo scultoreo costituito da una statua della dea armata, affiancata da due statue raffiguranti il Tevere e l’Aniene – i due fiumi di Roma – e ai cui piedi si trova la lupa che allatta i gemelli. Alle spalle, si trova il parco del Pincio, splendida passeggiata urbana, dalla cui terrazza si ammira un tramonto spettacolare.
Esattamente al centro dell’emiciclo opposto, si erge l’imponente gruppo scultoreo che adorna la fontana del Nettuno: una statua di Nettuno con il tridente nella mano destra, ai cui piedi sono posti due tritoni con delfini, domina un’ampia vasca di travertino di forma semicircolare, sopra la quale una grande valva di conchiglia raccoglie l’acqua riversata da un piccolo catino in alto. Entrambe le fontane dei due emicicli furono ideate da Valadier e scolpite da Giovanni Ceccarini.
Completano l’assetto della piazza, le due fontane sarcofago, poste in sostituzione di un abbeveratoio e un lavatoio, che fino al Settecento conferivano all’area un aspetto rurale. Una è addossata alla chiesa di Santa Maria del Popolo, reca il ritratto di due coniugi e risale alla metà del III secolo d.C.; l’altra si trova a ridosso dell’opposta caserma “Giacomo Acqua”, già delle guardie pontificie, presenta una decorazione con solo un personaggio maschile togato ed è databile all’ultimo quarto dello stesso secolo.
Fino al XIX secolo, la piazza era uno dei luoghi dove si svolgevano le esecuzioni capitali per mano del famoso boia Mastro Titta. Come ricordato da una lapide apposta nel 1909 sulla caserma, qui furono ghigliottinati i due carbonari Angelo Targhini e Leonida Montanari, “rei di lesa maestà e ferite con pericolo”.
Rappresentazione del mecenatismo papale rinascimentale, antica sede di giochi, fiere e spettacoli popolari, Piazza del Popolo è sicuramente una delle piazze più famose al mondo. Le sue bellezze artistiche, i suoi caffè, le sue botteghe e i locali commerciali adiacenti, anticamente frequentati da personaggi come Trilussa, Guttuso e Pasolini, ne fanno l’emblema culturale della “romanità” e scenografico ingresso al cuore della capitale.
Il fascino della fotografa Vivian Maier è dovuto al mistero che circonda la sua vita e il suo lavoro. La vicenda di Vivian Maier, la misteriosa bambinaia fotografa diventata un caso mediatico poco dopo la sua morte, è nota solo a grandi linee, così come nota è solo una piccola selezione delle sue immagini e una manciata di informazioni sulla sua vita“Vivian Maier. Una fotografa ritrovata” è la raccolta più completa delle sue fotografie, in bianco e nero e a colori. Grazie al testo introduttivo di Marvin Heiferman, scrittore e curatore, il volume esplora e celebra la vita e l’opera di Vivian Maier in una prospettiva precisa e attuale, analizzando il suo lavoro nel contesto della Street photography americana contemporanea. Basato anche su una serie di interviste a persone che la conobbero, il testo getta una nuova luce sulla vita e sulla sorprendente opera di Vivian Maier. Con 240 fotografie in gran parte inedite, questa raccolta include anche le immagini degli effetti personali della fotografa, così come gli oggetti collezionati nella sua vita e mai prima d’ora visti.
La vita di Vivian Maier è stata ricostruita in particolare da John Maloof che ha cercato testimonianze della sua vita negli Stati Uniti, specialmente tra le famiglie presso le quali ha vissuto. La parte francese della sua biografia è stata ricostruita grazie al lavoro dell’associazione Vivian Maier et le Champsaur[1] che ha cercato testimoni nel Champsaur, la valle d’origine della sua famiglia materna nelle Alte Alpi.
Vivian Maier nacque a New York, il 1º febbraio 1926. Suo padre, Charles Maier, era statunitense, nato da una famiglia di emigranti austriaca, mentre sua madre, Maria Jaussaud, era nata in Francia, nel maggio 1897, a Saint-Julien-en-Champsaur in cui visse fino alla sua partenza in America, dove un ramo della famiglia Jaussaud era già emigrata. A New York, Maria conobbe Charles Maier, impiegato in una drogheria, che sposò nel maggio 1919 ottenendo, attraverso il matrimonio, la cittadinanza degli Stati Uniti. Da questa unione nacquero due figli: prima un maschio, William Charles, nel 1920, e poi, nel 1926, una figlia, Vivian.
Separatisi i genitori nel 1929, il ragazzo fu affidato ai nonni paterni e Vivian rimase con la madre, che trovò poi rifugio presso un’amica francese che viveva nel Bronx, di nome Jeanne Bertrand, nata nel 1880 non lontano dalla valle di Champsaur. Jeanne Bertrand era già una fotografa professionista, tanto che ebbe gli onori della prima pagina del 23 agosto 1902 del Boston Globe, il principale giornale di Boston, che pubblicò una sua foto e due ritratti fatti da lei, insieme ad un articolo elogiativo sul suo giovane talento fotografico. Fu lei che trasmise a Maria e a sua figlia la passione per la fotografia.
Grazie alle testimonianze raccolte dai residenti in Champsaur, il sito dell’associazione locale riporta che tra il 1932 e il 1933, le due donne e Vivian tornarono in Francia e si stabilirono prima a Saint-Julien, poi a Saint-Bonnet-en-Champsaur. Parte dell’infanzia di Vivian si svolse quindi in Francia, dai sei-sette anni fino ai dodici. In quel periodo, Vivian parla francese e gioca con i bambini della sua età mentre Maria, sua madre, scatta alcune fotografie che testimoniano del loro soggiorno.
Il 1º agosto 1938 Maria Maier e sua figlia ripartirono per gli Stati Uniti a bordo del transatlantico Normandie, che collegava Le Havre a New York, dove di nuovo si stabilirono. Dopo la seconda guerra mondiale, nel 1950-1951, Vivian Maier, all’età di 24-25 anni, tornò a Champsaur per mettere all’asta una proprietà che le era stata lasciata in eredità. In attesa della vendita, Vivian, con due apparecchi fotografici a tracolla, percorse la regione, facendo visita ai membri della sua famiglia e riprendendo molte immagini.
La giovane donna ripartì nell’aprile del 1951 per New York. Con il ricavato della vendita della casa, comprò una fotocamera eccellente, una Rolleiflex professionale, e viaggiò nel Nordamerica. In seguito lavorò come bambinaia al servizio di una famiglia di Southampton, prima di stabilirsi definitivamente nel 1956 a Chicago, dove continuò a fare la governante per bambini.
Vivian Maier aveva 30 anni al suo arrivo a Chicago, dove fu assunta dai coniugi Nancy e Avron Gensburg per prendersi cura dei loro tre ragazzi: John, Lane e Matthew. Secondo Nancy Gensburg, Vivian non prediligeva fare la bambinaia, ma, non sapendo che altro fare, quello fu il mestiere che esercitò per quarant’anni. I bambini, peraltro, l’adoravano: per Lane Gensburg, Vivian “era come Mary Poppins“.
Presso i Gensburg Maier aveva un bagno privato, che le servì anche come camera oscura, avendola lei attrezzata per sviluppare i negativi e i suoi film. La fotografa diede libero sfogo alla sua passione per la fotografia allorché, ad ogni occasione, poté immortalare la vita quotidiana nelle strade con i suoi abitanti, bambini, lavoratori, persone di buona società e personaggi famosi come pure miserabili, mendicanti ed emarginati. Mentre era ancora al servizio dei Gensburg, che ricorsero ad una temporanea sostituita, Vivian intraprese, da sola, per 6 mesi, tra il 1959 e il 1960, un viaggio intorno al mondo, visitando le Filippine, la Thailandia, l’India, lo Yemen, l’Egitto, l’Italia dove sostò a Genova e a Torino e infine la Francia con un ultimo soggiorno a Champsaur girando in bicicletta per tutto il circondario e scattando molte foto. Non disse mai ai Gensburg dove fosse stata, benché fosse molto legata a questa famiglia che conobbe fin dal suo arrivo a Chicago e con cui visse per 17 anni. Diventati grandi John, Lane e Matthew, i Gensburg non ebbero più bisogno di una tata e Vivian Maier li lasciò per continuare la sua attività presso altre famiglie con bambini piccoli. Da quel momento smise di sviluppare e di elaborare i suoi negativi e decise di passare alla fotografia a colori con diverse fotocamere, tra cui una Kodak e una Leica.
Nel 1975 morì la madre Maria, con la quale non aveva più rapporti da anni. Vivian, sempre animata dalla sua grande passione per la fotografia, continuò a guadagnarsi da vivere come bambinaia. Non si conoscono tutte le famiglie presso le quali prese servizio, ma si sa che nel 1987 si presentò ai coniugi Usiskin, suoi nuovi datori di lavoro, portando con sé 200 casse di cartone contenenti il suo archivio personale, che furono immagazzinate in un box.
Dal 1989 al 1993 Vivian si prese cura con grande umanità di Chiara Bayleander, un’adolescente con disabilità mentale. In questo periodo le sue casse furono sistemate in un mezzanino del suo datore di lavoro.
Mentre l’età avanzava, Vivian si trovò ad attraversare gravi difficoltà finanziarie. Le sue casse, da ultimo, andarono a finire nel box di un magazzino preso in affitto. Alla fine degli anni novanta i fratelli Gensburg, con i quali Vivian aveva per molto tempo mantenuto un legame andando a visitarli in occasione di matrimoni, lauree e nascite, la rintracciarono in un piccolo alloggio economico di Cicero e la trasferirono in un grazioso appartamento a Rogers Park vegliando su di lei.[2]
Sul finire del 2008, Vivian ebbe un incidente cadendo sul ghiaccio e battendo la testa, per cui fu ricoverata in ospedale. I Gensburg per garantirsi che avesse le migliori cure la fecero trasferire in una casa di cura a Highland Park. Nonostante queste affettuose attenzioni, Vivian Maier morì dopo poco tempo, il 21 aprile 2009, senza che né lei né i Gensburg sapessero che due anni prima, a causa degli affitti non pagati, il suo box era stato messo all’asta, e prima che John Maloof, che cercava sue notizie e voleva valorizzare la sua opera, potesse trovarla e incontrarla.
Maier e, soprattutto, la sua vasta quantità di negativi[3] è stata scoperta nel 2007, grazie alla tenacia di John Maloof, anche lui statunitense, giovane figlio di un rigattiere. Nel 2007 il ragazzo, volendo fare una ricerca sulla città di Chicago e avendo poco materiale iconografico a disposizione, decise di comprare in blocco per 380 dollari, ad un’asta, il contenuto di un box zeppo degli oggetti più disparati, espropriati per legge ad una donna che aveva smesso di pagare i canoni di affitto. Mettendo ordine tra le varie cianfrusaglie (cappelli, vestiti, scontrini e perfino assegni di rimborso delle tasse mai riscossi), Maloof reperì una cassa contenente centinaia di negativi e rullini ancora da sviluppare.
Dopo aver stampato alcune foto, Maloof le pubblicò su Flickr, ottenendo un interesse entusiastico e virale e l’incoraggiamento della community ad approfondire la sua ricerca. Pertanto fece delle indagini sulla donna che aveva scattato quelle fotografie: venne a sapere che Vivian non aveva famiglia e aveva lavorato per tutta la vita come bambinaia soprattutto nella città di Chicago; durante le giornate libere e i periodi di vacanza era solita scattare foto della vita quotidiana di città come New York, Chicago e Los Angeles. La maggior parte delle sue foto sono street photosante litteram e dunque Maier può essere considerata una antesignana di questo genere fotografico. Inoltre, Maier scattò molti autoritratti, caratterizzati dal fatto che non guardava mai direttamente verso l’obiettivo, utilizzando spesso specchi o vetrine di negozi come superfici riflettenti.
La sua vita può essere paragonata a quella della poetessa statunitense Emily Dickinson, che scrisse le sue riflessioni e le sue poesie senza mai pubblicarle e, anzi, a volte, nascondendole in posti impensati, dove furono ritrovate solamente dopo la sua morte. Dal momento della sua scoperta, Maloof ha svolto una grande attività di divulgazione della sua opera fotografica, organizzando mostre itineranti in tutto il mondo.[4] Vivian Maier utilizzava per scattare le sue immagini una macchina fotografica Rolleiflex e un apparecchio Leica IIIc. La sua vita e il suo lavoro sono stati oggetto di libri e documentari.
Affermazione di Joan Fontcuberta
Nel 2017 il fotografo spagnolo Joan Fontcuberta affermò, durante una conferenza tenutasi a Bologna, di aver inventato lui il personaggio di Vivian Maier insieme a John Maloof e che per quanto la donna delle foto sia realmente esistita e le foto sono autentiche, tutta la storia che ruota attorno a lei è stata inventata[5]. In seguito non si hanno notizie di prove fornite da Fontcuberta, noto per le sue provocazioni, né che abbia reiterato l’affermazione; nessun organo di stampa l’ha avallata.[6]
Mostre
Vivian Maier Anthology, settembre 2023-gennaio 2024, Palazzo Pallavicini (Bologna) organizzata da Deborah Petroni, Chiara Campagnoli e Rubens Fogacci, a cura di Anne Morin
Summer in the City, giugno–agosto 2013, Chicago; Russell Bowman Art Advisory.[23]
Vivian Maier, giugno–agosto 2013, Shanghai, Cina; Kunst.Licht Photo Art Gallery.[24]
Vivian Maier: Out of the Shadows, luglio–settembre 2013, Toronto, Ontario; Stephen Bulger Gallery.[25]
Vivian Maier: Out of the Shadows – The Unknown Nanny Photographer, agosto–ottobre 2013, Durango, Colorado; Open Shutter Gallery.[26]
Загадка Вивьен Майер (The Riddle of Vivian Maier), settembre–ottobre 2013, Mosca, Russia; Центр фотографии имени братьев Люмьер (The Lumiere Brothers Center for Photography).[8]
Vivian Maier: Picturing Chicago, ottobre 2013, Chicago; Union League Club.[27]
Vivian Maier: Out of the Shadows, gennaio–febbraio 2014, Cleveland, Ohio; Cleveland Print Room.[30]
Certificates of Presence: Vivian Maier, Livija Patikne, J. Lindemann, 17 gennaio – 8 marzo 2014, Milwaukee; Portrait Society Gallery.[31]
Vivian Maier: Out of the Shadows, gennaio–marzo 2014, Minneapolis; MPLS Photo Center.[32]
Vivian Maier: Out of the Shadows, febbraio–giugno 2014, San Francisco; Scott Nichols Gallery.[33]
See All About It: Vivian Maier’s Newspaper Portraits, marzo–maggio 2014, Berkeley; The Reva and David Logan Gallery at UC Berkeley’s Graduate School of Journalism.[34]
Vivian Maier, Photographer, marzo–maggio 2014, Fribourg, Svizzera; Cantonal and University Library.[35]
Vivian Maier: Out of The Shadows, marzo–settembre 2014, Chicago, Illinois; Harold Washington Library.[36]
Vivian Maier – A Photographic Journey, maggio–luglio 2014, Highland Park; The Art Center Highland Park.[37]
I disegni di Franz Kafka- A cura di Andreas Kilcher-
A cura di Andreas Kilcher-Traduzione di Ada Vigliani-Con una Nota di Roberto Calasso
ADELPHI EDIZIONI
Risvolto Com’è noto, poco prima della morte, Franz Kafka chiese all’amico Max Brod di distruggere tutti i suoi «scarabocchi». Alludeva non solo agli scritti, ma anche a quei disegni che, dando prova di autentico talento, aveva tracciato nel corso degli anni su fogli sparsi, pagine di diario e un intero quaderno. Max Brod non distrusse né gli uni né gli altri – e mai disobbedienza fu più provvidenziale. Rese tuttavia pubblico solo un numero ristretto di disegni: i restanti, la maggior parte, sono rimasti occultati per decenni in una cassetta di sicurezza, prima a Tel Aviv e poi a Zurigo. E solo quando, di recente, sono tornati alla luce, si è svelato pienamente il volto artistico di Kafka. Un volto che ora potremo conoscere grazie a questo libro, in cui è riprodotto – sul supporto originale, e quasi sempre a grandezza naturale – l’intero corpus dei disegni che si sono conservati. Pagina dopo pagina, incontreremo esili silhouette nere di omini curvilinei che ora camminano frettolosi, ora s’inerpicano chissà dove, ora sembrano danzare; figure angolose, dal volto appena accennato, talvolta comico; e ancora: esseri ibridi, spesso rappresentati con pochi tratti magistrali, immagini evanescenti, come in affannoso movimento, enigmatiche apparizioni. Ravviseremo così un artista imparentato con lo scrittore, ma che percorre un’autonoma strada parallela – una strada per Kafka non meno vitale, se a Felice Bauer poteva scrivere: «Una volta ero un grande disegnatore … a quel tempo, ormai anni fa, quei disegni mi hanno appagato più di qualsiasi altra cosa».
I disegni di Kafka, apparso in Germania nel 2021, è accompagnato in questa edizione italiana da una Nota di Roberto Calasso.
In copertina
Disegni di Franz Kafka (1901-1907). The Literary Estate of Max Brod, National Library of Israel, Jerusalem.
foto ardon bar hama
ADELPHI EDIZIONI S.p.A
Via S. Giovanni sul Muro, 14 20121 – Milano Tel. +39 02.725731 (r.a.) Fax +39 02.89010337
Venti di guerra corrono per l’Europa. Due conflitti violentissimi – quello russo-ucraino e quello israelo-palestinese – così vicini geograficamente e politicamente e una sconcertante assenza di iniziative per l’apertura di tavoli di pace.
La UE ha dimenticato le sue radici ideali, i suoi valori fondanti e accetta ormai il conflitto come soluzione dei problemi al posto della politica e della diplomazia. Speravamo fino a poco tempo fa in “un altro mondo possibile” e ci ritroviamo con l’affrancamento di ragionamenti su una guerra globale possibile, non escluso perfino l’uso del nucleare. Inquietanti dichiarazioni istituzionali sulla necessità di abituarsi all’eventualità di un coinvolgimento diretto in un conflitto allargato si accompagnano, sul piano geopolitico, a un sostanziale appoggio alla guerra a oltranza. Il concetto di “vittoria finale”, ormai dominante, ignora i costi umani, anche se di dimensioni spaventose come quelle che sono sotto i nostri occhi.
E oscura la definizione di pace come lungo e articolato processo in cui attraverso una mediazione si arriva a un compromesso soddisfacente per entrambe le parti, che evita centinaia di migliaia di vittime.
La corsa al riarmo è il primo effetto tangibile di questo orientamento politico e ideologico. Secondo il SISPRI (Stockholm International Peace Reseach Institute), il 2023 è stato l’anno del record storico della spesa militare globale: 2443 miliardi di dollari, con una crescita del 6,8% rispetto al 2022, pari a 200 miliardi di dollari, la spesa complessiva per l’aiuto allo sviluppo. In Europa la spesa militare nel 2023 è aumentata del 16%, il più alto incremento dalla Guerra Fredda.
Anche l’Italia è investita dalla deriva militarista: l’export di armi negli ultimi 10 anni è cresciuto dell’86% e nel 2023 risulta di circa 5,15 miliardi di Euro. Per il 2024 è previsto un aumento di oltre 1400 milionidi Euro, con 28,1 miliardi per i nuovi sistemi d’arma. Tra i destinatari dell’export la Francia, poi Ucraina, Stati Uniti e Arabia Saudita. Per l’Ucraina – ma anche per Israele, per il quale è continuato l’invio nei modi già esistenti – va sottolineato che l’esportazione in paesi in guerra è in contrasto con lo spirito della nostra Costituzione all’Art. 11, con la legge 185/90, con l’ATT (Arms Trade Treaty, Trattato sul commercio delle armi), in vigore dal 2014, e con la stessa posizione teorica della UE.
Il complesso militare-industriale-finanziario è il principale beneficiario, con una crescita esponenziale dei profitti: 3.976 miliardi di Euro le transazioni bancarie in Italia, secondo dati MEF. La Leonardo, la più grande impresa italiana produttrice di armi, nell’ultimo anno ha aumentato il valore delle sue azioni del 128%.
Allarmante è poi l’attacco alla Legge 185/90 che regola l’import/export di armi. Le modifiche già approvate in Senato riducono le informazioni quantitative e sulle tipologie di armi che l’Esecutivo è obbligato a trasmettere al Parlamento e addirittura eliminano l’obbligo della Relazione sui flussi finanziari verso le banche e quindi sull’interazione tra banche e aziende militari. Una gravissima perdita di trasparenza, tanto che per difendere la legge è stata attivata dalla Rete Italiana Pace e Disarmo (RIPD) la campagna “Basta favori ai mercanti di armi”.
Ma è sul piano culturale la deriva più grave. Negli ultimi anni l’educazione alla pace nella scuola non solo ha perso il suo ruolo centrale nelle linee formative, ma è contrastata. L’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università ha documentato innumerevoli segnalazioni sulla diffusione della “visione militare” della scuola e della “cultura della sicurezza” e della “difesa della patria”: un’idea positiva diffusa delle armi, l’inserimento dei vari corpi militari e delle Forze dell’Ordine nei programmi di Orientamento e in percorsi didattici – fino ai marines di Sigonella come insegnanti di inglese! -, alternanza scuola/lavoro (PCTO) nelle caserme, con progetti formativi o servizio nella mensa ufficiali, partecipazione a eventi militari, momenti di familiarizzazione nelle caserme con armi anche pesanti e carri armati, perfino per bambini. Si è visto il ritorno all’alzabandiera.
L’auspicabile, e attualmente inesistente, reazione politica deve essere affiancata da una decisa azione dal basso. Arena di pace 24, sia pure con il grave limite dell’assenza di una dimensione ecumenica e interreligiosa, ha messo in evidenza, nella giornata dell’Incontro dei movimenti popolari, una forte vitalità dell’impegno, anche se frammentato.
E le fedi, spesso strumentalizzate per dare motivazioni ai conflitti, devono invece trovare un ruolo da protagoniste nella ripresa della costruzione di una cultura di pace, incoraggiando il dialogo e l’incontro sui valori comuni della solidarietà, della giustizia e di quella non violenza radicale che, come cristiani, ci ha insegnato in modo esemplare Martin Luther King.
Articolo di Cristina Mattiello –Fonte –Riforma.it Il quotidiano on-line delle chiese evangeliche battiste, metodiste e valdesi in Italia.
Roma Capitale-I suggestivi spazi di Villa Carpegna a Roma accoglieranno dal 16 al 26 settembre la prima edizione di FIABE DAL MONDO, festival multidisciplinare di teatro, musica, nuove tecnologie e arti figurative a cura de “Le Chat Noir”, con la direzione artistica di Annabella Calabrese, anche regista con Daniele Esposito, dedicato al rapporto tra fiaba e arti performative nel mondo, e più in generale all’incontro di diverse culture e tradizioni, per spettatori di tutte le età.
Tra le vie di Villa Carpegna grandi e piccini potranno incontrare personaggi come Momotarō, il bimbo nato da una pesca protagonista dell’omonima fiaba giapponese, assistere al risveglio della bella addormentata di Perrault, conoscere la fanciulla maya Cuzan la ribelle ma anche incontrare animali parlanti provenienti da diversi continenti come il pigroKoala e la Giraffa vanitosa. Qui potranno ascoltare e riconoscere le più celebri composizioni e colonne sonore legate alle fiabe di tutto il mondo, viaggiare con la fantasia grazie alle fiabe britanniche esercitando il proprio inglese, ascoltare e guardare l’installazione audio-video “Un mondo di fiabe”, ma anche imparare a costruire burattini, strumenti musicali e a recitare in inglese e in italiano, grazie ai numerosi laboratori previsti.
Il ricco programma prevede, dunque, cinque spettacoli itineranti e interattivi(scritti e diretti da Annabella Calabrese e Daniele Esposito) ognuno dedicato ad un diverso continente, nei quali gli spettatori verranno accolti da sultani, animali parlanti, geni della lampada, e così via, che si alterneranno nel narrare le proprie fiabe, guidando il pubblico alla scoperta delle bellezze architettoniche e ambientali della Villa, un concerto di musica classica dedicato alle fiabe provenienti da tutto il mondo (a cura del quartetto Sharareh con le letture di Vincenzo Iantorno) , uno spettacolo di narrazione in doppia lingua (inglese e italiano) incentrato sulle fiabe tradizionali britanniche (a cura di Craig Peritz e Anita Tenerelli di The Turnabout),quattro laboratori di teatro, musica, letteratura e arti figurative(tenuti da Annabella Calabrese, Daniele Esposito, Craig Peritz, Anita Tenerelli, Ivana Labellarte e Giovanna Cappuccio), un’installazione audio – video(con animazioni e podcast dedicati alle versioni originali delle fiabe rappresentate negli spettacoli itineranti) e una residenza artistica per giovani attori under35 selezionati tramite curriculum e provino, nel corso della quale attraverso improvvisazioni ed esercizi di drammaturgia scenica si andranno a mettere in scena alcuni degli spettacoli previsti.
“Con “Fiabe dal mondo” il nostro obiettivo è quello di trasformare Villa Carpegna in una sorta di Mondo Interculturale e Incantato, popolato da personaggi provenienti dalla tradizione fiabesca mondiale, con attività che riguardino i più piccoli da vicino, mirate al loro intrattenimento e alla loro formazione culturale.”_annota la Direttrice Artistica Annabella Calabrese. “Il tutto è pensato per integrarsi al massimo con il contesto ambientale della Villa, puntando soprattutto ad un intrattenimento “teatrale” senza l’ausilio di amplificazioni o di altri mezzi “artificiali” che potrebbero interferire con l’immersività dell’operazione. Tutto sarà fruibile, infatti, grazie ad apposite cuffie “SILENT THEATRE” e gli spettatori passeranno da uno spettacolo all’altro sedendosi su teli portati da casa (il che permetterà di limitare al massimo l’inquinamento ambientale ma anche di far sì che soggetti a mobilità ridotta possano serenamente fruire degli spettacoli previsiti).”
Un festival così articolato ed immersivo, ma al tempo stesso dal forte valore culturale, basato su una progettazione SITE SPECIFIC integrata con l’ambiente circostante e a impatto ambientale nullo, rappresenta un format estremamente innovativo che in iniziative analoghe in passato ha riscosso grande successo.
“Fiabe dal mondo” è organizzato da Le Chat Noir APS, un’associazione attiva da anni sul territorio romano. Con numerosi spettacoli, cortometraggi e webserie prodotte, l’Associazione si è specializzata nel corso del tempo nell’elaborazione di proposte per bambini e ragazzi e in format innovativi (come il format “Shakespeare in wine”, ma anche i Festival per bambini di recente realizzazione “Il Giardino delle fiabe” e “Fiabe a Palazzo”).
La direzione artistica del Festival è ad opera di un giovane talento emergente: l’attrice, regista e autrice Annabella Calabrese. Protagonista al cinema di film presentati in importanti festival, come “Un nemico che ti vuole bene” di Denis Rabaglia (71° Festival di Locarno) nel quale condivide la scena con illustri colleghi come Diego Abatantuono e Sandra Milo, oltre ad aver un consolidato trascorso in veste di attrice, è un talento emergente anche nel campo della scrittura (è autrice e regista del cortometraggio “LOVE IS NOT ENOUGH” e della serie tv “Dreamland”, entrambi finanziati dal MIBACT) e della regia (il suo format “Shakespeare in wine” ha avuto negli ultimi dieci anni grande successo di critica e di pubblico). Sua, dunque, l’ideazione del Festival “Fiabe dal mondo” e la scrittura e la regia di ciascun spettacolo teatrale.
Ad affiancarla nella scrittura, nella regia e sul fronte organizzativo Daniele Esposito, anche lui insieme alla Calabrese ideatore del Festival, regista e autore e vincitore di numerosi premi tra cui il prestigioso Globo d’oro con il cortometraggio “Venti minuti” in concorso in più di 100 Festival in tutto il mondo e il Premio Amarcort 2016, la Menzione Speciale Pitch in The Day Roma Creative Contest 2017 e il Canary Islands International Film Market 2018 con il lungometraggio di animazione “A little bullet”. Sarà, inoltre, partner tecnico dell’evento il Th Roma – Carpegna Palace Hotel.
Per tutti gli eventi previsti nell’ambito del Festival è essenziale la prenotazione tramite Eventbrite o sul sito www.fiabedalmondo.it . L’intera programmazione si svolgerà a Villa Carpegna, Piazza di Villa Carpegna 1, Roma.
Segue il programma ufficiale:
PROGRAMMA
19 Settembre 2024 ore 17
Laboratorio di scrittura creativa “Inventa una storia”
Con Daniele Esposito e Annabella Calabrese
Per bambini e ragazzi dai 7 ai 12 anni
In questo laboratorio di scrittura creativa Daniele Esposito e Annabella Calabrese, autori di opere teatrali e cinematografiche per bambini e ragazzi e vincitori del Globo d’oro 2022, guideranno i giovani partecipanti nell’elaborazione di una fiaba ideata insieme, stimolando la loro fantasia e la loro capacità di esprimersi e arrivando a mettere in scena insieme quanto ideato.
MODALITÀ DI ACCESSO: GRATUITO CON PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA SU EVENTBRITE.
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20 Settembre 2024 ore 17
Laboratorio di creazione di strumenti musicali
Con Ivana Labellarte
Per bambini e ragazzi dai 7 ai 12 anni
In questo divertente laboratorio un’esperta guiderà i partecipanti nella creazione di strumenti musicali partendo da elementi di riciclo come confezioni vuote di patatine o tappi di bottiglia. Nel corso del laboratorio ci si focalizzerà sia sul far “risuonare” gli strumenti creati, che sul rivestirli facendo prendere loro le sembianze di personaggi appartenenti al mondo delle fiabe.
MODALITÀ DI ACCESSO: GRATUITO CON PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA SU EVENTBRITE.
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21 Settembre 2024 ore 10
Laboratorio di recitazione in lingua inglese
Con Craig Peritz e Anita Tenerelli
Per tutti (bambini e adulti)
Craig Peritz, attore, regista ed esponente dal 1997 del famoso Living Theatre di New York, coadiuvato dall’attrice Anita Tenerelli, fondatrice insieme a lui del gruppo THE TURNABOUT, guiderà grandi e piccini in giochi teatrali, improvvisazioni e interpretazione di scene in lingua inglese. I partecipanti potranno così esercitare al tempo stesso la loro creatività teatrale e le proprie conoscenze linguistiche.
MODALITÀ DI ACCESSO: GRATUITO CON PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA SU EVENTBRITE.
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21 Settembre 2024 ore 11.30
FIABE DAL MONDO: English Fairy Tales
Spettacolo in inglese e in italiano
Con Craig Peritz e Anita Tenerelli di THE TURNABOUT APS
Per bambini dai 3 agli 11 anni
Da “Jack e il fagiolo magico” a “Peter il coniglio”: un meraviglioso viaggio nei classici della letteratura britannica interpretati in doppia lingua (inglese e italiano) da Craig Peritz e Anita Tenerelli. I due guideranno grandi e piccini in un viaggio con l’immaginazione tra streghe, folletti e giganti della tradizione inglese.
MODALITÀ DI ACCESSO: GRATUITO CON PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA SU EVENTBRITE.
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22 Settembre 2024 ore 10
Laboratorio di creazione di burattini da elementi di riciclo e di educazione alla sostenibilità ambientale
Con Giovanna Cappuccio
Per bambini dai 5 ai 12 anni
In questo divertente laboratorio un’esperta guiderà̀ i bambini nella creazione di burattini utilizzando materiali di riciclo. Ed è così che un tappo di bottiglia, può diventare il naso di un orco o due vecchi bottoni gli occhi di cappuccetto rosso. Tramite questo laboratorio i bambini non impareranno solo a realizzare dei burattini in completa autonomia, ma impareranno anche alcune fondamentali regole dell’educazione ambientale, scoprendo quanto possa essere importante per il nostro pianeta imparare a riciclare e a rispettare l’ambiente.
MODALITÀ DI ACCESSO: GRATUITO CON PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA SU EVENTBRITE.
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22 Settembre 2024 ore 11.30
MUSICHE DAL MONDO
Con il quartetto Sharareh e Vincenzo Iantorno
Per tutti
Un concerto per quartetto d’archi che ripercorre le più celebri musiche dedicate alle fiabe di tutto il mondo, dallo “Schiaccianoci” di Tchaikovsky alla colonna sonora de “La Bella e la Bestia”, passando per celebri capolavori contemporanei come “Up” della PIXAR. Il Quartetto Sharareh guiderà grandi e piccini in un meraviglioso viaggio musicale, accompagnato dalla lettura di alcune brevi fiabe a cura di Vincenzo Iantorno.
MODALITÀ DI ACCESSO: GRATUITO CON PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA SU EVENTBRITE.
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27 Settembre 2024 ore 17
Fiabe d’oriente (Spettacolo itinerante)
Scritto e diretto da Annabella Calabrese e Daniele Esposito – con Annabella Calabrese, Giovanna Cappuccio, Vincenzo Iantorno e i partecipanti alla Residenza artistica “Fiabe dal mondo”
Per bambini dai 3 ai 99 anni
All’ingresso di Villa Carpegna i bambini verranno accolti dai personaggi più noti delle Fiabe tradizionali d’oriente che li guideranno in un viaggio alla scoperta delle splendide locations della villa e del patrimonio fiabesco asiatico. Qui potranno conoscere il piccolo Momotaro, un bimbo nato da una pesca che deciderà di sfidare i giganti, seguire Aladino e la principessa Badr al Budr nelle loro avventure e addentrarsi nella giungla assieme al bramino, la tigre e la volpe. Un’esperienza da non perdere adatta a tutta la famiglia!
LE FIABE RAPPRESENTATE IN QUESTO SPETTACOLO PARTONO DA FIABE TRADIZIONALI POPOLARI ARABE, INDIANE E GIAPPONESI.
Evento gratuito su prenotazione obbligatoria. Spettacolo accessibile da spettatori con disabilità motorie, visive e uditive (prevista audiodescrizione e descrizione LIS su prenotazione).
MODALITÀ DI ACCESSO: GRATUITO CON PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA SU EVENTBRITE.
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28 Settembre 2024 ore 11
Fiabe dal vecchio continente (Spettacolo itinerante)
Scritto e diretto da Annabella Calabrese e Daniele Esposito – con Annabella Calabrese, Giovanna Cappuccio, Vincenzo Iantorno e i partecipanti alla Residenza artistica “Fiabe dal mondo”
Spettacolo scritto e messo in scena nell’ambito della Residenza artistica “Fiabe dal mondo”
Per bambini dai 3 ai 99 anni
All’ingresso di Villa Carpegna i bambini verranno accolti dai personaggi più noti delle fiabe tradizionali europee che li guideranno in un viaggio alla scoperta delle splendide locations della villa e del patrimonio fiabesco del vecchio continente (con fiabe rielaborate in chiave moderna tratte dai fratelli Grimm, Charles Perrault e Giambattista Basile). Qui potranno incontrare i piccoli Hansel e Gretel e seguirli nella casetta di marzapane, conoscere la principessa Bellinda e l’orribile Mostro che la tiene prigioniera, fino a raggiungere la bella addormentata e ad assistere al suo risveglio dopo cent’anni di maleficio! Un’esperienza da non perdere adatta a grandi e piccini!
LE FIABE RAPPRESENTATE IN QUESTO SPETTACOLO PARTONO DA FIABE TRADIZIONALI POPOLARI EUROPEE. Lo spettacolo sarà in questo evento al suo debutto.
Evento gratuito su prenotazione obbligatoria. Spettacolo accessibile da spettatori con disabilità motorie, visive e uditive (prevista audiodescrizione e descrizione LIS su prenotazione)
MODALITÀ DI ACCESSO: GRATUITO CON PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA SU EVENTBRITE.
FRUIBILE ANCHE ONLINE SUI PROFILI SOCIAL DE: FIABE DAL MONDO
28 Settembre 2024 ore 17
Fiabe dal nuovo continente (Spettacolo itinerante)
Scritto e diretto da Annabella Calabrese e Daniele Esposito – con Annabella Calabrese, Giovanna Cappuccio, Vincenzo Iantorno e i partecipanti alla Residenza artistica “Fiabe dal mondo”
Spettacolo scritto e messo in scena nell’ambito della Residenza artistica “Fiabe dal mondo”
Per bambini dai 3 ai 99 anni
All’ingresso di Villa Carpegna i bambini verranno accolti dai personaggi più noti delle Fiabe tradizionali dei nativi d’america che li guideranno in un viaggio alla scoperta delle splendide locations di Villa Carpegna e del patrimonio fiabesco del nuovo continente. Qui potranno incontrare la piccola Stella errante, prigioniera di Acane, il perfido genio del fiume, assistere alla storia d’amore tra la bella Tulipano e il dio del Sole e seguire, infine, le avventure di Cuzan la ribelle. Un’esperienza da non perdere adatta a grandi e piccini!
LE FIABE RAPPRESENTATE IN QUESTO SPETTACOLO PARTONO DA FIABE TRADIZIONALI POPOLARI AMERICANE. Lo spettacolo sarà in questo evento al suo debutto.
Evento gratuito su prenotazione obbligatoria. Spettacolo accessibile da spettatori con disabilità motorie, visive e uditive (prevista audiodescrizione e descrizione LIS su prenotazione)
MODALITÀ DI ACCESSO: GRATUITO CON PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA SU EVENTBRITE.
FRUIBILE ANCHE ONLINE SUI PROFILI SOCIAL DE: FIABE DAL MONDO
29 Settembre 2024 ore 11
Fiabe africane (Spettacolo itinerante)
Scritto e diretto da Annabella Calabrese e Daniele Esposito – con Annabella Calabrese, Giovanna Cappuccio, Vincenzo Iantorno e i partecipanti alla Residenza artistica “Fiabe dal mondo”
Spettacolo scritto e messo in scena nell’ambito della Residenza artistica “Fiabe dal mondo”
Per bambini dai 3 ai 99 anni
All’ingresso di Villa Carpegna i bambini verranno accolti dai personaggi più noti delle fiabe tradizionali africane che li guideranno in un viaggio alla scoperta delle splendide locations di Villa Carpegna e del patrimonio fiabesco del continente (con fiabe rielaborate in chiave moderna tratte da quelle raccolte da Nelson Mandela e Paul Radin). Qui potranno incontrare la giraffa vanitosa, assistere a come un piccolo bruco spaventerà tutta la savana e conoscere, infine, il bimbo d’oro e il bimbo d’argento. Un’esperienza da non perdere adatta a grandi e piccini!
LE FIABE RAPPRESENTATE IN QUESTO SPETTACOLO PARTONO DA FIABE TRADIZIONALI POPOLARI AFRICANE.
Evento gratuito su prenotazione obbligatoria. Spettacolo accessibile da spettatori con disabilità motorie, visive e uditive (prevista audiodescrizione e descrizione LIS su prenotazione)
MODALITÀ DI ACCESSO: GRATUITO CON PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA SU EVENTBRITE.
FRUIBILE ANCHE ONLINE SUI PROFILI SOCIAL DE: FIABE DAL MONDO
29 Settembre 2024 ore 17
Fiabe dall’Oceania (Spettacolo itinerante)
Scritto e diretto da Annabella Calabrese e Daniele Esposito – con Annabella Calabrese, Giovanna Cappuccio, Vincenzo Iantorno e i partecipanti alla Residenza artistica “Fiabe dal mondo”
Spettacolo scritto e messo in scena nell’ambito della Residenza artistica “Fiabe dal mondo”
Per bambini dai 3 ai 99 anni
All’ingresso di Villa Carpegna i bambini verranno accolti dai personaggi più noti delle Fiabe tradizionali oceaniche che li guideranno in un viaggio alla scoperta delle splendide locations di Villa Carpegna e del patrimonio fiabesco del continente (con fiabe rielaborate in chiave moderna tratte da storie, miti e leggende del continente oceanico). Qui potranno incontrare la piccola Kumaku, che riuscirà a prendersi gioco di due enormi giganti, seguire le avventure di Vivèna nella casa delle nuvole e scoprire come mai il koala ha perso la sua coda! Un’esperienza da non perdere adatta a grandi e piccini!
LE FIABE RAPPRESENTATE IN QUESTO SPETTACOLO PARTONO DA FIABE TRADIZIONALI POPOLARI OCEANICHE.
Evento gratuito su prenotazione obbligatoria. Spettacolo accessibile da spettatori con disabilità motorie, visive e uditive (prevista audiodescrizione e descrizione LIS su prenotazione)
MODALITÀ DI ACCESSO: GRATUITO CON PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA SU EVENTBRITE.
FRUIBILE ANCHE ONLINE SUI PROFILI SOCIAL DE: FIABE DAL MONDO
Dal 16 AL 29 Settembre 2024
“UN MONDO DI FIABE” Installazione audio e video
Durante l’intera durata del festival chiunque passeggerà per le viuzze di Villa Carpegna potrà accedere all’installazione audio video “Un mondo di fiabe” grazie alle sagome riportanti le illustrazioni dei personaggi protagonisti degli spettacoli rappresentati durante il Festival e ai QR CODE collegati. Inquadrando i qr code il pubblico potrà accedere a video animazioni dedicati a ciascun personaggio e a letture delle fiabe originali (Le mille e una notte, Perrault, Nelson Mandela, etc.) da cui sono tratti gli spettacoli.
DISEGNI E ANIMAZIONI DI DANIELE ESPOSITO. REGIA DI ANNABELLA CALABRESE E DANIELE ESPOSITO – CON ANNABELLA CALABRESE, GIOVANNA CAPPUCCIO, ROBERTO GIANNUZZI, VINCENZO IANTORNO, ROBERTO LUIGI MAURI
MODALITÀ DI ACCESSO: GRATUITO
Dal 16 al 26 Settembre 2024
Residenza artistica “Fiabe dal mondo”
Residenza artistica dedicata ad allievi attori e attrici italiani e stranieri under35 finalizzata alla scrittura e alla messa in scena di cinque spettacoli dedicate alle fiabe di tradizione popolare appartenenti ai cinque diversi continenti (Europa, Asia, Africa, America e Oceania) suddivise in base al paese di provenienza. Gli allievi attori verranno guidati in improvvisazioni finalizzate alla scrittura degli spettacoli da mettere in scena da Daniele Esposito e Annabella Calabrese, registi e autori specializzati nella drammatizzazione di fiabe popolari tradizionali, e affiancati da attori professionisti facenti parte della compagnia Le Chat Noir. Alla fine della residenza artistica gli stessi si misureranno nella messa in scena con il pubblico dal 27 al 29 Settembre 2024 in cinque diversi spettacoli teatrali al loro primo debutto.
PUBBLICO DI RIFERIMENTO Allievi attori under 35 italiani e stranieri.
MODALITÀ DI ACCESSO: GRATUITO con selezione su curriculum a numero chiuso.
PER INFO TEL. 3496159462
Come raggiungerci
VILLA CARPEGNA– Piazza di Villa Carpegna 1- Roma
linea metropolitana A (FERMATA CORNELIA) linee autobus 881, 46/, 98, 916, 791
Descrizione- La fotocamera Leica ,Bella lo è sempre stata, fin dall’inizio. Piccola, piatta, maneggevole, priva di fronzoli, ridotta all’essenziale: less is more. Nel 1914, quando costruì la prima macchina compatta con pellicola cinematografica 35 mm, Oskar Barnack aveva già individuato alcune soluzioni che si ritrovano come tratti distintivi anche nei modelli di Leica digitali più recenti. La Leica (ovvero la LEItz CAmera), che a causa della guerra non fu immessa sul mercato prima del 1925, segnò un radicale cambiamento nel mondo della fotografia: permise agli appassionati di accedere a uno strumento professionale, ma soprattutto questa nuova macchina, sempre a portata di mano e pronta all’uso, fece della fotografia una parte integrante della vita quotidiana. “I grandi maestri. 100 anni di fotografia Leica” illustra il mutamento radicale introdotto dalla diffusione della Leica, perfettamente inscritta nello spirito di una nuova epoca, sempre più rapida e convulsa. Non ci sono dubbi: la Leica era ed è un prodigio della tecnica ma anche un oggetto del desiderio, se non addirittura un feticcio. Soprattutto è uno “strumento” per realizzare immagini: grandi, sorprendenti, scioccanti, sbalorditive, o anche solo splendide o visivamente complesse. Immagini che documentano, informano, irritano, emozionano, e senza le quali la nostra cultura visiva sarebbe meno ricca.
Storia
Il nome del gruppo trae origine dalle iniziali del cognome dell’industriale tedesco Ernst Leitz, impegnato nel settore ottico e di precisione nella seconda metà del XIX secolo, e fondatore nel 1869 dell’Ernst Leitz Optisches Institut a Wetzlar, e dalle prime lettere di camera (che in tedesco significa macchina fotografica). Nel 1849 viene fondato l’Optische Institut da Carl Kellner a Wetzlar. Sotto Ernst Leitz viene creata nel 1869 la Ernst Leitz Werke. La società è dedicata alla costruzione di microscopi. All’inizio del XX secolo viene ampliata la gamma di prodotti con binocoli, episcopi e epidiascopi così come fotocamere.
In questo contesto viene sviluppata la Miniaturkamera, la prima macchina fotografica con pellicola 35 millimetri per cinefilm. Per il tempo di esposizione notevole il caricatore della grossa macchina non doveva essere più riaperto. Su questa base Oskar Barnack, all’epoca capo sviluppo della Leitz, costruì nel 1914 due prototipi di una macchina fotografica istantanea da 24 mm × 36 mm per suo utilizzo privato, il cui unico esemplare sopravvissuto è ora chiamato Ur-Leica.
Nel 2016 Leica stringe un accordo con l’azienda telefonicacineseHuawei per la progettazione delle fotocamere di alcuni suoi modelli (P9, P9 Plus, P10, P10 Plus, Mate 9, Mate 9 Pro, Mate 10, Mate 10 Pro, P20, P20 Pro, Mate 20, Mate 20 Pro, Mate 20 X, Mate X, P30, P30 Pro, Mate 30, Mate 30 Pro, P40, P40 Pro, Mate 40, Mate 40 Pro). 6 anni dopo, l’azienda tedesca si allea con Xiaomi e lancia un’app esclusiva per gli smartphone dell’azienda di Lei Jun che montano le fotocamere create appositamente.
Si può far risalire a Carl Kellner l’esordio di quelli che saranno i marchi Leitz e Leica, con la costituzione nel 1849 in Wetzlar dell’Optisches Institut, diventato poi Leitz nel 1869 con la conduzione unica di Ernst Leitz, seguita alla morte a soli 29 anni di Kellner. Kellner è stato un talento nella meccanica e nell’ottica, alla quale ha applicato i suoi studi matematici. In particolare, Kellner ha inventato un oculare corretto, noto oggi come oculare ortoscopico di Keller, con una nuova combinazione di lenti che ha migliorato, in maniera significativa per l’epoca, la qualità delle immagini, ottenendo dei sistemi altamente acromatici e corretti per le distorsioni geometriche. L’applicazione si rivolgeva particolarmente a telescopi e microscopi. L’attività dell’azienda veniva dal ’69 seguitata da Leitz, talento meccanico ed ugualmente autodidatta, artigiano e apprendista per una società tedesca che fabbricava attrezzature di laboratorio poi proseguita in Svizzera con un produttore di strumenti di precisione, orologi elettrici e telegrafi. Prima dipendente e un anno dopo socio di Kellner, cambiava in Optical Institute Belthle und Leitz, Wetzlar, vorm. C. Kellner, il nome dell’azienda.
Leica Geosystems[3] è una società Svizzera che sviluppa, produce e commercializza dispositivi di topografia e geodesia, come ad esempio GPS, tacheometri, livelli ottici e scanner 3D. Nata dalla fusione, avvenuta nell’inverno del 1987-1988, del produttore svizzero Wild Heerbrugg (1921), da Leitz Wetzlar e dai rami geodesia di Kern & Co. AG, la società si è frazionata a metà degli anni Novanta in diverse entità indipendenti, tutte acquisite da Hexagon AB nel 2005 per riformare il marchio “Leica Geosystems”. Hanno anche investito pesantemente in progetti di grandi dimensioni, come ad esempio quelli in altissima quota, tra cui il Monte Bianco.
LEItz CAmera
Nel 1869Ernst Leitz I fondò la Leitz. Alla morte del padre l’omonimo figlio Ernst II decise di entrare nel mondo della fotografia. Nel 1911Oskar Barnack, ingegnere proveniente dalla Zeiss, cercò di utilizzare la pellicola 35 mm per riprese cinematografiche inserendola in un caricatore, per creare una nuova tipologia di macchine fotografiche. Nacque così la fotocamera a pellicola 24X36 noto anche come “formato Leica” che troviamo sulle fotocamere ancora oggi.
Il frutto degli studi di Oskar Barnack fu la creazione del prototipo UR (1914), una fotocamera 35 mm con otturatore sul piano focale, con obiettivo 50 mm, slitta porta accessori e peso di 350 : g, questa fu la capostipite di tutte le fotocamere Leica e questa architettura fu la base di tutte le fotocamere 35 mm fino ai nostri giorni.
Con la crisi economica tedesca, Leitz si convinse a giocare la carta della produzione fotografica, fu coniato il nome Leica (LEItz CAmera) e nel 1925, alla fiera di Lipsia, fu presentata la Leica A, prima Leica di serie, ma ancora dotata di obiettivo fisso.
Seguì la Leica C, con analoghe caratteristiche migliorate dall’obiettivo intercambiabile con innesto a vite. Tale innesto (M39 o LTM) divenne uno standard de facto, ancora usato dopo il 2000.
Le forze armate tedesche nella seconda guerra mondiale vennero dotate di fotocamere Leica. La qualità, la rapidità di scatto, le dimensioni ridotte e la praticità delle Leica furono tali da renderle oggetto di copia in tutto il mondo: Leotax, Nicca e Canon in Giappone, Kardon negli USA, Reid in Inghilterra, FED e Zorki in URSS copiarono svariati modelli Leica.[4].
Nel dopoguerra la Leica si rinnova e si migliora; abbandonato il sistema di ottica a vite, la Leitz lancia sul mercato i modelli della serie M; fotocamere a telemetro con pratico innesto delle ottiche a baionetta. Tuttora è in corso la produzione delle Leica M con la MP e la M-A (Typ 127) a pellicola, la M11 digitale e altri modelli M speciali. La serie Leica M divenne ben presto la preferita da tantissimi fotoreporter dell’epoca, vista l’assoluta maneggevolezza, rapidità, affidabilità ed efficienza di queste fotocamere.
Nel 1964, spinta dal successo della reflex Nikon F (1959), Leitz introdusse la sua prima SLR: Leicaflex seguita, nel 1976, dalla SRL elettronica R3.
Il 5 marzo 2009 è cessata la produzione di Leica Reflex della serie R, la ditta ha dichiarato di voler puntare su un nuovo formato ibrido, quello della Leica S2
Attualmente la Leica si occupa anche di fotografia digitale e fornisce disegni e progetti di suoi obiettivi a dei marchi già affermati di fotografia digitale (come la serie Lumix di Panasonic) che poi provvedono in proprio alla produzione delle stesse.
Fu creata un’alleanza strategica con Fujifilm. Da questa alleanza venne alla luce nel 1998 la prima Digilux. Il prodotto era totalmente OEM con corpo esteticamente originale e prezzo non soddisfacente. La serie Laica comprendeva modelli Fuji, designati Leica Digilux, Leica Digilux Zoom e Leica Digilux 4.3. L’alleanza fu l’inizio di Leica nel mondo delle digitali compatte.
Cooperazione con Panasonic (dal 2002)
Leica con Matsushita/Panasonic trova un nuovo partner. Le videocamere digitali e le macchine fotografiche digitali Panasonic vengono fornite con lenti Leica. Leica nella cooperazione ha nel catalogo le serie Digilux, C-Lux, D-Lux e V-Lux.
Digilux (dal 2002)
All’inizio del 2002 nasce la Leica Digilux 1. Da questo modello (Design: Achim Heine) lo stile Leica è ancora più visibile.
Nel maggio 2004 viene presentata la Digilux 2. Questo modello segna miglioramenti nella logica di funzionamento. Il design è simile alla storica Leica M. L’obiettivo della Digilux 2 si posiziona ai vertici della categoria delle digitali compatte dell’epoca. La fotocamera viene prodotta fino al 2006.
Nel settembre 2006 al Photokina di Colonia viene presentata la Lumix DMC L 1 che a marchio Leica Digilux 3. È una fotocamera digitale SLR di Leica, con attacco per cambio ottica. Lo standard è Quattro Terzi, ma anche Sigma-, Panasonic- e Olympus con quattro terzi a baionetta. Con un adattatore è possibile montare i „vecchi“ R-Objektive – solamente con diaframma di lavoro. Al Photokina 2008 la Digilux 3 non fu più presente.
C-Lux (dal 2006)
Nel 2006 Leica presenta la serie ultracompatta C-Lux, sorella del modello Panasonic. Nel 2007 nasce la C-Lux 2 e presto nel 2008 la C-Lux 3, basate sul modello Panasonic Lumix DMC-FX37.
D-Lux (dal 2003)
Nel 2003 viene messa in commercio la compatta Leica D-Lux, un modello ristilizzato Leica della Panasonic DMC-F1. Nel 2008 viene alla luce la D-Lux 4, su base Panasonic Lumix DMC-LX3. Nel 2010 viene sostituita dalla D-Lux 5, su base Panasonic Lumix DMC-LX5.[5] Nel 2012 viene presentata al Photokina la D-Lux 6 e al Photokina 2014 la D-Lux (Typ 109).
Nel 2018 viene presentata la D-Lux 7.
V-Lux (dal 2007)
Nel 2007 esce la Leica V-Lux 1, basata sulla Panasonic Lumix DMC-FZ50. Fotocamera bridge con ottica 12-fach-Zoom Leica DC Vario-Elmarit con lunghezza focale f=7,4–88,8 mm (35–420 mm ASPH), presente anche sulla Lumix FZ30. Nel 2010 nasce la V-Lux 20, basata sulla macchina Panasonic Lumix DMC-TZ7. Come obiettivo un Leica DC-Vario-Elmarit 1:3,3–4,9/ 4,1–49,2 mm ASPH. (25–300 mm). Nel settembre 2010 il modello V-Lux 2 sostituisce la V-Lux 1, su base Panasonic Lumix DMC-FZ100. Il sensore montato è un 14.1 MP CMOS e l’obiettivo Leica DC Vario-Elmarit 2,8–5,2 / 4,5–108 mm ASPH. (25–600 mm).[6] Come risoluzione la V-Lux 2 può arrivare a 11 fotogrammi al secondo (fps) e con risoluzione ridotta (2,8 MP) a 60 fps.
Nel 2012 viene presentata la Leica V-Lux 3 sorella della Panasonic Lumix DMC-FZ150. L’ottica è Leica DC-Vario-Elmarit 1:2,8-5,2/ 4,5-108 (24-fach-Zoom). La risoluzione migliorata rispetto alla V-Lux-2, grazie al sensore da 12 Megapixel. La banda di passaggio per i dati sale (28 Mbps a 1080 p) le nuove schede di memoria classe 10 sono utilizzabili. Colori e nitidezza sono molto buone in luce ambiente durante le registrazioni video con la Leica V-Lux 3. Nell’autunno 2012 al Photokina viene presentata la V-Lux 4, con luminosità 2,8 su tutta la lunghezza focale disponibile.[7]
Flaminia Leggeri Fotoreportage-“Lourdes in attimo infinito”
La giovanissima fotografa Flaminia Leggeri, ha realizzato un Fotoreportage ”il Santuario di Lourdes” in un set difficilissimo e super fotografato :”il Santuario di Lourdes” . Cosa si poteva scoprire di non ancora fotografato ? Flaminia ha cercato nel Santuario di Lourdes i particolari , ha portando la fotocamera nel silenzio dei luoghi “ovvi” ,ma nella “controra”, e ha puntato l’obiettivo e fotografato e cercato di interpretare , quasi dialogare , con i 39 Ritratti e i 52 “gemmaux” cosi belli e fortemente sottovalutati nella immensa e sotterranea Basilica San Pio X. –
I “gemmaux” e i ritratti sono stati ,per la giovane Flaminia ,un laboratorio di interpretazione, analisi e dialogo con i colori che attraggono fortemente. Le figure dei “gemmaux” meritano attenzione emanano spiritualità. Credo che Flaminia Leggeri abbia cercato “la carne” dello spirito nei colori e nelle figure cosi mimetizzate , sfuggevoli, ma presenti, silenziose, ma “parole” concrete per il pellegrino .Credo che la giovane fotografa abbia saputo , con capacità istintiva, raccontare e rappresentare questa bellezza che si può ammirare nella Basilica progettata dall’’architetto Pierre Vago e l’ingegnere Eugène Freyssinet, inventore del cemento precompresso
Notizie sulla Basilica sotterranea di San PioX. di Lourdes
Consacrata nel 1958, la basilica sotterranea di San Pio Le sue dimensioni molto grandi (una forma ovale di 201 m di lunghezza per 81 di larghezza) permettono di ospitare fino a 25.000 persone su una superficie di 12.000 m². Questo, preservando i corridoi di traffico.
Ha la forma dello scafo di una nave rovesciata, il fatto che sia sotterraneo non pregiudica il paesaggio del santuario. L’architetto Pierre Vago e l’ingegnere Eugène Freyssinet, inventore del cemento precompresso, hanno infatti utilizzato il cemento integrando cavi metallici tesi nelle zone di trazione per sostenere i carichi ed evitare pilastri che avrebbero compromesso la visibilità. Il progetto è stato completato in tempi record.
Dal punto di vista ornamentale, la basilica conta 39 dipinti raffiguranti santi e una cinquantina di gemmaux. Lourdes ha una collezione di gemme molto importante. Gemmail è stato inventato dal pittore Jean Crotti negli anni ’30 in collaborazione con Roger Malherbe-Navarre. Nel 1939, Jean Crotti creò la parola gemmail unendo i termini gemma e smalto. René Margotton ne ha realizzato uno sul tema delle apparizioni nella basilica di Saint-Pie-X di Lourdes, dove sono stati eseguiti 20 brani tra il 1989 e il 1993.
La basilica di S. Pio X a Lourdes. Struttura e architettura
La Basilica sotterranea San Pio X ha una superficie di circa 12000 m² . La sua pianta forma un ovale di 201 metri per 81 metri. Questa basilica, che ha una capienza massima di 25000 persone, è stata consacrata il 25 marzo 1958 per il centenario delle Apparizioni dal futuro Papa Giovanni XXIII. E’ ornata da 39 ritratti che rappresentano diversi santi e beati, nonché da 52 gemmaux (quadri in cristalli speciali e illuminati).La basilica di San Pio X (in francese: basilique Saint-Pie X), anche conosciuta anche con il nome di basilica sotterranea, è una chiesa di Lourdes, in Francia situata all’interno del santuario di Nostra Signora di Lourdes. Consacrata nel 1958, appartiene alla diocesi di Tarbes e Lourdes; ha la dignità di basilica minore.
Considerato uno dei più grandi compositori nella storia della musica,[3] le sue opere sono notevoli per profondità intellettuale, padronanza dei mezzi tecnici ed espressivi e per bellezza artistica. La sua fama è dovuta all’ampio e magistrale utilizzo del contrappunto, all’organizzazione armonica e tematica delle sue opere e all’inclusione di temi e motivi sacri (specialmente dalla musica sacra del culto luterano) e profani, oltre che alla capacità di padroneggiare i diversi stili nazionali (principalmente lo stile tedesco, quello italiano e quello francese, che approfondì). È considerato uno dei massimi maestri di forme musicali come il canone, la cantata e la fuga.
Operò una sintesi mirabile fra lo stile tedesco (di cui erano stati esponenti, fra gli altri, Pachelbel e Buxtehude) e le opere dei compositori italiani (particolarmente Vivaldi, del quale trascrisse numerosi brani, assimilandone soprattutto lo stile concertante).
La sua opera costituì la summa e lo sviluppo delle varie tendenze stilistico-compositive della sua epoca. Il grado di complessità strutturale, la difficoltà tecnica e l’esclusione del genere melodrammatico, tuttavia, resero la sua opera appannaggio solo dei musicisti più dotati e all’epoca ne limitarono la diffusione fra il grande pubblico, in paragone alla popolarità raggiunta da altri musicisti contemporanei come Händel o Telemann.
Dopo la sua morte, per motivi imputabili sia alle oggettive difficoltà tecnico-esecutive sia al cambio nel gusto imperante, la sua opera fu sostanzialmente dimenticata per quasi un secolo, sebbene celebri compositori quali Mozart e Beethoven ebbero modo di conoscerne e apprezzarne lo stile. Nel 1829 l’esecuzione della Passione secondo Matteo, diretta a Berlino da Felix Mendelssohn, riportò alla conoscenza di un vasto pubblico l’elevata qualità dell’opera compositiva di Bach, che è da allora considerata il compendio della musica contrappuntistica del periodo barocco.
Alfred Einstein, cugino del celeberrimo fisico Albert, iniziò la sua carriera come critico musicale del Berliner Tageblatt nel 1927. Si trasferì prima a Londra, nel 1933, poi in Italia dal 1935 al 1938, e in ultimo negli Stati Uniti a partire dal 1939. Negli USA insegnò presso lo Smith College di Northampton nel Massachusetts, alla Columbia University di New York, ad Ann Arbor, a Princeton e infine alla Julius Harrt School of Music di Hartford in Connecticut. Si ritirò dall’insegnamento nel 1950 per motivi di salute, dopo aver preso la cittadinanza statunitense nel 1945. Fu molto conosciuto all’epoca anche per l’approccio, dai toni spesso forti, tenuto nella sua attività di critico musicale.
Biography
Einstein was born in Munich. Though he originally studied law, he quickly realized his principal love was music, and he acquired a doctorate at Munich University, focusing on instrumental music of the late Renaissance and early Baroque eras, in particular music for the viola da gamba. In 1918 he became the first editor of the Zeitschrift für Musikwissenschaft; slightly later he became music critic for the Münchner Post; and in 1927 became music critic for the Berliner Tageblatt. In this period he was also a friend of the composer Heinrich Kaspar Schmid in Munich and Augsburg. In 1933, after Hitler’s rise to power, he left Nazi Germany, moving first to London, then to Italy, and finally to the United States in 1939, where he held a succession of teaching posts at universities including Smith College, Columbia University, Princeton University, the University of Michigan, and the Hartt School of Music in Hartford, Connecticut.
Einstein not only researched and wrote detailed works on specific topics, but wrote popular histories of music, including the Short History of Music (1917), and Greatness in Music (1941). In particular, due to his depth of familiarity with Mozart, he published an important and extensive revision of the Köchel catalogue of Mozart’s music (1936). It is this work for which Einstein is most well known.[1] Einstein also published a comprehensive, three-volume set The Italian Madrigal (1949) on the secular Italian form, the first detailed study of the subject. His 1945 volume Mozart: His Character, His Work was an influential study of Mozart and is perhaps his best known book.
Saggi e contributi
Revisione del Catalogo Köchel delle opere di Mozart, 1937
Repertorio bibliografico di E. Vogel, 1945-1948
Studio sulla musica vocale profana stampata in Italia dal ‘500 al ‘700, 1945-1948
Opere
Musica tedesca per viola da gamba (Zur deutschen Literatur für Viola da Gamba im 16. und 17. Jahrhundert, Diss. München), 1903.
Geschichte der Musik, Berlin, Teubner, 1917.
Heinrich Schütz, Kassel, Bärenreiter, 1928.
Gluck. La vita – Le opere (Gluck, 1936), Milano, Fratelli Bocca Editori, 1946. – I Dioscuri, 1990.
Breve storia della Musica (A Short History of Music, 1937; rev. 1938; 1947), traduzione di E. Pasquali, Firenze, La Nuova Italia, 1960. – Milano, BUR, 1979; Milano, SE, 2008; Milano, Mondadori, 2011.
Canzoni Sonetti Strambotti et Frottole. Libro Tertio (Andrea Antico, 1513), 1941.
Greatness in Music, Oxford University Press, 1941.
Golden Age of the Madrigal: Twelve Five-Part Mixed Choruses. G. Schirmer, Ney York, 1942.
W.A. Mozart. Il carattere e l’opera (Mozart: His Character, His Work, 1945), traduzione di L. Lotteri, Milano, Ricordi, 1951.
La Musica nel periodo romantico (Music in the Romantic Era: A History of Musical Thought in the 19th Century, 1947, rev. 1949), traduzione di Adele Bartalini, Firenze, Sansoni, 1952.
The Italian Madrigal (3 voll.), Princeton University Press, 1949.
Schubert (Schubert. A Musical Portrait, 1951), Edizioni Accademia, 1970.
Relationship to Albert Einstein
While one source (1980) lists Alfred as a cousin of the scientist Albert Einstein,[2] another claims (1993) that no relationship has been verified.[3] Some websites claim they were both descended from a Moyses Einstein seven generations back, hence they were sixth cousins.[4] In 1991, Alfred’s daughter Eva stated that they were not related.[5] On the other hand, she wrote in 2003 that they were fifth cousins on one side, and fifth cousins once removed on the other, according to research by George Arnstein. They were photographed together in 1947 when Albert Einstein received an honorary doctorate from Princeton, but they did not know that they were distantly related.[6]
Works
Gluck (Master Musicians Series-Series Editor Eric Blom), translated by Eric Blom, J. M. Dent & Sons LTD, 1936
A Short History of Music, translation of Geschichte der Musik, 1937, rev. 1938, 1947
Canzoni Sonetti Strambotti et Frottole. Libro Tertio ( Andrea Antico, 1517). Smith College: Northampton, MA, 1941
Golden Age of the Madrigal: Twelve Five-Part Mixed Choruses. G. Schirmer: New York, 1942
Greatness in Music, translation of Grösse in der Musik by César Saerchinger, Oxford University Press, 1941
Mozart: His Character, His Work, translated by Arthur Mendel and Nathan Broder, Oxford University Press, 1945
Music in the Romantic Era: A History of Musical Thought in the 19th Century, 1947, rev. 1949
The Italian Madrigal, translated by Alexander H. Krappe, Roger H. Sessions, and Oliver Strunk, Princeton University Press, 1949 (3 volumes)
Schubert, translated by David Ascoli, Cassell & Co., 1951
Piero Rattalino-CHOPIN: I VALORI TRADITI E RICONQUISTATI-
Prefazione di Domenico De Masi- ZECCHINI Editore Varese
Descrizione del libro di Piero Rattalino con protagonista Chopin -Gli otto saggi qui riuniti risalgono tutti, tranne uno, al 2021 e ai primi mesi del 2022. I tre testi per booklet, la recensione di un disco e una ipotesi didattica che appaiono nella Appendice sono da intendere come esempi, non modelli, di diversi tipi di divulgazione.
Tutti questi scritti affrontano direttamente o indirettamente un tema molto scottante: quale funzione sarà o potrà essere svolta dalla musica dal vivo quando, archiviata la pandemia, si dovranno affrontare i problemi che emergeranno in anni nei quali gli stati, che per proteggere le loro popolazioni hanno contratto enormi debiti, dovranno destinare alla estinzione degli stessi una parte cospicua delle loro risorse. Come se questo non bastasse, alla pandemia si è aggiunto, a complicare ulteriormente i problemi che dovranno essere affrontati, un nuovo conflitto.
La tesi sostenuta dall’Autore è che si dovrà rinunciare alla tradizionale, blanda promozione, e che si dovrà passare a una intensa divulgazione, non soltanto recuperando i vuoti provocati nel pubblico dalla pandemia ma prodigandosi per andare oltre, e cioè per aumentare sensibilmente la platea dei fruitori della musica dal vivo, che in Italia arriva a una bassissima percentuale della popolazione e che in altri paesi presenta un quadro migliore ma non sufficiente per giustificare socialmente il sostegno economico riservato a un settore della cultura che assorbe risorse come elargizioni a fondo perduto invece che aiuti per investimenti.
Questi sono i temi che vengono direttamente o indirettamente dibattuti con analisi di tipo sia teorico che storico che sociologico e scientifico, e con proposte che postulano, senza entrare nel merito, una profonda riorganizzazione di tutto il settore.-
Piero Rattalino-CHOPIN: I VALORI TRADITI E RICONQUISTATI-Prefazione di Domenico De Masi- ZECCHINI Editore Varese-pp. XXVIII+200 – formato cm. 15×21 – Euro 25,00
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